Sei in: Mondi medievali ® Medioevo e Medicina ® Per una storia della medicina antica e medievale ® La medicina nell'alto Medioevo ® 6. Approfondimenti e curiosità


     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo



    Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. EPIDEMIE  -  6. Approfondimenti e curiosità


6.4 L'IGIENE

Miniatura del Codice Manesse, 1300

    

6.4.1 CENNI STORICI

   

La preistoria: niente vale l'esperienza

È difficile formarsi un'idea precisa riguardo alla nozione di igiene in quei tempi remotissimi, ma si può ipotizzare che contasse soltanto l'esperienza. Quelli che sopravvivevano facevano le deduzioni necessarie a proteggersi. La regola di non mangiare tutto ciò che capitava tra le mani doveva essere applicata rigorosamente, dando luogo ai fondamenti dell'igiene alimentare. Gli altri tipi di igiene sarebbero apparsi molto più tardi.

Una legislazione igienica esisteva già al tempo degli Egizi, assieme ad una seppur rudimentale vera e propria medicina sociale. Per la tumulazione dei cadaveri vigevano esatti precetti; prescrizioni severe istruivano sul modo di tenere pulite le abitazioni, sulle norme per la alimentazione, sulle relazioni sessuali, ecc. Analogamente alla medicina babilonese antica, vi era una combinazione di razionalismo empirico, misticismo e prescrizioni religiose quali base per uno sviluppo della scienza medica.

La legislazione sacerdotale era severissima nel prescrivere la pulizia del corpo per i sacerdoti, nell'infanzia, nell'alimentazione e per le relazioni sessuali. Grande era la attenzione per la cosmesi l'attività ginnica ed il culto dei morti.

Nella medicina biblica ed ebraica viene attribuita la funzione medica solo ai sacerdoti. Le prescrizioni igieniche hanno il carattere di precetti religiosi e anche di cerimonie religiose. Lo scopo delle pratiche igieniche è la purezza del corpo di fronte a Dio. Le distinzioni fra puro (taòr) ed impuro (tamè) si estendono tanto alla purezza morale quanto a quella fisica.

Cerimonie religiose presiedevano alle pratiche relative al contatto con cadaveri, puerperio, mestruazioni, gonorrea, lebbra: un bagno purificatore (in seguito il battesimo) caratterizza l’evoluzione del pensiero medico. Le pratiche non sono limitate ai sacerdoti, ma a tutto il popolo (circoncisione, proibizione di certi cibi, lavacro prima delle preghiere e dei pasti, ecc.) Le prescrizioni sanitarie (come quelle religiose) sono imposte a tutti.

Analogamente era prescritta una grande attenzione (difesa sanitaria?) nel coprire le deiezioni e di fronte a malattie epidemiche: il contagio prevedeva l’isolamento. Probabilmente di origine dagli antichi popoli semitici e forse anche dai babilonesi, i concetti d’igiene comprendevano l’attenzione a topi, mosche, zanzare ed altri insetti quali possibili apportatori di malattie. Ekron, città dei Filistei, aveva il tempio al dio Baal-Zebub (Il Signore delle mosche), divenuto molto più tardi una divinità infernale (belzebù), all’inizio proteggeva dai pericoli delle mosche.

Le leggi contro la lebbra (Levitico XII) possono essere considerate il primo modello di legislazione sanitaria.

L’igiene ha parte importantissima nella medicina indiana.

Le leggi di Manù prescrivono regole severissime e lavacri abbondanti. Il culto religioso si basa infatti su prescrizioni alimentari (prevalentemente vegetali e contro bevande alcooliche), cura per gli occhi, la donna, le deiezioni. In particolare viene ripetuta la pulizia giornaliera del corpo e l’attenzione e la prevenzione di gravi malattie quali la tisi, l’epilessia, la lebbra bianca o l’elefantiasi. Formule e procedure magiche si associano a vari principi essenziali (Doshas) per la salvaguardia del corpo oltre che dello spirito.

Bagni a varia temperatura, massaggi, unguenti profumati e sciacquadita: l'igiene dei Greci e dei Romani aveva un significato purificatore, ma evocava anche una dimensione edonistica. Attenti alla cura del corpo, i Romani trascorrevano molto tempo a bagnarsi nelle terme pubbliche, sotto gli auspici della dea Igea, protettrice della salute, dal cui nome è derivata la parola "igiene". Queste usanze si estendevano fino in Oriente, con i bagni turchi nei quali ancor oggi si fondono aspetti purificatori legati al rituale religioso, attenzione al benessere fisico e pratica igienica.

La cultura Greca e Romana aveva prescrizioni dietetiche ed igieniche fondamentali, grazie all’opera di Celso.

Veniva raccomandato moderato movimento, frequenti viaggi e soggiorno in campagna, moderazione nel coito e nel bere, astensione da esercizi troppo violenti; tutti gli improvvisi e rapidi passaggi da un clima all’altro sono da evitarsi. Si trovano, nel libro di Celso, esatte prescrizioni per dimagrire, per la gotta e per i reumatismi. Vi sono inoltre indicazioni per l’idroterapia e vari rimedi farmacologici.

La medicina Romana, in particolare, riconosceva una gran varietà di misure igieniche. Esse erano ispirate anche da prescrizioni e tradizioni di popoli più antichi e riportate in varie scritture. Da Tarquinio Prisco, poi in Vitruvio, nella legge Aquilia, nella legge Cornelia,  nella legge dei decemviri, ed altre, veniva posta la massima attenzione alle misure sanitarie ed igieniche, dalla nacita alla morte, dall’acqua di Roma alla più lontana provincia dell’Impero.

Bagno turco, 1400

   

Medioevo: puliti addosso e tutto lo sporco in strada

In questo periodo, il vaso da notte che aveva fatto la sua comparsa in epoca romana era ancora usato, e si facevano i propri bisogni anche davanti a tutti. Nelle città il senso dell'igiene personale è molto vivo e l'usanza di fare il bagno è diffusa. Esistono bagni pubblici o sale termali che permettono agli uomini di incontrarsi e rilassarsi in una ambiente piacevole. Nella sola Parigi, nel 1292, ne sono state censite 25 per 250.000 abitanti. La moda del bagno e la costruzione di latrine, segno dell'eredità culturale romana, sono all'epoca più o meno diffuse in tutta Europa. Purtroppo, poco alla volta, i bagni pubblici medievali diventano ambienti equivoci; e se in città ci si profuma, ci si acconcia e si affida il vestiario alla cure delle lavandaie, l'igiene delle strade non sembra la preoccupazione principale: è l'epoca in cui si getta tutto fuori dalla porta!

Così, nelle strade, ci si muove tra pozze e rivoli di acqua sporca e liquame dove navigano escrementi...

L’acqua e l’igiene nei secoli passati

Il concetto di igiene ai nostri giorni è diverso dal passato. Non vuol dire però che se noi percepiamo in modo diverso il rapporto con l’acqua, l’uomo dei secoli scorsi non si occupasse della pulizia; solo, la toilette era concepita in altro modo: asciutta e attenta soprattutto alle zone più evidenti. Queste ultime sono mani e viso che vengono “bagnate”, ma generalmente ci si lavava sfiorandosi con un panno asciutto

Si credeva che l’acqua fosse nociva perché penetra nei fori della pelle e rompe l’equilibro umorale; il bagno rendeva fiacchi e deboli e quindi predisponeva il corpo al contagio. Era impossibile pensare al bagno senza adottare rigorosi accorgimenti: riposare, rimanere a letto, proteggersi con indumenti adeguati.

Nel Medioevo e nel Rinascimento il contatto veniva visto come uno dei rischi maggiori. Si consigliava quindi di evitarlo o di esporre i corpi all’aria infetta.

I bagni pubblici , già esistenti in età romana, erano numerosi e molto frequentati nel corso del XIII secolo; a Parigi, ad esempio, se ne contavano 26, e per un prezzo più alto si poteva anche avere cibo, vino e un letto. Nel Rinascimento essi vengono considerati luoghi di contagio ma anche di promiscuità, di prostituzione, di “turbolenze” e di “affari loschi”.

Ciò inciderà necessariamente nella loro esistenza, tanto che verranno chiusi. Restavano i bagni privati con un pubblico privilegiato e limitato. Pur rappresentando sostanzialmente un luogo di incontri sociali e amorosi, la loro graduale scomparsa è da attribuire alle idee sull’effetto negativo dell’acqua sul corpo, più che alla condanna morale della società.

    

6.4.2 IL BAGNO E L'IGIENE PERSONALE NEL MEDIOEVO

Molto spesso noi pensiamo al Medioevo come ad un periodo storico in cui la gente non si lavava mai. Non solo invece i nostri antenati si lavavano più spesso di quanto crediamo, sia che fossero nobili, sia gente comune, ma lo facevano spesso in compagnia di “amici speciali”.  

      

A sinistra, il bagno della coppia, 1338-1344; a destra, il bagno magico di Medea

«Era buona norma che nel caso che il padrone volesse fare un bagno, venissero esposti dei panni attorno al tetto, ognuno cosparso di fiori ed erbe verdi profumate e che ci fossero cinque o sei spugne per sedervisi o sdraiarvisi sopra. Il bagno durava un certo tempo e doveva chiudersi la porta.  Doveva esserci un bacile pieno di erbe fresche riscaldate e si lavava il corpo con spugne morbide, e poi veniva sciacquato con acqua fresca, tiepida e profumata di rose. Quindi andava a letto, dopo aver indossato le calze ed essere stato asciugato con panni puliti» [12].

L’acqua era spesso profumata con petali di rosa o profumi. Il fatto di immergersi era conosciuto come “stufarsi” ed era gradito a tutti i livelli della società.

Il bagno avveniva in un catino di legno imbottito con tessuto. Il riserbo provvedeva a tende o baldacchini. Quando i signori viaggiavano portavano con sé tutto l’occorrente ed anche un servitore responsabile per l’acqua calda.  Nei periodi più caldi la vasca era posta all’esterno, in giardino e in inverno presso ad un camino acceso.  

Verso la metà del XIII secolo solo i molto ricchi potevano permettersi i fuochi di legna per scaldare l’acqua in inverno. La restante parte della popolazione era costretta a rimanere sporca per la maggior parte del tempo. Intere famiglie utilizzavano la stessa acqua per lavarsi: l’uomo di casa aveva il privilegio di un’acqua pulita, dopo venivano gli altri figli e uomini. Poi le donne ed i bambini. Per ultimi i neonati. A quel punto l’acqua era così sporca che ci si poteva perdere qualcuno in essa, da cui il detto «Non buttare il bambino assieme all’acqua sporca del bagno!» [13].

Il bagno in un'immagine del 1494-1495

In conclusione, al di là delle dicerie...

Non vi sono, peraltro, evidenze o testimonianze che i componenti delle famiglie si lavassero tutti in serie nella stessa acqua anche se ciò può essere occasionalmente avvenuto, per diminuire il lavoro necessario. Comunque non si sarebbe lasciata diventare troppo sporca l’acqua, come la tradizione insegna. Al contrario della credenza popolare, la gente nel Medioevo non era completamente all’oscuro del significato dell’igiene ed è assolutamente improbabile che sia stata utilizzata acqua sudicia per lavarsi.

Coloro i quali potevano permettersi una vera vasca potevano anche permettersi dei servi per riempirla più volte.

I bambini e gli infanti godevano di cure particolari. Piuttosto che perderli in acqua sudicia, essi sarebbero stati lavati in un catino più piccolo, con acqua pulita. Non c’è ragione di credere che le cose possano aver compreso anche il bambino gettato con l’acqua sporca! La maggior parte dei paesani non si poteva permettere una vasca, per cui veniva utilizzato una botte a cui si toglieva la parte superiore. Lo sforzo e la fatica di riempirla d’acqua dal pozzo facevano sì che venisse utilizzato il bagno per tutti solo in rare occasioni.

Il bagno del bambino  

   

Nel complesso, sembra che l’uomo e la donna medievali  fossero coscienti dell’igiene personale e della necessità della pulizia come altra gente in tutta la storia e che ponessero particolare attenzione alla sua apparenza.

   

Molte città, alla metà del XII secolo, erano fornite di bagni pubblici

I bagni pubblici, seppure non infrequenti, erano generalmente poco stimati in quanto erano considerati una facile via per l’uso clandestino della prostituzione.

Per la gente comune rappresentavano la miglior condizione per evitare la gran fatica di riempire una botte con acqua  tiepida e pulita. Comunemente infatti veniva utilizzato un piccolo bacile ed un pezzo di sapone.

L’acqua era scaldata con fuoco di legna, ma questo pose due problemi. Fuochi fuori controllo potevano consumate parecchi isolati cittadini e, poiché le foreste venivano spogliate, il rifornimento di legna diventava sempre più costoso. Si iniziò allora ad utilizzare il carbone, ma i fumi erano fastidiosi e tossici.

Londra era molto più grande di qualunque altra città in Gran Bretagna ed i suoi problemi sanitari erano enormi.  Il maggior problema legato all’igiene era lo stesso fiume su cui era sorta la sua stessa prosperità. Nel XIV secolo le rive del Tamigi erano diventate un terreno di discarica per tonnellate di pattumiera domestica e nocivi scarichi industriali, da conciatori, tintori e mattatoi.

Durante tutto il XIV secolo le autorità cittadine tentarono invano di impedire di insozzare il fiume e le strade con carni putride, frattaglie e visceri. Per quanto riguarda l’acqua, già nel XIII secolo la città si era dotata di pozzi e vi era un condotto per portare l’acqua dalle fonti orientali. Solamente i molto ricchi avevano una toilette. Spettava si domestici di svuotare le latrine, spesso nel fiume.

L’acqua del fiume stesso era utilizzata per bere o lavare i panni o vari utensili casalinghi.

  

Per quando riguarda il “bagno annuale”, l’idea che la gente medievale si lavasse poco è certamente ricorrente, ma falsa. La gente si lavava infatti regolarmente: non poterlo fare era considerato come una penitenza.

Molte persone si sposavano in giugno ed avevano fatto il bagno annuale nel mese di maggio. Il loro odore iniziava ad alterarsi e per tale motivo le spose si dotavano di un bouquet di fiori per coprire gli odori. Da allora la tradizione per le spose di avere un bouquet di fiori.

Altre forme di pulizia e igiene

La rasatura era difficile, dolorosa e non molto frequente, poiché il sapone era inefficace ed i rasoi, che assomigliavano a coltelli per l’intaglio o per trinciare la carne (ed erano infatti utilizzati per tali scopi) erano vecchi e non affilati.

Anche il taglio dei capelli non era agevole: le forbici erano simili a cesoie e dovevano essere utilizzate dolcemente per evitare di strappare i capelli.

Sebbene nel XIII secolo pochi aristocratici avessero spazzole per i denti, la toeletta dei denti era generalmente compiuta con l’ausilio di legno verde di nocciolo e strofinando i denti con un panno di lana.

Si ritrovano descrizioni dell’uso di unghie decorate e di pulizia delle orecchie, quasi ad indicare una preoccupazione per la pulizia. I pettini erano comuni e gli specchi avevano un uso funzionale e decorativo. L’attenzione all’igiene personale faceva sì che chi non lo praticasse veniva considerato un eclettico.

Un galateo del XV secolo consiglia i figli dei nobili di accettare i parassiti come cosa naturale ma «di non grattarsi la testa a tavola, prendere dal collo e dalla schiena pidocchi, pulci o altri parassiti ed ammazzarli in presenza di altra gente»

Pettine d’osso, cesoie e ornamenti per capelli.

Gilbertus Anglicus, nato circa nel 1180, fu l’autore del Compendium Medicinae (1240), uno dei lavori medici principali del Medioevo. Esso riguardava anche l’igiene e la cura che ognuno doveva avere di sé. I bagni di vapore, ad esempio, ammorbidivano la pelle ed aprivano i pori. Doveva essere utilizzata acqua calda pulita!

Lentiggini, nei, rughe, verruche ed altri inestetismi della pelle erano tutti dibattuti, o per trovarvi una soluzione, assieme all’alitosi e agli odori corporei, il che dimostra che la ricerca della bellezza non è cosa nuova.

IL SAPONE

Il sapone fu inventato molto probabilmente in Oriente e poi fu portato in Occidente (in particolare in Francia) attorno al IX secolo, esssendo sconosciuto ai Romani. Questo era un sapone morbido, senza molto potere detergente.

Saponi di maggior consistenza furono disponibili attorno al XII secolo [14] e consistevano generalmente di grasso di montone, cenere di legna o potassa e soda naturale. Spesso erano aggiunte anche erbe aromatiche. Altre forme di sapone contenevano ingredienti quali olio di oliva, soda e piccoli quantitativi di cedro. Questi tipi erano preparati al sud della Francia e in Italia.

Le lavandaie potevano anche utilizzare una soluzione di lisciva e terra di argilla smeltica o argilla bianca.

Ma non sempre era gradito: di seguito un rapporto di Brun, fratello dell’imperatore tedesco Ottone I di Sassonia: «Quando faceva il bagno, non utilizzava mai il sapone o analoga preparazione per rendere lucente la sua pelle, il che è ancora più sorprendente in quanto era al corrente di questo metodo per pulirsi e di gran conforto fin dalla giovane età».

    

  


12  Per questa citazione, e per altre notizie su questi argomenti, vedi A. Castiglioni, Storia della Medicina, A. Mondadori Ed., Milano 1936, pp. 50, 62, 81, 191, 202.  

13  L’espressione riportata è di origine tedesca e può esssere ritrovata nel XVI secolo nella satira Narrenbeschwörung di Thomas Murner (1475-1537). Costui era un francescano e viaggiò, studiò ed insegnò in molti paesi. L’imperatore Massimiliano I lo incoronò nel 1505 quale poeta laureatus. Nel 1506 fu doctor ikeologiae e nel 1519 fu doctor juris. Fu persona energica e appassionata: di lui si sa che si fece ovunque dei nemici.

14  Forse furono gli Arabi ad introdurre l’uso del sapone solido in Europa. Esso era preparato con olio d’oliva (al-Qali) e talvolta con natron (sodio carbonato). David da Antiochia (Dawud al-Antaki) fornì per primo la ricetta.

   

   

©2007 Raimondo G. Russo

         


indietro

Torna su

Medioevo e medicina: indice Home