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PROVINCIA DI PISTOIA

Pistoia

La Fortezza di Santa Barbara

a

Istituto di Ricerche storiche e archeologiche di Pistoia

a cura di

  Gianluca Iori e Simone Zini

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Notizie storiche

«…I Fiorentini feciono fare in Pistoia uno castello in su le mura di porta San Pietro, alle spese del Comune di Pistoia, e facean alle spese loro, e ressono la città grande tempo in buono stato e in gran pace e se non fosse lo castello che vi feciono fare e ‘l modo che teneano a signoreggiare la città, li Pistolesi non sarebbero stati tanto in pace che l’uno non avesse cacciato l’altro per le sette e divisioni loro…».

In questo modo nelle Historie Pistoresi si racconta delle origini della fortezza di San Barnaba. Nel 1334, il Comune di Pistoia acquistò i terreni e le case da abbattere poste nell’area del Borgo di Santa Maria nuova fra la porta di San Pietro e la via del Nemoreto, per costruire il nuovo fortilizio.

Assonometria della prima fortezza (1334). Scala 1:200.

Le sue caratteristiche erano tipiche delle fortezze trecentesche: aveva un alto apparato murario e  un fossato esterno per impedire l’accostamento delle torri d’assedio; le porte erano fortificate da alte torri poste sugli spigoli; e non presentava l'apparato sporgente impostato su beccatelli (vi erano le caditoie fra i beccatelli dei percorsi di ronda aggettanti all'interno); infine le bertesche difensive erano poste nei punti chiave. In breve, il fortilizio era concepito per la difesa statica e del tiro piombante.

Vista della seconda fortezza: ingresso principale. Sulla destra, sul fianco rientrato, le aperture delle cannoniere.

A governare la fortezza Firenze incaricò due Castellani e inviò duecento fanti pratesi. In questo modo riteneva di premunirsi dagli assalti esterni, ma la fortezza doveva fungere anche da deterrente contro ogni tentativo di riscatto dei Pistoiesi.

I tentativi di ingerenza del Comune fiorentino nella vita politica di Pistoia avevano avuto inizio nel XIII secolo. Infatti, nel corso di quel secolo vi furono scontri armati fra le milizie dei due comuni: l’uno, Firenze, interessato ad accrescere i propri domini verso la pianura pistoiese; l’altro, Pistoia, a difendere i confini del proprio districtus e l’autonomia comunale che si erano via definiti nel corso del XII e del XIII secolo.

Le prime notizie di magistrature consolari a Pistoia si hanno all'inizio del 1100 in concomitanza delle lotte fra l'Impero e il Papato per il predominio sul temporale, che aveva fino ad allora svolto anche compiti amministrativi e giuridici in ambito civile. A qualche anno più tardi risalgono i primi statuti comunali. In essi è contenuto l’ordinamento istituzionale del Comune, sia pure semplice ed essenziale, ma con una divisione dei poteri. L’accesso alle magistrature consolari era consentito, in origine, solo a coloro che avevano svolto un ruolo preminente nella città e avevano partecipato alla nascita del Comune. Nei primi anni di magistrature consolari vi fu probabilmente una qualche intesa fra il Vescovo e i rappresentanti laici, in seguito questi ultimi accentuarono il proprio distacco e la propria autonomia dal potere religioso. Questo processo fu probabilmente incoraggiato dallo stesso imperatore Enrico V, sia pure in funzione antipapale e senza prevedere quali mutamenti preannunciava la costituzione del Comune cittadino. Si può presumere che lo stesso imperatore avesse concesso un privilegio al comune di Pistoia, all’inizio del XII secolo,  cui veniva riconosciuta la giurisdizione sul territorio compreso entro le quattro miglia dalle mura cittadine.

Probabilmente nella prima metà del XII secolo fu eretta la nuova cerchia muraria, la seconda, che racchiudeva il vasto spazio occupato dai sobborghi, dalle chiese e dai monasteri che erano stati edificati fuori dalle vecchie mura. Della precedente sono rimaste testimonianze nell’area di San Mercuriale.

Area Archeologica di San Mercuriale: particolare del “Vallum” tardo imperiale.

Questa nuova fortificazione comprendeva un’area quattro volte maggiore di quella precedente, a testimonianza dell’incremento demografico e della crescita economica avviati nel X secolo, che furono più incisivi nei due secoli successivi.

Le mura della seconda cerchia avevano uno spessore di circa 80 cm e presentavano due tipi di posa in opera che fanno supporre due momenti distinti per la loro erezione. I materiali usati e la tecnica di costruzione indicano che dapprima fu delimitata l’area da fortificare e, in una seconda fase, fu realizzata la cinta muraria vera e propria. Dovettero essere lenti i tempi di esecuzione, come mostra la cura della posa in opera che, peraltro, rende difficile una datazione esatta. Il nuovo perimetro urbano racchiudeva l’area di San Bartolomeo in Pantano dove vi era stata un’espansione urbanistica ed erano sorti un mulino e un monastero. è probabile che lungo questa cerchia si aprissero più porte, ma si ha notizia documentaria di una sola all’altezza del ponte detto di San Lunardo.

Per tutto il secolo e per una parte di quello successivo, il Comune fu impegnato ad ampliare la giurisdizione cittadina nel districtus vincendo le opposizioni dei poteri signorili laici ed ecclesiastici e dello stesso Vescovo. Tale giurisdizione fu riconfermata ancora nella seconda metà del Duecento, ma il territorio su cui si estendeva era ormai molto più ampio: a levante, fin quasi a Prato, e questo comune dipendeva dal vescovo di Pistoia in ambito spirituale; a ponente, il Comune aveva fortificato Serravalle e aveva fatto costruire la torre e la Rocca vecchia, affacciandosi sulla Valdinievole, e dopo la guerra contro Montecatini il confine fu fissato lungo il medio corso del fiume Nievole; a nord il limite fu stabilito, con la pace del 1219 firmata a Viterbo dal Comune di Pistoia e da quello di Bologna, oltre il crinale dell'Appennino.

Pistoia fu certamente favorita dalla politica imperiale, ma essa stessa cercava quella alleanza in funzione antifiorentina. Nella prima metà del Duecento i Fiorentini sconfissero le truppe pistoiesi più volte e intervennero nelle questioni interne del comune di Pistoia. Ma tutto ciò non mutò in modo significativo, né per lungo tempo gli indirizzi della politica pistoiese che rimase ghibellina. Le pressioni fiorentine si fecero più consistenti con l’ascesa del “primo popolo”; infatti le aspirazioni di predominio nei confronti del Comune vicino erano rafforzate sia da una più larga unità interna delle forze sociali ed economiche fiorentine, sia da una situazione economica più favorevole. 

Nel 1254 Firenze, con l’aiuto di Prato, Lucca e S. Miniato, ebbe il sopravvento su Pistoia alla quale venne imposta una perpetua alleanza difensiva. Fra le clausole non compare la concessione ai vincitori di poter costruire e custodire un castello presso la porta che guarda a Firenze. Anche se non è vera, questa testimonianza di Giovanni Villani è indice delle intenzioni fiorentine di esercitare un controllo più stretto sul Comune vicino.

Pianta del contesto storico urbanistico della città di Pistoia (all’epoca della fondazione della Fortezza di San Barnaba, 1334).

I mutamenti della seconda metà del Duecento furono però legati alle più complesse vicende delle lotte fra guelfi e ghibellini e delle divisioni interne al comune di Pistoia. Il rapido succedersi degli accadimenti – la morte di Federico II, l’ascesa del “primo popolo” a Firenze, la sconfitta dei Guelfi nella battaglia di Montaperti, la caduta di Manfredi a Benevento – ebbero come conseguenza dei cambiamenti negli orientamenti politici del Comune, anche se tali mutamenti non furono immediati. Dopo la morte di Manfredi sembrò prevalere il “partito” popolare e guelfo e i due libri del Breve populi, che probabilmente datano al 1267-1268, fissarono gli ordinamenti della nuova costituzione. Il Capitano del popolo divenne l’esecutore della volontà popolare e dovette difendere le aspettative del popolo e dei guelfi contro ogni tentativo ghibellino e aristocratico. Per salvaguardare gli interessi di quei ceti in ascesa e contrastare le pretese aristocratiche, accanto al capitano vi erano altri organi: gli Anziani del Popolo che avevano funzioni di giunta di governo e due consigli, mentre un esercito di trecento uomini costituiva la milizia alle sue dipendenze. Tuttavia il Podestà rimase il primo magistrato che si occupava della giustizia civile e criminale, ma era sottoposto al controllo politico del Capitano del popolo.

A questi cambiamenti di carattere più generale si sovrapposero le divisioni interne al Comune e anche nelle grandi famiglie, cioè quelle ricche, perché discendenti dalla piccola e media aristocrazia proveniente dal contado o perché divenute tali grazie agli affari, e potenti, con un gran numero di componenti maschi atti a combattere. Nel tentativo di ricerca del prestigio, della distinzione sociale e dell’affermazione, questi gruppi produssero non pochi conflitti, coinvolgendo un numero assai cospicuo di cittadini e favorendo l’intrusione di Firenze nelle faccende interne del Comune. Queste lotte misero in crisi l’impalcatura istituzionale. Risale al 1286, secondo la testimonianza di alcuni cronisti, la divisione all’interno della famiglia Cancellieri che dette origine alle fazioni dei Bianchi e dei Neri. A Pistoia prevalse la parte bianca e fu la ragione della guerra e dell’assedio che mossero alla città Firenze e Lucca. Non fu sufficiente nemmeno l’intervento del papa Clemente V a far desistere gli assedianti che alla fine presero la città e distrussero le sue mura e ogni elemento di difesa, si spartirono il contado e imposero propri uomini nelle magistrature comunali. Ma la discesa in Italia dell’imperatore Arrigo VII favorì una certa ripresa del Comune che riebbe il potere sul proprio contado anche a seguito della sconfitta che le truppe di Uguccione della Faggiola inflissero ai Fiorentini nella battaglia di Montecatini (1315). Negli anni successivi furono sempre più frequenti i combattimenti fra Firenze e Lucca che era sotto la signoria di Castruccio Castracani, Pistoia fu sempre più coinvolta nelle lotte anche per la sua posizione geografica, subì distruzioni e saccheggi, fu sotto il dominio lucchese dal 1325 fino alla morte di Castruccio nel 1328. L’anno successivo Pistoia sottoscrisse la pace con Firenze che, dopo la morte di Castruccio Castracani, riprese la sua politica di espansione del dominio sulle terre vicine. Nel 1329, le castella della Valdinievole costituite in lega sottoscrissero, nella chiesa cattedrale di Pistoia, un accordo con Firenze. Anche se vi furono nel corso degli anni trenta del XIV secolo ribellioni e tentativi di rivalsa alimentati dai ghibellini e da Lucca, alla fine del decennio quasi tutta la Valdinievole era sotto la potestà fiorentina. Nel 1331, Pistoia si concesse in libera custodia a Firenze che «…avendo determinato di fabbricare in Pistoja una Fortezza, fu quella nel territorio della Porta S. Piero in cura S. Maria Nuova in breve tempo edificata, e come che fu posta contigua ad una piccola Cappella, dedicata all’Apostolo Barnaba, così fu chiamato il Castello di S. Barnaba, dove messe 500 persone bene armate a guardarla, fu posto freno agli inquieti, e facinorosi cervelli, e tenuti questi in timore, fecero i Fiorentini godere a Pistoja una pace tranquilla, convalidata con la restituzione del governo, e del maneggio delle pubbliche entrate…».


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scheda - notizie storiche - il fortilizio - le mura trecentesche e le porte - la seconda fortezza - i fatti del 1643 - la fortezza - i bastioni - piante e documenti


   

©2002 Gianluca Iori e Simone Zini (Istituto di Ricerche Storiche e Archeologiche di Pistoia)

    


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