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BARGA, castello

a cura di Mauro Mattei

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La fortezza vista dal lato sud. In basso: uno scorcio della fortezza e delle sue mura.

 

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Barga  Barga

 

Il lato  sud-ovest delle mura della fortezza  Uno scorcio del bel Duomo  Il portale del Duomo. Sull'architrave sono scolpite alcune scene della Vendemmia  Sullo stipite destro del portale del Duomo sono scolpite delle lettere greche e latine. Secondo alcuni storici rappresenterebbero un'invocazione a S. Michele, uno dei prediletti dai longobardi  Il prato alla sinistra del Duomo, chiamato "Gli Avelli", nel X secolo era il cimitero

 

Il prato alla destra del duomo era "L'Arringo"  Lato destro del Duomo. Lo sviluppo edilizio della fabbrica è ben visibile sulle pareti esterne  Il lato sinistro del Duomo  Il lato destro del Duomo  La facciata del Duomo è l'antico fianco, modificato nei secoli della prima chiesa  La prima porta del Duomo, che troviamo sul lato destro, ha un architrave scolpita da Biduino nel XII secolo che raffigura le storie di Nicola e di Adeodato


 


Epoca: la cerchia di mura che oggi delimita il castello di Barga può essere considerata del XIV secolo nonostante le modifiche successive, ma la rocca è di origine longobarda (X secolo). Nasce, a differenza di altri castelli della valle, non da una vecchia postazione di difesa (romana o dei liguri-apuani), ma intorno a una piccola chiesa (oggi il duomo), anteriore all’XI secolo. La troviamo menzionata in un documento del 998, costruita nel punto più in alto del colle e fortificata da una cinta di mura

Posizione geografica: il castello di Barga è situato su un colle a 410 s.l.m., sulla riva sinistra del Serchio, lungo le pendici dell’Appennino e sotto la vetta del monte Giovo, giusto di fronte alle alpi Apuane. Una di queste montagne, il Monte Forato, è ben visibile dalla rocca e al tramonto, nelle giornate di cielo limpido, guardando in quella direzione, possiamo assistere a uno spettacolo unico: il sole all’orizzonte scompare dietro la vetta per poi riapparire improvvisamente, dopo qualche minuto, dal grande buco nella montagna.

Come arrivarci: da Lucca (40 Km) si prende la provinciale Lodovica, in direzione di Castelnuovo, lungo la riva destra del Serchio. Dopo circa 34 km, in località Bolognana, si trova un incrocio al quale si svolta a destra per seguire l’indicazione Barga (6 km).

Da Aulla (68 km) e da Reggio Emilia (125 km) percorrendo strade di montagna, occorre seguire le indicazioni Lucca. Arrivati a Castelnuovo Garfagnana, si prende la stessa provinciale Lodovica in direzione di Lucca, fino alla località Ponte di Campia. Qui si abbandona la provinciale e si imbocca il ponte sulla sinistra. Alla fine del ponte si trova un incrocio al quale si svolta a sinistra per seguire l’indicazione Barga.

Dall’Abetone (58 km) si percorre la statale 12 del Brennero. Dopo Bagni di Lucca, in località Chifenti, si svolta a destra per seguire le indicazioni Barga. Giunti all’inizio di Fornaci di Barga (5 km), si trova un incrocio dove si svolta a sinistra sempre in direzione Barga.

Stato di conservazione: il Duomo e il Palazzo Pretorio, situati all’interno della rocca, sono perfettamente conservati; le mura della rocca non hanno più i merli, ma sono intatte; le mura di cinta del castello sono visibili solo in alcuni tratti. Il tratto che si è meglio conservato è situato presso Porta Mancianella. Le arcate dell’antico acquedotto (XV secolo), in alcuni tratti hanno bisogno di un restauro.

Come visitarlo: la rocca e il Duomo sono sempre visitabili, mentre Palazzo Pretorio (al suo interno ospita il Museo Civico del Territorio) è visitabile da giugno a settembre con orario 10:00-12:30 e 14:30-17:00. Per ulteriori informazioni: www.comune.barga.lu.it oppure www.paginesi.it/psired.asp.

  

Cenni storici

Il castello di Barga si è sviluppato intorno a una piccola chiesa fortificata da robuste mura merlate, che offrivano riparo in caso di pericolo alla popolazione del piccolo borgo. Non sappiamo con precisione l’anno di edificazione della chiesa, oggi divenuta il Duomo di S. Cristoforo, ma la troviamo citata in un documento longobardo del 998. I documenti ritrovati purtroppo arrivano solo ad alcuni anni prima, quando nel 983 la famiglia longobarda dei Rolandinghi, ottenne dal vescovo di Lucca, Teudogrimo, Barga in feudo tramite un allivellamento. Durante il marchesato della Toscana, i Ronaldinghi riuscirono a ottenere dalla contessa Matilde di Canossa dei privilegi, consistenti in autonomie amministrative, esenzioni fiscali e proprietà demaniali. Queste prime autonomie di Barga furono poi riconfermate anche dall’imperatore Enrico IV e dai suoi successori, rendendo Barga comune libero al pari di Lucca,  cosa che procurerà molti attriti fra i due comuni. Alla morte di Matilde, Barga passò sotto il protettorato papale e quando Gregorio IX entrò in conflitto con l’imperatore Federico II, i Ronaldinghi con altri nobili della Garfagnana, il 24 e 25 ottobre del 1227, si riunirono nella chiesa di S. Maria di Pugnano in Pisa e giurarono fedeltà al papa, davanti al Nunzio Apostolico Cinzio inviato dallo stesso papa, per contrastare l’avanzata dei lucchesi nelle sue terre. Barga divenne così nemica di Lucca e i due comuni iniziarono a fronteggiarsi, Barga per salvare la sua libertà e Lucca per estendere il suo dominio.

Nel 1230, tentando di catturare Cinzio, ospite del castello, i lucchesi assediarono Barga senza riuscire ad espugnarla, e quando arrivarono i pisani mandati in soccorso dal papa, furono sconfitti e costretti alla ritirata. Due anni dopo, i lucchesi riprovarono a conquistare Barga, ma ancora una volta furono sconfitti dai barghigiani aiutati dai pisani, che inviarono 800 cavalieri al comando di Bozo Buozi e dai Cattanei di Garfagnana, intervenuti con 2000 fanti. Nonostante queste sconfitte, nel 1248  i lucchesi, offrendo aiuto e soprattutto denari a Federico II,  riuscirono a estendere il loro dominio su tutta la Garfagnana, e per amministrare una cosi vasta area la suddivisero in «Vicarie». Nel 1272 infatti costituirono la Vicaria di Barga. Nonostante l’importante ruolo datoli, i barghigiani, non abbandonarono mai i loro ideali di libertà e indipendenza politica e commerciale, continuando nei loro commerci con le città nemiche di Lucca. Nel 1298 furono scoperti a contrabbandare merci con Firenze: per punirli i lucchesi abbatterono loro le mura del castello.

Durante il XIII secolo, i barghigiani vollero abbellire il duomo, con un prezioso ornamento: un pulpito marmoreo, uno dei più belli della Toscana attribuito a Guido Bigarelli di Como.

Il pulpito è sorretto da quattro colonne di marmo rosso. Le due anteriori poggiano su dei leoni  che con gli artigli afferrano un drago (leone lato destro) e un uomo che pugnala lo stesso leone (leone lato sinistro). La cassa del pulpito, di forma rettangolare, ha tre facce decorate con intarsi e bassorilievi che narrano la nascita di Gesù. Sul lato sinistro è raffigurata una sola figura, il profeta Isaia, giusto nella facciata frontale. In quella rivolta verso l’ingresso sono raffigurate  l’Annunciazione e la Natività, mentre sul lato destro sono rappresentati gli Evangelisti e l’Adorazione dei Magi. Quest’opera d’arte venne realizzata in tempi difficili e poveri, ma più bello e grande era il Duomo, più la comunità considerava importante il loro Comune.

Alcuni secoli dopo il Pascoli, durante il suo soggiorno a Barga, scrisse:

«Al tempo dei tempi, avanti il Mille,

 i barghigiani campavano rosicchiando castagne,

 e fecero il Duomo. Dicevano: in casa mia ch’io

salti anche da un travicello all’altro; benedetta

libertà. Ma il Duomo ha da essere grande,

col più bel pulpito di marmo che si possa

vedere e “col più forte dei santi” dicevano:

“piccolo il mio, grande il nostro”».

 

Fin dalle origini, i barghigiani considerarono il Duomo il simbolo proprio di libertà e indipendenza. All’inizio del Mille, la piccola chiesetta fortificata divenne anche il luogo dove la comunità si riuniva in assemblea per discutere questioni importanti, sia economiche che politiche. Le prime assemblee vennero tenute sul prato alla destra della chiesa, chiamato ancora oggi l’Arringo, in seguito questo parlamento, iniziò a riunirsi dentro la chiesa. Allo sviluppo demografico del borgo corrispose uno sviluppo edilizio di questa chiesetta tale da trasformarsi quasi in cattedrale. Con un primo ampliamento risalente al XII secolo venne spostata la porta d’ingresso; con un secondo, certamente del XIV secolo, furono alzate le navate laterali e allungata la chiesa. Con un terzo ampliamento (XVI-XVII secolo) vennero costruite le due cappelle laterali.

Alla morte di Castruccio, signore di Lucca, avvenuta il 3 settembre 1328, per difendere la sua libertà e non cadere nelle mani dei pisani, Barga si alleò con i Fiorentini: un’alleanza che durerà fino all’Unità d’Italia. Ancora oggi Firenze e Barga sono legate da vincoli di amicizia. Tutti gli anni sull’Arringo della fortezza, cioè il prato che divide il Duomo da Palazzo Pretorio, fra i balestrieri fiorentini e quelli lucchesi si svolge una gara di tiro con la balestra. I fiorentini, dopo aver stretto allora l’alleanza con Barga, inviarono nel castello proprie truppe e un commissario, il «Podestà», funzione che amministrò la legge e la città dal 1341 al 1859. Con l’arrivo dei fiorentini, i Barghigiani costruirono nella fortezza, alla destra del Duomo, Palazzo Pretorio, oggi sede del Museo Civico. Nei sotterranei vennero ricavate le prigioni, rimaste attive fino al 1923. In esse venivano rinchiusi i condannati a pene lievi. I condannati a morte venivano invece giustiziati sull’Arringo. Per questo motivo i barghigiani iniziarono a chiamarlo anche «il Prataccio». Il resto del palazzo venne usato dal Podestà per amministrare Barga. Nella stanza d’ingresso, la più grande, il Podestà dava udienza al popolo e giudicava i condannati. Sulla parete di fronte alla porta d’ingresso troviamo un dipinto raffigurante la Vergine assunta in cielo, con accanto S. Cristoforo (patrono di Barga) e S. Arsenio (venerato a partire dal 1521). Sotto l’affresco è riportata una scritta in latino ad invocare la protezione divina sul popolo e sulla giustizia.

«Raccomando a te, o vergine che sali al cielo,

il popolo bargeo e i suoi padri,

il quale fin dall’antichità ci scelse protettori insieme a te.

Cosi, col tuo aiuto mai la nostra giustizia possa fallire».

 

All’esterno del palazzo, sul muricciolo che divide le scale esterne conducenti al carcere e alla loggia del palazzo, troviamo ancor’oggi l’antiche misure in uso a Firenze in quel periodo. Per la lunghezza vigeva il «Braccio fiorentino»». Sul lato destro la tabella riporta anche le misure dei «Coltelli»; per le quantità lo «Staio fiorentino» e il «mezzo Staio». L’alleanza con Firenze, stipulata il 31 gennaio 1331, non servì ad allontanare le guerre dal castello. Appena un anno dopo i lucchesi tornarono ad assediarlo, e questa volta lo espugnarono costringendo i barghigiani a sfilare davanti a loro in ginocchio e con le corde al collo, infliggendo la più grande umiliazione subita dai barghigiani nella loro storia.

Il castello di Barga venne assediato di nuovo nel 1352, da Francesco Castracani signore di Coreglia, sostenuto dal Visconti, nemico di Firenze, e nel 1363 dai pisani entrati in guerra con i fiorentini. Ma in entrambi i casi riuscirono a liberarsi grazie all’aiuto dei Fiorentini.

Tra il 1437-1438 il castello subì un ultimo grande assedio, quello perpetrato da Niccolò Piccinino, capitano di ventura al servizio dei Visconti. Ma anche questa volta l’intervento fiorentino risultò decisivo per il fallimento. Nella battaglia svoltasi sotto le mura fu ferito e catturato anche Lodovico Gonzaga, il figlio del duca di Mantova, alleato col Visconti.

Nel 1830, per esigenze dell’urbanizzazione dell’epoca, in alcuni tratti furono abbattute le mura e una delle tre porte d’accesso al castello, Porta Borgo, mentre un’altra, Porta Macchiaia, venne ridotta di dimensioni.

L’unica porta rimasta intatta fino ai nostri giorni è Porta Mancianella (o Porta Reale).

            

       

© 2006 Mauro Mattei. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

    


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