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ANTONIO DI GIACOMO

 

Salvate il Museo archeologico!

 

SOS degli intellettuali baresi

 

  


  

Degli oltre cinquanta reperti trafugati dal museo archeologico della Provincia di Bari s'è appena detto, nei giorni scorsi. Più volte negli anni, invece, si sono vagheggiate ipotesi e differenti tempistiche sulla riapertura dell'antica struttura museale. Così la vicenda del furto dei tesori archeologici dal plesso di Santa Scolastica solleva nuovi interrogativi sul futuro del museo. A porseli - e girarli contestualmente al presidente dell'amministrazione provinciale barese, Vincenzo Divella - sono le decine di sottoscrittori di un appello perché il domani del museo archeologico sia deciso da un tavolo tecnico ad hoc. Una sorta di consulta che, negli intenti dei firmatari, dovrebbe affiancare la Provincia nell'individuazione dei criteri più opportuni per la realizzazione del museo. Non intenti polemici ma propositivi, dunque, nell'appello promosso dal gotha dell'intellettualità cittadina - fra i firmatari il filologo Luciano Canfora, il latinista Paolo Fedeli, il medievista Raffaele Licinio, l'architetto Arturo Cucciolla e il sociologo Franco Chiarello - insieme ad alcune realtà dell'associazionismo socioculturale e politico (Adirt, Cidi e, per Città plurale, il suo presidente Nicola Martinelli).

«Ho letto notizie allarmate - dice Luciano Canfora - sulla scomparsa di pezzi importanti dal museo. Un episodio che mi spinge a fare un passo a ritroso nel tempo. Per moltissimi anni, forse una ventina se la memoria non m'inganna, quando il museo si trovava ancora in Ateneo venne chiuso per lavori. Dei mitici lavori idraulici, così ci fu detto, nei fatti impossibili a durare tanto: anche la cupola di San Pietro fu fatta in tempi più brevi. Sicché quando si venne a sapere che il museo se ne andava a Santa Scolastica non fui tra coloro che protestarono. Anzi. Ci parve invece una cosa saggia che andasse in un luogo più accessibile, ma evidentemente, visto l'accaduto, anche troppo accessibile».

Preoccupazioni che trovano eco nella reazione di Franco Chiarello: «Non è possibile che un museo di quella natura sia gratuitamente esposto al degrado e alla violazione. Il suo doveroso ma ragionato recupero è una tappa fondamentale per la riqualificazione culturale della città».

Riqualificazione che, nell'analisi di Arturo Cucciolla, dovrebbe passare da un più esteso disegno progettuale. «Trovo che la destinazione del museo nel plesso di Santa Scolastica - osserva l'architetto - sia più che opportuna, dal momento che Santa Scolastica stessa è un pregevole bene architettonico e archeologico. Ma proprio per queste sue caratteristiche potrebbe essere parte, in realtà, di un più ampio polo museale da realizzarsi allargandosi sull'area limitrofa dell'ex convento di San Pietro. Un'ipotesi, tuttavia, che non esclude l'immediata e necessaria riapertura del museo quanto, piuttosto, invita a sollevare la posta in gioco, gettando le fondamenta di un progetto espositivo che, se da una parte è di più ampio respiro, vuole iniziare un discorso sulla valorizzazione del contesto urbano in cui Santa Scolastica e il museo che verrà insistono».

E restano, intanto - l'appello non ne è affatto avaro, anzi - interrogativi e nodi da sciogliere. Da qui fino all'autunno 2005, periodo in cui sarebbe stata messa in cantiere la riapertura del museo. Si chiede, infatti, se esista un progetto espositivo, nonché quali risorse umane e materiali assicureranno la gestione del museo. Ma soprattutto se l'autunno sia una ragionevole e attendibile scadenza per la sistemazione museale di Santa Scolastica. Il conto alla rovescia è già cominciato.

 

Antonio Di Giacomo

 

 

 

da "la Repubblica - Bari", 20/12/2004

 

  

 

 

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