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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI PERUGIA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Rocca Sant'Angelo (borgo, castello)

a c. di Stefano Favero

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)


RoccaFRANCA (resti del castello)

a c. di Stefano Favero


ROCCANOLFI (castello)

Dal sito http://xoomer.virgilio.it/gicardan   Dal sito www.precivacanze.it

«Si tratta di un castello di pendio di origini longobarde (XIII secolo), posto nella valle Oblita. I signori feudali erano gli Arnolfi, che nel XIV secolo diedero agli abitanti la facoltà di costituirsi come comunità e di appodiarsi a Norcia. Nel 1527 fu saccheggiato dal condottiero Sciarra Colonna, durante le sue scorribande in Umbria dopo la resa di papa Clemente VII. Della antica costruzione, circondata da mura e fossato, rimangono le due torri a sezione quadrata (la Torre della Regina è quella posta in alto) e la porta della cinta muraria; molte abitazioni hanno ancora le porte incise e le travi quattro-cinquecentesche».

http://it.wikipedia.org/wiki/Roccanolfi


ROMEGGIO (castello)

Dal sito www.umbertide.it   Dal sito www.umbertide.it

«Lungo la strada che porta a Preggio, in posizione dominante rispetto ad Umbertide, sorge il castello di Romeggio, costruzione che risalirebbe al periodo medioevale, quando per queste contrade transitavano i "Romei", pellegrini che si recavano a visitare i luoghi santi. La prima notizia risale al 1394, quando Perugia, per premiare lo zelo e la vigilanza mostrata da Nicoluccio d´Arpone e da Rosso di Nicoluccio di Romeggio, durante le lotte che travagliavano la città e il suo territorio, decretò di assegnare loro un premio di tre fiorini d´oro ciascuno. Dal 1395 Romeggio fu sede di un castellano fisso, pagato da Perugia. nel tempo questo castello ha subìto diversi interventi e non è possibile rinvenire tracce della sua cinta muraria. la torre rimasta, durante l´ultimo conflitto mondiale, fu sede di un osservatorio aereo che, collegato con altre simili strutture, doveva segnalare l´arrivo di aerei anglo-americani».

http://www.parcogeominerario.eu/index.php?id=344


SAN BIAGIO DELLA VALLE (torre campanaria, torre circolare)

Dal sito www.contadoportaeburnea.it   Foto di vito59, dal sito http://italia.indettaglio.it

«La frazione San Biagio della Valle si trova a nord del comune di Marsciano, sul fondo di una piccola valle solcata dal torrente Caina, lungo la strada provinciale che conduce a Spina. Gli abitanti sono 424. La presenza di un castello è testimoniata da una torre circolare e dal campanile della vecchia chiesa in stile romanico, abbattuta nel 1952. Nell’elencazione del 1282 S. Biagio della Valle appare ancora come villa. Nel 1380 è citato come castello, e posto nel contado di porta S. Susanna. Nel periodo quattrocentesco è indicata sempre come castello e compare nel contado di Porta Eburnea. La chiesa parrocchiale del castello, dedicata a S. Biagio, è documentata sin dal 1030. Il borgo medievale di S. Biagio è oggi minacciato da un'imponente opera di cementificazione. Ben tre lottizzazioni a pochi metri dal paese porteranno la popolazione del paese da 450 a 1900 abitanti».

http://www.contadoportaeburnea.it/beni%20e%20minacce/s.biagio.htm


San Giovanni del Pantano (castello dell'Antognolla)

a c. di Alessio Carabba

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)


SAN GIULIANO DI PERUGIA (ruderi del castello)

Foto di Roberto Brencio, dal sito www.panoramio.com   Foto di Roberto Brencio, dal sito www.panoramio.com

«Si trova sull'omonimo monte, in posizione dominante sulla pianura del Tevere che scorre a meno di un chilometro di distanza. L'insediamento di Castel San Giuliano risale al XII secolo: nel 1170, infatti, papa Alessandro III ne conferì il possesso al Comune di Gubbio. La chiesa parrocchiale, prima dedicata a San Giovanni, poi a San Giuliano, risale invece al XIV secolo e dipendeva dal monastero di San Pietro di Perugia. All'interno del castello vi era anche l'Oratorio di San Girolamo, di cui si hanno notizie in un documento del 1505. Il borgo fu fortificato all'inizio del XV secolo. Dell'antico castello restano oggi dei suggestivi ruderi».

http://turismo.comune.perugia.it/sentieri/VIEW/POI.aspx?id=10&guid=C893299C-4424-4799-A1A6-29CB127949E0


SAN GIUSTINO (castello Bufalini)

Dal sito www.gerso.eu   Dal sito www.cmaltaumbria.it

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Laura Gi (https://www.facebook.com/laura.giangamboni)   Foto di Laura Gi (https://www.facebook.com/laura.giangamboni)   Foto di Laura Gi (https://www.facebook.com/laura.giangamboni)   Foto di Laura Gi (https://www.facebook.com/laura.giangamboni)   Foto di Laura Gi (https://www.facebook.com/laura.giangamboni)

«Situato in una zona di confine e di passaggio fra l'Umbria, la Toscana, le Marche e la Romagna, il Castello Bufalini nasce come fortezza militare per difendere l'abitato di San Giustino ed il territorio circostante. La sua edificazione risale al 1480 quando Città di Castello, per arginare gli attacchi dei nemici, decise di costruire un castello fortificato su progetto dell'architetto romano Mariano Savelli sul luogo di un fortilizio preesistente di proprietà della famiglia Dotti, ormai in rovina a seguito degli eventi bellici del tempo. Poiché la costruzione richiedeva un ingente capitale, nel 1487 il Castello fu donato a Niccolò di Manno Bufalini, cittadino tifernate e ricco possidente terriero in San Giustino, con l'obbligo di completare i lavori sotto la direzione di Giovanni e di Camillo Vitelli e di difendere il maniero in caso di guerre. La fortezza fu costruita a forma di quadrato irregolare con torri angolari raccordate da camminamenti merlati, su cui domina la mole della torre maestra (maschio); il tutto ulteriormente difeso da un ampio e profondo fossato a pianta stellare con ponte levatoio. Nel 1500, con il consolidarsi della potenza economica e politica della famiglia Bufalini divenuta di fatto la feudataria del luogo, il Castello fu trasformato in una villa fortificata secondo nuove esigenze sociali, artistiche e culturali. Promotori di tale iniziativa furono l'abate Ventura Bufalini ed il fratello Giulio. L'originaria struttura chiusa in se stessa fu trasformata in una struttura aperta e protesa verso il nobile giardino ed il paesaggio circostante. I lavori più consistenti interessarono la facciata, dove la torre di sinistra fu sopraelevata, trasformata in una loggia coperta e raccordata al maschio mediante la realizzazione di un ampio loggiato con colonne e balaustra in pietra arenaria. Inoltre vennero demoliti i beccatelli e realizzato un nuovo ingresso al centro della facciata. Trasformazioni significative interessarono anche il lato sud, dove la merlatura fu trasformata in un camminamento loggiato. Nei prospetti furono aperte ampie finestre architravate e sul lato nord fu realizzato un ampliamento a ridosso del maschio, per contenere lo scalone monumentale. Altre modifiche più o meno importanti furono apportate nei secoli successivi. La cinta muraria si deve ad un parziale rifacimento settecentesco; più tarda è la chiusura del loggiato sul lato sinistro del cortile interno e la sopraelevazione di una torre campanaria. Tra la cinta muraria ed il fossato del Castello, entro uno spazio irregolare, si estende il giardino che attualmente ha una connotazione di gusto romantico per la presenza di cipressi, tigli e lecci tenuti alti a parco. ...».

http://www.medioevoinumbria.it/ita/castrum/san_giustino_castello_bufalini.htm


SAN GREGORIO (borgo fortificato, castello)

a c. di Stefano Favero

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Margherita Maggiore, cuba49@yahoo.com, Castel S. Gregorio, il castello residenza privata


San Leo Bastia (rocca o torre dei Mandarini)

Foto di aldocapp@alice.it, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.valledelniccone.it

«La rocca è situata nei pressi della località Mandarini, nella parrocchia di San Lorenzo Bibbiana o Rubbiano, a cavallo tra la Valle di Pierle e la Valle della Minima (S. Leo). La rocca di proprietà Pazzaglia, signori del posto, con alcune costruzioni annesse è stata per lungo tempo, e fino alla metà del secolo passato, abitazione di famiglie coloniche, alle quali derivò l'appellativo di "roccaioli". Recentemente è passata in proprietà a signori tedeschi che l'hanno trasformata in abitazione civile. Le notizie riguardanti la Rocca, sembrano possano dare un connotato storico anche alla chiesa di San Lorenzo e di San Florido a Leoncini, che in alcune parti lasciano intravedere segni di antiche costruzioni che potrebbero collocarsi all'epoca dei castelli della Valle e, pertanto, intorno all'anno Mille. Quanto alla denominazione "Mandarini" nel Registro dei Battezzati della Pieve della Madonna della Croce e di S. Donnino leggiamo: "A di' 13 di marzo 1643, Stefano figliolo di Lorenzo di Mandarino della parrocchia di S. Lorenzo di Città di Castello". Risulta evidente che si tratta di un nome patronimico. Nell'atto di battesimo del 22 febbraio 1643 appare chiaro il passaggio dal nome di persona a quello del luogo: "Gentile, figlia di Horatio, di Paolo da Mendarini, parrocchia di S. Lorenzo della Diocesi di Città di Castello».

http://www.valledelniccone.it/rocca_dei_mandarini.htm


San Nicolò di Celle (borgo fortificato, castello)

Dal sito www.comunederuta.gov.it   Dal sito www.facebook.com/Pro-Loco-San-Nicolò-di-Celle-175397019471264

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«San Nicolò di Celle è una frazione del comune di Deruta (PG). Il paese si trova a circa 16 km a sud-ovest di Perugia e 3 km a nord-est di Deruta, ad una altitudine di 176 m s.l.m.. I suoi abitanti, che sono 1086 si chiamano sannicolesi. Il toponimo deriva dall'unione tra il nome del santo venerato in loco, San Nicola, con il termine Celle, probabilmente riferito alla presenza di un certo numero di celle monastiche nei dintorni. Il piccolo centro si sviluppa infatti dopo l'arrivo dei Benedettini, che disboscarono e bonificarono gli acquitrini: la toponomastica conserva memoria di quest'epoca, con termini quali pantanello, fosso lupeo, montalcino. Intorno al 1272, la Villa di S. Nicolò di Celle si trasforma in un castrum, costruito a partire da un edificio usato originariamente come spedale. La struttura antica del castello rimane oggi solo parzialmente visibile, con la porta ed il padiglione d'ingresso, essendo oramai inglobata in abitazioni private. ... Elementi del Castello (XIV secolo), con la porta che raffigura la Madonna col Bambino, San Nicola e Sant'Ubaldo. ...».

https://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicolò_di_Celle


San Sisto (castello di Sansoste, castello di Sant'Andrea delle Fratte)

Resti del castello di San Sisto o Sansoste, dal sito http://umbriacuriosa.altervista.org   Resti del castello di San Sisto o Sansoste, dal sito http://umbriacuriosa.altervista.org

  

«Nel XI secolo secondo le antiche mappe, San Sisto e Sant'Andrea delle Fratte [oggi non più esistente] rappresentavano due fortificazioni distinte che si identificavano l'una nel castello di Sansoste, l'altra in quello di Sant'Andrea delle Fratte. Questi castelli erano ubicati lungo una delle principali vie di comunicazione che solcavano il contado perugino, l'attuale asse via Pievaiola-viale San Sisto, strada maestra che attraversava quella parte del territorio annesso al rione di Porta Santa Susanna. Nel Medioevo San Sisto fu forse abitato da un ''signore'' perché il castello, le cui rovine si ergono ancora sulla costa del Monte di Lacugnano, sembra risalire intorno all'anno 1000. Per la sua posizione esso svolgeva una funzione di avvistamento, mentre la campagna sottostante era coltivata dai ''servi'' del feudatario. Sono invece sicure le uniche notizie che si trovano nell'archivio della biblioteca della chiesa di San Pietro dove le cronache antiche riportano che nell'anno 1235 l'imperatore Federico II, sulla via del ritorno dalla Crociata, si sarebbe accampato a circa due miglia da Perugia, presso un castello chiamato Sansoste, rinunciando ad attaccare la città in quanto allora ben fortificata e quindi difficilmente espugnabile. Da lì si diresse con il suo esercito in Germania per sedare la rivolta fomentata dal figlio Enzo e attraversando l'Italia conquistò altre terre e castelli. ...».

«San Sisto, popoloso borgo alla periferia di Perugia che si estende principalmente lungo la strada che dal capoluogo porta a Città della Pieve, la cosiddetta Pievaiola. San Sisto è un borgo moderno e di solito non viene citato nelle guide turistiche per particolari attrazioni monumentali, ma possiede un antico castello, il castello di Sansoste. La via Pievaiola era in epoca medioevale molto importante per essere strada di collegamento con la Toscana. Intorno all’Anno Mille c’erano vari castelli che servivano come baluardo ed avvistamento ed uno di questi si trovava sulle pendici di una collina sovrastante la Pievaiola, il colle di Lacugnano. Il castello consta di due torri squadrate ed una serie di altre costruzioni, circondate da mura che una volta ospitavano vari piccoli orti terrazzati. La sua struttura fa pensare che fosse probabilmente abitato da un feudatario, ma di più non è dato sapere. Pare tuttavia che nel 1235 vi abbia soggiornato l’Imperatore Federico II di Hohenstaufen il quale, di ritorno dalla sesta Crociata (e dalla crociata bandita contro di lui dal papa Gregorio IX), intendeva attaccare Perugia, alleata del papa contro l’impero; ma il progetto non ebbe seguito perché all’epoca la città umbra era ben difesa da mura e non facilmente espugnabile, per cui Federico II decise di tornarsene in Germania. Se passate dalla via Pievaiola, all’altezza della fantasmagorica Biblioteca rosa fucsia di San Sisto, potete vedere sulle pendici del colle di Lacugnano il castello di Sansoste, oggi perfettamente restaurato con le sue due torri squadrate e le mura. ... è proprietà privata ...».

http://www.umbriaonline.com/Perugia_s_sisto.phtml - http://umbriacuriosa.altervista.org/pagina-472817.html


SAN TERENZIANO (borgo fortificato, castello)

Foto di Giancarlo, dal sito www.lamiaumbria.it   Foto di Giancarlo, dal sito www.lamiaumbria.it

  

«San Terenziano è una frazione del comune di Gualdo Cattaneo, da cui dista 16 chilometri. Si trova a 530 metri sul livello del mare ed ha una particolarità: non c'è mai nebbia. Così dal borgo la vista spazia su Todi, a 14 chilometri, sulla vallata del Tevere, sul monte Peglia, sul monte Tezio, e più oltre Perugia e Montefiascone. Nel borgo antico della cittadina, quello che nelle cronache era indicato come Castello di S. Terenziano, è ... il palazzo padronale, o palazzo Cesi. Edificato nell'XI secolo, fu di proprietà dei duchi Cesi, che nel 1600 lo rimodernarono. In questa storica dimora il duca Federico Cesi, fondatore della Reale Accademia dei Lincei, s'incontrava con i primi accademici, tra cui Galileo Galilei. Il Palazzo si estende su 1200 metri quadrati distribuiti su 10 vani al pianterreno, 9 al primo piano, 7 al mezzanino e 12 al secondo, piano. L'ampiezza di alcuni vani raggiunge anche 70/80 metri quadrati. Nella parte posteriore del Palazzo c'è un grande capannone per le macchine agricole ed un vasto orto-giardino di circa 3 mila metri quadrati che spazia sul panorama circostante».

http://www.caseomnia.it/schede/Cesi/cesi.html


SAN TERENZIANO (castello di Speltara)

Foto di Giancarlo, dal sito www.lamiaumbria.it   Foto di Faletiz, dal sito www.trekearth.com

  

«Il Castello di Speltara si trova nelle vicinanze di San Terenziano, nel comune di Gualdo Cattaneo. Le prime notizie sulla fortificazione risalgono al XIII secolo come maniero sotto la giurisdizione di San Terenziano. Il nome sembra derivare dalla coltivazione di Triticum spelta (farro). Il complesso, che versa in pessimo stato conservativo, ha una struttura principale rettangolare con una piazzetta centrale dominata dalla torre principale. Nel castello di Speltara sono state girate alcune scene del film Magnificat di Pupi Avati. Nel 1857 il Castello di Speltara era abitata da "69 persone in 13 famiglie in case", oggi è completamente abbandonato».

http://www.trekearth.com/gallery/photo1245989.htm


SAN VITTORINO (castello)

Dal sito www.realestateforsaleinitaly.com   Dal sito www.sanvittorino.it

«La memoria storica del "Castrum S. Victorini" risale al 1163, in uno dei diplomi con i quali l'imperatore Federico Barbarossa accordava una serie di benefici al Comune di Gubbio. Il "Palatium", massiccia costruzione in pietra, ingentilita da una torre rotondeggiante, sorge su una collina, sicuramente luogo privilegiato per vigilare le vie d'accesso alla città. La collina e il suo palazzo fortificato si inquadrano nella struttura difensiva; la corte su cui esso sorge, insieme alla chiesa e alla sua prebenda, oltre a costituire un insieme architettonico unico e austero, forse erano il luogo destinato ad offrire asilo ai forestieri di passaggio. Lì passava la "Via Francescana" che continuava per l'abbazia di Vallingegno, San Pietro in Vigneto e Assisi. Oggi il castello, complementare ristrutturato, è residenza della famiglia proprietaria e si trova nel centro di un'azienda agraria biologica di 32 ha. tra boschi, querce, pinete ed ulivi, a soli 5 Km da Gubbio».

http://www.sanvittorino.it/storia-e-territorio-agriturismo-gubbio.htm


Sant'Apollinare (rocca)

Dal sito www.oasivillaggio.com   Dal sito www.fortezze.it

«Vicino a Spina, in una amena posizione che si affaccia sulla valle del Nestore, in mezzo ai più bei castelli del nostro territorio, una torre merlata si alza verso il cielo, e con la sua possanza ed eleganza insieme dà luogo ad uno dei più suggestivi borghi del comune di Marsciano: il castello di Sant’Apollinare, un raffinato edificio bizantino risalente all’XI secolo che porta il nome dell’arcivescovo ravennate Apollinare. Dalla torre quattrocentesca entriamo nel piccolo borgo che fu per 400 anni dimora dei marchesi Graziani di Perugia. Un romantico chiostro con al centro un pozzo medievale in pietra calcarea ci accoglie una volta entrati; da qui proseguiamo per il borgo che, costituito da un’unica via, conserva ancora intatta quella struttura di castello feudale che gli fu data alla fine del duecento, e che rende magica e ricca di fascino l’atmosfera in cui ci si addentra. Il sapiente restauro di recente effettuato all’interno, ha riportato all’antico fasto le eleganti sale del castello, tra cui il grandioso Salone dei Cavalieri. Poco distante dal castello, e separata da esso da un avvallamento, la rocca benedettina si mostra in tutto il suo splendore. Si tratta di un complesso composto da una chiesa romanica a navata unica, un convento a due piani in pietra e mattoni, una casa e magazzini, molino e essiccatoio per il tabacco; la rocca ci invia sue notizie fin dal 1030 quando fu donata all’abbazia di Farfanella Sabina, per ritornare di nuovo in enfiteusi al monastero benedettino di San Pietro di Perugia. Attualmente il complesso della rocca benedettina è di proprietà della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Perugia che l’ha affittata ad una comunità spirituale francese. Sull’altare maggiore della chiesa trova ospitalità una “Madonna col Bambino in gloria tra angeli e cherubini”, uno splendido quadro della metà del ‘500 del pittore perugino Polidoro di Stefano Cimurri; la tela, il cui buono stato di conservazione fa risaltare i bei colori di cui è composta, raffigura la Madonna col bambino in gloria tra gli angeli e i cherubini, con San Pietro e Sant’Apollinare vescovo di Ravenna, quattro figure di santi monaci benedettini e sullo sfondo le mura fortificate di una città. Una palazzetta del XVIII secolo edificata per volontà dei benedettini e la chiesa parrocchiale di Sant’Apollinare costruita nel 1510 e posta proprio di fronte alla porta di ingresso al castello, completano il quadro storico-artistico di questo magnifico borgo, raccolto ed elegante, che rappresenta sicuramente un momento felice per chi avesse intenzione di ammirarne le meraviglie».

http://www.oasivillaggio.com/2010/10/valle-del-nestore-itinerario-storico-artistico/


SANT'ELENA (mura, torre del castello)

Dal sito http://marsciano.triweb.it   Dal sito http://marsciano.triweb.it

«Situata fra S. Valentino e Cerqueto, conserva ancora una grande torre con l'arco di accesso al vecchio borgo fortificato, nel quale troviamo archi gotici ed edifici in laterizio. S. Elena in passato veniva chiamata S. Ellera. La prima citazione di questo paese risale al 1280. Essa riguardava alcuni beni concessi dal comune di Perugia al monaci silvestrini che abitavano a Marsciano, ma avevano lì cospicue proprietà. Tale località apparteneva al contado di porta San Pietro, come è dimostrato dal documento dove si legge che S. Elena contribuiva con 10 fiorini al mantenimento del podestà. Nel 1312 il territorio di S. Elena fu saccheggiato e incendiato dall'esercito dell'imperatore germanico Enrico VII. Nel 1492, gli uomini che abitavano nel castello ed altri che avevano beni a S. Elena, decisero di far costruire un pozzo, per non costringere gli abitanti ad andare a prendere l'acqua in altri luoghi. Nel 1532 furono restaurate le mura, le quali crollarono poi nel 1639. La famiglia Sansoni, fin dal secolo XV, ha posseduto varie ricchezze a S. Elena. La dimora appartenuta alla famiglia, conserva ancora oggi testimonianze di un illustre passato. Lo stemma dei Sansoni era formato da un leone rampante, sormontato da una fascia con tre mezze lune».

http://www.comune.marsciano.pg.it/index.php?option=com_content&task=view&id=112&Itemid=66


SANTA GIULIANA (borgo, torre)

Dal sito www.umbertide.it   Dal sito www.casedifamiglia.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Le prime notizie che riguardano l´antico borgo di Santa Giuliana risalgono all´anno 1362. Nel 1411, il capitano Paolo Orsini, alleato di Braccio Fortebracci da Montone, attaccò il castello a nord di Perugia e quello di Santa Giuliana venne cinto d´assedio. La reazione degli abitanti fu però così risoluta ed efficace che gli assalitori dovettero abbandonare l´impresa, durante la quale lo stesso comandante Orsini rimase gravemente ferito. Dopo lunghi anni di abbandono, tutto il complesso è stato completamente restaurato nel rispetto dell´antica struttura e costituisce un bellissimo esempio di piccolo borgo medioevale. All´interno del castello sorge una chiesetta, edificata nel 1558, dedicata a Sant´Antonio. A circa 1 km si trovano una torre, antico avamposto di difesa, e la chiesa dedicata a Santa Giuliana».

http://www.comune.umbertide.pg.it/Citta-e-territorio/Castelli-e-Borghi/Borgo-di-Santa-Giuliana


Santa Petronilla (castello Lemmo Rossi Scotti)

Dal video www.youtube.com/watch?v=5VHKy-O8moI   Dal sito www.residenzedepoca.it

«Situata in Perugia al secondo chilometro della Via Eugubina, la Villa è tanto legata al famoso pittore umbro, conte Lemmo Rossi Scotti, nato a Perugia il 24 febbraio 1848, per essere stata la sua residenza da essere chiamata da alcuni, ancora oggi, Castello Lemmo Rossi Scotti. ...» - «Oggi villa per matrimoni, questa dimora prende la sua denominazione dal fatto che il Conte ne aveva fatto la sua residenza, trasformando le antiche rovine di un monastero del '200 in un variegato complesso architettonico costituente "un unicum" dall'aspetto di un castello neogotico, che oggi è stato decretato bene culturale. Oggi splendida location per banchetti nuziali, offre i suoi ambienti esterni ed interni per magnifici ricevimenti».

http://www.cittadeltevere.it/tesori/villa-santa-petronilla - http://www.residenzedepoca.it/matrimoni/s/location/castello_lemmo_rossi_scotti


SARAGANO (castello)

Dal sito www.lalocandadelpretesaragano.it   Dal sito www.lalocandadelpretesaragano.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Il piccolo centro di Saragano prende il nome dal console romano Lucio Licinio Sura, abilissimo generale e grande amico di Traiano ( tanto da essere raffigurato con lui nella Colonna Traiana a Roma), il quale amava trascorrere le sue vacanze tra il verde e la pace del luogo. Da Suragano si arriva poi a Saragano, nome attuale di quello che fu uno dei principali castelli longobardi del comune di Gualdo Cattaneo. Non sono molte le notizie che ci arrivano dal passato! Sappiamo che fu oggetto di un assalto da parte di Perugia nel 1320 e un aneddoto narra che i saraganesi si disfecero dell’assedio dei perugini donando loro un vitello che doveva essere pieno d’oro, ma che aveva solo mangiato molto! Poi si passò sotto l’aquila di Todi e successivamente Saragano fu annesso al comune di Gualdo Cattaneo, borgo dei castelli medioevali. Nel paese è possibile ammirare tre chiese, tra cui quella Parrocchiale nella quale vi è un fonte battesimale e un grande quadro raffigurante la Madonna col bambino del pittore Sensini risalente al 1600, quella di San Pietro in stile romanico con affreschi del XV e XVI secolo e la chiesa di Santa Maria, situata proprio sui terreni della nostra azienda. L’antico borgo di Saragano, il cui nome (dalla radice Sarag) richiamerebbe l’albero del ciliegio, fu con ogni probabilità un insediamento posto sul confine del ducato Longobardo di Spoleto; l’etimologia testimonia la vocazione agricola del territorio ancora immerso nel verde degli uliveti e dei vigneti umbri. Oggi tutto è cambiato a Saragano, ma tutto è rimasto come prima. Il restauro conservativo voluto dai proprietari ha solo riportato il luogo agli antichi splendori. Le pavimentazioni ripristinate, le mura ricostruite con assoluto rigore filologico confermano un’atmosfera tipicamente medievale, consentendo agli ospiti di vivere un soggiorno fuori dal tempo».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-saragano-gualdo-cattaneo/


Scheggino (borgo fortificato)

Dal sito www.activopark.com   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Scheggino è un castello di pendio a forma triangolare, con in cima un cassero e torre di avvistamento, sorto sulla riva sinistra del Nera, a guardia dell’antica strada e di uno dei pochi attraversamenti del fiume. Il suo nome si deve probabilmente alla conformazione del terreno su cui è sorto, con rocce a forma di schegge. Il suo nucleo originale si deve al sec. XIII, quando alla preesistente torre si cominciarono ad addossare le abitazione degli abitanti qui rifugiatisi dopo la distruzione del castello feudale di Pozzano, situato nelle vicinanze. Nell’abitato si può individuare la parte più antica, in alto, detta “Capo la terra”, cinta dalla prima cerchia di mura e per la maggior parte diruta, l’espansione dei sec. XIV e XV, più a valle, il borgo del sec. XVI, lungo il canale di adduzione del mulino, e l’espansione al di là del fiume dei secoli successivi. Tra le vestigia medievali sono ancora visibili la cerchia muraria, la torre di vedetta, le porte e numerosi baluardi di fortificazione. Il 23 luglio del 1522 il castello seppe difendersi da un assalto di ribelli e fuoriusciti della città di Spoleto, con l’ausilio delle donne e dei fanciulli, che dall’alto delle mura difesero animosamente le loro case, malgrado gli uomini validi fossero assenti per la mietitura».

«...Il nucleo più antico, detto “Capo la terra” risale al sec. XIII e si è sviluppato a ridosso della rocca, probabilmente per accogliere gli abitanti del vicino castello-feudale di Pozzano dopo la sua distruzione. A questa prima cerchia, si è addossata, digradando verso valle, l’espansione dei secoli XIV e XV, completata nel sec. XVI con la creazione del borgo, costeggiato dal canale di alimentazione del mulino. Emergono dal tessuto edilizio del paese il Palazzo Graziani, residenza padronale del sec. XVIII costruita a ridosso della prima cerchia di mura e di una delle torri angolari, e il Palazzo comunale insediato in un edificio singolare del secolo XVII, caratterizzato da un piano mansardato o loggia coperta, destinato nel secolo XX ad uso pubblico con l’innalzamento del lato destro di una moderna torre civica munita di orologio e campane. Nell’archivio storico comunale sono conservati i documenti del comune di Scheggino, a partire dal sec. XIV e dei comuni soppressi di Ceselli, Civitella e Monte S. Vito. Al termine meridionale della Via di Borgo si apre, sull’antica strada della Valnerina in direzione di Osteria di Ceselli, la seicentesca Porta del Pozzo, cosiddetta per la presenza di una sorgente. All’estremità opposta della via s’incontra il Palazzo Profili, tipico palazzo signorile settecentesco, attualmente diviso in più appartamenti. L’edificio, recentemente restaurato, conserva ancora il portale principale, l’atrio d’ingresso, il cortile con ninfeo e la scala di accesso ai piani superiori, comprendeva originariamente anche un giardino nello spazio antistante, la serra, la peschiera. Sotto un’ala del palazzo Profili, si apre la porta Valcasana, del sec. XVI, da dove un tempo si dipartiva un tratto della “Via del Ferro” ossia la strada utilizzata per il trasporto dei materiali delle miniere e delle ferriere, che da Scheggino raggiungeva Monteleone di Spoleto attraversando Caso e Gavelli. La strada fu potenziata nel sec. XVII, sotto il pontificato di Urbano VIII, grazie ai buoni uffici del cardinale Fausto Poli di Usigni. L’area fuori della Porta Valcasana è ricca di acque sorgive e di vegetazione acquatica, tanto che fin dall’inizio del sec. XIX, fu destinata a parco pubblico. ...».

http://www.umbriavalnerina.it/ita/Scheggino - http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-scheggino-pg  (a c. di Silvio Sorcino)


Scheggino (torre di avvistamento)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Emanuele Ubaldi dal sito www.facebook.com/CASTELLI-ROCCHE-FORTEZZE-in-Italia

«La torre del castello si aggrappa ad uno scoglio che per tre lati presenta dei burroni che scendono a picco, mentre il quarto è attaccato alla montagna; domina un lungo tratto della valle e anticamente comunicava con Grotti in direzione nord-ovest. Le mura di cinta sono del XIII e XIV sec. Attualmente si nota l'antica struttura primitiva dell'abitato, con il cassero al vertice del triangolo. La zona delle mura più a monte (sotto il cassero) è completamente in rovina, mentre quelle che raggiungono la torre sono state restaurate negli anni ottanta . La torre si è conservata in modo abbastanza buono e ancora si vedono i due tronconi rimanenti della cinta muraria che a questa facevano capo chiudendo il vertice del triangolo. è costruita in pietra bianca e rosa e gli angoli sono ben squadrati. è alta circa m. 20. La pianta è rettangolare e i lati misurano rispettivamente m. 3 e m. 3,70. Le pareti sono spesse m. 1. Nell'aggirarla si possono notare, sullo sperone di roccia a livello del terreno, i resti di un cunicolo nascosto tra l'erba e la vegetazione che probabilmente doveva essere un passaggio segreto sotterraneo per accedere, mediante un foro alla base, alla torre; non mancava comunque la pusterla , la cui struttura dall'interno si mostra ben conservata, sempre alta rispetto al piano di calpestio per ragioni di sicurezza. Internamente il tetto in pietra si mostra ben conservato e sulle pareti si intravedono i fori delle travi di legno che sostenevano i ballatoi (una sola trave permane che attraversa la struttura)».

http://www.umbriavalnerina.it/ita/approfondimento.php?approfondimento_ID=15&comune_ID=7&lang=1&s_lang=ita


Scopoli (castello)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito http://web.tiscali.it/scopolimuseo/   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Lungo la Statale 77 Val di Chienti, dopo Ponte S. Lucia la valle del Menotre si restringe per un breve tratto, dopodiché si apre di nuovo. Ha inizio la Valle anticamente detta di Scoppio (attuale Scopoli), al centro della quale si trova ancora il castello, uno dei meglio conservati del comprensorio folignate, anche perché parte delle sue mura costituiscono la chiesa parrocchiale del paese intitolata a S. Vitale. L’imponente edificio, con fossato attorno, ponte levatoio, porta massiccia e turrita, può essere ammirato in ogni sua parte, in quanto circondato da stradine secondarie che attraversano il borgo. Sull’origine del castello non è facile trovare notizie storiche antecedenti l’anno 1000, ma verosimilmente la sua edificazione è da far risalire a molto tempo prima. Le prime notizie della fortificazione si hanno intorno al 1072, data in cui Scopoli era abitata più da pastori che da agricoltori, tutti al servizio di Ugolino conte di Uppello, che all’epoca possedeva in zona una gran quantità di bestiame. Lo stesso Ugolino, negli anni successivi donò il castello con tutte le sue pertinenze a Mainardo, fondatore dell’Abbazia di Sassovivo e primo abate della stessa, morto nel 1096. Nel corso dei secoli, Scopoli viene quasi costantemente confermato agli abati di Sassovivo, che amministrando con mitezza i loro beni, dettero la possibilità ai residenti di migliorare considerevolmente le loro condizioni. Il castello fu uno dei capisaldi dei monaci dell’Abbazia di Sassovivo, in quanto allo stesso erano sottoposti i paesi di Pale, Sostino, Cerrito, Casale, Acqua S. Stefano, Cifo, Volperino, Cupigliolo, Pisenti, Polveragna e Fraia. Questa unità territoriale si conservò per secoli, e quando la giurisdizione abbaziale iniziò ad affievolirsi, il castello pur non risultando nell’elenco dei luoghi fortificati che possedevano i Trinci, fu sottoposto ad una notevole influenza sia sulla gestione che sul mantenimento da parte degli stessi Signori di Foligno. Dopo il 1439, anno della fine della Signoria, il territorio si eresse a Comune autonomo con statuti e magistrati propri e così fino al 1861 anno in cui entrò a far parte del Comune di Foligno.

Nel 1458 il castello su sollecitazione dei priori venne riedificato, in quanto lo stesso era diventato una necessità per raccogliere entro le sue mura le famiglie in caso di pericolo, ma anche e soprattutto per salvaguardare i generi di prima necessità e gli animali dalle frequenti scorribande delle truppe di confine. La riedificazione secondo il Faloci fu merito dell’abate di Sassovivo Tommaso di Paolo che ordinò a tutti i suoi lavoratori e vassalli di “…aiutare a portare calce e altra roba da murare” per il rifacimento. Per lo stesso Faloci, l’iscrizione nella pietra di marmo posta sopra l’ingresso del castello, farebbe supporre proprio tale ipotesi, in quanto insieme alla data 1460 e ai due stemmi, vi si leggono tuttora le lettere D. T A. F. F. il cui significato dovrebbe essere: “Dominus Thomas Abbas Fieri Fecit” (Signore Tommaso Abate fece fare). Per quanto riguarda i due stemmi centrali posti sulla stessa pietra, quello di sinistra con tre monti e una croce è il simbolo del monastero di Sassovivo, in quanto lo stesso è presente nel chiostro dell’Abbazia risalente al 1314, mentre quello di destra con su rappresentata una scala con in cima una testa d’aquila ed una di leone con ai piedi una stella, è lo stemma dell’abate Tommaso di Paolo da Foligno, anche questo posto nel 1442 a Sassovivo, sul sepolcro del Beato Unno. Lo Iacobilli lo descrive come uno stemma che “…contiene una scala, in cima di cui, pende una testa d’aquila a mano destra e una di leone a mano sinistra e ai piedi della scala si vede una stella”. Nell’archivio priorale, in un documento del 1542, si tratta della controversia sorta tra gli abitanti di Scopoli e il fattore dell’Abbazia di Sassovivo certo Lorenzo, sul diritto o meno di costruire all’interno delle mura castellane. A favore delle esigenze della comunità si pronunciarono esperti di diritto di Foligno e Perugia, motivando la loro decisione con il fatto che il castello era al servizio dell’intera collettività. Con il passare degli anni il castello perse la sua funzione di baluardo contro le incursioni delle truppe di confine, fino a che, verso la fine dcl XVII secolo venne abbandonato. Da un censimento fatto alla metà del 1600,11 Paese di Scopoli risultava costituito da 30 famiglie e 186 anime. Tutto il comune contava all’epoca 1210 abitanti. Attualmente dopo il terremoto del settembre 1997, sia il castello che la chiesa parrocchiale sono stati diligentemente ristrutturati e riconsegnati all’ammirazione del visitatore».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-scopoli


SCRITTO (castello di Petroia)

Dal sito www.italytraveller.com   Dal sito www.petroia.it

«Il Castello di Petroia, situato in una piccola frazione di Gubbio, Scritto, è un complesso di edifici medievali racchiuso entro una cinta di mura. La sua posizione di cerniera tra Gubbio e Perugia, in un punto strategicamente dominante la Valle del Chiascio lega il castello di Petroia a molte vicende importanti del XII, XIII e XIV secolo. L'episodio storico più noto è costituito dalla nascita a Petroia di Federico da Montefeltro il 7 giugno 1422. Il castello, restaurato dopo l’ultimo conflitto mondiale, ha subito gravi danni durante il terremoto del 1984, ma oggi si presenta in buono stato conservativo per merito del proprietario che ne ha curato personalmente il consolidamento. La vetta della torre di guardia - detta di “San Francesco” - unico esempio di torre poligonale nel territorio eugubino, costituisce il punto migliore di avvistamento: di fronte sono chiaramente visibili la torre di Petroia e, più lontana, quella di Biscina, perfettamente allineate sui rispettivi contrafforti. La sua posizione, quindi, permetteva facilmente la comunicazione tra i castelli. Il corpo centrale rappresenta la parte abitativa del castello: in epoca medievale era probabilmente un unico grande ambiente, rifugio della guarnigione militare di guardia; presenta mura spesse in cui sono ricavate piccole finestre ad arco; superiormente si sviluppa il camminamento di ronda. Più che a un castello, Petroia, nato tra il IX e X secolo, assomiglia ora ad un piccolo borgo, affascinante e suggestivo. Non ha perso col tempo l’incantesimo che gli deriva anche dalle querce, dai cipressi e dai castagni che incorniciano il castello nella verde valle eugubina. Miti e leggende caratterizzano in genere la cultura popolare di un luogo e Petroia non ne è priva; molte infatti sono le vicissitudini della piccola comunità feudale che la riguardano: cessioni di possedimenti, testamenti in favore di figli naturali, alleanze e battaglie in difesa di luoghi di comune interesse, norme per dazi da pagare alla città di Gubbio e tanti altri accaduti».

http://www.umbriaearte.it/castello_petroia.htm


SERRA PARTUCCI (castello)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.hotelelpatio.com

«La costruzione del castello, in posizione dominante tra i torrenti Reggia ed Assino, sembra risalire al XII secolo. L´attuale struttura fu edificata sulle rovine dell´antico castello, distrutto nel 1420 da Giacomo Baglioni, luogotenente di Braccio Fortebracci. Il nome sembra che derivi da tal Partuccio, il quale sarebbe stato il primo Signore di Serra. Sottoposto per tantissimi anni alla giurisdizione di Gubbio, il territorio della Serra venne unito, nel 1827, a quello di Civitella Ranieri, per entrare a far parte nel 1863 del Comune di Umbertide. Il castello, oggetto negli anni passati di importanti lavori di consolidamento ma attualmente in stato di abbandono, non è visitabile».

http://www.umbertideturismo.it/Storia-History-Immagini-e-video-Images-and-videos-Manifestazioni...The-Castle-of-Serra-Partucci


Signoria (castello di Rosciano)

Dal sito www.castellodirosciano.com   Dal sito www.castellodirosciano.com

  

«Il Castello di Rosciano, chiamato anticamente Russanum, Rescanum, Recsano e Rusciano, si trova nella frazione Signoria del comune di Torgiano. Il castello, eretto su un sito etrusco e successivamente romano, fu distrutto da Totila nel 548, e venne considerato inespugnabile nel Medioevo. La prima notizia storica della località risale al 18 febbraio 1038 quando Corrado II, re di Germania e imperatore, confermò i beni al monastero tifernate del Santo Sepolcro: tra le proprietà elencate vi era anche la chiesa di Sant'Angelo in loco Rusciano, nel territorio di Assisi. Fu concesso agli Scifi conti di Sassorosso da Federico II, ed in seguito passò successivamente ai Tancredi, ai Signorelli, ai Graziani, ai Baglioni, agli Ansidei, per poi divenire possedimento dello Stato della Chiesa. Nel 1266 il corpo di san Crispolto fu trasferito dalla badia di Passaggio di Bettona all'interno di Rosciano. Nel 1274 il comune di Perugia, iniziò l'erezione del castello di Torgiano per crearsi un avamposto in territorio bettonese, ciò segnò l'inizio di una fase di accesa rivalità tra gli abitanti di Rosciano e Torgiano che portò a scontri armati tra le due comunità nel settembre del 1277. Nel 1378 Urbano VI confermò per 20 anni la diretta giurisdizione di Perugia su Rosciano. Tello, signore del castello, rifiutò questa sottomissione, e nel 1383 si consegnò a Guglielmo di Carlo Fiumi, gonfaloniere di Assisi. Bonifacio IX successore di Urbano VI concesse il castello a Tello. Nel 1384 fu preso dai perugini che lo distrussero fino alle fondamenta. ...».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rosciano


SIMIGNI (castello)

Dal sito www.studiodomenicovincenti.it   Dal sito www.studiodomenicovincenti.it

  

«Fondato nel 1103 da tale Seminio dei conti di Collazzone venne fortificato nel 1322 con la costruzione di una torre e di possenti mura difensive. Nel 1363 fu assalito e conquistato dalla compagnia del Cappelletto, la Compagnia dopo avere conquistato S. Gemini e Simigni, ottenne dal comune di Todi 1000 fiorini affinché lasciasse quei luoghi. Mantennero la parola ma crearono un piccolo feudo intorno al castello di Torreuccia, tra Gualdo Cattaneo e Bastardo. Questa Compagnia era formata da rampolli della nobiltà italiana in cerca di avventure e di gloria. Nel dicembre 1363, appena liberato dalla prigionia senese, Nicolò da Montefeltro cercò di raggiungere i compagni che erano accampati presso Simigni, ma venne catturato dai todini e rinchiuso nel carcere. Nel 1389 Simigni passò sotto il dominio dei Trinci, nel 1410 sotto Braccio Fortebracci; poi nuovamente ai Trinci e da questi agli Atti. Molti feudi, in quel particolare momento storico, erano soliti passare dai Trinci ai Fortebracci e viceversa. Nel 1435 Corrado XV Trinci restituì Simigni al governatore di Perugia, monsignor Alberto Alberti. Il castello passò dopo un'infeudazione agli Atti, sotto la giurisdizione dell'abbazia cistercense di Chiaravalle e, successivamente eretto a contea, ebbe per signore il conte Federico di Simigni.Nel 1645 fu riacquistato dagli Oddi di Todi, proprietari anche di palazzo Atti; all'inizio del '600 il priore tuderte Benigno degli Oddi apportò abbellimenti e restauri di notevole significato alla città. Attualmente il castello appartiene alla famiglia Bonadies di Roma».

http://www.stradadelsagrantino.it/informazioni-generali-gualdo-cattaneo.php


Spedalicchio (borgo di Bastia Creti)

Dal sito www.bastiacreti.it   Dal sito www.bastiacreti.it

«Nelle carte antiche viene denominata Bastia di Croce. La costruzione di questa fortificazione, autorizzata dagli amministratori pe­rugini, è stata datata intorno al 1433. I Tifernati nel 1439 fecere un´incur­sione nel territorio di Bastia Creti, Preggio e Reschio; in questa scorreria i soldati di Città di Castello fecero molti prigionieri. Nel 1488 Bastia Creti, dopo alterne vicende, aveva necessità di urgenti interventi e Perugia esentò gli abitanti della zona, per tre anni, dal pagamento del "sussidio del fuoco". Il provvedimento però non si rivelò sufficiente, tanto che inviò, nel 1485, un contributo di trenta fiorini d´oro per restaurare le mura del castello. Oggi non è possibile riconoscere con certezza le primitive tracce della fortezza e della cinta muraria. Il borgo è stato di recente completamente ristrutturato».

http://www.comune.umbertide.pg.it/Citta-e-territorio/Castelli-e-Borghi/Borgo-di-Bastia-Creti


Spello (palazzo Comunale)

Dal sito http://tuttoggi.info   Dal sito http://tuttoggi.info

«L'edificio è il risultato dell'opera di prolungamento verso est e di innalzamento del primitivo palazzo comunale, quello duecentesco, costruito con la pietra calcarea bianca e rosa. Costruito nel 1270 da maestro Prode, l'antico Palazzo Comunale di Spello subì una complessa opera di trasformazione e di ampliamento sia dell'edificio che della piazza antistante negli anni 1567-1575, al termine, cioè, della signoria dei Baglioni. Principale artefice di questi lavori fu il lombardo maestro Battaglia di Pietro, molto attivo a Spello nella seconda metà di quel secolo il quale provvide, tra l'altro, alla demolizione della scala rampante che dava accesso al primitivo palazzo. Al suo posto fu costruita una fontana, tuttora esistente, con i rilievi e lo stemma di Giulio III (1550-1555). Nel secolo XVII l'abate Ferdinando Passerini provvide a trasformare parzialmente l'atrio del palazzo in una sorta di lapidario, com'è tuttora, dove vennero raccolte molte delle iscrizioni romane e di età medievale scoperte nel territorio comunale. L'edificio è stata sede del Comune di Spello fino al 1972. Dalla loggia si accede alla Sala delle Volte (impropriamente detta “della Cripta”), attualmente sede del Museo dell’Infiorata. Sala dell'Editto. Chiamata in passato Sala Grande, è affrescata da dipinti ornamentali e celebrativi dei secc. XVIII-XIX. Si possono ammirare: una finta prospettiva della volta celeste ed una balaustra, alcune vedute di Spello, ritratti di cittadini illustri. La sala ospita la grande lapide marmorea con il Rescritto di Costantino, databile al 327-335 d.C. Sala degli Zuccari. La sala è affrescata da una suggestiva decorazione datata 1589 ed attribuita agli Zuccari; in alcune delle figure allegoriche che si susseguono lungo il fregio è stata recentemente riconosciuta la mano di Ascensidonio Spacca (il Fantino) di Bevagna. Il Palazzo Comunale conserva al suo interno il fondo antico della Biblioteca Comunale e il Museo Emilio Greco».

http://www.sistemamuseo.it/home.php?id=2&idDettaglio=125


Spello (palazzo Cruciani già Urbani)

Dal sito http://tuttoggi.info   Dal sito http://www.tetto.be

«Mantenendo il fianco del palazzo comunale sulla destra in corrispondenza de la Vetrina Oro di Spello si apre sulla sinistra un minuto vicolo, che conduce ad uno degli scorci più segreti ed emozionanti dell’urbe: la piazza del Loggiato. La piccola piazzetta è solo un affaccio di una delle residenze private presenti all’interno di Spello: Palazzo Cruciani, per anni residenza delle maggiori famiglie patrizie del territorio. La piazzetta visibile dall’esterno presenta un pozzo decorato con piastrelle recanti gli stemmi araldici delle famiglie e un bellissimo ballatoio in legno» - La struttura dell'edificio è piuttosto complessa e non sempre chiaramente leggibile, frutto, com'è, delle trasformazioni susseguitesi nel tempo e strettamente legate alla presenza delle famiglie patrizie che vi hanno dimorato; l'edificio sorge tra la fine del secolo XVI e l'inizio del secolo XVII, utilizzando alcuni elementi di caseggiati precedenti, per volontà della famiglia Acuti-Urbani, che fece porre alcune formelle con il proprio emblema araldico nel cornicione della fabbrica e nella decorazione a mascheroni del pozzo, collocato al centro del cortile interno. Particolarmente elegante è il ballatoio con copertura lignea, che corre a sinistra del cortile».

http://www.orodispello.it/it/itinerario-storico-artistico.html - http://foto.libero.it/franca53fs/foto/tuttelefoto/PALAZZO-CRUCIANI0


SPELLO (porta Consolare, torre)

Dal sito www.borghitalia.it   Dal sito www.rblob.com/hamradio/

Le foto degli amici di Castelli medievali

L'entrata al borgo, foto di Vito Cassano, https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008

«Spello è come un libro prezioso composto da tante pagine da sfogliare con calma e desiderio di bellezza. Partendo dalla parte meridionale (la zona di “Borgo”) per salire fino alla Porta dell’Arce (il “Belvedere”), si ripercorre visivamente la storia di un luogo in cui si respirano le antichissime presenze umbre, romane, medievali e rinascimentali. L´entrata per Porta Consolare era l´ingresso principale già al tempo dell’insediamento romano nella parte più a valle, in corrispondenza della strada che si stacca dalla Via Flaminia. La Porta si apre nella cerchia muraria augustea ed è a tre fornici e sormontata da tre statue di epoca repubblicana rinvenute nell´area dell´Anfiteatro. è affiancata da una Torre medievale sulla cui sommità campeggia una pianta di olivo, simbolo di pace e del più tipico prodotto locale, l’olio. La maestosa porta romana ci introduce nel popolare Terziere Porta Chiusa, uno dei tre quartieri (gli altri sono Mezota e Posterula) in cui dal medioevo è suddivisa Spello. Incassate nei vicoli stretti e fioriti si notano le case-torri, che utilizzano nelle murature la pietra calcarea rosa e bianca estratta dal vicino Monte Subasio» - «La Porta Consolare presenta la facciata composta da tre fornici, dei quali il centrale di dimensioni maggiori per il passaggio dei carri, ed è sovrastata da un piano a finestra o loggia; nella parte superiore, sostituita probabilmente in epoca rinascimentale, sono state inserite tre statue funerarie, due femminili ed una maschile, datate al I sec. a.C., che si ritengono provenienti dalla zona dell’anfiteatro. Sul lato destro si addossa una torre medievale. Attualmente si passa sul livello stradale antico in vista; sotto l’arco centrale sono stati individuati tre livelli stradali, di cui uno anteriore alla porta stessa, uno romano ed uno medievale».

http://www.borghitalia.it/pg.base.php?id=5&cod_borgo=388 - http://www.rblob.com/hamradio/scheda.asp?num=1074


Spello (porta Venere, torri di Properzio)

Dal sito www.tenutadifiore.it   Dal sito www.bellaumbria.net   Dal sito www.sistemamuseo.it

«Eretta in età augustea, Porta Venere è stata studiata e disegnata, per primo, dall’architetto bolognese Sebastiano Serlio nel 1540 e, nel secolo XVII, da storici locali che la misero in stretta relazione con i resti di un tempio dedicato a Venere, scoperti presso la villa Fidelia, fuori la cerchia delle mura urbane di Spello. Le due Torri di Properzio a pianta dodecagonale che affiancano la porta e che un’antica tradizione ha legato al nome del poeta latino sono state ritenute di epoca medievale. Vi è una leggenda che identifica la torre a monte della porta con il luogo della prigione di Orlando. Ciò che nobilita il complesso è sicuramente la porta urbica dedicata a Venere: realizzata in travertino bianco essa testimonia un glorioso passato spellano che segnò l’inizio della Splendidissima Colonia Julia. Realizzata tipologicamente a tre fornici è ornata da lesene di ordine dorico, interposte fra un arco e l’altro. Nella parte superiore corre una trabeazione per tutta la lunghezza della porta, motivo unificatore nel segno di una armonia compositiva. È fornita anche di un cavaedium, edificio di fortificazione che prevede una doppia porta. Tutta l’area su cui oggi insiste il complesso era un tempo ricca di altre edificazioni i cui resti sono oggi visibili nelle cantine delle abitazioni che si snodano su tutta via Torri di Properzio».

«I lavori di restauro conclusi nel 2014 hanno restituito alla Città di Spello uno dei monumenti più importanti verso il quale tutti i cittadini nutrono una particolare affezione ed attaccamento. Le Torri dette di “Properzio”, fino ad oggi impraticabili a causa di problemi strutturali ed igienico-sanitari, sono state rese agibili e visitabili grazie ad un progetto di recupero accurato e strategico. Inserite nel progetto “Spello Città riAperta”, per laprima volta è possibile la visita interna delle Torri e dunque un ulteriore strumento di conoscenza della storia del territorio e delle civiltà passate. ... Porta Venere, la seconda porta monumentale della città dalle quale usciva il diverticolo della Flaminia per dirigersi verso la zona ludico-sacrale e proseguire per Asisium, Arna e Perusia, è senza alcun dubbio uno dei monumenti più celebri della città. Del tipo a cavaedium è fiancheggiata, come porta Consolare, da due alte torri; mentre la porta è detta di Venere, secondo Fausto Gentile Donnola, per la presenza della statua della dea (signum et basim Veneris) un tempo“collocata sopra la porta stessa”, le torri, invece, sono note come torri di Properzio. Due alte torri in opera vittata, realizzate in calcare rosa locale e avanzate rispetto alla linea della porta fiancheggiano il monumento. Alle torri, dodecagone all’esterno, cilindriche all’interno, con finestre ad arco su lati alterni, si accedeva dal cortile interno o cavaedium ove, nella stanza adiacente alla torre a monte, la tradizione indicava la prigione in cui gli spellani richiusero Orlando, prima che questi fosse riconosciuto da loro e lo prendessero come protettore, seguendolo e trovando con lui la morte a Roncisvalle. La porta, che trova uno stretto confronto tipologico nella Porta Palatina di Torino datata al 28 a.C., è stata per secoli distinta dalle torri e ritenuta addirittura etrusca, mentre le torri considerate un’aggiunta medioevale».

http://www.bellaumbria.net/it/storia-e-archeologia/torri-di-properzio-e-porta-venere - http://www.sistemamuseo.it/ita/2/musei...


Spello (rocca Albornoz, palazzo Baglioni)

a c. di Luigi Bressan


Spello (torre Acquatino)

Dal sito www.booking.com   Dal sito www.booking.com

«.La torre per la quale gli Statuti Comunali non contemplano alcuna disposizione, secondo il Donnola fu costruita nello stesso periodo della torre di Quadrano, dalla quale dista “circa un miglio” ed è “simile a quella de muri, con fossi a torno e porta de ferro”. La famiglia Lamparelli, la cui residenza urbana era in via Giulia, ne fu custode perpetua. La torre, a pianta quadrata con un’apertura sormontata da un arco a tutto sesto, presenta una muratura a filari in pietra rosa e bianca del Subasio, riproponendo la caratteristica bicromia delle architetture civili e religiose del territorio spellano. In cattivo stato di conservazione, manca completamente della merlatura sommitale. La tecnica costruttiva fa ipotizzare che inglobi un edificio d’età romana, da collegare alla centuriazione del territorio, ancora rintracciabile nell’attuale suddivisione dei terreni agricoli. La Torre necessiterebbe di un’opera di restauro, infatti dopo un intervento di messa in sicurezza dopo il terremoto del 1997 nessuno ci ha più messo mano e non è in ottime condizioni. Curiosità. Nella campagna spellana esisteva una terza torre posizionata verso ovest e pressoché allineata alle prime due e si chiamava Torre Mastinelle, ma già nel 1600 non esisteva più».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/torre-acquatino-spello/


Spello (torre Quadrano)

Dal sito http://it.venere.com   Dal sito www.agriturismoleduetorri.com

«Negli Statuti Comunali un intero capitolo a questa struttura difensiva, la cui custodia fu affidata agli abitanti della torre posta “fra le carbonare“. Due uomini di giorno e quattro di notte, che avesssero compiuto i 18 anni di età, armati e provvisti di elmi d’acciaio, dovevano presidiarla per assicurare la vigilanza continua del territorio. Fu concessa la possibilità di abitarvi ed intorno ad essa fu costruito un casalino, dato in concessione per un periodo massimo di venticinque anni, all’interno del quale era consentita la realizzazione di una casa con pareti di terra e tetto in lastre o coppi, il cui posssesso sarebbe passato al Comune, una volta terminato il periodo di locazione. Al contrario non era permessa la costruzione altri edifici fra la torre e le carbonare; anzi, l’eventuale realizzazione era punita con la sanzione di dieci libbre di denari. Il capitolo si chiude con una serie di pene per la mancata custodia e inosservanza delle disposizioni statutarie. L’inizio della costruzione della torre risale verosimilmente al XIII sec. e rientra nel sistema difensivo costituito dal fossato delle carbonare smantellato nel XVI sec. Secondo il Donnola invece, la torre “fu fatta avanti l’anno 1376 e fu compiuta l’anno 1457“. Un secolo dopo la torre doveva già essere in rovina, dal momento che parte delle sue pietre furono riutilizzate per il restauro di una cappella presso la chiesa di Santa Maria Maggiore, come attesta un documento dell’Archivio Comunale datato 3 giugno 1555. La torre, a pianta quadrata con base a scarpata, è realizzata in pietra rosa e bianca locale, conserva parte della merlatura e una caditoia circa metà altezza. La Torre che faceva parte del sistema difensivo della città di Spello, attualmente è inserita in una struttura agrituristica ed è stata completamente ristrutturata e gode di buona salute a differenza della sua sorella (Torre Acquatino) che necessiterebbe di una manutenzione».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/torre-quadrano-spello


Spello (torre Santa Margherita)

In primo piano la torre di Santa Margherita, in secondo la torre dei Cappuccini, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.visititaly.it

«La Torre Santa Margherita fu costruita in epoca medievale fuori dalle mura urbane di Spello. Faceva parte del monastero femminile di San Giacomo e San Margherita. Il complesso divenne poi sede delle monache agostiniane di Santa Maria del Paradiso. La Torre risulta a pianta quadrangolare, ed è realizzata in pietra di Subasio decorata con merlature» - «La torre è nota sia come torre di “Vallegnagni“, dal nome della località, “le piagge di Vallegnagnio“, sia come Torre di Santa Margherita, dal vicino monastero, di cui rimangono pochi resti. Come quella che si erge a monte, nei pressi dell’Arco dell’Arce, venne costruita nel 1457. Nel 1638 la torre era seriamente compromessa, per cui necessitava di un inderogabile intervento di restauro. Da un atto del Consiglio Comunale dell’ottobre dello stesso anno, si ricava che la torre non fosse di proprietà comunale, per cui fu stabilito che i priori scrivessero a Roma “al Signor Cardinale Padrone ò a chi altri spettasse” affinché questi concedessero “alla nostra Comunità la detta Torre, con gli annessi e connessi nel modo e forma che fu già concessa dalla Camera al Capitano Tancredi, con li medesimi obblighi di risposte, e più di mantenerla a spese della Comunità”. Recentemente restaurata, è la sede della Fondazione Sinisca e dal 2006, monumento messaggero di cultura e di pace dell’Unesco».

http://www.visititaly.it/info/961563-torre-santa-margherita-spello.aspx - http://www.iluoghidelsilenzio.it/torre-santa-margherita-spello


SPINA (castello)

Dal sito www.oasivillaggio.com   Dal sito www.settemuse.it

«Il castello di Spina si trova sulle vie di collegamento fra le strade della Collina e quella di Settevalli. L'imponenza del torrione del lato di nord-est ci ricorda l'importanza e la vivacità economica di questo castello, appartenente fin dal tredicesimo secolo al rione di Porta Eburnea. La sua floridità ci è testimoniata anche dall'entità delle contribuzioni imposte dai magistrati del Comune di Perugia, ricambiati con importanti opere, come le costruzioni delle strade che la collegano alla via di Settevalli. Enrico VII nella sua discesa in Italia, come è già stato citato per gli altri castelli, l'ha distrutto completamente. Anche Braccio Fortebraccio sperimenta la solidità di tale castello, che resistette ai suoi primi assedi, per poi cedere definitivamente, subendo un terribile saccheggio. Nel 1439 il magistrato di Perugia stanziò una rilevante somma per il rifacimento della cinta muraria. Nel 1643 nel paese si accamparono le truppe del Duca di Toscana, guidate dal generale del Morra, dopo che avevano sconfitto le truppe pontificie nella famosa guerra del sale. Nel secolo XIX gli abitanti si dettero una gestione autonoma e costituirono nel 1879 una "Società Operaia di Mutuo Soccorso". Inizia in quel periodo la costruzione di nuove abitazioni al di fuori delle cinta muraria del castello, con una progressiva espansione continuata fino ai giorni nostri, raggiungendo attualmente circa 900 abitanti. Il Castello di Spina mantiene intatte, al suo interno, le caratteristiche tipiche delle strutture medievali e oggi ospita una delle antenne del Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte di Marsciano».

http://www.comune.marsciano.pg.it/index.php?option=com_content&task=view&id=114&Itemid=66


SPOLETO (mura, porte)

Dal sito www.fotoeweb.it   Dal sito www.myspoleto.it

«Secondo uno studio della Soprindenza per i Beni Culturali la prima cinta muraria fu eretta a Spoleto in epoca antichissima, addirittura nel IV secolo avanti cristo. Convenzionalmente questa cinta è chiamata "umbro-romana". Dato il lungo periodo in cui fu costantemente ampliata, si riscontrano diverse modalità costruttive: opera poligonale, opera quadrata, a blocchi squadrati molto allungati. Ovviamente nei secoli, col crescere della città, si avvertì l'esigenza di ampliare il perimetro, costruendo ulteriori cinte murarie. Alcuni studiosi ne contano fino a cinque. Di certo l'ultima e più larga difesa è quella eretta nel 1296/1297, convenzionalmente detta "cinta trecentesca". L'ultima cinta muraria, l'ultimo ampliamento, si può vedere da Porta Loreto per tutto il lungo rettilineo denominato, appunto, via Interna delle Mura. La struttura giace in ottimo stato di conservazione fino alla chiesa di San Gregorio. Ne manca un breve tratto, poi da Piazza Vittoria riprende per Via delle Murelle, riaperta al pubblico qualche anno fa, nel tratto retrostante l'anfiteatro romano. Quindi la cinta trecentesca sale sul ripido del colle S. Elia, copiando precedenti percorsi murari. Dall'altro lato della Rocca le mura delimitano il quartiere di Monterone. Alcune parti della ultima cinta muraria mancano perché deliberatamente demoliti, non a causa di crolli o guerre! La demolizione più ampia si ebbe nel 1932, nell'ambito di un vastissimo programma di revisione urbanistica della Spoleto antica, deciso già dieci anni prima. Fu abbattuto il tratto da porta San Luca a Porta San Matteo, cioè tutta la parte che fiancheggiava la discesa di Viale Martiri.  I motivi per questa decisione furono trovati nel pregio artistico non particolare, nel fatto che, comunque, sarebbero rimasti chilometri di mura antiche, e per poter costruire le case popolari (sotto lo Stadio) il campo sportivo (l'attuale stadio) ed il bosco del Littorio (oggi Chico Mendez).  I lavori iniziarono nel 1931 con l'abbattimento di Porta San Luca (in Viale Matteotti, alla fine dei due giardini odierni, perché pericolante. Nel 1935 si procedette poi al taglio della sezione tra Via Martiri e Via della Posterna, al fine di collegarle per ragioni di viabilità. Nel 1940 si demolì il tratto a valle di Porta San Matteo ed un piccolo tratto residuo a monte, sempre per favorire la viabilità. Anche più recentemente un piccolissima demolizione c'è stata: nella parte che sale da Via Ponzianina alla Rocca è stato aperto un varco per costruire le scale mobili, dato che esse iniziano fuori dalle mura e poi passano all'interno. L'illuminazione del tratto vicino a Porta S. Mattero e di quello in via Cecili è stata realizzata a cura del Lions Club di Spoleto».

http://www.myspoleto.it/citta/porte - http://www.myspoleto.it/citta/porte/Mura-trecentesche.html - http://www.myspoleto.it/citta/porte/Porta-Fuga.html


Spoleto (rocca Albornoziana)

a c. di Daniele Amoni

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Vito Cassano, https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008   Foto di Vito Cassano, https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008   Foto di Vito Cassano, https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008


SPOLETO (torre dell'Olio)

Dal sito http://tuttoggi.info   Dal sito it.wikipedia.org

«La denominazione di Torre dell'Olio ricorda l'uso difensivo che ne fu fatto, cioè quello di versare olio bollente. La tradizione vuole infatti che Annibale sia stato messo in fuga (ecco perché anche il nome della vicina Porta Fuga, dell'inizio del XIII sec. anch`essa) in questo luogo dall`olio bollente versato dagli Spoletini. La torre, che risale probabilmente al XIII secolo, è la più alta e meglio conservata della città e funge da divisione tra la parte cinquecentesca e quella quattrocentesca del Palazzo Vigili».

http://www.tiscover.com/it/guide/5,it/objectId,SIG67551it,parentId,RGN69081it/intern.html


Stazione di Padule (Castel d'Alfiolo)

Dal sito http://montevignoli-artenatura.blogspot.it/   Dal sito it.wikipedia.org

«Sorge in una collinetta ad est di Padule, a circa 6 km da Gubbio lungo la strada che porta a Gualdo Tadino. Il castello, ricco di storia risale attorno all'XI secolo ed appartenne inizialmente ai conti d'Alfiolo fino a che non si estinse l'ultimo loro discendente, caduto forse eroicamente nella Prima Crociata, a cui partecipò (1096) assieme a 1000 cavalieri eugubini, capeggiati da Girolamo Gabrielli. Verso la fine del XII secolo il castello fu adattato dai Benedettini alle esigenze di un'abbazia. Interessantissima è una fascia decorativa con elementi figurativi fitozoomorfici che delimita completamente l'archiacuto del portale primitivo della chiesa (ora murato). Tale fregio appartenne ad una costruzione più antica del portale, la cui data assieme al nome dell'artefice (Rainer) è incisa a lato dello stesso: 1224. Come c'informa un'iscrizione incisa in numeri romani sul pavimento della chiesa subito a destra dell'ingresso, nel 1539 il castello fu soggetto ad una ulteriore trasformazione che inglobò più costruzioni e determinò l'inversione dell'orientamento della chiesa. Nel chiostro cinquecentesco, vicino al pozzo centrale, è una carrucola fissa, in ferro battuto, sulla cui staffa si legge la data di esecuzione (1536) in numerazione indiano-arabica; questa, come ci fa notare l'attuale proprietario Michele Salvati, è più laica e meno tradizionale rispetto alla data contemporanea scritta in numeri romani, che lo stesso proprietario rinvenne nella chiesa».

http://www.lamiaumbria.it/scheda_comuni.asp?pag=2194


StERPETO (borgo fortificato, castello)

a c. di Stefano Favero


Todi (mura, porte)

Tratto di mura, dal sito www.visitodi.eu   Porta Amerina o porta Fratta, dal sito www.sitodi.altervista.org   Porta Romana, dal sito http://corrieredellumbria.corr.it   Porta Perugina, dal sito www.lavocedelterritorio.it

«Todi è cinta da tre concentriche cerchia di mura, che corrispondono all’estensione raggiunta dalla città rispettivamente in epoca umbro-romana, romana e medioevale. Il terzo cerchio, che una cronaca locale attesta terminato nel 1244, è rimasta pressoché intatto fino ai giorni nostri anche per merito di numerosi e periodici interventi di restauro ed adeguamento alle nuove esigenze belliche. Oggi il suo circuito si estende per quattro chilometri ed è caratterizzato da numerosi bastioni e contrafforti e porte di cui la Perugina, la Romana e l’Amerina o Porta Fratta ricordano gli antichi percorsi romani e medievali. Intorno al 1834 fu abbattuta la porta di San Giorgio, o di Santa Margherita, o della Consolazione, mentre le porte Orvietana e della Cupa sul versante occidentale franarono a valle (solo di porta Orvietana è possibile oggi osservare gli avanzi). Intorno agli stessi anni furono abbattute le quattro porte con chiusure caditoie che proteggevano la piazza grande. Fanno invece parte della seconda cerchia di mura (di epoca imperiale) e sono ancora ben conservate Porta Libera, Porta Aurea, porta Catena (o di S. Antonio) così detta per le catene che la proteggevano e che ne sbarravano l’accesso per permettere in brevissimo tempo di organizzare la difesa della città, come ricordano gli antichi anelli di pietra tuttora esistenti che le assicuravano alle possenti mura. Del “primo” cerchio di mura di epoca umbro-romana restano ancora numerosi tratti e quasi per intero la Porta Marzia sebbene abbia subito sostanziali modifiche nel corso del XVII secolo. Un discorso a parte merita il muro semicircolare in grandi blocchi di travertino murati a secco nella zona della Valle Inferiore (o delle Lucrezie), comunemente ed impropriamente detto “etrusco”, che rappresenta una delle più imponenti opere di contenimento del terreno mai realizzate in epoca romana. Su di esso si aprono (e sono ben visibili ancor oggi) gli sbocchi dei due principali cunicoli (“inferiore” e “superiore”) realizzati per drenare le acque ed in parte ancora attivi, grazie ai quali l’intero complesso si è potuto conservare nel tempo».

«Tre cerchi di mura hanno definito, nei secoli, l’espansione urbana della città: il primo, detto tradizionalmente etrusco e databile al III sec. a.C., le mura romane e infine la terza cinta di epoca medievale. Lungo questi perimetri, di cui si sono perduti nei secoli ampi tratti, si aprono ancora oggi le numerose porte di accesso alla città. Sul giro più esterno, che si iniziò a costruire nel 1244, si trovano Porta Perugina, Porta Romana, Porta Fratta (già Amerina) e Porta Orvietana (ormai quasi completamente franata), i cui nomi si riferiscono ai principali collegamenti viari. Di età medievale è anche Porta Libera, situata nei pressi del Parco della Rocca. Fino al 1830 esisteva anche la Porta di San Giorgio, che era posta davanti al tempio della Consolazione. Al secondo cerchio appartengono Porta Aurea, in cima al borgo di Porta Fratta, Porta Catena (o di Sant’Antonio), da cui si diparte il Borgo Ulpiano, oggi via Matteotti e la Porta di Santa Prassede, posta all’inizio del Borgo Nuovo. Sul cerchio delle mura più antico è rimasta soltanto Porta Marzia, che si trova sulla stessa via che esce da Porta Catena. Si sa, inoltre, della presenza di altre tre porte non più esistenti: Porta della Valle, posta all’ingresso del quartiere detto Valle Bassa, Porta Liminaria e Porta Bonella, entrambe situate sul versante settentrionale della città. Le numerose torri che si ergono lungo la cinta medievale hanno perso in gran parte gli elementi architettonici caratteristici: soltanto la torre di fronte alla Consolazione ha mantenuto il suo aspetto originale, con i beccatelli, gli archetti di sostegno e le feritoie del ponte levatoio. Per conoscere l’assetto urbano di Todi quale si presentava anticamente, è di grande interesse la pianta “L’antichissima città di Todi”, realizzata da M. Valentini nel 1625 e incisa da Giacomo Lauro, che si trova esposta nel museo cittadino».

http://www.comune.todi.pg.it/la-citta/le-mura - http://www.visitodi.eu/le_mura_urbiche.htm


Todi (palazzo dei Priori, palazzo del Capitano, palazzo del Popolo)

Piazza del Popolo: da sinistra, i palazzi del Capitano, del Popolo, dei Priori, dal sito www.meteoweb.eu   Piazza del Popolo: da sinistra, i palazzi del Capitano, del Popolo, dei Priori, dal sito www.guidaumbria.com

«Il palazzo dei Priori è un palazzo di Todi sito nella Piazza del Popolo ed oggi sede della Pretura. Fondato, in stile gotico, contestualmente ai vicini palazzi del Capitano e del Popolo, si erge nel lato di fronte al Duomo. Subì un ampliamento fra il 1334 ed il 1347. La facciata ha due ordine di finestre eseguite nel 1513 in stile rinascimentale con arcate a tutto sesto. In alto e verso sinistra è collocato un bronzo di Giovanni di Gigliaccio del 1339 raffigurante l'Aquila di Todi. La torre, a base trapezoidale, fu eretta fra il 1369 ed il 1385. Gli interni custodiscono la Sala delle Udienze, decorata da diversi affreschi del XIV secolo. ... Il palazzo del Capitano è sito nella piazza del Popolo ed è in stile gotico italiano, adiacente al palazzo del Popolo. Venne costruito nel 1293 e fu chiamato palazzo nuovo del Comune per contraddistinguerlo dal palazzo del Popolo. La facciata, interamente in pietra bianca, è costituita da tre ordini: nel primo vi è un portico a due arcate a tutto sesto, nel secondo tre trifore cuspidate e nel terzo quattro trifore coperte da archi a tutto sesto. Fra il secondo ed il terzo ordine è sita una campana. La scala d'accesso dalla piazza è in comune con quella del palazzo del Popolo. I due edifici sono sede del municipio e del museo civico. ... Il palazzo del Popolo è un palazzo sito a piazza del Popolo, in stile lombardo-gotico. Nel 1213 venne ampliato verso la piazza mentre nel 1228 venne unificato con l'adiacente palazzo del Capitano ed alzato di un piano. L'edificio è stato oggetto alla fine del XIX secolo di interventi di restauro diretti da Giuseppe Sacconi e Getulio Ceci che hanno portato alla creazione della merlatura sovrastante la struttura. La facciata ha a piano terra un portico di modesta altezza mentre negli altri due piani sono siti due ordini di polifere. La torre campanaria è del 1523. I due edifici sono sede del municipio e del museo civico».

https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dei_Priori_(Todi) - ...Palazzo_del_Capitano_(Todi) - ...Palazzo_del_Popolo_(Todi)


Todi (palazzo Vecchi Ercolani)

Dal sito www.etabtodi.it   Dal sito www.etabtodi.it

«Il Palazzo è posto, in posizione collinare, alla sinistra della grande scalinata che conduce al Tempio di San Fortunato nel centro storico di Todi (P.zza Umberto I). L'edificio si erige al di sopra del Monumento dedicato a Jacopone da Todi. All'interno è possibile osservare numerosi elementi architettonici più o meno recenti tra cui archi, colonne con capitelli, decorazioni dei portali, degli ingressi e delle ampie finestre. Al vigente PRG l'edificio è segnalato come palazzo storico caratterizzato da "emergenza a tipologia speciale con alta valenza storica architettonica e/o storica-testimoniale nel contesto urbano". Cenni storici. Il Palazzo Vecchi Ercolani è uno dei più bei palazzi nobiliari tardo cinquecenteschi della Città di Todi. L'edificio fu costruito in prossimità del luogo ove, in epoca romana, era posto il Campidoglio (in prossimità delle carceri, delle cisterne per la raccolta delle acque e della fonte pubblica). Tale collocazione importante dal punto di vista archeologico è ancora testimoniata dai resti visibili nel giardino che conduce alla Biblioteca ed Archivio Comunale attigua al Tempio di S. Fortunato. L'immobile fu costruito alla fine del XVI secolo dalla nobile Famiglia degli Errighi. Nell'ultimo decennio del XVIII secolo il Palazzo divenne di proprietà della Famiglia dei Vecchi Ercolani. L'immobile in seguito (fine del sec.lo XIX) fu acquisito dall''Opera Pia Conservatorio delle Orfane ... Attualmente i locali del Palazzo sono destinati ad uffici privati e ad alloggi per l'edilizia residenziale pubblica. Parte dei locali accoglie inoltre la sede legale ed amministrativa dell'Ente La Consolazione ETAB, riveniente dalla fusione delle Opere Pie Amministrate dalle Istituzioni Riunite di Beneficenza di Todi».

http://www.etabtodi.it/Palazzo_Vecchi_Ercolani_gia_Errighi.htm


Todi (resti della rocca Albornoz)

Dal sito http://dickschmitt.com   Dal sito www.visititaly.it   Dal sito www.umbriaon.it

  

«Gli antichi ruderi della Rocca Albornoz si trovano presso il piazzale Quattro Novembre, nel punto più alto della città di Todi, da cui si può godere di uno splendido panorama sulla vallata circostante. La Rocca fu fatta costruire per volere di papa Gregorio IX e per mano del cardinale Albornoz verso la fine del XIV secolo, per poi essere demolita all'inizio del '500 da Ludovico degli Atti. ...» - «...Ora restano della rocca: un torrione rotondo; "il Mastio"; resti di fortificazione; il carcere di San Cassiano; i Nicchioni romani (siti nel piazzale del mercato vecchio, chiamato così per via del mercato che si tenne in questa piazza dal 1819), una costruzione romana con base di 48 m x 11 m; secondo alcune ipotesi, si tratterebbe di un tempio dedicato a Marte); cisterne e cunicoli; triplice cerchia di mura difensive:la terza cerchia di mura, come attesta la cronistoria locale, è stata ultimata nel 1244; è arrivata ai giorni nostri pressoché intatta grazie a svariati interventi di restauro e per esigenze difensive. La terza cerchia di mura è lunga circa 4 km ed è provvista di porte munite di contrafforti e bastioni. Le porte prendono il nome dalle città di destinazione: Porta Perugina; Porta Romana; Porta Amerina; Porta Fratta; Porta Santa Margherita o della Consolazione, presso il relativo Tempio, demolita; Porta Orvietana, franata, ne rimangono tuttavia degli avanzi; Porta Cupa, franata. Altre porte: Porta Libera; Porta Aurea; Porta Catena o di Sant'Antonio, chiamata così per le catene di protezione a sbarramento dell'accesso. La prima cerchia di mura è di epoca umbro-romana; ne rimangono resti prevalentemente nei pressi della Porta Marzia, ebbe delle modifiche nel XVII secolo. Un'altra serie di mura si può ammirare nei pressi della Valle Inferiore (detta anche delle Lucrezie), localmente chiamata muro etrusco (impropriamente, perché realmente costruito in epoca romana - quest'opera è una delle più imponenti opere romane di Todi). Presentano due cunicoli (inferiore e superiore), costruiti per scopi idraulici ed ancora funzionanti».

http://www.umbriabike.eu/cosa-fare/dettaglio/-/dettaglio/albornoz_todi/10488/86154 - https://it.wikipedia.org/wiki/Todi#Altri_monumenti


Todi (rione Borgo, rione Valle o Nidola)

Rione Borgo, dal sito www.visitodi.eu   Rione Valle, dal sito www.visitodi.eu

«Cresciuto agli inizi del Duecento fuori dalla Porta S. Prassede, appartenente alla seconda cinta di mura e incluso nella terza cerchia del 1244, il Borgo, attraversato dall’importante via per Perugia, rappresenta il quartiere più settentrionale di Todi. Gli stretti e caratteristici vicoli e le abitazioni hanno conservato intatto il disegno della città medievale, con le tipiche case “a striscia” e i tanti portoni delle antiche botteghe. Porta Perugina, che guarda dall’alto la piana solcata dal Tevere, presenta ai suoi lati due bastioni, uno circolare e l’altro di forma poligonale, costruito nel 1548. All’interno della porta si trovano la piccola chiesa di S. Eligio e, poco più in alto, la chiesa della Santissima Annunziata. Subito dopo l’arco di S. Prassede sorge l’omonima chiesa, edificata nella prima metà del XIV sec., con l’annesso convento degli agostiniani, un tempo sede di un importante istituto di beneficenza e dell’Istituto Artigianelli Crispolti. Quest’ultimo ospitò, agli inizi del XX secolo, una vera e propria scuola di arti e mestieri. Il primo maestro dell’arte tipografica fu il sig. Rinaldini di Roma; la sartoria, nel 1911, fu guidata da Alessandro Bechet, mentre per la Tudertina Ars Lignaminis fu reperito il miglior artista del momento, il maestro Filippo Morigi. Continuando a salire lungo via di S. Prassede si incontra, sulla destra, la via delle Mura Antiche che conduce alla piazzetta del Montarone, ove, secondo la tradizione, nel 1428 fu bruciata la strega Matteuccia di Francesco. ...

Rione Valle, detto anche Nidola per la presenza, al suo interno, del Nido dell’Aquila, si estende lungo via del Seminario, così detta per la presenza del Palazzo Vescovile, che fu sede del seminario diocesano fino agli anni Settanta del Novecento. Il portale d’ingresso del palazzo, costruito per volontà del vescovo Angelo Cesi nel XVI sec., è attribuito a Jacopo Barozzi da’ Vignola ed è sormontato dallo stemma della famiglia Cesi. Nei piani inferiori del palazzo hanno sede gli uffici della curia e l’importante Archivio vescovile, mentre quelli superiori sono riservati alla residenza del vescovo. Proseguendo per la via che scende davanti al Palazzo Vescovile si giunge ben presto al Monastero delle Lucrezie, già di S. Giovanni Battista, che con il suo chiostro aperto a ponente costituisce uno dei più notevoli punti panoramici di Todi. Il monastero deve il suo nome alla nobildonna Lucrezia della Genga, che tra la fine del XIV e l’inizio del XV sec. lasciò l’edificio in eredità al Terzo Ordine Francescano femminile. Nell’abside della chiesa annessa al convento è visibile un ciclo di affreschi risalenti alla prima metà del XVII secolo. Attualmente le sale del complesso religioso vengono utilizzate per spettacoli teatrali ed esposizioni d’arte. È questa la parte di Todi chiamata “Nido dell’Aquila”, dal ritrovamento, in tempi remoti, di un nido d’uccello messo in relazione con la nota leggenda della fondazione della città».

http://www.visitodi.eu/rione_borgo.htm - http://www.visitodi.eu/rione_nidola.htm


Todi (torrione medievale di papa Bonifacio VIII)

Dal sito https://goodmorningumbria.wordpress.com   Dal sito www.etabtodi.it   Dal sito www.etabtodi.it

«Il Torrione medievale è posto in prossimità dell'ingresso principale per il centro storico a metà tra la strada provinciale circonvallazione Orvietana ed il Viale Abdon Menecali quindi di fronte all'ITCG Luigi Einaudi un tempo adibito a Orfanotrofio femminile. L'edificio è prevalentemente in pietra ed è stato oggetto di recenti interventi di ristrutturazione (adeguamento strutturale da parte della Soprintendenza per l'Umbria nell'ambito dei lavori di consolidamento delle mura urbiche-lavori di impiantistica per cambio destinazione d'uso nel 2004-2005 da parte dell'Ente proprietario). ... Cenni Storici. Todi è cinta da tre concentriche cerchia di mura, che corrispondono all'estensione raggiunta dalla città rispettivamente in epoca umbro-romana, romana e medioevale. Il terzo cerchio, che una cronaca locale attesta terminato nel 1244, è rimasta pressoché intatto fino ai giorni nostri anche per merito di numerosi e periodici interventi di restauro ed adeguamento alle nuove esigenze belliche. Oggi il suo circuito si estende per quattro chilometri ed è caratterizzato da numerosi bastioni e contrafforti e porte di cui la Perugina, la Romana e l'Amerina o Porta Fratta ricordano gli antichi percorsi romani e medievali. Uno dei numerosi bastioni risalenti alla fine del '200, posto in parte lungo Via A. Menecali, è di proprietà dell'Ente e fu fatto costruire da Loffredo Caetani podestà di Todi e fratello del papa Bonifacio VIII. Il Torrione portava all'interno della Città attraverso un ingresso laterale (non molto comune nella Città di Todi e più simile alla porta posta nel vicino Comune di Montecastello di Vibio). Il Torrione di Via Menecali sorge lungo le mura urbiche cittadine in prossimità del luogo ove in antico erano poste le case di proprietà della Fabbrica (o Fabbriceria) della Consolazione usate sia per il ricovero di pellegrini sia come botteghe d'affitto in occasione delle fiere.L'immobile è pervenuto all'Ente La Consolazione ETAB per effetto della fusione per incorporazione delle Opere Pie Amministrate dalle IRB di Todi, disposta dalla Regione Umbria con Det. Dir. 7929 del 6.9.2002. L'immobile risultava in precedenza di proprietà dell'Opera Pia della Consolazione che ebbe origine nell'anno 1527 e fu costituita con le donazioni dei fedeli che accorrevano a Todi per venerare l'immagine della Augusta Vergine nel tempio eretto su disegno di Bramante Lazzari, insigne architetto di quel tempo. All'interno del Torrione è possibile osservare il fregio lapideo della Famiglia Caetani da cui prende il nome la Porta Caetana detta anche Gaetana a testimonianza del legame che ebbe la città di Todi con il baronaggio romano. ...».

http://www.etabtodi.it/Torrione_Medievale.htm


TODIANO (castello)

Dal sito www.precivacanze.it   Da un video su Todiano

«Il castello fu eretto nel XIII sec. dopo lo sgretolarsi del dominio territoriale dei monaci eutiziani. Sorse sul poggio attuale e vide il passaggio delle truppe di Federico II nel 1227, di Carlo d’Angiò nel 1265, di Braccio da Montone e di F. Sforza nel ‘400; in seguito a ciò la fortezza fu rinforzata con torrioni a difesa. Della Rocca restano un torrione semicilindrico della famiglia Fabbi risalente al XIV secolo».

http://www.sibillini.net/il_parco/Cultura_Territorio/Castelli/preci.htm


TORCHIAGINA (torre)

a c. di Stefano Favero


TORDANDREA (castello)

Dal sito https://italiannotes.com   Dal sito www.assisioggi.it   Dal sito www.tordandrea.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)  ---  Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Testimonianze epigrafiche, numismatiche e funerarie costituiscono la prova che l'attuale territorio di Tordandrea fu interessato da insediamenti umani già in epoca romana (ma così doveva essere stato di certo anche in età più remote). La prima documentazione archivistica medioevale giunta fino a noi ci attesta, poi, la presenza in quest'area della civiltà longobarda. Del resto, è oramai ampiamente dimostrato che il Ducato di Spoleto spingeva i suoi confini ad occidente fino al corso del fiume Chiascio, interessando, in tal modo, anche tutta la zona dove più tardi sorgerà Tordandrea. Tra l'XI e il XII secolo qui si estendeva un vasto latifondo, che includeva tra l'altro, la Fratticciola, cioè l'odierno Castelnuovo, appartenente a Lupo, figlio del conte Monaldo, uno dei più potenti personaggi del tempo in questa parte dell'Umbria e probabile discendente di un'antica famiglia di Longobardi. Nell' elenco dei "focolari" delle balìe e frazioni amministrative territoriali del Comune di Assisi, redatto nel 1232, non figura Tordandrea, in quanto una balìa con questo nome ancora non esisteva. Si può dire, comunque, che tale territorio faceva allora parte delle balìe di Costano, di S. Costanzo, di Castelnuovo e di Valecchie. Nella balìa di Costano si situava, ad esempio, la chiesetta di S. Simeone, poi passata sotto Torre d'Andrea e quindi sotto S. Quirico di Bettona. Non si fa menzione di Torre d'Andrea nemmeno fra le balìe elencate negli Statuti di Assisi del 1469 per il fatto che allora la nostra Torre non apparteneva al comune di Assisi. Parrebbe, invece, riferirsi all'attuale Tordandrea il toponimo Turris, menzionato nel catasto dei beni delle chiese, conservato nell'Archivio di S.Rufino e presente anche in un atto notarile del 1413, dove si legge che esso è situato nella balìa di Costano.

La torre di Andrea. L'erudito assisano Francesco Antonio Frondini dà notizia della presenza da Tordandrea di un'importante iscrizione lapidea in carattere gotico, da lui vista "a sinistra presso la porta della Torre. Quindi la torre intorno alla quale, poco più di un secolo dopo, sorgerà il castello che sarà denominato Torre d'Andrea, sarebbe stata edificata nel 1297, anche se il Cristofani attribuisce senz'altro la suddetta lapide a una delle tante case-torri medievali della città. La più antica notizia documentaria circa l'esistenza di una "Torre d'Andrea" parrebbe risalire soltanto al 1395, anno in cui si trova menzionato per la prima volta anche in "Palazzo di Andrea", il cui proprietario - Andrea Paolo degli Abati o degli Abbati - è dal Frondini ricordato come "signore molto potente in Asisi, il quale nel pian di Asisi si fabicò un forte o fortilizio, ossia castello, dal suo nome detto Torre d'Andrea". Il patto del 1427. Il primo fatto riguardante gli abitanti di questo fortilizio è costituito da un patto, stipulato in Assisi, davanti alla Cappella di S. Lucia della chiesa di S. Paolo, posta in fondo alla Piazza Grande, alla presenza di due testimoni, l'11 maggio 1427. Quel giorno si riunirono infatti, quattordici uomini della Torre di Andrea di Paolo dell'Abbate di Assisi, i quali, anche a nome di altri sette cittadini assenti, giurarono sui Vangeli di osservare un "ordinamento" distinto in vari capitoli, tra cui quello prioritario di provvedere a opere di consolidamento e di restauro del fortilizio, al fine di renderlo più sicuro da possibili incursioni e assalti di genti armate e da pericoli per i suoi abitanti. L' incastellamento (1431). Ma il fatto più importante della prima metà del '400 nella storia della Torre d'Andrea è costituito dal suo incastellamento, realizzato a scopo difensivo nel 1431 mediante la creazione di una cinta muraria, ricavata unificando i muri esterni delle case per collegarli tra loro fino a farne un solo corpo - il corpo castellano -, al cui interno si sarebbe potuto accedere soltanto attraverso l'unico portale, tuttora esistente, munito di ponte levatoio sul fossato circostante il castello. In quell'anno - anche questa volta nel mese di maggio esattamente il giorno 13 alla presenza di testimoni e di un notaio si riunirono in via Portica, ad Assisi, tredici uomini della Torre di Andrea, i quali deputarono per quattro anni tre concittadini (Luca di Giovanni di Ghibellino, Lorenzo di Sante e Andrea di Vanni), "a fare e a far fare le mura del fortilizio e ogni altra cosa necessaria alla riparazione e fortificazione di detto luogo e nominarono anche i custodi della porta del castello, tenuti ogni sera a riportare le chiavi del fortilizio al castellano della Torre". ...».

http://www.tordandrea.com/ita/index.htm


Tordibetto (castello)

a c. di Stefano Favero


TORGIANO (torre Baglioni)

Dal sito www.comune.torgiano.pg.it   Dal video www.youtube.com/watch?v=7u-W2ykEgDQ

«è l'emblema della città e sorge esternamente alla cinta muraria, appena fuori dal paese. Con la sua maestosità è testimonianza del possente castello medievale. La sua costruzione risale al XIII secolo; la torre, recentemente restaurata, è stata riportata ora al suo primitivo splendore. L'edificio in pietra di base rettangolare, termina con una merlatura guelfa sorretta da beccatelli; su di essa è collocato lo stemma comunale ad indicare la funzione simbolica all'interno della città».

http://www.comune.torgiano.pg.it/web/.cgw?c=202


TORRE CALZOLARI (castello)

a c. di Daniele Amoni


Torre del Colle (castello)

Dal sito www.serpillo.it   Dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito http://pentoleeallegria.blogspot.in

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Anticamente nominato Torre S. Lorenzo (sec X) fu un antico feudo dei conti Antignano che presero il nome dal castello omonimo, centro dei vasti possedimenti che essi avevano nel territorio bevanate. Gli Antignano furono sempre ghibellini, fedeli all'imperatore, per il quale ricoprirono importanti cariche pubbliche. Insieme a Cantalupo, Castelbuono, Limigiano e Gaglioli costituì un sistema difensivo di notevole efficacia a dominio del territorio. Nel 200 i conti avevano il dominio su Coccolone (Montefalco), Bevagna, Foligno, Cannara e Gualdo Cattaneo: con l'inizio della supremazia di Foligno e con la morte di Federico II (1250) la contea si indebolì e scomparve. I conti di Antignano si trasferirono a Foligno, dichiarandosi sudditi della chiesa: alcuni presero il nome di De Comitibus, altri Rainaldi. Nel 1273, dopo la battaglia di Gaglioli, i todini estesero il loro dominio fino al castello, che nel 1377 fu ripreso da Perugia, Urbano VI appena eletto , ne confermò il dominio perugino nel maggio del 1378. Nel 1386 si sottomise Ugolino III Trinci che nel 1392 Bonifacio IV conferendogli il titolo di vicario papale, lo insediò con pieni poteri nei domini di Foligno, Nocera, Bevagna, Montefalco e tutti i loro castelli, con un canone annuo di 1500 fiorini d'oro. I todini, bramosi di riavere i propri possedimenti, si allearono con Biordo Michelotti nel 1395 contro Ugolino: vicino a Bevagna fu combattuta una feroce battaglia con ingenti perdite da ambo le parti. Il castello ritornò sotto la giurisdizione tuderte. Dopo la morte di Biordo(1398) Ugolino III per conto della chiesa, riprese alcuni castelli, tra cui Torre del Colle. V'insediò a difesa il capitano Manenti da Bevagna con il titolo di governatore ma senza appannaggio alcuno; il castello, inoltre, doveva provvedere autonomamente alla difesa in caso di assedio, reclutando soldati nel territorio di giurisdizione. Nel 1500 gli Statuti di Bevagna permisero agli uomini di Torre del Colle di essere considerati a tutti gli effetti come cittadini bevanati. Nel secolo XVII assunse l'attuale denominazione. Cinto di mura con un torrione semicilindrico verso la valle dell'Attone, con il campanile della chiesa di S. Lorenzo, mantiene intatto tutto il fascino medievale. Si entra nel paese attraverso un arco a sesto acuto di arenaria; si attraversa un voltone sotto cui è una scala esterna su mensole e si sbocca in un pittoresco crocevia; a sinistra una casa del 400 con finestra in cotto e palle di arenaria murate come decorazione; più oltre, a sinistra casa pure del '400 con facciata adorna di due finestre sovrapposte con mostre in cotto; quella superiore con ornati a stelle. Nelle vicinanze si trova l'eremo di S. Giovanni edificato dal beato Ugolino nel 1320».

http://www.stradadelsagrantino.it/informazioni-generali-bevagna.php


TORRI (castello)

Dal sito www.stradadelsagrantino.it   Foto di papa golf, dal sito http://italia.indettaglio.it

«Dall'alto di una collina isolata domina la sottostante vallata, percorsa dalla strada S. Terenziano-Bastardo. Le origini risalgono all'età della pietra, periodo al quale fanno riferimento i numerosi ritrovamenti di raschiatoi, coltelli, accette levigate in pietra verde, punte di freccia, di giavellotto e di pugnale (armi ricavate da una pietra durissima detta selce). Il castello, fondato nel 1250 con il nome di cerqueto, poiché circondato da un esteso bosco di querce, assunse successivamente l'attuale denominazione per la costruzione di una robusta cinta muraria con alte torri angolari adatte a scopo difensivo e a palombara. Un'arcuata porta d'ingresso, sormontata dallo stemma dell'aquila tuderte, immette all'interno, dove si trovano le abitazioni addossate alla cerchia perimetrale. Ugolino III, salito al potere dopo la morte dello zio Corrado XII, continuò la politica di controllo del territorio per conto della Santa Sede; confermò la pace con Perugia per altri cento anni. Prima del 1500 Torri contava 33 famiglie, spesso in continui litigi tra loro, tanto che vari pontefici lo assoggettarono alternativamente a Gualdo Cattaneo e a Todi. Dopo la restaurazione fu appodiato a S. Terenziano e dal 1861 aggregato al comune di Gualdo Cattaneo».

http://www.stradadelsagrantino.it/informazioni-generali-gualdo-cattaneo.php


TREVI (mura)

Dal sito www.servizidiingegneria.com   Dal sito www.protrevi.com

«La cinta muraria di Trevi è pressoché intatta. Si individua chiaramente il primitivo castello (il castrum fortificato in epoca romana) dagli ampliamenti medievali, sia per l'andamento che per il materiale da costruzione. La parte più antica è quella che ancora delimita l'abitato verso ovest, ma resti molto consistenti si possono osservare in via del Fiscale, via Fantosati e nell'ultimo tratto di via S. Francesco. Per il resto è stata inglobata nelle costruzioni successive e nei fondi di alcune case si possono chiaramente individuarne i resti: a monte di via S. Francesco, in via della Fonderia e nel complesso dell'ex monastero di S. Bartolomeo. È una possente opera romana, da ascrivere al I secolo a.C. Il circuito, alla sommità del colle, di andamento pressoché circolare, o meglio poligonale con un numero di lati che probabilmente va da 16 a 18. È una cortina compatta senza feritoie e senza torri, di altezza variabile a seconda della natura del terreno e di spessore alla base di circa due metri. Il materiale impiegato, calcare massiccio locale e malta di calce ottenuta cuocendo la stessa pietra, sotto l'azione delle acque meteoriche si è talmente amalgamato che in alcuni punti non si riesce più a distinguere dove finisce la pietra e inizia la malta. Vi si possono individuare tre porte. La piazza, l'attuale piazza Mazzini, era al di fuori della cinta muraria, cosa abbastanza frequente in castelli molto antichi. Il primo ampliamento medievale si sviluppò verso est comprendendo appunto l'area della piazza fino alla zona pianeggiante dell'attuale piazza Garibaldi ove, proprio per difesa delle mura giacenti nel sito meno impervio, fu scavato un fossato (il Lago). Intorno alla metà del '200 due successivi ampliamenti verso la valle (a sudovest) impressero all'abitato di Trevi la forma che tuttora conserva. Le ferite inferte alla cinta muraria risalgono tutte a quest'ultimo secolo. Il tratto più consistente, quello che prospettava sulla piazza del Mercato (ora piazza Garibaldi) fu abbattuto intorno al 1910, mentre risale agli anni '70 la breccia a sud per permettere l'accesso veicolare della Piaggia. Un'altra piccola breccia si formò negli stessi anni in corrispondenza dell'antica porta di S. Fabiano, in disuso da tempo immemorabile, crollata per incuria e poi depredata. Ma questa complessa opera monumentale, alla cui costruzione e mantenimento cure attentissime furono prodigate dai trevani attraverso i secoli, necessita ora di un piano organico di manutenzione ordinaria e straordinaria, altrimenti per le normali ingiurie del tempo e per la deplorevole distrazione degli uomini, è destinata a deperire rapidamente in pochissimi decenni».

http://www.protrevi.com/protrevi/mura.asp


TREVI (palazzo Comunale e torre Civica)

Dal sito www.webumbria.it   Dal sito www.borghitalia.it

«...si rileva che numerosi sono gli edifici a Trevi che presentano affreschi sulle facciate, il più antico dei quali è quello che si trova sulla facciata dell'ex Convento San Bartolomeo che raffigura un'"Annunciazione" del XV secolo. Proseguendo arriviamo in piazza Mazzini dove sorge il Palazzo Comunale, del XIII sec. restaurato più volte nei secoli XV-XVII. Pregevoli il portico del XV sec., un balcone del XVII sec. e le finestre rinascimentali. A fianco del Palazzo Comunale si erge la Torre Civica (o Comunale), costruzione del XIII sec., coronata da beccatelli e quattro merli, provvista di una grossa campana ivi collocata nel 1522. La Torre, abbassata e restaurata nel XIV sec., è simbolo dell'antico Comune, riproposta come emblema sullo stemma di Trevi: una torre e tre falchi. ...».

http://www.medioevoinumbria.it/ita/percorsi/a_spasso_per_trevi.htm


TREVI (porte)

Dal sito www.protrevi.com   Dal sito www.protrevi.com

«Nel corso dei secoli, lungo la cerchia murata, furono in uso diverse porte. Nella primitiva cerchia romana se ne possono individuare tre. Una, in via del Fiscale, non più in uso da tempo immemorabile, è perfettamente intatta, una è stata modificata nella ricostruzione del XIII secolo (arco del Mostaccio) e della terza si trovano tracce alla fine di via dell'Orticaro verso via S. Francesco. La quarta, se mai esisteva, dovrebbe essere stata inglobata nelle costruzioni a nord di fronte alla chiesa di S. Francesco. All'inizio del secolo con la demolizione delle mura prospettanti su Piazza Garibaldi furono abbattute anche la Porta Pia, ottocentesca, e la Porta del Lago. Attualmente ne rimangono sei, cioè: la Porta del Cieco, la porta della Strada Nuova (1857), la porta Nova, la Porta di S. Fabiano, la Porta del Bruscito e la Porta dei Cancelli».

http://www.protrevi.com/protrevi/porte.asp


Tuoro sul Trasimeno (castello di Montegalandro)

Dal sito www.umbriaturismo.net   Dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.prolocotuorosultrasimeno.it

«Il fortilizio di Montegualandro svetta sulle colline ad occidente del paese di Tuoro. Si raggiunge prendendo alle pendici del paese la statale 75 bis del Trasimeno verso Arezzo e seguendola per circa 2 km. e mezzo, subito dopo la quale si imbocchi la strada sulla destra. Dopo circa 1 km. e mezzo, tenendosi sempre sulla sinistra si giunge ai piedi del castello fortificato. Tutto il complesso è di proprietà privata, perciò di norma non visitabile all’interno (informazioni presso la pro-loco di Tuoro), ma vale ugualmente la pena effettuare una passeggiata panoramica attorno alla cinta muraria e godere della splendida vista sul lago e sulla pianura toscana. è proprio con la posizione strategica del forte che si erge a circa 450 metri sul livello del mare che è possibile spiegare le vicende storiche che lo hanno caratterizzato con continui scontri per detenerne il controllo tra Perugia e le città toscane. Si trova infatti all’estremo confine del territorio perugino dominante sulla strada che collegava Perugia ad Arezzo e Firenze e su tutta la piana aretina. Di una località con il nome di Montegualandro si hanno notizie sin dal X secolo ma solo al XIII secolo risalgono le parti architettoniche più antiche oggi conservate a parte qualche grosso blocco di arenaria inglobato sulla muratura destra del portale d’ingresso che potrebbe provenire da costruzioni etrusco-romane presenti anticamente nella zona. La cinta muraria costruita nella seconda metà del XIII secolo ma riadattata più volte nel corso dei secoli soprattutto nel Quattrocento ancora conserva quattro torri lungo il perimetro e tratti di merlatura. Sopra il portale, unico accesso al fortilizio, si vedono le feritoie che ne permettevano dall’interno una più efficace difesa da eventuali attacchi. Procedendo lungo le mura dal portale verso sinistra si incontra una elegante casa, torre di impianto trecentesco anche se con rifacimenti più tardi. All’interno del castello si trova la chiesa di San Nicolò, oggi conservata nelle sole mura perimetrali, documentata esistente già nel 1238. Gli atri edifici che sorgono nei pressi della porta, addossati alla cinta muraria sono riadattamenti del XVII secolo, su preesistente medievale. Più della metà dello spazio interno del fortilizio è comunque occupato da un grande cortile utile per le manovre difensive delle truppe. Cenni storici. La notizia più antica di una località detta Montegualandro risale al 917, quando se ne conferma la signoria al marchese Uguccione II. Si susseguirono poi la conquista di Federico Barbarossa che lo donò ai marchesi Ranieri. Quindi la distruzione e riconquista ad opera dei perugini alla metà del XIII secolo con il conseguente passaggio del castello nel 1261, alla famiglia perugina dei Montemelini. Numerosi altri episodi guerreschi determinarono nei secoli successivi se pure per brevi periodi il passaggio dell’ambito castello da mani diverse da quelle perugine. Sono i centri toscani più interessati per la posizione strategica del forte che fu infatti occupato all’inizio del XIV secolo dai signori di Cortona e nel 1476 dai fiorentini che se ne impossessarono di nuovo nel 1643 per mano di Ferdinando II granduca di Toscana».

http://www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/sites/www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/files/articoli/I%20DINTORNI%20...


UMBERTIDE (rocca)

Dal sito http://viaggilowcost.blogosfere.it   Dal sito www.italianvisits.com

«è una superba fortezza medioevale, da sempre simbolo di Umbertide. Sulla sua costruzione alcuni autori affermano che i lavori iniziarono nel luglio 1374, altri che l´incarico di costruire la Rocca fu affidato da Perugia al Guidalotti nel 1385, durante le lotte tra nobili e popolani. Le opinioni sono invece concordi nell´affermare che l´opera nel 1389 era terminata e che il direttore dei lavori fu Alberto Guidalotti e progettista l´architetto Angeluccio di Ceccolo, detto il Trocascio. La fortezza è costituita da una torre quadrata di m. 7,60 di lato e di m.31,60 di altezza di fronte al torrente Reggia. Le solide mura sono spesse alla base m. 2,20. Verso l´interno della città sono uniti alla torre due torrioni circolari più bassi ed un terzo baluardo quadrato. Oggi la Rocca presenta una sola porta nella Piazza Fortebraccio, ma un tempo ne aveva un´altra in direzione della Reggia, detta " del soccorso" , entrambe munite di ponti levatoi. Nel 1394 nella Rocca fu rinchiuso prigioniero Braccio Fortebracci da Montone. Il papa Leone X, nel 1521, affidò la custodia della Rocca alle persone più ragguardevoli di Fratta per sette anni e tale onore fu prorogato da Clemente VII per altri dieci, affinché lo stipendio, che altrimenti si doveva versare al castellano e ai soldati, venisse impiegato nel restauro delle mura. In quel periodo la Camera Apostolica versava annualmente alla Fratta un contributo di sessanta scudi per la manutenzione e le riparazioni della Rocca, pretendendo che il castellano offrisse in cambio due libbre di cera alla cappella del magistrato perugino. Con l´avvento del Governo repubblicano francese nel 1798, la sovvenzione perugina fu abolita; ritornato il papa nello Stato pontificio la Rocca fu destinata al servizio delle pubbliche carceri e tale utilizzazione continuò fino al 1923. Da questa data subì alcune trasformazioni interne e furono coperti i due torrioni circolari per destinare il complesso a civile abitazione. Fu abitata fino al 1974.

Nel 1984 l´Amministrazione comunale ha iniziato l´intervento di recupero della struttura e dopo un intenso impegno di progettazione e di lavoro la Rocca, il 17 maggio 1986, è stata restituita alla città. La ristrutturazione dell´antica fortezza è stata concepita in modo tale da consentire il recupero della sua identità storica e la completa utilizzazione dei locali. Sono state apportate alcune modifiche strutturali, pur nel rigoroso rispetto del nucleo originario. La novità di maggior rilievo è data dall´entrata creata alla base delle mura del torrione sinistro, per permettere il collegamento della Piazza del Mercato con Piazza Fortebracci, attraverso un suggestivo percorso in un vasto spazio ricavato eliminando la terra di riporto. Questa nuova entrata consente anche di accedere direttamente dalla Rocca al Teatro dei Riuniti. Il ritrovamento di un´antica scala in muratura nella prima stanza della Rocca, al primo piano, ha permesso poi di ricucire il collegamento verticale all´interno della torre: dai suoi sotterranei alle merlature. Anche la " segreta" posta nella parte inferiore della torre è stata rinvenuta a lavori iniziati; dopo aver tolto più di un metro e mezzo di terriccio è stata trovata la " botola" attraverso la quale si scende nella "segreta" della torre. Alcune modifiche, quali l´eliminazione dei muri divisori nelle celle della torre e la copertura a padiglione della torre medesima, sostituita con un pavimento praticabile, sono risultate varianti che hanno migliorato notevolmente la godibilità degli spazi interni. ...».

http://www.medioevoinumbria.it/ita/castrum/umbertide_rocca.htm


Umbertide (ruderi del castello di Monestevole)

Foto di jiva, dal sito http://it.wikiloc.com   Foto di jiva, dal sito http://it.wikiloc.com   Dal sito www.umbertideturismo.it

«Il castello di Monestevole si trova a 614 metri di altezza su un colle di difficile accesso alla sinistra della strada che da Umbertide porta a Preggio, subito dopo Monte Acuto. Inserito anticamente nella periferia Nord-Ovest del sistema difensivo perugino, il castello fu di notevole dimensioni, come si può vedere anche oggi dalle rovine che ne restano. Nel 1395 i magistrati di Perugia vi inviarono un castellano con la somma di quaranta fiorini per riparare la torre e le mura. Nell'anno 1406 il territorio perugino sembrava essere invaso da un momento all'altro dalle truppe di Braccio Fortebracci da Montone e dai no­bili che, desiderando la caduta della fazione avversa, si erano riuniti a Città di Castello, Gubbio ed in altri luoghi vicini per organiz­zarsi. Contro quelle forze i Perugini inviarono alla Fratta alcune compagnie di fanti, appoggiate da cavalieri, comandate da Ceccolino Michelotti. Sighinolfo Michelotti e Matteo di Vannolo ebbero incarico di fortificare í castelli della zona affinché non venissero occupati dai soldati di Braccio e dai nobili. Agli uomini di Moneste­vole e di tutti gli altri castelli fu impartito l'ordine di fare la guar­dia di notte e di giorno. Per la costruzione di una cisterna Perugia concesse nel 1480 un contributo di trenta fiorini e di venticinque fiorini nel 1484 per riparare le mura del castello. A1 centro del maniero la torre era ridotta in pessimo stato e la famiglia del dott. Filippo Mattioli nel 1530 chiese agli amministra­tori perugini di ristrutturarla ed adibirla ad abitazione. La domanda venne accolta e per molto tempo, fino agli anni intorno al 1950, Monestevole fu abitato. Oggi, invaso dalla vegetazione, è un cumulo di rovine. La chiesa, posta immediatamente a lato dell'ingresso nella parte sinistra, fu dedicata a S. Simone e fin dal XIII secolo era sotto la giurisdizione dell'abbazia di S. Salvatore di Monte Acuto. Il vescovo Giovanni Andrea Baglioni, nel 1447 concesse il fonte battesimale che fu consacrato nel 1494 (dal libro di Bruno Porrozzi, Umbertide e il suo territorio, ed. Pro Loco, Umbertide 1983)».

http://www.umbertideturismo.it/Storia-History-Immagini-e-video-Images-and-videos-Manifestazioni-Events-Musei...of-Monestevole


Valenzina (castello)

a c. di Alessio Carabba


Valfabbrica (castello di Schifanoia)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito http://valfabbrica.infoaltaumbria.it

«Il castello di Schifanoia sorge in mezzo ad alberi secolari e fertili terreni, vicino alla cittadina di Valfabbrica. ... Edificato nel XIV secolo, le prime notizie risalgono al 1377. Con sicurezza nel settembre del 1486 il castello era proprietà di Bernardino Ranieri, ed essendo quest’ultimo molto attivo politicamente a Perugia, sempre alleato con la famiglia degli Oddi contro le cruente lotte con la famiglia Baglioni, il castello subì le sorti politiche del suo proprietario. Saccheggiato e semidistrutto nel 1480, stessa sorte ebbe nel 1491, perché qualche sera prima il giovane figlio di Bernardino entrò dentro Perugia a notte fonda, uccidendo quanti più partigiani dei Baglioni trovò. Immediata la reazione della famiglia perugina, ovviamente, che, arrivata con oltre seicento armati, sotto il castello, scaricò “due torrioni, e aperte le mura della fortezza in più luoghi, bruciò tutto il rimanente…”. Con la conquista dei Baglioni il castello fu lasciato dai Ranieri, che intanto si erano rifugiati ad Urbino, e passò un quarto di secolo prima che vi poterono far ritorno. Nel XVI secolo con Filippo Ranieri si riedificò il distrutto castello, e si unirono alla proprietà diversi terreni, ma un secolo dopo, 1624, la proprietà passò dalla famiglia Ranieri ai Della Penna, poiché Francesca, l’ultima erede, andò in sposa al capitano Paolo Della Penna. Nel XIX secolo apparteneva alla famiglia Oddi-Baglioni, e successivamente pervenne alla famiglia romana dei principi Torlonia, oggi ancora proprietaria. Don Giulio Torlonia vi organizzava battute di caccia a cavallo, alle quali partecipavano molti membri di famiglie importanti. Erano gli anni in cui, in estate, la nobiltà romana amava trascorrere le vacanze nelle loro tenute umbre. Aspetto attuale. Alla fine del XX secolo dotarono il castello di una conduttura per l’acqua potabile, e, oggi, pur se disabitato si presenta ancora maestoso e imponente come una volta, con torri coperte, cortile interno e ampi saloni nel palazzo signorile».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-frecco-valfabbrica


Valfabbrica (resti del castello Pedicino)

Dal sito http://valfabbrica.infoaltaumbria.it   Dal sito http://valfabbrica.infoaltaumbria.it   Dal sito http://turismo.comune.valfabbrica.pg.it

«La cittadina di Valfabbrica è posta alle pendici del Monte delle Croci, ad un’altitudine di 288 m. sul livello del mare, e sorge proprio sulla riva sinistra del fiume Chiascio. Centro tradizionalmente agricolo, negli ultimi anni Valfabbrica ha sviluppato particolarmente il settore industriale e dei servizi. Le industrie sono dislocate, per la maggior parte, lungo la strada statale che collega la città di Perugia a Gualdo Tadino.  La vocazione residenziale del paese si è accentuata negli ultimi anni preferendo la parte collinare. L’antico Castello medievale, chiamato “Pedicino”, conserva ancora le belle mura duecentesche, ristrutturate alla fine del 1600 ed attualmente è oggetto di particolare attenzione da parte dell’amministrazione comunale attraverso interventi mirati alla valorizzazione storico/artistica. Dell’antica struttura rimane anche un possente torrione che, in origine, era la porta del Castello. Una seconda torre venne aggiunta alla fine del 1100 e con il tempo assunse le funzioni di torre campanaria. All’intemo del Castello è ancora possibile ammirare la chiesa di San Sebastiano, cappella sorta in età medievale vicino alla torre del castello, che ha subito radicali trasformazioni nel Settecento quando le sue pareti sono state arricchite di altari barocchi. Vi sono conservate alcune tele seicentesche, tra le quali una Sacra Famiglia di Benedetto Bandiera e un’Immacolata trai Santi della scuola del Martelli».

http://turismo.comune.valfabbrica.pg.it/pagine/torre-di-valfabbrica


Vallingegno (castello)

a c. di Daniele Amoni

  


Vallo di Nera (borgo fortificato, torri)

Dal sito www.lavalnerina.it   Porta Ranne, dal sito www.borghimagazine.it   Dal sito www.lagreenwaydelnera.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Agnese Benedetti (https://www.facebook.com/agnese.benedetti.5)   La Dormitio Virginis, foto da Agnese Benedetti (https://www.facebook.com/agnese.benedetti.5)

«Vallo di Nera, uno dei borghi più belli d'Italia e bandiera arancione del Touring Club, sorge sulla sinistra orografica del fiume Nera, sopra il colle di Flezano. Castrum Valli fu fondato nel 1217, dopo l'abbattimento della Rocca longobarda e conserva ancora intatto il suo impianto medievale originario. Le case di pietra chiara emergono dal verde dei boschi, dei campi coltivati e dalle montagne circostanti. Il paese è cinto da mura e torri, che sottolineano la forma circolare dell'insediamento. Si accede all'interno da due porte simmetriche: la Porta Ranne e la Portella, a doppio arco. Dentro è tutto un susseguirsi di archetti, vicoli rampanti, scalette, stretti passaggi. Sopra la Portella sorge l'antico palazzetto comunale oggi Casa dei Racconti dell' Ecomuseo della Valnerina. Dentro le mura si trovano tre chiese romaniche: la parrocchiale San Giovanni Battista con un affresco di Jacopo Siculo del 1536 dedicato alla Dormitio Virginis; la chiesa francescana di Santa Maria Assunta, interamente affrescata tra il XIV e XV secolo; la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, oggi auditorium comunale. A ridosso delle mura si trova il cinquecentesco Borgo dei Casali dal quale spiccano due torri palombaie con rosoni, la chiesa di San Rocco e i fontanili.

Ai piedi del colle dove sorge Vallo scorre il fiume Nera, affluente del Tevere, e parallelo a esso il tracciato della ex ferrovia Spoleto-Norcia, dismessa nel 1968 ma di sorprendente bellezza. Viadotti, gallerie elicoidali, tratti che si insinuano nelle leccete o che sfiorano le pareti di roccia, ne fanno un capolavoro di ingegneria. Attualmente è una ciclovia collegata alla rete sentieristica. Castrum Valli nei secoli fu una fortezza difficilmente espugnabile. Il sistema difensivo poteva contare su torri ben munite, disposte e costruite in varie forme in modo da fronteggiare i diversi attacchi. Il torrione primastico sorvegliava le due porte, a sud-ovest una torre cilindrica e tre quadrate garantivano la difesa. All'interno del paese gli edifici si sviluppano ancora in altezza su tre o quattro livelli, con accessi ai vari piani seguendo le curve di livello. La torre principale, chiamate localmente 'il torrione' era in comunicazione con altre torri sparse lungo la viabilità principale e con quella di Paterno. Un sistema di torri poste a zig zag una in vista dell'altra, sorvegliavano la vallata e comunicavano in anticipo l'arrivo degli incursori. Da Vallo nel 1522 parti la rivolta dei castelli della Valnerina contro Spoleto, con a capo Petrone da Vallo» (a cura di Agnese Benedetti).


VERCHIANO (resti del castello)

a c. di Stefano Favero


Vernazzano (torre pendente)

Dal sito https://geolocation.ws   Dal video www.youtube.com/watch?v=B-lmaem4bvg   Dal  sito www.ruderimedievali.altervista.org   Dal video www.youtube.com/watch?v=B-lmaem4bvg   Dal  sito www.prolocotuorosultrasimeno.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)

«Per raggiungere i ruderi dell’antico castello di Vernazzano con la sua caratteristica Torre pendente, basta seguire la statale 75 bis del Trasimeno da Tuoro in direzione di Passignano. Dopo circa tre chilometri si troverà sulla sinistra l’indicazione per Vernazzano. Superato l’odierno abitato, sviluppatosi nel corso del ‘900, la strada asfaltata comincia a salire costeggiando la profonda e stretta valle del torrente Rio per raggiungere in breve un piccolo agglomerato più antico, sviluppatosi nel ’700, da cui si gode la vista della torre che è possibile raggiungere seguendo un difficile percorso a piedi. Sul pianoro posta alla sommità di un ripido sperone roccioso, emergente dal fondo della valle del Rio, si trovava il castello di Vernazzano. Esso apparteneva, insieme alla chiesa di San Michele Arcangelo, al monastero di Santa Maria di Petroia e quindi alla diocesi di Città di Castello. Il suo distretto raggiungeva le rive del lago Trasimeno. Nel 1202 fu donato dall’abate del monastero al comune di Perugia che ormai aveva fatto suo l’intero territorio del lago. Sappiamo che nel 1282 il castello contava circa 250 abitanti, la sua posizione lo rendeva pressoché inespugnabile. I perugini per riaverlo dai Michelotti che l’avevano occupato nel 1383, dovettero sborsare 350 scudi non riuscendo a riprenderlo con le armi. Il castello era posto lungo il percorso principale tra Perugia e Cortona che da Passignano non proseguiva lungo la riva del lago, ma saliva a mezza costa per Montigeto, la piccola villa di Fratta dei Becci, sino a Vernazzano, per proseguire poi sino al confine del Comune di Perugia, raggiungibile attraverso due percorsi, quello guardato dal castello di Montegualandro più a sud, e quello più a nord che passava per Castelnovo. Sul finire del ‘300 e nel corso del ‘400 furono più volte compiute opere di ristrutturazione e miglioramento delle difese del castello. In particolare nel 1455 venne restaurata la torre di guardia. In questa fase Vernazzano subisce un sensibile calo demografico come tutto il territorio circostante a causa delle continue pestilenze, carestie e guerre. Matteo dall’Isola Maggiore nella sua opera Trasimenide del 1527 ne segnala il declino sia nel numero degli abitanti sia che nella ricchezza. Negli anni 50 del ‘700 a causa di un forte terremoto e alle frane la chiesa e le case subirono danni ingenti. Lo stesso evento sismico dovette innescare nella parte più avanzata dello sperone roccioso un notevole movimento franoso per altro molto antico ed ancora in atto, che con ogni probabilità è il responsabile delle straordinarie pendenze della torre. La popolazione abbandonò l’antico castello. Si costituì in breve il nuovo nucleo abitato ove già erano presenti alcune residenze ad est dell’argine del torrente rio intorno alla nuova Chiesa di San Michele Arcangelo inaugurata nel 1772. Al suo interno in un dipinto di Anton Maria Garbi del 1769 si può ammirare l’antico Vernazzano, ancora integro con la chiesa, il campanile a vela e la torre ancora perfettamente verticale».

http://www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/sites/www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/files/articoli/I%20DINTORNI%20...


Viepri (borgo fortificato)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.massamartanaturismo.it   Viepri, dal sito http://prolocoviepri.altervista.org

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Il borgo fortificato di Viepri è avvolto dalle alte colline circostanti che, chiamate per secoli ad assicurarne la difesa, sembrano ancora oggi continuare a nasconderlo. Costruito dopo il 1380 sulle rovine del demolito castello di Monte Schignano, il suo dominio fu oggetto di un’aspra contesa tra Todi e Foligno. Pur di non soggiacere all’autorità tuderte, nel 1392 preferì sottomettersi ad Ugolino Trinci, signore di Foligno. Fu comunque una breve parentesi e Viepri fu definitivamente conquistata da Todi che, per meglio rendere manifesto il suo potere, fece apporre il proprio stemma, un’aquila, sopra una delle due porte di accesso al castello. Queste ultime sono ancora ben conservate, mentre delle mura medievali è visibile solo una porzione del perimetro originario. All’interno del piccolo borgo si trova la chiesa di San Giovanni ...» - «Il castello di Viepri, costruito dagli abitanti di Monte Schignano (anticamente Monte Ascanio), si dice prese il nome dalle spine che erano nel luogo. Il borgo è stato costruito nel XIII-XIV secolo in un luogo naturalmente molto protetto, un avvallamento fra alte colline, che lo rendono visibile, da qualsiasi direzione si arrivi, solo una volta a ridosso del paese. La storia di Viepri è quella di un borgo agricolo fortificato, ripetutamente conteso fra Todi e Foligno, ed al centro di intense lotte e rappresaglie per liti di confine con Montecchio di Spoleto ma, soprattutto, con Massa Martana. Nel 1392 gli uomini di Viepri, insieme a quelli di Torri, scelsero di appartenere a Ugolino III Trinci di Foligno, al quale cinque anni dopo venne affidata da papa Bonifacio IX l'impresa di togliere nuovamente ai perugini il dominio di Assisi, Spello e Todi. ... La frazione ha conservato buona parte della sua natura di villaggio medievale, in particolare una sezione delle mura, risalenti al 1390, due porte medievali, e le due chiese di San Giovanni Battista e Santa Maria. La parte più caratteristica della frazione viene chiamata Torre Antica, o Il Borgo. Sopra la porta di accesso al castello vi è lo stemma di Todi del XVI secolo. Lì, proprio sopra la porta ovest, si trova la chiesa di San Giovanni Battista, piccola cappella cinquecentesca, con accesso dall'interno del paese ... Castello delle Rocchette. Nelle vicinanze, nel XII secolo, venne eretto un eremo sul monte Martano, in località detta "Valle della Cerasa", e nella zona ricca di olivi e di colture, anche il pittoresco castello "Le Rocchette"».

http://www.massamartanaturismo.it/viepri - https://it.wikipedia.org/wiki/Viepri


Villa San Faustino (borgo fortificato)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Il castello sorge non molto distante da insediamenti romani tra cui il Vicus Martis, attraversato dalla antica via Flaminia Vetus. Questa località venne anche chiamata Villa Marciana, cioè villa appartenuta all’ufficiale romano Iulius Marcianus amministratore della colonia di Todi, assai benvoluto dalla popolazione locale, come riportato da un’iscrizione di una pietra riportata sul fronte della Chiesa di San Faustino. La gens Marciana apparteneva alla "splendidissima colonia" di Todi e i suoi componenti ricoprirono importanti cariche pubbliche: da essa sarebbe disceso lo stesso san Faustino, sacerdote cristiano ed angelico consolatore del vescovo Felice, prigioniero dei gentili. Durante i secoli di mezzo Villa San Faustino fu trasformata in castello e fece parte nei secoli X e XI delle terre Arnolfe ed è citato in alcuni documenti dell’abbazia di Farfa del 1115 e 1118. Il castello era connesso con l’importante pieve di San Faustino, una delle più vaste della diocesi di Todi. La chiesa abbaziale, un po’ fuori delle mura, appartenne sino al 1100 ai monaci benedettini; poi fu ridotta a collegiata di preti regolari nel suo plebato erano comunque incluse varie chiese, tra cui quelle di Valle Longa, Raggio, Mezzanelli, Montignano, Cantalupi, Configni. Nella chiesa è conservata una pietra sepolcrale con iscrizione commemorante Paolo dei nobili di Ponte, i quali ebbero giurisdizione su Villa San Faustino.

Nel secolo XIII fu incorporato nel contado di Todi e nel giorno di San Faustino vi si svolgeva una grande fiera tanto che nello statuto di Todi del 1275 viene stabilito di inviare a questa festa un giudice dei “malefizi” con un notaio ed una scorta armata per garantire l’ordine pubblico. La villa fu anche soggetta alla signoria dei conti di Monticastri, cui apparteneva (sec. XIV-XVI) il castello omonimo, ora diroccato, posto al di là del torrente Naia, poco lontano dalla Via Flaminia. Gli ultimi Monticastri ebbero pure, nel 1319 il patronato della Chiesa di San Faustino, di cui, unitamente alla famiglia Pontani, eleggevano l’abate. Più tardi (sec. XVIII-XIX) i nobili Accursi di Todi furono i proprietari della notissima sorgente di acqua minerale, che scaturisce sulla sponda destra della Naia. Nel 1864 un colono del conte Aquilio Accursi, rinvenne, in località Fontana Martini una statuetta di Venere anadiomene, alta 3o cm., del peso di 8 Kg. L’Accursi cedette il pregevole bronzo al cardinale Giacomo Antonelli, verso il quale era debitore di alcune migliaia di scudi. Degni di memoria sono nei dintorni più o meno immediati di Villa San Faustino, il lago (da tempo prosciugato) di Casigliano, il bellissimo ponte romano di Fondaglia (detto Ponte Fonnaia), che sormonta con un arco a tutto sesto l’antica Via Flaminia, restaurata successivamente da Augusto e da Adriano. Le mura perimetrali sono ben conservate, l’interno ha subito qualche danneggiamento evidente».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/villa-san-faustino-massa-martana-pg/


Zangolo (castello di Carbonana)

Dal sito www.luxuryitalianproperty.it   Dal sito www.capitalis.it/

  

«Carbonana. Antico castello nel territorio eugubino, sulle colline a destra dell'Assino. Si presenta maschio e maestoso, sprofondato tra verde intenso. La torre quadrata e massiccia si staglia alta e termina merlata alla guelfa, come quella più bassa e le possenti mura. I Porci o Porcelli, che ne furono feudatari e che ne presero il casato, parteggiarono però per i ghibellini. Un Enrico Porcelli fu con Uguccione della Faggiola quando a Spoleto dominarono i ghibellini (1290). Nel 1315 ebbero l'ostracismo dal comune di Gubbio, dove si erano insediati i guelfi. Poterono tornare in tempi' più tranquilli. Sfruttavano una buona miniera di ferro, che era nei loro possessi e che affittarono nel 1547 a certo Bartolomeo, perché vi impiantasse una ferriera. Dai Porcelli il castello passò ai Gigli e di recente agli Staub, canadesi. Ed ecco altre date: Celestino III confermò il possesso di Carbonana a Bentivoglio vescovo di Gubbio (1192). Nel 1327 il comune vi mandò per custode Mattiolo di Ventura. Nel 1350 si ribellò al tiranno Giovanni di Cantuccio, fattosi signore di Gubbio. Dal 1376 al 1433 il comune vi inviò dei custodi. Nel 1576 il duca di Urbino Francesco Maria II concesse ai conti di Carbonana la bandita di caccia e di pesca sull'Asino; beneficio confermato ancora dal Legato di Urbino il 21/01/1796».

http://www.lamiaumbria.it/scheda_comuni.asp?pag=1509


       

      

      

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