Sei in: Mondi medievali ® Medioevo e Medicina ® Per una storia della medicina antica e medievale ® La medicina nell'alto Medioevo ® 4. La medicina e la chirurgia


     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


  


Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. LE EPIDEMIE  -  6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà


La preparazione della teriaca

 

La teriaca (o triaca): composto medicamentoso, sotto forma di pasta, usato ufficialmente per curare i morsi degli animali e per i dolori di stomaco, si preparava solo dietro permesso dei medici ed era costituita da un miscuglio di mitridato, alchermes, giacinto, elettuario de gemmis. La scrupolosità con cui la sua preparazione era condotta, l'accurata registrazione di ogni dose preparata su appositi registri, la verifica da parte del medico della liceità nei procedimenti e la presenza del medico nella polverizzazione degli ingredienti, solitamente eseguita all'aperto, ci fa capire l'importanza e forse la pericolosità del preparato.

In alcune cronache giunte a noi si descrive la preparazione della teriaca nel '500 nei giardini dei conventi o delle Università: la forma era solenne, con il pubblico che poteva assistere e medici e farmacisti all'opera. Una volta preparata, la preziosa pozione veniva posta in vasi di maiolica.  

È stata questa, almeno per sette secoli, la panacea per molte malattie e infermità. Un mistero alchemico?

Secondo certi storici, erano stati i Templari, che praticavano le arti alchimistiche, a detenere la ricetta di questa mistura.

  

4.1 MEDICINA E CHIRURGIA. VISIONE D'INSIEME

 

Malattie e salute

Che cosa succedeva quando ci si ammalava?

La vita nel Medioevo è stata definita "pericolosa, inumana e breve". All’epoca la gente sopportava molto più dolore e molte più sofferenze di quanto dobbiamo fare noi oggi.

Nel Medioevo molti erano i mali che la medicina dell'epoca non riusciva a guarire. Quasi la metà dei bambini periva a causa di malattie infettive prima di compiere i cinque anni. Le giovani morivano di parto e gli uomini morivano per incidenti o in guerre.

 

I medici e la paura

«I dottori non forniscono nessun aiuto concreto soprattutto perché sono terrorizzati di visitare il malato», scrisse Guy de Chauliac, nel XIV secolo, ma questo concetto era ben radicato nella popolazione.

Molti medici del tempo pensavano che la malattia fosse il risultato di un miasma venefico; per neutralizzarlo gettavano sul fuoco polveri aromatiche e accendevano candele.

Tenevano spesso sul naso un’arancia secca ripiena d’erbe.

Altri facevano sostare i loro pazienti nelle cloache, pensando che l’odore nauseabondo degli escrementi facesse fuggire il morbo. Solo i ricchi, però, potevano permettersi la presenza di un dottore.

...«Questo prezioso amuleto reca sollievo ai sofferenti di infiammazione celebrale, ai maniaci, ai malati di angina; salva dai reumatismi e dalle malattie della testa e degli occhi»

Queste furono le parole di un medico portoghese: Arnoldo da Villanova che, nel XIII secolo, era considerato una grande celebrità. Non occorrono altre parole per far capire a che punto si trovasse la medicina nel Medioevo.

In numerose fonti agiografiche - da Gregorio di Torso fino al basso Medioevo - viene messa in evidenza l’inutilità della medicina. Non poche volte lo sforzo del medico per guarire la gente da malattie viene preso come il tentativo audace e addirittura peccaminoso dell’uomo di voler immischiarsi, per motivo di correzione, negli impenetrabili piani di Dio. Questo era lo scetticismo presente nel Medioevo.

                             
Il paziente

La visita

La scienza medica era veramente decaduta, dopo aver conosciuto i due grandi studiosi di medicina dell’antichità: Ippocrate (V-IV secolo a.C.) e Galeno (II secolo d.C.); la grande stagione della medicina del mondo antico subì, infatti, nella tarda antichità, due potenti attacchi, che le vennero portati su fronti diversi: le invasioni dei popoli del Nord e il Cristianesimo.

Le culture germaniche, da una parte, avevano teso a limitare ed emarginare la cultura romana, e quindi a respingere il bagaglio teorico della medicina; dall'altra il Cristianesimo oltre a guardare con sospetto, se non a condannare apertamente, i frutti della cultura pagana (e quindi ancora l'impostazione teorica della medicina), portava di per se stesso un messaggio nuovo e indiscutibilmente forte: la vita è cosa effimera perché l’uomo è solo un pellegrino sulla terra, sottoposto al dolore, alla malattia e alla morte quale pena per il peccato originale.

Quando i "barbari" invasero l'Europa, inoltre, molte opere degli antichi vennero da essi distrutte e quelle che poterono essere salvate rimasero per anni e anni custodite nelle biblioteche dei monasteri. Fu così che gli uomini andarono man mano dimenticando molte nozioni importanti degli antichi.

Per esempio, la teoria di Ippocrate secondo la quale le malattie non sono da attribuire a cause soprannaturali fu completamente dimenticata.

In pieno Medioevo (secoli XII e XIII) le malattie più gravi furono di nuovo considerate opera del demonio.

In una visione di questo genere la medicina, di fatto, diventava una cosa superflua se non addirittura nociva al doloroso ma necessario processo di purificazione e di espiazione: la cura fisica, per il cristiano, doveva essere al massimo subordinata a quella spirituale, per cui l'assistenza ai malati veniva considerata come un mero atto di carità cristiana, un mezzo per il credente/medico di dimostrare il proprio amore verso il prossimo malato e quindi, in ultima analisi, verso Dio.

Questa teoria veniva sostenuta da Ireneo (135-200 circa), padre della Chiesa che bollava di eresia il dualismo tra anima e corpo, e da Clemente Alessandrino (circa 150-215), che spesso faceva riferimento a teorie fisiologiche per spiegare fatti spirituali. Gregorio di Nissa, anch'egli padre della Chiesa, sosteneva che il corpo umano era stato creato per essere sede dell'anima.

     

Senza la presenza di una tradizione medica, comunque, non si potrebbero però giustificare le testimonianze, alcune delle quali risalenti al VII secolo, di dotti medici che disponevano di ampie raccolte di testi, né spiegare la rapida ascesa della medicina come scienza a partire dalla seconda metà dell'XI secolo.

La medicina occidentale avanzò, comunque, molto lentamente durante il Medioevo. Gli studi si appoggiavano sulla sfera religiosa ed i religiosi erano molto più interessati alla cura dell’anima che a quella del corpo. Molti teologi ritenevano che le cure fossero possibili solo attraverso la preghiera.

La concezione cristiana delle malattie e delle lesioni portò alla fondazione di molti grandi ospedali, costruiti e gestiti dai monaci: sebbene poco era fatto per curare i pazienti, essi erano generalmente ben nutriti e confortati dal personale infermieristico religioso.


Sebbene la medicina e la chirurgia fossero anche allora strettamente correlate, i medici medioevali tenevano una netta distinzione fra di esse.

Generalmente i medici trattavano i problemi interni al corpo e i chirurghi quelli esterni quali: ferite, fratture, lussazioni, problemi urinari, amputazioni, malattie della pelle e sifilide. Essi anche praticavano i salassi ai pazienti inviati loro dai medici e si occupavano inoltre di estrazioni dentarie, osteologia, oculistica ed ostetricia.

Inoltre, mentre aumentava la popolazione delle città medievali, le condizioni igieniche (vedi allegato 5.4) peggioravano, conducendo ad una ampia varietà di problemi sanitari. La conoscenza medica era limitata e, nonostante gli sforzi degli addetti medici pubblici e delle istituzioni e regole religiose, l’Europa medievale non aveva un adeguato sistema sanitario pubblico.

Il sapone, pressocché sconosciuto ai Romani, sembra essere stata una invenzione gallica e divenne di uso diffuso nel corso del secolo IX. Inizialmente era liquido e divenne più simile all’attuale nel corso del XII secolo. Forse furono gli Arabi che lo svilupparono, formato da olio di oliva (al-Qali) e talvolta natron (sodio carbonato). In seguito venne preparato con olio di oliva profumato alle erbe, assieme a grasso di animale, cenere e soda.

I molti miti e le molte superstizioni riguardanti la salute e l’igiene giocavano un ruolo importante.

La gente credeva, per esempio, che le malattie fossero diffuse dagli odori cattivi. Era anche assodato che il corpo fosse il risultato dei difetti dell’anima. Molti cercavano il rimedio dalle loro malattie con la meditazione, la preghiera, i pellegrinaggi ed altri metodi non medici.

Il corpo umano era visto quale parte dell’universo, un concetto derivato dai Greci e dai Romani e la teoria dei quattro umori di Galeno (descritta precedentemente, n.d.t.) era sempre di basilare importanza.

Durante questo periodo la medicina iniziò comunque ad essere riconosciuta quale professione, sulla base di una formale istruzione, un curriculum standardizzato e leggi riconosciute.

In alcune regioni, i medici erano tenuti a superare esami prima di iniziare la pratica. I medici non addestrati erano destinati a sanzioni e multe, cosicché la licenza di stato divenne procedura comunemente diffusa.

Le donne-medico trattavano comunemente pazienti femminili, ed i medici non istruiti o autodidatti, o ”sanguisughe”, sebbene derisi dai medici istruiti, erano lasciati lavorare sia sull’uomo, sia sugli animali.

L’assistenza medica era molto costosa e solo pochi potevano permettersela. Di conseguenza la pratica medica formale veniva praticata dalla Chiesa che correlava la malattia con la ricompensa divina.

I malati e gli anziani potevano essere curati da medici esperti, monaci, guaritori popolari (spesso donne, specie nelle aree rurali), in relazione alla classe socio-economica del paziente.

   

Per tale motivo, molti ammalati iniziarono pellegrinaggi nella speranza di guarire, riappacificandosi con Dio. Ciò non fermò i monaci, che erano i più acculturati nella popolazione generale, dall’applicare ciò che avevano imparato copiando i testi antichi. Ogni monastero aveva una infermeria dove i rimedi esistenti si basavano sulle erbe, secondo gli insegnamenti ippocratici, coltivate nei loro giardini.

Le cure a quei tempi erano principalmente basate su preparati di erboristeria, in associazione con diete che specificavano il tipo ed il quantitativo di cibo (possibilmente in unisono con i principi degli umori) e con l’esercizio fisico. Solitamente nei casi più gravi o più avanzati, poteva aver luogo un trattamento chirurgico. Tale includeva, ma non solo, pratiche di salasso, amputazioni o manipolazione ossea.  

A causa della insicurezza della medicina accademica, molte volte il paziente medioevale poteva volgersi a certi incantamenti, specialmente preghiere, o specifici rituali Cristiani. Non era infrequente il credere a guarigioni miracolose.

Poiché la maggior parte della popolazione dell’Europa medievale non viveva nelle città dove avrebbero potuto giovarsi di medici colti e non superstiziosi, più spesso che non, essi si rivolgevano ai guaritori locali che erano solitamente infermiere, casalinghe, o semplici esperti di rimedi erboristici.

  

GLI OSPEDALI

I primi ospedali si formarono fornendo assistenza e rifugio ai vecchi, agli invalidi e ai pellegrini itineranti: i primi ospedali sorsero come ospizi per persone non abbienti, più che come luoghi di cura.

Invece di invocare gli dei pagani, veniva chiesto il supporto dei santi patroni.

Il termine hospitalitas era sì noto agli antichi, ma solo come attitudine individuale o come obbligo nei confronti dell'ospite: solo con l'avvento del cristianesimo inizia a venire considerato come un servizio reso al bisognoso.

Non doveva però mai mancare l'immagine del Signore, in quanto gli ospedali erano considerati dei luoghi dove ci doveva essere la presenza guaritrice dello Spirito Santo.

Gli ospedali divennero sempre più diffusi: "l'amore di Dio”, la pietà per umanità e la preoccupazione per il proprio benessere consigliarono e favorirono tali costruzioni. Analogamente i più facoltosi utilizzavano i servizi dei monasteri o dei pochi ospedali nelle aree urbane.

Ogni monastero aveva una infermeria con trattamenti prevalentemente erboristici.

I primi ospedali vennero stabiliti dai monasteri ed erano principalmente un rifugio per i vecchi, gli infermi ed i pellegrini. Invece di invocare gli dei pagani, si invocavano il Dio cristiano o i Santi Patroni.

Col tempo (prevalentemente nel e dal XII secolo), le case adiacenti ad alcuni monasteri si sono evolute dai ripari per i poveri (xenodochia), specie nei luoghi ove fossero disponibili medici esperti.

Tali ospedali più sviluppati comprendevano un albergo per viaggiatori e studenti indigenti, dispensari per i poveri, cliniche ed ambulatori per i feriti, sedi per i ciechi, gli anziani, orfani, malati mentali, e lebbrosari per la gente di tutte le età e di tutte le classi sociali.

Quasi una metà degli ospedali costruiti era direttamente affiliata con monasteri, priorati e chiese.

    

Molti ospedali, ad imitazione delle Comunità religiose, avevano formulato precise regole di comportamento, uniformato il vestire ed integrato i servizi nella loro procedura quotidiana. Tuttavia, il contesto spirituale dell'ospedale era aumentato, ma non aveva oscurato i loro veri successi terapeutici.

Adottare un modello religioso era non soltanto la tradizione dei tempi, era esso stesso un dispositivo terapeutico eminentemente riuscito. Con la preghiera, i pazienti erano invogliati ad aiutarsi e ad aiutare i loro parenti ed amici e la gente in generale.

La farmacia

Molti ospedali ebbero effettivamente un ruolo formativo ed una responsabilità per l’alimentazione ed anche per collegamento, grazie a fiere commerciali e a tante attività patrocinate dall’ospedale stesso. Tutto questo era frutto di una buona teologia ed una buona psicologia.

Tuttavia, poiché mancavano le più elementari nozioni di igiene, quegli ospedali erano spesso in condizioni di favorire piuttosto che prevenire il diffondersi delle malattie: non venivano mai cambiate le lenzuola!

Solo negli ospedali femminili si potevano tenere animali.

  

©2004 Raimondo G. Russo

     


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