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SIRE UT... FAMI RE!

Musiche di re e di cialtroni

a cura di Olimpia Amati


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1. Dalla tromba marina alla vielle a roue - Il liuto - L'arpa


«…un racconto della fine del IX secolo narra che l'oud avrebbe avuto origine dalla metamorfosi delle spoglie di un bambino morto in circostanze misteriose, che suo padre Lamech, antico personaggio della discendenza di Caino, avrebbe sospeso ai rami di un albero. Lo scheletro del bambino si sarebbe trasformato nella cassa dello strumento mentre le viscere sarebbero diventate le corde» (da: Didattica interculturale della musica, di Maurizio Disoteo, Editrice Missionaria Italiana,2000).

 

Il liuto

Fra gli strumenti di derivazione araba importante è da ricordare il liuto, grazie al quale si sviluppò nell'Europa rinascimentale un nuovo sistema di scrittura e lettura musicale noto con il nome di "intavolatura" (linguaggio molto differente dall'intavolatura per tastiera: vedi foto n°1).

Foto n° 1: una pagina dal manoscritto di Vincenzo Capirola (Chicago, Newberry Library).
Immagine tratta dal Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, volume secondo, Il Lessico, UTET, Torino 2000


L'etimologia del suo nome deriva dall'arabo "al'oud", letteralmente "il legno", termine europeizzato in vari modi (inglese lute, spagnolo laùd, tedesco laute). Numerosi etnomusicologi per "oud" indicano vari tipi di strumenti a corde anteriori al Medioevo (pan tur, tanbur), reputandoli giustamente i veri padri di quello che noi ora chiamiamo liuto. Gli Arabi lo hanno portato in Europa attraverso la Spagna e poi la Sicilia. Se in tutta Italia il liuto divenne nel Rinascimento lo strumento più suonato, il liuto a manico lungo (noto con il nome di colascione) ebbe un grande successo soprattutto nel barocco meridionale e fu utilizzato per qualunque tipo di musica: popolare e colta, sacra e profana. Il liuto è stato sfruttato molto nei Paesi occidentali per la sua capacità di leggere più voci contemporaneamente, mentre nei Paesi arabi, come possiamo ben immaginare, l'oud è lo strumento principe della monodia, quest'ultima caratteristica fondamentale del sistema musicale omofonico-modale di tutto il Medioriente.

Il liuto europeo è composto da una cassa bombata sul retro (composta da listelli di legno pazientemente ripiegati ed incollati) che si restringe verso il manico corto, inizialmente privo di tastiera1; un cavigliere rivoltato indietro; un ghirigoro intagliato ad arte al centro della tavola piatta e sei corde, di cui cinque doppie2.

La letteratura musicale liutistica italiana è numerosissima, basti ricordare il più antico compendio pubblicato in Italia da Ottaviano Petrucci di Fossombrone: Intavolatura del Lauto (Venezia,1507) in 4 volumi comprendenti musiche di Francesco Spinacino3 e di Joannambrosio Dalza4; il manoscritto di Vincenzo Capirola (1517) ed il Primo Libro di Intabolatura di Liuto del pugliese Giacomo De Gorzanis (Venezia, 1561)5.


1 Le prime tastiere si ritrovano nelle iconografie del '400.

2  L'accordatura varia a seconda della grandezza dello strumento (se soprano, tenore, arciliuto...) e del suo utilizzo, anche se prevalentemente nel Medioevo l'intervallo era di: quarta, terza magg., quarta, quarta, e nel Rinascimento: quarta, quarta, terza magg., quarta, quarta. A proposito di corde ed accordatura: «Prima del grande Maestro Zyriab, vissuto nel IX secolo, l'oud aveva quattro corde che prendevano il nome dagli umori dell'antica medicina, corrispondenti ai diversi temperamenti umani: la bile, il sangue, la flemma e l'atrabile. Questi umori venivano anche collegati agli elementi cosmici: la terra, il fuoco, l'acqua e l'aria. Zyriab aggiunse una quinta corda, rappresentante l'anima, senza la quale gli umori del corpo non possono vivere...» (Didattica interculturale della musica, di Maurizio Disoteo, Editrice Missionaria Italiana, 2000).

3 Liutista e compositore, nei primi due volumi raccolse ed intavolò per liuto molta musica vocale.

4  Le danze ed i ricercari trascritti per liuto da Dalza appaiono nel 4° volume. Il 3° volume non è mai stato ritrovato.

5  Liutista e compositore cieco, trasferitosi a Trieste probabilmente poco prima di pubblicare la prima delle sue cinque raccolte musicali.

©2003 Olimpia Amati

 


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