Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Toscana ® Provincia di Firenze

TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

in sintesi, pagina 1

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

Fermando il puntatore del mouse sulla miniatura di ogni foto, si legge in bassa risoluzione (tooltip) il sito da cui la foto è tratta e, se noto, il nome del suo autore: a loro va riferito il copyright delle immagini.


  = click image to enlarge / clicca sull'immagine per ingrandirla.
= click also image to enter / puoi entrare nella pagina anche cliccando sull'immagine.
= click image to castelliere.blogspot / clicca sull'immagine per castelliere.blogspot.
= click image to wikipedia / clicca sull'immagine per wikipedia.


ALTOMENA (castello)

Dal sito www.comune.pelago.fi.it   Dal sito www.florencewine.it

«Ad Altomena si arriva percorrendo da Pontassieve la statale per Arezzo fino alla frazione di Carbonile; da qui si imbocca la strada per Paterno, da cui poco dopo si stacca sulla sinistra il viale di accesso alla villa. Il castello, appartenuto ai conti Guidi almeno per tutto il secolo XII, è posto a poco più di 300 m. di altitudine, e ha assunto nel corso dell’età moderna i caratteri di una grande villa-fattoria, con l’assorbimento delle preesistenze medievali (oggi solo in parte leggibili) del cassero (corrispondente alla torre centrale) e del cortile del palagio trecentesco. Il complesso di Altomena si presenta oggi come una struttura articolata in tre corpi principali: la villa, sviluppata attorno alla torre (unica testimonianza dell’esistenza dell’antico castrum), la chiesa di San Niccolò (in origine un oratorio del castello, che conserva in parte le originarie strutture romaniche), e la fattoria, sorta sulle vestigia del palagio trecentesco».

http://www.prolocopelago.it/download/storia_arte_cultura_di_pelago.pdf


Antella (castello di Quarate)

Dal sito http://curiositasufirenze.files.wordpress.com   Dal sito http://curiositasufirenze.files.wordpress.com

«Immerso nel verde e nella tranquillità delle colline a sud di Firenze, sulla strada che porta nel cuore del Chianti , a circa 20 minuti dal brulichìo frenetico della città, sorge il castello di Quarate, antico Palagio ricco di fascino e di storia situato appunto in località Quarate. Il nome "Quarate" deriva, forse, da "Centurie quadrate" degli agrimensori romani. è questo un toponimo di origine romana che non trova riscontro in altre parti d'Italia. La più antica memoria scritta di questo castello si ha in una carta fatta a Cintoia il 18 luglio 1098 con la quale Teuderico di Giovanni e Guitta sua moglie di Enrico, offrono al Monastero di Monte Scalari i loro beni posseduti in quel di Quarate. Il Castello sorse su un insediamento romano, forse etrusco, trovandosi nei pressi della strada che dalla Lucomonia di Volterra portava a quella di Fiesole. Dal castello, o casa turrita di Quarate, prese il nome la nobile famiglia dei Quaratesi, di parte imperiale e quindi Ghibellina, che in questa località sin dal secolo XII trasse origine, e dove, secondo una tradizione orale, essi avrebbero ospitato anche Dante Alighieri. E fu infatti il palagio che presso il loro castello possedettero sin da tempo remotissimo i Quaratesi, padroni di numerose altre case da signore e di gran parte del vicino territorio. Il regolare parametro murario a filaretto di alberese frapposto a pietra serena, l'impianto quadrangolare con cortile al centro, e la volumetria del palagio compatta e saldata dai barbacani all'esterno, sono elementi che conferiscono al palagio i caratteri di un forte e grandioso palazzo medioevale. La corte interna è variata da un grande arco ribassato che dovette fungere da collegamento, nella parte opposta all'ingresso, alle due ali dell'edificio, e da una loggia - più tarda - che si appoggia sul lato sinistro a fronteggiare una scalinata esterna ulteriormente aggiunta nel tardo medioevo. Una torre scapezzata è quanto rimane delle forti muraglie che cingevano la parte superiore del poggio, della forte e gagliarda rocca, residenza preferita dei nobili da Quarate.

I caratteri stilistici e strutturali della torre possono essere riferiti a quelli tipici dell'XI-XII secolo: i muri dal considerevole spessore (dai 50 agli 80 cm e più), l'estrema scarsità di aperture e l'ubicazione della porta di accesso (situata ad una certa altezza dal suolo), sono elementi che confermano la funzione militare di questa torre. Come tutti i castelli d'importanza, anche Quarate ebbe la sua Cappella, o meglio "chiesa" come si diceva allora, dedicata a "San Michele Arcangelo". D'origine antichissima, essa sorgeva fra il castello, cioè il palagio, e la rocca, e fu parrocchia fino al 1400, quando cioè fu riunita, con San Salvatore a Montemasso, nella parrocchia della vicina chiesa, a valle, di San Bartolommeo. Il titolo della chiesa "San Michele Arcangelo", caro alla fantasia mistica e guerriera dei Longobardi, sembra dimostrare che il castello fu anche sede di guerrieri Longobardi. Forse nel castello, e per questa chiesa, Paolo Uccello dipinse la famosa predella, ora nella chiesa di San Bartolommeo a Quarate. Nel 1884 su licenza dell'arcivescovo di Firenze mons. Eugenio Cecconi, l'oratorio di San Michele fu sconsacrato, e furono riesumate le salme che avevano trovato ivi sepoltura. Con decreto del sindaco del comune di Bagno a Ripoli, Gino Ginori Conti, datato 4 febbraio 1884, fu infatti traslata nel cimitero parrocchiale l'ultima salma, quella di Riccardo Bartolini, esumata dal pavimento dell'oratorio».

http://www.dellarobbia.it/castello_di_quarate.htm


Bagno a Ripoli (Palazzaccio di Marcignano o castello dei Da Gavignano)

a c. di Fernando Giaffreda


Bagno a Ripoli (torri delle Gualchiere di Remole)

Dal sito http://www.geocaching.com   Foto di Elena Fani, dal sito http://brunelleschi.imss.fi.it

«Nel Medioevo i mulini erano alla base del complesso sistema di produzione e, quindi, di commercio e di sviluppo economico. Nella città di Firenze, nei suoi dintorni e in altre città della Toscana se ne contavano molti. I piccoli mulini presenti nelle campagne macinavano grano, mentre i grandi impianti azionavano meccanismi in grado di tagliare alberi e pietre, frangere olive, fabbricare carta e lavorare il ferro battuto attraverso l'uso di magli. Lungo il corso dell'Arno erano presenti complessi impianti produttivi composti da dieci o più mulini, da uno sbarramento o pescaia, realizzata nel letto del fiume per innalzare il livello delle acque, e da un canale, o gora, necessario a far giungere l'acqua ai mulini. Numerose gualchiere erano ubicate, per esempio, a Rovezzano, Girone, Quintole e Remole. Le gualchiere – o mulini da follare – furono poste in uso per la prima volta in Inghilterra, nella metà del secolo XI. La loro meccanica si basava su un grosso cilindro orizzontale, mosso da una ruota ad acqua, sulla quale una fila di denti sfalsati imprimeva un movimento alternato ad una serie di aste incernierate, che in tal modo comprimevano i tessuti di lana all'interno di vasche, provvedendo anche ad un'azione di riscaldamento. La meccanizzazione del processo di gualcatura fu il segnale evidente del grande sviluppo raggiunto dalle manifatture nel Trecento. Uno dei più rilevanti impianti di gualchiere, realizzato intorno alla metà del Trecento, è quello di Remole, situato lungo il corso dell'Arno, in corrispondenza dell'abitato delle Sieci. Le gualchiere di Remole costituiscono uno dei pochi esempi di opificio industriale di epoca tardo-medievale esistenti ancora oggi in Italia, documentando, al tempo stesso, lo sviluppo raggiunto dalla manifattura laniera fiorentina. L'intero complesso delle opere idrauliche è rimasto sostanzialmente inalterato. Di proprietà delle famiglie Albizzi, Rucellai e Valori, nel 1541 l'edificio di Remole fu acquistato dall'Arte della Lana, che gestì l'attività delle gualchiere fino al 1728, quando, in seguito alla sua soppressione, gli impianti entrarono a far parte dei beni di Santa Maria del Fiore. In età napoleonica le gualchiere di Remole vennero prese in consegna dalla Camera di Commercio di Firenze, mentre attualmente sono di proprietà del Comune di Firenze, pur sorgendo nel territorio di Bagno a Ripoli».

http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/GualchiereRemole.html (a cura di Anna Toscano)


Barberino di Mugello (borgo, logge Medicee, palazzo Pretorio)

Palazzo Pretorio, dal sito www.mugello-turismo.it   Palazzo Pretorio, dal sito http://blog.crowdknitting.com

«Il centro storico di Barberino si sviluppa lungo la strada che dalla piazza del Mercato (piazza Cavour) si dirigeva verso il Castello (corso Bartolomeo Corsini). Nella piazza del Mercato, drasticamente tagliata nel XIX secolo dal tracciato della nuova carrozzabile, sorge il Palazzo Pretorio (o del Podestà) costruito contemporaneamente alle mura del vecchio borgo nel XIII secolo. Sul lato opposto della piazza, lungo quella che era la via principale, le Logge Medicee, attribuite a Michelozzo (XIV-XV sec.). Proseguendo per il Corso, rimasto nel tempo la strada principale del paese, si incontrano edifici dalle inconfondibili origini secentesche e vicoli caratteristici. A metà del Corso si trovano la Pieve di San Silvestro e l’Oratorio dei SS. Sebastiano e Rocco che risale almeno al 1353 ed è stata chiesa parrocchiale fino al 1641, quando venne costruita la nuova Prioria di San Silvestro, ulteriormente ampliata e restaurata agli inizi dell’800 ed elevata a Pieve nel 1821. Logge Medicee. In piazza Cavour, la piazza centrale - e piazza d'ingresso a Barberino -, sul lato destro, lungo quella che era la via principale, vi sono le Logge Medicee, attribuite a Michelozzo (XIV-XV sec.), costituite da sette campate coperte con volte a crociera poggiate su colonne di pietra, costituivano parte integrante del Mercato che si svolgeva sulla piazza. Palazzo Pretorio. In Piazza Cavour sorge il Palazzo Pretorio, antica sede del Podestà, costruito contemporaneamente alle mura del vecchio borgo nel XIII secolo. L’edificio, recentemente restaurato, conserva una sua imponenza esteriore, con la facciata ricca di stemmi degli antichi podestà ed il portale cinquecentesco. Lo sovrasta un torrino di assai più recente costruzione con orologio e campana. Oggi l’edificio ospita la Biblioteca Comunale ed è sede di eventi ed incontri culturali di notevole importanza».

http://www.ilfilo.net/arte/barberinoCentroStorico.htm - LoggeMedicee.htm - http://www.prolocobarberino.net/territorio/frazioni/


Barberino di Mugello (castello Cattani o di Barberino)

Dal sito www.inyourtuscany.com   Dal sito www.affittolocation.com

«Le origini e la storia vera e propria del paese sono strettamente legate al suo Castello costruito nel sec. XI dai Cattani di Combiate il cui stemma raffigurava una testa d’uomo con tre barbe, da cui deriverebbe, ragionevolmente, il nome del paese che sorse, all’ombra del Castello, sulle rive del torrente Stura. Malgrado la sua posizione pressoché inespugnabile e la potenza delle strutture, nel 1351 il castello veniva distrutto dalla Repubblica Fiorentina in perenne contrasto con le grandi famiglie feudali. Ricostruito a partire dal XVII secolo, a cura dei discendenti dei Cattani, come residenza signorile, ne mantiene tuttora le apprezzabili caratteristiche, come il bel giardino all’italiana. Di originale resta poco più che un torrione ed il nome, questo solo nell’uso comune, poiché in realtà trattasi oggi della Fattoria “Il Castello” di proprietà privata e difficilmente visitabile».

http://www.ilfilo.net/arte/barberinoCastellodiBarberino.htm


Barberino di Mugello (castello di Cafaggiolo o mediceo)

Dal sito http://lucatleco.wordpress.com   Dal sito www.aboutmugello.com

«Il Castello di Cafaggiolo era una residenza medicea, usata dalla potente famiglia toscana più che altro per dare ricevimenti balli e feste per ospiti illustri. In origine era una vera e propria fortezza in miniatura, con due torri, il ponte levatoio, mura di cinta e fossati, oggi però di tutte queste strutture rimane ben poco, forse per le ristrutturazioni fatte dai principi borghesi che acquistarono il castello nel 1864. Questo Castello rappresenta uno dei grandi capolavori dell’architettura rinascimentale. L’impianto di origine risale al 1300, tempo in cui era fortilizio della Repubblica; trasformato in edificio residenziale nel 1443, ad opera di Michelozzo, sotto ordine diretto di Cosimo il vecchio. Residenza estiva della famiglia dei Medici, fu particolarmente amata da Lorenzo de’ Medici, che vi trascorse l’adolescenza e vi ospitò spesso la sua corte di filosofi umanisti. Nel 1537 la villa divenne di proprietà del duca Cosimo I, che la ampliò facendovi costruire un’ampia riserva di caccia, abitata soprattutto nei mesi autunnali anche dai figli Francesco I e Ferdinando I; nel ‘500 il Castello subì ulteriori modifiche, con l’aggiunta sul retro di un corpo edilizio con loggia. Nel 1864 il Castello di Cafaggiolo fu venduto ai principi Borghese, che vi apportarono radicali modifiche con l’abbattimento della torretta posteriore, l’interramento del fossato e l’apertura di un grande arco nelle mura di cinta. Nonostante i mutamenti subiti nel corso degli anni, la villa conserva ancora elementi originari dell’epoca di Michelozzo (i motivi decorativi del portone, i capitelli e i peducci delle decorazioni in pietra serena…), nonché le scuderie di epoca cinquecentesca. Il Castello è liberamente visitabile ed ospita manifestazioni, convegni, sfilate di moda, scuola di cucina, nonché matrimoni e ricevimenti vari, con possibilità di spettacoli di animazione rinascimentale».

http://www.aboutmugello.com/it/barberino-di-mugello/castello-di-cafaggiolo.html


Barberino di Mugello (castello di Villanova)

Dal sito www.facebook.com/pages/Castello-di-Villanova-le-Maschere/260233830662703   Dal sito www.facebook.com/pages/Castello-di-Villanova-le-Maschere/260233830662703

  

«Il castello di Villanova fu un possesso dei nobili Ubaldini chiamati da Villanova, intorno al 1250, ed in seguito della famiglia de' Bettini, ramo degli Ubaldini. è raffigurato, nelle Piante di Popoli e Strade dei Capitani di Parte Guelfa, rilevazione condotta fra il 1582 e il 1586, come una piccola cerchia di mura con porta sovrastata da una torre e un edificio. Si può ipotizzare che l'edificio ospitasse una comunità di un certo rilievo, visto che dentro le mura esisteva anche una Compagnia e la chiesa di San Jacopo. Nello statuto della Potesteria di Barberino di Mugello (1563) si legge che uno dei consiglieri della Borsa del Consiglio proveniva dal comune di Villanova; incarico di una certa importanza poiché nelle competenze del Consiglio rientravano le normative che regolavano le transazioni economiche della comunità. La chiesa di San Jacopo, riedificata nel 1334, sotto il patronato dei nobili Cattani, venne annessa dall'arcivescovo di Firenze alla curia di Santa Maria a Colle Barucci nel Piviere di san Giovanni a Petrojo nel 1565. Chiesa e castello furono acquistati nel 1611 dal marchese Ottavio Gerini e compresi nella tenuta e parco della Villa Le Maschere, una delle più vaste ville campestri della provincia del Mugello. Su parte dei ruderi fu probabilmente edificato l'attuale ottocentesco castello, ricostruito con architettura medioevale di Carlo Gerini e adibito a scuola e convento. Il primo restauro della torre con la porta e la scalinata è stato effettuato nel 1990 per evitare il progressivo deterioramento e la probabile perdita. Il castello ed il parco sono stati oggetto di un piano di recupero volto alla trasformazione ad uso di ristorante e locale per cerimonie o banchetti».

http://www.cultura.toscana.it/architetture/giardini/firenze/castello_villanova.shtml


Barberino Val d'Elsa (borgo murato)

Porta Senese nella foto di Vignaccia76, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.camperlife.it

«La terra di Barberino, pulsante di storia e leggende, si trova nel cuore della Toscana, tra Firenze e Siena. Le numerose testimonianze architettoniche disseminate sul territorio rendono la sua storia ancora leggibile. Il centro storico medievale caratterizza ancora il paese che presenta una forma oblunga o a “fuso” ed è percorso in tutta la sua lunghezza dalla via principale che collega le due porte di accesso, quella Senese Romana e quella Fiorentina, mentre altre due vie parallele a questa si ricongiungono in prossimità della porta. Tale struttura urbana risulta piuttosto consueta nei centri “murati” valdelsani ed è rimasta sostanzialmente intatta, anche se si devono registrare delle mutilazioni sul circuito murario. Le due porte esistono ancora anche se quella Fiorentina è un rifacimento moderno, così come rimangono le torri difensive verso la valle del Drove. La porta Senese è costruita in pietra e presenta un elegante arco gotico e sopra il paramento murario un campaniletto a mattoni del XVIII sec. Come Rocca o Borgo posto nel piviere di San Pietro in Bossolo, Barberino viene citato in un documento ritrovato fra le carte dell’abbazia di Passignano nel 1054. Lo sviluppo del Borgo è però riferibile ai primi decenni del XIII sec.; dopo la distruzione di Semifonte ad opera dei Fiorentini, nel 1202. “Firenze fatti in là che Semifonte divien città” era il ritornello che risuonava fin sotto le mura di Firenze che, rabbiosa e violenta, dopo averla conquistata volle distruggerla completamente vietando per secoli ogni riedificazione sulla collina. Oggi, a perenne memoria di quel tragico fatto, si erge sulla sommità di quello che doveva essere il colle di Semifonte, una cupola identica a quella del Brunelleschi, ma più piccola di cinque volte. Nel secolo seguente il centro è già sotto il controllo di Firenze che lo circonda di mura e lo fornisce di un presidio militare. Entrò poi a far parte della Repubblica fiorentina e fu sede di una Potesteria. La strada, che ora lambisce il paese ad oriente, in origine lo attraversava e quindi mercanti e pellegrini dovevano necessariamente passare, e anche sostare, al suo interno. Si spiega così la presenza, a ridosso della porta Fiorentina, dello Spedale dei Pellegrini, fatto costruire nel 1365 da Taddeo di Cecco, figlio del notaio poeta Francesco da Barberino. La posizione di crinale, sullo spartiacque fra Valdelsa e Val di Pesa, favorì l’interesse dei Fiorentini, che fortificarono il castello contro i feudatari alleati dell’Impero.

Una volta entrati nel borgo dalla Porta Senese, a sinistra troviamo un nobile palazzo: è il Palazzo detto del Cardinale che reca sulla porta d’ingresso uno stemma con le api, quello appunto dei Barberini, la potente famiglia di Papa Urbano VIII. All’interno un pittoresco cortile con pozzo circolare e salone di rappresentanza. A destra della porta si trova un altro palazzo trecentesco eretto sulle mura orientali ed oggi trasformato in fattoria. Proseguendo per la via principale, sulla destra incontriamo il bel Palazzo Pretorio, attualmente propositura di S. Bartolomeo, con facciata rinascimentale adorna di stemmi gentilizi appartenuti ai Podestà fino al secolo XV. I trentacinque stemmi della facciata appartengono alle famiglie più importanti di Firenze e sono perlopiù scolpiti in pietra serena. Dalla parte opposta della piazza si apre un edificio con loggia la cui funzione era quella tipica delle logge comunali di spazio pubblico di rappresentanza, di riunione e anche di mercato coperto. La propositura di Barberino ha subito notevoli cambiamenti nel corso dei secoli fino ad essere radicalmente trasformata nel 1910 dall’architetto fiorentino Castellucci che ne ha mutato anche l’orientamento della facciata dalla piazza principale sulla valle. Un interessante resto della vecchia chiesa è la croce scolpita e racchiusa in un tondo dell’architrave esterno della porta principale. All’interno si possono ammirare alcuni frammenti di affresco del XIV-XV secolo, un busto in bronzo del beato Davanzato e la salma dello stesso. Nei pressi della porta fiorentina si trova lo Spedale dei Pellegrini di cui si conservano alcuni affreschi e una lapide in pietra. Restaurato recentemente, l’edificio ospita oggi i locali della Biblioteca Comunale. Recentemente nella piazza antistante il Comune è stata posta una statua in ricordo dello scrittore trecentesco Francesco da Barberino a cui il nostro paese diede i natali, opera dello scultore tedesco Quirin Roth».

http://www.barberinovaldelsa.net/visitare-il-comune/cenni-storici - il-borgo


Barberino Val d'Elsa (ruderi del castello di Cepparello)

Dal video www.youtube.com/watch?v=1xOqAvznxFY   Dal sito www.compagniadimonsanto.it

«Nel Comune di Barberino Val d’Elsa, a ridosso del confine tra le province di Firenze e Siena, si trovano i ruderi del Castello di Cepparello. Situato su un crinale boscoso tra due vallate scoscese il Castello di Cepparello è un fortilizio di epoca medievale. Il Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana ci informa che il castello fu distrutto dai ghibellini dopo la sconfitta dei guelfi a Montaperti nel settembre 1260. Da quanto narra il Repetti in particolare furono distrutti due palazzi con torre e alcune case del castello di Cepparello. Furono anche distrutte le mura del castello e un mulino. Sembra che il castello di Cepparello fu abbandonato a seguito di queste distruzioni e i suoi abitanti si trasferirono nel vicino castello della Paneretta. Il punto di partenza del sentiero per il castello si raggiunge uscendo dal Raccordo Autostradale Firenze-Siena all’uscita di Poggibonsi Nord. Qui, alla prima rotonda che troviamo prendiamo la prima strada a destra in direzione di Barberino Val d’Elsa, quindi dopo 50 metri prendiamo la prima strada a destra in direzione Monsanto. Quindi si continua per circa 6 km seguendo le indicazioni per Monsanto-Paneretta. La passeggiata al Castello di Cepparello comincia circa 700 metri dopo aver superato il Castello della Paneretta. Da qui in corrispondenza di una curva nella strada – dove si trova un agriturismo – si prende un sentiero che scende verso il bosco. Si attraversa un primo cancello e poi un secondo cancello – entrambi chiusi da un semplice ferretto – ed entriamo con il sentiero nel bosco. Il sentiero prosegue in discesa. Si segue prima un tornate sulla destra, poi continuiamo a scendere con un altro tornante a sinistra e poi un altro a destra, fino a che giungiamo in corrispondenza del torrente che traccia la vallata. Attraversiamo a guado il piccolo corso d’acqua, dove si trova anche una piccola cascatella, e proseguiamo in salita per circa 500 metri fino a giungere in prossimità del castello. I ruderi del Castello di Cepparello si mimetizzano nella vegetazione e sono visibili solo a poche centinaia di metri. L’area dove si trovano i resti del castello non è molto estesa ma vi si trovano resti di mura con interessanti rifiniture architettoniche. Immerse nella vegetazione si trovano anche alcune stanze sotterrane visitabili. Ritornando indietro e proseguendo lungo il sentiero che sale lungo il crinale, dopo circa 500 metri di salita si trovano i resti di altri antichi edifici, con muri bassi e un edificio a pianta quadrata con dei vani sotterranei esplorabili. Da qui si ritorna indietro percorrendo a ritroso il sentiero percorso in precedenza. L’itinerario che ha una lunghezza (andata e ritorno) di circa 3 km e 800 metri si compie in circa 2 ore includendo anche il tempo per l’esplorazione delle rovine del castello» (testo di Marco Ramerini.

http://www.borghiditoscana.net/passeggiata-al-castello-cepparello


Barbialla (castello)

Dal sito www.pinterest.com   Dal sito www.weagoo.com

«Proprietà dei conti Carolingi e della Gherardesca già prima del 1109, nell'anno 1186 passò ai vescovi di Volterra, per essere poi assegnato al comune di San Miniato e infine sottomesso a Firenze nel 1370; nel 1431 fu conquistato dai pisani, liberato dai fiorentini e ancora saccheggiato, come risulta dai reperti rinvenuti durante recenti scavi. Completamente ristrutturato negli anni Ottanta, è utilizzato come foresteria di una multinazionale» - «Già prima del 1109 fu proprietà dei conti Cadolingi e dei conti della Gherardesca, poi attribuito alla giurisdizione dei vescovi di Lucca, quindi a quelli di Volterra nel 1186, successivamente annesso a San Miniato. Nel 1370 fu aggregato a Firenze, ma nel 1431 fu riconquistato dai Pisani, poi ancora dai Fiorentini. A Barbialla esisteva un ospedale per i pellegrini ed i viandanti. In epoca recente il castello è stato trasformato in villa, il villaggio è abitato dai dipendenti che lavorano nella grande tenuta».

http://www.weagoo.com/it/card/17457/castello-di-barbialla - http://www.girando.it/montaione/castelli.htm


Calenzano (castello)

a c. di Fernando Giaffreda


Calenzano (torre di Baroncoli)

Dal sito www.online-utility.org   Dal sito www.online-utility.org

«La Torre di Baroncoli di Calenzano è una costruzione incompiuta, fatta costruire da Carlo Ginori il Vecchio [1473-1527]. L’edificio, viste le sue caratteristiche, potrebbe essere stato progettato da Baccio d’Agnolo. Alcune fonti riportano la famiglia Da Sommaia come proprietari, altri ancora Piero di Francesco di Ser Gino. La Torre di Baroncoli, per le sue caratteristiche artistiche e strutturali, nel 1913 è stata dichiarata di notevole valore artistico. Oggi è ingabbiata in strutture metalliche, che ne consentono la conservazione. All’interno della struttura si trovano architravi e capitelli decorati in pietra, e gli stemmi delle famiglie che vi hanno abitato, tra cui quella dei Ginori e Bartolini. La torre dei Baroncoli è la costruzione più visibile del versante del Monte Morello sul quale si affaccia Calenzano. La torre si trova a 220 metri sul mare ed è ben visibile dal Castello di Calenzano».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-firenze/cartina-monumenti-calenzano...


Campi Bisenzio (mura)

Dal sito www.pentaxiani.it   Dal sito http://campibisenzio.wordpress.com

«Interessante testimonianza della storia medioevale di Campi Bisenzio, le Mura formavano l’impianto difensivo dell’antico abitato della città toscana. La suggestiva cinta muraria venne eretta tra il 1387 e il 1389 per volontà della stessa Repubblica Fiorentina che intese rinforzare l’apparato di difesa dell’esistente fortezza, spesso sottoposta agli assalti degli avversari. L’estensione delle antiche mura medioevali, oltre a coprire le due zone del Bisenzio e di Via Don Minzoni come fanno tuttora, arrivava anche verso sud, verso l’odierna Via Garibaldi, e verso est dove oggi è ubicata via Rucellai. Nella cinta muraria si annoveravano, quindi, quattro lati con relativi quattro accessi in città: Porta Santo Stefano o "La Portaccia" a settentrione, Porta Fiorentina ad oriente, Porta Pratese ad occidente ed infine "La Porticciola" nella parte meridionale. La cerchia delle mura di Campi non ebbero più importanza strategica a partire dal XVI secolo e cominciò così il loro declino che culminò nel 1832 con l’abbattimento di due aree a sud e ad ovest. Nei primi anni del Novecento l’area nord venne convertita in giardino pubblico mantenuta tuttora dopo una scrupolosa opera di restauro e il trasferimento del Monumento ai Caduti, prima collocato nell’attigua Piazza Matteotti».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-firenze/cartina-monumenti-campi-bisenzio...


Campi Bisenzio (rocca Strozzi)

a c. di Fernando Giaffreda


Castelfalfi (rocca)

Dal sito http://sandratognarini.com   Dal sito www.ilturista.info   Dal sito www.intavolatour.t

«Nel 754 Walfredo di Ratgauso della Gherardesca cita Castelfalfi, Castrum Faolfi, in un documento relativo a donazioni a favore della Badia di Monteverdi in Maremma. è il più antico atto storico che ci è pervenuto, ma le sepolture etrusche che sono state rinvenute nei suoi dintorni, le lastricature di antiche vie, collocano Castelfalfi molto più indietro nel tempo. Del resto, la vicinissima Jano ha resti storici risalenti al V secolo avanti Cristo e anche l’etimo che origina il nome del paese ha chiara attinenza col dio bifronte Giano. è verosimile che, data la sua posizione privilegiata su un’altura, la rocca di Castelfalfi sia sempre stata postazione militare molto ambita. Nel 1139 il castello fu venduto da Ranieri della Gherardesca al vescovo di Volterra per cento lire. Nel 1475 i proprietari Giovanni di Francesco Gaetani e sua moglie Costanza de’ Medici ristrutturano il castello e vi costruiscono l’adiacente villa. Castelfalfi fu saccheggiato e incendiato nel 1554 dalle milizie di Piero Strozzi al tempo della guerra fra Firenze e Siena. Passò poi alla famiglia Medici-Tornaquinci. Durante la seconda guerra mondiale il castello fu sede di una divisione dell’esercito tedesco, fu quindi preso a cannonate dagli alleati durante la loro avanzata di liberazione del territorio. Oggi il luogo più caratteristico del borgo di Castelfalfi è il Castello, nato in principio come torre d’osservazione costruita durante uno dei primi insediamenti Longobardi nella provincia di Firenze, e successivamente ampliato svariate volte nell’arco dei secoli. Da menzionare anche la villa medicea che, posizionata al centro del borgo, domina l’intera vallata. Originariamente nacque come casa di caccia della famiglia Medici-Tornaquinci» - «...Fu tra le ultime comunità ad arrendersi a Firenze e nel 1554, al tempo delle guerre tra Firenze e Siena, fu saccheggiato e incendiato dalle milizie di Piero Strozzi. Oggi è una vasta azienda agraria con 1200 ettari di terreno, interessata da un progetto di sviluppo turistico, il borgo parzialmente restaurato ed un campo da golf da 18 buche».

http://www.castelfalfiparadiserun.it/i-luoghi-la-storia - http://www.girando.it/montaione/castelli.htm


Castelfiorentino (castello di Oliveto)

Dal sito www.castellooliveto.it   Dal sito www.toscananelcuore.it

«Il Castello di Oliveto costruito nel 1424 dalla nobile e prestigiosa famiglia fiorentina dei Pucci, è una fra le più belle ville fortificate della Toscana. La costruzione, il cui nome deriva dalle numerose coltivazioni di olivo che circondano il Castello, si colloca sulla cima di un colle, ben protetta da fossati, mura e torri. Molti sono i motivi architettonici di particolare interesse : la merlatura guelfa, i quattro torrioni agli angoli, la torretta dell'orologio, il cortile interno della Villa con l'intonaco a graffite, il loggiato con quattro arcate e la cappella per le funzioni religiose. All'interno del loggiato si trova un pozzo per la raccolta di acqua piovana che originariamente era un'uscita sotterranea dal Castello. Molto interessante è, inoltre, il camminamento esistente su tutto il perimetro delle alte mura da cui si domina tutta la valle. Durante il periodo della sanguinosa guerra, fra i sostenitori della famiglia Medici (fra i quali erano proprio i Pucci) e la Repubblica Fiorentina, il Castello fu luogo di cruenti battaglie e per questo è stato più volte occupato e poi restituito alla famiglia Pucci. Una nota storica interessante di questo periodo è che durante una sanguinosa battaglia furono uccisi tutti gli adulti della famiglia Pucci che rischiò così di estinguersi ma fortunatamente una serva di colore ne salvò il primogenito fuggendo attraverso il passaggio sotterraneo del castello. Grazie a questo evento la discendenza dei Pucci fu garantita tant'è che si reso omaggio all'eroina dell'impresa raffigurandola in tutti gli stemmi del Casato. Il Castello è ricco non solo di battaglie, ma anche di famosi ed eccellenti ospiti che hanno apprezzato il meraviglioso paesaggio e l'offerta dei prodotti tipici di queste colline: l'olio d'oliva e il vino. Nel salone del Castello è ancora visibile un'epigrafe che ricorda il soggiorno del papa Paolo III Farnese nel 1541. Altri personaggi importanti che hanno soggiornato al Castello sono: Lorenzo il Magnifico, i papi Leone X Medici e Clemente VII Medici. Intorno al 1850 si ha il passaggio di proprietà dalla famiglia Pucci a quella dei Guicciardini, altrettanto nobile e famosa, grazie al matrimonio di Paolina Pucci con il conte Luigi Guicciardini. Nel 1828 il Castello riceve la visita del granduca di Toscana Ferdinando III con la figlia, l'arciduchessa Maria Luisa e circa un secolo più tardi quella del re Vittorio Emanuele III. Il castello riacquista la sua veste guerresca nel luglio del 1944 come sede delle forze armate tedesche, le quali scoprirono nei sotterranei del castello la presenza di molti quadri provenienti dalla Galleria degli Uffizi che posero in salvo e riportarono a Firenze. Sempre nel 1944, il Castello passò alle truppe americane guidate dal Generale Mark Clark e divenne il loro quartier generale. Oggi il Castello è al centro di un efficiente e moderna azienda agricola che ha rilanciato, fra le altre cose, la caratteristica ospitalità del Castello, meta di vacanze agrituristiche, e della tipica produzione dei vini e dell'olio».

http://www.castellooliveto.it/it/castello_note_storiche.html


Castiglioncello (fraz. di Firenzuola)

a c. di Renzo Bassetti


Cercina (castello di Castiglioni)

Foto di alessandro.a, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.communitywalk.com

«Il castello di Castiglioni, posto sulla sommità di un cocuzzolo, versa oggi in un grave stato di abbandono e, sebbene non ancora cadente, comincia a manifestare preoccupanti segnali di degrado. Pare che il castello sia sempre appartenuto alla famiglia Catellini da Castiglione, che lo costruì attorno all'anno 1000 e lo ha posseduto ininterrottamente fino al XX secolo. Attorno al 1200, mentre il Comune di Firenze iniziava la sua espansione verso il circondario ai danni dei signori feudali, i Catellini riuscirono comunque a mantenere intatte le loro proprietà accordandosi politicamente con il governo della città e trasformando il loro castello fortificato in un'abitazione signorile. L'aspetto odierno risale al XVI secolo; dell'antico fortilizio rimane una torre all'angolo sud-ovest, alla cui base è stata ricavata nel '700 una piccola cappella dedicata a Sant'Antonino, arcivescovo di Firenze dal 1446 al 1459, che soggiornò più volte nel castello. Ceduto prima ai Pozzolini, poi ad altri proprietari, il castello è oggi completamente abbandonato a se stesso e saccheggiato di tutto ciò che era possibile asportare. Per cercare di rallentare il degrado, al principio degli anni '90 furono effettuati alcuni limitati interventi di risanatura del tetto e dei solai. La gru usata per quei lavori arrugginisce nel cortile. Poco più in basso sorge la chiesa di San Michele a Castiglioni, suffraganea di Cercina, che, sebbene chiusa al culto e spogliata di tutti i suoi arredi (trasferiti presso la pieve) appare comunque in buono stato di conservazione. La chiesa si trovava in origine entro le mura del castello e fu spostata nel sito attuale nel 1301, durante i lavori di trasformazione della rocca. Nel dopoguerra, per un breve periodo, ne fu parroco il futuro cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze dal 1983 al 2001».

http://www.comune.vaglia.fi.it/percorsi/sent64/percorso_a.html


Certaldo (borgo)

Palazzo Stiozzi Ridolfi, dal sito www.certaldo.it   Porta Alberti nella foto di Francesco Fiumalbi, dal sito http://smartarc.blogspot.it

«Certaldo rappresenta una meta suggestiva, un raro esempio di borgo medievale ancora intatto. Interamente costruito di mattoni rossi, è tuttora cinto da parte di mura di difesa e di rinfianco che abbracciano il Castello che domina la vallata. Salendo su per Costa Vecchia, antica via lastricata di pietre, arriviamo a Porta Rivellino da dove inizia la via omonima. Via Rivellino è uno degli assi portanti della città, e si snoda tra torri e case del ’300 e del ’400. Proseguendo per questa via, sulla destra prima incontriamo l’antica canonica dei SS. Tommaso e Prospero, che adesso ospita l’Osteria del Vicario, poi incontriamo la chiesa dei SS. Tommaso e Prospero. Questa chiesa è stata riportata alle forme originarie dopo un arbitrario intervento neogotico. Adesso sconsacrata e resa inutilizzabile perché pericolante, in tempi recenti ha ospitato gli affreschi del Tabernacolo dei Giustiziati, che si trova in piano, in piazza dei Macelli presso il torrente Agliena. Proprio l’umidità dovuta al torrente ha reso necessario lo stacco degli affreschi del fiorentino Benozzo Gozzoli. Subito dopo la chiesa, c’imbattiamo nel Palazzo Vicarile, comunemente chiamato Palazzo Pretorio. Qui ritroviamo molti affreschi di Gozzoli e di Pier Francesco Fiorentino. A fianco si trovano le Logge, in cui possiamo ammirare degli stupendi affreschi di autori ignoti. Qui finisce via Rivellino e inizia l’altra importante via della città, via Boccaccio. Più avanti sono situati la Chiesa, il Chiostro e il Convento dei SS. Iacopo e Filippo. In questa Chiesa si trovano le spoglie di beata Giulia da Certaldo, tuttora venerata dal paese. Si trovano qui anche l’antica tomba di Giovanni Boccaccio e un busto dello stesso Boccaccio, scolpito dal celebre Rustici. Continuando il nostro cammino vediamo Palazzo Machiavelli. La facciata di questo palazzo, sormontato da una casa-torre alta 20 metri, è decorata da archi e monofore. Successivamente ecco la famosa Casa del Boccaccio: è certo che il celebre scrittore, figlio di una certaldese, sia morto proprio qui. Purtroppo la casa à andata perduta durante l’ultima guerra, ma quella che ammiriamo è comunque una ricostruzione fedele all'originale. Al termine della via, ecco il Palazzo di Scoto da Semifonte, amico di Alberto degli Alberti.  Oggi il palazzo è stato trasformato in un albergo-ristorante. Proseguendo a destra di tale palazzo, possiamo ammirare l’imponente Palazzo Stiozzi-Ridolfi e i caratteristici merli. Il cortile porticato e le vecchie arcate del Mercato vecchio sono inglobate sul fronte stradale. Ancora a destra ecco Porta Alberti che porta fuori del borgo. Tornando indietro, dopo aver ripercorso parte di via Boccaccio, sulla destra scendiamo in piazza dell’Annunziata, recuperata in epoca recente in un complesso di orti. Scendendo ancora lungo le mura, che, costruite in età diverse, disegnano un perimetro irregolare intorno al colle, ammiriamo la Porta del Sole, rimaneggiata nella seconda metà del Cinquecento. Ed eccoci alla fine del nostro cammino verso il paese nuovo. Ma prima un ultimo sguardo alle antiche fonti, sulle quali ogni anno alla fine di luglio ascoltiamo il caro fra’ Cipolla che si beffeggia di noi certaldesi durante la festa di Mercantia».

http://www.certaldo.org/notizia.php?id=3


Certaldo (castello di Tavolese)

Dal sito http://castellotavolese.it   Dal sito http://castellotavolese.it

«Il Castello di Tavolese risale alla prima metà del 200 ed è situato nella campagna toscana nel comune di Certaldo a 30 minuti da Firenze, e da Siena, a soli 20 minuti da San Gimignano, ben collegato da strade e autostrade. “I più antichi abitatori di Tavolese per quanto sappiamo furono i Farinata degli Uberti attenti a quel forte d’animo e d’ingegno che seppe nel secolo XIII levar Patria dalla ruina minacciata dai Ghibellini”. Dai Farinata il castello passò alla famiglia Dell’Asino; capostipite Pietro detto Asino, fratello del medesimo Farinata e capitano di Manfredi re di Napoli. Arrivarono poi i Canigiani, potente famiglia da cui discese per parte di madre nientemeno che il Petrarca. Passò quindi ai Giugni, quindi ai Conti Capponi, ultimi eredi del castello. Oggi dopo un appassionato lavoro di restauro ha riacquistato la sua bellezza originale ed è stato trasformato in un luogo destinato ad un turismo che si vuole regalare momenti di relax e che sappia apprezzare il connubio tra arte, ambiente storia e enogastronomia».

http://www.miglioriagriturismi.it/agriturismo_miglioriagriturismi.asp?reg=241


Certaldo (palazzo Pretorio)

Dal sito www.bandierearancioni.it   Bastione del Palazzo Pretorio nella foto di Francesco Fiumalbi, dal sito http://smartarc.blogspot.it

«In posizione emergente rispetto al tessuto urbano dell'antico centro è posto all'incrocio di via Boccaccio con via Rivellino, assi portanti della vita cittadina. La sua mole assume così il ruolo di fuoco prospettico non solo per tali vie, ma anche per tutto il territorio circostante. Il nucleo più antico del complesso è la parte quadrilatera prospettante su via Boccaccio essa era dimora dei Conti Alberti costruita intorno alla fine del dodicesimo secolo, sulle rovine delle antiche case di questa famiglia. La facciata del Palazzo a cortina di mattoni è sormontata da merli, sulla destra vi è una piccola torre con orologio posto nel 1484. Tutta la superficie muraria è costellata di stemmi e targhe sia di pietra che di marmo, ognuno di essi rappresenta l'arme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre. Di notevole fattura e bellezza quelli di terra cotta provenienti dalla bottega dei Della Robbia. I merli e le sei finestre son frutto dell'invenzione dell'ultimo restauro eseguito a più riprese nel secolo scorso, infatti la facciata originaria si presentava come una compatta mole interrotta solo da un finestrone centrale.  Sottostante il Palazzo è la Loggetta del Vicariato formata da un porticato sorretto da pilastri, è ciò che rimane dell'antica loggia trasformata in abitazione nel secolo scorso e ora ripristinata. Fino al 1800 essa era composta da sei arcate, sostenute da pilastri ed era chiusa a destra da un muro e a sinistra attestava al muro esterno della carcere pubblica. Due arcate vennero distrutte, precisamente quelle davanti al portone di ingresso. Davanti alla Loggetta, alla fine del piazzale pavimentato, vicino alle scale, erano posti due pilastri, uno di essi in arenaria del 1530 serviva per la pubblicazione dei bandi e delle leggi, l'altro in travertino portava sulla sommità un leone scolpito in pietra. La facciata, la loggia esterna, l'atrio e il cortile sono ornati dagli stemmi dei vicari, sia dipinti sia in varie materie a rilievo. Nella loggia esterna, che serviva per la promulgazione delle sentenze e dei bandi, si vedono in alto, a forma di decorazione, molte armi gentilizie, in parte mutilate, e nel centro campeggia quella di Clemente VII che vi si soffermò nel settembre del 1533. Vi si vede anche la figura di una Vergine col Bambino e San Giovanni, dipinta nel 1575, e quella della Giustizia dipintavi nel 1506. La loggia, esistente già nel 1455, serviva per le parate solenni e per i ricevimenti del Vicario».

http://www.prolococertaldo.it/storia.asphttp://www.prolococertaldo.it/storia.asp


Certaldo (ruderi del castello di Pogni)

Dal sito www.certaldo.it   Dal sito www.colonialvoyage.com

«La notizia più antica del castello risale all'anno 1059: la sua importanza crebbe sotto il dominio dei conti Alberti, i quali possedevano altri castelli nella zona (Certaldo, Castelfiorentino, Lucardo, Vico d'Elsa e dal 1182 Semifonte). Il primo signore di Pogni fu Ridolfino di Catignano di Linari in Valdelsa. Dal 1181 per volere dei conti Alberti il castello fu usato come base per le maestranze attive nella costruzione della vicina Semifonte. Da questo momento le sorti del castello di Pogni furono fortemente legate alla singolare vicenda della città di Semifonte. Quest'ultima venne costruita, proprio a partire dal 1181, per volere dei conti Alberti, nel tentativo di creare una cintura di castelli, con Fucecchio, Montegrossoli e San Miniato, intorno alla città di Firenze per contenerne l'espansione nel contado. La costruzione della nuova città era però osteggiata da Firenze. L'intervento armato di quest'ultima non tardò: la costruzione di Semifonte fu per il momento abbandonata, mentre gli abitanti di Pogni si impegnarono, sottoscrivendo un documento notarile datato 4 marzo 1182, a non proseguire nella fortificazione né di Semifonte né di alcun altro luogo posto nelle vicinanze. Nel 1184 il conte Alberto degli Alberti riprese la costruzione di Semifonte e la reazione di Firenze fu decisamente più aggressiva: oltre ad assediare Pogni, la città gigliata occupò anche Marcialla. Nella battaglia decisiva a Mangona il conte Alberto fu addirittura fatto prigioniero: per essere rilasciato il conte dovette pagare un forte riscatto, scapitozzare le torri del castello di Certaldo, atterrare tutto quanto era stato costruito a Semifonte e distruggere il castello di Pogni. Il castello di Pogni venne ricostruito. E così anche la città di Semifonte che divenne tanto importante da sfidare apertamente la città di Firenze. Il conflitto tra le due città si conclusei nel 1202 con la completa distruzione di Semifonte. Il castello di Pogni subì la medesima sorte. L'ultima distruzione di Pogni risale al 1312, ad opera dell'esercito di Arrigo VII: in seguito la rocca fu abbandonata. Nel 1382 fu Firenze a riattivare per un breve periodo le fortificazioni del castello; poi seguì l'abbandono totale».

http://www.toscananelcuore.it/index.php?id=798&lang=ithttp://www.toscananelcuore.it/index.php?id=798&lang=it


Cintoia (castello)

Foto di Giovanna, dal sito www.flickr.com   Dal sito www.tripadvisor.it

«Le prime notizie relative a questo insediamento risalgono all’XI secolo e costituiscono uno dei primi esempi documentati di castelli presenti nell’area fiorentina. Dopo le recenti trasformazioni non è facile riconoscerne le strutture originali: resta il fatto che Cintoia costituisce ancora un esempio abbastanza chiaro della topografia di un insediamento incastellato, pur se non restano che poche tracce della cinta muraria. Altri edifici si sono addossati a quelli originariamente presenti nell’abitato, identificabili a volte per i caratteristici elementi architettonici, quali architravi sorretti da semplici mensole o muri realizzati a filaretto. Alcune delle strutture in parte ancora oggi leggibili sono databili approssimativamente al XIII secolo, ma l’impianto ha origini più lontane: la parte più alta del castello, oggi a stento visibile e non visitabile perché abitazione privata, consta di alcuni corpi di fabbrica fondati su un solido circuito murario che difendeva la parte sommitale del castrum. Alla fine dell’XI secolo, Cintoia era sede di una azienda rurale (curtis) di proprietà del Capitolo dei canonici della cattedrale di Firenze, ed il primo documento che attesta l’esistenza del castello risale al 1040. Successivamente, sotto al cassero dovette svilupparsi un borgo testimoniato almeno dal 1153, poi circondato da un circuito murario di cui rimangono esigue tracce nella porta che abbiamo attribuito al Duecento ed al cui interno era compresa la chiesa parrocchiale. Molto probabilmente ai piedi del castello doveva transitare una delle direttrici che collegavano il Valdarno superiore alla Val di Greve e anche questo fu uno dei motivi dell’importanza acquisita dal villaggio nei secoli centrali del Medioevo e anche della presenza di uno spedale all’interno del borgo».

http://www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/castelli-b


Collegalli (castello)

Dal sito www.airbnb.it   Dal sito www.tripadvisor.it

«Proprietà dei conti di Collegalli, fu sotto il dominio della Repubblica di Pisa e, per qualche tempo anche dei Vescovi di Lucca. Nel 1370 fu separato dal territorio di San Miniato e iscritto a far parte del contado di Firenze. Il castello, successivamente, fu trasformato in villa, con annessa fattoria» - «Edificio storico, proprietà della famiglia Burgisser, costruito sulle rovine dell'antico castello omonimo di cui rimangono solo alcuni contrafforti. Nell'anno 1123 il conte Ranieri costruisce sulla collina un castello che si trova all'incirca al centro degli insediamenti di Montoderi, S. Vito e S. Paolo, realizzando un piccolo feudo. Questo era sotto il dominio della repubblica di Pisa, ma una pergamena lucchese ci informa che i Conti di Collegalli erano divenuti feudatari del vescovo di Lucca. I conti di Collegalli si sono spesso distinti per meriti militari. Nel 1312 si tenne la battaglia di Barbialla, quando i nobili fecero prigionieri i soldati pisani che tornavano dall'assedio di Firenze da parte di Arrigo di Lussemburgo. Da allora molti discendenti sono stati valenti ufficiali nell'esercito di Firenze. Collegalli nel 1370 fu separato dal territorio di San Miniato e iscritto al contado di Firenze che vi stabilì una podesteria per dirimere i contrasti tra i popoli di Collegalli, Santo Stefano, Barbialla e Coiano. Il tribunale più tardi fu incorporato da quello di Montaione. Come segno di fedeltà a Firenze i nobili di Collegalli dovevano offrire durante la festa di San Giovanni Battista un palio di seta del valore di 5 fiorini, portato in corteo a cavallo da un loro rappresentante. Nel 1480 risulta proprietaria di Collegalli la famiglia Orlandini e nel 1722 la successione ereditaria attribuì l'immobile alla famiglia Beccuto, originaria di Perugia. Nel 1844 la proprietà fu venduta al duca Ferdinando Strozzi che già possedeva il vicino castello di Balconevisi. Il duca provvide alla costruzione della villa sulle rovine dell'antico castello, vendette poi tutte le sue proprietà alla famiglia Uzielli, di religione ebraica, che apportò notevoli modifiche soprattutto agli edifici sacri. Dall'inizio del secolo la villa, con annessa fattoria, appartiene alla famiglia Burgisser».

http://www.girando.it/montaione/castelli.htm - http://www.empolese-valdelsa.turismo.toscana.it/i/3A699D2A.htm


Corella (resti del castello di Corella o rocca di Belforte)

La Pieve di S. Martino a Corella, sorta a fine XII sec. nella zone del castello di Corella, dal sito www.ilfilo.net   La Pieve di S. Martino a Corella, sorta a fine XII sec. nella zone del castello di Corella, dal sito www.ilfilo.net

«"Castellare sul giogo dell'Appennino di Corella, per dove si varca dalla Val di sieve in quella del Lamone di Romagna, nel Popolo di San Martino a Corella, giurisdizione e 6 miglia toscane a settentrione di Dicomano. Fu uno dei tanti Castelli toccati al Ramo dei conti Guidi di Battifolle. Il Comune di Firenze pose ogni sforzo per snidare dalla parte orientale del Mugello i conti Guidi e chiunque di costa a loro teneavi ancora feudale Signoria, e perciò l'anno 1374 comprò dà conti di Battifolle la Rocca di Belforte dominante il celebre "Passo delle Scalelle", e pagatala 5000 fiorini d'oro, disfecela dai fondamenti, al modo che non si potesse più riedificare. Dagli stessi conti il Comune di Firenze,comprò pure la Rocca di Gattaia per 3000 fiorini d'oro,e smantellatala, mandonne gli abitanti a crescer la popolazione di Vicchio" (fonte: Storia del Mugello, di Lino Chini). Il Castello di Belforte domina uno dei passaggi più malagevoli che guida tutt'ora dalla Romagna in Val di Sieve, reso memorabile nel 1368 dalla disfatta della Compagnia del conte Lando (Corrado Wirtinger di Landau) al Passo delle Scalelle, che fatto prigioniero dai montanari che l'assalirono fra quei burroni, riuscì a fuggire, e poté riparare presso il signore di Bologna Giovanni D'Oleggio, che da valenti medici lo fece curare, mentre il resto della Gran Compagnia fortemente decimata, trovò sicuro rifugio nei prati sotto la Rocca di Belforte. Oggi della Rocca restano poche tracce, i tanti avvallamenti nel pianoro sembrano disegnare quelle che erano le stanze del Castello, oltre ad una bella volta interrata. Dal Paese di Villore si prende la strada per Corella, ed arrivati al valico (dove conviene lasciare l'auto) si prende la viottola a dx, fino ad arrivare ad uno spiazzo in un bel castagneto. Seguendo il sentiero segnato dal CAI, si sale a sx una stradella che poco dopo diventa sentiero, e lo si segue fino ad una bella sella, tra due poggi. Qui si lascia il sentiero CAI che prosegue in direzione Ampinana, e si sale ad erta sulla cima del poggio di fronte, dove appunto ci sono i resti del Castello di Belforte (toponimo sulle carte "poggio di Lavacchio")».

https://www.geocaching.com/seek/cache_details.aspx?wp=GC5RVCF&title=belforte


DIACCETO (castello)

Dal sito www.matrimonio.com   Dal sito www.my.tuscany.it

«Al margine superiore dell'abitato di Diacceto, lungo la Strada Casentinese che qui segue il crinale, sorge la Villa Ciofi, già castello e poi palazzo della famiglia Cattani di Diacceto. La villa attuale, di stile neo-rinascimentale, venne costruita su di un antico fortilizio del XIII-XIV secolo del quale rimangono - come unica testimonianza - i resti di una torre, inclusa nella parte centrale dell’attuale villa. Una seconda torre, che si erge all'estremità settentrionale del giardino, venne costruita tra la fine dell'800 e i primi del '900, seguendo gli stimoli neogotici che portarono, poco lontano, alla costruzione del Castello di Ferrano. Lo stemma quattrocentesco della famiglia Cattani da Diacceto, proprietaria della Villa di Diacceto fin dalle origini, è visibile nel corridoio d’ingresso. Un altro stemma dei Cattani, risalente al periodo Cinquecentesco, lo troviamo invece sulla facciata posteriore della villa. La villa rimase di proprietà dei Cattani fino a tutto il Seicento. Nel 1771 il commendatario fra Bettino de' Ricci incaricò Raffaello Paganelli, perito agrimensore, di disegnare un cabreo della villa e delle proprietà annesse, tutte inserite nella Commenda di S. Giovanni Battista di Diacceto pertinenti all'Ordine dei Cavalieri di Malta, ed accomandate alla famiglia Ricci. ... Alla fine dell’Ottocento i nuovi proprietari della villa sono i Ciofi che nel 1893 provvedono ad un ingente restauro. La villa viene rialzata all’ultimo piano, viene cambiato il fronte principale, i prospetti vengono decorati con graffiti a finte bozze, tutte le finestre interne ed esterne vengono architravate in pietra serena, secondo il gusto neo-rinascimentale della fine del ventesimo secolo. Probabilmente risale a quest'epoca anche la costruzione del torrione merlato che chiude il giardino all'angolo settentrionale».

http://www.my.tuscany.it/cornucopia/castelli/pela/cstdiacc.htm


DICOMANO (resti del castello di Vicorati)

Dal sito http://anticocastellodivicorati   Dal sito http://anticocastellodivicorati   Dal sito www.ilfilo.net

«Dall’abitato di Londa, percorrendo la tortuosa stradella che porta al cimitero del paese, si raggiunge facilmente il luogo dove sorgeva il Castello di Vicorati. Alla sinistra della strada, su un pianoro dal quale si gode un bel panorama su Londa, si trovano, sparsi su un vasto raggio, i resti del castello che fu nodo importante del sistema difensivo dei Guidi sulla valle del torrente Moscia. Del notevole complesso, che risale almeno al XIII secolo, resta in piedi un edificio a forma quadrangolare con tetto a capanna, completamente crollato. Sulla parete di levante, si trova un portale in bozze di buona fattura completamente tamponato. Entro le mura del castello si trovava l’antica chiesa di S. Andrea a Vicorati, della quale però non resta alcuna traccia significativa)».

http://www.ilfilo.net/CastelloVicorati.htm  (da Massimo Certini-Piero Salvadori, Il Mugello,  ed. Parigi & Oltre, Borgo San Lorenzo 1999)


Empoli (castello, mura)

Torre dei Righi, dal sito www.comuni-italiani.it   Torre dei Righi, dal video www.youtube.com/watch?v=QXxBsF0qM_4

«Il castello anticamente era tutto cinto di mura. Ignorasi quando fu fatto il primo cerchio delle mura. è probabilissimo che il paese sia stato cinto da mura poco dopo la sua fondazione nell’anno 1119. La piena d’Arno nel 1333 atterrò questo mura, che furono ricostruite nell’anno 1336 quasi a forma, di ottagono, con due porte a levante e due porte a ponente. Verso la fine del secolo XV lo mura vennero rifatte, e nel 1496 il canonico Giovanni Patani di Empoli dirigeva i lavori. Francesco Ferrucci lo fortificava, perché potessero resistere all’assedio del 1530. Le porte fino a quest’ultimi tempi furono quattro; cioè la porta all’Arno a tramontana; la porta Fiorentina a levante ; la porta Giudea o ai Cappuccini a mezzogiorno, e la porta Pisana a ponente. La porta Giudea si chiamò con questo nome, perché presso essa stavano gli ebrei in via delle Conce e del Pesco. La porta all’Arno fu demolita nel 1827. Parimente nel 1827 fu demolita la porta ai Cappuccini. La porta Fiorentina fu atterrata nel 1839. Non rimane che la porta Pisana presso la piazza Garibaldi. ... Le porte, fatto a guisa di torre, aveano dipinte l’arme del comune di Empoli e del popolo fiorentino. Sul lato esterno della porta Pisana sull’arco è incisa la data 1487. Sopra la data è lo stemma mediceo, scolpito a bassorilievo. Questa porta venne sostituita alle due antiche porte del Noce e di Santa Brigida. Tre torri fortificavano le mura dalla parte di mezzogiorno. Ve ne era una, come v’è tuttora, presso 1’ospedale. E la torre, detta comunemente, la torre del Galli, perché si trova presso la casa, che fu di proprietà della famiglia Galli, ed oggi appartiene all’ospedale di San Giuseppe. Un’altra era presso il convento di Santo Stefano degli agostiniani, ove oggi è l’Istituto empolese.

La terza era nell’orto dell’antico monastero delle Benedettine, ove ora è la piazza Ferruccio. Questa torre fu distrutta nel 1814. Alle tre torri ne corrispondevano altre tre dalla parte dell’Arno, a tramontana. Una era nell’orto delle Domenicane, che hanno il regio Conservatorio della SS. Annunziata. Questa torre fu demolita nel 1785. Le altre due lungo queste stesse mura dovevano corrispondere, come abbiamo detto, a quelle della parte di mezzogiorno. Per conoscere bene la forma, e l’estensione dell’antico castello gioverà molto 1’osservare il castello di Empoli assediato dagli spagnuoli, dipinto dal Vasari in Palazzo Vecchio in Firenze nella sala di Clemente VII. Lo studio di quella pittura ci farà vedere fra l’altro, come il paese si è ingrandito da tutti i lati. Sono state edificate nella seconda metà del secolo passato quasi tutte le case che sono fra le mura di tramontana e l’Arno. Il borgo dalla parte di ponente è accresciuto. Così dalla parte di levante si sono moltiplicate le case fuori delle antiche mura. Dalla parte di mezzogiorno poi basta osservare, che la via Roma e piazza della Sta­zione nella quale sorge il monumento di Umberto I del Chilleri di Prato, pochi anni or sono non erano che campi, orti e poche casupole».

http://www.dellastoriadempoli.it/archives/23008 (da G. Bucchi, Guida di Empoli illustrata Firenze 1916)

«Di impianto romano, anche se i più antichi ritrovamenti archeologici risalgono ad epoca etrusca, l’insediamento di Empoli conserva ancora tracce delle antiche mura che sono state edificate intorno al nucleo storico della pieve a partire dal Medioevo. è la seconda cerchia, risalente al 1336, ad essere meglio identificabile e visibile. Era munita di sei porte e ne facevano parte la Torre dei Righi, che si trova tra via Ridolfi e via Paladini, in prossimità dello Spedale di San Giuseppe e la Torre dei Frati, i cui resti sono stati conglobati, insieme ad una parte di mura, tra il complesso del Convento degli Agostiniani e l’edificio della Biblioteca Comunale. La cerchia più tarda, edificata tra il 1466 e il 1507 sotto la direzione di Giuliano da Sangallo si può scorgere, oltre che tra le corti e i giardini privati, in corrispondenza di Piazza XXIV luglio e soprattutto nel Torrione di Santa Brigida, accessibile da via Antiche Mura. Celebre testimonianza ne è l’affresco dell’assedio del Castello d’Empoli, nella sala di Palazzo Vecchio a Firenze, ad opera di Giorgio Vasari e dei suoi collaboratori».

http://www.inempoli.it/HOME/Pagina/123/mura-di-empoli


Empoli (palazzo Ghibellino)

Foto di Beatrice Sona, dal sito www.toscananelcuore.it   Dal sito www.gonews.it

«Palazzo Ghibellino sorge in Piazza Farinata degli Uberti, di fronte alla Collegiata. Eretto probabilmente nell’XI secolo, è così chiamato perché nel 1260 vi si svolse il più importante congresso dell'epoca, citato anche da Dante nella Divina Commedia, quello dei ghibellini. Qui si riunirono i vincitori ghibellini, dopo la battaglia di Montaperti, per decidere sulla distruzione della guelfa Firenze, vinta e sgominata sul campo di battaglia. Fu deciso di radere al suolo Firenze e di deportare i suoi cittadini a Empoli e dintorni, ma il Capitano d'arme Farinata degli Uberti si oppose alla decisione, facendo prevalere altre tesi: Firenze fu risparmiata e, nel tempo, ebbe lo sviluppo che ha avuto. Se Farinata non si fosse opposto alla furia ghibellina, Firenze sarebbe scomparsa e forse oggi sarebbe Empoli la città capoluogo della Toscana. In origine, il Palazzo Ghibellino appartenne ai Conti Guidi, antichi feudatari della città. Poi fu ristrutturato nel Seicento, quando fu acquistato dai Del Papa: questi ultimi ricostruirono il Palazzo e ne trasformarono l’intera struttura, lasciandovi poco dell’antica e aggiungendovi – tra l’altro – nuovi ampi loggiati. Nel Palazzo hanno oggi sede varie associazioni culturali cittadine, tra cui l'Associazione Archeologica, l'Archivio Storico e il Museo Civico di Paleontologia».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/empoli/palazzo-ghibellino/http://guide.travelitalia.com/it/guide/empoli/palazzo-ghibellino/


Empoli (palazzo Pretorio o del Vicario)

Dal sito www.girogoloso.it   Dal sito www.geoplan.it

«Il Palazzo Pretorio, conosciuto originariamente come Palazzo del Vicario, è situato vicino alla Collegiata di Sant’Andrea ed era l’antica sede del Comune di Empoli. Nel dodicesimo secolo lo stabile era la dimora dei conti Alberti. Il commissario fiorentino Francesco Ferrucci, tra il 1529 e il 1530, tenne il proprio quartier generale, all’interno del Palazzo Pretorio, contro le truppe imperiali spagnole alleate di papa Clemente VII. Infatti, in quel periodo le truppe spagnole muovevano l'assedio per Firenze, saccheggiando e distruggendo ogni borgo o castello della Toscana che fosse rimasto fedele al popolo fiorentino. Con il passare del tempo, l’edificio venne ingrandito e vennero aggiunte alcune stanze, come la Sala delle Udienze, le prigioni, l'archivio, la Cappella di San Tommaso, e gli alloggi. Assolutamente da vedere, lo splendido portone in legno del 1497 e la torre con l'orologio, aggiunta alla costruzione nel 1484. Oggi Palazzo Pretorio viene impiegato per diversi usi collettivi e ospita un auditorium dedicato a Ferruccio Busoni; gli interni del palazzo, invece, costituiscono il Museo Civico del Palazzo Pretorio».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-firenze/cartina-monumenti-empoli/monumenti-empoli-palazzo-pretorio.htm


Empoli (porta Pisana, torrione di santa Brigida)

Porta Pisana, dal sito it.wikipedia.org   Torrione di santa Brigida, dal sito www.inempoli.it

«L'antica Porta Pisana risale al XV secolo, sorge nei pressi di Porta Garibaldi e fa parte della terza cerchia muraria della città. La sua costruzione ebbe inizio ai tempi della repubblica fiorentina e terminò dopo il ritorno a Firenze della famiglia Medici con Cosimo I (1537). Nell’Ottocento pressoché tutte le vecchie mura e le altre porte della città furono demolite, per poter realizzare nuove abitazioni civili a fronte dell’incremento demografico determinato da un rilancio dell’economia trainata, in particolare, dall'industria del vetro; solo Porta Pisana rimase intatta, a testimoniare l'antica Potenza di Empoli e il modo di costruire le strutture difensive in tempi di discordie civili e di invasioni esterne. Tuttavia, Porta Pisana non riuscì a sopravvivere alla seconda guerra mondiale. I danni strutturali che oggi possiamo vedere sul monumento derivano dal fatto che la Porta fu minata e abbattuta, nel 1945, dalle truppe tedesche in ritirata. Presso Porta Pisana sorge l’antico Torrione di Santa Brigida, anch’esso testimonianza delle mura di Empoli del XV secolo».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/empoli/porta-pisana


EMPOLI (villa o castello del Cotone)

Dal sito www.gonews.it   Dal sito http://iltirreno.gelocal.it

«Il Castello del Cotone, acquistato agli inizi del Quattrocento dagli Spini, era un maestoso fortilizio; rappresentava la parte emergente di un più ampio sistema difensivo posto a salvaguardia della campagna empolese. Gli Spini cercarono di rendere abitabili gli interni e di ingentilirne la struttura. L'antico uso è ancora evidente nel blocco centrale merlato, scalfito da grandi e ordinati finestroni, nelle annesse scuderie e nel piccolo oratorio dedicato all'Assunta. Nel 1633 la villa fu venduta dagli Strozzi agli Scarlatti. L'edificio, profondamente rinnovato dagli attuali proprietari - la famiglia Carovani-Del Bravo - ha la facciata inquadrata da lesene e da una cornice in cui si aprono una finestra centinata ed un portale timpanato. Sul retro è stata aggiunta una cappella dall'aspetto neoclassico».

http://www.toscananelcuore.it/index.php?id=1175&lang=it


Fabbrica (castello)

Foto di Vignaccia76, dal sito it.wikipedia.org   Foto di di Gian Paolo Pruneti, dal sito www.panoramio.com

  

«Il Castello di Fabbrica è una dimora signorile situata in località Fabbrica, nel comune di San Casciano in Val di Pesa, in provincia di Firenze. L'edificio è costituito da una villa edificata sui resti di un castello la cui prima menzione risale a due documenti del 1013. Il castello era di proprietà della famiglia degli Scolari nel 1098, quando Uguccione degli Scolari lo donò al vescovo di Firenze. Nel 1269 alcune proprietà del castello furono danneggiate dai Ghibellini. Nel 1298 la proprietà apparteneva ancora al vescovo fiorentino, ma successivamente venne acquistato dai Buondelmonti, che all'interno del borgo di Fabbrica già possedevano delle abitazioni. La loro proprietà durò fino all' estinzione del casato nel XIX secolo. Passò per eredità alla famiglia Rinuccini dai quali pervenne ai Corsini. Successivamente fu proprietà dei conti Piatti Del Pozzo e della famiglia Vicini. Oggi è sede di una azienda agricola. Un lungo viale di cipressi dà accesso alla villa. Fuori dalle mura del castello si notano numerose abitazioni che per la loro edificazione hanno usato materiale edilizio medievale. La villa, posta al culmine di una salita, è costituita da un corpo centrale affiancato da due ali, una delle quali edificata dopo la seconda guerra mondiale. Di fronte all'edificio principale vi sono state edificate in epoca recente alcune costruzioni per uso di fattoria. Tutta la sommità del colle, su cui è stata edificata la villa, è circondata da mura difensive, unica testimonianza del castello altomedievale. La parte posta sul lato della strada presenta una cortina muraria costituita da piccole pietre appena sbozzate. Sempre sullo stesso lato è ancora presente un torrione cilindrico costruito a cavallo delle mura. Un altro torrione era situato sul lato opposto ma fu distrutto durante l'ultima guerra. Sul lato sud del complesso è situata la chiesa di Sant'Andrea. Ai piedi del colle si vede il podere Mercatale, costituito da due case coloniche, che come rivela il toponimo era utilizzato come sede del mercato che i Buondelmonti avevano organizzato sulla piana del fiume Pesa».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Fabbrica


Ferrano (castello o fattoria "La Noce" )

Dal sito www.my.tuscany.it   Dal sito www.comune.pelago.fi.it

«La località di Ferrano si trova sulla destra del torrente Vicano. Ci si arriva girando a destra all’uscita dell’abitato di Diacceto. Un documento del 1098 ricorda l’esistenza - tra le proprietà dell’Abbazia di Vallombrosa - di un castello di Ferrano, di cui non conosciamo però l’esatta ubicazione. Si è ipotizzato che il castello sorgesse nell’area limitrofa alla soppressa chiesa di S. Maria, ma imponenti tracce di muri sono state segnalate anche sul poggio soprastante alla stessa. Ad una “corte” di Ferrano fanno riferimento anche un documento del 1123 ed un altro del 1191, anno in cui venne confermata la proprietà del distretto a favore delle monache di S. Ellero in Alfiano da Arrigo VI. L’attuale castello di Ferrano (detto anche “Fattoria La Noce”) fu costruito in forme neogotiche intorno alla metà del XIX secolo dal marchese De Grolé Virville. Passò poi al duca Bonelli, proprietario a Firenze del grande palazzo Borghese (in via Ghibellina): per debiti di gioco accumulati dal proprietario fu posto all’asta, ed acquistato dalla famiglia Bocci nel 1899. Intorno al1940 per deviare la strada che lambiva l’edificio, fu costruito l’attuale muro di cinta, con i due torrini».

http://www.prolocopelago.it/download/storia_arte_cultura_di_pelago.pdf


Fiano (castello di Santa Maria Novella)

Dal sito www.carnesecchi.eu   Dal sito www.facebook.com/pages/ristorante-pizzeria-Da-Messer-Boccaccio/124919667521277

«Del castello di Santa Maria Novella si hanno notizie intorno al 1020. In epoca assai remota vi fu un castello dei Gianfigliazzi distrutto dai ghibellini dopo la battaglia di Montaperti. Subito ricostruito fu di nuovo distrutto nel 1313, quando Corrado Gianfigliazzi si oppose inutilmente alle truppe del fratello di Arrigo VII - Baldovino di Lussemburgo - arcivescovo di Treviri. A seguito di tale distruzione il castello rimase abbandonato per oltre cento anni. Nel XV secolo, esso fu riedificato con le forme odierne dalla famiglia Samminiatesi passando poi agli Acciaiuoli, ai conti Alberti e quindi ai Carnesecchi, sicuramente presenti nel 1705, come attestato da una lapide. Da questi passò per via femminile alla famiglia Aulla e quindi ai Franceschi Galletti che fra il 1820 e il 1860 operarono delle sostanziali trasformazioni di gusto neogotico.Una serie di lapidi nella chiesa, anch'essa risalente all'XI secolo, ma più volte rimaneggiata, attestano la completa estinzione nel 1898 della famiglia di Alessandro Lottaringhi della Stufa marchese e conte del Calcione. La proprietà andò così alle sorelle Bertolli e da esse al nobile casato dei Ruschi. Proprietario attuale è l'Azienda Agricola Castello di Santa Maria Novella S.r.l.».

http://www.carnesecchi.eu/pagina26e.htm


Fiesole (castel di Poggio)

Dal sito www.casteldipoggio.it   Dal sito www.casteldipoggio.it

«Il Castel di Poggio è un castello nel territorio comunale di Fiesole, situato in v. di Vincigliata, 4. Adatto per matrimoni, cerimonie, ricevimenti, meeting, congressi, eventi, feste e party. Il castello originario, posto su una collina dal quale prende il nome, venne demolito nel 1348 su ordine della Repubblica di Firenze, per porre termine alle minacce della famiglia Del Manzecca, proprietaria di numerosi fondi nella zona e responsabile della pratica del brigantaggio in tutta la Val d'Arno superiore. Dopo la ricostruzione e durante i numerosi passaggi la nuova struttura mantenne un aspetto pressoché inalterato fino al 1855, quando i Forteguerri fecero creare nuove stanze in maniera da ricomporre l'aspetto di un antico castello medievale. È presente una cappella consacrata».

http://www.paginegialle.it/castellomatrimonifirenzepoggio


Fiesole (mura)

Dal sito http://wikimapia.org   Dal sito www.fiesole.it

«Ancor oggi è evidente la particolare posizione della città, rafforzata da una possente cinta muraria, la cui lunghezza complessiva è stata calcolata in circa due chilometri e mezzo. I tratti meglio conservati sono quello settentrionale (odierna via delle Mura Etrusche) e quello orientale (odierna via Adriano Mari). La datazione della costruzione della cinta così come oggi la vediamo resta ancora oggi incerta così come sono difficilmente individuabili gli allargamenti, i restringimenti e le modificazioni del recinto murario nel tempo. Caduta Fiesole sotto il dominio di Roma e persa, per lungo tempo, ogni importanza strategica, le antiche mura etrusche non vennero comunque distrutte ma, per la maggior parte, utilizzate e inserite nella nuova sistemazione urbanistica che, a partire dalla prima età imperiale, vide l’uso di costruzioni più massicce delle precedenti. Per le epoche successive abbiamo scarsissime informazioni; tratti delle mura erano comunque ancora in piedi in età tardo antica (si veda la testimonianza di Procopio di Cesarea per la guerra greco-gotica nel secondo trentennio del VI secolo d.C.), longobarda e ancora nel Medioevo quando i Fiorentini, nel 1125, se le trovarono davanti come l’ostacolo maggiore alla conquista di Fiesole. Di fronte a tanta grandezza, se ne attribuì la loro costruzione a mitologici Giganti e, una volta presa la città, ne fu decretata la loro parziale demolizione. Un primo tratto di mura, della lunghezza di circa 250 metri, si trova immediatamente al di sotto dell’area archeologica, sul lato settentrionale della città. Le mura si interrano poi sotto le strade e le case di oggi e il loro percorso, da questo punto fino alla collina di Borgunto dove ne è conservato un altro tratto della lunghezza di circa 150 metri, può essere solo supposto con l’aiuto di piccoli segmenti, del resto molto rimaneggiati, conservati in orti e giardini privati. Esse risalivano comunque il pendio verso sud-est lasciando fuori le tombe della necropoli di via del Bargellino, ancora oggi, in parte, visibili. Un altro imponente tratto di mura, oggi non visibile, si trova presso il convento di San Girolamo, assai diverso però da tutti gli altri, forse costruito da altre maestranze e forse non parte della cinta vera e propria quanto, piuttosto, imponente muro di terrazzamento a retta del pendio della collina sulla quale sappiamo si trovavano altre costruzioni. Altri tratti murari sono poi presenti sul colle detto "di San Francesco" dalla presenza, alla sua sommità, del convento omonimo, e anche in questo caso, con tutta probabilità, una parte di essi faceva parte del complesso sistema di terrazzamenti che ordinava urbanisticamente il ripido pendio della collina. Nella costruzione delle mura venne adoperata la pietra arenaria locale usata nella varietà della bigia e della serena caratteristica di tutto il poggio di Fiesole».

http://www.museidifiesole.it/opencms/opencms/MenuPrincipale/Musei/Area_Archeologica/Mura/index.html


Filicaia (castello di Figline)

Dal sito www.filicaja.it   Dal sito www.toscananelcuore.it

«[La villa da Filicaia] è una villa storica che sorge vicino al luogo della romana Figline: fu acquistata da Ser Giovanni di Simone da Filicaja nel giugno del 1452. La località Figline prende il nome dal latino "figulinae", piccole statue in terracotta che rappresentavano idoli e divinità presso i romani oppure tegole per coprire le case. Si può facilmente ipotizzare che in epoca romana qui fosse situata una fornace, data l'abbondanza di argilla nel terreno. La zona era già abitata dagli etruschi, in particolare con un villaggio agricolo sulla cima della collina, come testimoniano cocci rinvenuti in una cava di tufo e il ritrovamento di tombe in località Ponte all'Ebreo e Spillocchi. In epoca romana fu costruita una villa più a valle e la fornace. Successivamente si parla di un castello, il castello di Figline appunto, citato in un documento del 1183, che però non ebbe lunga vita, nel 1297 era già ridotto a casolare, e con i suoi materiali furono costruiti un palazzo (l'attuale villa) e la chiesa. Gli edifici erano di proprietà della famiglia Figlinesi. La villa è sopraelevata rispetto alle abitazioni circostanti. Il tetto è a padiglioni con gronda molto sporgente, costituita da correnti doppi in legno sagomati e pianelle. La muratura è intonacata e presenta tracce di decoro a bugnato. le finestre hanno cornici larghe e lisce in pietra locale; quelle del piano rialzato hanno anche i davanzali sagomati sorretti da mensole e aggetti sovrastanti, e sono fornite di grate sporgenti dal muro.

Mentre la facciata principale ha mantenuto le aperture originarie, le altre sono il risultato di adeguamenti successivi. Nel parco c'è una peschiera con ringhiera in ferro. Annessa alla villa una cappella della stessa epoca, accanto alla quale fu sistemato il sepolcreto nel 1908. La villa ha due ingressi: uno sul lato nord con una scalinata che immette sul grande salone, uno sul lato est che immette in una cortile chiuso da un alto muro e caratterizzato da un pozzo centrale. L'accesso alla villa dalla strada è dato da un cancello su due colonne in cotto preceduto da un viale di tigli risalenti agli anni Trenta del XX secolo. All'interno della costruzione troviamo al piano seminterrato le cantine coperte con volta a botte e altri locali che servono da deposito e coppaia: una scala fa accedere a una stanza sotterranea che un tempo comunicava con cunicoli di fuga. Al piano nobile troviamo un ampio salone lunettato con affreschi e un grande camino in pietra. A fianco altre stanze decorate. Al piano superiore molto interessante la camera e soprattutto lo studiolo di Vincenzio da Filicaia, dove è conservato lo scrittoio e i manoscritti. Sulla porta di ingresso si può vedere un'iscrizione, "Polibo Emonio", lo pseudonimo usato dal poeta nell'Arcadia, di cui era socio fondatore. Altre stanze mostrano sotto l'imbiancatura tracce di decori. Si accede al piano superiore da una scla in pietra: le stanze hanno soffitti a travi e in un locale ampio al centro del padiglione si trova il teatro. Rimane soltanto il palcoscenico con parte delle scenografie originali su carte e tela: un soppalco serviva per manovrare le marionette che vi sono conservate con i costumi originali. Più sotto è la platea e sopra queste due aperture che fungevano da palchi, ora chiuse».

http://www.empolese-valdelsa.turismo.toscana.it/i/3A699D28.htm


Firenze (baluardo di San Giorgio o della Ginevra)

Dal sito www.firenze-online.com/   Dal sito www.balestrierifiorentini.it

«Il Baluardo di San Giorgio (o della Ginevra), in via Belvedere, nei pressi dell’omonimo Forte, si trova in un angolo della città (che nel medioevo faceva parte del Gonfalone della Scala) particolarmente ricco di storia e sicuramente uno dei più suggestivi; dal baluardo infatti si ha una vista panoramica sul rione di San Niccolò e la sua porta-torre (l’unica che conserva la sua altezza originale) relativa all’ultima cerchia delle mura fiorentine, sul Piazzale Michelangelo, sulle chiese di San Salvatore al Monte e di San Miniato. Il Baluardo della Ginevra (o di San Giorgio), costruito nel 1552 per volere di Cosimo I su progetto di Giuliano di Baccio d’Agnolo su uno dei bastioni eretti da Michelangelo in occasione dell’assedio di Firenze del 1529-30, si inserisce in un massiccio intervento di potenziamento militare della città, insieme con altri baluardi, ormai scomparsi, destinati a rafforzare alcuni punti chiave lungo la cinta medievale della città (Baluardo di San Gallo, esterno alla Porta a San Gallo; Baluardo ai Tre Canti, esterno alle mura all’altezza di Via della Mattonaia; Baluardo di Mongibello, presso la Pescaia di San Niccolò; Baluardo della Serpe, a ridosso dell’ancora esistente Torre della Serpe; Baluardo dei Mulini, tra il Prato e l’Arno). Di forma trapezoidale, si addossa ad un tratto delle mura medievali cittadine che dalla Porta di San Giorgio discende fino a quella a San Miniato. Questo tratto appartiene alla cerchia del 1258, come la Porta di San Giorgio che è la più antica tra quelle ancora conservate in città. La cinta fu in questo punto rivista e restaurata, ma non mutata nel percorso, al momento della costruzione dell’ultima cerchia tra la fine del ‘200 ed i primi del ‘300.

Il baluardo ingloba una delle torri ed un tratto fortemente angolato delle mura stesse; proprio qui si conservano alcune cannoniere tagliate nella muratura medievale, durante la realizzazione del bastione michelangiolesco o durante il rafforzamento e la revisione di questa struttura voluta da Cosimo I. Il baluardo aveva una terrazza, corrispondente circa al piano di calpestio attuale, destinata alle azioni di controllo e di offesa, con artiglierie in postazione; qui era forse conservata fin dall’inizio anche una cisterna per le necessità dei soldati e dei cannoni stessi che andavano raffreddati. La cisterna odierna potrebbe essere collocata nello stesso luogo di quella antica, pur con restauri e rifacimenti. La fortificazione aveva poi uno o più ambienti al suo interno, al di sotto della terrazza. All’esterno, nel lato corto volto verso San Miniato, si riconoscono, infatti, fuciliere tamponate ed un piccolo accesso (posteriore alla struttura fortificata) chiuso in epoca non troppo antica, se in una pianta (Federico Fantozzi, Pianta geometrica di Firenze, 1843) risulta ancora in funzione. Una delle più antiche rappresentazioni del baluardo è nell’affresco L’assedio di Firenze di Giorgio Vasari e Giovanni Stridano (1558-1562, Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Clemente VII); si tratta di un’ampia vista di Firenze da sud, con la raffigurazione in dettaglio delle fortificazioni medievali e dei bastioni michelangioleschi che peraltro, al momento dell’esecuzione dell’affresco, erano già stati modificati e ricostruiti per volontà di Cosimo I».

http://www.balestrierifiorentini.it/il-baluardo-di-san-giorgio/


Firenze (castello di Altafronte, oggi palazzo Castellani)

Dal sito www.firenze-online.com   Particolare del Palazzo Castellani tratto dalla Pianta della Catena, dal sito www.imss.fi.it

«Il palazzo Castellani, sede dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza, è adiacente alla Galleria degli Uffizi ed ha la sua facciata principale e l'ingresso in piazza dei Giudici, mentre al lato Sud-Ovest guarda l'Arno. La storia dell'edificio è una delle più antiche della nostra città, poiché risale ad epoca anteriore al 1180 quando, ancora castello e facente parte delle mura di Firenze, il palazzo passò dalla famiglia degli Altafronte che vi abitava, a quella degli Uberti che se ne servì di fortezza e ne divise la proprietà coi Giandonati. Nel 1333, quando la piena dell'Arno travolse ancora nelle sue acque il Ponte Vecchio, anche il palazzo d’Altafronte fu parzialmente distrutto. Venne poi ricostruito, ma subì coi tempo notevoli trasformazioni, tanto che nel 1572 apparivano sulla facciata degli affreschi ad opera di Bernardíno Barbatelli detto il Poccetti. I Castellani furono gli ultimi proprietari privati dei castello dopo le famiglie degli Uberti, dei Bardi, dei Buoninsegni e nel 1574 l'edificio passò ai Giudici di Ruota che qui si trasferirono dal palazzo dei Podestà. Un ricordo di questa dimora si ha ancor oggi quando saliti i due gradini dell'ingresso ai lati di questo, si trovano murate le antiche armi di due magistrati, armi che conservano ancora ì loro originari colori e che, com'era costume dei palazzi pretori, dovevano probabilmente figurare sulla facciata. Una di tali armi, sotto la scritta latina, porta la data 1581, mentre l'altra è datata 1577. Inoltre, sulle mura esterne, si vedono scolpiti in pietra, gli emblemi dell'arte dei Giudici e Notai che consistevano in una stella d'oro in campo d'argento. Le trasformazioni divennero sempre maggiori anche nei secoli successivi, fino a che l'edificio raggiunse sensibilissimi cambiamenti nel secolo passato durante il quale fu infine occupato dalla Biblioteca Nazionale, prima che questa si trasferisse nella più grande sede di Piazza dei Cavalleggeri».

http://www.firenze-online.com/visitare/informazioni-firenze.php?id=134


Firenze (castello di Montalbano o rocca Tedalda)

Foto di Mihai Vasile Catalin, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.tripadvisor.com

«Il Castello di Montalbano, o Rocca Tedalda, è un monumento medievale fiorentino, radicalmente modificato nel corso dei secoli, situato sulla sponda destra dell'Arno, nella zona di Rovezzano. Il primo nome del Castello di Montalbano fu Rocca de' Tedaldi, in quanto apparteneva alla nobile famiglia fiesolana dei Tedaldi ed aveva l'aspetto di una tipica roccaforte medievale. Dal suo antico nome prende origine una delle strade principali della zona, che arriva proprio in prossimità dell'edificio. Solo successivamente venne chiamato Castello di Montalbano, anche in seguito alle profonde modificazioni avvenute nel corso della sua lunga storia. Tale appellativo è indubbiamente riferito al colle su cui giace (e da cui prende nome anche la via che conduce proprio al suo ingresso). Tale colle è, infatti, rivolto verso Est, quindi il sole sorge alle sue spalle (Monte Albano, il monte dell'alba). Nel corso del '900 è stato chiamato anche Villa di Montalbano, sebbene l'epiteto di Castello sia quello che, ancora, gli si addice di più. La storia di questo monumento, è ampia e articolata, e, nonostante le testimonianze di molti storici, a tratti è lacunosa. Agostino Ademollo, scrive che, secondo la tradizione (ma confermato anche dallo storico Giovanni Villani), il Castello di Montalbano sia più antico della stessa città di Firenze. Secondo lo scrittore senese, infatti, quando Carlo Magno scese alla volta di Roma, nel 768, fu ospite presso il castello di Taldo Tedaldi (che venne poi nominato Cavaliere) per la celebrazione del Santo Natale (tale affermazione è confortata da una targa apposta sopra il portone principale dell'edificio dal conte Feliciano Monzani). A parlare del Castello nell'età Rinascimentale è lo storico fiorentino Guido Carocci, secondo il quale addirittura il grande Michelangelo Buonarroti pare conoscesse il Castello di Montalbano e lo ritenesse uno dei più bei castelli che avesse mai visto. ...

Agli inizi del XX secolo fu ceduto al conte Feliciano Monzani, nipote del segretario di stato Cirillo Monzani. Per tutto il periodo del fascismo il castello fu un convento di suore ex-prostitute, ed è ancora presente la cappella con tanto di campanile nella quale veniva celebrata la messa, sconsacrata solo da alcuni decenni, dal parroco di Sant'Andrea a Rovezzano. Il 2 aprile 1929, inoltre, Benito Mussolini e Neville Chamberlain, stipularono un accordo tra le mura dell'edificio, tanto che il salone principale è tuttora rivestito del classico pavimento in cotto a scacchiera bianco e nero, tipico esempio di architettura fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, all'interno del Castello di Montalbano, era stato predisposto un campo di concentramento per 60 persone. Fortunatamente il lager non fu mai attivato. Dagli anni Sessanta ospita studi pubblicitari, e in quel luogo sono stati girati alcuni caroselli del periodo; negli anni Ottanta, invece, diventa la sede delle Co.Mark.P., l'agenzia pubblicitaria che importa in Italia il giocattolo Mio Mini Pony dalla Hasbro, perfezionandolo con numerosi gadget e accessori esclusivi per il mercato italiano. Molti dei più importanti spot di giocattoli della DAG (la concorrente principale della GIG) sono stati girati nelle cantine di questo monumento. È stato recentemente trasformato in un luogo turistico di soggiorno».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Montalbano


Firenze (castello di Torregalli)

Foto di Sailko, dal sito http://it.paperblog.com   Dal sito www.sbap-fi.beniculturali.it

«Il Castello di Torregalli si trova a Firenze, ai piedi della zona collinare tra l'Arno e la Greve, vicino al confine comunale con Scandicci. Dal castello prende nome anche il vicino Ospedale di Torre Galli. Il complesso faceva parte di un sistema fortificazioni nella zona di Soffiano. Le prime notizie sulla sua esistenza risalgono al catasto del 1427, quando venne dichiarato come un podere con palagio annesso, di proprietà di Francesco di Filippo di Loso de' Nerli, una delle famiglie fiorentine più ricche e influenti dell'epoca. La costruzione originaria era essenzialmente costituita da un blocco di edifici a forma di parallelepipedo da cui spunta tuttora la torre, che un tempo aveva un paramento esterno di pietra a filaretto a vista. Nel corso del XV secolo vennero costruiti altri tre corpi di fabbrica attorno alla torre in modo da ricavare un cortile interno. Il corpo centrale era coperto da volte a crociera rette da pilastri ottagono in pietra arenaria, mentre i corpi laterali avevano sale voltate con ingressi indipendenti; il terzo corpo aveva una grande apertura ad arco centrale ed era dotato, al piano superiore, di un ballatoio che collegava gli altri due corpi. In un secondo momento venne creato, sul lato est, un giardino murato e una loggia rinascimentale composta da cinque campate a tutto sesto con volte a crociera sorrette da peducci e colonne con raffinati capitelli corinzi. Al piano superiore si trovava un'altana, oggi chiusa, con esili colonne che reggevano la travatura del tetto. Questi interventi si conclusero nel 1532, ad opera di Giacomo di Filippo de' Nerli Padovano, sotto cui il castello aveva ormai raggiunto le forme di una villa rinascimentale».

http://www.sbap-fi.beniculturali.it/index.php?it/329/castello-di-torregalli


Firenze (Forte Belvedere o di San Giorgio)

Dal sito www.exibart.com   Dal sito www.mega.it

«La Fortezza di Santa Maria del Belvedere, realizzata tra il 1590 e il 1595 dall'architetto Bernardo Buontalenti per volontà del Granduca Ferdinando I dei Medici, figlio di Cosimo, nacque come costruzione militare ed aveva molteplici scopi: oltre a proteggere Palazzo Pitti, situato nella parte sottostante, e il lato meridionale della città, doveva essere simbolo della potenza Medicea e rifugio della famiglia granducale. Di questa celava anche il tesoro, custodito in un nascondiglio segreto ricavato nella collina in fondo ad un profondo pozzo all'interno della palazzina, a cui si accedeva soltanto tramite una ripida scala, protetto da una serratura che avrebbe fatto scattare una trappola mortale qualora qualcuno avesse cercato di forzarla senza sapere la giusta combinazione. Il forte si inserisce nella parte più alta di Firenze, a cavallo tra la città e le colline oltre le mura d'Oltrarno. Alla stupenda articolazione delle piattaforme 'aeree' dei bastioni a più livelli, proiettate sui panorami urbani, o sulle colline a sud, corrisponde l'architettura della villa: non soltanto nella stupenda invenzione del doppio loggiato affacciato nelle due direzioni (che anticipa soluzioni palladiane), ma anche nell'articolazione delle sequenze degli ambienti interni, con sottili corrispondenze degli allineamenti di porte e finestre proprio in funzione delle visuali panoramiche. L'opera si completa poi nel disegno dei volumi e delle facciate di grande sicurezza figurativa soprattutto nei possenti e insieme raffinati particolari: come nelle altre opere del Buontalenti, la sua originalità si manifesta appunto nei dettagli. L'irregolarità planimetrica dell'intera piazzaforte aveva lo scopo di offrire il minimo spazio di superficie vulnerabile alle artiglierie nemiche. Come ulteriore impedimento, i piani superiori erano accessibili solo attraverso un'unica entrata, una scala strettissima ricavata all'interno della muratura. Composto da una palazzina centrale e circondato da spaziosi spalti, si collega mediante un sistema di passaggi, appartamenti, corridoi, ponti e giardini (in origine riservato soltanto alla Corte) con il Giardino di Boboli, Palazzo Pitti e, proseguendo nel Corridoio Vasariano, procede attraverso gli Uffizi fino ad arrivare a Palazzo Vecchio. Dunque è l'ultima tappa del "Percorso del Principe", commissionato nel secondo '500 da Cosimo al Vasari. Tale itinerario, oltre ad avere un compito pratico di facile e veloce collegamento tra i luoghi più importanti e rappresentativi di Firenze, simboleggiava soprattutto il potere assoluto acquisito dai Medici sulla città».

http://www.zoomedia.it/Firenze/fortebelvedere/index.html (a cura di Laura Bartali)


Firenze (Fortezza da Basso o di San Giovanni Battista)

Dal sito www.fiscooggi.it   Dal sito www.fattoriapogni.it

«Un altro monumento da non perdere a Firenze è la Fortezza da Basso, il cui nome ufficiale è Fortezza di San Giovanni Battista. È la maggiore opera di fortificazione moderna inserita nelle mura trecentesche di Firenze. Nata con il nome di Castello Alessandria, fu costruita da Pier Francesco da Viterbo e Antonio da Sangallo il Giovane tra il 1534 ed il 1537 per ordine di Alessandro de’ Medici, posto al governo di Firenze dallo zio Giulio de’ Medici, papa Clemente VII, che esercitava il vero potere. Nel maggio del 1533 iniziarono gli scavi sovrintesi dal celebre condottiero Alessandro Vitelli e dall’architetto Pier Francesco Florenzuoli da Viterbo. Il 15 luglio del 1534 fu posta la prima pietra e nel dicembre dello stesso anno i lavori delle opere di fortificazione furono ultimati nella gran parte. La gigantesca fortezza, di forma pentagonale, fu realizzata con grandezza di mezzi e rapidità per assicurare il controllo della città ai Medici, appena rientrativi dopo l’Assedio di Firenze, di fornire alloggio ad un forte contingente di truppe, nonché rifugio ai governanti in caso di rivolta, ma anche di impressionare e intimorire i fiorentini con la sua massa. Per accentuare questa impressione il lato rivolto verso la città fu dotato, da Antonio da Sangallo, di un aspetto monumentale. Il ruolo militare della Fortezza fu mantenuto anche in epoca lorenese, quando furono costruiti altri fabbricati di interesse architettonico ed ambientale come la palazzina per gli ufficiali ed un teatrino. La Fortezza, che come molte altre strutture simili non fu mai utilizzata, rimase affidata al Demanio Militare fino al 1967. Negli ultimi anni fu individuata come sede del Polo Fieristico Fiorentino; di conseguenza fu intrapresa una lunga opera di restauro e adeguamento (non ancora conclusa) che portò alla demolizione di strutture di servizio costruite durante l’uso della fortezza come caserma. Grazie a questi lavori oggi è possibile vedere la trecentesca Porta a Faenza, e seguire l’antico corso del Mugnone, torrente che scorreva nei fossati della città; visitare l’interno del Mastio e alcune altre strutture di un certo interesse, come la polveriera».

http://www.fattoriapogni.it/2011/08/fortezza-da-basso/


Firenze (mura)

Dal sito www.colonialvoyage.com   Foto di Erin Silversmith, dal sito it.wikipedia.org

«Nel corso della sua storia Firenze ha avuto sei diverse cerchie di mura, ma di esse soltanto le ultime due hanno racchiuso anche i quartieri di Oltrarno. Se ne possono vedere ancora oggi alcuni tratti nei quartieri di San Frediano e San Niccolò. L'antica città romana, fondata intorno al 60 a. C., occupava un'area compresa fra le odierne Piazza del Duomo e Piazza Santa Trinita e aveva il suo centro nell'odierna Piazza della repubblica, dove si incrociavano le due strade principali, il cardo (odierne Via Roma e Via Calimala) e il decumanus (odierne Via Strozzi e Via del Corso). Nel II secolo Firenze contava circa 10000 abitanti, ed era dotata di una prima cerchia di mura; dopo la fine dell'impero romano di occidente la città fu colpita da una grave crisi, e nel VI secolo la sua popolazione si era ridotta a 1000 abitanti: fu quindi necessario costruire una seconda cerchia di mura, più piccola di quella romana. In epoca carolingia la crisi fu definitivamente superata, e agli inizi del X secolo la città fu provvista di una terza cerchia di mura, che in parte seguivano l'antico tracciato romano e per la prima volta arrivavano fino alla riva dell'Arno. Una quarta cerchia di mura fu iniziata nel 1078, quando Firenze era ormai una città di 20000 abitanti e vi era stata trasferita da Lucca la capitale del ducato di Toscana: le nuove mura comprendevano anche Piazza del Duomo, ma non i quartieri al di là del fiume. Fra il 1173 ed il 1175 il Comune decise l'allargamento delle mura, ormai inadeguate a contenere la città in continuo sviluppo: la quinta cerchia di mura fu estesa anche all'Oltrarno, dove si erano formati dei nuclei abitati intorno alle chiese di San Felice, San Jacopo in Soprarno e Santa Felicita. Nella piazza di fronte a quest'ultima chiesa, in particolare, si teneva un mercato di grande importanza.

Furono così costruite tre porte (vicino alle odierne Piazza San Felice, Costa de' Magnoli e Piazza Frescobaldi), ma non furono costruite delle mura vere e proprie: la difesa era affidata a palizzate che collegavano fra loro le porte e alle facciate delle case rivolte verso l'esterno, che per legge non dovevano avere aperture o terrazzi. Una nuova e ampia cerchia di mura, la sesta, fu progettata fin dal 1284 (ad opera di Arnolfo di Cambio, secondo la tradizione). Le nuove mura in pietra dovevano racchiudere tutti i borghi della città, e la loro costruzione rappresentò un enorme sforzo economico per il comune. Le porte, alte 100 braccia fiorentine (circa 35 metri), furono decorate con immagini sacre (la Madonna e vari santi) e in origine di fronte a ognuna di esse si trovava la statua di un grande letterato fiorentino. La sesta cerchia di mura fu completata nel 1333 e racchiudeva finalmente tutti i quartieri dell'Oltrarno. Nel XVI secolo tutte le porte della città (tranne quella a San Niccolò) furono ribassate per renderle meno vulnerabili agli attacchi di artiglierie, e per preparare la difesa contro le truppe di Carlo V nel 1530 furono aggiunte delle fortificazioni intorno alla chiesa di San Miniato. In seguito, su ordine del granduca Ferdinando I e su progetto di Bernardo Buontalenti, fra il 1590 ed il 1595 nelle vicinanze della Porta San Giorgio fu costruita la fortezza di Santa Maria, meglio conosciuta come Forte di Belvedere. Quando fra il 1865 e il 1871 Firenze fu capitale provvisoria del regno d'Italia, le mura furono in gran parte distrutte per lasciare spazio ai viali di circonvallazione: soltanto in Oltrarno sono sopravvissuti alcuni tratti di mura, completi di torri. Nel 1998 un tratto delle mura (fra Porta Romana e Piazza Tasso) è stato restaurato e aperto al pubblico».

http://www.firenze-oltrarno.net/italiano/arte/mura.php#1


Firenze (Palazzo del Bargello, torre Volognana)

Dal sito www.ugo.cn   Dal sito www.tripadvisor.it

«Il palazzo del Bargello fu costruito su commissione (1255) della Fazione del Popolo, come fortezza e arsenale per resistere ai nobili; divenne, in seguito, dimora per i Capitani del Popolo (Podestà) alla guida della Fazione. Dal 1574 la struttura fu affidata al Capitano di Giustizia o Bargello, che la trasformò in prigione. Il museo nasce nel 1865. Nel centro del cortile, oggi occupato da un pozzo, un tempo aveva sede il patibolo. Dal cortile si accede alla prima sala dedicata ai capolavori realizzati dai maestri fiorentini come l'esempio del Tondo Pitti o del Bacco di Michelangelo o il Mercurio e la Firenze vittoriosa su Pisa del Giambologna. Al primo piano la Sala degli Avori accoglie i pezzi in avorio della collezione Carrand: 265 pezzi databili tra il V e il XVII sec. tra dittici, formelle, cofanetti e valve in tema sacro e pagano. Nella seconda sala c’è una raccolta di lavorati preziosi provenienti dalla collezione Carrand. Sul lato destro si trova l'ingresso alla Cappella di Maria Maddalena e Sagrestia, ambiente destinato ai condannati a morte in attesa di supplizio. Di grande valore gli affreschi della scuola di Giotto che impreziosiscono la sala. Poi c’è la Sala Islamica che ospita una raccolta di tappeti ed oggetti orientali. La successiva è la sala del Consiglio: fulcro dell'attività municipale della città per circa quarant'anni dopo che vi s’insediò il Consiglio della Repubblica, oggi ospita le sculture degli artisti che popolarono la Firenze quattrocentesca. Infine, troviamo la Sala delle Maioliche che ospita esemplari delle botteghe di Urbino, Siena, Orvieto e Firenze. Al secondo piano, la prima sala è dedicata a Giovanni della Robbia: ospita sculture in terracotta e una preziosa collezione di medaglie donate dai Duchi di Firenze. Si passa poi alla Sala delle Armi, una ricca selezione d’armi medievali. Seguono la Sala intitolata ad Andrea della Robbia, la Sala dei Bronzetti, la Sala del Verrocchio e, infine, il famosissimo Medagliere di Firenze, ricca collezione di medaglie che nell'epoca rinascimentale furono monete commemorative d’edifici, accadimenti e personaggi dell'epoca rinascimentale».

«Sul Canto del Bargello all'angolo con via Ghibellina, si trova, inglobata nel fianco del palazzo, la torre denominata "Volognana", che raggiunge l'altezza di 57 metri. La torre, nei cui sotterranei ebbe per secoli angusto spazio la prigione, venne così chiamata dal nome di Geri da Volognano, uno dei primi carcerati che vi furono rinchiusi. Alla sommità è posta la campana chiamata dai fiorentini "la montanina" che suonava sempre in funeste occasioni come per richiamare i giovani alle armi, o per annunciare esecuzioni capitali, o in caso di sollevazioni e tafferugli che generavano sempre feriti e morti. I tristi rintocchi originarono un modo di dire che veniva affibbiato ad una persona che parlava male di tutti: "Ha la lingua lunga come la campana del Bargello; quando suona, suona sempre a vituperio"».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/firenze/museo-del-bargello - http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_del_Bargello...


Firenze (Palazzo Strozzi)

Dal sito www.virtualtourist.com   Dal sito www.polistampa.com

«La prima pietra del palazzo fu gettata all’alba del 6 agosto 1489 per volere di Filippo Strozzi. Non conosciamo il nome dell’architetto che realizzò il progetto: sappiamo che sia Benedetto da Maiano che Giuliano da Sangallo fornirono un modello. Il cantiere fu poi affidato a Simone del Pollaiolo detto “il Cronaca”. Filippo Strozzi morì prima che il palazzo fosse ultimato, e furono i suoi figli ad abitarlo per primi intorno al 1505. Dopo un lungo periodo in cui la famiglia Strozzi visse soprattutto a Roma, il palazzo rinacque a nuovo splendore nella seconda metà dell’800, prima con la principessa Antonietta e poi con il principe Piero, che tra il 1886 e l’89 fece ristrutturare l’edificio dall’architetto Pietro Berti. Palazzo Strozzi rappresenta l’esempio perfetto dell’ideale dimora signorile del Rinascimento e nel complesso appare, secondo volontà dello stesso Filippo Strozzi, come una piccola fortezza nel cuore della città. Fu volontariamente costruito di grandezza superiore a Palazzo Medici dal quale copiò la forma cubica sviluppata su tre piani, divisi ognuno da cornici lineari, attorno ad un cortile centrale. Una delle sue caratteristiche principali è la fedeltà con cui i canoni dell’architettura quattrocentesca sono stati rispettati nella realizzazione della facciata: simmetrica e lineare, in bugnato di pietra che si presenta massiccio al piano terra e nei piani superiori degrada fino a divenire quasi liscio. Su tre lati, in via Tornabuoni, in piazza Strozzi, e in via Strozzi, si aprono gli imponenti portali di ingresso, circondati da finestre rettangolari. Lungo i due piani superiori corrono due ordini di finestre a bifora il cui arco reca all’interno lo stemma della famiglia Strozzi. L’imponente cornicione aggettante con le sue decorazioni è sostenuto da grosse mensole. Completano l’esterno le splendide torcere, i porta bandiera e gli anelli per i cavalli forgiati da Niccolò di Nofri detto il Caparra su modello di Benedetto da Maiano.

All’interno, il pregevole cortile realizzato dal Cronaca è circondato su tutti e quattro i lati da archi che poggiano su colonne dai capitelli corinzi. Al piano terra è possibile inoltre osservare gli splendidi ambienti della Sala Ferri. Al secondo piano, in corrispondenza del cortile si affaccia un loggiato sulle cui colonne poggiano capriate lignee. Nel piano nobile si possono percorrere gli ampi saloni con eleganti finestre a bifora e monumentali caminetti, frutto di un accurato intervento di restauro volto al recupero di questa originaria e suggestiva dimora quattrocentesca. Il palazzo rimase proprietà della famiglia Strozzi fino al 1937, anno in cui fu acquistato dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, e successivamente ceduto allo Stato nel 1999, che lo ha dato in concessione al Comune di Firenze. Dalla Seconda Guerra Mondiale Palazzo Strozzi è stato considerato lo spazio più importante a Firenze per le grandi mostre temporanee, tra cui La collezione Peggy Guggenheim (1949), Gustav Klimt (1992), La natura morta italiana (2003), Botticelli e Filippino Lippi (che è stata la mostra più visitata in Italia nel 2004), Leon Battista Alberti (2006) e Cézanne a Firenze (che è stata la mostra più visitata in Italia nel 2007). Nell’aprile 2006 la Città di Firenze, la Provincia, la Camera di Commercio e un'Associazione di partner privati, si sono uniti per creare una società pubblico-privata per gestire e valorizzare al meglio Palazzo Strozzi. Il Consiglio di Amministrazione è presieduto da Lorenzo Bini Smaghi, membro del Consiglio della Banca Centrale Europea. Dal luglio 2006 la Fondazione Palazzo Strozzi ha avuto la possibilità di creare un ricco e innovativo programma di mostre, eventi e attività negli spazi di Palazzo Strozzi, quali il piano nobile, la Strozzina e il cortile».

http://www.palazzostrozzi.org/Sezione.jsp?titolo=La+storia&idSezione=69


Firenze (Palazzo Vecchio)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.tuscany-charming.it

«Le motivazioni iniziali per la costruzione di Palazzo Vecchio (così chiamato dopo che i Medici si trasferirono in Palazzo Pitti nella seconda metà del Cinquecento) sono legate agli avvenimenti sociali, economici e politici del 1250 quando venne istituito il governo del "Primo Popolo" e si giunse, qualche anno dopo, alla costruzione del Palazzo del Capitano, oggi "Il Bargello". Soltanto nel 1294 Giano della Bella (il fautore degli "Ordinamenti di Giustizia") propose al Consiglio dei Cento la costruzione del "Palazzo dei Priori", cioè il secondo palazzo civile della città, per i rappresentanti del Popolo e delle Arti e Mestieri della Repubblica Fiorentina. Questi avevano usufruito nel tempo di sedi temporanee, poco sicure o poco ampie come San Pier Scheraggio, San Procolo e la Torre della Castagna. La costruzione descritta dal Vasari, fu eseguita secondo un progetto dell'architetto Arnolfo di Cambio, in quel periodo attivo in diversi cantieri per la costruzione di grandi opere a Firenze. I lavori iniziarono nel 1299 e durarono fino al 1314. La Torre sulla facciata, detta di Arnolfo (alta 94 metri) risale al 1310, poggia sul ballatoio del palazzo ed ingloba al suo interno l'antica Torre dei Foraboschi, detta della Vacca, che la rende solida. L'edificio, in stile neo-gotico rivestito in pietra a bugnato rustico, ha l'aspetto di un grande parallelepipedo con l'alta torre spostata su un lato (le proporzioni ed i rapporti tra la costruzione e la torre soprastante rispettano le regole della sezione aurea). La grande fabbrica è organizzata su tre piani, conclusa in alto dal ballatoio coronato da merli che ospita due percorsi, uno all'esterno (dietro i merli) e uno sottostante interno, subito sopra gli archetti aggettanti (detti beccatelli). All'interno di alcuni di questi rimangono ancora i piombatoi da cui, i difensori della struttura, facevano cadere olio bollente ed altri materiali sugli aggressori.

All'interno degli archetti, dopo la cacciata del Duca d'Atene (1343), vennero affrescati e ripetuti più volte, i nove stemmi della Repubblica di Firenze: la croce rossa del capitano del popolo, il giglio rosso, lo stemma di Firenze e Fiesole, le due chiavi incrociate stemma papale, il simbolo della Signoria con la scritta "Libertas", stemma di parte guelfa, stemmi della città ghibellina, di Carlo d'Angiò e di Roberto d'Angiò. Il Palazzo è un originale esempio d'architettura civile. Nel tempo ha subito numerosi interventi di ampliamento e risistemazione, dopo quello del 1343, tra i più importanti ci sono quelli del XV secolo ad opera del Michelozzo, del Cronaca, di Giuliano e Benedetto da Maiano, nel XVI secolo quelli ad opera del Vasari, di Giovanni Battista del Tasso e del Buontalenti e nel XIX secolo le variazioni e gli adeguamenti durante Firenze capitale italiana (il salone dei Dugento fu sede del Senato del Regno d'Italia e il salone dei Cinquecento sede della Camera dei Deputati) e dopo, quando divenne sede del Comune di Firenze. I restauri e le manutenzioni del monumento vengono continuamente organizzati e seguiti dalla Fabbrica di Palazzo Vecchio. Il restauro sulla facciata principale e sulla Torre di Arnolfo degli anni 2003-2004 è stato concluso ed in questo periodo sono aperti altri cantieri, due dei quali si occupano di nuovi percorsi interni al palazzo».

http://www.zoomedia.it/Firenze/monumenti/palazzovecchio/origini.html (a cura di V. Innocenti)


Firenze (porte)

Porta Romana, dal sito www.colonialvoyage.com   Porta San Frediano, dal sito firenze.olx.it

«La cinta muraria che racchiudeva e difendeva la città di Firenze (che corrisponde all’incirca a quello che oggi vien definito il centro storico) fu iniziata nel 1284 su progetto di Arnolfo di Cambio e completata, con varie interruzioni, nel 1333. Si tratta della terza cerchia di mura costruite per difendere Firenze dagli assalti nemici (la prima cerchia fu quella romana, a cui seguì la prima medievale che ricalcava quasi per intero la precedente. La seconda cerchia fu iniziata nel 1172 e completata in pochi anni); l'ultima costruzione fu quella definitiva che spostava l'asse cittadino su quello dell'attuale via Calzaiuoli e che funzionò egregiamente fino al 1865 quando, per Firenze capitale d'Italia, si provvide all'ampliamento della città e seguendo le direttive dell'architetto Giuseppe Poggi si abbatterono le antiche mura per favorire la costruzione dei viali di circonvallazione e la sistemazione dei lungarni. Le mura della terza cerchia, che iniziavano con la Torre della Zecca Vecchia (nell’attuale piazza Piave), avevano un perimetro di quasi nove chilometri e la superficie racchiusa era di oltre 506 ettari, erano alte sei metri e su queste vi passava il cammino di ronda. Ogni centoventi metri era posta una torre di guardia. Un interessante itinerario delle superstiti porte d’entrata ci può dare l’idea precisa di come era strutturata la città antica, purtroppo molte di queste sono rimaste completamente isolate rispetto al contesto originale assumendo un incongruo effetto di antico mal inserito nel moderno. Il percorso si inizia, per comodità, dalla Porta alla Croce (detta anche Porta Candida) del 1284 situata nell’attuale Piazza Beccaria; all’interno si possono vedere i resti malandati di un affresco con “Madonna col Bambino e Santi” di Michele di Ridolfo.

Si prosegue fino alla Porta di San Gallo (1284) in Piazza della Libertà, proprio di fronte all’arco di trionfo costruito per celebrare l’ingresso di Francesco II di Lorena; di nota sulla porta i due leoni in pietra serena. Si arriva quindi alla Porta al Prato (1284), per proseguire fino a Porta San Frediano, una delle più possenti, realizzata su progetto di Andrea Pisano, di particolare rilevanza poiché conserva ancora gli originali battenti. Quindi si arriva alla scenografica Porta Romana (1326) che si apre nella parte più antica delle mura di Oltrarno e conserva ancora i vecchi battenti; all’interno, sopra l’arcata c’è un affresco di scuola fiorentina del XIV sec. con "Madonna con Bambino e Santi". Da qui le mura di fortificazione giungevano fino a dove successivamente venne costruito il Forte di Belvedere. Da questo punto scendevano fino a Porta San Miniato, in ottimo stato, e quindi all’imponente Porta San Niccolò (1324) che costituiva il caposaldo difensivo a protezione dell’Arno in proseguimento, sull'altra sponda del fiume, con la Torre della Zecca; all’interno della porta si può vedere una lunetta affrescata con "Madonna, Bambino e Santi" del XV sec.; si vedono anche i tre ripiani ad arcate sovrapposte con le scale in pietra».

http://www.edarc.it/OltreFi/OltreFi_file/OltreFi_Porte_Firenze.htm


Firenze (torre degli Amidei o Bigoncia)

Dal sito http://angolodellamicizia.forumfree.it   Dal sito http://angolodellamicizia.forumfree.it

«Detta anche Bigonciola o Bigoncia, appartenne alla famiglia Amidei, celebre perché dagli scontri di quest'ultimi con i Buondelmonti sarebbero nati i partiti di guelfi e ghibellini a Firenze. L'episodio che fece da scintilla fu l'assassinio del giovane Buondelmonte de' Buondelmonti ad opera di un Amidei, fatto di sangue che avvenne tradizionalmente proprio ai piedi di questa torre. La torre risale all'alto medioevo e si trovava un tempo vicina alla porta cittadina di santa Maria dell'antica cerchia delle mura di Firenze, meglio conosciuta come Tor Santa Maria, che da anche il nome alla via. La torre venne scapitozzata con molte altre nel Duecento, cioè venne abbassata di alcuni piani per un regolamento edilizio entrato in vigore in quell'epoca. In parte ricostruita dopo che le mine tedesche fecero saltare gli accessi al Ponte Vecchio nel 1944, danneggiandola a metà senza però farla crollare completamente, è situata oggi in mezzo a edifici costruiti negli anni '50. Presenta il classico rivestimento in filaretto di pietra, con due alte porte al pian terreno a doppia ghiera, cioè coronate da due archi, uno molto ribassato e uno più alto, in questo caso a sesto acuto. La disposizione delle aperture e degli elementi decoratici è piuttosto inconsueta per l'epoca e in parte dovuta ai radicali restauri ottocenteschi. Sopra le porte sporgono due teste leonine in marmo bianco, delle quali solo una è originale e viene fatta risalire addirittura all'epoca etrusca (ma l'attribuzione di autenticità è discorde). Fu ripescata dalle macerie della torre e quivi ricollocata su incarico della Soprintendenza dopo la seconda guerra mondiale. Per queste figure la torre è talvolta indicata anche come Torre dei Leoni. La lapide dantesca ricorda la menzione degli Amidei nel canto del Paradiso dove il poeta incontra il suo avo Cacciaguida, che gli cita numerose famiglie fiorentine. Sopra l'iscrizione è stato inserito lo stemma della famiglia a bande orizzontali».

http://angolodellamicizia.forumfree.it/?t=14646714&st=15


Firenze (torre dei Buondelmonti)

Dal sito www.360globe.net   Dal sito www.mybestflorence.com

«La Torre dei Buondelmonti è un'antica torre di Firenze, a pianta quadrangolare, situata in via delle Terme. è a pianta quadrata, molto riconoscibile per la sua forma alta e stretta. Abbassata nel 1200 come quasi tutte le torri, l'aspetto odierno è molto fedele all'aspetto originario. La famiglia dei Buondelmonti aveva numerose torri nella zona. Edificata nel 1200, fu incorporata nel Quattrocento nel palazzo di famiglia adiacente».

http://www.mybestflorence.com/it/place/117/centro-storico-quartiere-1/palazzi-e-torri/torre-dei-buondelmonti.html


Firenze (torre dei Foresi)

Dal sito http://firenzeneidettagli.blogspot.it   Dal sito www.unmondodibene.com

«La Torre dei Foresi si trova all'angolo tra via Porta Rossa e piazza dei Davanzati a Firenze. La torre si trova quasi davanti a Palazzo Davanzati e durante l'Ottocento fu resa più visibile attraverso l'abbattimento di alcune case per la creazione dell'odierna piazza. La famiglia Foresi, originaria di Campi Bisenzio, ebbe il suo momento di maggior splendore tra il XIII e il XIV secolo, prima di estinguersi nel Cinquecento. Legati alla parte guelfa, essi avevano il patronato della chiesa di Sant'Andrea a Brozzi. Le loro case occupavano un'area piuttosto vasta, che arrivava fino a piazza Santa Trinita e via Monalda. La torre dei Foresi originariamente apparteneva ai Monaldi i quali, per lascito testamentario, lo passarono ai Foresi. Venne parzialmente distrutta dai ghibellini dopo la battaglia di Montaperti e successivamente, nel XV secolo, fu ceduta alla famiglia Della Palla prima e dei Pandolfini poi. Oggi è tra le torri meglio conservate della Firenze medievale e si eleva in angolo con la sua mole a base quadrangolare e il tipico filaretto di pietra come rivestimento. Sono ben cinque le file di buche pontaie che marcano anche i piani (vestigia di ballatoi lignei che correvano attorno alla muratura), mentre vi si aprono solo tre finestre per lato, dal primo al terzo piano, probabilmente allargate in epoca successiva alla costruzione. Al piano terra resta una porta alta e stretta con architrave monolitico sormontato da un arco a tutto sesto. Tracce di finestre tamponate sono visibili su piazza Davanzati. Sul fianco destro della torre si nota una casa più bassa ma con lo stesso tipo di decorazione esterna, tanto da far pensare ad un edificio unico con la torre. Questa casa è un po' più recente rispetto alla torre e non si appoggia alla stessa a causa di una piccola intercapedine, un espediente usato per poter salvare la casa in caso di eventuale distruzione della torre. La torre formava quindi con l'edificio attiguo una sorta di palagio cioè quella forma residenziale intermedia tra le case-torri e i palazzi veri e propri. Tra i confort dell'epoca spiccano un pozzo privato e le ampie cantine per varie merci».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dei_Foresi


Firenze (torre dei Ghiberti o delle Vedove)

Foto di Sailko, dal sito http://commons.wikimedia.org   Foto di Sailko, dal sito it.wikipedia.org

«La Torre dei Ghiberti, o delle Vedove, si trova in via del Corso 48 rosso, angolo via Sant'Elisabetta a Firenze. La torre duecentesca apparteneva inizialmente alla consorteria di Adimari, Caviccioli, Erbolotti, ecc., e entrò nelle proprietà della famiglia Ghiberti nel 1259, con documenti di compravendita di altre porzioni fino al 1427. Entro quella data la torre originaria ed alcuni edifici limitrofi erano stati trasformati nel presente "palagio" a base rettangolare, di sviluppo prevalentemente verticale, con un pian terreno caratterizzato da grosse bozze di pietraforte, regolari nel taglio e che sembrano preannunciare il bugnato, dove si apre un grande portone ad arco più tardo, così come il soprastante terrazzino con balaustra in ferro battuto e portale timpanato, non anteriore al XVII secolo. Ai piani superiori il rivestimento diventa il tipico filaretto in pietra, dove si aprono, sul prospetto principale, due finestre rettangolari allineate verticalmente; oltre una prima gronda sporgente, al livello degli edifici limitrofi, si innalza un'altana con tetto a doppio spiovente e due monofore. La torre, dove nel XIV secolo abitò anche lo scultore e orafo Lorenzo Ghiberti (che aveva però la sua bottega in Borgo Allegri) venne rimaneggiata nel XX secolo, quando venne tolto l'intonaco scoperta la pietra».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dei_Ghiberti


Firenze (torre dei Giuochi, casa Dante)

Dal sito www.turismocongusto.it   Dal sito http://sgueo.blogspot.it

«Il museo della Casa di Dante si trova tra la piazzetta e in via Santa Margherita, strada del centro storico di Firenze situata in una fra le zone in assoluto più antiche della città. La vicinissima chiesa di Santa Margherita de' Cerchi è il luogo dove il poeta avrebbe incontrato per la prima volta Beatrice Portinari. L'attuale museo incorpora alcune case medievali, come una delle due Torri dei Giuochi, quella situata in via Santa Margherita al n.1. La famiglia dei Giuochi era vicina di casa degli Alighieri e si estinse intorno al 1300 con Cesare di Gherardo. La casa degli Alighieri originale viene in genere indicata (senza però avere la certezza) come un edificio distrutto che sorgeva in piazza San Martino, accanto alla Torre della Castagna, verso l'attuale via dei Magazzini. La casa torre del museo deve il suo aspetto medievale ad un restauro del 1911 a cura dell'architetto Giuseppe Castellucci, al termine del quale fu aperto il museo odierno. La torre presenta il tipico filaretto in pietra, ha alcuni erri a "becco di cicogna" e le caratteristiche buche pontaie. Su un lato, sopra una mensoletta, è stato collocato un busto bronzeo di Dante, opera di Augusto Rivalta. Pittoresco è il piccolo pozzo sulla piazza. l museo è essenzialmente didattico, con numerosi pannelli esplicativi sulla Divina Commedia, Dante, i suoi tempi e i suoi personaggi. Conserva riproduzioni di documenti sul poeta, modellini e diorama che mettono in luce alcuni aspetti della sua vita e degli avvenimenti storici dell'epoca, come la battaglia di Campaldino. Vi sono inoltre ricostruzioni dell'arredamento, del vestiario e di altri aspetti della vita quotidiana della Firenze medievale, oltre ad alcuni reperti originali, soprattutto di scavo, su armi, monete e ceramiche dell'epoca. Su una lastra del pavimento della piazzetta antistante la casa, non lontano dalla pittoresca vera da pozzo, si trova un curioso profilo di Dante sbozzato, del quale si ignorano le origini. Una seconda Torre della famiglia dei Giuochi si trova in via Santa Margherita davanti alla Chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, ed è appena distinguibile nella cortina di edifici, perché intonacata ai piani superiori. Solo al piano terreno presenta ancora il tradizionale rivestimento in pietra e un grande arco in parte tamponato».

http://www.turismocongusto.it/arte-musei/s311/casa-di-dante.html


Firenze (torre dei Mannelli)

Dal sito www.digital-images.net   Dal sito www.blogtuscanyall.it

«La Torre dei Mannelli si trova in cima al Ponte Vecchio e vi si accede da Via de' Bardi a Firenze. Questa torre è l'unica superstite dei quattro capi di ponte, cioè le torri che controllavano un ponte ai quattro angoli. I Mannelli facevano risalire le loro origini addirittura alla famiglia romana dei Manlii, ed erano di credo ghibellino, imparentati con i burrascosi Uberti. Dopo la definitiva sconfitta del loro partito con la Battaglia di Benevento subirono l'esilio, ma rientrarono presto cambiando il nome (in Pontigiani, per la torre sul "ponte", o Piazzigiani, perché questo quartiere era chiamato "Piazza"), mutando la fede politica e giurando fedeltà alla Parte Guelfa. La torre è famosa per il contenzioso tra la famiglia e Cosimo I, quando venne deliberata la costruzione del Corridoio Vasariano, che avrebbe previsto l'abbattimento della torre. La famiglia riuscì a opporsi fermamente e Giorgio Vasari dovette modificare il suo progetto facendo passare il corridoio attorno alla torre, attraverso un sistema di grossi beccatelli in pietra serena che ancora oggi si possono vedere. La torre venne danneggiata durante la seconda guerra mondiale, ma non in maniera irreparabile e fu restaurata dall'architetto Nello Baroni su incarico della Soprintendenza ai Monumenti (1944-46). Oggi presenta ancora il caratteristico rivestimento in filaretto di pietra a vista, punteggiato da alcune buche pontaie. Vi si aprono alcune finestre di diverse forme, alcune quadrangolari, altre sormontate da archi. All'ultimo piano si apre una sala panoramica di realizzazione più recente».

http://www.blogtuscanyall.it/article-corridoio-vasariano-florence-museum-torre-dei-mannelli-114520211.html


Firenze (torre dei Visdomini)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://commons.wikimedia.org

«La Torre dei Visdomini si trova in Via delle Oche, un vicolo appena adiacente a Piazza del Duomo a Firenze. La torre, piuttosto alta, è a pianta quadrangolare ed è inserita lungo la cortina edilizia degli edifici lungo la via. Presenta una serie di finestre ai vari piani, poste in asse ma di diverse dimensioni. Sulla sommità la copertura spiovente suggerisce la presenza di capriate, dalle quali spunta un'altana, un piccolo ambiente panoramico. È ricoperta dal classico filaretto in pietra e presenta una targa con versi della Divina Commedia (Paradiso, XVI, 112-114), posta nell'Ottocento, sormontato da un piccolo stemma della famiglia. I versi danteschi si riferiscono al fatto che i Visdomini, assieme alle famiglie dei Tosinghi e dei Cortigiani, avevano l'incarico di occuparsi della sede episcopale vacante nell'attesa che venisse nominato un nuovo vescovo. Nella pratica questi defenditori del vescovado occupavano il Palazzo Arcivescovile guadagnandone i relativi vantaggi e profitti finché non entrava in carica il nuovo vescovo. I Visdomini avevano il patrocinio della chiesa di San Michele Visdomini, che anticamente si trovava su piazze del Duomo e fu riedificata qualche isolato più distante per fare spazio al corpo della cattedrale».

http://it.inforapid.org/index.php?search=Torre%20dei%20Visdomini


Firenze (torre della Castagna)

Dal sito http://curiositasufirenze.files.wordpress.com   Dal sito http://news.comune.fi.it

«La Torre della Castagna, detta anche Bocca di Ferro, è una delle antiche torri del centro storico di Firenze, tra le meglio conservate, situata in Piazza San Martino all’angolo con Via Dante Alighieri. La torre è molto antica edificata nel 1038 venne donata in quella data dall’imperatore Corrado II ai monaci dell’attigua Badia Fiorentina, a difesa del monastero stesso. Dal 1282 fu il primo luogo di riunione dei Priori di Firenze dal 1282 fino alla realizzazione del Palazzo del Bargello. Il nome deriverebbe infatti dalle castagne che essi usavano mettere in particolare sacchetti durante le votazioni. La torre, grazie alla sua origine “al di sopra delle parti” venne risparmiata dalla distruzione nella seconda metà del XIII secolo. La torre è a base quadrangolare ed è piuttosto alta e slanciata. Un restauro del 1921 la ha riportata alle forme più antiche. Oggi il pian terreno e il primo piano (con un mezzanino) sono di proprietà dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci G. Garibaldi, che vi ha allestito all’interno anche un piccolo museo di cimeli risorgimentali, visitabile il giovedì pomeriggio. I piani superiori appartengono all’attiguo Tribunale di Firenze e non sono visitabili. Il portale al pian terreno presenta il doppio arco, chiamato anche senese. A destra è presente una lapide menziona il quarto paragrafo del primo libro della Cronica di Dino Compagni che menziona la torre, mentre su via Alighieri una seconda, grande lapide ricorda il ruolo di sede delle riunioni del governo dei priori nella torre».

http://news.comune.fi.it/wpreda/flic/?p=656


Firenze (torre della Pagliazza)

Dal sito www.teladoiofirenze.it   Dal sito www.firenzetoday.it

«...Dietro via del Corso si trova Piazza Santa Elisabetta. Un gruppetto di signore cammina piano, guardando in alto. Rimbomba solo la voce di una donnina sveglia che racconta alle amiche in visita la storia misconosciuta del piccolo slargo. In questa piazzetta si trova un pezzo di una Firenze antica. Più antica della cupola del Brunelleschi e di Santa Maria Novella, la torre della Pagliazza. Un edificio unico nel suo genere, la sola torre cilindrica della città. Nessun angolo. Un cerchio perfetto che probabilmente faceva parte della cerchia di mura bizantine erette dai barbari all’indomani di un’invasione, quella avvenuta durante la guerra gotica. Ma l’origine non è molto ben definita. C’è chi sostiene che sia opera dei Longobardi - quindi posteriore - che l’avrebbero edificata come semplice casa torre. Ma c’è anche chi è convinto che le origini dell’edificio vadano cercate nella Firenze romana. Nel corso dell’ultimo restauro, è stato infatti scoperto che le fondamenta della costruzione sono costituite da un muro circolare, il perimetro di una piscina. Secondo gli esperti si tratterebbe della vasca di una struttura termale, una sorta di distaccamento delle terme principali della città, quelle situate vicino al Ponte Vecchio, oggi scomparse, che si trovavano in corrispondenza dell’attuale via delle terme.

Se l’origine della torre è avvolta nella nebbia dei secoli, ben più definita è la destinazione d’uso che gli venne affidata a partire dal dodicesimo secolo. Per circa cento anni la torre fu adibita a carcere femminile prendendo l’appellativo di ‘Palleacza mulierum’ - da qui viene la denominazione odierna di torre della Pagliazza - derivato dai giacigli di paglia su cui dormivano le prigioniere. Nel secolo successivo fu utilizzata come campanile dalla chiesa originariamente dedicata a san Michele alle trombe e poi a Santa Elisabetta. La chiesa fu sconsacrata nel 1785 e successivamente inglobata nei palazzi circostanti. Oggi non ne rimane che qualche ricordo. Una fonte battesimale e qualche pittura muraria, conservate nella hall dell’albergo che occupa l’intera torre e l’edificio attiguo. L’aspetto odierno - conservato durante i lavori dell’architetto Gamberini tra la metà degli anni ’70 e ‘80 del Novecento - rammenta l’aspetto cinquecentesco della Torre. Quando si sentiva rintoccare una campana memore del pianto delle donne in cella e dei romani immersi in acque purificatrici».

http://blog.firenze-online.com/luoghi/301/lantica-torre-della-pagliazza/


Firenze (torre della Serpe)

Foto di Sailko, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.mybestflorence.com

«La Torre della Serpe faceva parte del tracciato due-trecentesco delle Mura di Firenze. Questa torre, oggi situata in un'isola nei trafficati Viali di Circonvallazione in mezzo al viale Fratelli Rosselli, aveva una funzione di guardia ed era un tempo vicina ad una postierla, cioè una porticina nascosta nelle mura usata dai militari di ronda. In questo punto le mura formavano un angolo, che spiega la presenza della torre: le mura, provenendo dalla vicina Porta al Prato, curvavano ad angolo retto in direzione dell'Arno, che idealmente attraversavano per ripartire sull'altra sponda del fiume all'altezza del Torrino di Santa Rosa. La struttura è piuttosto semplice con il coronamento originale merlato. Il nome deriverebbe da un famoso capo-guardia denominato "Serpe". Oggi è la prima testimonianza delle Mura che si incontra nella riva nord dell'Arno a partire da ovest. Nelle vicinanze esisteva un'altra porta, la Porticciola, che fu distrutta durante la costruzione dei viali e che si trovava sul luogo dell'attuale consolato americano. Ora è sede della Sezione di Firenze del CNGEI».

http://sketchup.google.com/3dwarehouse/details?mid=15927fd93e9ebbb1a4acd7e3fc99aa3


Firenze (torre della Zecca)

Dal sito www.firenze-online.com   Dal sito http://beatricegp.files.wordpress.com

«La Torre della Zecca era l’ultima porta a est di Firenze; il nome deriverebbe dal fatto che al suo interno ospitò l'Officina della Zecca, dove venivano coniati i fiorini della Repubblica fiorentina. La torre sorgeva in mezzo ai resti di una fortezza smantellata prima che nell’800 fossero smantellate le vecchie mura. Oggi la torre si presenta semplice e massiccia, con alcune piccole feritoie e senza merlatura, isolata in mezzo a uno svincolo stradale dei Viali di Circonvallazione. All'interno della torre esistono più stanze un tempo usate dai soldati di guardia, con soffitti voltati. Inoltre la torre presenta alcuni ambienti ricavati nei piano sotterranei».

http://www.mybestflorence.com/it/place/59/centro-storico-quartiere-1/mura-e-porte/torre-della-zecca.html


Firenze (torre e palazzo degli Acciaioli)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.letsbookhotel.com

«Palazzo Acciaiuoli, anche detto palazzo Usimbardi o Usimbardi-Acciaiuoli, si trova in Borgo Santi Apostoli nel centro storico di Firenze. Incorpora la più antica Torre degli Acciaiuoli, già dei Buondelmonti, situata all'angolo Chiasso delle Misure. Oggi vi è ospitato un albergo. La torre, costruita dai Buondelmonti attorno al 1280, appartenne a Niccolò Acciaiuoli, Gran Siniscalco del Regno di Napoli, che la incluse nel suo palazzo nel 1341, diventando uno degli edifici più antichi posseduti dalla potente famiglia fiorentina degli Acciaiuoli. Alla fine del Cinquecento, passò alla famiglia di Colle val d'Elsa degli Usimbardi. Nel 1864 e nel 1920 la torre fu oggetto di restauri (quelli dei secondo decennio del Novecento diretti dall'architetto Ugo Giusti) che privilegiarono le componenti medievali e che hanno determinato l'aspetto odierno. La torre è tra le più alte di Firenze: stretta e rivestita dal tipico filaretto di pietra, ha una porta sormontata da un architrave monolitica su due mensolette modanate. Sopra di essa si apre una ghiera con un arco a sesto acuto.

Il palazzo, detto anche Palazzo del Gran Siniscalco dal nome del fondatore, è costruito in pietra con grosse bozze regolari al pian terreno e filaretto di pietra ai piani superiori. Ha l'aspetto di una fortezza, piuttosto austero, e ricorda il Bargello. Tre ordini di finestre ad arco, sottolineate da cornici marcapiano, scandiscono la facciata, che all'epoca doveva risultare tra le più maestose della città. Sulla facciata si trova anche lo stemma dei certosini di Niccolò Acciaiuoli, che presenta due leoni che sorreggono bandiere gigliate; al centro la croce del Calvario e la scritta Certosa a ricordare la fondazione della Certosa di Firenze proprio su iniziativa dell'Acciaiuoli, che donò questo stesso palazzo ad uso dei certosini. Vi è poggiata anche una lapide del 1930 con una parte in italiano che ricorda la famiglia Acciaiuoli ed una in latino che descrive come la posizione del palazzo, come scritto nell'Archivio Fiorentino delle "Carte della Certosa". All'interno corre una scala in legno alla quale si accede dal palazzo. Sulla sommità si trovano due terrazze panoramiche a livelli diversi. Alla morte di Niccolò il palazzo passò quindi ai monaci della Certosa, che lo possedettero fino alla soppressione degli ordini monastici all'inizio dell'Ottocento. Venne messo in vendita e passò in diverse mani, tra le quali i Burresi Pettini furono gli ultimi, che ancora lo posseggono e lo usano in parte per un'attività alberghiera».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_degli_Acciaiuoli


Firenze (tutti i palazzi e tutte le torri)

Dal sito http://kidslink.bo.cnr.it/correggio/firenze/palazzo.html   Dal sito www.firenze-oltrarno.net

  

«L’architettura del Rinascimento fiorentino non ha lasciato il segno soltanto negli edifici pubblici o nei luoghi di culto, ma ha disegnato anche il volto delle abitazioni private che ancora oggi fiancheggiano le vie principali del centro storico. Da Piazza Santa Maria Novella si fanno pochi passi per entrare in via dei Tornabuoni, la più elegante di Firenze, dove si trovano le vetrine dei negozi di lusso con un occhio di riguardo al settore dell’alta moda e dell’oreficeria. Una bella esperienza può essere la visita di Palazzo Davanzati che, contrariamente a quelli descritti fino ad ora, ospita un Museo molto originale dedicato alla Casa fiorentina antica. Palazzo Davanzati si raggiunge percorrendo via Porta Rossa e si può identificare con facilità grazie alla loggia cinquecentesca che lo cinge. Si tratta di un nobile e sobrio esempio di architettura privata del Trecento fiorentino, preludio ai fasti molto meno austeri che saranno propri delle dimore nobiliari nel secolo successivo. Il Museo offre una ricca e completa panoramica sulla vita quotidiana del Trecento a Firenze, grazie a collezioni che raccolgono arredi d’epoca, utensili di cucina, suppellettili, ceramiche e addirittura corredi matrimoniali. Comunque il palazzo fiorentino per eccellenza rimane Palazzo Pitti, facilmente raggiungibile attraversando l’Arno dal Ponte Vecchio. Poderoso edificio in bugnato, fu progettato dal Brunelleschi per un facoltoso commerciante e spettò all’Ammannati ingrandirlo quando ne divenne proprietaria Eleonora di Toledo, giovane moglie di Cosimo I de’ Medici. Qui vissero i Granduchi di Toscana e successivamente i Lorena e la corte sabauda, vi si svolsero memorabili manifestazioni teatrali ed eventi mondani degni di una casa regnante. All’interno del Palazzo meritano sicuramente una visita il Museo degli Argenti e la Galleria Palatina, mentre l’esterno è costituito dal meraviglioso Giardino di Boboli. Tipico esempio di giardino all’italiana, Boboli offre spazi verdi progettati con consapevolezza teatrale e scenografica, arricchiti da statue, grotte e meravigliosi punti panoramici sulla Città del Fiore. ...».

«A Firenze, come in molte altre città italiane, nel medioevo svettavano le torri fatte erigere dalle più ricche e potenti famiglie nobili: la torre - oltre a essere un'abitazione e offrire rifugio in caso di pericolo - era simbolo del prestigio della famiglia, e quindi doveva superare in altezza quelle dei rivali. Non era raro che qualche torre crollasse perché i suoi proprietari avevano cercato di costruirla... troppo alta. Nel centro di Firenze si possono vedere ancora oggi numerose torri, sopravvissute a guerre civili, fulmini e abbattimenti dovuti a ristrutturazioni e cambiamenti nel gusto (dal 1300, infatti, il palazzo e non più la torre simboleggiava la potenza di una famiglia), ma nessuna di esse ha mantenuto la sua altezza originaria. Dopo la nascita del comune alla metà del XIII secolo tutte le torri furono mozzate, per dare un segnale visibile di come il potere delle famiglie nobili fosse ormai finito: il cronista fiorentino Giovanni Villani (1280-1348) nella sua Nuova Cronica scrive che nel 1251 fu deciso "che tutte le torri di Firenze, che ce n'avea grande quantità alte 120 braccia [quasi 70 metri], si tagliassono e tornassono alla misura di 50 braccia [29 metri] e non più, e così fu fatto; e delle pietre si murò poi la città oltrarno". Anche nei quartieri di Oltrarno esistevano molte torri: la maggior parte di esse è stata non solo "tagliata" nel 1251 ma anche inglobata in palazzi e altri edifici in epoche successive, e soltanto alcune sono immediatamente riconoscibili come torri».

http://www.portale-toscana.it/firenze_palazzi.php - http://www.firenze-oltrarno.net/italiano/arte/torri.php

Elenco dei palazzi: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzi_di_Firenze - Elenco delle torri: http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Torri_di_Firenze


Firenzuola (borgo, rocca)

Dal sito www.comune.firenzuola.fi.it   Dal sito http://mapio.net

«Il nome del paese, che significa piccola Firenze, fu suggerito dallo storico Giovanni Villani ( XIV secolo), che ideò anche lo stemma raffigurante per metà l’arma del comune di Firenze (il giglio) e per l’altra metà del popolo (la croce rossa in campo bianco). Il paese un tempo era racchiuso nel cerchio di mura del castello, che è aperto a sud e a nord da due porte medioevali ampliate nel 1874; Porta Fiorentina, con antico campanone, e Porta Bolognese. Il castello di Firenzuola fu edificato nel 1332 dalla Repubblica di Firenze per porre un freno alla potenza della famiglia degli Ubaldini. Anche qui come a Scarperia, la struttura del paese è rettangolare, con la via principale che l’attraverso da una porta all’altra e con due piazze laterali. Nel 1342 gli Ubaldini incendiarono Firenzuola. Iniziata la ricostruzione, le capanne di legno dentro le mura furono di nuovo bruciate dagli Ubaldini nel 1351 e dalle truppe dei Visconti di Milano. Nel 1361 venne aperta la strada del Giogo che contribuì molto alla prosperità del paese; per il grande passaggio di viandanti e pellegrini venne costituito un ospizio dedicato a S. Jacopo. Nel 1371 fu costruita, in una delle due piazze laterali, la Rocca, in cui abitavano i Podestà: uno di loro fu Michele di Lando, animatore della rivolta dei Ciompi a Firenze (1378). Ma la nascita del Comune di Firenzuola risale al 1373. Negli anni seguenti il paese fu centro delle lotte che portarono all’affermazione di Firenze sulla Romagna toscana. Nel XV secolo venne quasi completamente riedificata per interessamento di Lorenzo il Magnifico e per un certo periodo fu governata da Niccolò Machiavelli. Con l’avvento del dominio napoleonico nel 1811 Firenzuola e il suo territorio furono annessi al circondario di Modigliana (in Romagna), ma in seguito il governo granducale la ricondusse sotto il dominio fiorentino. Negli anni 1954-55 il paese fu infestato da una grave epidemia di colera. Nel corso della seconda guerra mondiale, fu quasi totalmente distrutta (1944), ma oggi è stata completamente ricostruita». Attualmente la rocca, sede dell'amministrazione comunale, ospita il Museo della Pietra Serena.

http://www.turismo.intoscana.it/site/it/localita/Firenzuola-borgo-di-tradizioni/?d=1


Fucecchio (castello di Salamarzana)

La torre Grossa, che sorge sul sito del castello di Salamarzana, dal sito www.bellezzedellatoscana.it   Resti del castello, dal sito www.bellezzedellatoscana.it

«Il Castello di Salamarzana è situato nel cuore del centro storico di Fucecchio sul Poggio Salamartano all’interno del complesso che racchiude anche il Palazzo Corsini e il Parco Corsini. Le origini del Castello di Salamarzana risalgono probabilmente all’XI secolo, anche se l’attuale aspetto risale al 1322, anno in cui i fiorentini edificarono il castello fortificato nel corso della guerra contro Castruccio Castracani, signore di Lucca. L'imponente costruzione era costituita da due torri maggiori, la 'torre grossa' e la 'torre di mezzo', e da una minore (detta Pagliaiola), circondate da una doppia cinta muraria dotata di alcune torri di minori dimensioni e fortificazioni all'altezza delle porte di accesso. Le torri venivano utilizzate oltre che per luoghi di avvistamento anche per comunicare con le vicine località attraverso segnali di fumo o di fuoco specialmente con la rocca di San Miniato, dove, dal 1370, aveva sede il Vicario fiorentino con giurisdizione sul medio Valdarno inferiore La “Torre Grossa” coronata da merli e di dimensioni maggiori rispetto alla Torre Pagliaiola, risale al XII secolo e sorge sul luogo del precedente cassero, come testimonia il basamento in pietra che si differenzia dai mattoni in cotto con cui è costruita il resto della torre.

La fortificazione, da cui oggi si può ammirare lo splendido panorama sulla campagna della Toscana, ha sempre svolto un importante ruolo di controllo del crocevia fucecchiese e del ponte sull'Arno. Il Castello di Salamarzana protetto da una guarnigione inviata dalla città di Firenze, aveva anche lo scopo di tenere a freno l'inquieta popolazione locale e di reprimere i fermenti antifiorentini che si manifestarono frequentemente nel corso del 1300. Tuttavia, verso la fine del XIV secolo, dopo che Firenze riuscì a conquistare Pisa, la fortificazione perse la sua importanza militare. Da allora il Castello di Salamarzana, pur restando di proprietà di Firenze, fu affidato al Comune di Fucecchio. All'interno questo edificio conserva tracce evidenti delle precedenti costruzioni medievali, essendo formato da almeno due corpi di fabbrica riuniti durante le ristrutturazioni del XV secolo. Dal 1460 il Castello di Salamarzana e gli edifici adiacenti divennero centro amministrativo di una grande fattoria e proprietà Medicea che la utilizzarono come deposito di derrate agricole.  Nel 1643 la fattoria fu acquistata dai marchesi Corsini, che nel 1864 divennero proprietari anche del Castello, acquistandola dal Comune.  Nel 1981 quest'ultimo ha riacquistato l'intero complesso, poi restaurato e destinato a uso pubblico (museo della città, parco, biblioteca, archivio storico, servizi sociali). Oggi si possono ammirare i resti del Castello di Salamarzana danneggiati soprattutto a causa dei bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale».

http://www.visitvaldelsa.com/toscana/11-comuni-della-valdelsa/fucecchio/cosa-visitare/il-castello-di-salamarzana.html


Fucecchio (palazzo Corsini, rocca Fiorentina)

Dal sito www.lettera43.it   Dal sito www.fucecchionline.com

«L'area [complesso Corsini] comprende le torri medievali ed il parco che si estende per circa 4 ettari ed una serie di edifici uniti da spazi comuni. Il corpo principale degli edifici dell'ex fattoria Corsini - Palazzo Corsini - si presenta oggi nelle forme assunte tra il XV e il XVI secolo. è in diretta comunicazione con l'area occupata dal parco e dalla rocca trecentesca. Fino al Quattrocento il palazzo e la contigua area fortificata della rocca vissero vicende diverse e separate. La seconda fu probabilmente sede, già dall'XI secolo, del castello cadolingio di Salamarzana e, successivamente, del "cassero", documentato in età comunale (secoli XII-XIII). Nel terzo decennio del Trecento le fortificazioni furono ristrutturate per volontà delle autorità fiorentine. In quegli stessi anni il primo nucleo di quello che sarebbe divenuto il "palagio" di fattoria è da identificare nella dimora dei Rosselmini, una potente famiglia locale che aveva qui un complesso di residenze raccolte intorno a un chiostro, comunicante con un'antica porta castellana. La prima unificazione funzionale delle due aree avvenne agli inizi del Quattrocento, quando gli edifici e le fortificazioni passarono sotto il controllo di ricche famiglie fiorentine. Nel 1460 il palazzo, già divenuto centro amministrativo di una fattoria, fu acquistato da Giovanni di Cosimo dei Medici, per passare successivamente al figlio di quest'ultimo, Lorenzo il Magnifico e infine all'ospedale di Altopascio. Alla fase della proprietà medicea risalgono importanti interventi di ristrutturazione dell'edificio, che assunse sostanzialmente l'aspetto attuale. L'area fortificata, che aveva intanto perduto ogni interesse strategico, era utilizzata come deposito di derrate agricole. Nel 1643 la fattoria fu acquistata dai Marchesi Corsini, che nel 1864 divennero proprietari anche della rocca, acquistandola dal Comune. Il ciclo si chiuse nel 1981, quando quest'ultimo riacquistò l'intero complesso.

Il palazzo. L'edificio, a cui si accede da piazza Vittorio Veneto, è articolato su tre piani, si conclude con un'elegante loggetta sorretta da colonne in laterizi che sovrasta l'originaria facciata. Il palazzo, edificato sulle più antiche mura castellane, includeva una porta attestata sulla "piazzetta" (oggi piazza Niccolini) e raccordata direttamente con i principali borghi: Porta Raimonda (Via Martini), Gattavaia (Via Manzoni), Porta Bernarda (Via Donateschi). All'interno l'edificio conserva tracce evidenti delle precedenti costruzioni medievali, essendo formato da almeno due corpi di fabbrica riuniti durante le ristrutturazioni del secolo XV. In particolare sono evidenti, al primo piano, un arco in cotto decorato su fronte Nord e un frammento di affresco databile tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo. Ancora al primo piano decorazioni pittoriche (paesaggi, corniciature) realizzate da Stefano Fabbrini nella seconda metà del Settecento. All'edificio principale sono collegate due ali formate dai locali precedentemente adibiti a servizi della Fattoria e che oggi ospitano la Biblioteca, l'Archivio Storico e parte del percorso museale».

http://www.fucecchionline.com/arte-cultura.htm


Fucecchio (palazzo del Podestà, palazzo Montanelli Della Volta)

Palazzo del Podestà, foto di Seilko, dal sito it.wikipedia.org   Palazzo Montanelli Della Volta, foto di Photopoint, dal sito www.fucecchionline.com

«Il palazzo del Podestà, o palazzo Pretorio, è un edificio a due piani confinante per due lati con piazza Vittorio Veneto.  La sua costruzione iniziò nel 1304, contestualmente ai lavori di apertura della piazza voluti dalle istituzioni politiche che necessitavano adesso di spazi pubblici più ampi e decorosi. Alla fine del Seicento l'area fu ulteriormente allargata mediante l'abbattimento dell'antico palazzo della Cancelleria che occupava parte del versante occidentale della piazza. Il palazzo pretorio ha subito nel tempo ripetute e profonde modifiche strutturali e di destinazione. Oltre che residenza dei podestà, è stato sede del Vicariato regio e, nel XVIII secolo, ha ospitato al suo interno il Teatro della locale Accademia dei Fecondi. Ha subito poi la trasformazione in carcere mandamentale, in sede di Pretura e, infine, prima dell'ultima guerra, dell'Arma dei Carabinieri.

Palazzo Montanelli Della Volta. Il palazzo deve il suo nome alla “volta”, come nel Medioevo veniva chiamato questo luogo, sia per l’ampia curva che la strada compie in questo punto che per la presenza di un edificio adibito a magazzino, detto appunto “volta murata”. Qui, nel centro del castello, si trovavano tra il XIII e il XIV secolo, le abitazioni delle famiglie più ricche e potenti, in gran parte imparentate tra loro o legate da interessi comuni. è probabile che il palazzo sia sorto nel Cinquecento per unione delle antiche abitazioni preesistenti. Sulla facciata in laterizio sono infatti ancora evidenti indizi dell’accorpamento di due diversi edifici: uno, a sinistra, più grande, del quale si intravedono tracce di finestre ad arco acuto che sovrastano quelle attuali e un secondo, a destra, più stretto, dove le antiche finestre sono segnalate da archi a tutto sesto. Il Palazzo, di proprietà del Comune, è oggi sede della Contrada Sant’Andrea e della Fondazione Montanelli Bassi, che ne hanno promosso e realizzato il restauro».

http://www.comune.fucecchio.fi.it/info241WEB20/menu_new.asp?num=15753 - num=15752


Greve in Chianti (borgo, palazzo Comunale)

Dal sito www.tuscanypictures.com   Dal sito www.bestourism.com

«Il più antico nucleo abitato da cui ebbe origine il centro di Greve viene individuato sull’attuale collina di San Francesco, citata in un documento dell’XI secolo per una donazione di S. Bernardo degli Uberti al Monastero di San Salvi. In seguito fu sede di un antico ospedale e, dalla fine del Quattrocento, ospitò un piccolo insediamento monastico dell’Ordine Francescano (da cui prese il nome), trasformato oggi nella sede del Museo d’Arte Sacra. Greve in Chianti nacque ai margini delle importanti reti di comunicazione che facevano capo alla via Volterrana e alla via Francigena. In compenso, i percorsi viari del territorio permettevano di raggiungere agevolmente Firenze e, attraverso l’attuale Passo del Sugame, la valle dell’Arno a monte di Firenze, dove si trovano importanti luoghi di mercato (come ad esempio Figline Valdarno). Fu proprio questo carattere di apertura nei confronti di diversi approdi commerciali a determinare la nascita del mercatale di Greve, l’attuale Piazza del Mercato, al centro di un’area densamente popolata, già ricca di pievi e chiese rurali e disseminata di castelli e borghi feudali, che dopo la conquista e la successiva trasformazione da parte dei fiorentini sono divenuti residenze signorili, ville e ville-fattorie. Il Chianti fiorentino era un territorio pregiato dal punto di vista agricolo: vi si produceva, fra l’altro, un vino molto apprezzato, citato da documenti del XIV secolo, che allietava le mense dei ricchi fiorentini. La posizione intermedia tra Firenze e Siena, in un periodo di grande crescita culturale, artistica ed economica delle due principali città della Toscana, ebbe conseguenze importanti per lo sviluppo dell’intero territorio grevigiano, al quale contribuì anche la presenza regolare, nelle residenze di campagna, di un qualificato ceto dirigente, rappresentato dalle principali famiglie fiorentine.

La parte più antica del borgo gravita intorno al convento di San Francesco e alla piazza del mercato: tale struttura rimarrà sostanzialmente intatta fino al XIX secolo. Solo dopo l’Unità d’Italia, con l’assegnazione della sede del Comune, il vecchio “mercatale a Greve” diventerà il centro più importante della vallata. ... L’imponente palazzo municipale, in stile neorinascimentale, si affaccia sull’antica piazza del mercatale, sul lato opposto rispetto alla Chiesa di Santa Croce. L’attuale palazzo sorge sui resti del vecchio palazzo pretorio, la cui costruzione fu iniziata nel 1485 e terminata nel 1489: di questo vecchio edificio non abbiamo notizie rilevanti tranne la sua destinazione presunta a sede della Lega della Val di Greve che dipendeva dall’omonima Podesteria. Al di sopra di questo edificio fu costruito il nuovo palazzo comunale che fu iniziato nel 1894 e terminato alla fine del 1895. L’amministrazione vi si insediò per la prima volta il 24 gennaio del 1896, come si può leggere sulla lapide presente nel corridoio d’ingresso. Il progetto fu dell’Ing. Carlo Baglioni il quale scelse come stile di rivestimento del palazzo il “bugnato”, in omaggio ai noti palazzi rinascimentali fiorentini, e come materiale di rivestimento della facciata la pietra arenaria, probabilmente proveniente dalla vicina cava di Caprolo. Sempre nell’ingresso del palazzo si possono osservare gli stemmi della Podesteria della Lega della Val di Greve, databili dalla fine del 1400 al 1700 e le quattro lapidi commemorative dei cittadini del comune caduti durante la guerra italo-abissina, la guerra italo-turca e le due guerre mondiali».

http://www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/cosa-visitare-a - http://www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/visitare-a


Greve in Chianti (castello di Mugnana)

Dal sito www.castellodimugnana.it   Dal sito www.castellodimugnana.it

  

«Mugnana rappresenta il caso tipico di trasformazione di un castello, inteso come villaggio fortificato (dotato anche di una chiesa parrocchiale, intitolata a San Donato), in residenza privata monofamiliare, dal momento in cui, nel corso del XIV secolo, le sue strutture, insieme a quelle del dirimpettaio Castello di Sezzate entrarono a far parte del patrimonio della famiglia fiorentina dei Bardi, ai quali è stata attribuita (forse erroneamente) la torre, alta in origine circa 60 metri e poi ridotta per motivi militari (l’avvento delle armi da fuoco rendeva proibitive queste altezze), e l’attuale cortina muraria di notevoli dimensioni, ma tutte preesistenti al XIV secolo. Mugnana subì danni nel corso dell’assedio di Firenze (1530) ed anche nel 1896, quando un terremoto causò la distruzione della parte alta del cassero, riducendo ulteriormente l’altezza della torre. Nonostante i vari interventi di ristrutturazione e di restauro che hanno adattato molte strutture interne ad un gusto “medievale” ottocentesco, è ancora oggi possibile identificarvi alcune tracce di interventi costruttivi che interessarono sia le mura sia la torre. Intorno al portale di accesso in pietra serena molto rimaneggiato, ad esempio, il paramento murario è caratterizzato dalla presenza di una serie di pietre di medie dimensioni di alberese con tonalità rossastra, che daterebbero al pieno XIII secolo l’edificazione di questa cortina muraria. La tipologia del paramento della torre sembra piuttosto simile a quella della cinta e, in effetti, il suo perimetro e la presenza di alcune aperture su tutte e quattro le facciate dell’edificio con archi a sesto leggermente ribassato in arenaria, datano la struttura almeno alla seconda metà del Duecento, mentre la merlatura delle mura ed il ballatoio ad esse connesso nella parte alta, sono frutto di un rimaneggiamento recente, probabilmente ottocentesco. Assai suggestivo è infine il cortile del palazzo, chiuso da ben tre corpi di fabbrica tra i quali un loggiato con pilastri poligonali in pietra serena che sorreggono una muratura molto regolare, costituita da pietre che potrebbero essere databili alla prima metà del Duecento ed un altro con volte a crociera in laterizio ricostruito con tipico gusto ottocentesco».

http://www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/castelli-d


Greve in Chianti (castello di Querceto)

Dal sito www.movimentoturismovino.it   Dal sito www.caivaldarnosuperiore.it   Dal sito www.caivaldarnosuperiore.it

«Il Castello di Querceto è ubicato nella parte nord-orientale del territorio del Chianti Classico, in una piccola valle, fra il Passo del Sugame e Dudda, facente parte del Comune di Greve in Chianti, anche se si trova sul versante Valdarnese dei Monti chiantigiani. Faceva parte di un sistema di castelli, con Celle, Dudda e Lucolena, a guardia delle strade trasversali che dal Valdarno conducevano persone e merci nel Chianti. Si ergeva quindi per difendere la zona circostante, come una vedetta su una delle principali arterie di epoca romana, la via Cassia Imperiale, che fu costruita dall’Imperatore Adriano nel 123 d.C.; Erede certamente di una torre di avvistamento di origine longobarda, il castello conserva a tutt’oggi il suo aspetto medievale con un lungo corpo a forma di elle ed il torrione, al centro della facciata. Negli anni intorno al Mille esso faceva parte dei possedimenti dell’abbazia di Montescalari, mentre nel XII secolo fu confermato, in un rogito del 1220, come facente parte della giurisdizione imperiale da Federico II. Un documento del 1480 ci dice che il castello, dato alle fiamme tre anni prima dalle truppe del Duca di Calabria, apparteneva alla famiglia Canigiani che lo tenne sicuramente anche nel XVI secolo . In quel periodo il castello, per intervento della stessa famiglia, fu riedificato nelle forme molto vicine all’attuale stato; solo la parte delle mura che sovrasta la valle rimase in piedi ed è quella originale che è ancora visibile, a sostegno parziale dell’edificio costruito successivamente.

Successivamente fu acquistato dalla famosa famiglia Pitti, che lo mantenne per un lungo periodo, utilizzandolo come residenza di campagna. Si deve forse alla loro decisione l’intervento che nell’ottocento vide dotare il castello dell’attuale merlatura, che gli conferisce la caratteristica forma neo-medievale. Il castello di Querceto, dal 1897 è di proprietà della famiglia François, di origine francese, trasferitasi in Toscana nel corso del XVIII secolo, quando uno dei suoi componenti, funzionario della casa degli Asburgo-Lorena, si spostò in conseguenza dell’assegnazione del Granducato di Toscana al casato stesso. La famiglia può annoverare fra i suoi componenti alcuni personaggi illustri come Giuseppe, valente matematico, ed Alessandro, studioso di archeologia. Il secondo, grande appassionato di archeologia, arrivò alla scoperta di numerosi tesori, primo tra tutti l’inestimabile cratere greco rinvenuto a Chiusi in una tomba etrusca e risalente al 560-50 a.C., che in suo onore fu chiamato Vaso François, attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Firenze. Altre scoperte sensazionali sono la Tomba della Scimmia, rinvenuta nel 1846, il cui nome deriva da una raffigurazione presente su un lato della stessa, e la famosissima Tomba François, riportata alla luce nel 1857 a Vulci, nel nord del Lazio. All’inizio del secolo scorso Carlo François acquistò la proprietà e la trasformò da residenza di campagna ad azienda agricola. Da allora il Castello di Querceto ha iniziato a svolgere la sua attività vinicola. Dal 1978 l’azienda è condotta da Alessandro François che cura direttamente l’attività commerciale e promozionale coadiuvato dall’intera famiglia».

http://www.caivaldarnosuperiore.it/il-castello-di-querceto-greve-in-chianti


Greve in Chianti (castello di Sezzate)

Dal sito www.gatto.uon.it   Dal sito www.viaggiemontagne.it

  

«Sezzate presenta alcuni dei caratteri tipici di un castello medievale: in primo luogo, la sua posizione all’imbocco di una valle ne giustifica l’esistenza sul piano militare; inoltre è costituito da due nuclei: uno destinato alla residenza dei signori (“cassero”), l’altro alla popolazione concentrata nel villaggio circondato da mura che aveva una chiesa parrocchiale dedicata a San Martino. Degne di nota sono alcune arciere (feritoie lunghe e strette per permettere il tiro con l’arco) recentemente ripristinate insieme ad alcune buche pontaie (alloggiamenti nel paramento destinati a sostenere dei ponteggi in legno). La scarpata visibile alla base della struttura è probabilmente da considerare più tarda ed apposta sia per motivi di difesa dalle armi da fuoco, sia per rinforzare la solidità dell’edificio. Appartenente in origine alla famiglia Alamanni, Sezzate passò in seguito nelle mani dei conti Guidi, i maggiori rappresentanti dell’Impero in questa parte della Toscana e, proprio per questo aperto schieramento dei suoi signori, venne coinvolto, nel corso del XIII secolo, negli scontri tra il partito guelfo e quello ghibellino, subendo dei danni che non ne compromisero però le funzioni vitali se, ancora agli inizi del Trecento, in prossimità del castello aveva luogo un mercato destinato ad una clientela di un’area relativamente ampia (da Strada in Chianti a Rubbiana). Dopo aver assicurato le funzioni di residenza di tipo “signorile” per la famiglia fiorentina dei Bardi, che possedeva anche il dirimpettaio fortilizio di Mugnana, come molte omologhe, anche questa struttura venne destinata ad abitazione di contadini e divisa in unità abitative subendo poi un progressivo abbandono, fino al restauro che negli ultimi decenni ha riportato alla luce le originarie murature medievali, togliendo l’intonaco dalla maggior parte della cinta ed eliminando alcune superfetazioni successive all’edificio di età medievale».

http://www.comune.greve-in-chianti.fi.it/ps/s/castelli-e


Greve in Chianti (castello di Uzzano)

Dal sito www.greve-in-chianti.com   Dal sito www.greve-in-chianti.com

«Il castello di Uzzano è caratterizzato da alcuni resti dell’originaria cerchia muraria, di pianta rettangolare, mentre della villa rinascimentale rimangono la tipica bicromia, realizzata con intonaco bianco e pietra serena e la facciata con le doppie colonne. Il giardino all’italiana è stato rimaneggiato, nel Settecento, con l’aggiunta di una doppia scalinata e di alcune statue. Uzzano era un castello di dimensioni relativamente piccole che, nel 1269, subì l’abbattimento delle torri e delle mura per mano dei Ghibellini. Le difese dovettero, però, essere ricostruite se, nella prima metà del Trecento, l’insediamento – dotato di una chiesa parrocchiale intitolata a San Martino – veniva ricordato come un castrum dotato di una cinta muraria e di una porta, così come esso si presentava ancora alla fine del XVI secolo, in un disegno eseguito per la magistratura fiorentina dei Capitani di Parte Guelfa, per poi trasformarsi in villa nel corso del secolo successivo. Oggi rimangono soltanto alcuni tratti delle antiche fortificazioni, il resto fu incorporato in un nuovo grandioso fabbricato edificato su disegno di Andrea di Cione, detto l'Orcagna, e successivamente rimaneggiato ed ampliato. Nella struttura attuale, ancora imponente, è possibile identificare soltanto un tratto delle vecchie mura di pianta rettangolare, realizzate a piccole bozze di arenaria disposte su filari regolari e paralleli.

La presenza di una torre angolare cimata costruita con pietre di arenaria di piccole dimensioni, databile tra la seconda metà del XIII e la prima metà del XIV secolo, è forse concomitante alle ricostruzioni successive ai danni del 1269. Il bastione che sorregge e consolida la parte bassa delle mura costituisce sicuramente un intervento più tardo. Di datazione ancora più recente sono tutte le finestre aperte sulla cinta. La parte interna della fattoria, alla quale si accede attraverso un portale con arco bugnato a tutto sesto, coevo alla ricostruzione moderna dell’intero complesso, è molto interessante per la presenza di una corte con portici su quattro lati, rifiniti da pilastri in pietra serena di notevole eleganza. Il castello è noto per aver dato il nome alla famiglia del celebre Niccolò di Giovanni da Uzzano, che invano contrastò, nella Firenze dei primi del '400, l'inarrestabile ascesa di Cosimo de' Medici. Primo signore del castello fu Ranuccio dei Migliorelli, i cui discendenti presero il cognome da Uzzano e non si distinsero per meriti particolari fino al 1539, anno di nascita di Niccolò di Giovanni da Uzzano, benemerito di Firenze nel trecento per la sua onestà e il suo buon governo. Memorabili furono le lotte dei Medici contro il grande Niccolò, il quale tre anni prima della morte, nel 1430, scrisse il proprio testamento, incaricando i consoli dell'arte dei mercanti di Calimala di continuare la fabbrica cominciata per accogliere lo studio fiorentino in via della Sapienza e di prendere la direzione del collegio per i bambini poveri. Le sue ultime volontà, però, furono disattese: la signoria spese il denaro destinato alle due opere per la guerra contro il duca di Milano e il lavoro non venne mai più ripreso. ...».

http://www.greve-in-chianti.com/castello_uzzano.htm (a cura di Anna Maria Baldini)


Greve in Chianti (castello di Verrazzano)

Dal sito www.verrazzano.org   Dal sito www.verrazzano.com

«Il Castello di Verrazzano è famoso inquanto è la casa del navigatore Giovanni da Verrazzano (a volte scritto Verrazano), che ha scoperto la baia di New York. Il Castello di Verrazano è uno delle varie Villa/Castello nella valle del Chianti, fra le più importanti il Castello di Vicchiomaggio, il Castello di Uzzano, Villa Vignamaggio e Villa Calcinaia. La torre centrale del Castello è stata costruita nel tardo periodo Romanico e fu collegata da un tunnel sotterraneo ad un'altra torre poco distante, che forniva un punto di osservazione molto importante sulla valle del Chianti e da dove si poteva controllare tutti i movimenti tra Firenze e Siena. La famiglia Verrazzano, di origine Longobarda, prese il nome dalla zona dove si stabilirono nel VII Sec. secondo alcuni studiosi, e non prima del 971, secondo altri, quando il potere a Firenze era nella mani di Ugo, il marchese Toscano. Il nome Verrazzano potrebbe anche derivare dal nome latino dell'area "Veratius" (Veratiae Gentis - Fattoria dei Verazi), o dalla parola latina "verres" (cinghiale) e "zona", terra del cinghiale. La famiglia apparteneva alla fazione fiorentina dei Guelfi e questa fu causa di molte dispute e controversie. Nel 1247, i Verrazano persero, nella battaglia a Monteaperti nel 1260 contro i Ghibellini, due figli. Anche Ser Chiaro da Verrazzano, un valido sostenitore della causa dei Guelfi, dovette fuggire a Roma e lasciare il Castello nelle mani dei Ghibellini vittoriosi. A Roma, il Cardinale Corsini, conosciute le vicissitudini di Ser Chiaro, decise di concedere la stella, mezza bianca e mezza gialla (i colori del Vaticano) alla famiglia Verrazzano in modo che venisse apposta sul loro stemma.

Più tardi quando la pace fu ristabilita e i Guelfi tornarono al potere, Ser Chiaro ritornò alla sua casa, ma durante il suo soggiorno a Firenze fu attaccato dai Masnadieri di Ricasoli e derubato di tutte le ricchezze che aveva accumulato a Roma. Ma anche in questa situazione, Ser Chiaro, seppe dimostrare la sua capacità di girare a suo vantaggio anche le situazioni più negative: I ladri vennero catturati ed egli ottenne molto di più di quanto gli era stato derubato. Naturalmente venne anche odiato e invidiato, per come era riuscito a rigirare la situazione a suo vantaggio e per la sua posizione nel governo e negli affari della città. Egli non fuggi quando i fiorentini riaffermarono la loro indipendenza, dopo la morte del santo imperatore romano, Enrico VI nel 1197 rimanendo a difendere la città. Suo figlio dimostrò il coraggio e la mancanza di scrupoli della famiglia scoprendo i principali responsabili del complotto e gli fece decapitare. Un destino ben diverso venne riservato al vero assassino che accoltellò la vittima - le sue mani vennero tagliate e rimasero esposte al pubblico per tre giorni mentre egli fu lasciato in strada e mori dissanguato. Poco più è saputo della famiglia Fiorentina dei Verrazzano perché la loro casa venne distrutta dal fuoco durante l'assedio degli imperiali alla città nel 1530, e tutti i documenti più importanti vennero distrutti. La famiglia Verrazzano ebbe un altare (ancora esistente) e varie tombe nella chiesa di Santa Croce a Firenze».

http://www.greve-in-chianti.com/it/castello_verrazzano.htm (a cura di Anna Maria Baldini)


Greve in Chianti (castello di Vicchiomaggio)

Dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.bestourism.com

«Le origini del Castello Vicchiomaggio, inizialmente denominato Vicchio dei Longobardi, risalgono all'incirca al 1400 come riportato su alcune antiche pergamene ancora oggi conservate. La sua ubicazione in cima ad una collina dominante tutta la Val di Greve - a soli 18 km da Firenze e 38 da Siena - si è rivelata nel corso dei secoli una posizione altamente strategica. Il Castello Vicchiomaggio, costruito in solida pietra il cui fulcro è l'alta torre merlata, conserva d'intorno abitazioni castellane e mura di difesa. Grazie ad attenti e minuziosi restauri, è oggi perfettamente conservato ed è stato riconosciuto monumento nazionale. Nel Medio Evo, il Castello Vicchiomaggio dimostrò l'importanza determinante della sua posizione giocando un ruolo fondamentale nella difesa di Firenze nei conflitti avvenuti con Siena. Successivamente assunse il carattere di Villa signorile rinascimentale e raggiunse il suo massimo splendore. Fu proprio in questo periodo che all'originario nome Vicchio fu posposta la parola Maggio, a ricordo delle maggiolate del Calendimaggio.  Nella sua lunga e gloriosa storia, hanno soggiornato al Castello Vicchiomaggio numerose personalità, fra cui Leonardo da Vinci e Francesco Redi. Il primo, che vi soggiornò proprio nel periodo in cui stava dipingendo il suo capolavoro, la Monna Lisa, ne trasse un disegno maestoso e imponente che ritroviamo ancora oggi fra le sue carte personali; il secondo, accademico della Crusca, compose qui i versi della sua opera Il Bacco in Toscana, 1865».

http://www.vicchiomaggio.it/ita/castello.html


Greve in Chianti (castello di Vignamaggio)

Dal sito www.vignamaggio.it   Dal sito www.terranostra.it

«La Villa di Vignamaggio, circondata da un elegante giardino all'italiana, sorge in una splendida cornice chiantigiana di oliveti e vigneti ed è una autentica e mirabile testimonianza del Vignamaggio modello di vita agreste rinascimentale. Il nucleo della villa risale al secolo XIV per opera dei Gherardini, a cui apparteneva la celebre Monna Lisa, la "Gioconda" di Leonardo da Vinci. I Gherardini erano una nobile famiglia toscana, probabilmente di origini etrusche o romane, che nella seconda metà del '200 prese a costruire il proprio castello a Montagliari su una collina dominante la valle del fiume Greve. Da questa posizione erano soliti assalire chi trasportava vettovaglie e mercanzie a Firenze, che, nel 1302, decise di porre fine a questi episodi, mettendo sotto assedio il castello e distruggendolo. In seguito i Gherardini si trasferirono sull'altro versante della vallata, a Vignamaggio, dove crearono il primo nucleo di quella che è l'attuale Villa. Vignamaggio toccò il suo massimo splendore verso la metà del XVII secolo ed appartenne ai Gherardi fino al 1832. Nel 1925 fu acquistata dalla contessa Elena Sanminiatelli, la cui famiglia restaurò il giardino all'italiana e la villa. Qui visse a lungo anche lo scrittore Bino Sanminiatelli. Dal 1988 Gianni Nunziante, l'attuale proprietario, ha riabilitato edifici e giardino e ha intrapreso un progetto di ristrutturazione dei vigneti e delle cantine. Da ricerche effettuate si sono ritrovati presso l'archivio Datini di Prato alcuni documenti riguardanti Vignamaggio. Uno di essi in particolare, datato 26 ottobre 1404, consiste in una lettera a Francesco Datini a firma di Amido Gherardini, proprietario della tenuta a quell'epoca, nella quale si parla di vino inbotato a Vignamag(i)o che ha celebrato dunque nel 2004 il secentenario di tale attività».

http://www.vignamaggio.it/italiano/vignamaggio-storia.html (a cura di Amidio Gherardini)


Greve in Chianti (resti del castello di Colognole)

Dal sito www.homeaway.co.uk   Dal sito www.castellodicolognole.it

«Sulle incantevoli colline che circondano Greve si erge quello che doveva essere il Castello di Colognole, di cui rimangono tracce nella parte occidentale, dove si innalza una torre dal poderoso fabbricato in pietra» - «Three charming apartments in an authentic castle dating back to 12th C. in the typical green hills of Chianti Classico. The castle has undergone various restorations over the centuries which have highlighted its architectural features giving it a particular charm and giving its structure an aura of olden times. The castle itself is very picturesque, built in stone in a square hill overlooking Greve in Chianti. It has a peaceful and a dominating position in front of Montefioralle Castle. From the garden and the windows you have a magnificent, panoramic view of rolling Chianti hills, olive groves and vineyards».

http://www.about-chianti.com/greve-in-chianti - https://www.homeaway.co.uk/p91766


pagina 2

  •      

          

     

    ©2013

  •      


      su   Toscana  provincia di Firenze Home avanti