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BAGNO A RIPOLI, PALAZZACCIO DI MARCIGNANO O CASTELLO DI GAVIGNANO

a cura di Fernando Giaffreda

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I resti del castello.

 

 

 

 

 

 


Epoca: a partire dall’XI secolo, successivamente strutturato a castello vero e proprio.

Conservazione: ruderi e rovine.

Ubicazione: nella valle dell’Ema vicino Antella e Grassina, ma nel comune di Bagno a Ripoli, poco distante dalla frazione di Sant’Andrea a Morgiano. Coordinate 43° 41’ 52” N; 11° 21’ 24” E. Altezza circa 350 m s.l.m.

Come arrivarci: in auto fino a Sant’Andrea a Morgiano e fino al borghetto di Tavernuzze, poi a piedi sulla strada sterrata e sentiero CAI. Da Grassina 2 ore e mezzo di camminata.

Per visitarlo: a piedi e con molta lena.

   

Cenni storici.

Se foste degli incalliti romantici borghesi – e, nemmanco a dirlo, “rivoluzionari”, il qual aggettivo è sorto e ha agito più in là nel tempo rispetto all’età del romanticismo storico –, potreste fantasticare molto, e con molta letteratura di specie, su questo rudere di un ex grande castello medievale, ora, così com’è, definito il “Palazzaccio di Marcignano”, ma che nell’Ottocento era dato a toponimo per Gavignano in Val d’Ema, vicino Antella. E non si trova nemmeno nelle mappe cartografiche più dettagliate, ma forse quelle dell’Istituto Geografico Militare o catastali sarebbero più foriere di particolari.

Il Palazzaccio di Marcignano dà il nome alle rovine che restano dell’antico Castello di Gavignano, che il geografo Emanuele Repetti, nel suo Dizionario Geografico Fisico della Toscana, collocava già nella diocesi di Firenze, nella valle del rio Ema, l’affluente dell’Arno ove ebbe in possesso qualche terra già Dante Alighieri, che vi ricavava paglia per la vendita. Si trattava di un castello che ora non c’è più, con chiesa, che apparteneva ai nobili da Gavignano, i quali ebbero nome dall’attuale podere, ma che erano costituiti da una famiglia proveniente dalla parrocchia di Sant’Andrea a Morgiano, borgo di lì poco distante. Nel 1042 per Gavignano fu firmata su pergamena una permuta di terreni con l’abbazia di Passignano.

La costruzione del castello, quale sviluppo del primo solido fabbricato-abitazione dei da Gavignano, risale a qualche decennio dopo, sicuramente nel dodicesimo secolo. Si evince ciò dalla parte bassa della torre e dalle fondamenta del basamento della struttura, che sono tutte in pietra arenaria molto compatta, probabilmente locale. La parte superiore dell’attuale rudere è tutta in laterizio, segno di rimaneggiamenti più tardi, databili all’ultimo Medioevo. Sulle possenti murature risalta una bella finestra bifora con arcata e colonna in pietra, semidiruta. Le stanze interne, che non esistono più, dovevano essere a volta a crociera, ma si dovrebbero effettuare approfondimenti più fondati. Le rovine sono semiricoperte da una rigogliosa edera, ed è arduo e pericoloso addentrarsi nel rudere, nel cui cortile è presente tuttora un pozzo non protetto, collegato a una cisterna: abbisognerebbesi tutele e restauri importanti. Tuttavia, il complesso dei ruderi del Palazzaccio è completamente recintato da una rete che impedisce anche al più sprovveduto curioso di mettersi a rischio. La famiglia dei Rinuccini ne ebbe la proprietà dal Quattrocento in poi, e definiva quella proprietà come “torre-fortezza”. Il castello era indicato in altre parole come “torre con fortezza” in buono stato nel 1583, se si tiene fede ai disegni rilevabili dai catasti medicei relativi ai “popoli” e alle “strade” che venivano allora là misurate. Forse il perimetro murario era anche merlato.

Che il Palazzaccio avesse una funzione militare all’epoca dell’impiego della polvere da sparo lo si desume da certe feritoie, sì per il tiro con la balestra, facilmente adattabili anche per le armi da fuoco, ma anche da una bastionatura idonea al tiro col cannone.

L’ex castello dei da Gavignano è abbandonato fra i moderni poderi adattati a vigneti e oliveti, ma occorrerebbero dei cospicui interventi di manutenzione, ripristino e restauro per renderli fruibili e conosciuti da un pubblico più vasto. C’è chi ha ventilato l’ipotesi che lo stato di rovina del Palazzaccio di Marcignano sia dovuta non tanto da distruzioni o attacchi bellici, che pur ci potrebbero essere stati, quanto che si trovi su una faglia il cui scivolamento l’ha ridotta in questo stato.

  

Bibliografia.

Enzo DONNINI, Il Palazzaccio a Marcignano, Comitato per le ricerche sulla cultura materiale della Toscana, Antella [Bagno a Ripoli] 1976, pp. 29 [BNCF: 19714.22].

    

 

    

©2013 Fernando Giaffreda. Le foto (di Aldo Innocenti) sono tratte dal video, tranne l'ultima e il disegno, tratte da www.verditerre.org. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

    


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