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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI LUCCA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Altopascio (castello)

Dal sito www.gavorchio.it   Dal sito www.contadolucchese.it

«La storia del castello di Altopascio segue di pari passo l’evoluzione edilizia e politica dell’Ospedale, l’aumento dei pellegrini e dell’importanza politica della Mansio, innescò fin dall’inizio, una serie di ampliamenti più o meno grandi del castrum, l’incendio dell’archivio lucchese del 1314, ha alimentato notevolmente la confusione storica evolutiva, di questo Ospedale fortezza, non a caso la prima pianta riguardante la sua cinta muraria, è datata 1628 (disegno dell’ingegnere Gabriello Ughi). Per gli storici locali, la prima fortificazione sarebbe stata edificata al momento (o di poco posteriore) della fondazione dell’Ospedale, avvenuta lungo una via grande transito, ma pur sempre in un luogo considerato, soprattutto dai pellegrini francesi, pericoloso per la presenza di fitte boscaglie (lo definirono Haut-Pas, “Passaggio pericoloso”), considerando che la via Francigena, non è altro che l’antica via Romea, probabilmente già esistente anche prima della colonizzazione romana, non è da escludere l’esistenza di una primitiva fortificazione, romana o preromana, posta a sorveglianza della via. Il primo impianto medievale del castello, ovvero la Mansio fortificata (XI-XII secolo), nel XIII secolo, subì un notevole sviluppo ed andò ad inglobare anche una gran parte del borgo, per facilitare il flusso dei pellegrini, in prossimità delle principali vie di comunicazione, dirette verso la Domus furono aperte diverse porte, Porta dei Vettori, Porta dei Mariani, Porta degli Ospedalieri e Porta della Torre Campanaria o del Campanile (quest’ultima venne poi abbattuta), ingressi difesi da altrettanti torri, oggi più o meno rimaste inglobate negli edifici del borgo, eccetto la torre campanaria (curiosamente, oggi la più conservata è quella della porta abbattuta) che in una pietra, del muro esterno, porta ancora oggi scolpito, l’antico simbolo dei cavalieri del Tau».

http://www.contadolucchese.it/Altopascio_home.htm


Barga (castello)

a cura di Mauro Mattei


Barga (resti del castello di Sommocolonia)

a cura di Mauro Mattei


Camaiore (resti del castello di Montecastrese)

Dal sito http://archeocamaiore.jimdo.com   Dal sito www.foraccess.eu

«Il sito di Montecastrese occupa un’ampia porzione del colle denominato Monte La Torre (291 m s.l.m.), che sovrasta la conca in cui sorge il borgo-nuovo fortificato di Camaiore, alla confluenza del torrente Lombricese e del Rio dei Colli, in una posizione strategica per il controllo del territorio e della viabilità, a metà strada tra la costa e la montagna. Il rinvenimento anche di materiali databili al III sec. a.C. nel corso della campagna di scavo 2010 (ancora inedita), suggeriscono la presenza di una frequentazione ligure sull'altura del colle. Il castrum di Montecastresi è citato nell’atto di concordia stipulato dai Da Corvaia e dai Da Vallecchia nel 1219 e in una bolla del Pontefice Gregorio IX datata 1231, ma sembra corretta l’ipotesi che il sito sia da ricollegare al «loco ubi dicitur Castro» citato presso Camaiore in un documento del 950. La presenza di un insediamento altomedievale è d’altronde confermata dal ritrovamento di ceramica databile al IX-X secolo nel corso di ricognizioni di superficie, e di alcune strutture in materiale reperite nel corso degli scavi. Il castello venne conquistato dalle truppe lucchesi negli anni Venti del XIII secolo, che ne abbatterono le torri, e venne via via abbandonato, entro la seconda metà del secolo. A partire dalla fine del XV-inizio XVI secolo l'area venne adibita alla coltivazione dell'ulivo. Nel XVI secolo, ormai in stato di abbandono, il cronista Bianco Bianchi lo descrive così: «In capo del monte, verso Mezzodì, era una torre di grosso muro quadra con abitazione intorno di Castellani (...). Dall’altro lato, verso Septentrione, era un’altra torre (...). In questo tramezzo erano le habitationi, come si vede anco i fondamenti che sono circa a 400 senza le case fuori del circuito, le quali tutte sono a Levante et a Mezzodi (...)». I recenti dati archeologici sembrano indicare che l'area sommitale del sito fosse già occupata in epoca altomedievale da una serie di strutture lignee, mentre la prima fase in pietra sembra datarsi all'XI secolo. Essendo un sito archeologico, tutt'ora in fase di scavo, è difficile dare una certa successione. I dati archeologici al momento disponibili ed ancora in fase di elaborazione e solo in parte editi sembrano individuare una prima fase altomedievale, contraddistanta da strutture in materiale deperibile individuate nella porzione sommitale orientale del sito; quindi una fase in muratura, databile all'XI secolo, riconducibile ad una struttura, forse una torre, posta nella porzione sommitale orientale e ad un edificio, probabilmente un dongione, posto nella porzione orientale. Nel XII secolo si assiste alla trasformazione del sito con la creazione delle due torri e con l'ampliamento della parte del borgo. Il decastellameto è databile alla prima metà del XIII secolo per l'area sommitale del cassero e alla seconda metà del secolo per la parte del borgo».

http://www.foraccess.eu/it/pagine/32/Montecastrese


Camporgiano (fortezza)

Dal sito www.ingarfagnana.it   Dal sito www.toscanissima.com

«La rocca di Camporgiano è collocata su un rilievo roccioso a guardia di uno dei più importanti rami della viabilità storica della Valle superiore del Serchio. è posta in stretto rapporto visivo con la fortezza delle Verrucole che, al di là del fiume, controlla l'altro ramo di viabilità. La fortificazione è a pianta quadrangolare irregolare, la cinta delle mura è dotata di due grossi torrioni di forma tronco-conica che costituiscono la parte più significativa ed emblematica della fortificazione; le muraglie, in pietra locale solo sbozzata, sono coronate da un camminamento per la ronda aggettante rispetto alla parete. Si accede alla rocca attraverso un'unica porta, situata nel lato Nord-Ovest, munita da un piccolo corpo di guardia. All'interno delle mura sono ancora visibili la base della torre campanaria della chiesa romanica di San Sisto e alcune porzioni delle mura medioevali che costituivano il nucleo più antico della fortificazione, rimesse alla luce da una recente campagna di scavi archeologici. Il complesso, fu di rilevante importanza strategica sia per la possanza dell'edificio che per la sua posizione, ma le mutate condizioni politiche e della situazione di non belligeranza che dagli inizi del secolo XVII interessò la Valle superiore del Serchio l'importanza militare della Rocca decretarono il suo declino come struttura militare a favore di funzioni amministrative. Da quel momento l'intero complesso fu acquistato da privati, solo il grande edificio posto sulla Rocchetta fu recuperato e adattato alle moderne esigenze come civile abitazione, situazione che perdurò fino al 1920 anno in cui a seguito di un devastante terremoto molte di queste costruzioni furono abbandonate, i ruderi demoliti e fu costruito il nuovo centro abitato. Nello spessore delle murature del torrione prospiciente la piazza sono presenti alcuni suggestivi vani a volta, un tempo alloggiamento per i soldati, ora sede della Civica raccolta di Ceramiche Rinascimentali, si tratta di reperti ceramici rinvenuti proprio in alcuni pozzi da butto della rocca a seguito di una campagna di scavi e di saggi archeologici. A seguito del terremoto del 1920 gran parte del complesso costituente la fortezza e gli edifici adibiti ad abitazioni e la chiesa medievale di San Sisto che si trovavano all'interno delle mura subirono gravi danni. Successivamente a questo evento le macerie furono demolite completamente, solo sulla parte più alta del rilievo fu ricostruito un antico edificio ampliandolo per utilizzarlo come abitazione civile. Il complesso fortificato si presenta in buono stato di manutenzione; recenti interventi di consolidamento e di restauro di alcuni tratti delle murature hanno consentito di fermare il degrado della struttura. Posta sulla porzione più elevata di un rilievo degradante verso il fondovalle del fiume Serchio è raggiungibile dalla strada statale n. 445. è possibile parcheggiare l'autovettura ai piedi della fortezza e raggiungere l'interno seguendo un breve percorso pedonale acciottolato».

http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=2839&lang=it


Cascio (borgo fortificato)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it

«Frazione più numerosa del comune, Cascio presenta un centro storico cinto da mura edificate nei primi anni del XVII secolo per difendere la città dai frequenti conflitti che scoppiarono in questa zona, in particolare quando venne conquistata da Lucca nel 1603. Il borgo fortificato conserva due porte di accesso al centro abitato, due delle cinque torri semicircolari e un tratto delle mura. Di rilievo è anche la chiesa dedicata ai Santi Lorenzo e Stefano e all'interno la terracotta invetriata di Benedetto da Maiano, raffigurante la Madonna con Bambino. ... La fortezza di Cascio, di proprietà dei nobili Porcaresi fin dal X secolo, nel 1292 fu acquistata dal comune di Lucca che edificò la rocca a dominio della valle del Serchio. Nel 1430 gli abitanti si sottomisero volontariamente agli Estensi e nel 1600, divenuto caposaldo estense, Cesare d'Este lo fece cingere con nuove mura per difenderlo dai reiterati attacchi dei lucchesi. La cinta muraria fu edificata in forma quadrilaterale irregolare e sulle mura, lunghe 435 metri, sussistevano cinque torrioni semicircolari e due porte di ragguardevoli dimensioni».

http://www.ingarfagnana.org/molazzana/cascio.php - http://www.ingarfagnana.org/molazzana/fortezzacascio.php


Castelnuovo di Garfagnana (fortezza Montealfonso) 

a cura di Mauro Mattei


Castelnuovo di Garfagnana (rocca)

a cura di Mauro Mattei


Castiglione di Garfagnana (fortezza del Leone)

Dal sito www.fototoscana.it   Foto Alice Marzocchini, dal sito http://www.geocities.com/castiglionegarf/castiglionegarf/

«Risale al periodo della dominazione romana la costruzione di castra, cioè terre munite di fortificazioni, tra queste Castrum Leonis (Castello del Leone), Castiglione, il più forte della vallata. Fin da quei tempi fu tenuto in gran conto per la sua posizione di controllo sulla via che conduceva al passo di San Pellegrino uno dei più facili passaggi, per gli eserciti, dell’Appennino. A causa della sua posizione strategica, il castello del leone, ebbe un passato molto tormentato e spesso fu costretto a tirar fuori gli artigli per difendersi dai numerosi assedi. Il primo, da parte dei lucchesi, nel 1170 provocò molti danni. La resa impegnò Lucca alla ricostruzione ed alla elevazione a sede di Vicaria, ma a causa delle prepotenze e delle onerose tasse imposte, Castiglione si fece promotore di una lega di comuni garfagnini contro la stessa repubblica. Nel 1227 fu di nuovo cinto d’assedio e subì nuove distruzioni sempre ad opera dei soldati lucchesi. Seguirono anni travagliati a causa dei molti contrasti politici nella zona, finché la pace, stipulata nel 1371, consegnò definitivamente la fortezza a Lucca che vi insediò un commissario permanente. Fu potenziata la struttura difensiva con l’ampliamento della cinta muraria (quella che ancora oggi possiamo ammirare!). Durante il XV secolo, Castiglione fu una delle comunità garfagnine che, contrariamente alla stragrande maggioranza di queste, non fece atto di sottomissione agli estensi, rimanendo fedele a Lucca. Durante le guerre con gli estensi, la fortezza fu di nuovo cinta d’assedio, in modo particolarmente violento nel 1603 e 1613 . Seguì un lungo periodo di pace, turbato solo da controversie per questioni di confine con i comuni vicini. Nel 1815, con il congresso di Vienna, Castiglione passa a Maria Luisa di Borbone, granduchessa di Lucca, la quale poi nel 1819 lo cede al duca di Modena Francesco IV che finalmente riesce ad avere tutta la Garfagnana. Il periodo dell'amministrazione estense è caratterizzato da piccole ribellioni del popolo, nonostante le opere del Duca, che arriva perfino a costruire la strada che tuttora porta a Modena attraverso il Passo delle Radici.

Il complesso fortificato di Castiglione può essere considerato ancor oggi uno tra i più importanti e suggestivi esempi di “castello vivente” della valle del Serchio, anche se il tempo in realtà gli ha rubato molto e ruba pian piano qualcosa. Nella parte alta del paese, su uno sperone roccioso, si eleva la Rocca una struttura a carattere difensivo, con perimetro irregolare munito di tre torrioni a pianta semicircolare. Tutti sono dotati di “beccatelli pensili” che aumentavano la superficie del torrione e permettevano di agire protetti attraverso le “caditoie” piccole aperture sul pavimento. In corrispondenza dell’ingresso troviamo i resti di un torrione a base quadrangolare, la polveriera, che costituiva la struttura difensiva dell’ intero percorso d’accesso caratterizzato dal tipico andamento stretto e tortuoso. L’altezza delle mura varia tra gli 11 e 17 metri a seconda del naturale dislivello del terreno. L’interno ha subito modifiche in quanto è cambiata la sua destinazione da luogo fortificato a residenziale. Oggi la Rocca e di proprietà privata, il proprietario consente le visite all’interno soltanto se guidate. Sotto l’attuale abitazione si apre un’ampia galleria dove si trova un profondo pozzo, indispensabile in caso di assedio per l’approvvigionamento dell’acqua. Vi è anche un piccolo cunicolo che rappresentava l’ultima via, sotterranea e segreta, per uscire. La Rocca costituì la struttura intorno alla quale si sviluppò il centro abitato di Castiglione che per motivi di miglior difesa fu “incastellato”, cioè cinto da possenti mura unite sugli angoli e nei punti strategici da torrioni a forma cilindrica. La cinta muraria si sviluppa per ben 750 metri, è dotata di camminamento di ronda e lungo le mura si aprono strette feritoie per il controllo dell’esterno. Su due dei torrioni sin dal secolo XVII troviamo i campanili delle principali chiese San Michele e San Pietro. Oggi si entra nel borgo attraverso tre porte, ma in passato vi era un’unica porta d’accesso munita di ponte levatoio perché lungo le mura si trovava un profondo fossato. Le altre due porte furono aperte nel XVIII sec. per rendere più agevole l’ingresso nel paese».

http://www.castiglionegarfagnana.info/


Ceserana (rocca)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it

«La Rocca di Ceserana sorge sulla riva sinistra del fiume Serchio alla sommità di uno dei molti rilievi collinari, dalle pendici disegnate dai terrazzamenti, che caratterizzano il paesaggio agrario di ampie porzioni del territorio della Garfagnana. La fortificazione occupa la parte più alta del paese, sviluppandosi lungo il crinale posto ai suoi piedi, e ospita all´interno della cinta muraria la chiesa romanica di Sant´Andrea, già ricordata nella bolla del papa Alessandro III del 1168. L´edificio religioso è di notevole importanza architettonica per la sua abside semicircolare, realizzata inpietra locale di colore bianco, scandita da lesene con capitelli decorati a motivi floreali e antropomorfi. Il destino dei due edifici costituenti il complesso monumentale, si intrecciò profondamente nel corso dei secoli tanto che il campanile della chiesa sorge sul basamento di una torre da difesa medioevale; a questo periodo si deve far risalire l´origine della fortificazione: la rocca fù infatti importante caposaldo militare degli eventi bellici succedutosi nei secoli XIII e XIV costituendo un importante presidio sulla sponda sinistra del Serchio in collegamento visivo con quelli di Perpoli e Palleroso su quella opposta (Perpoli, Palleroso). La rocca è costituita da una modesta cerchia di mura, costruita in pietra di fiume, quasi verticali dotata di due piccole torricelle delle quali una a guardia dell’ingresso, l´altra rivolta verso le colline sovrastanti il paese; un camminamento per la ronda percorre quasi per intero il circuito delle mura sulle cui pareti si aprono piccole feritoie per consentire la difesa con armi da fuoco di piccolo calibro. I recenti lavori di restauro hanno messo in luce parte dell´edificio medioevale, costituito da mura sottili e verticali; la struttura assunse la configurazione attuale nel ´400 quando anche Ceserana seguendo l´esempio di altre terre della Valle del Serchio, fece atto di dedizione agli Estensi. Costoro infatti, tra il 1467 e il 1474, inglobarono la piccola rocca originaria in un circuito più ampio, crearono mura più spesse, in grado di soddisfare alle nuove esigenze difensive dovute all´introduzione delle armi da fuoco. Tutto ciò si rese indispensabile anche in relazione al fatto che la linea di confine che la linea di confine fra i nuovi territori estensi e i domini lucchesi passava proprio nelle vicinanze del paese, il borgo di Lupinaia, che posto su un rilievo a poche centinaia di metri, era rimasto fedele alla Repubblica di Lucca e costituiva per tanto una pericolosa minaccia per l´integrità territoriale e l´incolumità dei nuovi sudditi.

Durante il secolo XVI la rocca, come leggiamo nelle lettere dell´Ariosto, conobbe un lento ma progressivo declino tanto da essere abbandonata e diventare, per un lungo periodo, il rifugio di una banda di briganti che la elessero a base per le loro incursioni al di là del confine. Nel 1614, nel corso degli eventi bellici della guerra fra Lucca e Modena per le ricorrenti questioni di confine, le condizioni generali dell’edificio erano talmente precarie che il castellano Orazio Caselli sollecitò al Duca un intervento radicale sia per poterlo utilizzare a fini difensivi, ma soprattutto per scongiurare il pericolo di crolli; a tal fine fù inviato l´architetto militare Pasio Pasi, fratello di Marcantonio Pasi progettista della fortezza di Montalfonso e di Verrucole, con lo scopo di predisporre un progetto che avrebbe dovuto prevedere anche il potenziamento della struttura per metterla in condizione di poter alloggiare artiglierie di grosso calibro. Tale provvedimento era ormai inderogabile anche perché i Lucchesi stavano innalsando a Lupinaia una torre da cui facilmente avrebbero potuto sparare sul sottostante paese di Ceserana, inoltre il lungo periodo di abbandono del presidio aveva creato una promiscuità di funzioni, era infatti necessario dividere l´accesso dei fedeli alla chiesa da quello dei soldati alla fortificazione perché, stante il conflitto in corso, la situazione avrebbe potuto presentare risvolti pericolosi. Superata una iniziale diversità di pareri con altri tecnici circa l´opportunità di abbandonare il presidio per realizzarne uno nuovo, si diede inizio ai lavori secondo il progetto del Pasi che prevedeva l´introduzione di due nuove torri rotonde nel circuito delle mura. Il volgere a termine del conflitto interruppe il programma di attuazione del progetto che non vide il completamento; furono messi in opera solo quegli accorgimenti atti a sostenere gli attacchi da Lupinaia: una torre semicircolare dotata di cannone per bocche da fuoco di medio calibro. Dopo tale intervento la rocca non subì ulteriori trasformazioni, la smobilitazione del presidio, avvenuta nel secolo XIX, e la conseguente trasformazione dei terreni interni alle mura in orti, hanno provocato il suo deterioramento e un generale declino. Solo recentemente l´Amministrazione Comunale di Fosciandora si è fatta carico dell´acquisto, il restauro e l´apertura al pubblico dell´edificio restituendo alla comunità di Ceserana una piccola, ma significativa, testimonianza della propria storia».

http://www.comune.fosciandora.lu.it/fosciandora/rocca.html


Coreglia Antelminelli (castello di Coreglia)

a cura di Mauro Mattei


Coreglia Antelminelli (castello di Ghivizzano)

a cura di Mauro Mattei


Corfino (resti del castello)

Dal sito http://rocchevalledelserchio.it   Dal sito www.neogeo.unisi.it

«Il centro abitato di Corfino si trova a una quota di circa 860 metri s.l.m., più o meno a mezza costa del versante meridionale del monte La Bandita, in una posizione da cui si gode di un’ottima visuale sulla valle del Serchio. Il castello si strutturava come un vero e proprio borgo fortificato, con le case che facevano da cinta muraria, con il lato maggiore verso sud e la punta a nord. L’unica porta di accesso si apriva sul lato sud della fortificazione. Pochi elementi del paese medievale sono sopravvissuti grazie ai recenti interventi di ristrutturazione. Rimangono ancora in piedi la porta di accesso al borgo murato e alcune abitazioni. All’interno del portale di ingresso sono ancora visibili gli alloggiamenti per i cardini delle antiche porte e i buchi per i fermi di legno attraverso i quali le grosse ante dovevano essere assicurate durante le ore notturne o in caso di pericolo. Interessante notare come sulla mensola di sinistra compaia la data 1212, scritta con numeri romani: questo sembrerebbe confermare la datazione di tale genere di strutture al XIII secolo. ...  La prima testimonianza scritta della presenza di un villaggio presso questa località appare nella documentazione lucchese del 793, anno in cui fu ricordato come "villa". L’innalzamento delle difese è attribuito ai Rolandinghi e con ogni probabilità almeno una parte di queste fu portata a termine nel 1212, secondo quanto recita l’iscrizione già citata. Il fortilizio ebbe una vita alquanto travagliata in particolare nel corso del XIV secolo. Nel 1370, per esempio, Orlando e Alderigo degli Antelminelli erano riusciti a occupare il piccolo avamposto militare e con esso anche altre comunità della Garfagnana. Non appena giunsero le armate lucchesi, però, i due condottieri furono obbligati a ritirarsi assieme ai soldati che li avevano sostenuti: per rappresaglia appiccarono il fuoco alle rocche conquistate e così anche Corfino fu danneggiato pesantemente. Il borgo e la rocca subirono molti danni e per questo il governo lucchese fece particolari concessioni affinché la popolazione potesse riprendersi. Forse proprio per il fatto che le difese del castello erano ancora inutilizzabili, nella Bolla d’Oro sottoscritta nel 1376 dall’imperatore Carlo IV di Boemia, Corfino viene ricordato come "Commune" e non come fortilizio. Il castello fu certamente ricostruito in epoca guinigiana e rimase in mani lucchesi fino al 1429, anno in cui molte “terre” della Garfagnana, temendo di essere occupate dalle truppe di Niccolò Fortebraccio, preferirono darsi pacificamente a Niccolò d’Este, allora marchese di Ferrara».

http://rocchevalledelserchio.it/it/rocche-e-fortificazioni/i-percorsi-tematici/i-castelli-vescovili-e-dei-signori-rurali/castello-di-corfino/


Cune (ruderi della torre del Bargiglio o "Occhio di Lucca")

Foto di Piergiorgio Pieroni, dal www.lucca.aci.it   Foto di Piero Tambellini, dal www.piccolapenna.it

«Il monte Bargiglio (m.866) è situato nel comune di Borgo a Mozzano e precisamente nella frazione Cune. Oltrepassato l'abitato si trova l'oratorio romanico di San Bartolomeo (m 745) e proseguendo la panoramica vetta del Bargiglio. Sulla cima del monte, un antico rudere di una torre di segnalazione ci riporta indietro nel tempo, ma non sappiamo di quanto. Con l'avvento della polvere da sparo cambiò la strategia difensiva della Repubblica di Lucca, vennero mantenute e rinforzate solo le torri più importanti e venne sostituito il segnale acustico della campana con il colpo di cannone. I segnali visivi venivano fatti mettendo la paglia o altro combustibile in cestelli metallici posti sulla sommità delle torri.(fumo di giorno e fuoco di notte). Un raro esempio di cestello arrivato fino ai giorni nostri lo possiamo vedere sulla sommità della Torre di Sant'Andrea di Compito. La torre del Bargiglio venne chiamata "Occhio di Lucca" perché grazie alla posizione geografica poteva controllare Castiglione Garfagnana, Lupinaia, Treppigiana, Bagni di Lucca, Brancoli, Fiano, Chiatri, Vecoli e, naturalmente, Lucca. A Lucca, nella parte occidentale dell'odierna Piazza Napoleone, si trovava il fulcro del sistema di avvistamento, ossia la torre del Palazzo Pubblico che era collegata all'edificio del Governo con un passaggio sopraelevato. Come sappiamo, venne distrutta, insieme ad altri edifici, da Elisa Baciocchi proprio per la realizzazione di una piazza grande intitolata al proprio fratello Napoleone. Visitando i ruderi della torre del Bargiglio è possibile vedere alcune delle finestre di osservazione che hanno resistito al tempo. Le finestre si trovano in un muro di pietra che un perimetro circolare, quindi la torre doveva essere di forma cilindrica. Nelle rappresentazioni grafiche che si trovano in documenti presenti nell'archivio di stato di Lucca troviamo rispettivamente una torre a base quadrata (fine sec. XVI) e una a base circolare (anno 1664). All' interno della torre si trovava una scala che conduceva alla cisterna della raccolta dell'acqua piovana. Le prime notizie sulla torre del Bargiglio risalgono alla fine del XIV secolo. Sappiamo che in passato fu distrutto e ricostruito e che subì alcuni restauri. Nel 1584 furono affidati alcuni lavori di consolidamento a Vincenzo Civitali».

http://www.piccolapenna.it/BARGIGLIO/Bargiglio.htm (a cura di Piero Tambellini)


Diecimo (torre di Castruccio)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it

«Diecimo si estende lungo la provinciale Lodovica, alla confluenza del torrente Pedogna con il fiume Serchio. Proveniendo da nord, si incontrano la chiesa del Carmine, la piazza con la torre di Castruccio e la casa natale di San Giovanni Leonardi, a cui la provinciale è anche dedicata. All’inizio della valle della Pedogna si trova la pieve romanica di Santa Maria Assunta, risalente al VI secolo, la cui struttura è databile intorno al XII e XIII secolo. Di notevole interesse è l’abside impreziosito da sculture medievali. Non molto lontano da Diecimo, in località Avarano, sorge la chiesetta di San Martino in Greppo, antico ospitale per i pellegrini e i mercanti che transitavano lungo la Via Clodia».

http://www.toscanissima.com/borgoamozzano/diecimo.php


Forte dei Marmi (fortino o forte Lorenese)

Dal sito www.versiliainfo.com   Dal sito www.inversilia.org

  

«Il Forte Lorenese detto anche fortino, è una costruzione militare che si trova nel centro della cittadina di Forte dei Marmi. La fortificazione costiera venne realizzata in epoca settecentesca dai Lorena, con funzioni difensive e di avvistamento lungo il litorale settentrionale del Granducato di Toscana, insieme ai gemelli Forte di Castagneto e Forte di Bibbona. Poteva comunicare attraverso l'emissione di segnali luminosi, a nord con il Forte del Cinquale e a sud con il Forte di Motrone, entrambi perduti a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Oltre alla prevalente funzione di difesa, la struttura architettonica venne usata come magazzino dei marmi durante il periodo in cui il pontile era utilizzato come scalo commerciale per la bianca pietra. Il Forte Lorenese si presenta come un complesso a pianta quadrangolare, costituito da due corpi di fabbrica addossati tra loro. Il corpo di fabbrica principale, adibito in passato anche a funzioni abitative, si presenta a pianta rettangolare, culminando in alto con un piccolo campanile a vela che si eleva in posizione centrale oltre il tetto di copertura a quattro spioventi. Su uno dei due lati lunghi, l'edificio abitativo è addossato ad un bastione con possente basamento a scarpa che culmina con una terrazza per le sentinelle, a cui è possibile accedere dal piano rialzato del fabbricato principale. L'intera struttura architettonica del bastione presenta strutture murarie rivestite in laterizi, mentre il fabbricato principale si presenta intonacato. Durante l'epoca in cui l'allora borgo di Forte dei Marmi fungeva da "porto" per il trasporto di marmi via mare, il forte era utilizzato come magazzino per i marmi. Durante il periodo fascista il fortino era la casa del fascio o palazzo littorio di Forte dei Marmi, successivamente diventò la sede delle poste e attualmente dopo un periodo di inattività ospita all'interno il Museo della Satira e della Caricatura».

http://it.wikipedia.org/wiki/Forte_Lorenese


Lucca (mura, baluardi, torrioni)

Dal sito www.luccaportal.it   Dal sito www.operadellemura.it

«La città di Lucca presenta, nel sistema delle fortificazioni, caratteristiche che consentono d'individuare quattro fasi cui corrispondono altrettanti periodi di costruzione. La prima cerchia, di cui oggi sono rimaste poche tracce, è costituita dalle antiche mura romane. Fra l'XI e il XII secolo fu iniziata la costruzione della prima cinta medievale, ultimata verso la metà del Duecento. A causa dell'espansione urbanistica, dalla seconda metà del XIV ai primi decenni del XV secolo fu ampliata la precedente cinta. L'ultima espansione delle Mura (IV cerchio) rappresenta un rilevante esempio della scienza militare dei secoli XVI e XVII. La costruzione della cinta muraria fu decretata dalla Repubblica lucchese nel 1504 per adeguarsi ai progressi della tecnica militare e garantire una difesa più sicura della città, timorosa delle spinte espansionistiche della politica medicea. I lavori, iniziati nel 1545 e terminati verso il 1650, videro impegnati importanti architetti militari, come Jacopo Seghizzi da Modena, Alessandro Resta da Milano, Ginese Bresciani da Firenzuola, il gruppo degli urbinati Baldassarre Lanci, Francesco Paciotto, Pietro Vagnarelli, i fratelli Matteo e Muzio Oddi; l'unico architetto lucchese che partecipò ai lavori fu Vincenzo Civitali. Le Mura, che in alcuni tratti seguono l'andamento dei precedenti tracciati medievali, sono formate da undici baluardi congiunti da cortine per una lunghezza totale di oltre quattro chilometri. I baluardi, che garantivano la protezione di un tratto di mura o delle porte, furono posti in modo tale che da ognuno fosse possibile controllare i due vicini. Costruiti con forma e caratteristiche diverse fra loro, incorporarono i torrioni edificati fra il 1516 e il 1522 agli angoli della cinta medievale. Il baluardo di San Frediano, quello più antico, è l'unico che presenta una forma rettangolare. In seguito furono costruiti bastioni ad orecchioni rotondi o a musoni squadrati, assai sporgenti rispetto alle cortine e quindi più adatti alle nuove tecniche di difesa.

Su ogni baluardo si trova un piccolo edificio per il corpo di guardia, la "casermetta" (tutt'oggi esistente). All'interno del baluardo furono ricavati grandi ambienti per i cavalli, i soldati e le munizioni. Sia i baluardi che le cortine sono rivestiti da una camicia di mattoni, fabbricati nelle fornaci della Lucchesia. La camicia, verso l'esterno della città, è formata da una scarpa inclinata delimitata in alto da un cordone di pietra (toro), al di sopra del quale si trova un parapetto verticale. Verso l'interno, le mura presentano una scarpata erbosa (terrato) costituita da una grande quantità di terra ammassata e pressata. Una vasta area senza alberi e case, attraversata da fossi con acqua, detta "tagliata" (oggi drasticamente ridotta), circondava l'intero circuito murario. Le tre porte originarie delle mura rinascimentali sono la Porta San Pietro, la Porta Santa Maria, la Porta San Donato, costruite nella seconda metà del Cinquecento. Si trattava di porte fortificate, dotate di un ponte levatoio azionato da catene, di una saracinesca, di un portone ferrato anteriore e di uno posteriore. Soltanto nel 1811 fu aperta una quarta porta, denominata Elisa in onore di Elisa Bonaparte Baciocchi, che non aveva più le caratteristiche militari delle altre porte, presentandosi piuttosto come un arco di trionfo. Altre due porte, denominate Vittorio Emanuele e San Jacopo, furono realizzate rispettivamente nel 1911 e nel 1931. Le Mura erano dotate di un apparato bellico imponente: l'artiglieria era formata da colubrine per tiri di lunga gittata, da cannoni per il lancio delle palle metalliche e da petriere per il lancio delle pietre. I cannoni, costruiti da una fonderia cittadina, erano in bronzo. Anche la polvere da sparo veniva prodotta in una fabbrica di salnitro della città. Questo enorme apparato difensivo in realtà non fu mai impiegato a scopo bellico. Nel 1799 gli Austriaci sottrassero oltre 120 cannoni di grosso calibro: da allora le Mura hanno perso valore militare. Sopra l'anello delle mura si trovano piante secolari che, fin dall'inizio, furono utilizzate per compattare l'enorme massa di terreno. Nell'Ottocento la duchessa Maria Luisa di Borbone incaricò l'architetto regio Lorenzo Nottolini di sistemarle definitivamente a pubblico passeggio. Esse costituiscono ancora oggi una delle mete cittadine più frequentate».

http://brunelleschi.imss.fi.it/ist/luogo/muralucca.html


Lucca (palazzi signorili)

Palazzo Pfanner, dal sito www.luccaportal.it   Palazzo Bernardini, dal sito www.e-toscana.com

«Palazzo Mansi. Sorge in pieno centro storico a Lucca ed è stato fino al 1957 dimora della nobile famiglia lucchese. Costruito tra la fine del '500 e gli inizi del '600 accorpando strutture antichi edifici. Caratteristica è la forma dello scalone che corre lungo la facciata interna e termina al piano nobile, dove si trova il notissimo appartamento monumentale, oggi fulcro del Museo. Da vedere la Stanza degli Specchi, di stampo neoclassico. Segue il Salone della Musica, affrescato nel 1688 da Gioseffo del Sole con motivi mitologici dal grande effetto prospettico. A seguire si trovano tre saloni affrescati nel 1665 con motivi allegorici e tappezzati da arazzi fiamminghi con influenze rubensiane. Le pitture delle volte furono eseguite alla fine del sec. XVII da G. Maria Ciocchi. Dal terzo salotto si accede alla Stanza degli Sposi, con le sue belle tappezzerie in raso, il pavimento in marmo intarsiato, l'arco in legno con cariatidi, scolpito e dorato e dopo il quale si trova il letto a baldacchino, splendido esemplare di artigianato. Palazzo Mansi è oggi sede della Pinacoteca Nazionale. Tra le opere che si possono ammirare: Ritratto virile del Tintoretto, Pietro l'Eremita del Veronese, Miracolo dello Schiavo di scuola del Tintoretto, Ritratto di giovinetto del Pontormo, Madonna con Bambino e i Santi Anna e Giovannino di Giorgio Vasari, solo per citare i più importanti. Palazzo Pfanner. Costruito nel 1667. Interessante da visitare il sontuoso Giardino Settecentesco all'Italiana, con pregevoli statue in marmo d'epoca. Palazzo Micheletti. Si apre su Piazza del Duomo e fu realizzato alla metà del Cinquecento da Bartolomeo Ammannati, presenta un muro balaustrato in cui si aprono, ai lati del portale, due grandi finestre a grata da cui è possibile osservare il verdeggiante giardino interno. Palazzo Cenami. Costruito da Nicolao Civitali su commissione della famiglia Arnolfini. Fu terminato nel 1530 e, successivamente acquistato dai Cenami nel 1605. Il palazzo si trova in corrispondenza del Cardo e del Decumano. Sia la facciata che il cortile interno risentono di influssi fiorentini, anche se adattati allo stile lucchese.  Palazzo Diodati-Orsetti. Costruito da Nicolao Civitali per la famiglia Diodati. è la sede del Municipio che lo acquistò nel 1971. All'interno fra stanze di grande valore troviamo la Sala degli Specchi con i suoi bei lampadari di cristallo e preziosi dipinti come la Morte di Wallenstein di Pietro Paolini e altri dipinti di Canaletto, Velasquez, Albertinelli, Bellini. Da ammirare i portali, dagli eccezionali intagli, un'opera figurativa di grande potenza espressiva e decorativa. Palazzo Guinigi. Costruito verso la fine del sec. XIV ha un impianto tipicamente romanico-gotico lucchese. Interamente in mattoni, al piano terra presenta arcate su pilastri in pietra, in origine aperte. Ai piani superiori ampie bifore e quadrifore sormontate da archi su esili colonne alleggeriscono la compattezza della muratura. Il palazzo è caratterizzato dalla caratteristica torre laterale con giardino pensile coltivato a lecci. Dai suoi 41 metri d'altezza è possibile ammirare uno stupendo panorama di Lucca e delle montagne circostanti. Palazzo Bernardini. Il palazzo, attribuito a Nicolao Civitali, fu costruito dal 1512 al 1523. In esso si possono notare richiami ai motivi quattrocenteschi fiorentini, sia nella facciata che nella presenza dei gradini in pietra. così come nel cortile interno si possono vedere influssi brunelleschiani. Fino alla fine del 1800, nella zona del cortile erano presenti pregiati marmi romani e medievali, provenienti da vari templi di differenti epoche».

http://www.luccatourism.eu/centro_storico_di_lucca_i_palazzi.htm


Lucca (palazzo Ducale)

Dal sito www.conventionbureaulu.it   Palazzo Ducale, cortile interno, dal sito it.wikipedia.org

«L’inizio della signoria di Castruccio Castracani è segnato dal netto mutamento dei luoghi del potere all’interno della città. I vecchi palazzi del governo comunale nella piazza San Michele in Foro perdono importanza nel contesto urbano parallelamente alle magistrature che rappresentano: sono la chiesa di San Michele in Foro, dove si riuniscono i 550 membri del Consiglio Maggiore del Comune di Lucca ed i Palazzi Comunali collegati alla chiesa, dove alloggiano il Potestà, massimo magistrato cittadino, gli Anziani e il Gonfaloniere. Castruccio sceglie la sua residenza più a sud, nel quartiere di Porta San Pietro. Nel 1316 affitta dalla famiglia dal Portico due palazzi contigui nella contrada di San Dalmazio, il primo nucleo futuro Palazzo Ducale. Nel 1322 per tutelarsi da congiure e sommosse costruisce intorno a questa residenza un vasto recinto: la fortezza Augusta che ingloba un quinto dell’intera città. Edificata con grande velocità, la fortezza è difesa da 29 torri e quattro porte d’accesso, il suo tracciato rettangolare con un lato attaccato alle mura cittadine, corre a ovest lungo piazza della Magione, a nord in Corso Vittorio Emanuele II a est da piazza XX settembre fino alla zona del Teatro del Giglio. Nel 1324 Castruccio acquista dai fratelli Giano e Guido dal Portico tutto il primo palazzo e parte del secondo. I due edifici sono entrambi a tre solai, con piano terreno coperto a volte e con alcuni porticati; il primo palazzo è inoltre caratterizzato da un piccolo cortile interno con pozzo, il secondo, dalla presenza all’ultimo piano della cappella privata di Castruccio. Le due costruzioni si trovavano nell’angolo nord orientale dell’attuale Cortile degli Svizzeri e nel lato ove oggi sorge la Loggia di Ammannati. Fra il 1322 ed il 1325 Castruccio compra altre cinque case private lungo il lato meridionale del Cortile del Signore e fa erigere un nuovo edificio a fianco del palazzo nel lato nord. Il progetto per la realizzazione di un unico grande complesso articolato intorno al cortile resta interrotto dopo la prematura morte del Duca di Lucca nel 1328. La fortezza Augusta ed il Palazzo del Signore sono il simbolo dell’oppressione straniera su Lucca dal 1328 al 1369. Il valore simbolico di centro del potere cittadino è ben presente nel 1369 quando l’imperatore Carlo IV di Boemia riprende possesso del Palazzo e restituisce l’indipendenza ai lucchesi. Appena due giorni dopo la partenza dell’ultimo rappresentante dell’imperatore, il Consiglio degli Anziani ed il Gonfaloniere si trasferiscono nel Palazzo manifestando così ai cittadini il ritorno alla pienezza dei poteri. Il 3 aprile 1370 si delibera l’abbattimento della fortezza Augusta. Il 31 luglio 1370 il Consiglio Generale stabilisce che la città sarà governata dal popolo ed il 1 agosto tutti i cittadini per la prima volta si riuniscono nel Cortile del Palazzo per prestare giuramento di fedeltà e approvazione al nuovo ordinamento costituzionale riappropriandosi delle istituzioni e del palazzo che è stato il simbolo dei governi tirannici per più di 50 anni. Il nuovo Palazzo degli Anziani subisce numerosi lavori di adattamento per accogliere le nuove magistrature, negli anni intorno al 1390 si lavora ancora al restauro delle case lungo il lato meridionale del Cortile dove trovano alloggio numerosi ufficiali in servizio, viene rinnovata la porta di accesso orientale e le scale interne; la torre del palazzo restaurata è dotata di nuove campane. ...

Il Palazzo continua a ospitare numerosi uffici dell’amministrazione pubblica: la Prefettura, le Corti di Assise e di Appello, l’Amministrazione Provinciale, la Pinacoteca Civica, il Comando Provinciale dei Carabinieri, l’Ufficio centrale delle Poste e Telegrafi. Nel 1922 con grande rammarico per tutta la cittadinanza, la Corte di Appello è soppressa, gli uffici al piano nobile della Nuova Palazzina di Nottolini vengono occupati dalla Presidenza e Giunta della Provincia. L’Ufficio delle Poste viene trasferito negli anni ’30 nel nuovo palazzo di via Vallisneri liberando i locali al piano terreno del Palazzo. Nel 1938 due delle sale del Quartiere del Trono (il Gabinetto del Sovrano e la sala dei Ministri e Consiglieri) sono concesse in sede all’Accademia Lucchese di Scienze Lettere ed Arti. Interviene all’inaugurazione il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, Presidente dell’Accademia. Mussolini si affaccia dal balcone del Palazzo Ducale nel maggio 1930 per tenere un discorso alla città, la piazza Napoleone diviene sempre più spesso la scenografia privilegiata delle manifestazioni del regime a Lucca. E proprio l’abuso dei simboli e della retorica fascista porterà gli Italiani a una certa disaffezione per i palazzi del potere. Nel secondo dopoguerra l’intenso utilizzo del grande complesso come sede per uffici di molteplici enti, produce negli anni problemi legati al degrado, alla conservazione e alla non opportuna destinazione degli ambienti. Con il trasferimento della Pinacoteca nel nuovo Museo Nazionale di Palazzo Mansi, alla fine degli anni ’70, le grandi sale del Quartiere del Trono tornano nuovamente a disposizione dell’Amministrazione Provinciale che le utilizza per esposizioni temporanee e conferenze. Isa Belli Barsali organizza nel 1979 il primo convegno di studi sulla storia dell’edificio auspicando la valorizzazione e il restauro del grande complesso monumentale. A partire dagli anni ’80, con l’accresciuta importanza delle competenze delegate dallo Stato alle Province e dal 1993, con l’istituzione dell’elezione diretta del Presidente della Provincia, i rapporti fra i cittadini e l’Amministrazione si rinnovano e si fanno più stretti. Per valorizzare il Palazzo vengono affrontati piani di decentramento degli uffici e di restauro sistematico di tutto l’edificio attuati principalmente grazie ai fondi per il Giubileo del 2000. Con la produzione di un fitto calendario di eventi culturali adeguati, il Palazzo Ducale torna a rappresentare il luogo privilegiato della politica e della cultura della città in rapporto al ricco e variegato territorio della Provincia di Lucca».

http://www.palazzoducale.lucca.it/storia.php ss.


Lucca (palazzo Pretorio, già palazzo del Podestà)

Dal sito www.luccaportal.it   Dal sito www.tuscanypictures.com

«Sede dell’antico Comune, il Palazzo del Podestà (oggi Palazzo Pretorio) sorge sull'angolo con Via Vittorio Veneto. L’antica e severa costruzione è uno fra i più notevoli palazzi del periodo rinascimentale a Lucca. La costruzione ebbe inizio intorno al 1494, su progetto di Matteo Civitali, ma probabilmente i lavori furono terminati sotto la direzione del figlio Nicoalo. All’origine, nelle ultime tre arcate, aveva sede un ufficio comunale, con le caratteristiche aperture a "T", come quelle delle botteghe. Successivamente - nel 1589 - un profondo ampliamento del loggiato, ha fatto sparire l'ufficio, e rese uniformi le preesistenti aperture. All'interno della loggia si ammirano il monumento a Matteo Civitali, progettista del fabbricato, e i busti dell'esploratore Piaggia e del garibaldino Strocchi. Di particolare pregio è anche l'orologio posto sulla facciata, recentemente restaurato».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/lucca/palazzo-pretorio-lucca/


Lucca (porte)

Porta SS. Gervasio e Protasio, dal sito www.jtb.co.jp   Antica Porta San Donato, dal sito it.wikipedia.org

«Porta S. Maria (1592). Porta rinascimentale fortificata dotata, all'epoca, di ponte levatoio. Fu progettata da Cinese Bresciani e costruita da Michelangelo Gabrielli. è posta tra il Baluardo di San Martino e la Piattaforma di San Frediano. Porta Elisa (1804). Fatta costruire nel 1804, per volere di Napoleone, in onore della sorella Elisa Bonaparte Baciocchi, Principessa di Lucca. Porta S. Donato (1629). Una delle tre rimanenti porte rinascimentali. Erano dotate di ponte levatoio azionato da catene, saracinesca e doppi portoni ferrati (anteriore e posteriore). Antica Porta S. Donato (1590). Posta in Piazzale Verdi, all'interno della cerchia delle mura, fu costruita nel 1590 e rimase attiva per circa 50 anni. Fu poi sostituita dalla nuova Porta San Donato (1629-1639). è oggi sede dell'Opera delle Mura. Porta S. Anna (o Porta Vittorio Emanuele) (1910). Aperta nel 1910, è una delle porte più recenti. Viene chiamata pure Porta Vittorio Emanuele. Porta S. Pietro (1565). La porta più antica e, originariamente, l'unica accessibile ai forestieri. Costruita dall'ingegnere milanese Alessandro Resta in mattoni e verrucano, fu ampliata nel 1846 con i due archi laterali. Oggi è sede dell'Associazione Lucchesi nel Mondo. è posta di fronte alla Stazione Ferroviaria. Porta S. Jacopo (1930).  Questa è la più recente delle Porte di Lucca. Porta SS. Gervasio e Protasio (1198-1265). Facente parte della seconda cinta muraria di epoca medievale (1198-1265), che includeva quattro porte, è posta lungo Via del Fosso».

http://www.luccatourism.eu/centro_storico_porte_di_ingresso_a_lucca.htm


Lucca (torre delle Ore)

Dal sito www.fotoeweb.it   Dal sito www.rositour.it

«Recentemente restaurata dall'amministrazione comunale e riaperta ai visitatori, la Torre delle Ore, situata nella centrale via Fillungo, è la più alta della città. Nel 1390 vi fu collocato il primo orologio, che scandiva le ore con il solo rintocco di una campana, e un secolo dopo vi fu applicato il quadrante. Nel 1752, dopo varie modifiche dei meccanismi succedutisi nel corso dei secoli, la Repubblica Lucchese commissionò all'orologiaio ginevrino Louis Simon la costruzione di un moderno meccanismo. Due anni dopo, con la collaborazione dell'orologiaio lucchese Sigismondo Caturegli, fu installato un nuovo quadrante e furono sostituite tutte le campane, fuse dal fonditore lucchese Stefano Filippi. Il suono delle ore è alla romana (da una a sei) ed è scandito dalla campana più grande, mentre i quarti sono suonati da due campane più piccole. Ancora oggi, dopo aver salito i 207 gradini della scala in legno si raggiunge la sommità e, oltre a poter ammirare i tetti e le torri della città di Lucca e le montagne circostanti, è possibile osservare il settecentesco meccanismo a carica manuale dell'orologio pubblico, che rappresenta uno degli esempi più interessanti ancora funzionanti in Europa».

http://brunelleschi.imss.fi.it/ist/luogo/torreore.html


Lucca (torre Guinigi)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.e-toscana.com

«Le case della potente famiglia dei Guinigi sorsero già nel Trecento, formando un complesso che copriva ambo i lati della via omonima. Caratteristica comune era l’impianto romanico-gotico lucchese, con il pianterreno a loggia su pilastri in pietra e archi in laterizi decorati. I due palazzi (quello annesso alla Torre e quello di fronte, sempre su Via Guinigi) furono costruiti alla fine del XIV secolo: sono esempi di architettura gotica, caratterizzata dalla presenza di trifore e quadrifore ad arco acuto, che si aprono sulla facciata di mattoni. Originariamente le arcate del pianterreno si aprivano verso la strada; queste arcate furono chiuse nel Cinquecento, per ricavarne delle stanze, che prendono luce dai finestroni con cornice in pietra arenaria. La Torre s’innalza all’angolo tra via Sant’Andrea e via delle Chiavi D’Oro. Costruita in pietra e mattoni, la Torre dei Guinigi è alta 45 metri e si distingue da tutti gli edifici del centro storico. Tra le torri medievali, appartenute a famiglie private, essa è l’unica che non sia stata mozzata o abbattuta nel XVI secolo. Dalla sommità - che si raggiunge dopo 25 rampe di scale, per complessivi 225 gradini, abbastanza agevoli - si può ammirare il centro della città e il paesaggio delle montagne circostanti, le Alpi Apuane a nord-ovest, gli Appennini a nord-est ed il monte Pisano a sud. Sulla cima della torre si trova un giardinetto pensile, costituito da un cassone murato riempito di terra, nel quale sono state messe a dimora sette piante di leccio. Non si sa esattamente quando il giardino fu realizzato, ma in un’immagine contenuta nelle Croniche di Giovanni Sercambi (secolo XV), si può vedere che tra le tante torri di Lucca ve n’era una coronata d’alberi. Si suppone dunque che l’impianto sulla Torre Guinigi sia molto antico, anche se i lecci oggi presenti sono stati sicuramente ripiantati nel tempo».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/lucca/palazzo-e-torre-guinigi/


Lucchio (resti della rocca)

Dal sito www.contadolucchese.it   Dal sito http://it.wikiloc.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Il borgo e la rocca, foto di David Bonaventuri (https://www.facebook.com/DelMerlo)  ---  Il borgo e la rocca visti di notte, foto di Ilaria Sabbatini (https://www.facebook.com/medievista)

«L’origine della rocca di Lucchio, fino ad oggi rimane sconosciuta, i pochi documenti medievali disponibili, non permettono di stabilire con certezza l’epoca della sua fondazione, l’attuale struttura probabilmente fu realizzata fra il XI e il XII secolo, con lo scoppio dei primi conflitti Comunali, ulteriori rafforzamenti furono eseguiti durante il XIV secolo, quando la rocca rimase coinvolta più di una volta, negli eventi bellici di quel tormentato periodo. Dopo la fine del Marchesato dei Canossa, la Val di Lima e i castelli delle sue Terre, si trovarono invischiati nelle lunghe dispute che videro fronteggiarsi, il Comune di Lucca e la Santa Sede, restia a rinunciare ai molti diritti che vantava nella regione, le principali famiglie nobili longobarde (Porcaresi e Suffredinghi) padrone di quelle Terre, per sottrarsi al dominio lucchese, sposarono più di una volta la causa ecclesiastica, alleandosi con i loro alleati pisani, come avvenne in occasione del giuramento di fedeltà verso Papa Gregorio IX, che rinnovarono nel 1228 all’interno della chiesa di Santa Maria di Pugnano in Pisa, dinanzi al Nunzio Apostolico Cinzio (o Cencio), nonostante ciò, a metà del XIII secolo, la rocca finì in mani lucchesi, anche se dopo pochi anni la situazione politica si complicò ulteriormente, aprendo una fase nuova di lotte, dove Firenze per un lungo periodo, rappresenterà il peggior nemico di Lucca.

I primi fatti d’arme, di un certo rilievo, avvennero con la salita al potere a Lucca del condottiero Castruccio Castracane degli Antelminelli, Castruccio nel tentativo di contrastare il sempre più dilagante potere fiorentino, mosse guerra a Pistoia, la rocca di Lucchio così divenne fondamentale per la conquista ed il controllo della montagna pistoiese, i lucchesi dopo un breve assedio riuscirono ad impossessarsene, utilizzandola in seguito come base di partenza per le loro incursioni, contro l’armata pistoiese, rafforzata da un’ottantina di cavalieri e da circa 900 fanti, inviati in aiuto da Firenze, nel tentativo di arginare l’avanzata lucchese. Con la morte di Castruccio (1328), l’Imperatore Ludovico il Bavaro, mostrando poca riconoscenza verso chi (la famiglia di Castruccio) lo aveva appoggiato fino ad allora, escluse dal potere i figli di Castruccio e offrì la Repubblica di Lucca, al miglior offerente, ne nacquero così una serie di governi politicamente deboli, mettendo in pericolo le Terre di confine, la rocca di Lucchio ben presto venne a trovarsi esposta all’incursioni delle soldatesche provenienti dalla montagna pistoiese, come avvenne nel 1337, quando i fiorentini decisi a guastare il contado lucchese, nella speranza di indebolire le difese cittadine, dopo aver fallito per il maltempo, un attacco al castello di Casoli, assaltarono la rocca di Lucchio, pisani e fiorentini si contesero a lungo le Terre lucchesi, nel 1342 i figli di Castruccio appoggiati dalle truppe del Visconti, cercarono di intromettersi nella lotta, con la speranza di riprendersi la Signoria che appartenne al padre, la rivolta fallì e il castello di Lucchio, uno dei loro ultimi rifugi, dopo una breve trattativa legata alle sorti del castello di Monte Giori, si arrese senza combattere alle truppe pisane, diventate in quel periodo padrone di Lucca, la servitù “babilonese”, come la definirono i lucchesi, terminerà poi 1369 grazie all’intervento di Carlo IV di Boemia, che liberò la città dal gioco pisano. Durante il dominio pisano nella fortezza di Lucchio, alcuni uomini di Lucchio aiutati da un manipolo di pistoiesi, tentarono un colpo di mano, ma non riuscirono ad impossessarsi della rocca e la fortezza non venne liberata, nel 1361, un banale incendio scoppiato all’interno del castello, causò la distruzione della torre Ghibellina, che per ordine del Consiglio degli Anziani venne prontamente ricostruita

La Signoria lucchese di Paolo Guinigi, per alcuni anni riportò la pace nelle Terre lucchesi e molte fortezze di confine come la rocca di Lucchio vennero rafforzate e rifornite di viveri e armi, ma la pace terminò ben presto, i fiorenti cercando di sfruttare le debolezze del Guinigi, inviarono il mercenario Fortebraccia a guastare il contado, la rocca di Lucchio trovandosi sul confine fu una facile preda per il Fortebraccia, la guerra fra Lucca e Firenze divampò, il Guinigi per salvarsi richiese l’aiuto a Filippo Maria Visconti, che con un sotterfugio inviò in soccorso, Francesco Sforza a capo di 2000 cavalieri e 6000 fanti, nonostante ciò il Guinigi cadde ugualmente, una congiura ordita dai Cenami e dai Buonvisi, pose fine alla sua Signoria, i fiorentini riuscirono a tenere la rocca di Lucchio, fino al 1433, quando grazie ad un trattato di pace, resero il castello ai lucchesi, ma non demordendo trascorsi alcuni anni (1437), tentarono nuovamente di impadronirsene, ennesimo tentativo sventato questa volta, dal coraggio di due fanciulle Nastasia di Martino di Fiore e Lucia del fu Nicolao di Martino, originarie di Vico Pancellorum, che scoprirono il tradimento del castellano. All’inizio del XVI secolo, la Val di Lima conobbe il fenomeno del brigantaggio, uno di questi banditi, forse il più potente e temerario, Bernardino del Colle, nel 1525 aiutò gli esponenti della famiglia Poggi in fuga da Lucca, ad assediare e conquistare la rocca di Lucchio, la Repubblica di Lucca intervenne prontamente, per catturare Vincenzo e Francesco Poggi, il Consiglio degli Anziani del Comune di Lucca, inviò alla riconquista della rocca di Lucchio, un’armata di 6000 uomini, ma nonostante il vasto spiegamento di forze i due fratelli la notte, approfittando di un forte temporale riuscirono a fuggire e questo è l’ultimo grande fatto d’arme che coinvolse la fortezza di Lucchio».

http://www.contadolucchese.it/Bagni_di_Lucca_5.htm


Lupinaia (rocca, mura)

Dal sito http://senzaschemi.wordpress.com   Dal sito www.facebook.com/ConoscereFabbricheDiVallico

«Situata su un contrafforte collinare che degrada verso il fondovalle del fiume Serchio, Lupinaia è un borgo con importanza strategica sia per la possibilità di controllo del passaggio sul fondovalle che per quello visivo nei confronti degli altri presidi militari posti sui colli al di là del fiume. La rocca, posizionata nella parte più alta del paese, è circondata da un circuito di mura alte e verticali in cui sorgeva la torre seicentesca, oggi con funzione di campanile. Originariamente il borgo era accessibile attraverso due porte, una delle quali versa ancora oggi in buone condizioni. Recentemente la rocca e la torre sono state restaurate per consolidare il paramento murario esterno e le scale interne della torre. Passeggiando per il borgo è possibile vedere alcune porzioni della cinta muraria ora inglobata negli edifici per civile abitazione».

http://www.ingarfagnana.org/fosciandora/cintamurarialupinaia.php


Minucciano (torre)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.luccaterre.it

«Il complesso fortificato è di origine medioevale. La torre e le fortificazioni di Minucciano sono collocate su un promontorio roccioso a strapiombo sulla confluenza di due torrenti, lungo uno degli antichi itinerari che da Piazza al Serchio, collegano la Garfagnana con la Lunigiana per l'antico borgo di Pieve San Lorenzo. Si tratta di una cinta muraria, originariamente accessibile da una sola porta, di cui sopravvivono poche porzioni, posta a protezione del centro abitato: nella parte più elevata del paese sono visibili alcuni tratti di mura appartenuti alla rocca e la torre. Quest'ultima, che costituiva la parte più inaccessibile del complesso, dalla particolare forma cilindrica, una volta dismessa per scopi militari fu utilizzata come campanile della vicina chiesa Parrocchiale di San Michele.  La rocca è realizzata con muratura di pietra locale squadrata e murata a filari regolari secondo una tecnica in uso nel medioevo. Attorno alla fortificazione, ad anelli concentrici secondo l'andamento del terreno, sono collocate le case del centro storico. La fortificazione è attualmente poco leggibile in quanto gran parte della cinta muraria è stata inglobata negli edifici per abitazione civile, visibile invece, nella porzione più elevata, la rocca e la sovrastante torre. La rocca e la torre, quest'ultima attualmente adibita a campanile, hanno subito recentemente un intervento di restauro che ha consolidato il paramento murario esterno e le scale interne alla torre consentendo così una migliore visibilità di questa parte del complesso fortificato. Posto sulla sommità di un contrafforte a strapiombo sullo stretto fondovalle del torrente, è raggiungibile dalla strada provinciale che in loc. San Michele si stacca dalla Statale n. 445; la torre è accessibile attraverso un ripido percorso che si snoda attraverso il borgo antico. è possibile parcheggiare l'autovettura in prossimità del paese».

http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=2849&lang=it


MOLAZZANA (castello estense)

Dal sito www.aspasso.org   Dal sito http://eccolatoascana.myblog.it

«Il primo incastellamento di Molazzana avvenne con lo scoppio delle guerre comunali ad opera dei Porcaresi, probabilmente sopra una vecchia fortificazione antecedente al Mille, con l’arrivo degli estensi la fortezza fu a ragione rafforzata e ristrutturata, una frana nel 1855 fece crollare l’antica chiesa di S. Bartolomeo ubicata al suo interno e un terremoto nel 1920 completò la distruzione del castello, sei anni dopo sgombrate le macerie al suo posto sorse un parco alberato».

http://www.contadolucchese.it/Molazzana_home.htm


Montecarlo (borgo)

Dal sito www.montecarloditoscana.it   Dal sito www.comune.montecarlo.lu.it

«Partendo dalla Piazzetta ai piedi della Fortezza ed inoltrandosi per la via Roma, è visibile subito a destra il convento delle Clarisse, edificato in più tempi dal 1610 al 1646 inglobando l'antico edificio del palazzo del Vicario, che faceva angolo con un portico sulla piazza della chiesa, e varie case ed orti di privati in direzione della Fortezza. Sulla sinistra, il marcapiano in pietra identifica l'antica casa di abitazione della famiglia Guiduccini, attiva tra il '400 e il '500 nel campo dei trasporti mercantili tra la Lucchesia e la Valdinievole verso la Valle Padana, le Alpi e Lione. Prima di giungere sulla piazza della chiesa, a sinistra l'arco di una tipica "troncatoia", cioè un passaggio coperto che unisce i vari assi viari del paese, di cui esistono ancora cinque esempi nel paese. La piazza della chiesa anticamente era assai diversa. case più basse, coperte in parte di piastre d'ardesia, con scale esterne e sovrastrutture in legno, un portico davanti alla porta della chiesa, un altro sul cantone del palazzo del Vicario, del quale esistono ancora gli stemmi dei Vicari fiorentini e lucchesi murati nella parete. A sinistra, sul fianco della chiesa, la discesa che portava al forno comunale, a sinistra la stretta via che conduce alla Porticciola, stretta apertura nelle mura castellane, al servizio diretto del Vicario. La piazza, nella quale sorge il monumento ai Caduti, si appoggia direttamente sulle mura, dalle quali si può osservare lo sbocco della Piana di Lucca nell'alveo dell'antico Lago di Sesto, ai piedi del Monte Pisano. Riprendendo la via principale verso la Porta Nuova, si viene accompagnati sui due lati della strada da una serie di case risalenti ai secoli XVII-XVIII, ornate da marcapiani lapidei e da portali sovrastati da stemmi gentilizi: a destra, dopo il palazzo già Bientinesi (appartenuto all'archiatra granducale Bianchi), dal giardino del quale sporge la chioma di una grande arancio, l'antico Palazzo Comunale, sulla cui facciata sono murate le lapidi che ricordano la fondazione del paese ed i risultati del celebre plebiscito toscano del 1860, che legò le sorti dell'antico Granducato a quelle del Regno di Vittorio Emanuele Il. Più avanti, sempre sulla sinistra, la lunga facciata del palazzo oggi Mazzini, ma già delle famiglie fiorentine dei Bardi e dei Capponi, la cui porta è sovrastata dalla lapide che ricorda la visita del granduca Ferdinando III di Asburgo Lorena, nel 1822. Arrivati davanti alla Porta Nuova, così chiamata per essere stata riaperta soltanto nel 1598, dopo un utilizzo plurisecolare quale pendant della Fortezza principale col nome di "Rocchetta", si apre a sinistra la Via del Cerruglio, avanzo della antica via che correva all'interno ai piedi delle mura castellane per tutto il loro circuito. La via era anticamente detta di Pellicceria, ripetendo così il nome di un'antica contrada della distrutta Vivinaia. Si incontra subito una torre rotonda, detta anticamente "la Tonda" e poi, popolarmente, la "Tomba". Percorso il tratto sterrato, si incontra sulla destra una antica bottega settecentesca dal tradizionale ingresso a forma di T, una volta comunissimo in Toscana. Poco avanti, quasi di fronte alla troncatoia che si immette in via delle Mura, sono visibili belle finestre in pietra e portali. Procedendo verso la chiesa si incontra a destra la bella facciata, ornata nel semplice stile toscano, del palazzo Borgi, corredata da panchine in pietra serena e da un integro portale. Sempre sulla destra, si trova la porta d'ingresso della "Chiesa Nuova", oggi sede dell'Arcinfraternita della Misericordia, in antico della Compagnia del Crocifisso, che la edificò intorno al 1575.

Una volta terminata via del Cerruglio e giunti sul fianco della chiesa, si volta a destra per la discesa: questa, detta oggi via della Collegiata, era l'antica via della Gracchia. Dopo pochi metri si giunge ad un quadrivio dove, a sinistra, un altissimo arcone copre il passaggio sotto l'abside della chiesa Collegiata, che qui meglio che altrove rivela l'imponenza della sua struttura. Sempre sullo stesso quadrivio, a destra la via Lorenzini, che porta il nome di una antica famiglia montecarlese, la quale aveva assunto lo stemma parlante della grata del martirio di S. Lorenzo. Questa via conduce tra case medioevali alla cinta muraria: sono da notare sulla destra la costruzione rosseggiante ed assai elevata della già ricordata Chiesa Nuova, il cui ingresso è in via del Cerruglio, e un orto pensile che apparteneva un tempo all'Ospedale fiorentino del Bigallo; sulla sinistra, un raccolto giardino riparato da un muro, sull'antica "Piazzettina". Giunti al termine della via Lorenzini, si prende a sinistra lungo le mura. E' questo un tratto pressoché intatto della antica via di circonvallazione interna delle mura paesane. L'antico acciottolato in ripida discesa conduce ad un passaggio coperto che sbocca alla Porta Fiorentina. Una volta davanti alla Porta Fiorentina, è possibile risalire alla Piazzetta davanti alla Fortezza tanto seguendo la via Carmignani proprio dirimpetto alla Porta, quanto inoltrandosi per via Carli e girando per via Cairoli. Chi segue, venendo dalla Porta, la via Carmignani (già "via di Porta Fiorentina"), che prende il nome da una famiglia locale nota fin dal XIV secolo, troverà subito a sinistra, accanto alla volta per cui si è venuti da via delle Mura, un palazzo di architettura barocca, palazzo Togneri, notevole perché quasi privo di analogie ornamentali col resto delle costruzioni del paese, tutte di impianto medioevale e rinascimentale, ed aggiornate comunque con molta sobrietà al gusto dei secoli successivi. Salendo lungo la strada, da uno spiazzo aperto sulla sinistra nella filata delle case, una bella prospettiva di costruzioni medioevali. A destra, segnalato da un cartello turistico, l'ingresso del settecentesco Teatro dei Rassicurati. Proseguendo in salita verso la Fortezza, si trova sulla destra la seicentesca facciata del palazzo già Carmignani, poi Lavagna: di fronte, la salita e la troncatoia che immettono di nuovo in via Roma. Chi, invece, dalla Porta Fiorentina, prende a sinistra ed entra in via Carli, può osservare subito a destra un notevole palazzo in laterizio e in pietra serena, tradizionalmente indicato come "Palazzo del Capitano"; alla costruzione è annesso anche un bell'orto chiuso, circondato dalle mura castellane, formanti all'esterno della Porta Fiorentina un bastione quadrangolare avanzato, restaurato dopo i gravi danni subiti nell'ultima guerra. L'incrocio di via Carli con via Cairoli è uno dei punti più pittoreschi della passeggiata interna alle mura paesane: in fondo alla stradicciola torreggia la Porta Fiorentina con l'antica scaletta d'accesso al camminamento sulle mura; da un lato il rosseggiante Palazzo del Capitano, dall'altro una non meno interessante ed antica costruzione, che ha conservato ed in parte ripristinato le quattrocentesche finestre ad arco e si adorna, all'ultimo piano, di una graziosa e caratteristica altana. Salendo lungo la via Cairoli, ex "via del Teatro" e, ancor prima detta "Pescheria" dal nome di un'omonima strada dell'antica Vivinaia, sopravvive la vecchia biglietteria del Teatro dei Rassicurati, che, prima dell'ultimo restauro, aveva qui il suo ingresso principale. Anche la via Cairoli, come la via Carmignani,, sbocca nella Piazzetta della Fortezza, proprio in corrispondenza del massiccio torrione mediceo».

http://www.comune.montecarlo.lu.it/itinerari.htm


Montecarlo (mura, porte)

Dal sito http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons   Dal sito www.comune.montecarlo.lu.it

«Il perimetro delle mura del paese si sviluppa per 850 metri: esse vennero costruite fra il 1333 e il 1337: la cerchia è attualmente intatta, salvo nel punto in cui venne praticata una breccia di pochi metri presso la Fortezza, per far passare la cosiddetta Via Nuova, che immette nella Piazza Garibaldi. La cinta ebbe nove torri, tutte a pianta rettangolare, salvo la cosiddetta "Tomba", a pianta semicircolare: ebbero tutte un nome diverso, solitamente ispirato al Santo della località verso cui erano rivolte: S. Jacopo verso Altopascio, S. Piero verso S. Piero in Campo, S. Margherita verso l'eremo omonimo ad Ovest del paese. Furono progettate quattro porte (alle quali facevano guardia la notte e il giorno gli abitanti stessi), tre delle quali ancora esistenti, mentre una venne murata in epoca imprecisata, probabilmente in occasione di uno degli ampliamenti che la Fortezza subì nel '500. La cosiddetta Porta Imperiale, che immetteva nella prospettiva della Via Roma verso la Fortezza, venne chiusa forse già nel '400 e trasformata in un blocco fortificato, chiamato "Rocchetta", simmetrico alla Rocca dalla parte opposta dell'abitato, e venne riaperta solo nel 1598, assumendo così il nome di Porta Nuova. L'ingresso principale rimase quindi per almeno due secoli la Porta Fiorentina, già detta Porta di S. Andrea, munita di anteporto e ponte levatoio sul fossato che circondava le mura, orlata in origine da merli e decorata nel '500 da un grande stemma mediceo dipinto. Altro ponte levatoio si trovava davanti all'odierna "Porticciola", situata di faccia alla chiesa, forse nata più come porta destinata al servizio del vicino palazzo del Vicario, che come porta di traffico urbano. Molti tratti della cerchia muraria sono costituiti da grandi archi tamponati da una cortina di sassi e calce, probabilmente nell'intento di risparmiare sul materiale e sul tempo di realizzazione dell'opera, che ebbe bisogno già nel '300 di restauri in parecchi punti (solo nel 1382 furono acquistati cinquantamila mattoni a tale scopo), e nei documenti dei secoli seguenti appare sempre costellata di buchi; nel 1389 ne cadde perfino una parte "per la piova".

Un'altra parte invece, quella verso Pescia, appare costruita in regolare opera di muro massiccio e di pietre grossolanamente squadrate. Un camminamento correva sulla cresta delle muraglie, dotato nel sec. XIV di ringhiere e travi in legno di castagno; ai piedi della cinta si sviluppava la cosiddetta "via delle mura", che girava intorno a tutto il paese per consentire un rapido spostamento di truppe da un punto all'altro. Dal '500 i privati si appropriarono di alcuni tratti della via per ampliare le proprie case, a volte appoggiando archi e terrazze, e poi costruzioni intere, sulle mura stesse, per cui oggi la "via delle mura" resta nel suo antico corso solo per pochi tratti. Una volta di nuovo davanti alla chiesa, è possibile iniziare il giro delle mura dirigendosi verso la porta Castellana (la "Porticciola"); usciti sulla piccola discesa esterna e prendendo verso sinistra, ci si dirige verso la Porta Nuova sulla via di Benevici, trecentesca strada di circonvallazione di tutto il borgo di Montecarlo. Restano sulla sinistra le mura, alle quali si sono addossate nei secoli le case, e sono visibili le basi delle torri mozzate, in una delle quali, quasi subito, si può scorgere una palla di pietra, antico proiettile degli assedi fiorentini del primo '400. E' ben evidente la caratteristica struttura ad archi di gran parte della cerchia, oggi abbellita da un manto di edera e da folti ciuffi di cappero. Risalendo alla Porta Nuova verso il paese e costeggiando le mura fino alla Porta Fiorentina, è possibile scendere sino alla Via della Pubblica Fonte, la quale conserva ancora l'antico acciottolato, fino alla fontana del pisciolino; risalendo l'asfaltata via Carlo IV, ad un certo punto si può entrare nel bosco ed avvicinarsi al lato settentrionale delle mura, nelle quali prevale l'uso della pietra, fino alla Piazza d'Armi».

http://www.comune.montecarlo.lu.it/itinerari.htm


Montecarlo (rocca del Cerruglio)

Dal sito www.fototoscana.it   Dal sito www.castellitoscani.com

«Per molto tempo la Fortezza di Montecarlo, situata alla congiunzione tra la piana di Lucca e la Valdinievole, è rimasta nell’immaginario di molti un luogo inaccessibile e fonte di curiosità e mistero. Proprietà privata già dal lontano 1775, anno in cui il Granduca Pietro Leopoldo di Toscana la disarmò, la spogliò di ogni strumento militare e la vendette all’asta a privati, il complesso è ora, da quasi cent’anni, di proprietà della famiglia Pardocchi-Menchini. Ed è grazie ai numerosi lavori di restauro e conservazione portati avanti da questa famiglia sotto l’occhio vigile della Soprintendenza che i visitatori possono finalmente ammirare, durante il periodo di apertura al pubblico nei mesi estivi, queste strutture centenarie ed immergersi in un tempo ed una dimensione così lontani e pieni di fascino. La storia della Fortezza risale quasi sicuramente al XII secolo, sebbene non vi siano documenti archivistici o archeologici che confermino questa data; uno dei documenti narra che nel 1329 un’orda di 800 cavalieri tedeschi, disertori dell’armata di Ludovico il Bavaro, si stabilì nella Rocca del Cerruglio (questo era l’antico nome del complesso militare iniziale) con i propri servitori e palafrenieri, e lì restò per alcuni mesi, costituendosi nella compagnia di ventura di S.Giorgio. A quell’epoca la rocca era già costituita da un torrione principale di forma semicircolare, detto “mastio”, e da due torri a pianta quadrata, che con il mastio e le cortine che li univano formavano una struttura triangolare massiccia ed imponente, visibile ancora oggi. La struttura del torrione può però essere ricondotta ad un’epoca precedente, appunto al XII secolo, se non addirittura al secolo XI. Fu intorno all’anno 1331 che la Rocca del Cerruglio entrò a far parte della “storia internazionale”, vale a dire nel momento in cui il re Giovanni di Boemia e suo figlio Carlo (il futuro Carlo IV, incoronato imperatore dell’Impero Germanico nel 1346) vennero in aiuto dei Lucchesi e scacciarono i Fiorentini da Lucca e dalle campagne circostanti. La Rocca di Montecarlo ed il borgo vicino, Vivinaia (situato dove ora sorge il cimitero del paese), allora in mano ai Fiorentini, furono da loro abbandonati; durante la loro fuga Vivinaia fu completamente distrutta. All’arrivo di Giovanni e Carlo fu deciso di costruire un nuovo borgo, adiacente alla Rocca e protetto da essa e da alte mura di cinta, a cui venne dato il nome di Mons Karoli, “il Monte di Carlo”, in onore o in ricordo del principe giovinetto.

Imponenti lavori di restauro ed ampliamento alla Rocca furono effettuati in un primo tempo intorno al 1397-1399 per mano di Mastro Lanfranco da Como, poi nel corso del XV secolo forse per ordine di Paolo Guinigi, ed infine nel secolo XVI da Cosimo de’ Medici, che fece erigere l’imponente complesso di bastioni ad archetti fiorentini ancora oggi visibile dal lato del paese. Il motivo per cui questo complesso venne così spesso ristrutturato ed ampliato risiede principalmente nel fatto che esso si erge in un punto strategico di estrema importanza per il controllo della piana di Lucca e della Valdinievole. La collina di Montecarlo, infatti, è parte integrante di una “cortina” di siti elevati, tra cui Montechiari ed Altopascio, che da sempre sono serviti per l’avvistamento ed il controllo delle zone circostanti, e si trova nel punto più favorevole per l’avvistamento di movimenti armati provenienti da Lucca, Pisa e Firenze. Accadde, quindi, che queste tre città, nelle loro continue lotte per la supremazia sul territorio circostante, si siano contese la rocca ed i vantaggi strategici che da essa derivavano. Si ritrovano infatti, nella Fortezza, resti di questi passaggi di potere, essenzialmente rappresentati dagli stemmi che vi furono apposti ora dall’uno ora dall’altro, a testimonianza del proprio controllo sul luogo. Ed è così che troviamo, tra gli altri, su di una postierla lo stemma di Carlo IV di Boemia, su di un’altra porta quello di Lucca, simboleggiato da S.Pietro con le chiavi della città, quello della famiglia dei Poggio, ed infine lo stemma di Firenze. Ma i ripetuti passaggi tra le varie città ed i loro Signori hanno anche fatto sì che, col migliorare dei sistemi di combattimento e degli armamenti, le strutture siano state in parte modificate o addirittura realizzate secondo sempre nuovi sistemi di difesa. Nella parte più antica, ad esempio, si trova ancora la porta di accesso al mastio, realizzata ben più in alto del livello del terreno ed alla quale si accedeva tramite una scala di legno che veniva tolta in caso di attacco da parte del nemico. Sempre nello stesso complesso iniziale, si possono ancora vedere le feritoie utilizzate per l’avvistamento ed il lancio delle freccie e dei dardi, mentre altre in altri punti della costruzione sono state in seguito allargate per permettere l’inserimento delle bocche di bombarda o di cannone. La parte della fortezza di epoca medicea invece, al contrario della precedente, è costruita secondo metodi e con materiali diversi, vale a dire utilizzando un sistema di enormi bastioni e terrapieni atti a difendersi dai colpi di cannone in uso a quell’epoca, ed una serie di cannoniere e caditoie (le buche nelle cortine da cui si lasciavano cadere sul nemico pece, olio o sabbia bollente e pietre) poste in luoghi particolari per frenare gli attacchi nemici. E dappertutto camminamenti, cisterne per l’approvvigionamento di acqua e persino un forno per la cottura del pane.

L’insieme della Fortezza di Montecarlo rappresenta, quindi, un ottimo esempio di costruzione militare con elementi rappresentativi sia dell’epoca medievale che di quelle successive, fino ad arrivare ai primi del Novecento. Vi si trova anche, in corrispondenza della piazza d’armi che si trovava tra la struttura medievale triangolare e quella medicea, un bel giardino all’italiana, realizzato ai primi del secolo scorso su disegno della Sig.ra Lidia Pardocchi, madre dell’attuale proprietaria, con siepi di bosso e piante di limoni, arance amare, acanto ed alcuni esemplari ormai rari di rosa antica. Le successive proprietà hanno infatti, benché minimamente, apportato piccoli cambiamenti all’aspetto dei cortili interni, anche questi testimonianze gradevoli ed interessanti di un periodo ed una visione ben precisi. Il visitatore si trova quindi, nell’affacciarsi al cortile all’inizio della visita, immerso in un mondo in cui sono assenti i rumori cittadini, in un’ambiente in cui regna silenzio e tranquillità, e dove si intrecciano in modo piacevole elementi propri delle costruzioni militari ed altri che ricordano le dimore signorili dell’Ottocento e del Novecento. Un percorso che illustra le strutture attraverso la storia e le leggende, come quella dell’apparizione della Madonna del Soccorso, venerata a Montecarlo, su di una delle due torri quadrate e per questo chiamata ora “Torre dell’Apparizione”. Narra infatti la leggenda che nella notte del lontano 24 gennaio del 1400 l’esercito pisano tentò di attaccare Montecarlo scalando le mura del paese e sorprendendo gli abitanti nel sonno; apparve però improvvisamente la Madonna sulle mura della fortezza e con una grande luce trasformò la notte in giorno, terrorizzando il nemico a tal punto da farlo scappare ed annegare nel Leccio, un piccolo torrente che si era miracolosamente ingrossato ed aveva inondato la campagna circostante. Ed ancora, gli stratagemmi usati dai proprietari e dai paesani durante la Seconda Guerra Mondiale per nascondere uomini, donne e bambini nei sotterranei della fortezza, perché non venissero trovati dai soldati tedeschi che rastrellavano la zona. E numerosi altri aneddoti di cui questa struttura porta il ricordo, ancora vivo nei racconti dei proprietari, da rivivere tra le mura e le pietre della Fortezza, immersi in un’atmosfera d’altri tempi».

http://www.fortezzadimontecarlo.it/index_ita.htm


Montiscendi (torre del Salto della Cervia)

Dal sito www.facebook.com/pages/Centro-didattico-WWF-dei-Ronchi-MS/156425064231   Dal sito www.facebook.com/pages/Centro-didattico-WWF-dei-Ronchi-MS/156425064231

«L'area situata tra le comunità di Pietrasanta e Montignoso fu, per la sua importanza strategica, fin dall'XI secolo, dotata di un fortilizio che doveva controllare la via Francigena. Sul territorio premevano i genovesi da una parte e i fiorentini e i lucchesi dall'altra, mentre dal mare provenivano gli attacchi pirateschi. Alle fine del Quattrocento, dopo la guerra con Sarzana, Firenze occupò Pietrasanta e la Versilia Centrale e il nuovo governo avviò una politica che investì i settori economici e di difesa. è proprio nell'ottica della difesa delle coste che il granduca Cosimo dei Medici iniziò la costruzione della Torre del Salto della Cervia nel 1568. L'area su cui la torre insiste, fortificata fin dal Mille, fu probabilmente destinata al controllo della zona limitrofa al lago di Porta Beltrame, in posizione eccezionale rispetto alle fortificazioni poste a difesa dell'entroterra dagli attacchi provenienti dal mare, normalmente ubicate in prossimità della costa o della foce di un fiume. La costruzione del fortilizio venne portata avanti dal figlio del granduca, Francesco I, e completata da Ferdinando I nel 1588, venti anni dopo il suo inizio. La costruzione del fortilizio fu iniziata da Cosimo de’ Medici nel 1568. fu proseguita da Francesco 1, nel 1578, e completata da Ferdinando 1 nel 1588. Venne costruita in prossimità del luogo dove sorse cinque secoli prima la Porta Beltrame. Alcune cronache medievali rivelano infatti che dopo l’anno 1000, un certo Beltrame realizzò una porta obbligando i mercanti e i pellegrini, che transitavano sulla via Francigena a versare un pedaggio. Il Salto della Cervia è composta dalla Torre, alta circa 10 metri, a pianta quadrata e inserita all’interno di un a struttura fortificata anch’essa di forma quadrilatera che ospitava il transito. “ L’autore del progetto da ricercarsi tra gli architetti militari fiorentini, ha adoperato uno stile pulito, affidando al candore del marmo i particolari di pregio”, afferma l’architetto Nicola Gallo, “ Lo studio del fortino Cervia può aggiungere ulteriori conoscenze sull’evoluzione delle strutture militari minori nella Toscana della seconda metà del Cinquecento” spiega l’architetto Andrea Tenerini. “La porzione di territorio pedemontano compreso tra il sistema collinare su cui sorge il Castello Aghinolfi, il Lago di Porta, il canale di Montignoso è la località ricordata come il Salto della Cervia, dove ancora oggi sorge la torre Medicea ad indicare il confine tra le comunità di Montignoso e quella di Pietrasanta, riveste nel contesto della pianura Apuo-Versiliese, un particolare interesse sia per le sue connotazioni strettamente legate all’aspetto naturalistico sia per quelle connesse ad evidenti processi di antropizzazione. [La fortezza si trova a destra accanto a un deposito di marmi. SS1 Aurelia provenendo da Massa, la poco più di un chilometro dal semaforo di Montignoso/Cinquale. è in stato di abbandono e necessita di interventi di consolidamento e restauro]».

http://www.flickr.com/photos/maxviator/4862724374/


Nozzano Castello (castello)

Dal sito www.fantagali.it   Dal sito www.dovealucca.it

«Nozzano è il nome di tre frazioni del Comune di Lucca e di un Castello, situati sulla riva destra del fiume Serchio in prossimità del confine con la Provincia di Pisa. E proprio questa posizione strategica ha condizionato per molti secoli la nascita, lo sviluppo, ma anche momenti di grave decadenza di questa zona, a causa delle alluvioni del fiume e degli attacchi dei Pisani, dei Fiorentini e delle compagnie di ventura. Per fortuna il Castello da molto tempo non è servito più per le guerre; e, per questo motivo, è giunto quasi intatto ai giorni nostri, anche se nel secolo scorso ha rischiato di trasformarsi in un carcere. Sorto tra l’XI ed il XIII sec., di fronte alle fortificazioni pisane di Ripafratta e Filettole, dopo vari assedi e distruzioni, fu abbattuto dai Pisani che si erano impadroniti di Lucca. Ma, qualche decennio dopo la liberazione di quest’ultima, fu ricostruito nella forma attuale, come ha testimoniato anche Giovanni Sercambi che fece parte della commissione inviata dalle autorità lucchesi nel 1395 a fortificare i confini dalla parte di Pisa. ... A corona di un rilievo roccioso posto sulla destra del corso del fiume Serchio si erge ancora oggi il borgo fortificato di Nozzano, con il suo mastio merlato e le sue torri. Il castello fu uno degli avamposti più muniti, e famosi, sorti a difesa del territorio lucchese lungo il confine di sud-ovest con i territori di Pisa. Sulla sponda opposta del fiume, a poche centinaia di metri in linea d'aria, sorge la corrispondente fortificazione pisana: la Rocca di Ripafratta con le sue torri di avvistamento. La fortezza, formata da un circuito murario ellittico a difesa del piccolo centro abitato, è munita di torri sul fronte rivolto al "nemico" pisano ed è dotata di un’unica porta di accesso situata sul lato verso Lucca. La fortezza fu eretta in più riprese nel corso del 1200 e, dopo la battaglia di Monteaperti (1260), divenne famosa per aver ospitato i Guelfi cacciati da varie città toscane. Più volte è stata attaccata e distrutta dalle truppe di Pisa e sempre è stata ricostruita, l'ultima volta nel 1395 con l'aggiunta di un semi bastione a difesa della porta. Il fortilizio fu usato fino alla fine del 1500 per controllare le navi che risalivano il Serchio verso Lucca, poi la sua importanza militare e strategica cessò e Nozzano fu uno dei centri ad ospitare una delle prime stamperie d'Italia. Oggi l'insieme si presenta in buono stato di conservazione ma è visitabile solo dall'esterno».

http://www.lacastellana.altervista.org/nozzano.htm - http://www.lacastellana.altervista.org/castello.htm


Palleroso (ruderi della rocca)

Ruderi della torre, dal sito www.contadolucchese.it   Entrata della rocca, dal sito www.contadolucchese.it

«Palleroso si presenta con la struttura architettonica tipica del castello medievale di cui rimangono un abbozzo di mura di cinta, purtroppo fatte abbassare nel dopo guerra, che costeggiano una rampa (non a caso chiamata Via dell’Affanno) che dà accesso alla porta d’ingresso del “castello”. La vecchia porta è stata costruita nel 1610 e al piano terra è occupata dalla strada, dalla fontana pubblica costruita nel 1952, da una feritoia e da un’effige della Madonna; al piano superiore si trova una stanza, anticamente appartenente al Presidio, che nel tempo è servita come edificio scolastico e poi come ambulatorio comunale. Risalendo lungo la Via dell’Affanno fino a piazza S.Martino troviamo la Chiesa parrocchiale dedicata all’omonimo Santo. ... Continuando verso la Via della Torre si raggiunge la parte più alta del paese a m 537 s.l.m. dove si trovano i ruderi di un’antichissima torre a base circolare; la costruzione a blocchi di pietra fa pensare ad una probabile origine etrusca, anche se non vi è ampia storiografia a riguardo. La probabile funzione della torre era di segnalazione visiva con le altre torri situate sulle alture circostanti. Da qui si gode uno dei migliori panorami della Garfagnana. Nel 1946 la popolazione collocò sulla cima della Torre una grande croce fatta con i resti di una rotaia per soddisfare il voto fatto due anni prima che la impegnava se il paese fosse stato preservato dalla Grande Guerra».

http://www.palleroso.com/storia.asp


Perpoli (borgo fortificato)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Perpoli e il suo castello nel corso del Medioevo rivestirono un ruolo strategico nel sistema difensivo di Lucca a causa dell'ubicazione sopra un colle delle Alpi Apuane, dal quale era possibile controllare il fondovalle di Castelnuovo e di Gallicano. Per questo fu un borgo fortificato e venne utilizzato, dopo essere stato riportato sotto le insegne di Lucca nel 1170, per difendere la fortezza di Castiglione Garfagnana, loro paese caposaldo in territorio Estense. Il paese, il cui tessuto urbanistico è disposto ad anelli concentrici, occupa la sommità del rilievo. Sono conservate ancora oggi alcune parti delle due cinte murarie concentriche: di quella medioevale, collocata internamente al borgo nella parte più elevata, rimane solo un basso muro mentre di quella rinascimentale, situata esternamente al borgo, una grandiosa porta di ingresso in pietra, progressivamente inglobata negli edifici abitativi. Altre due porte sono rimaste a testimonianza del vecchio borgo. All'interno di Perpoli sono state costruite due chiese poste una di fronte all'altra di cui una, la più antica, ha origine longobarda. In mezzo l'antica torre campanaria».

http://www.ingarfagnana.org/gallicano/perpoli.php


Piazza al Serchio (rocca di Castelvecchio)

Dal sito www.ingarfagnana.com   Dal sito www.alpiapuane.it

«La rocca di Castelvecchio è sita su un crocevia che collega la Garfagnana da un lato con la Pianura Padana, attraverso il passo di Pradarena e dall'altro con la Lunigiana, attraverso il passo di Carpinelli. La posizione non è solo strategica dal punto di vista commerciale ma anche da quello militare in quanto costruita sulla cima di uno dei “Doglioni”, ovvero i rilievi di roccia vulcanica presenti nella confluenza del fiume Serchio di Sillano con quello di Gramolazzo. Di origine medioevale, risale al 1100, è stata per molto tempo un importante presidio militare fino alla decadenza del ruolo politico militare della contea vescovile e progressivamente, a partire dall'epoca rinascimentale, fu abbandonata e convertita in terreno agricolo e castagneto. A livello strutturale presenta una pianta irregolare, dovuta alle particolari caratteristiche del terreno, mentre dal punto di vista architettonico è circondata da spesse mura non molto alte, realizzate con pietra locale sbozzata e murata a file regolari seguendo le tecniche costruttive in uso nel Medioevo. Attualmente lo stato di conservazione della rocca è critico: rimangono, infatti, resti delle mura e sopravvivono solo pochi elementi architettonici del piccolo corpo di guardia, situato nella porta del lato Sud che dava accesso al cammino tortuoso e ripido scavato nella roccia da cui si raggiungeva la rocca».

http://www.ingarfagnana.org/piazza-al-serchio/roccacastelvecchio.php


Pietrasanta (rocca ghibellina o rocca di Sala)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.turismo.intoscana.it

«La Rocca di Sala, detta anche Rocca Ghibellina, è una fortezza di epoca longobarda che si compone di un complesso fortificato di forma quadrata con torri angolari e mastio centrale e rappresenta il miglior punto di osservazione di tutto il bel centro storico di Pietrasanta. Il nucleo originario di questa grande struttura fortificata, che si dispiegava per lungo tratto con la cinta di mura merlate, appartenne ai nobili versiliesi di Sala, ma fu Castruccio Castracani a farla ristrutturare nel 1300, ampliandola con la costruzione di un'altra rocca, la Rocca Arrighina, sul lato sud delle mura. Fu proprio attorno a queste due rocche che iniziò a svilupparsi il primo nucleo urbano di Pietrasanta. Nei secoli la rocca ospitò diversi personaggi illustri, tra cui anche imperatori e pontefici. Nel 1700 venne disarmata e venduta per ordine di Leopoldo I, Granduca di Toscana».

http://castelli.qviaggi.it/italia/toscana/rocca-di-sala/


Pietrasanta (rocchetta Arrighina)

Dal sito www.paesaggisonori.net   Dal sito www.inversilia.org

«Attigua alla Porta a Pisa, unica porta superstite delle tre che poravano nel borgo, la Rocchetta Arrighina venne eretta da Castruccio Castracani nel XIV secolo e dedicata al figlio Arrigo. Nel XV secolo fu ricostruita da Francione e La Cecca con la Porta a Pisa. Nel XIX secolo subì importanti rimaneggiamenti con la costruzioni di corpi di fabbrica addossati e con l´apertura di nuove finestre al piano terra».

http://www.inversilia.org/pietrasanta/rocchettaarrighina.php


Porcari (castello)

Dal sito www.mondodelgusto.it   Dal sito www.gavorchio.it

«...documenti intorno all'anno 1000 ci descrivono Porcari formato da un borgo e da un castello posto strategicamente sulla Via Francigena, dalla quale si dipartiva la Via Lombarda che andava oltre Segromigno (Gromigno). All'altezza di Rughi, la vecchia Cassia puntava, attraverso Montecatini, su Pistoia. Dalla Via Francigena si staccava inoltre la strada che conduceva a Vivinaria (Montecarlo). In quegli anni anche il borgo fu incastellato. Troviamo due chiese dedicate a Sant'Angelo e a Santa Maria, mentre forse nei pressi dell'attuale chiesa, vi era quella dedicata a San Giusto. L'originario castello posto sul monte San Giusto, era imponente ed ospitava una cappella dedicata a Sant'Andrea. Intorno al borgo, fuori delle mura, vi erano almeno 89 case rustiche ed una chiesa dedicata a San Giovanni. Inoltre nel territorio di giurisdizione di Porcari (Badia Pozzeveri, Gragnano, San Martino, San Gennaro, Petrognano e Tofori) vi erano altre case rustiche. A Badia Pozzeveri, una chiesa dedicata a Santo Stefano ed un grande monastero dedicato a San Pietro, dove ebbero privilegi di sepoltura (concessi dal Papa Innocenzo II nel 1147) il nobile Paganello di Porcari e sua moglie Agnese per la loro devozione e le loro donazioni alla chiesa. Il castello di Porcari, costruito "a petre et a calcina et a rena", come risulta da un documento del 1044, era una costruzione curata che offriva un rifugio sicuro, per gli abitanti dei Mansi e dei casali circostanti. Una roccaforte inespugnabile, circondata da carbonarie, appetita dallo stesso Margravio della Tuscia, marito di Beatrice di Lorena e padre di Matilde di Canossa, che acquisì una quota di proprietà di quel castello mantenuta per molti anni. Costituì un ultimo baluardo in difesa della città di Lucca e fu al centro di importanti battaglie. Basti ricordare la più famosa, quella dell'Altopascio del 1325, che vide la vittoria di Castruccio Castracani contro le truppe di Ramon de Cardona generale spagnolo agli ordini della repubblica fiorentina. Quella battaglia, in effetti, avvenne su territorio porcarese dopo la capitolazione di Altopascio e sarebbe dovuta passare alla storia come battaglia di Porcari. Aveva scritto un anonimo pistoiese che forse assistette a quella battaglia, a proposito delle caratteristiche del castello di Porcari: era sì forte che per battaglia nol poteano avere. Troviamo tracce di questo castello fino al secolo XVII. Oggi rimane qualche brandello di muro in alto sulla collina».

http://www.comune.porcari.lu.it/index.php?option=com_content&view=article&id=71&Itemid=75&limitstart=1 - limitstart=2


Pugliano (castello)

Dal sito http://rocchevalledelserchio.it   Dal sito www.contadolucchese.it   Dal sito http://rocchevalledelserchio.it

«Il centro abitato di Pugliano sorge su un colle che costituisce l’estrema propaggine occidentale del monte Cucù. Da qui la vista può spaziare sulla valle dell’Aulella, torrente che segna il confine fra Garfagnana e Lunigiana, e sui castelli di Castiglioncello, Montefiore e Regnano, nonché sul fortilizio citato nelle Croniche di Giovanni Sercambi come “Casoli oltra al Giogo”. Le indagini archeologiche mostrano come il castello di Pugliano fosse dotato di «muracase», ossia di una cinta muraria - con un andamento approssimativamente ellissoidale - costituita dalle stesse abitazioni che formavano il tessuto del villaggio. L’ingresso si collocava nella parte nord-ovest delle mura, di fronte alla chiesa di San Giacomo Apostolo, mentre nella parte dell'abitato posta in posizione più elevata era presente un'ulteriore fortificazione oggi del tutto scomparsa. La chiesa principale è intitolata a San Jacopo e, secondo una tradizione locale, è stata fondata intorno all’VIII secolo lungo una via di pellegrinaggio che si collegava al “Camino de Santiago Compostela”. La villa di Pugliano, ricordata già in pergamene dell'VIII secolo, dipese direttamente dal vescovo di Luni fino a tutto il X secolo. Successivamente l'abitato entrò nell’orbita dei nobili di Pugliano, famiglia appartenente alla consorteria dei conti di Lavagna che estese i propri domini anche in questa porzione di territorio. La costruzione del castello, probabilmente, fu promossa dagli esponenti di questa famiglia, che fino al 1299 riuscì a difendere i propri diritti giurisdizionali dalle mire espansionistiche del Comune di Lucca. Anche in seguito lo stato lucchese non riuscì a spogliare la famiglia nobiliare di tutti i privilegi feudali, alcuni dei quali rimasero in vigore almeno fino al 1373. Per breve tempo il controllo del centro passò a Spinetta Malaspina, ma poco dopo il “Castrum Puliani” - come è citato nella Bolla d’Oro del 1376 - ritornò tra i possedimenti lucchesi e fu inserito nell’elenco di Paolo Guinigi delle costruzioni militari necessarie alla difesa dei confini. La piccola roccaforte rimase per lungo tempo fedele alla Repubblica di Lucca tanto che fu una delle poche che non si mise spontaneamente sotto l'autorità del Marchese di Ferrara in seguito alla caduta della signoria di Paolo Guinigi (1430)» - «Oggi del glorioso castello di Pugliano restano diverse tracce, oltre ad una porta nei pressi della chiesa, alcuni scavi archeologici realizzati nella parte più in alto del paese, a ridosso di un tratto delle sue mura restaurate da poco tempo, hanno riportato alla luce le fondamenta della rocca».

http://rocchevalledelserchio.it/it/cultura-e-territorio/minucciano/castello-di-pugliano - http://www.contadolucchese.it/Minucciano.htm


Rotaio (castello)

Dal sito www.apuan.it   Dal sito http://luccapro.cribecu.sns.it

«In posizione dominante sul tracciato dell'antica via Francigena, tra le colline coltivate a vite e ulivo, Rotaio gode di un fascino straordinario. La sua posizione privilegiata dovette attirare gli interessi di Lucca che, tra i secoli XII e XIII, era impegnata nelle guerre con Pisa per il controllo delle zone litoranee. Proprio il comune lucchese commissionò, nel 1223, la costruzione del castello di Rotaio. La sua spessa cinta muraria a pianta triangolare ha un perimetro di circa 300 metri e un'altezza di 5. Sulla porta d'accesso si trova una torre di forma rettangolare che sporge all'esterno delle mura. Dopo aver debellato definitivamente il regime feudale in Versilia, Lucca si preoccupò di fortificare nuove aree e rendere maggiormente efficienti i castelli dove risiedevano i cattani della Versilia. In questo contesto, Lucca avviò, nel 1223, la costruzione del nuovo castello di Rotaio con lo scopo di frenare l'avanzata pisana. Ai piedi del monte venne costruita anche una torre di avvistamento. Tra il 1315 e il 1324, il castello passò nelle mani dei pisani che lo fortificarono ulteriormente, finché Castruccio Castracani, signore di Lucca, non se ne impossessò nuovamente. Ma i Pisani continuano a far valere i loro diritti sul castello anche dopo la morte di Castruccio e lo riottennero nel 1342. Rotaio ritornò a Lucca, insieme con Pietrasanta e la sua vicaria, nel 1369, quando l'imperatore Carlo IV li liberò dal dominio pisano».

http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=2822&lang=it


San Romano in Garfagnana (castello delle Verrucole)

a cura di Elisa Delgrosso

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto Arredamenti Tardelli (https://www.facebook.com/TardelliArredamenti/)


San Romano in Garfagnana (castello delle Verrucole, aggiornamento)

a cura di Fernando Giaffreda


Sant'Andrea di Compito (torre)

Dal sito www.comune.capannori.lu.it   Dal sito www.piccolapenna.it

«S. Andrea di Compito fu un paese importante per la difesa della Repubblica di Lucca e la sua chiesa fece parte del Piviere di Compito. Nelle vicinanze del paese, lungo la via di S. Colombano esisteva la parrocchia di S.Pietro in Forcore. Della medievale San Pietro in Forcore sono rimaste una chiesetta (oggi dedicata a S. Lucia) ed una Torre di segnalazione ben conservata. La Torre costruita probabilmente intorno al XII secolo (secondo alcuni studiosi X o XI) fu mozzata, probabilmente, dal ghibellino Uguccione della Faggiuola nel 1314 durante la conquista pisana di Lucca; verso la fine del XIV secolo fu risistemata. Il 14 luglio del 1714 venne colpita da un fulmine e fu riparata verso la fine del XIX secolo. La torre faceva parte del sistema delle torri di segnalazione della Repubblica di Lucca. In una raffigurazione del XVII secolo, la torre comunica anche con la torre di Colle di Compito che probabilmente si trovava a "Col dei Lecci". Con l'avvento delle armi da fuoco e quindi con il cambio delle strategie di guerra venne riorganizzato il sistema difensivo puntando su meno rocche e fortificando quelle più importanti. Sulla sommità della Torre è ben visibile il cestello metallico che veniva riempito di materiale infiammabile (paglia bagnata?) per segnalare alla Torre di Palazzo di Lucca (si trovava in piazza Napoleone, poi fu distrutta dai Baciocchi), con fumo di giorno e fuoco di notte, una situazione di pericolo, come ad esempio, l'avvicinarsi di un esercito nemico. Nel XVI secolo venne introdotto l'uso di sparare un colpo di cannone a salve dopo la comunicazione con un altra torre che doveva rispondere con un altro colpo di cannone. Sulla facciata nord, più in alto e a destra del poderoso arco d'ingresso, si trova una piccola, ma robusta gabbia in ferro infilata nella pietra. Sembra che servisse a mettere in mostra la testa decapitata dei delinquenti e quindi a fare da monito per la popolazione. Per il restauro del monumento, il Comune di Capannori ha deliberato un progetto che prevede anche la ricostruzione completa delle scale e dei ballatoi in legno. Curiosità: giugno 2007. I lavori di restauro vengono sospesi per la presenza di alcuni nidi di uccelli rapaci notturni».

http://www.piccolapenna.it/torre.s.andrea.htm


Sassi (rocca)

Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it   Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it

«è posta a Sud-Ovest di Castelnuovo Garfagnana su un suggestivo rilievo di roccia a precipizio sulla valle del torrente Turrite secca, in un luogo inaccessibile ideale per la difesa. Ai piedi della rocca è collocato il piccolo borgo abitato di Sassi di Sopra. La fortificazione fa parte di un più vasto ed articolato complesso, in parte distrutto, comprendente la Chiesa medioevale di San Frediano, il cimitero e i ruderi di un torrione posto sul crinale in direzione di Castelnuovo.  Il presidio è di piccole dimensioni, ma ricopre rilevante importanza strategica sia per la difficile accessibilità, che per la posizione di controllo della valle del torrente Turrite e dell'alta e media valle del Serchio. è formato da una cinta muraria in pietre squadrate e ciottoli di fiume che si sviluppa attorno alla chiesa e il cimitero. Un torrione cilindrico è a guardia della parte più facilmente attaccabile: il versante in corrispondenza del paese di Eglio, l'altro, ormai ridotto a rudere, controllava il versante verso il paese. L'ingresso principale, munito di corpo di guardia, era dislocato in corrispondenza dell'attuale accesso al cimitero; le trasformazioni del complesso avvenute nel passato e la più recente introduzione dell'area cimiteriale hanno modificato in maniera consistente l'organismo edilizio. A partire dall'inizio del XX secolo una porzione del complesso costituente la rocca fu adibita a cimitero, alcuni edifici e corpi annessi furono demoliti, altri abbandonati. Parte dei terreni erano già stati precedentemente ceduti a privati ed utilizzati come campi da coltivare. Alcuni interventi di ripulitura dalla vegetazione infestante hanno consentito di riportare in vista il torrione sul lato ovest del complesso monumentale. Recentemente, a cura dell'Amministrazione Comunale, sono state effettuate opere di restauro e consolidamento del campanile della chiesa di San Frediano».

http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=2851&lang=it


Seravezza (palazzo Mediceo)

Dal sito www.palazzomediceo.com   Dal sito www.facebook.com/pages/Palazzo-Mediceo-di-Seravezza/74564956549

«Varie sono le ipotesi circa la data di costruzione del Palazzo Mediceo di Seravezza: Emanuele Repetti, ad esempio, indica il 1559 e ritiene che l'autore del progetto di fabbricazione sia Bartolomeo Ammannati. Tali ipotesi cadono di fronte ad un documento che si conserva nell'Archivio di Stato di Firenze, contrassegnato "Magistrato dei Nove", n°3898, e che rappresenta il "Registro delle spese occorse per costruire una muraglia a Seravezza in luogo detto Capuana". In questo documento è attestato che la costruzione ebbe inizio nella prima settimana del mese di maggio 1561. ... La parte centrale di un disegno del Buontalenti, contrassegnato "Uff. 3245", giacente presso il menzionato Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, mostra delle affinità eccezionali con la pianta del palazzo di Seravezza. Lo schema è praticamente uguale, presentando quattro avancorpi agli angoli e una distribuzione dei vari ambienti del tutto simile al Palazzo: "L'ingresso principale infatti - scrive il Buselli - si apre in un'ampia facciata inquadrata da due robusti avancorpi agli angoli ed immette in un ambiente rettangolare, che si estende sul lato maggiore in una loggia voltata a crociera e continua lateralmente con due ambienti a pianta pressoché quadrata. Dal loggiato si passa in un cortile chiuso da tre ali del fabbricato e sul fondo da un muro. è evidente la corrispondenza con il Palazzo di Seravezza, tranne piccole varianti ...". ... L'edificio nell'insieme delle sue parti mostra una decisa coerenza stilistica che presuppone un unico progetto e un' unica volontà espressiva. C'è in effetti una sensibilità particolare che "scandisce le superfici, modella i particolari e inserisce la costruzione nel paesaggio". Il cortile e i prospetti sono le parti forse più interessanti dell'opera. Il cortile serve da mediatore fra l'ambiente esterno libero e l'ambiente chiuso del palazzo ed è un esempio notevolissimo di armoniosa impostazione architettonica: "Bianche cinture marmoree disegnano gli archi sopra i fusti delle colonne doriche e i rettangoli delle sovrastanti finestre, che si bilicano ai lati del semplice portico, anche il prolungamento della cornice superiore e delle porte accentuando la linea orizzontale concorre alla espressione di silenzio, di immobilità, che è la nota dominante di questa purissima costruzione". Negli spigoli degli avancorpi sono state utilizzate bozze di marmo lavorate a "bugnato" che forniscono un notevole senso plastico all'insieme. Il bugnato è una tipica lavorazione romana e questo modo di trattare il marmo e la pietra si conservò a lungo nel tempo. L'ingresso principale del palazzo era costituito dal portone che si apre sul lato est, dove si trova murata la lapide recante l'iscrizione dedicata a Cosimo I. Di qui le carrozze entravano direttamente nel vestibolo; questo fatto è attestato dai segni lasciati sulla soglia dalle ruote e dallo scasso praticato negli stipiti per permettere il passaggio dei mozzi delle ruote. Il piano terreno era adibito alla servitù e alle cucine. ... Con il Regno d'Italia, il Palazzo di Cosimo divenne sede municipale, e tale rimase fino al 1967, quando il Municipio venne trasferito altrove per consentire il restauro dello storico edificio. Agli inizi degli anni '70, mentre il restauro procedeva con difficoltà di ogni genere, maturò una nuova riflessione sull'uso e la destinazione dell'immobile: nel Piano di Fabbricazione comunale, approvato il 18 maggio 1974, il Palazzo veniva definito come "Bene Culturale" di interesse collettivo. ...».

http://www.palazzomediceo.com/?q=node/3


SILLICO (rocca)

Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it   Dal sito www.comunidellaprovinciadilucca.it

«Posta nel punto più elevato del paese e internamente all’originario circuito murario, la rocca del Sillico, vista dall’esterno, ci appare oggi come un grande tronco di piramide (10 x 14 m di lato), con alta scarpa di base e una sola stretta porta di accesso collocata nel lato sud-occidentale. Tre grosse feritoie, realizzate a sguancio e ad apertura rettangolare, sono presenti sui lati nord, est e ovest, rivolti verso la porta di accesso al castello della quale si conserva solo parte di un cantonale. Per la caratteristica delle mura, spesse e scarpate, eseguite con una tecnica muraria che vede una disposizione caotica delle pietre legate da abbondante malta e per la tipologia delle feritoie, la realizzazione di questa struttura è databile al corso del Quattrocento. Da quel periodo in poi, infatti, di pari passo all’introduzione dell’artiglieria “a fuoco”, le strutture militari (torri e fortezze) cominciarono ad evolversi architettonicamente: per poter resistere ai più potenti e rovinosi attacchi bellici furono dotate di mura più spesse (da cui il rinforzo “a scarpa”) nonché feritoie più ampie per permettere la manovra di più sofisticate armi di offesa, di mole maggiore rispetto a quelle medievali. All’interno della rocca si trova, conservata per pochi metri in elevato, una torre a pianta quadrata di 6,50 m di lato, con riseghe di fondazione sia interne sia esterne ed alcune buche pontaie passanti, distribuite su tutti i lati. Questa struttura, messa in luce dallo sterro condotto all’inizio degli anni Settanta, per la tipologia muraria “a filaretto” e la caratteristica della pianta, è databile al XII-XIII secolo: si tratta della torre castellana del Sillico, che trova un confronto - territorialmente vicino - nella torre di Montaltissimo. Non possiamo stabilire quanto fosse alta in origine ma solo ipotizzare, dal confronto con altre strutture simili meglio conservate, la presenza di 2 o 3 piani realizzati con solaio in legno, fra loro collegati da scale interne. L’accesso, di cui non rimane traccia, era posto, per motivi di sicurezza, ad alcuni metri da terra e si raggiungeva tramite una scala lignea, all’occorrenza detraibile. In sintesi, l’evoluzione complessiva del monumento può essere così tracciata: una volta che la torre più antica, in uso nei secoli centrali del Medioevo, non si mostrò più strutturalmente adeguata ai nuovi criteri dell’architettura militare rinascimentale, venne “fasciata” dalla nuova e più grande rocca; ma prima fu in parte decapitata e interrata nella sua parte inferiore. Fra le due strutture si venne così a creare una sorta di “corridoio”. Come fossero invece organizzati gli spazi in elevato e in quale modo venisse utilizzata la struttura più antica dopo la costruzione di quella più recente, rimangono ancora punti da chiarire. Nel dicembre del 1429 la comunità di Sillico e della vicina Bargecchia furono le prime in Garfagnana a giurare obbedienza al marchese Niccolò d’Este, certamente indotte a ciò dalla vicinanza al crinale appenninico e dunque all’influenza estense. Si apre così un nuovo capitolo di storia, caratterizzato da un progressivo allontanamento di gran parte della Garfagnana dall’orbita politica lucchese e, di contro, dall’avvicinamento a quella estense. Il subentrare del nuovo dominio comportò, in campo militare, una generale ristrutturazione di molte roccaforti di origine medievale come Verrucole, Camporgiano, Castelnuovo, Ceserana, Palleroso, Sassi e Trassilico. Adeguate ai nuovi canoni dell’architettura militare rinascimentale e presidiate da guarnigioni stabili, queste garantivano, ai signori di Modena e Ferrara, il presidio e la difesa del territorio di recente acquisizione. Tale rinascita architettonica coinvolse anche la torre medievale di Sillico che, entro la prima metà del Quattrocento, venne trasformata in una piccola rocca rinascimentale nella quale si insediarono un castellano con due compagni. Evidentemente questo centro aveva allora un valore strategico non indifferente nel complicato equilibrio territoriale fra lo stato estense e quello lucchese, di certo non paragonabile alla sua marginalità nel quadro viario odierno. ...».

http://www.comune.pievefosciana.lu.it/sillico/


Trassilico (rocca estense)

a cura di Fernando Giaffreda


Verni (borgo fortificato)

Entrata interna del borgo fortificato, dal sito www.facebook.com/pages/Conoscere-Verni/516922354995899   Una delle porte del borgo, dal sito www.amalaspezia.eu

«Il borgo di Verni, situato su una dolce collina, è uno dei paesi più suggestivi e ricchi di leggende di tutta la Garfagnana, le viuzze che si inerpicano per l'antico borgo, offrono un'atmosfera quasi magica e dal sapore antico. Circondato da fitti boschi di castagni, può vantare ben due agriturismi e, i colori caldi e accesi della tipica campagna toscana, lo rendono una meta ambita e ricca di fascino. è un piccolo paesino della valle della Turrite di Gallicano, posto su un colle dirimpetto a Trassilico, sua acerrima nemica, compare citato per la prima volta in un documento del 997, all'interno di un allivellamento concesso dal Vescovo Sisemondo come "Liverni", che nell'evoluzione della lingua italiana diverrà Verni. Queste piccole fortificazioni, ospitando generalmente una guarnigione composta da pochi uomini posti sotto il comando di un sergente, non in grado di contrastare eventuali invasioni, erano quasi sempre costrette ad accettare le varie imposizioni, che gli venivano fatte dalle potenze militari della Garfagnana e come spesso accadeva in quel tempo, a cambiare bandiera spesso. Antico feudo della famiglia longobarda dei Porcaresi, nel XIII secolo finì come il resto della Garfagnana inesorabilmente sotto il dominio lucchese (grazie all'investitura imperiale ottenuta con i denari), venendo inserito nella " Vicaria a Porpore Infra" e nel 1272 quando i lucchesi riordinando l'amministrazione della valle, divisero in due questa Vicaria entrò a far parte della Vicaria di Barga, dopo la morte del condottiero e signore di Lucca Castruccio Castracane il potere lucchese in Garfagnana iniziò a traballare».

http://verni.altervista.org/Storia.html


Viareggio (castrum de Via Regia)

Il Porto Canale di Viareggio in una cartolina d'epoca, dal sito www.ebay.it   Il Porto Canale di Viareggio oggi, dal sito http://old.toscana-notizie.it

«Viareggio ebbe origine da un castello che Lucchesi e Genovesi, alleati contro Pisa, edificarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesa della costa e del territorio circostante. Il fortilizio, di imponenti dimensioni, fu denominato "Castrum de Via Regia"; era infatti costruito al termine di quella strada, così chiamata in onore dell’imperatore Federico Barbarossa, che serviva da collegamento tra il forte stesso e l’entroterra. Il forte di Viareggio e la modesta foce del Canale Burlamacca che gli scorreva accanto assunsero importanza nel 1441, quando Lucca perse il suo potere sul castello e sull’approdo marittimo di Motrone; Viareggio divenne così l’unico sbocco al mare dello Stato lucchese, cosa di cui guadagnò il territorio circostante, peraltro fino ad allora in condizioni di abbandono. Furono presi infatti provvedimenti e misure per bonificare la palude che orlava la costa, per favorire la crescita urbana e demografica di quello che stava divenendo un piccolo borgo e per incrementare il traffico alla foce del Canale. Già nel 1480 il movimento marittimo aveva assunto una discreta importanza e Lucca decise di offrire gratuitamente terreno a chi decideva di costruire una casa a Viareggio. L’inospitalità dei luoghi e l’alto tasso di mortalità dovuto alla malaria, però, ne ostacolarono lo sviluppo e il continuo regredire del mare rese scarsamente valido il castello di Viareggio come difesa dello scalo marittimo e delle attività commerciali che vi si svolgevano. Per questo, nel 1534, fu eretta un’altra fortificazione, la Torre Matilde, che garantiva una miglior protezione e che fece da nucleo attorno al quale si formò un piccolo centro abitato. Nel 1559 fu costruita la prima chiesa, dedicata a San Pietro prima e, ampliata e trasformata, alla SS. Annunziata poi. Nel 1617 Viareggio fu destinata a sede di Vicaria per le località che fiorivano sulle colline alle sue spalle e iniziò ad ingrandirsi tanto che, nel 1701, il Consiglio generale della Repubblica Lucchese lo dichiarò "Comunità", dando agli abitanti il diritto di riunirsi in consiglio per decidere propri provvedimenti. Lo sviluppo di Viareggio, però, procedeva con difficoltà, perché nella zona retrostante continuava ad estendersi una vasta zona paludosa. Allora Lucca decise di intraprendere una radicale bonifica del territorio, incaricando l’ingegnere veneto Bernardo Zendrini di risolvere il grave problema. Furono così ideate speciali cateratte sul Canale Burlamacca per regolare il flusso e il deflusso delle acque e fu intrapreso il totale abbattimento della macchia palustre. 

Dal 1741, anno in cui terminarono i lavori di bonifica, la malaria cominciò a diminuire progressivamente, fino a scomparire del tutto. Un altro grave problema sorse, però, per il fatto che la vegetazione abbattuta non creava più protezione per le colture dell’entroterra, violentemente spazzate e danneggiate dal vento di mare. Ecco che venne deciso di innalzare lungo la spiaggia una barriera artificiale, una striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio, incomparabile oasi di verde, l’una – quella di Ponente – inserita ora nel tessuto urbano e l’altra – quella di Levante – lussureggiante di vegetazione, costituita in Parco naturale con i territori di Massaciuccoli, Migliarino e S. Rossore. Viareggio richiamò gente dalle località vicine e anche molte famiglie nobili lucchesi si stabilirono nella zona. Il paese si ampliò, le attività di pesca, cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza, tanto che nel 1819 la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone decretò la costruzione della prima darsena e nel 1820 elevò Viareggio al rango di "città". Nel 1822 la principessa Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, fece costruire vicino alla riva del mare una graziosa villa, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita. Era l’inizio di una nuova stagione per Viareggio, quella caratterizzata dall’usanza dei bagni di mare: per la bellezza della spiaggia, per la felice posizione geografica, per il senso di ospitalità degli abitanti, la città si avviava ad essere un centro balneare rinomato. Nel 1828 furono costruiti i primi stabilimenti: il Nereo per gli uomini, il Dori per le signore, in ossequio alla morale del tempo, che proibiva il bagno promiscuo. Intorno al 1860 sorsero grandiose strutture balneari su palafitte: il bagno Nettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via via tutti gli altri, dal Canale alla Piazza Mazzini. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono quelle signorili e l’espansione urbanistica si spostò dall’antico nucleo stretto attorno alla Torre Matilde verso il mare e lungo la spiaggia. All’inizio del Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una particolarissima architettura sospesa tra eclettismo e liberty. Nel corso della seconda guerra mondiale violenti bombardamenti distrussero interi quartieri, provocando centinaia di vittime tra i civili, ma – nonostante le immani ferite – Viareggio seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrezzature balneari».

http://www.comune.viareggio.lu.it/index.php?option=com_content&view=category&id=129&Itemid=59


Viareggio (fortini di Levante, di Ponente, sulla Foce di Viareggio)

Fortino sulla Foce, immagine di Lamberto Mazzoni, dal sito it.wikipedia.org   Fortino in Pineta, dal sito www.viareggiok.it

     

«Il Fortino di Levante fu costruito a Viareggio nella zona di arenile, all’altezza dell’attuale località La Lecciona per ordine del Senato lucchese nel 28 maggio 1770, su progetto di Giovanni Francesco Giusti. Nello stesso periodo fu costruito anche il Fortino di Ponente, situato oltre la fossa dell’Abate. Le due installazioni insieme al forte sulla foce del Canale Burlamacca (dal 1768 aveva sostituito la Torre Matilde, ormai troppo lontana dalla costa per difendere adeguatamente il porto), dal quale dipendevano, dovevano difendere la costa lucchese dai pirati nordafricani e funzionare come postazioni fisse d’osservazione. Attualmente non ci sono resti visibili della costruzione che sorgeva di fonte all’attuale villa Borbone in prossimità dell’edificio chiamato Casa delle Guardie. Quando a partire da 1821 la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone-Spagna fu costruita la Villa Borbone fu incluso nel suo grande parco privato, oggi parte della riserva del parco naturale Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli, rimase per pochi anni un sistema difensivo trasformandosi in abitazione, magazzino ed infine in orto. Fu sostituito da una nuova costruzione più vicina al mare e leggermente spostata a sud detta fortino nuovo, di questa costruzione recentemente (luglio 2012) sono stati ritrovati i resti».

«Il Fortino di Ponente fu costruito a Lido di Camaiore nella zona di arenile tra via del Fortino e la Fossa dell' Abate all’altezza dell’attuale via Garibaldi per ordine del Senato lucchese, nel 28 maggio 1770, su progetto di Giovanni Francesco Giusti. Nello stesso periodo fu costruito anche il Fortino di Levante di Viareggio, situato sull'arenile di Viareggio di fronte pineta di Levante. Le due installazioni, insieme al Fortino sulla Foce di Viareggio alla fine del molo di ponente del Canale Burlamacca (dal 1768 aveva sostituito la Torre Matilde, ormai troppo lontana dalla costa per difendere adeguatamente il porto), dal quale dipendevano, dovevano difendere la costa lucchese dai pirati nordafricani, e funzionare come postazioni fisse d’osservazione».

«Il Fortino sulla Foce di Viareggio ha fatto parte, assieme alla torre Matilde ed al Fortino di Levante e il Fortino di Ponente, della difesa costiera del Ducato di Lucca. Il progressivo allontanamento del mare dal Castrum de via regia rendeva meno difendibili i magazzini ed il porto dello scalo lucchese e di conseguenza, con deliberazione dei 5 giugno 1534, fu fatta costruire dal Governo lucchese la Torre di Viareggio, chiamata impropriamente Torre Matilde, attribuendone erroneamente la costruzione alla Duchessa Matilde di Canossa (Mantova, marzo 1046 - Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115), in prossimità dello sbocco a mare della Fossa della Selice (l'attuale canale Burlamacca), a nuova difesa dei magazzini e del nascente borgo. L'edificazione venne eseguita sotto la sovrintendenza di Jacopo Arnolfini, Francesco Balbani, Martino Bonvisi, Filippo Calandrini, Bernardino Cenami e Tommaso Montecatini, utilizzando come materiale le bozze di pietra squadrata che si potevano ricavare dalla parziale demolizione del procinto del vecchio castello (i resti del castello mano a mano smantellato furono utilizzati anche per costruire altre parti della città ed erano sempre visibili fino ai primi anni del Novecento). Nei primi anni del Settecento il mare si era ulteriormente ritirato, lasciando scoperto un tratto di spiaggia dove furono tracciate le aree per le nuove costruzioni. La linea di riva era all'incirca all'altezza dell'attuale via S. Andrea. Questo problema della difesa costiera fu affrontato dal Senato lucchese fin dal 1764 riesaminando un memoriale redatto dai Conservatori di Sanità nel 1759 , muoveva dalla constatazione che la torre, oramai molto distante dal mare, non era più capace di offrire un'adeguata protezione del borgo e delle attività portuali dai corsari barbareschi che commettevano razzie nell'Alto Tirreno. ... Il fortino della Foce di Viareggio, danneggiato durante la seconda guerra mondiale, fu smantellato per migliorare la viabilità della città in veloce via di sviluppo».

http://it.wikipedia.org/wiki/Fortino_di_Levante - Fortino_di_Ponente - Fortino_sulla_Foce_di_Viareggio


Viareggio (torre Matilde)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito /www.versiliaffari.com

«è di origine cinquecentesca ed è impropriamente detta "Matilde" perché erroneamente attribuita alla duchessa Matilde di Canossa, morta a Mantova nel 1115. Situata sulla sponda destra del porto-canale Burlamacca, è stata il fulcro della vita mercantile e cantieristica locale ed è uno dei pochi edifici di rilevanza storica presenti nella città. Venne costruita tra il 1534 e il 1542 dal governo lucchese per proteggere l’unico sbocco al mare dei suoi territori e per difendere il nascente borgo e i magazzini portuali. Furono impiegate per la sua costruzione bozze di pietra squadrata che si potevano ricavare dalla parziale demolizione del vecchio castello costruito nel 1172. Per finanziare i lavori fu stabilito di tassare, per sei anni, con alcune gabelle straordinarie, le merci che giungevano a Viareggio. Dalla sua sommità si salutò con colpi a salve l'arrivo dell'imperatore Carlo V, che sbarcava a Viareggio per incontrare a Lucca un emissario di papa Paolo III tra il 12 e il 18 settembre del 1541. La costruzione era terminata nel 1542 e nel 1544 vi si aggiunse un muro di fortificazione del borgo di Viareggio, sorto intorno all'approdo. Vi fu insediata una guarnigione di quindici uomini. Nel 1546-1549 vi fu costruita accanto la residenza del "commissario di spiaggia", incaricato del controllo sul borgo e sul movimento delle merci. La residenza era collegata alla torre per mezzo di un loggiato. All'inizio del Seicento la torre fu soprelevata con l'aggiunta di un campanile - rimosso nel dopoguerra - che ospitava due campane. Dopo il 1703 sulla sommità della torre fu installato anche l'orologio pubblico già collocato sulla facciata del palazzo del Commissario, per il funzionamento del quale ogni famiglia viareggina era assoggettata al pagamento di una tassa annua. Nel 1748 fu disposto che tale servizio pubblico fosse assicurato dai soldati di stanza nella torre. Frattanto la linea di costa era ulteriormente avanzata e la torre aveva perso la sua efficacia di difesa portuale, cosicché nel 1788 fu costruito un secondo fortilizio alla foce del canale.

Il 15 aprile del 1780, durante una bufera molto violenta, la torre venne colpita da un fulmine, che uccise un soldato di guardia, ma risparmiò il vicino deposito della polvere da sparo. In ringraziamento per lo scampato pericolo venne istituita la festa del "Voto del comune", soppressa nel 1808 e ripristinata nel 1821, che si tiene proprio il 15 aprile di ogni anno. Persa la sua rilevanza difensiva, la torre fu adibita a funzioni di allerta - mediante il suono delle campane, colpi di cannone, fumate o l'innalzamento di una bandiera giallo-nera - in caso di avvistamento di navi nemiche o di segnalazione di incendi, oppure di adunata della popolazione in occasioni di pubblico interesse come le vaccinazioni di massa. Dall'inizio dell'Ottocento in poi fu impiegata come carcere e, dal 1810, ospitò un telegrafo. Nel 1813, gli inglesi sbarcarono a Viareggio e occuparono Lucca per ritirarsi nuovamente sulle navi in seguito all'arrivo dei francesi, senza che la guarnigione della torre potesse opporre alcuna resistenza. Il comandante Ippolito Zibibbi fu condannato a morte, con pena poi tramutata nel carcere a vita, a causa della mancata difesa. L'episodio evidenziò la scarsa efficacia della torre quale presidio militare e rimase infatti solo come carcere. Con l'elevazione di Viareggio al rango di città per iniziativa della duchessa Maria Luisa di Borbone, fu costruita la "darsena vecchia" e si dette avvio a un intenso sviluppo edilizio, che impiegava non solo i detenuti della torre, ma anche forzati esterni che nella torre trovavano alloggio. La torre rimase luogo di detenzione sino alla seconda guerra mondiale. Oggi, riaperta al pubblico dopo i restauri avvenuti tra il 1970 e il 1980, è un contenitore culturale, prevalentemente destinato ad ospitare eventi ed esposizioni temporanee. L’edificio si articola su tre piani costituiti da vani voltati, con sottostante cisterna interrata e terrazza di copertura. I vani - di misure variabili tra i 7,70 m e i 8,90 m per un altezza di circa sei metri al culmine della volta - sono collegati da una scala in ferro e da pozzetti centrali per il rapido trasferimento di materiali».

http://castelliere.blogspot.it/2011/11/il-castello-di-domenica-27-novembre.html


Villa Basilica (resti della rocca, borgo)

Dal sito http://segnidellauser.blogspot.it   Dal sito www.contadolucchese.it

«Villa Basilica è posta a 330 m.s.m. ed è raccolta intorno alla sua antichissima Pieve di S. Maria, centro religioso di tutta la vallata. Il paese è compreso nella cerchia, in parte sopravvissuta, delle sue antiche mura, ed è sovrastato dal Palazzo del Vicario. Più in alto si notano, nella loro imponenza, i resti dell' antica Rocca. Costruita su di un'impervia roccia, ha la forma simile ad una losanga ed è di datazione incerta (sec. XII-XIII). Nell'estate de11991, dal 24 giugno al 20 luglio, è avvenuta la seconda campagna di scavi diretta dal prof. Fabio Redi dell'Università di Pisa, con la collaborazione dell'architetto Enrico Ragni e la partecipazione di giovani studiosi italiani e stranieri. I primi risultati di questa ricerca, che si protrarrà per alcuni anni, sono stati comunicati nel Convegno storico promosso 1'11 agosto 1991 dall'Istituto Storico Lucchese e saranno pubblicati sulla rivista «Archeologia Medioevale». La Rocca, prossima al l.d. San Paolo, un toponimo già esistente nel secolo VIII, è adiacente all'antica mulattiera selciata che portava in Pizzorna. Gli scavi hanno evidenziato la costruzione di mura a filaretto che, mediante due lunghe braccia, si protendevano verso il basso e circondavano l'intero abitato di Villa Basilica. Difesa su due lati da un precipizio naturale, la Rocca era caratterizzata da un torrione, la cui base ricorda quello della Fortezza di Montecarlo. Dalla parte opposta è stata localizzata una torretta secondaria, alla quale, in epoca remota, è stata tamponata una porta di accesso. Nei pressi di Barbagliana sopravvivono tracce di vecchie mura: siamo nel territorio detto Villa Vecchia, nel quale, probabilmente, è avvenuto lo stanziamento abitativo più antico della zona.

Altre frazioni del capoluogo sono Capornano, Pontoro, S. Marco e Guzzano. La strada più elevata di Villa Basilica, nota come Via di Borgo, inizia dalla parte alta della piazza della Chiesa e giunge fino alla strada che conduce alla frazione denominata Duomo, da cui si diparte la via per le Pizzorne. Vicino alla casa Saputi, oggi Cesari, un oratorio dedicato alla Madonna, nella terza domenica di giugno accoglie numeroso popolo, che, dopo la predica, era solito consumare la merenda sui pianori della vicina vallecola di Rimogno. La chiesetta di Duomo era un tempo stazione della seconda Rogazione detta della «Crocicchiola». Dal piazzale di Duomo il panorama è stupendo e la leggenda narra che da quella meravigliosa terrazza l'imperatore Carlo V restasse ammirato di fronte alla bellezza della sottostante pianura e che dicesse che essa era una continua città. ... Nel nucleo principale di Villa Basilica, da un capo della Via di Borgo, che è la più vecchia del paese e conserva resti di costruzioni medioevali e nella casa che appartenne alla famiglia Ghera una bifora romanica, si stacca Via Canale che sale anch'essa in Pizzorna. Sotto la Via di Borgo si apre la piazza della Pieve che segue la pendenza della collina e presenta un dislivello sensibile, che crea una scenografia singolare. La piazza ospita il monumento ai Caduti in guerra, opera dello scultore lucchese Carlo Angeloni; più in basso una vasca, detta comunemente «il pilone», ricavata da un unico blocco di arenaria, di forma ottagonale,rialzato su due scalini, con al centro una colonna con quattro piccoli getti d'acqua. Si tratta dell'antico fonte battesimale ad immersione tolto dalla chiesa intorno al 1815. Nella parte più alta della piazza, si erge, sopra un'alta gradinata, il Palazzo del Vicario. L 'intonaco che riveste la sua facciata risale al Sei-Settecento, ma, sotto ad esso, si celano certamente le possenti strutture medievali, simili a quelle venute alla luce in Via di Borgo».

http://www.comunevillabasilica.it/index.php?option=com_inform&view=article&id=40


Villetta (castellaccio di Bacciano)

Dal sito www.luccaterre.it   Dal sito www.luccaterre.it

«Il complesso fortificato di Bacciano è forse uno dei primi castelli collocati su rilievi in prossimità del fondovalle che costituisce il sistema più antico di difesa della Valle, come altre fortificazioni collocate a breve distanza l'una dall'altra in prossimità del fiume Serchio; la sua funzione era quindi di controllo a piccolo raggio del territorio circostante, del sistema viario e di attraversamento del fiume. Si tratta di un sistema di fortificazioni puntiforme di stretta pertinenza delle signorie locali medioevali, ovvero piccoli potentati fra loro talvolta legati da vincoli di parentela. L'accesso al complesso fortificato avviene attraverso i resti di una porta posta sul lato Sud in corrispondenza della muraglia a strapiombo sul fondovalle del fiume. L'abbandono del complesso avvenuto nel passato e la conseguente trasformazione del sito in terreno agricolo, pur introducendo sostanziali modifiche all'organismo edilizio originario non ha intaccato le strutture in profondità nel terreno che rendono possibile ripercorrere l'andamento del circuito murario e di tutte le strutture interne consentendo un'interessante lettura storica del complesso medioevale. Il nucleo di Bacciano è attualmente costituito da un agglomerato di ruderi posto su uno sperone roccioso a guardia del ponte sul Serchio. Sulla porzione sommitale sono presenti i resti di un torrione a pianta quadrangolare irregolare, una sequenza di mura e di fondazione degli edifici e della cortina muraria collegava fra di loro case e strutture militari. La porzione più evidente è costituita dai resti di un'ampia costruzione a due piani, forse l'abitazione del castellano, della quale rimane solo un muro perimetrale addossato alla parete rocciosa che sostituisce una porzione del fabbricato. Recenti scavi hanno potuto mettere in luce il sito fino ad allora ricoperto da vegetazione infestante e nascosto dal materiale proveniente dai crolli delle strutture e dagli abbattimenti per trasformare l'area in campi terrazzati ad uso agricolo.

Attualmente il toponimo di Bacciano indica un piccolo nucleo di case poco distanti dalla frazione di Villetta, originariamente invece esisteva un centro di maggiore estensione dotato di una chiesa intitolata a San Lorenzo, un convento di suore e un castelletto. Il castello, assieme alla vicina struttura fortificata della Capriola di cui sopravvivono solo pochi resti, era la sede dei signori di Bacciano, una piccola signoria locale di cui abbiamo le prime notizie certe nel 1065, e che estesero i loro possedimenti e la loro influenza sui territori limitrofi ed in particolare in quello della vicina pievania di Careggine. La fortificazione faceva parte di un sistema di presidi e di torri di controllo del territorio posti lungo il sistema viario e in particolare le strade lungo l'asse del Serchio e la valle dell'Edron, elemento di penetrazione verso le Alpi Apuane e i castelli delle consorterie alleate poste sul versante versiliese. Il castello poi, per la sua vicinanza alla via e ai ruderi del ponte medievale che superava il fiume Serchio, sembrò essere l'ideale struttura di vigilanza del passaggio, svolgendo il compito di esazione dei pedaggi. I ruderi, le ceramiche e i due denari enriciani lucchesi rinvenuti nel corso di recenti scavi archeologici, attestano fra il XI e il XIV secolo l'avvenuto incastellamento dell'area. Sebbene decadute le funzioni militari del castello le strutture rimaste, forse poco più che ruderi, poste sul bordo della strada continuarono a svolgere una qualche funzione di ricovero per i viandanti».

http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=2838&lang=it


 

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