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IL SITO DEL CENTRO

La XVI edizione delle «Giornate normanno-sveve» dedicata ai caratteri originari della conquista nell'XI secolo.

«Dopo il saluto del rettore, professor Giovanni Girone,
dell’assessore comunale alle Culture Nicola Laforgia, del sindaco
di Benevento e del console generale
di Francia in Italia, sarà il professor Pierre Toubert (Università di Parigi) a tenere il discorso
d’apertura del convegno intitolato
«I caratteri originari della conquista
normanna. Diversità e identità nel Mezzogiorno (1030-1130)». Seguiranno nelle quattro giornate
le relazioni di studiosi provenienti
da università italiane e straniere: Mathieu Arnoux (Parigi),
Giovanni Cherubini (Firenze), Salvatore Tramontana (Messina), Aldo A. Settia (Pavia), Mario Gallina (Torino), Gabriella Piccinni
(Siena), Franco Porsia (Bari), Pina
Belli D'Elia (Bari), Errico Cuozzo
(Napoli), Jean-Marie Martin (Parigi), Pietro Corrao (Palermo),
Cosimo D. Fonseca (Bari), Francesco Panarelli (Potenza),
Giancarlo Andenna (Milano). Il discorso di chiusura è stato affidato a Salvatore Fodale (Palermo).
Nel pomeriggio di giovedì 7 ottobre
si svolgerà la cerimonia di
consegna dei volumi in onore del
professor Fonseca, Accademico dei Lincei e vicepresidente del
Centro studi normanno svevi dell’Ateneo
barese. Tra i relatori il professor Giovanni Conso, Presidente
emerito della Corte costituzionale, e il professor Michael
Matheus, direttore
dell'Istituto storico
germanico di Roma.
Il fulcro dell’iniziativa è il
Centro di Studi
normanno-svevi
dell'Università di
Bari, attualmente
diretto dal professor Raffaele Licinio, ordinario di Storia medievale. Per altro l’attività non è
solo prettamente accademica, dato
che l’attenzione verso i tempi
proposti dal convegno continuerà
anche dopo, nelle scuole, grazie ad un accordo con il "Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti" (Cidi)».

Hanno collaborato all’organizzazione
delle XVI «Giornate normanno-sveve» l’Istituto Internazionale
di Studi Federiciani del Cnr di Potenza, il Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali dell'Università di Bari, la Comunità
delle Università Mediterranee, il
Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell'Università di
Lecce, il Dipartimento di Tradizione e Fortuna dell'Antico dell'Università di Foggia, il Centro di
Studi sulla Storia dell'Ordine Teutonico nel Mediterraneo, il Centro Europeo di Studi Normanni
di Ariano Irpino. Mentre hanno
offerto contributi e borse di studio il Comune di Benevento, Monte dei Paschi di Siena, il Centro Europeo di Rievocazioni Storiche di Venezia, le Edizioni Dedalo
di Bari, l’Editore Adda di Bari,
la Banca Popolare di Milano e il Rotary Club di Fasano.

MARCO BRANDO

 

La Padania si è inventata i Celti? Il Mezzogiorno recupera i Normanni

 

Il popolo venuto dal Nord ci ha lasciato un'eredità di lunga durata

 

La XVI edizione delle «Giornate normanno-sveve» dedicata ai caratteri originari della conquista nell'XI secolo

 


  

E se qualcuno sostenesse che i Celti, per quel che riguarda il contributo
dato alle fondamenta della cosiddetta Padania, perderebbero la partita per ko tecnico nel confronto con i Normanni e il loro ruolo nella costruzione delle fondamenta del Mezzogiorno? Perché a quanto pare, pur nelle diversità delle epoche storiche, proprio non è possibile reggere il predetto confronto, visto l’apporto fornito dai Normanni all’identità e diversità del Meridione; con conseguenze che gli storici oggi chiamano di
«lunga durata», quelle cioè che lasciano segni ed eredità in una storia che giunge sino ai nostri giorni. Insomma: Normanni - Celti, 10 a 0.

Infatti - malgrado le tesi della «storiografia » leghista, che propone una forte matrice celtica padana - dopo l’anno Mille i guerrieri normanni nel nostro Meridione si dimostrarono davvero tanto abili nell’arte della guerra (da mettere in scacco longobardi, bizantini, musulmani e pure il Papa), quanto capaci aperti, sul fronte culturale e sociale, nel riuscire a conciliare quelle culture e organizzazioni sociali. Un atteggiamento che ha posto solide e durevoli radici. «E proprio questa caratteristica propone di giungere ad un’analisi diversa ed originale sul ruolo dei Normanni nel Sud», sostiene il professor Raffaele Licinio, ordinario di Storia medievale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo barese e direttore del «Centro studi normanno-svevi».

Il professor Licinio ieri ha presentato all’Università di Bari il convegno che, da oggi all’8 ottobre, porterà sedici tra i più noti storici del Medioevo, docenti in Italia e all’estero, a discutere dei «Caratteri originari della conquista normanna. Diversità e identità nel Mezzogiorno -
1030-1130». Il convegno si svolgerà, per iniziativa del Centro studi normanno-svevi e con il sostegno dell’assessorato comunale alle Culture, nel Salone degli affreschi dell’Ateneo, in occasione delle «XVI giornate normanno-sveve».
Con Licinio hanno presentato l’iniziativa l’assessore alle Culture Nicola Laforgia e il professor Cosimo Damiano Fonseca, Accademico dei Lincei e ordinario di Storia medievale all’università di Bari, vicepresidente del Centro studi barese nonché Direttore dell'Istituto Internazionale di Studi Federiciani del Cnr. E, a scanso di equivoci, il professor Fonseca ha sostenuto che - dovendo scegliere tra il suo prediletto Federico II di Svevia e i Normanni, per quel che riguarda l’impronta più forte lasciata nel nostro Sud - non potrebbe che propendere a favore di questi ultimi. Malgrado che in Puglia ci siano battaglioni di inguaribili fan di Federico II.

Insomma, la cronaca recente s’intreccia, com’è inevitabile, con il remoto passato. Anche mille anni dopo che Rainulfo Drengot, Guglielmo Bracciodiferro, Roberto il Guiscardo e gli Altavilla, piccoli gruppi famigliari di guerrieri provenienti dall'attuale Normandia, iniziarono il processo di conquista del Mezzogiorno. Processo che, un secolo più tardi, nel 1130, sarebbe sfociato nella creazione del regno di Sicilia, uno Stato destinato a durare, tra alti e bassi, circa sette secoli. Cosicché il convegno si propone di rispondere a molti interrogativi. Quali furono, ad esempio, le cause che favorirono la conquista? E con quali strumenti, tattiche militari e strategie politiche un pugno di «Franci» (come li definiscono alcune fonti di quel periodo) riuscì a prevalere sul più potente esercito, dell'epoca, quello dell'impero bizantino che possedeva gran parte della Basilicata, della Puglia e della Calabria?

Non solo: ci si chiederà anche in quale modo i Normanni riuscirono a sottrarre anche ai Longobardi città e territori - in Campania e in parte della Basilicata e della Puglia - tra i più floridi del tempo. E come furono in grado di conquistare la Sicilia, sottraendola ad una dominazione musulmana che durava tra più di tre secoli. Furono favoriti? Furono contrastati? Di certo intellettuali e cronisti dell’epoca, sia laici che ecclesiastici, non furono teneri con loro. Eppure la loro conquista determinò risultati politici, sociali, economici che lasciarono a lungo il segno, compresi fenomeni storici vistosi e decisivi, dalla creazione della rete di castelli alla feudalizzazione del Mezzogiorno.

Le XVI «Giornate normanno-sveve» dunque accenderanno un potente riflettore su alcuni dei temi suggeriti da questa impostazione, anche con nuove chiavi di lettura: i Normanni prima della conquista; popoli, etnie e territorio alla vigilia della conquista; gli strumenti e la tattica della conquista; le resistenze e le opposizioni; i regimi signorili e la conduzione delle terre; i segni sul territorio, dall'incastellamento all'architettura sacra; le istituzioni politico-amministrative, comitati, ducati, città, e le istituzioni ecclesiastiche, episcopati e monasteri; la sacralizzazione della conquista.

C’è grande attesa per il discorso d’apertura, che sarà tenuto dal professor Pierre Toubert (Università di Parigi). Lo storico s’impose nel 1973 all’attenzione della storiografia internazionale con due volumi su Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du XI à la fin du XII siécle (poi proposti anche in traduzione italiana), attraverso i quali dava una nuova interpretazione sui castelli altomedievali, visti come un elemento fondamentale nello sviluppo dei poteri signorili; e con i quali mostrò la straordinaria ricchezza di risultati concretamente accessibili mediante un approccio «globale» alla storia dei secoli indicati, secondo principi metodologici che avrebbe più tardi teorizzato in un noto scritto insieme a Jacques Le Goff. Seguirà l’intervento di un altro storico francese, Mathieu Arnoux (Université Paris – 7 / Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales) su «I Normanni prima della conquista». Seguiranno i professor Giovanni Cherubini (Firenze) e Salvatore Tramontana (Messina) su «Popoli, etnie e territorio alla vigilia della conquista»: l’uno si dedicherà al Mezzogiorno continentale, l’altro alla Sicilia.

E, a proposito di radici ed etnie, proprio ieri il professor Fonseca ha svelato (lo si fa notare non per infierire sulle tesi storiche leghiste ma per dovere di cronaca, ndr) di aver avuto già nel 1977 la cittadinanza onoraria di Pontida. è il paesone lombardo in cui nel 1167 i Comuni padani giurarono l’alleanza nella Lega Lombarda contro Federico Barbarossa; e dove qualche secolo più tardi, nel 1990, ottomila leghisti giurarono contro «Roma Ladrona». Insomma, Fonseca è arrivato ben ventisette anni prima di Umberto Bossi, dato che il leader della Lega Nord ha ottenuto la cittadinanza solo il 29 settembre scorso, per iniziativa di una maggioranza monocolore del Carroccio. Ai posteri l’ardua sentenza.

 


Marco Brando

 
  Il «Centro di studi normanno-svevi» è stato fondato nel
1963. Dal 1973 organizza convegni
biennali noti come «giornate normanno -sveve». I risultati di questa quarantennale attività di promozione della ricerca storica
costituiscono un punto di riferimento
insostituibile per storici, docenti, studiosi del Mezzogiorno
medievale, grazie
soprattutto al
contributo di studi e di relazioni di studiosi di varia
specializzazione
disciplinare. Questa ha prodotto sino ad oggi quindici volumi contenenti gli Atti dei convegni, per un totale di 226 relazioni di 106 diversi relatori italiani e stranieri. In sostanza, rappresentano il più ampio e organico
corpus di studi sul Mezzogiorno di età normanno-sveva. L'ultimo volume, Le eredità normanno-
sveve nell'età angioina. Persistenze
e mutamenti nel Mezzogiorno
, Atti delle XV giornate, è
stato appena stampato e sarà distribuito nel corso del convegno.
 
  NEL SITO:
  Le eredità normanno-sveve nell’età angioina. Persistenze e mutamenti nel Mezzogiorno
  I Normanni tornano a conquistarci
  Il Mezzogiorno nella storia medievale
 
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da "Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno" del 5/10/2004

 

  

 

 

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