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a cura di Felice Moretti


di Felice Moretti

Cattedrale di Bitonto, esaforato: animali fantastici.


Il viaggio nella fauna romanica continua alla ricerca dei confini fra il corpo e il mondo, fra il razionale e l'irrazionale, fra meraviglie e inganni, fra inquietudine e incredulità, fra disprezzo e paura in una immaginosità che vaga fra mostri e diavoli di un Hieronimus Bosch o di un Dante Alighieri.

Questo "perfido gioco di demoni" in cui viene trascinato anche il nostro pensiero, creava nella coscienza medievale l'illusione diabolica di una distrazione di Dio nella creazione. Ma era solo un'illusione che i demoni potevano modellare a loro piacimento sulla coscienza addormentata e intorpidita dell'umanità. L'abbondanza di allusioni a questo tema nella letteratura apologetica durante tutto il Medioevo, e l'importanza accordata da Tommaso d'Aquino alla dottrina medievale della metamorfosi, attestano gli sforzi della Chiesa per soggiogare le superstizioni e, nello stesso tempo, testimoniano la vitalità di una credenza pagana in tutto l'Occidente cristiano; né gli sforzi dei teologi medievali, che fecero ricorso agli scritti di sant'Agostino per debellare tale credenza, ottennero risultati apprezzabili.

In Agostino la Chiesa aveva cercato la chiave interpretativa dell'inconoscibile e della deformità che costituivano un attentato alla ragione e all'ordine cosmico: quella chiave che avrebbe dovuto chiudere la porta alla superstizione e alla credulità. «Noi chiamiamo mostri - scriveva Agostino - quelli che tali non sono secondo Iddio, il quale vede nell'immensità della sua opera l'infinità delle forme che vi ha compreso... Noi definiamo "contro natura" ciò che avviene semplicemente contro la consuetudine; ma in realtà non esiste niente che sia se non secondo la natura, qualunque cosa sia».

Queste considerazioni erano impennate del pensiero di Agostino da Ippona; ma per l'uomo ordinario, in un ordinario Medioevo, la percettibilità di un universo di sogni, di visioni, di strane creature costituiva un universo altrettanto reale di quello terreno, "non secondo la natura". L'affermazione poi, a partire dal XII secolo, di una nuova cultura aristocratica e profana che raccolse l'eredità della tradizione pagana della metamorfosi legata alla tradizione di Ovidio, rese più difficile alla cultura clericale sanare la frattura fra natura e sopranatura. In suo soccorso intervenne tutta una collaudata tradizione allegorica. Ad essa fece ricorso la cultura clericale per affacciarsi sugli spazi ancora inesplorati della mitologia greco-latina dal cui stesso grembo raccoglierà le forze necessarie da contrapporre alla cultura profana per cercare la verità, e la metamorfosi sarà lo nuova forza-guida. Già Boezio nella sua De consolatione philosophiae attribuiva un valore allegorico tutto cristiano alla metamorfosi, quando affermava che «il bene eleva l'uomo al di sopra di se stesso fino alla natura divina; il male lo abbassa fino alla natura animale».

Certo, nella proliferazione letteraria in cui agiscono animali e creature fantastiche, gli autori medievali hanno ricevuto stimoli e finalità diversi, interpretati in modo diverso a seconda della lingua in cui l'opera era stata scritta e del destinatario. Ma non è raro il caso in cui un'opera letteraria, ricca di riferimenti fantastici, destinata ad un certo pubblico, subisca poi variazioni di percorso. È il caso, ad esempio, della Lettera del Prete Gianni il cui contenuto politico ha poi subìto uno spostamento dell'asse letterario verso il meraviglioso per poi entrare nel XII secolo (in seguito alla traduzione in anglo-normanno da parte di un certo Roanz d'Arundel) a «far parte delle verità del mondo». L'autonomia della cultura profana veniva così pian piano a perdersi con la immissione nell'opera letteraria del meraviglioso cristiano che giustificava lo scompiglio dell'ordinato universo aristotelico delle specie e delle categorie. È ovvio che questo processo di integrazione fra cultura profana e quella clericale non ha interessato tutta la produzione letteraria medievale.

Gran parte della letteratura narrativa ha tuttavia conservato una propria autonomia anche se non sono mancati, da parte della cultura clericale, tentativi di razionalizzazione e cristianizzazione di certi racconti o favole con sopravvivenze pagane, su dati di base irrazionali, in cui avviene, ad esempio, la metamorfosi dell'uomo in lupo o del lupo nell'uomo, della donna in serpente o di serpente in donna come nella leggenda di Melusina.

 

   

©2004 Felice Moretti

   


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