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Dei trentadue itinerari culturali europei, il Cammino di Santiago è il più famoso e il più battuto. Nel 2004, anno santo giacobeo, sono stati 180 mila i pellegrini
che hanno raggiunto a piedi la città della
Galizia che custodisce la tomba di san Giacomo. Un 20% in più rispetto all’anno precedente. Emblema della Cristianità per
tutto il Medioevo, il Cammino era stato
abbandonato successivamente come tutte le vie di pellegrinaggio. Negli anni Ottanta la rinascita con un programma che ha puntato su una rete di accoglienza in ostelli a buon prezzo e una segnaletica
precisa e comune (una freccia gialla) per tutti i 780 chilometri del percorso.

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Alessandro Cannavò

  

I cammini del Medioevo

  

«Sono un aiuto all’identità nazionale», afferma Prodi. L’Italia dei Comuni punta sulla Francigena e la Carolingia

  

  

     

Sarà il successo inarrestabile del Camino di Santiago che nel 2004, anno santo composteliano, ha visto 180 mila europei a piedi per i sentieri di Spagna; ma anche la sua passione per le due ruote che lo porta a scoprire nelle domeniche emiliane l’Italia dei percorsi secondari. «Se andassi al governo, mi piacerebbe ripristinare le strade dei viandanti e dei pellegrini», rivela Romano Prodi a Bruno Vespa nella lunga conversazione per Vincitori e vinti. Le stagioni dell’odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi, in libreria dall’8 novembre. «Vorrei ripristinare la via Francigena che dalla val di Susa scende alla pianura padana, scavalca l’Appennino alla Cisa e arriva a Roma - dice il Professore al giornalista -. Poi la via Romea. E ancora la strada fra Roma e Brindisi, dove i pellegrini s’imbarcavano per Gerusalemme».

E a Vespa che gli chiede che cosa intende per «ripristinare», Prodi spiega: «Vuol dire costruire sui vecchi itinerari cammini in cui si possa andare a piedi, in bicicletta, a cavallo. Aprire piccoli alberghi e agriturismo, guidare i turisti verso meravigliosi monumenti nascosti. Incomincerei dalla parte più vicina a Roma, da Siena verso il Viterbese, attraverso la val d’Orcia». Prodi non ha dubbi: «La nostra identità nazionale la si costruisce guardando non solo al futuro ma anche al passato. E tutto questo costerebbe una somma davvero modesta: accanto alle autostrade e alle ferrovie, bisogna far rivivere anche gli antichi cammini».

Il sogno da premier di Prodi troverebbe una realtà già avviata. Da alcuni anni molte amministrazioni locali hanno capito l’importanza dei cammini storici per cogliere un nuovo tipo di turismo. A cominciare dalla via Francigena, la strada segnata nel 990 da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che ha diverse ramificazioni e che nella sua parte più occidentale si collega alla rete viaria diretta a Santiago. L’associazione della via Francigena, che ha sede a Fidenza (storicamente un punto di incontro delle strade dei pellegrini che andavano alla tomba di Pietro) raggruppa 48 città, tra cui Aosta, Vercelli, Pavia, Siena, Viterbo e Roma, 7 province, la regione Lombardia. «Un impegno che non ha colore politico, un’intesa trasversale», dice l’onorevole Massimo Tedeschi di Ds, promotore di un progetto di legge («lo depositerò entro il 2005») nel quale confluiranno anche la via Carolingia (o Romea) e la Roma-Brindisi (Francigena del Sud) citate da Prodi, e la Rotta dei Fenici, unico itinerario marino promosso dal Consiglio Europeo. 

«Per la Francigena, il primo risultato di questo sforzo comune sarà la completa mappatura del percorso che presenteremo alla Bit nel prossimo febbraio. La legge, oltre a finanziare i progetti di recupero delle strutture di accoglienza e di riqualificazione del paesaggio, servirà a regolare i diritti di proprietà per garantire il passaggio dei viandanti». Se la Roma-Brindisi si snoda lungo l’Appia antica modificata nel I secolo da Traiano, l’ultima scoperta è la via Carolingia sulle tracce del viaggio di Carlo Magno (durato 4 anni) da Aquisgrana verso Roma per l’incoronazione a imperatore avvenuta la notte di Natale dell’ 800. Il percorso scende lungo l’Adriatico prima di puntare verso la capitale, mentre la Francigena dopo gli Appennini è un strada che corre accanto al Tirreno. La via del potere e quella dello spirito: due mondi paralleli, non solo geograficamente.

      

Alessandro Cannavò

 

 

dal "Corriere della Sera" del 3/11/2005

 

  

 

 

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