Sei in: Mondi medievali ® Le Opere e i Giorni ® Il ciclo dei mesi del mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto

LE OPERE E I GIORNI a cura di Stefania Mola   Otranto

 

Le opere e i giorni       Il mosaico pavimentale      I mesi

Scena di semina: il contadino regge un lembo della veste con la mano sinistra mentre opera con la destra. Sono presenti alcuni oggetti di ambigua identificazione, che consentirebbero di associare alla scena il meritato conforto al termine della fatica (un corno per bere, un barilotto di vino, un prosciutto e - contiguo all'immagine dello scorpione - un tarallo di pane), nonché la complementare attività dello spaccare (e dunque raccogliere) la legna destinata a riscaldare l'inverno imminente (l'ascia). Un'interpretazione alternativa ravvisa negli oggetti tutto l'occorrente per fare provviste per l'inverno (un falcetto, un sacco, una botte). Per le molte errate interpretazioni del soggetto di rimanda a C.A. Willemsen, L'enigma di Otranto, Galatina 1983, p. 153 nota 80.

Accompagna la raffigurazione il segno zodiacale dello Scorpione, governato da Marte e Plutone (messaggeri delle ombre e dell'oscurità interiore), ottavo segno dello zodiaco (e, insieme al Cancro e ai Pesci, segno di Acqua) che occupa il centro del trimestre d'autunno, quando il vento stacca le foglie gialle e gli animali e gli alberi si preparano ad una nuova esistenza.

Lo rappresenta uno scorpione, animale nero che fugge la luce, vive nascosto ed è provvisto di un pungiglione avvelenato.

All'interno dello zodiaco, lo Scorpione evoca la natura nel momento della festa di Ognissanti, della caduta delle foglie, dell'agonia della vegetazione, del ritorno al caos della materia bruta, in attesa che la terra prepari la rinascita della vita. È il quaternario d'acqua fra la prima acqua della sorgente (Cancro) e le acque restituite dall'oceano (Pesci), cioè le acque profonde e silenziose della stagnazione e della macerazione.

La scena è accompagnata dall’indicazione del mese (No/ve[m]/ber). Tale nome deriva dall'antico november del calendario arcaico (composto da dieci mesi iniziando da marzo).

La collocazione di questa fase del lavoro agricolo nel mese di novembre è una specificità del contesto otrantino. Altri cicli dei mesi, infatti, assegnano questa attività al mese di ottobre. Con il mese di novembre il sole cala sempre più all'orizzonte ritirandosi verso il sud dello zodiaco, mentre la costellazione dello Scorpione sorge sulla via Lattea con il capo splendente di stelle: le ombre si allungano sulla terra, gli alberi perdono le foglie, umidità e freddo aumentano.

In questi giorni di ripiegamento della natura su se stessa, di caduta delle foglie e di semi ormai nascosti nella terra in letargo, i Celti celebravano una delle loro feste più importanti, il Samuin (capodanno della natura, fine e inizio di un ciclo) e il cristianesimo ha fissato il giorno dei morti, secondo una tradizione antica che già vedeva, presso gli Egizi, commemorare l'uccisione di Osiride il 17 del mese di Athyr, l'attuale 13 novembre.

 

Lo scorpione

Quando la Luna inluma Scorpione,

la prima faccia che figura scolpe

non può da scorpion aver lesione.

Son molti scorpion c’hanno l’ale

E sono grandi assai di maggior polpe

E lor veleno assai fa maggior male []

(Cecco d’Ascoli, L’Acerba, cap. XXXV)

«Quando la Luna illumina [il segno zodiacale dello] Scorpione, colui che scolpisce [proietta] l’ombra della sua persona nella direzione di quel segno, non subirà lesioni [danni] da parte degli scorpioni. Ci sono molti scorpioni che hanno ali e sono assai più grandi e grossi [di quelli che ne sono privi] e il loro veleno è molto più pericoloso []».

Nella cultura medievale lo scorpione ha una particolare importanza per il suo significato astrologico. La tradizione del Medioevo cristiano gli associa una simbologia fortemente negativa, per la convergenza di una potenza segreta e velenosa e della forma propriamente diabolica, cioè indiretta, del suo attacco: lo scorpione è diabolico perché colpisce di dietro e di traverso, ossia perché esprime la sua potenza velenosa con un attacco che è in contrasto con le apparenze: è quindi falsità, ipocrisia, tradimento.

In ambito strettamente ecclesiastico rappresenta la falsa Chiesa, cioè la Sinagoga, mentre è consuetudine dei predicatori usarlo come termine di paragone per indicare gli uomini falsi e traditori, “che lisciano con la bocca e mordono con la coda”.

All’interno dell’iconografia delle Arti Liberali, la forza evocatrice dello scorpione riguardo alla frode e all’inganno è tale che dal XII secolo esso viene spesso sostituito al serpente quale attributo della Dialettica, una delle Arti più importanti nel Medioevo, ammirata ma anche assai temuta proprio per il pericoloso potere che le è proprio, di sorprendere e di pungere, di avvelenare e di distruggere.

 

Ognissanti, Halloween e dintorni

La festa del giorno dei santi risale alla fine dell'VIII secolo, quando venne istituita per sostituire il Capodanno celtico, benché la sua celebrazione fu resa obbligatoria solo nel 1475. Istituendo la celebrazione della morte di tutti i santi come giorno della loro "nascita" (dies natalis), si cristianizzava una festa pagana senza tradirne lo spirito, istituendo una sorta di parallelo tra i santi e i chicchi di grano, scesi nella terra nella stagione autunnale per rinascere come piante in primavera.

Come spesso accade, proverbi ed usanze degli antichi riti pagani sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, come testimonia la diffusione della notte di Halloween, fino a poco tempo fa retaggio dei soli Paesi anglosassoni e dell'Irlanda.

Halloween è la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, nella quale i defunti ritornano sulla terra rievocati da travestimenti in forma di scheletri e fantasmi che girano di casa in casa chiedendo dolci e piccoli tributi. Scherzi e piccole vendette sono garantiti, qualora i desideri non fossero esauditi.

Come in ogni rito di passaggio, anche nelle celebrazioni di Halloween - sorta di veglie che si svolgevano nei cimiteri in un clima di festa e convivialità che avrebbe dovuto favorire l'incontro con i defunti - è insita l'idea della fine di un ciclo e dell'inizio di un nuovo anno. Le ragioni per le quali il calendario celtico fissava il capodanno nel cuore dell'autunno sono evidenti, poiché questo periodo segna la fine di una stagione agraria e l'inizio di un nuovo ciclo: il grano è stato appena seminato, è "sceso negli inferi", nel cuore della terra, per iniziare il lento cammino verso la germinazione.

La cristianizzazione di questo Capodanno fu attuata non solo attraverso l'istituzione della festa di tutti i Santi, ma anche con la commemorazione dei defunti, ordinata da Odilone di Cluny ai cenobi dipendenti dall'abbazia nel 998 ma giunta a Roma, dopo una capillare diffusione nel resto d'Europa, solo nel XIV secolo.

Anche la ricorrenza dei defunti testimonia e riecheggia l'antico Capodanno nella diffusa credenza secondo la quale i morti ritornano in quell'unica occasione dell'anno e mangiano il cibo preparato appositamente per loro. Cibo dal preciso valore simbolico, nel quale si concentrano tutti i possibili significati di rinascita, rigenerazione e risurrezione, attraverso il quale si crede nella loro vita ultraterrena (cibo = vita, e chi è capace di cibarsi è vivo). Si pensi a questo proposito al cosiddetto grano cotto, dolce antichissimo a base di grano bollito insaporito con vino cotto, cannella, canditi, cioccolata in pezzi, noci, chicchi di melograno, o ai dolci di mandorla detti ossa dei morti, tipici di alcune regioni in questa ricorrenza.


Mitologia della costellazione dello Scorpione

Circa 5000 anni fa Antares, la stella più luminosa di questa costellazione, indicava la posizione del sole all'equinozio d'autunno, e per tale ragione era assai importante per il popolo mesopotamico. 

Gli Egiziani inizialmente vedevano nello Scorpione un serpente o un ragno.

In origine, lo Scorpione includeva anche la Bilancia ("Chele dello Scorpione"), che solo successivamente è stata considerata una costellazione a sé stante.

Il mito greco riconduce lo Scorpione alla figura di Orione, fornendo varie versioni. Una di queste ci narra che Orione, validissimo cacciatore, dichiarò di essere in grado di abbattere qualunque animale. Gea (o, più probabilmente Artemide, dea della caccia, invidiosa per l'abilità del cacciatore), irritata da tanta superbia, mandò contro Orione un terribile scorpione che lo punse e lo uccise, ma Esculapio lo fece tornare in vita. In ricordo di questa storia, le due figure sono presenti nel cielo, ma in posizioni contrapposte, onde evitare che l'animale possa nuocere all'uomo.

Infatti, quando lo Scorpione sorge ad est, Orione, ucciso, tramonta ad Occidente; mentre, quando Orione si alza ad est, lo Scorpione, schiacciato da Esculapio (raffigurato nella costellazione dell'Ofiuco), tramonta ad ovest.

Un'altra versione del mito, dai risvolti più romantici, ci narra di Orione, ottimo cacciatore, amante di Eos, l'Aurora. Questa, per godere più tranquillamente della compagnia dell'amato, lo trasportò a Delo, la sacra isola di Apollo, il quale si irritò per la profanazione. Apollo, inoltre, era preoccupato per l'amicizia di Orione con sua sorella Artemide, accomunati dalla stessa passione per la caccia, e paventava che la dea si innamorasse del mortale. Apollo si rivolse a Gea che, come nel mito precedentemente citato, mandò il letale Scorpione, creatura immortale, per uccidere Orione; questi, per sfuggirgli, si gettò in mare, cercando di raggiungere a nuoto la spiaggia di Delo.

Il dio Apollo, allora, sfidò la sorella Artemide a colpire con un dardo la testa dell'uomo che si stava avvicinando, descrittole come un malvagio che aveva osato violare una delle sue sacerdotesse. Artemide, ovviamente infallibile, uccise Orione senza saperlo; accortasi dell'errore, disperata, scongiurò Esculapio di far tornare in vita il giovane, ma Zeus glielo impedì fulminandolo con una saetta. Alla dea non rimase che ricordare Orione nel gruppo di stelle perennemente inseguite dallo Scorpione.

  

Bibliografia di riferimento

L. Aurigemma, Il segno zodiacale dello Scorpione, Einaudi, Torino 1976;

F. Maspero - A. Granata, Bestiario medievale, Piemme, Casale Monferrato 1999, pp. 382-385.

  

  

I mesI:  Settembre (primo mese dell'anno nello stile di datazione più diffuso nel Medioevo) - Ottobre - Novembre - Dicembre - Gennaio - Febbraio - Marzo - Aprile - Maggio - Giugno - Luglio - Agosto

  

  

©2003 Stefania Mola

 


Il mosico della cattedrale di Otranto   su

Le opere e i giorni: indice