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                                Ritratto
                                gentile di una figura controversa e bistrattata,
                                tornata di attualità anche grazie ad un film
                                americano (ed “americaneggiante”!). 
                                Ricomposizione di una immagine, forse più
                                vicina alla realtà, anche se romanzata, frutto,
                                comunque, di uno studio attento ed approfondito
                                dei documenti che hanno portato in precedenza
                                l’autrice a scrivere una vera e propria
                                biografia di questa figura stereotipizzata e
                                generalmente malvista dalla Storia e dagli
                                storici. 
                                Ed
                                è proprio una donna, una medievista americana,
                                a porsi il problema, immedesimandosi in un
                                personaggio che già aveva analizzato,
                                attraverso l’invenzione “letteraria” del
                                diario. 
                                è
                                come una giustificazione, un’accettazione ed
                                una valorizzazione di questa Signora
                                dell'Assolutismo, attraverso la rappresentazione
                                della sua incrollabile fiducia in determinati
                                principi, del suo andare fino in fondo, della
                                sua coerenza, del suo ingenuo ottimismo, della
                                sua femminilità, che si manifesta nei capricci,
                                nella vanità, nel lusso, negli
                                "sprechi".. 
                                Tutte
                                queste “qualità” diventano alla fine, quasi
                                delle “virtù” (per dirla con Machiavelli)
                                un corredo che riveste e ricompone attraverso il
                                puzzle del diario, la sua immagine, conferendole
                                una freschezza ed una immediatezza che
                                affascinano il lettore.  
                                è
                                come se il “lupo
                                cattivo” non fosse più cattivo, è come se
                                una maschera incrostata dal tempo venisse
                                lacerata e lasciasse emergere dei tratti nuovi
                                che comprendono anche la bontà e non solo...
                                perché è appunto la bontà un aspetto su cui
                                l’autrice insiste nel rappresentarci la sua
                                eroina. 
                                E
                                qui mi chiedo, da lettrice curiosa, quanta verità
                                ci sia in questa rappresentazione! Non posso che
                                rimanerne incantata e voglio fermamente credere
                                alla verità di certi scenari (abiti sontuosi,
                                cerimonie, feste, viaggi, fughe avventurose)
                                descritti in questo “simil diario", pur
                                essendo pienamente consapevole di essere davanti
                                ad un gioco letterario. 
                                Il
                                lettore, quando familiarizza con un personaggio,
                                soprattutto se storico, vorrebbe che tutto
                                quello che viene raccontato su di lui
                                corrisponda a verità, si crea così un alone
                                attorno al protagonista del racconto che lo
                                rende quasi un eroe. Ed
                                eroina, infatti, alla fine ci appare “la
                                Puttana austriaca”, come la definivano i suoi
                                avversari. 
                                L’autrice
                                mette in risalto anche la sua grande umanità,
                                che s/travolge il lettore, abituato dai libri di
                                Storia e dalle loro “favole” alla sua
                                “leggerezza” che viene qui
                                “ridimensionata” e “rivista”. 
                                Leggendo
                                questo libro si possono perdonare a Maria
                                Antonietta anche i sotterfugi, gli intrighi e le
                                macchinazioni “antifrancesi” dopo il 14
                                luglio 1789. Ad onor del vero qui vengono
                                messi un po’ in secondo piano o addirittura
                                vengono presentati come azioni politicamente
                                coerenti perché altre sono le intenzioni di chi
                                scrive. 
                                Mi
                                ha colpito il suo incontro, durante la prigionia
                                alle Tuileries, con Robespierre che di fronte a
                                lei appare un essere opaco, ambiguo, deforme e
                                pieno di tic. 
                                Ma
                                sarà davvero avvenuto, questo incontro? Vorrei
                                tanto che la risposta fosse sì e che fosse
                                andato come la scrittrice ce lo racconta! è
                                qui che traspare ancora di più ” la grandezza
                                “e l'intelligenza di questa eroina dei
                                Conservatori, quel suo essere il cardine che ha
                                da sempre sostenuto la debolezza dell'Augusto
                                consorte, incapace, se non alla fine della sua
                                vita, di assumersi le responsabilità di Re. 
                                Alla
                                fine Maria Antonietta risulta, a parer mio,
                                addirittura simpatica, anche nelle sue
                                debolezze. Mi commuove quella sua ostinata
                                fiducia di poter tornare un giorno libera, fuori
                                dai “pericoli” e dai vincoli di quella
                                Rivoluzione che lei non era mai riuscita a
                                comprendere. E forse non a torto, se si pensa
                                che in seguito Napoleone, figlio di quella
                                Rivoluzione, non fece altro che restaurare una
                                forma di monarchia assoluta facendola rinascere
                                surrettiziamente dai principi liberal-borghesi e
                                dal volere dei Cittadini, cioè del popolo francese. 
                                Maria
                                Antonietta col suo candore, la sua ingenuità,
                                la sua ostinazione e la sua fede incrollabile
                                negli insegnamenti di maman, la grande Maria
                                Teresa d’Austria, finisce così per
                                giganteggiare e per mettere in ombra tutti
                                coloro che le ruotano attorno, tranne forse il
                                conte Fersen, il suo grande amore svedese,
                                “reale”, per fortuna di noi lettrici! 
                                Potenza
                                dell'arte, la menzogna che abbellisce la realtà,
                                per dirla con Oscar Wilde? oppure forza della
                                Erickson che da storica cambia abito e diviene
                                romanziera, lasciandosi rapire dal fascino di un
                                personaggio studiato nei documenti e forse
                                prendere la mano dalla fantasia di novella
                                scrittrice? 
                                Andrò
                                in cerca della sua biografia su Maria
                                Antonietta, che risale agli anni '90. Non vedo
                                l'ora di sapere quante tracce di "verità"
                                (quella appunto dei documenti) abbia lasciato in
                                questo possibile e fascinoso diario....  
                                      
                                   
                                Giulia
                                Notarangelo 
                                
                  
                                     
                  
                                    |