Sei in: Mondi medievali ® Medioevo e Medicina ® Per una storia della medicina antica e medievale ® La medicina nell'alto Medioevo ® 5. Le epidemie


     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


 


    Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. EPIDEMIE  -  6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà


5.4.2 IL VAIOLo

   

I. ORIGINE E STORIA

Il vaiolo è causato da un virus che si trasmette da persona a persona attraverso minute gocce emesse dalla bocca e dal naso. Il vaiolo ha costituito una grave piaga sociale a causa dell’alta contagiosità e del decorso rapidamente mortale, non modificabile da alcuna terapia.

   

La prima sicura evidenza della malattia proviene dai resti mummificati di alcuni faraoni (tra cui Ramsete V, morto nel 1156 a.C.). Il morbo raggiunse l'India, forse nel corso del I millennio a.C., probabilmente portatovi da mercanti egiziani.

Mummia di Ramsete V

In Cina fu descritto nel 1122 a.C. e si diffuse nei primi insediamenti agricoli che s'andavano formando lungo le rive del Tigri, dell'Eufrate, del Nilo e di altri grandi fiumi ed era molto meno letale della peste, ma le sue conseguenze demografiche erano ugualmente gravi, dato che la malattia colpiva soprattutto i più giovani.

Nel 400 a.C. sembra aver contribuito alla caduta di Atene contro Sparta.

   

 Cenni riguardanti il vaiolo sono presenti in Galeno (II secolo d.C.); la sua diffusione nell'area Mediterranea non sembra tuttavia aver avuto gravi conseguenze nell'antichità pur essendo molto temuto. Quasi certamente era di vaiolo l'epidemia che cominciò a diffondersi nell'impero romano dal 165 d.C., portata dalle truppe reduci dalla Mesopotamia e durata una quindicina d'anni, durante la quale, affermò Galeno, morì tra 1/4 e 1/3 della popolazione italiana.

Il vaiolo giunse in Europa nel VI secolo e l’abate svizzero Marius d'Avenches [26], lo battezzò con il nome latino vanus (maculato) o anche varus (pustola).

L'Italia per la sua posizione geografica ed i frequenti scambi con altri popoli delle sponde mediterranee fu una delle prime regioni ad essere invasa.

La prima descrizione del vaiolo nella letteratura medica europea si ebbe attraverso la traduzione delle opere dei medici arabi Razes e Avicenna. L'opera di Razes fu pubblicata a stampa a Venezia nel 1498 con il titolo De pestilentia, e la prima stampa del Canon medicinae di Avicenna fu fatta, in lingua ebraica, a Napoli nel 1491.

Razes (865-925) distinse il vaiolo dal morbillo, indicò regole di  terapia e fornì suggerimenti per ovviare alle butterazioni lasciate dalla malattia. Avicenna (980-1037) descrisse il vaiolo nel quarto dei 5 volumi del suo Canon medicinae che Gherardo da Cremona medico ed arabista italiano nato nel 1114 aveva tradotto in latino. I crociati ne furono afflitti (1096-1291).

     

Acquedotto romano

Gabinetti pubblici romani

Nel XVI secolo il vaiolo venne introdotto nelle Americhe e fu uno dei fattori decisivi che portarono alla conquista da parte degli Spagnoli [27].

L'inglese E. Jenner mise a punto la vaccinazione antivaiolosa (1796) che venne diffusa rapidamente in Europa. 

Nel 1979 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato estinto il vaiolo!

   

RAZES

Razes (Abu-Bakr-Mohammed-ibn-Zakariya al-Razi, 865-932) fu il più eminente e originale rappresentante della medicina arabo-musulmana del Medioevo, considerato da alcuni come il padre della medicina sperimentale. Nacque in Persia, nell’865 (251 era musulmana) a Ray, a sud dell’attuale Téhéran. Praticò la musica (liuto), studiò filosofia e alchimia, matematica, astrologia, ed anche orologeria, economia e occultismo. Soffriva di una malattia agli occhi provocata dai vapori provenienti dai suoi esperimenti di alchimia. Insegnò medicina a Bagdad, sotto il Califfo Al Moktafi (901-907) e viaggiò in Siria, Egitto e Spagna. Organizzò le prime strutture ospedaliere a Bagdad, introdusse la metodologia clinica nell’Arte Médica, comprese l’anamnesi minuziosa e l’importanza della sintomatologia, le deduzioni diagnostiche e terapeutiche. 

Rhazes praticò molteplici specialità mediche: la chirurgia, la ginecologia, l'ostetricia, la chirurgia oftalmologica ed anche la stomatologia. I suoi scritti, in arabo, sono contenuti in 184 volumi di cui 61 riguardano la medicina. Kitab Al-Mansuri fi al-tibb, Al-Murshid, Al-Hawi" (contenuti: enciclopedia medica in 22 volumi, pubblicata a Parigi nel 1280), Shammyeh, Al Teb al Molooki (Medicina Reale) e Al-Jadri va alHasbeh, una meticolosa descrizione diVaiolo e Rosolia) che verrà pubblicata in Italia alla fine del XV secolo.

Sono indicati i tre aspetti principali della medicina: la sanità pubblica, la medicina preventiva e il trattamento di specifiche malattie ed i principi per la conservazione della sanità. Al-Hawi fu uno dei più importanti trattati sulla farmacologia in Europa la cui prima edizione in latino del 1279 per opera del giudice siciliano Farag ben Salem, apparve a Brescia e Venezia nel 1486. Ne esistono varie traduzioni: Venezia, 1529 e 1562; copia in arabo (1397 – 1414) nella biblioteca El-Escurial in Spagna, e in quella Nazionale Malek a Téhéran.

Le sue osservazioni sono ispirate da profonda saggezza: «La verità, in medicina, è un mezzo che non può attendere: tutto quello che possiamo leggere nei libri ha molto meno valore dell’esperienza di un medico che pensa e ragiona». «Quando Galeno e Aristotele concordano su un punto, i medici possono agevolmente prendere una decisione; ma quando le loro opinioni divergono è ben difficile metterle d’accordo. Chi consulta molteplici medici commetterà molteplici errori!».

A proposito della medicina aveva l’abitudine di dire che «in medicina, l’esperienza è al di sotto della scienza». Morì nel 925 (312 H) a Ray, ove era nato.

AVICENNA

Avicenna, nome latinizzato del filosofo, medico e letterato persiano Abu Ali al-Husain Ibn Sina (Afshana, presso Buhara, 980 - Hamadan 1037). Figlio di un funzionario  della dinastia persiana dei Samanidi, manifestò fin da fanciullo una spiccata attitudine per gli studi filosofici e scientifici e in particolar modo per la medicina. Attivo sostenitore del patriottismo iraniano, fu ministro (wazir) sotto i Buwaihidi a Hamadan, ma dopo la conquista della città da parte del sultano turco gasnavide Mahmud, si trasferì a Esfahan, dove divenne consigliere del principe kakuyide !Ala' ad-Dawlah. Morì durante una campagna per la riconquista di Hamadan. 

Le opere specificamente filosofiche di Avicenna sono il Libro della Guarigione e il Libro della Liberazione, scritte in arabo, che era la lingua dotta dell'epoca, e il Libro della Sapienza, in persiano. Nella medicina Avicenna è considerato uno dei massimi esponenti del periodo migliore della scuola medica araba; in arabo scrisse i suoi studi di anatomia, fisiologia, patologia e farmacologia, raccolti nel testo Il canone che, tradotto in latino nel secolo XII da Gherardo da Cremona col titolo di Liber canonis medicinae e ritradotto da Andrea Alpago nel secolo XV, influenzò per lungo tempo la medicina europea. 

La medicina di Avicenna, in buona parte di derivazione galenica, appare come una costruzione unitaria paragonabile, per il rigore scientifico svincolato da influenze filosofiche, a una disciplina matematica. Avicenna ci ha lasciato anche numerosi scritti riguardanti l'astronomia, la matematica e le scienze naturali, contenuti specialmente nel Libro della Guarigione.

   

II. IL VAIOLO NEL MEDIOEVO

Dopo la peste e il tifo, il flagello più temuto nei secoli passati, e nei periodi di grandi epidemie come il 1300, è stato senza dubbio il vaiolo, anche se la mortalità provocata dalle epidemie non è eccezionale, per la caratteristica di questa malattia di colpire quasi esclusivamente le classi di età più giovani. 

Il vaiolo sembra essere giunto in Europa con le invasioni degli Arabi.

Si sviluppò con particolare virulenza nel 1336 e la malattia colpiva soprattutto i bambini, ma procurava l’immunità ai sopravvissuti.

Fra il 1360 e il 1363, l'epidemia del vaiolo si diffuse nuovamente in varie zone europee. Nei primi episodi di vaiolo prevalse la mortalità infantile e nella seconda quella adulta. Si manifestò con pustolema, di colore violastro.

Secondo Girolamo Fracastoro [28], medico e scienziato, il vaiolo finiva per colpire tutti almeno una volta nella vita, a patto che non si morisse prematuramente. Il De contagione et contagiosis morbis (1546) classifica le diverse modalità di contagio.

 

III. PATOLOGIA E modalità DI DIFFUSIONE

Il vaiolo dopo ogni ondata epidemica era perpetuato allo stato endemico tra le popolazioni colpite. Il virus non dispone di ospiti animali per scatenare nuove ondate di epidemia: i soggetti non ancora infettati furono il serbatoio per la perpetuazione endemica del virus. Il vaiolo fu di per sé una malattia molto grave: morivano il 25% degli ammalati di forme ordinarie, 80% di quelli con vaiolo confluente e quasi tutti coloro che erano affetti da vaiolo emorragico.

Erano molto frequenti le complicanze a carico della congiuntiva ed in tal caso si determinava cecità.

Il vaiolo si trasmette soltanto da soggetto umano a soggetto umano per contatto tramite materiale proveniente da lesioni cutanee o mucose. Il periodo di incubazione dura circa 10-12 giorni.

Le manifestazioni patologiche del vaiolo in forma generalizzata e grave si presentano simili alla sintomatologia dovuta alla varicella: si ha la comparsa di febbre e prostrazione con la comparsa di una eruzione cutanea diffusa alla testa agli arti alle mani ed ai piedi (comprese anche palme e piante), piuttosto che diffondersi al tronco. L'eruzione cutanea evolve da vescicole a pustole che divengono ulcerate e che una volta guarite danno origine a piccole cicatrici. La mortalità varia tra il 16% ed il 30% dei casi.

 

La campagna di eradicazione della malattia, iniziata nel 1958 dalla OMS, è risultata efficace. L'ultimo caso è stato segnalato il 26 ottobre 1977 in Somalia. La OMS ha dichiarato il vaiolo eradicato nel 1980.

    

   

Il virus

I virus del vaiolo dell'uomo e degli animali fanno parte del genere Orthopoxvirus, che comprende numerosi virus classificati in 6 subgeneri [29].

   

Virus del vaiolo al microscopio elettronico.

  

Sviluppo del rash cutaneo nel vaiolo. Ai numeri corrispondono i giorni dopo l’iniziale comparsa. 3,4= papule; 5=vescicole; 7,9= pustole; 13= croste.

I virioni sono di forma ovoidale o di mattoncino. Il loro diametro è di circa 140-260 nm, la loro lunghezza di circa 220-250 nm. Il nucleo contiene il genoma, a doppio filamento di DNA.

Il tempo in cui l’ammalato è contagioso è di sole quattro settimane, ragion per cui quando le persone che potevano contagiarsi erano ridotte a pochi casi isolati le infezioni a catena si interrompevano.

La diagnosi si articolava solitamente in possibili alternative di gravi patologie cutanee [30].

 

VACCINAZIONE – Vaiolazione  [31]

La vaccinazione era conosciuta e ampiamente praticata in Medio Oriente, e venne studiata a Costantinopoli; in molti paesi forme di vaccinazione popolare erano diffuse nelle campagne. I popoli delle antiche civiltà asiatiche furono infatti i primi a constatare che i soggetti guariti dalla malattia vaiolare quasi mai ammalavano una seconda volta. Ebbero perciò l' idea di provocare artificialmente ed in forma lieve la malattia per proteggersi dal morbo nel corso della vita.

In Cina veniva procurata una vaccinazione già nell'antichità. I cinesi conoscevano già bene il morbo e Hokung ne aveva scritto attorno al 300 d.C. la prima descrizione clinica. Il primo resoconto scritto della vaiolazione è del 590 d.C.

A quei tempi la esecuzione della vaiolazione era parte di un rituale mistico-religioso. In India erano i sacerdoti di Brahma ad applicare il pus del vaiolo. La inoculazione avveniva per mezzo di scarificazioni cutanee che erano infettate con materiale vaioloso misto ad acqua del Gange. I Cinesi facevano indossare ai bambini indumenti imbrattati di pus tolti ad ammalati oppure introducevano nelle narici un tampone di cotone infettato o croste raccolte da casi lievi di vaiolo con poche pustole, conservate per un mese nella stagione fredda e la metà di questo tempo in quella calda.

Questo è detto in termini moderni un procedimento di attenuazione, intendendo con ciò la attenuazione della morbigenicità del materiale biologico somministrato ai soggetti sani per suscitare una reazione immunitaria senza determinare l'insorgenza della malattia.

                

 

L' infezione deliberata di soggetti sani fatta con pus del vaiolo di soggetti ammalati allo scopo di prevenire la malattia ebbe origine in India e forse in Persia in un'epoca anteriore all'anno 1000 d.C. Venivano fatte ingerire le croste delle pustole del vaiolo. La via digerente infatti può essere attraversata dal virus, senza diffondersi. Con il tempo il procedimento divenne più semplice e fu applicato a livello popolare, non più da sacerdoti. L'infezione era in genere ottenuta introducendo in una piccola ferita praticata sulla cute un poco di pus prelevato dalla pustola di un vaioloso verso il decimo giorno di malattia.

L'infezione deliberata con pus del vaiolo, la vaiolazione, era da tempo nota alle contadine greche del Peloponneso e della Tessaglia e sin dal 1500 era praticata in Turchia, anche nella parte europea del Paese, a Costantinopoli.

Nell'Europa occidentale qualche applicazione sporadica s'era cominciata a fare verso la fine del 1600 in Polonia, in Scozia e nel Galles, ma le basi immunitarie del fenomeno furono spiegate in Occidente in termini scientifico-razionali moderni solo verso la fine del secolo XIX. La variolazione era preceduta da una accurata preparazione dei soggetti, i quali erano messi a riposo e sottoposti ad una serie di purghe, digiuni e bagni. L'innesto  era poi effettuato strofinando su scarificazioni della cute di un braccio il pus prelevato dalle vescicole di un vaioloso. I sintomi conseguenti alla variolazione erano di scarsa entità e tuttavia tra il 2 e il 5% dei variolati si ammalava gravemente e taluni morivano.

 

Il sito dell'infezione era scelto, specie nell'adulto, tra il pollice e l'indice affinché la cicatrice che sarebbe rimasta dopo la caduta della crosta formasse una contrassegno facilmente visibile. Poi si copriva l' innesto con la cupola legnosa che accoglie la ghianda della quercia e si manteneva tale protezione per qualche ora. 

Tale metodo andò a diffondersi tra le popolazioni dell' Arabia, dell'Etiopia, della Nubia, dell' Africa del Nord, dell' Asia Minore, del Caspio ove i Circassi, si dice, usavano vaiolare in modo speciale le bambine destinate agli harem.

In queste terre la vaiolazione rimase a lungo e in alcune regioni dell'Etiopia, del Pakistan, dell' Africa Occidentale e dell' Afghanistan sopravvisse ancora molti anni dopo l'arrivo del vaccino di Jenner. Anche nelle colonie francesi e nei possedimenti italiani in Libia la si vide ancora praticare negli anni ‘20.

      

  

   


26  Il vescovo Marius d'Avenches, che la tradizione chiamò san Mario, nacque nella regione di Autun in Francia, nel regno di Borgogna e morì a Losanna nel 596. Fu tra i firmatari del Concilio di Mâcon nel 585 e fondò le chiese di Avenches, Payerne, Saint-Saphorin nel  Lavaux. Fece costruire un convento a Losanna. Marius fu anche l’autore di una cronaca dei Re dei Franchi, Goti e Borgognoni, negli anni 455–581, di cui si è perduto il testo.

27  Il vaiolo fu una delle malattie epidemiche più distruttive per gli amerindi: comparso a Hispaniola (Haiti) nel 1518, ridusse la popolazione a poche migliaia di individui. In Messico esplose a Tenochtitlán (Città del Messico) nel 1520, subito dopo la cacciata degli spagnoli, permettendo il loro ritorno e la riconquista di una capitale ormai spopolata. Intorno al 1525 il vaiolo giunse in Perù, causando un indebolimento della popolazione che favorì la conquista da parte degli spagnoli di F. Pizarro, iniziata nel 1531.

28  Girolamo Fracastoro (Verona 1478 - Verona 1553). Medico, filosofo, astronomo e poeta, fu maestro all'Università di Padova e archiatra di Paolo III, al quale dedicò l'opera astronomica Homocentrica (1538). Autore del poemetto in esametri Syphilis sive de morbo gallico (scritto nel 1521, ma pubblicato nel 1530), in cui fornì la prima descrizione completa della sifilide, nel De contagione et contagiosis morbis (1546) fu tra i primi a supporre che le infezioni erano dovute a germi portatori di malattia, capaci di moltiplicarsi nell'organismo ospite e di passare il contagio tramite la respirazione. Scrisse anche un dialogo di estetica dal titolo Naugerius, sive de poetica (1555).

29  Nel primo subgenere (virus vaiolo-simili) sono inclusi il vaiolo umano (smallpox), l'alastrim, il vaiolo bovino (cowpox), il virus vaccinico (vaccinia), il vaiolo murino, il vaiolo delle scimmie (monkeypox) e quello dei conigli. I membri di questo subgenere sono sierologicamente in stretto rapporto tra loro e sono correlati da una forte immunità reciproca. Vi è reattività crociata. Il virus vaccinico “Vaccinia” è un ceppo artificiale ottenuto nel corso della storia (iniziando due secoli fa con le prime vaccinazioni) coltivando il virus del vaiolo sulla cute dei bovini e fu per un certo tempo anche chiamato Poxvirus officinalis. Tale virus nella specie umana produce una pustola nella sede di inoculazione; ad essa fa seguito una cicatrice. I poxvirus capaci di infettare la specie umana oltre a quello del vaiolo (smallpoxvirus) sono i seguenti: Vaccinia, Virus del mollusco contagioso, Monkeypox virus, Pseudocowpox virus, ORF virus, Cowpox.

30  Diagnosi differenziale del vaiolo: Varicella, Herpes zoster disseminato, Impetigine, Eruzioni cutanee da farmaci, Dermatite da contatto, Eritema multiforme minore, Eritema multiforme, Infezione enterovirale, Herpes simplex disseminato, Scabbia, Mollusco contagioso.

31  Vaccinazione antivaiolosa. Edward Jenner, medico della Contea di Gloucester in Inghilterra raccolse informazioni sul vaiolo e sullo strano fenomeno delle mungitrici che risultarono immuni dall’infezione. Il 14 maggio del 1796 egli verificò sperimentalmente la sua teoria: praticò una inoculazione in un ambino di 8 anni, James Pipps, usando materiale da una pustola di vaiolo bovino anziché umano. Il ragazzo contrasse effettivamente il vaiolo bovino e si rimise completamente dopo sei settimane di convalescenza. Jenner procedette dunque ad una seconda inoculazione, usando questa volta il siero di pustole umane; il ragazzo non mostrò nessun sintomo della malattia, dimostrando che l'immunizzazione con vaiolo bovino conferisce immunità verso il vaiolo umano. Jenner battezzò il metodo vaccinazione, poiché il siero originario proveniva da una vacca.

   

   

©2006 Raimondo G. Russo

         


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