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SIRE UT... FAMI RE!

Musiche di re e di cialtroni

a cura di Olimpia Amati


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Premessa - La viella - La ghironda - La tromba marina - Il salterio - La rebecca - 2. Il liuto e l'arpa


Foto n° 7: schizzi di salteri, arpe e strumenti musicali vari, da De Institutione Musicae di Anicio, Manlio, Torquato, Severino Boezio; Monaco, Bayerische Staatsbibliothek. Immagine tratta dalla citata Enciclopedia degli strumenti musicali

Numerosissime sono le testimonianze iconografiche, la gran parte di carattere religioso (già nella Bibbia viene citato il santerin): da ricordare le famose miniature della raccolta di Cantigas de S. Maria (1200 circa) e prima ancora gli schizzi di Boezio (Roma 480 circa d.C. - Pavia 526. Vedi sopra, foto n°7).

La foto n°1 ritrae (è il secondo strumento) un salterio triangolare da braccio di Hans Granberg, dell’altezza di 40 cm circa, da suonare a pizzico o con l’ausilio di un archetto. Questo tipo di salterio nella trattatistica antica è stato spesso confuso con la crotta (vedi primo strumento della foto n°1).

Foto n° 8: salterio trapezoidale di H. Granberg

L’immagine n°8 invece mostra un salterio trapezoidale, riproduzione esatta del cannale del periodo delle Crociate, da suonare esclusivamente a pizzico.

La rebecca

Il rabab arabo è giunto in Europa intorno all’anno 1000 e la rebecca (1100 circa) è la sua diretta discendente6. Addirittura in Spagna, fino ai primi del 1400 hanno convissuto entrambi gli strumenti (rabel o rabé e rabé morisco). Come le vielle a ponticello piatto, anch’essa ha la cassa armonica costruita con un unico pezzo di legno scavato all’interno. La cavigliera è generalmente ornata di arabeschi (incisi o tagliati nel legno) e possono contare da una a cinque corde di budello.

Foto n° 9: rebecca di H. Granberg

La rebecca del M° Granberg (vedi foto n°9) è una delle più comuni sia per la forma che per il numero delle corde, intonate ad intervalli di quinta (sol2-re3-la3). Lo strumento a tre corde è stato utilizzato per lungo tempo dai menestrelli fino alle danze del rinascimento e grazie proprio alla trattatistica cinquecentesca è stato più facile ricostruirne la storia. La tecnica esecutiva è simile al rabab: le dita della mano sinistra bloccano le corde ed il polso sinistro muove contemporaneamente tutto lo strumento fino a farlo ondeggiare, mentre la destra sfrega le corde con l’archetto (piccolo e ricurvo).


6 Tutti i Paesi arabi, dal nord Africa al Medio Oriente, utilizzano ancora questi strumenti nella musica tradizionale. è usuale incontrare per le vie artisti di strada che suonano il qanùn, il rabab e l’oud. Strumenti derivati dalla rebecca sono ancora in uso nella tradizione balcanica.

 

©2003 Olimpia Amati

 


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