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     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo



    Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. EPIDEMIE  -  6. Approfondimenti e curiosità


6.3 IL SALASSO

 

Il Venerabile Beda (674-715) scrisse che il salasso "De minutione sanguinis" è l'inizio della salute (phlebotomia initium est salutis): rischiara la mente (mentem sincerat), acuisce la memoria (memoriam praebet), purga la vescica (vissicam purgat), dissecca il cervello (cerebrum exsiccat), riscalda il midollo (medullam calefacit), apre l'udito (auditum aperit), limita le lacrime (lacrimes stringit), toglie la ripugnanza (fastidium tollit), purifica lo stomaco (ventriculum purificat), facilita la digestione (digestionem invitat), dispone al sonno (sensum dirigit ad somnum) e si crede renda più lunga la vita (facere longiorem vitam creditur). [9]

     

Il termine salassare deriva da «laxare sanguinem», ossia far scorrere il sangue. 

La pratica del salasso in medicina (umana e veterinaria) può essere considerata, qualora non sorretta da effettive necessità mediche, uno degli errori più longevi della storia degli errori e degli orrori in medicina: ... insuccessi e vittime per più di duemila anni!

    

6.3.1 STORIA

Il sangue è stato visto nei secoli come il più prezioso elisir, "sacro" come il contenuto del "Santo Graal". Esso è stato universalmente considerato come il veicolo della vita, come l'umor vitale da trasfondere in uno scambio, clinico e umano, d'alto significato: la trasfusione del sangue, in quanto tessuto organico, è stata in fondo il primo trapianto d'organo della storia. Da talune culture il sangue è considerato addirittura come il veicolo dell'anima: lo stesso Aristotele, «maestro di color che sanno», (384-322 a.C.) nella sua dottrina emo(cardio)centrica riserva al sangue un ruolo centrale e primario nel mantenimento dell'armonia salutare, somatica e psichica, dell'uomo.

 

Il salasso nel mondo antico

Il salasso è una delle più antiche pratiche mediche, essendo stato praticato in diversi popoli antichi, tra cui gli abitanti della Mesopotamia, gli Egizi (si credeva che la pratica fosse nata dall'osservazione che gli ippopotami si ferissero volutamente, gettandosi contro canne palustri aguzze per salassarsi e di altri animali che si grattavano con forza per cercare sollievo in varie parti del corpo; Plinio, Nat.Hist. VIII 56, XXV). Vi erano molti altri esempi umani di sanguinamento, quali epistassi e mestruazioni che dovevano essere spiegati. Forse questi segnali sono stati originariamente interpretati come se il sanguinamento potesse avere un valore benefico!

                  

A sinistra, Iohannis Sculteti "Armamentium Chirugiae", 1693; a destra: trasfusione con sangue di pecora

L'inizio della pratica del "cavar sangue" può aver inizio attorno al V secolo a.C. Essa era considerata come parte del trattamento per praticamente ogni male che si possa immaginare: asma, emottisi, contusioni, tosse, consunzione, contusioni, convulsioni, crampi, sordità, delirio, epilessia, vertigini, gotta, tosse asinina, idrocefalo, cefalea, intossicazione, sonnolenza, demenza, morbillo, paralisi, reumatismo, sciatica, respiro affannoso, e mal di gola; tutti questi mali potevano trarne beneficio. 

Il salasso era anche utilizzato, sebbene non comunemente, quale punizione o forma di devozione verso un potere superiore.

               

A sinistra, miniatura raffigurante il salasso (Bologna, 1300); a destra, istruzioni per la flebotomia

I Greci, i Maya e gli Aztechi avevano simili problematiche. Omero racconta che Polidario (figlio di Esculapio) curò la figlia del re Damet che si era lussata un braccio cadendo da cavallo: venne salassata, fornendo quindi la prima prova dell'utilità di tale pratica terapeutica.

Il salasso giunse alla Grecia classica nel periodo di Ippocrate, che cita il salasso ma che si affidava a tecniche dietetiche, e fu utilizzato come intervento terapeutico nell'ambito della teoria degli umori (sangue, flemma, bile nera e bile gialla). In questo ambito il salasso, quale pratica atta ad allontanare dal corpo gli "umori peccanti, concotti e putredinosi" era in gran voga. Questo grande sforzo di razionalizzazione sosteneva che gli stati morbosi non erano maledizioni divine, ma erano causati da uno squilibrio degli umori stessi. Fu una pratica tanto usata che le "ventose" appaiono raffigurate come tratto distintivo della professione medica in numerosi dipinti vascolari (vasetto per unguenti del Pittore della Clinica, 470 a.C. circa) o bassorilievi (bassorilievo di Basilea, 480 a.C. circa).

Erasistrato (circa 310-250 a.C.) teorizzò che molte malattie erano causate da pletore, cioè eccessi, nel sangue, e consigliava che esse fossero trattate, inizialmente, con l'esercizio, il sudore, la riduzione di alimentazione, e il vomito. Erofilo (335-280 a.C.) era a favore del salasso, e Arcagato (detto prima vulnerarius e poi carnifex), uno dei primi medici greci a praticare a Roma, dal 218 a.C., lo impiegò ampiamente.

Un salasso su un vaso greco (Musei del Louvre, Parigi)

La popolarità del salasso fu presto rafforzata dalle idee di Galeno (129-199 d.C.) dopo che aveva scoperto che le vene e le arterie erano riempite di sangue, e non di aria come si credeva comunemente a quel tempo. C'erano due concetti chiave nel suo sistema di salasso: il primo era che il sangue era creato e poi consumato, non circolava e perciò poteva "stagnare" alle estremità; il secondo era che il bilancio umorale decideva tra malattia e salute in parallelo ai quattro classici elementi greci, aria, acqua, terra e fuoco.

Galeno credeva che il sangue fosse l'umore dominante e quello che avesse più bisogno di essere controllato. Al fine di bilanciare gli umori, un medico avrebbe rimosso il sangue in "eccesso" (la pletora) dal paziente o gli avrebbe dato un emetico per indurre il vomito, o un diuretico per indurre la minzione.

Galeno creò un complesso metodo per calcolare quanto sangue dovesse essere rimosso a seconda dell'età e della costituzione fisica del paziente, nonché della stagione, del clima e del luogo. Febbre, apoplessia e cefalea erano considerati sintomi della pletora. Il sangue da asportare era di una natura specifica determinata dalla malattia: poteva essere arterioso o venoso, e lontano o vicino all'area affetta del corpo; collegava i diversi vasi sanguigni ai diversi organi.

Il sangue dalla mano destra era per curare problemi al fegato, mentre la vena nella mano sinistra era per problemi alla milza. Più era grave la malattia, più sangue si doveva prelevare: le malattie febbrili richiedevano salassi abbondanti.

Il Talmud raccommandava di praticare i salassi solo in uno specifico giorno della settimana o in specifici giorni del mese, e simili regole, sebbene meno codificate, si potevano trovare negli scritti cristiani che consigliavano i santi i cui giorni erano favorevoli al salasso. Anche autori islamici consigliavano una specie di salasso (Hijama) che consisteva nel fare piccole incisioni e succhiare il sangue, in particolare per le malattie febbrili. Quando le teorie islamiche divennero note nei paesi di lingua latina dell'Occidente, il salasso si diffuse maggiormente. Entrambi i testi chiave, Kitab al-Qanum, e specialmente Al-Tasrif li-man 'ajaza 'an al-ta'lif , lo raccomandavano.

Era noto anche nella medicina ayurvedica, descritta nel Susrata Samhita.

  


9  G. Penso, La medicina medioevale, CIBA-GEIGY ed., 1991, pp. 423-428.

 

  

©2007 Raimondo G. Russo

   


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