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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI LECCE

in sintesi, pagina 2

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Neviano (castello)

Dal sito www.salentoviaggi.it   Foto di carlom, dal sito http://rete.comuni-italiani.it

  

«Il castello dell'epoca seicentesca (XVII sec.) è testimonianza delle vestigia degli Orsini del Balzo, autentico baluardo difensivo atto a scongiurare probabili insidie provenienti dalle vallate sottostanti. Demolito in parte perché dichiarato pericolante oggi il complesso architettonico è una proprietà privata, condivisa fra diversi cittadini, adibita a deposito per le sue ampie sale. Poco conosciuto e valorizzato il castello nevianese viene utilizzato per allestire durante il periodo natalizio un tradizionale Presepe Vivente» - «Il primo nucleo del castello fu voluto nella prima metà del XV secolo da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo per difendere l'abitato dalle incursioni nemiche provenienti dal mare e dalle vallate circostanti. Subì radicali trasformazioni nel corso del Seicento, con l'aggiunta di nuovi vani, ed era circondato da un fossato. L'edificio presenta tutti gli elementi tipici delle fortezze; è infatti dotato di piombatoie, feritoie e termina con una cornice sostenuta da beccatelli. L'interno ospita ampie stanze distribuite su due piani. Parte della struttura fu demolita negli anni Settanta del Novecento perché ritenuta pericolante. Oggi il complesso architettonico è di proprietà privata».

http://www.comunenevianodilecce.it/nevianoweb/luoghi-da-visitare - http://castelliere.blogspot.it/2017/11/il-castello-di-martedi-7-novembre.html


Nociglia (palazzo baronale)

Foto di Lupiae, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.ilgallo.it   Dal sito www.lacasalingaideale.net

  

«Il palazzo baronale di Nociglia fu edificato alla fine del XVII secolo, accanto ai resti del castello cinquecentesco. Presenta una fastosa facciata con un elegante portale e un balcone di gusto settecentesco. è stato restaurato da pochi anni ed è visitabile. Caratteristico è l'annesso giardino pubblico che si affaccia sulla piazza principale del paese e che è destinato ad uso culturale e ricreativo».

http://www.salento.it/comuni/nociglia


Nociglia (torre e altri resti del castello cinquecentesco)

Dal sito www.comune.nociglia.le.it   Dal sito www.annuaire-mairie.fr

«Entrando oggi a Nociglia dalla strada che conduce a Supersano, si viene colpiti da un lungo viale, sembra un lungomare, che si affaccia su un uliveto. Proseguendo per il Centro storico si viene colpiti dal castello appena restaurato, che un tempo apparteneva ai Gallone i quali, sicuramente, a loro volta lo ricostruirono su un impianto ancora più antico. Dell'impianto originale, infatti, oggi resta solo la Torre centrale, il resto è sicuramente databile al 600. Il castello è molto particolare: entrando nel suo cortile adibito a villa comunale si possono notare le antiche mura, la torre i balconi le antiche cantine che sicuramente un tempo hanno contenuto del vino, si sente ancora l'essenza avvicinandosi. Particolari sono anche i ponti ad archi che conducono alla torre, le scale e la pulizia del luogo».

http://www.japigia.com/le/nociglia/index.shtml?A=nociglia_1


Noha (castello baronale, torre di avvistamento)

Dal sito www.noha.it   Dal sito www.noha.it

«Casa Baronale (ex Castello del 1500). La struttura come attualmente si presenta, è il risultato di una riconversione dell’antico castello o casa baronale del 1500 in masseria fatta eseguire nel 1700. Fra’ Leandro Alberti che vide il Castello, in una sua opera del 1525 Descrittione di tutta Iʹltalia, lo ricorda come il fortissimo Castello di Noia posto in forte loco. Nel ritaglio di mappa appartenente ad un documento pubblicato su Dinamiche Storiche di un’area del Salento di Cazzato-Costantini-Zacchino ..., si può notare la configurazione di una struttura fortificata con la presenza di quattro bastioni agli angoli.

Torre medievale (XIV secolo). Ultima testimonianza del castello di Noha, struttura del 1500 e antecedente la Casa Baronale. La torre attualmente è ancora inserita nel contesto della stessa proprietà privata della Casa Baronale. Conserva all’interno del 1° piano i meccanismi per il ribaltamento della porta che funge anche da ponte per unire la torre al passaggio retto su un arco a sesto acuto. è realizzata con conci di tufo regolari, resiste all’incuria della proprietà e del tempo malgrado evidenti lesioni sul muro lato ovest».

http://www.noha.it/public/NOHA%20-%20Beni%20Culturali/NOHA%20-%20Beni%20Culturali%20CAPITOLO%205.pdf


Novoli (palazzo baronale)

Dal sito http://rigenerazione.regione.puglia.it   Il cortile del palazzo baronale, dal sito http://89.31.74.204/valledellacupa/   Dal sito www.comune.novoli.le.it

   http://castelliere.blogspot.com/2010/10/il-castello-del-giorno_18.html

«Fu edificato agli inizi del XVI secolo dai baroni Mattei, legando così la sua storia alle vicende di questo casato che detenne il territorio per ben due secoli, dal 1520 al 1706. Testimonia sicuramente ciò l'edificazione del castello, fatto costruire da Paolo Mattei proprio in seguito all'impossessamento del feudo novolese; l'edificio divenne, successivamente, sede di una ricca biblioteca ad opera di Alessandro Mattei II noto come "grande umanista e mecenate", il quale ospitò nel Palazzo Baronale il filosofo e medico di Leverano Girolamo Marciano che si servì della Biblioteca del Conte ("ricchissima di tanti libri che non ha pari nella provincia") per completare la sua Descrizione di Terra d'Otranto. Verso la metà del '600 il palazzo fu ampliato e modificato, mentre le ultime trasformazioni furono volute dall'ultimo dei discendenti del Casato Mattei (il pronipote Alessandro III) che fece costruire, nel 1700, una passeggiata scoperta nel cortile e la fontana opera di Giuseppe Cino (tutt'ora visibile all'interno del palazzo, al piano superiore). All'interno del castello, infine, sono rimasti agli angoli di una sala, alcuni stemmi di famiglie che hanno soggiornato: Della Torre, Pepoli, Malvezzi. Il quarto è andato perduto».

http://www.comune.novoli.le.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=22


Otranto (castello aragonese)

a c. di Lucia A. Buquicchio

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Carmen Palmiotta (https://www.facebook.com/carmen.palmiotta)   Foto di Carmen Palmiotta (https://www.facebook.com/carmen.palmiotta)   Foto di Carmen Palmiotta (https://www.facebook.com/carmen.palmiotta)  --  Foto di Antonio Federici (https://www.facebook.com/antonio.federici.39)  -- 

Foto di Claudia Giannoccaro (https://www.facebook.com/claudia.giannoccaro)   Foto di Claudia Giannoccaro (https://www.facebook.com/claudia.giannoccaro)   Foto di Claudia Giannoccaro (https://www.facebook.com/claudia.giannoccaro)


Otranto (resti della torre del Serpe)

Dal sito www.salentoviaggi.it   Dal sito www.sea-seek.com

«Sulla vicina scogliera a sud di Otranto si alza da secoli questa costruzione, un dì perfettamente cilindrica, che storici, cronisti e poeti di ogni tempo ricordano costantemente come simbolo della Città e della sua nobile Terra. Si ritiene edificata in epoca romana, come "faro ad olio" per i navigli di transito sul nostro mare, ai quali indicava l'ultimo seno dell'Adriatico. A conforto di ciò si può benissimo asserire che tale Torre non può confondersi con le numerose torri costiere di vedetta, sia perché differente da esse per struttura e forma (nessuna delle torri di vedetta infatti, sorte pur dopo, sui nostri litorali per l'avvistamento e la segnalazione di arrivi pirateschi, ha interamente forma cilindrica e base visibilmente poderosa come questa); sia perché nessun cronista l'ha mai indicata o ritenuta come tale; sia perché le torri di vedetta furono disposte lungo gli orli marini, come si può ancora notare, in vista una dell'altra per un immediato, vicendevole avviso di allarme, e qui in Otranto, proprio ai due estremi costieri a sud e a nord della città, provvidero a questo scopo la Torre dell'Orte, prima vedetta a sud, di poco più in là della nostra Torre del Serpe, e la Torre S. Stefano, prima vedetta a nord della Città: entrambe bene in vista una dell'altra; sia per quelle finestre capaci che oggi si individuano solo in numero di due, aperte nella nostra torre proprio dalla parte del mare, ubicate a varia altezza con orientamento girante, come a scrutare l'intero quadrante dell'orizzonte marino».

http://www.otrantoinforma.com/monumenti.html (a cura di Antonio Corchia)


Otranto (ruderi della torre Fiumicelli)

Dal sito www.japigia.com   Dal sito www.japigia.com

«Comunemente nota anche come Torre Mozza in quanto ridotta ormai ad un rudere, la piccola costruzione sorge attualmente a livello del mare, pur essendo stata costruita su uno sperone roccioso posto a ben 5 m di altezza. L’impianto è a base quadrata tronco piramidale nel quale si apriva un ambiente al piano terreno e uno, ormai completamente crollato, al piano superiore sul quale si impostava la piazza d’armi. Edificata a partire dalla seconda metà del XVI sec. si presenta in cattivo stato di conservazione a causa dell’adiacenza al mare».

http://www.salentoviaggi.it/comuni/otranto/torre_fiumicelli___417.htm


Otranto (ruderi della torre Santo Stefano)

Dal sito www.torrimarittimedelsalento.it   Dal sito www.comune.otranto.le.it

«Torre Santo Stefano è una torre sita poco più a nord di Otranto. La torre ha dato il nome alla località e alla baia che sorge in quel punto. Edificata a partire dal 1567 dal maestro leccese Paduano Baxi fu parzialmente distrutta durante la II guerra mondiale e oggi rimangono in piedi solo due lati contrapposti. La costruzione è in blocchi regolari di carparo».

http://www.salentolive.it/index.php?option=com_content&view=article&id=69&Itemid=453


Otranto (torre dell'Orte, torre Badisco)

Torre dell'Orte, dal sito www.torrimarittimedelsalento.it   Torre dell'Orte, dal sito it.wikipedia.org

  

«La torre dell'Orte è una torre costiera situata sul litorale salentino a sud di Otranto, nei pressi di Capo d'Otranto, il punto più orientale d'Italia. I lavori di costruzione iniziarono nel 1565 ad opera dei maestri Cesare D'Orlando, Tommaso Vangale e Cola D'Andrano, e la forma era troncopiramidale con lato di 16 metri ed è interamente costruita in carparo, con spigoli rinforzati da bugne dello stesso materiale: l'accesso avveniva da monte come in tutte le torri costiere. Nel 1826 la struttura difensiva venne incorporata nella masseria omonima di cui fungeva da magazzino. La torre era in comunicazione con la torre del Serpe, a nord e a sud con torre Palascia, oggi crollata» - «Torre Badisco era una torre costiera con funzioni difensive che sorgeva nei pressi della località di Porto Badisco. Della struttura, costruita intorno al 1500 da Carlo V, non ne rimangono tracce».

http://www.salentolive.it/index.php?option=com_content&view=article&id=71&Itemid=354 - http://www.salentolive.it...=357


Otranto (torre Palascia)

Dal sito www.ambienteambienti.com   Dal sito www.iltaccoditalia.info

«Il faro della Palascìa è noto anche come Capo d’Otranto in quanto è il punto più orientale della penisola italiana. Il faro chiude l’incantevole Baia delle Orte e segna il punto di inizio, per salinità e profondità, del Mar Ionio. Il nome sembrerebbe derivare dalla presenza in zona di qualche chiesa rupestre nella quale era venerata la Panagìa, ossia la Vergine. Il faro sorge poco distante da dove, fino al XIX sec., sorgeva una torre di avvistamento (m. 82 s.l.m.) edificata nel corso del Medio Evo, visto che nel 1569 risulta ancora funzionante e agibile. Scarse le notizie nel corso del Seicento, si sa solo che era attendente alla torre un certo Antonio da Minervino, caporale, mentre da fonti del 1725 risulta ormai in disuso e inabitabile. Probabilmente l’esposizione agli agenti atmosferici, all’acqua e ai potenti venti che sferzano il Canale d’Otranto ne determinò un rapido deterioramento, tanto che nel 1825 viene riportata in pessimo stato e ridotta ormai ad un rudere. Della vecchia torre ormai non rimane alcuna traccia. I resti probabilmente sono stati impiegati per l’erezione dei muretti a secco che caratterizzano il paesaggio circostante. Nel 1867 fu costruito ed attivato l’attuale faro, posto poco più in basso rispetto alla torre di avvistamento. Fino agli anni Sessanta del Novecento il faro era alimentato a petrolio, successivamente arrivò la luce elettrica e furono pertanto costruiti gli ambienti per le famiglie dei guardiani del faro. Rimasto in disuso per diversi anni, attualmente il Faro della Palascìa è stato ripristinato con un potente fanale a cellula solare, diventando un interessante esempio di archeologia industriale. Il Faro della Palascìa è ogni anno meta di un numero crescente di turisti e ben rappresenta l’”Alba dei Popoli”, iniziativa che vede Otranto al centro di interessanti celebrazioni tra dicembre e gennaio».

http://www.salentoviaggi.it/comuni/otranto/faro_di_punta_palasc%C3%ACa_%2...


Otranto (torre Pinta)

Dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.comune.otranto.le.it

«Il territorio salentino vanta numerosi esempi di torri colombaie, diffusesi, per la maggior parte, nel XVI secolo d.C. Poco fuori da Otranto, verso sud, nella "Valle delle Memorie", ricca di olivi contorti e d'insediamenti rupestri, si erge una collina sulla cui cima si innalza fiera "Torre Pinta", una torre circolare che sovrasta il paesaggio circostante. Essa rappresenta un esempio di torre colombaia, edificata su un insediamento di epoca precedente, forse cristiano, data la pianta a croce latina regolare. I tre bracci corti della croce sono orientati a Ovest, a Est e a Sud, mentre la buia galleria, lunga 33 metri, che corrisponde al braccio lungo della croce, è orientata verso Nord. Tutte le nicchie e l'ampio corridoio dal basso soffitto, presentano profonde incisioni provocate dalle unghie dei colombi. Se si osserva con più meticolosità, si noteranno alcuni particolari che rimandano direttamente alla cultura messapica: un forno utilizzato per la cremazione o per i sacrifici, centinaia di cavità adoperate come urne cinerarie e un sedile in pietra collocato lungo le pareti, utilizzato da questo popolo, secondo la loro usanza, per deporre i defunti seduti. L'origine messapica di tale struttura costituisce oggi l'ipotesi più accreditata. La scoperta di questo ipogeo, avvenuta nell'agosto del 1976, è attribuita all'architetto milanese Antonio Susini, il quale affermò con certezza che le numerose cellette esistenti ospitavano piccioni, allevati dai proprietari della vicina masseria. La posizione strategica del sito conferma la supposizione che si trattasse di colombi viaggiatori, al servizio del comando militare borbonico di presidio in Terra d'Otranto. "Avessimo trovato un vaso, una moneta, un'incisione", affermò Susini. "Invece nulla. Un fatto incredibile, tanto più se si pensa che le centinaia di nicchie scavate in ordini sovrapposti lungo tutte le pareti e nella volta debbono aver custodito altrettante urne cinerarie". Se ci si sofferma a studiarne tutte le particolarità, si noterà certamente che i loculi originari arrivano fino alla volta. Se ne aprono poi altri, più recenti. La torre vera e propria risale al Medioevo, ma ha subìto successivi rifacimenti. Tale parte è sicuramente quella meno antica ed è caratterizzata da guglie orientali di ispirazione saracena, sulle quali, in passato, furono collocate le palle turche. Essendo il sito di proprietà privata, si può visitare chiedendo il permesso alla proprietaria».

http://www.comune.otranto.le.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=9&nome_modulo_corrente=monumento&i=1&parola_chiave=


Otranto (torre Sant'Emiliano)

Dal sito www.comune.otranto.le.it   Dal sito www.otrantooggi.it

«Essa si innalza su uno sperone alto e roccioso della costa, dominando un vasto panorama, e rappresenta la prima torre della serie piccola a sud di Otranto, che è realizzata con pietrame non regolare nel XVI sec., ha una base troncoconica con lieve scarpa e misura 9 metri di diametro. Attualmente questa torre è in cattivo stato di conservazione, ha ancora una porta di accesso e comunica visivamente con il faro di Capo di Otranto a nord e con la torre di Porto Badisco a sud. Era una torre non armata e svolgeva una funzione di avvistamento e di sentinella, attraverso l'utilizzo di una serie codificata di segnali. In genere le torri denominate con nomi di santo testimoniano l'esistenza, nelle loro immediate vicinanze, di una chiesetta o di un casale omonimo: ed è il caso pure della torre di Santo Emiliano, sorta in prossimità del luogo dove esisteva una grancia del monastero basiliano di S. Nicola di Casole».

http://www.legambienteotranto.it/legambiente/visite-guidate.php#emiliano


Palmariggi (castello aragonese)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://castelliere.blogspot.com

   http://castelliere.blogspot.com/2010/10/il-castello-del-giorno_18.html

«Il castello sorge nel centro storico del paese, in piazza Garibaldi. Fu fatto riedificare da Alfonso d’Aragona sui ruderi del fortino di San Nicola a partire dal 1485, dopo la fine delle incursioni dei turchi. Dell'imponente mole rimangono solo due robusti torrioni circolari casamattati collegati da una cortina; l'edificio era originariamente a pianta quadrata, con agli angoli quattro torri (tre circolari e una quadrata) che ne garantivano la difesa. Il castello faceva parte, probabilmente, di un ampio sistema difensivo destinato a proteggere la vicina città di Otranto dagli attacchi nemici dall'entroterra. Nel XV secolo, epoca di costruzione dell'edificio, Otranto rivestiva un ruolo importantissimo nella duplice veste di porto e capoluogo del territorio. La ristrutturazione del Vernazza nel 1724, interessò parte delle mura e della piazza d'armi e portò alla costruzione del palazzo del Municipio. Negli anni del dopoguerra (1946-56) venne colmato il fossato, distrutto il ponte levatoio preesistente e furono abbattute alcune parti dell'edificio in stato di degrado che ne compromisero definitivamente l'aspetto originario. Attualmente alcuni edifici sono adibiti a sede della Proloco di Palmariggi».

http://castelliere.blogspot.com/2010/10/il-castello-del-giorno_18.html


Parabita (castello)

Dal sito www.comune.parabita.le.it    Dal sito www.heavensroom.com   Foto di Aldo, dal sito www.ilmiosalento.com

https://it.wikipedia.org/wiki/Parabita#Architetture_militari

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Margherita Maggiore, cuba49@yahoo.com, castello di Parabita

«"Un bel castillo al cabo alto de la tierra, fuerte y de buena habitacion".Così lo descrive nell'Apprezzo della Terra di Parabita D.A. Sabatino, archivista reale, nel 1678. Realizzato nel tardo medioevo, il castello è stato oggetto nel tempo di ristrutturazioni e restauri che poco han lasciato delle originali caratteristiche angioine. Nei primi anni del 1500 il feudatario di Parabita Francesco del Balzo, conte di Ugento, ospitò le truppe francesi di Francesco I che combattevano gli spagnoli dell'imperatore Carlo V insediati a Gallipoli. Nel 1528 vi fu una storica battaglia contro i gallipolini guidati da Pirro Castriota, il quale sconfisse i francesi usciti dal castello di Parabita. In virtù di tale vittoria Pirro Castriota si trovò acquirente del feudo parabitano. è quasi certo che l'architetto copertinese Evangelista Menga, su incarico dallo stesso Pirro, nel periodo 1540-1545, cominciò a modificarlo, riproponendolo con caratteristiche più vicine alla residenza che a baluardo fortificato, contribuendo comunque al suo rafforzamento sostituendo i vecchi torrioni circolari con i nuovi bastioni, cosiddetti "alla moderna", a pianta lanceolata. L'attuale soluzione è dovuta agli architetti Avena di Napoli e Napoleone Pagliarulo di Parabita che nel 1911, su incarico dell'allora proprietario Raffaele Elia, hanno definitivamente modificato il maestoso maniero rendendolo più gradevole dal punto di vista estetico. è stata dedicata molta attenzione agli ambienti abitativi e di rappresentanza, che si sviluppano in altezza in modo maggiore rispetto ai secoli precedenti, quando l'aspetto più tozzo e le mura più alte meglio si confacevano alla sicurezza dei residenti. Lo stesso inserimento di nuove merlature hanno segnato il tramonto definitivo del vecchio maniero angioino».

http://www.viaggioadriatico.it/ViaggiADR/rete_interadriatica/beni/catello-di-parabita


Parabita (palazzi)

Dal sito www.comune.parabita.le.it   Dal sito www.comune.parabita.le.it

«Palazzo Lopez Y Royo, Palazzo De Ramis, dal bellissimo bassorilievo al cui centro vi è lo stemma del Casato e, ai lati, la deposizione di Cristo a sinistra e l'Annunciazione a destra. Entrambi questi Palazzi furono dimora di nobili famiglie Spagnole, giunte a Parabita in seguito alla vittoria di Pergolaci. Palazzo Vinci, a cui si ha accesso da un bel portale che sembra, per la fattura, essere coevo di quello di Palazzo Castriota, presenta in facciata una bella Loggia bipartita da due archi a tutto sesto, sorretti da un pilastro centrale, tipologia comune a molti Palazzi del centro storico e che ritroviamo nel Palazzo Seclì, nel Palazzo Serino ed in altri. ... È il secolo del barocco che a Lecce e provincia ha la sua culla. Le costruzioni si arricchiscono di decorazioni sia interne che esterne, i palazzi abbondano di particolari immagini e figure scolpite sulle facciate, sui portali, sulle mensole. È il caso di Palazzo Ardito, sulla cui facies vi è una fuga di mensole fra le quali, precisamente in quella d'angolo, vi è scolpita l'immagine Apotropaica del diavolo. La leggenda dice che fu realizzata per scacciare gli influssi malefici che impedivano la costruzione del balcone, in realtà era un'usanza dell'epoca, come si può notare sulle facciate di molti Palazzi Barocchi, far scolpire questi mascheroni contro i malefici».

http://www.comune.parabita.le.it/citta_territorio/storia.php


Patù (castello)

Uno scorcio di Patù, dal sito http://lecortidibegio.com   Palazzo Romano, sede del Museo Archeologico "Liborio Romano", nella foto di Pantaleo Ciullo, dal sito www.torrevado.info

«Da Piazza Indipendenza percorriamo un piccolo tratto di Via Giuseppe Romano sino ad incrociare, sulla sinistra, via Silvio Pellico dove, superata la prima curva, si incontra sulla destra l'ultimo dei quattro torrioni angolari che, uniti da cortine, costituivano le mura del Castello. La fortificazione è della prima metà del '400. Le mura erano circondate da un fossato in parte interrato, in parte convertito in giardino. Il Castello, andato totalmente distrutto, fu spesso rifugio per la popolazione durante le incursioni piratesche».

http://www.sipuglia.com/scheda_itinerario.php?id_prodotto_itinerario=755


Patù (le "Centopietre")

Dal sito www.otranto.biz   Dal sito www.sangregorio.it

«è una singolare costruzione di forma rettangolare composta da cento grossi blocchi tufacei squadrati e situata proprio di fronte all’ingresso principale della chiesa di San Giovanni Battista in Patù. Nel 1873 è stata dichiarata Monumento nazionale di seconda classe. Queste le dimensioni: lunghezza mt. 7.20, larghezza mt. 5.50, altezza mt. 2.60. La copertura è a due spioventi. Due attualmente gli ingressi, uno sul fronte sud e l’altro sul fronte est. La Centopietre è un monumento del IX secolo d.C., però è stato realizzato con monoliti risalenti a Vereto, ovvero con materiale di spoglio di questa antica città messapica. All’origine la Centopietre fu una tomba senza accessi, un monumento funebre, un heroon. Infatti con tutta probabilità venne costruita per accogliere le spoglie mortali del barone Geminiano. Questa la celebre vicenda: Vereto nel corso del IX secolo subiva continui attacchi da parte dei Saraceni che volevano a tutti i costi attestarsi sul Capo S. Maria di Leuca e da qui continuare l’occupazione dell’intero Salento. In aiuto di Vereto giunse un grosso esercito inviato dal re di Francia Carlo il Calvo. Alla vigilia di un terribile scontro tra Cristiani e Saraceni, che avevano preso posizione nella piana di Campo Re ai piedi della collina di Vereto, dai Cento Pietre cristiani venne inviato il Cavaliere Geminiano come messaggero di pace presso il campo nemico; qui il nobile cristiano venne barbaramente trucidato, scatenando così la famosa battaglia del mitico 24 giugno 877, giorno appunto dedicato a S. Giovanni Battista. In questo scontro i Cristiani ebbero la meglio e riuscirono a strappare ai Saraceni il Corpo dell’infelice Geminiano. La Centopietre, così, sarebbe stata costruita in quell’occasione per dare degna sepoltura al martire cristiano. Alcuni secoli dopo, tra il XIII e il XIV secolo, l’heroon è stato trasformato in thémenos cristiano, luogo di preghiera e di meditazione. A questi stessi secoli risalgono gli affreschi in stile bizantino eseguiti sulla parete interna ovest e dei quali ormai restano solo pallide tracce».

http://www.torrevado.info/salento/cento-pietre.asp


Pescoluse (masseria fortificata de Terramascia)

Foto Roberto Negro, dal sito www.salveweb.it

«è una di quelle masserie che possiamo definire della “fascia costiera”. Si trova infatti a meno di un chilometro dal mare, nei pressi dell’abitato della marina di Pescoluse dove, fino agli inizi del secolo scorso, in alcuni periodi dell’anno, il lavoro nei campi era ostacolato dal pericolo di infezioni malariche causate dalla vicinanza della palude “Conca della rena”. Attualmente questa masseria viene utilizzata come residenza estiva».

http://www.salveweb.it/masserie.htm


Pescoluse (torre della masseria fortificata Purgine o Borgin)

Dal sito www.masseriaborgin.it   Dal sito www.masseriaborgin.it

«è una struttura privata, che si trova sulla collina della marina di Pescoluse ad 1 Km. dalla spiaggia e a 2 Km. dal Comune di Salve; immersa tra il verde della campagna, e l'azzurro del mare, contornata da alberi di olivo secolari e dalla splendida macchia mediterranea, che si estende per una superficie di circa 30.000 mq. domina con la sua torre cinquecentesca, tutto il paesaggio sottostante che va dalla marina di Torre Vado sino a quella di Torre Pali. Interamente ristrutturata, conservando le caratteristiche rurali del posto, tipiche della splendida penisola salentina, è composta da sette appartamenti indipendenti, arredati in stile classico che si affacciano nella prima corte, dove vi è un antico forno a legna... Risalente al XV secolo per contrastare le frequenti incursioni saracene che avvenivano lungo le coste salentine, consiste di una torre, primo nucleo di insediamento, di due corti e di vari corpi di fabbricato aggiunti in epoche successive. La torre, di notevole altezza, domina l'intero complesso e tutto il suo intorno, caditoie poste in asse a porte e finestre, difendevano la struttura dagli attacchi dei pirati. Nella torre, vi è una botola ora chiusa, dove con una scala a pioli si raggiungeva il terrazzo, provvisto di feritoie, nelle quali venivano posizionate le armi da sparo. Nel corso dei secoli ebbe numerose trasformazioni, con aggiunta di altri locali utilizzati prevalentemente per il ricovero degli animali ed alloggi per il pastore. All'esterno della struttura si possono notare due aie molto antiche, delle quali una interamente scavata nella roccia che serviva a raccogliere l'acqua piovana da mandare nella vicina cisterna, l'altra in muratura, era utilizzata dai contadini dell'epoca per macinare il raccolto dei campi vicini».

http://www.masseriaborgin.it/salento/


Pisignano (palazzo baronale Severino Romano)

Dal video www.youtube.com/watch?v=YmvWe8u3wXg   Dal sito www.comune.vernole.le.it

«Il palazzo fu costruito dai Severini che diventarono feudatari di Pisignano intorno alla metà del 1600 e che quindi vollero realizzare una propria residenza. Il palazzo, molto simile al palazzo baronale di Castrì, molto probabilmente fu costruito dagli stessi autori e cioè i fratelli Margoleo. Il suggestivo cortile presenta sul lato d'ingresso una eccezionale (dal punto di vista scenografico) balaustra, ad arco settecentesco, d'ingresso al giardino. Anche il pozzo, simile a quello del palazzo Granafei di Sternatia, risulta un interessante esempio di architettura. I Severini furono i feudatari di Pisignano dall'inizio del 1600 all'inizio del 1800. La famiglia Severini giunge da Napoli ed è segnalata dapprima con il titolo di barone e con quello di conte poi (dalla seconda metà del secolo XVII fino alla fine del secolo XIX). Questa famiglia risulterà molto importante per il paese non solo dal punto di vista dell'amministrazione, ma anche perché durante la loro presenza furono realizzate quasi tutte le opere che oggi ammiriamo a Pisignano».

http://www.scacchiescacchi.it/palazzo_baronale1.htm


Poggiardo (castello Guarini)

 Dal sito www.sudsalento.org   Dal sito www.poggiardo.com   Dal sito www.ilmiosalento.com

  

«La prima costruzione del Castello risale al Trecento e si presentava come una struttura difensiva e massiccia. L'edificio divenne proprietà della famiglia Guarini nella seconda metà del Quattrocento e venne ampliato e restaurato in modo da perdere la sua originaria funzione di difesa. Nel corso del Seicento il fossato divenne un agrumeto che, tra Sette e Ottocento, lasciò il posto a nuovi edifici con il grande terrazzo. Fa parte dell'edificio anche una cappella privata. Verso la fine dell'Ottocento, con la morte dell'ultimo proprietario, il duca Francesco Antonio Guarini, il Castello cominciò una fase di abbandono durante la quale alcuni mobili e opere vennero rubate. A seguito di ciò gli arredi vennero portati all'interno della Villa delle Tre Colline, sempre appartenente ai Guarini» - «Ubicato al centro del paese ed esattamente in Piazza Umberto I, il Castello Guarini fu eretto, almeno la parte più antica, non oltre la metà del XIV sec. Di proprietà di Marco Antonio Guarini di Lecce era descritto in questo modo: "è terra con mura e fossato, con castello all'entrata, con cento fuochi (.); ha due miglia di territorio ed è terra fertile di vino. Olio e frumento; sta in una bella pianura. Possiede due appezzamenti: uno seminativo si chiama Soraniello, l'altro posseduto in parte si chiama Ortelle, ambedue congiunti e contigui al Poggiardo". L'ultimo Guarini vissuto nel palazzo fu il Duca Francesco Antonio con la moglie (1879). Per qualche periodo mobili, tele, quadri e suppellettili rimasero al loro posto per la gioia dei visitatori. In seguito a causa di deprecabili furti tutto fu trasferito a Lecce nella Villa delle Tre Colline di proprietà dei Guarini. Nel castello vi era un oratorio o cappella provata, in cui per privilegio concesso dalla Santa Sede si celebrava la messa nei giorni festivi e in altri feriali per tutti quelli che ci abitavano. Il fossato corrispondente fu recintato e convertito in "giardinetto d'agrumi" e attorno all'antica fortezza sorsero altri corpi di fabbrica. Le trasformazioni più vistose si ebbero lungo il secolo scorso. Il "giardinetto d'agrumi" prospiciente sulla Piazza Umberto I cedette il posto alla costruzione di vari ambienti a piano terra, supportanti l'ampio ed arioso terrazzo, quasi sempre dati in locazione. Oggi il Castello è in fase di ristrutturazione».

http://www.ipalazzi.it/palazzo/p_1837.html - http://www.icastelli.it/castle-1237974839-castello_guarini_di_poggiardo-it.php


PoRTO CESAREO (ruderi di torre Castiglione)

Dal sito www.daantonella.it   Dal sito www.union3.le.it

«La Torre [a circa 10 Km da Porto Cesareo] faceva parte delle torri da difesa e avvistamento costruite nel XVI secolo per proteggere la penisola salentina e delle quattro torri site lungo la costa di Porto Cesareo. Oggi rimangono solo dei ruderi, in quanto fu abbattuta durante la seconda guerra mondiale».

http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Porto_Cesareo/Torre_Castiglione


PoRTO CESAREO (torre Cesarea)

Dal sito www.portocesareo.org   Dal sito www.portocesareocamping.it

«La Torre di Porto Cesareo si erge silenziosa ed imponente e scruta il mare come un vecchio pescatore, guardando a vista, la Torre Squillace verso Sud e la Torre Chianca verso Nord. Fu costruita, come le altre torri del Salento, per arginare le frequenti incursioni dei Turchi. Il 9 aprile del 1568, nel Castello Aragonese di Taranto, alla presenza di Don Alonso de Salazar (Presidente della Regia Camera della Summaria del Regno di Napoli), si svolge l'asta per la costruzione della Torre Cesarea sulla penisoletta "Capo delle Vedove" in "loco ditto di San Giorgio". Il Maestro Virgilio Pugliese si aggiudica l'appalto per la costruzione della Torre e s'impegna a seguire le indicazioni ed i disegni dell'ingegnere militare Giovanni Tommaso Scala, e s'impegna inoltre a completarla in sette mesi a partire dal prossimo 11 maggio: (un esempio di appalti pubblici efficienti). Questo contratto è estremamente preciso circa la qualità dei materiali da usare: "l'arena sarà minuta netta et non ci sia drento petra nissuna", "e che la calce sia bona e perfetta et che sia impastata con acqua dolce et non salata". Il contratto continua dando indicazioni sul taglio delle pietre, sulla finitura degli intonaci, sui pavimenti e sul reperimento della sabbia dell'acqua e della legna. Il 10 luglio 1568 venne a Cesarea Pedro de Toro de Villoa, regio Commissario, insieme a Padano Esguero, regio protomaestro delle fabbriche della Provincia di Terra d’Otranto, per la misurazione. Dopo aver constatato lo stato dei lavori, fu concesso un acconto di 100 ducati al Maestro Pugliese, acconto riscosso a Lecce presso la Percettoria il 15 dello stesso mese. Il 28 aprile del 1583 presso il notaio Cornelio Tollemeto di Nardò, Angelo Spalletta, figlio di Leonardo, mediante procura, riscosse presso la Tesoreria Generale, l’ultimo rateo della “plegeria” a suo tempo depositata dal maestro Pugliese, defunto nel 1569. Lo Spalletta era uno dei sei costruttori, il più benestante, e fu uno che con altri finanziatori del tempo contribuì a costruire il “Partitario”, cioè il capitale d’impresa, lucrando anche con interessi su prestiti di denaro, anticipato ad altri costruttori».

http://www.portocesareo.org/le_torri_costiere.html


PoRTO CESAREO (torre Chianca o di Santo Stefano)

Dal sito www.portocesareo.org   Dal sito http://fuoridalcaos.com

«La torre costiera della "Chianca" o di "Santo Stefano" sorge su una piccola penisola tra Torre Cesarea e Torre Lapillo in zona "Scala di Furno" luogo che presenta testimonianza umana collocabile intorno al XVII e XVIII secolo a.c. La torre è a pianta quadrata priva di scale esterne con base di mt. 15,60 per lato ed altezza di mt. 18. Durante l'ultimo evento bellico, fu dimora di soldati dell'esercito italiano, che avevano installato una postazione di artiglieria, efficiente sino all'8 settembre 1943 (armistizio), dopo fu abbandonata. Nello stesso periodo bellico, nei pressi della torre i soldati tedeschi presenti presso i campi di aviazione di Leverano e San Pancrazio, si esercitavano con i loro Stukas addestrandosi al tiro al bersaglio con bombe di cemento arrecando lesioni e ammaccature anche alla torre tutt'ora evidenti a più punti specie al parapetto superiore e alle feritoie».

http://www.portocesareo.org/le_torri_costiere.html


PoRTO CESAREO (torre Lapillo o di San Tommaso)

Dal sito www.portocesareocamping.it   Dal sito www.viaggiareinpuglia.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Vito Cassano (https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008)   Foto di Vito Cassano (https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008)   Foto di Vito Cassano (https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008)

«La torre di avvistamento, conosciuta anche con il nome di Torre di San Tommaso, è una delle più grandi del territorio e presenta una struttura a base quadrata e una scalinata di accesso con tre archi sottostanti, di cui l'ultimo aggiunto solo in epoca recente; la scalinata terminava infatti con un ponte levatoio. Ha i lati di base lunghi 16 metri ed è alta 17 metri. A pian terreno è presente una cisterna mentre al primo piano si apre un ampio vano. Fu terminata nel febbraio del 1568. Comunicava a sud con Torre Chianca e a nord con la distrutta Torre Castiglione. I locali interni ospitano un Centro Visite Turistico-Ambientali dove è possibile reperire materiale informativo sugli itinerari, le tradizioni e i principali siti architettonici e culturali del territorio».

http://www.daantonella.it/pagina_principale_7.htm


Porto Miggiano (territ. di Santa Cesarea Terme, resti della torre Miggiano)

Dal sito www.viveresalento.info   Dal sito www.edilrubrichi.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)   Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)   Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)

«La Torre Miggiano fu realizzata quando già esistevano le torri di avvistamento per la protezione del litorale di pertinenza della città e della contea di Castro. La destinazione della struttura era finalizzata alla difesa dell'omonimo porto, probabilmente per salvaguardare l'incolumità dei cavatori che lavoravano le cave di carparo circostanti e inviavano i conci in tutta l'area della contea per fornire materiale utile alle costruzioni realizzate in quel periodo. Non si conosce con esattezza l'anno di realizzazione della torre, ma viene riportata nella cartografia del Cinquecento. Qualche notizia più certa è riscontrabile dai documenti in relazione ai militari ivi stanziati: nel 1583 vi era il torriero caporale Arico Consalvo; nel 1655 il torriero caporale Cesare Tronci; nel 1696 il torriero caporale Leonardo Cuorlo; nel 1730 il torriero caporale Giuseppe Nusso; nel 1777 la torre risulta custodita da torrieri invalidi. La struttura si presenta a basamento tronco-conico realizzata in muratura con pietre irregolari allineati in corsi orizzontali e rinforzate da pilastri di spina posti a intervalli cadenzati secondo una tecnica muraria di ascendenza medievale che in Terra d'Otranto dura fino alle soglie del XIX secolo. La rastremazione della fodera esterna è sottolineata, per la zona scarpata, da un toro marcapiano interrotto dalle aperture delle caditoie di difesa al di sopra delle quali un secondo toro costituisce il coronamento di chiusura della torre, dal quale fanno capolino le larghe feritoie da cui i torrieri sparavano contro i pirati che si avvicinavano al porto con intenzioni ostili. Comunicava visivamente a nord con Torre Santa Cesarea e a sud con le difese di Castro».

http://it.wikipedia.org/wiki/Porto_Miggiano#Torre_Miggiano


Presicce (palazzo ducale Paternò)

 Dal sito www.prolocopresicce.it   Dal sito www.salentolink.com   Dal sito http://circolotandem.wordpress.com

  

«L’attuale Palazzo Ducale ingloba le testimonianze di oltre mille anni di storia. Si possono individuare quattro principali fasi edificative. La prima è relativa al fortilizio medievale. La seconda fase di sviluppo si colloca tra il XVI e il XVII secolo, sotto la signoria dei Gonzaga, dei Cito Moles e dei Bartilotti Piccolomini d’Aragona. La terza fase che apportò ulteriori rimaneggiamenti si ebbe nel XVIII secolo. Nel 1709 il palazzo passò ai de’ Liguoro e nel 1791 vennero avviati i lavori di ristrutturazione del cortile del palazzo, realizzando l’elegante quinta barocca e lo scalone a doppia rampa che conduce al piano nobile. La quarta fase di ristrutturazione, interessò i prospetti esterni del palazzo. Agli inizi del XX secolo, il duca Paternò decise di collocare i merli dal gusto neogotico, secondo la moda eclettica del tempo e vennero aggiunti nuovi corpi di fabbrica. Attualmente il Palazzo, di proprietà comunale, ospita il Museo della Civiltà Contadina».

http://lnx.pugliaturismo.com/palazzo-ducale-presicce/


Racale (palazzo ducale dei Basurto, palazzo Tolomei)

Dal sito www.comune.racale.le.it   Dal sito www.salento.com

  

«Tra i monumenti che adornano la città di Racale nel Salento, oltre le chiese, si annovera il Palazzo Ducale dei Basurto con due torrioni del XVI secolo, simbolo del dominio feudale esercitato per lunghi secoli dai signori avvicendatisi alla guida della città» - «Il Castello baronale è situato nel centro storico. Parte dell'attuale costruzione risale agli inizi del XV secolo ad opera del barone Puccio di Tolomei, durante la dominazione degli angioini. È probabile, tuttavia che il castello dei Tolomei sorgesse su un preesistente maniero di epoca bizantina. Oggi il castello si presenta molto diverso da come era originariamente ed assume l'aspetto di un palazzo signorile e ben poco resta dell'antico fortino con funzioni prevalentemente difensive. L'attuale ingresso del castello è costituito da un grande portale preceduto da un ampio spazio lastricato. È stato realizzato, insieme ad altre parti dell'edificio, nel 1770 dai baroni Basurto, come si deduce dallo stemma di famiglia».

http://www.salento.it/comuni/racale - http://it.wikipedia.org/wiki/Racale#Castello_baronale


Roca Vecchia (torre costiera di Roca)

Dal sito http://img206.imageshack.us   Dal sito www.torredellorso.com

«Sulla costa di Roca, troviamo la Torre di Roca Vecchia. Sorge su un isolotto poco distante dalle rovine del vecchio castello di Roca, in posizione avanzata verso il mare e in comunicazione visiva con le torri di S. Foca a nord e Torre dell'Orso a Sud, alle quali assomiglia molto per struttura e tipologia. In passato era nota col nome di Torre di Maradico e ricadeva nel territorio del Comune di Roca Nuova. Fu costruita intorno al 1568 su disegno del Regio. Da Roca Vecchia, dalle pareti della "Poesia Piccola", grotta santuario di eccezionale importanza e bellezza scoperta nel 1983, sono stati scoperti una enorme quantità di segni preistorici e di iscrizioni in lingua messapica e latina, che forse stanno lì per chiarirci un periodo della storia di questo pezzo di terra del Salento, oltre che svelarci il mistero della lingua messapica e anche le nostre origini. Sull'area di Roca Vecchia, dal 1984 sono stati portati avanti degli scavi archeologici di notevole importanza, grazie all'interesse dell'Amministrazione Comunale, Amministrazione Provinciale e dell'Università di Lecce, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Istituto di Archeologa che, sotto la direzione scientifica del prof. Cosimo Pagliara, compie importanti scavi e ricerche finanziati in gran parte dall'Amministrazione Provinciale».

http://www.torredellorso.com/4.html


Ruffano (castello baronale Brancaccio)

Foto di Pier Paolo Meraglia, dal sito www.fotografieitalia.it   Dal sito www.paesionline.it

«Il Castello, situato nel punto più alto del paese, venne edificato dalla nobile famiglia Brancaccio nel 1626. Privo di apparato di difesa, presenta i canoni architettonici di un grande palazzo baronale costruito come dimora signorile. Ha vissuto il suo più grande splendore sotto il principe Carlo Brancaccio. Particolare della struttura è la loggia che unisce il castello alla chiesa parrocchiale. Sull'antico portale risalta lo stemma dei marchesi Ferrante. Superato il portale si accede al cortile scoperto. Sulla facciata sono rappresentati in bassorilievo stemmi guerreschi, scudi, lance, fucili e cannoni. Attualmente è di proprietà della famiglia Pizzolante Leuzzi».

http://it.wikipedia.org/wiki/Ruffano#Castello_Brancaccio


Ruggiano (castello)

Foto Serafino, dal sito www.salveweb.it   Foto Serafino, dal sito www.salveweb.it

«Ruggiano potrebbe essere una delle mete di un’escursione il tal senso, un paese di piccole dimensioni ma ricco di interessanti monumenti e luoghi storici da visitare. ... Da visitare a Ruggiano anche il sobrio Castello».

http://www.pescoluse.info/index.php/2010/09/ruggiano.html


Salice Salentino (castello Monaci)

Dal sito www.castellomonaci.com   Dal sito www.castellomonaci.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Vito Cassano (https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008)   Foto di Vito Cassano (https://www.facebook.com/profile.php?id=100006252105008)

«L'origine di questa fortificazione, nel suo nucleo centrale, si fa risalire alla prima metà del XVI secolo, come risulta dal Catasto Onciario di Salice Salentino del 1749. La denominazione "Monaci" deriva dall'insediamento di un gruppo di monaci basiliani nel feudo di Salice e Guagnano. Fu luogo di culto e meditazione, oltre che rifugio, per chi aveva bisogno di aiuto. Il Castello nel corso della sua storia, subì numerosi rimaneggiamenti, l'ultimo dei quali, forse il più emblematico, è costituito dalla facciata riedificata nella seconda metà del XIX secolo. Non è possibile stabilire esattamente il momento storico in cui per il Castello ebbe termine la fase monastica ed ebbe inizio quella feudale. Si sa comunque che il massimo splendore lo raggiunse nel periodo in cui ne ebbero il possesso i nobili de Martino, e i Parry Graniger, nobili di Francia suoi ultimi feudatari. Successivamente la tenuta "Castello Monaci" passò ai Provenzano di Ugento, la cui ultima discendente, coniugata Memmo, ne detiene la proprietà. Nonostante abbia subito numerosi trafugamenti, il più recente durante il secondo conflitto mondiale, ancora oggi nel Castello si conservano opere d'arte di notevole interesse artistico e storico».

http://www.castellomonaci.com/index.php?option=com_content&view=article&id=97&Itemid=181&lang=it


Salve (aparo Valentini)

Dal sito www.ilmiosalento.com   Foto di Roberto Negro, dal sito www.salveweb.it

«Si trova a due passi dalla Masseria di Don Cesare. Costruito per l’allevamento delle api, ha l’aspetto di un piccolo forte con all’interno anche una torre colombaia» - «è situato sulla collina dei “Muntani” a poche centinaia di metri dall’inghiottitoio della “Grotta delle Fate” e ad un tiro di schioppo dalla Masseria Don Cesare. Si tratta di un’antica struttura utilizzata per l’allevamento delle api, con un singolare aspetto di piccolo forte e caratterizzata da alte mura con pietre a secco. Le arnie sono tutte scavate in banchi di tufo. Vi si trova anche una torre colombaria merlata. La struttura, in stato di abbandono, non versa condizioni statiche ottimali. Dall’alto dei fabbricati è possibile ammirare uno stupendo panorama del nostro litorale costiero».

http://www.torrepali.info/index.php/2008/05/le-masserie-di-torre-pali-e-del-territorio-di-salve-nel-salento.htmlhttp://www.ilmiosalento.com/?p=5412


Salve (castello, casa-torre dei Montano)

La casa-torre dei Montano, dal sito www.comune.salve.le.it   Particolare della casa-torre dei Montano, dal sito www.comune.salve.le.it

«Per difendersi dagli attacchi dei pirati Turchi, i salvesi costruirono un piccolo ma ben munito fortilizio, terminato nel 1415, avente quattro torrioni angolari e con un fossato davanti alla porta d’ingresso, munita di ponte levatoio. è in questo periodo che le autorità spagnole decisero di iniziare la costruzione delle torri costiere. Quella posta in territorio di Salve, la Torre dei Pali, fu ultimata nel 1563. Costruita su uno scoglio isolato, circondato dall’acqua, ad una ventina di metri dalla riva, questa torre era unita alla terraferma da uno stretto ponte in muratura. Nella stessa epoca furono erette delle torri sia nel centro abitato, nelle abitazioni delle famiglie più benestanti, sia nelle numerose masserie sparse nel feudo» - «Casa-Torre dei Montano, alla torre del 1563 fu addossato un palazzo seicentesco con il quale costituisce un unico complesso architettonico».

http://www.salveweb.it/storia_salve.htm - http://it.wikipedia.org/wiki/Salve_%28Italia%29#Architetture_militari


Salve (centro storico, palazzi)

Palazzo Ceuli, foto Serafino, dal sito www.salveweb.it   Foto Serafino, dal sito www.salveweb.it

«Palazzo Carida-Ramirez, con il suo giardino, il trappeto sotterraneo e le meravigliose volte affrescate nell'800. Palazzo Ceuli, con la sua scala barocca, progettata nel "700, può essere definito come uno dei simboli di Salve. La facciata è elegantemente decorata da una successione di putti, volute e motivi floreali. Palazzo De Notaris, con la sua torre particolare, Palazzo Carida-Ramirez, con il suo giardino, il trappeto sotterraneo e le meravigliose volte affrescate nell'800» - «Palazzo Ceuli è un edificio civile edificato in un periodo antecedente al XVI secolo. La facciata è caratterizzata da due balconi seicenteschi in pietra sorretti da mensole e da un portale in pietra bugnato, e con il portone in legno di quercia. Attraverso il portale si accede alla parte storica del palazzo e al cortile interno decorato con intagli, volute, targhe, putti, motivi floreali e religiosi. Una scala ampliata e decorata in stile barocco nel 1770 dall'architetto Felice De Palma di Alessano conduce ai due piani superiori. Particolare da segnalare la presenza del giglio sulle colonnine della scala. La parte storica e rappresentativa, nel corso dei secoli, fu di proprietà di varie famiglie tra le quali i Ceuli, i Montinari, i Mauro. Fino al 2001 è stata di proprietà di Monsignor Giuseppe Pepe ed attualmente è della Signora Maria Luisa Pepe».

http://www.nelsalento.com/guida/id/214/salve/palazzi.aspx - http://it.wikipedia.org/wiki/Salve_%28Italia%29#Palazzo_Ceuli


Salve (masseria fortificata dei Fani)

Foto Serafino, dal sito www.salveweb.it   Dal sito www.salogentis.it

«Sorge nelle vicinanze del Canale dei Fani e del sito archeologico della “Chiusa”, in posizione dominante sul paesaggio circostante, ricco di ulivi ed organizzato a terrazzamenti con muretti a secco. Il complesso consiste della torre edificata nel 1577 dalla famiglia Gonzaga di Mantova Conti di Alessano, di corpi di fabbrica ad un solo piano lungo il perimetro dei cortili per uso di stalle, ovili e fienili, e di alcuni vani di recente costruzione. Accessibile al piano terra da uno dei due cortili, ed al piano superiore in origine probabilmente da una botola nella volta attraverso una scala a pioli, ora sostituita da una scala in muratura ricavata nello spessore del vano ad essa adiacente e quindi dal terrazzo, la torre è caratterizzata da beccatelli a sostegno del parapetto aggettante del terrazzo sommitale, e da caditoie, su mensole decorate a difesa delle finestre e porte; uno stemma gentilizio inoltre sovrasta una finestra del piano superiore. I fabbricati della masseria sono molto antichi e sono stati ripetutamente rimaneggiati».

http://www.salveweb.it/masserie.htm


Salve (masseria fortificata Prufichi)

Foto di Roberto Negro, dal sito www.salveweb.it   Dal sito www.ilmiosalento.com

«Si trova sull’omonima collina, raggiungibile, dalla via “delli Spriculizzi”, per mezzo di una strada sterrata. La masseria, che sorge nei pressi dell’insediamento di Spigolizzi, e della leggendaria cittadella messapica di Cassandra, versa in uno stato di rovina ed abbandono».

http://www.salveweb.it/masserie.htm


Salve (masseria fortificata San Lasi)

Foto Roberto Negro, dal sito www.salveweb.it   Dal sito www.salveweb.it

«Masseria “Santu Lasi” occupa il punto più elevato dell’estrema propaggine delle serre salentine - 102 metri s.l.m. - ed è ubicata in posizione intermedia fra la costa ionica e l’abitato di Salve. Da un vialetto si accede in un primo recinto con alti muri a secco, alcune mangiatoie ricavate nello spessore murario, una rientranza per il ricovero del calesse; la vegetazione è costituita da mandorli, fichi d’India, melograni e piante aromatiche. In asse con il viale è il palmento, coperto con tetto a doppio spiovente; all’interno, lungo una parete, sono i resti di un apiario. Attraversato questo primo recinto si perviene nel cortile sul quale prospetta la masseria vera e propria. Perfettamente orientata secondo i punti cardinali, occupa uno dei lati dello spazio di forma pressoché quadrata sul quale si affaccia anche una piccola torre cilindrica. Al centro è una cisterna, rialzata rispetto al piano di calpestìo, il cui orientamento differisce di poco rispetto a quello dei muri di recinzione. Il fabbricato della masseria, in tufo e pietrame, databile al secolo XVI con aggiunte del XVIII, occupa un lato della corte; è a due piani con caditoie in corrispondenza degli ingressi. Al pianterreno due arcate, precedute da colonne in pietra destinate a un pergolato, sostengono un balcone continuo al quale si perviene mediante una scala esterna che occupa un altro lato della corte e che, ramificandosi, consente di raggiungere anche il primo piano della torre colombaia. I due ambienti a pianterreno, entrambi voltati a botte al pari di quelli superiori - presentano una originale pavimentazione in pietrame, nicchie scavate nella muratura, un camino con mensole, un angolo per la lavorazione del formaggio. Il primo piano ripropone l’impianto planimetrico del pianterreno e ha una pavimentazione in battuto, un camino di fattura più raffinata, nicchie e finestre che si aprono su ampie visuali: da un lato verso il mare, dall’altro verso la campagna, i comuni limitrofi e la cappella di Santu Lasi. Una scala a una sola rampa dà accesso al terrazzo sul quale è un monolite a terminazione piramidale, punto di riferimento trigonometrico e ora satellitare. Il piano inferiore era in origine destinato al massaro e alle funzioni produttive, quello superiore a residenza stagionale del proprietario.

La torre cilindrica (1577), in uno degli angoli del recinto, presenta in alto una fascia di archetti che si alternano a mensole con decorazioni a motivi geometrici. L’ambiente a pianterreno, di forma pressoché rettangolare, è a botte; quello al piano superiore, circolare, ha una copertura cupoliforme. La torre ha assolto nel tempo a varie funzioni: torre colombaia e torre di difesa. La prima destinazione è denunciata dalla presenza all’interno di tufi disposti in modo da consentire l’alloggiamento dei colombi; la seconda da tracce di una caditoia sul versante che guarda il cortile. Su un altro lato del recinto è un ambiente adibito in origine a mangiatoia, con pavimentazione a “chianche” di differenti forme e dimensioni, tetto a una falda con copertura a tegole. Sul retro della masseria sono altri ambienti destinati al ricovero degli animali con mangiatoie, una “porticina” per l’ingresso delle pecore, un forno. La muratura è costituita da pietrame a secco rafforzato con colonnine di tufo. Tutt’intorno sono vari recinti per il gregge e un frutteto, nel quale è un monolite; un vialetto bordato da grandi pietre si conclude con una cisterna nella quale confluiscono le acque del “chiancaro”, segnato da canali. In un terreno adiacente, accanto a una pajara, in un punto del Basso Salento particolarmente ventilato, sono due aie di forma circolare: una scavata nella roccia; l’altra posta su un terrapieno artificiale».

http://www.salveweb.it/San_Lasi.htm (in collaborazione con il prof. Vincenzo Cazzato)


Salve (torre De Notaris e altre torri)

Torre De Notaris, dal sito www.salveweb.it   Dal sito iltaccoditalia.info

«Torri del periodo medioevale e rinascimentale sottolineano l'inconfondibile estetica del nostro paesaggio che disegnano ancora oggi in modo gradevole ed incisivo, sia esso di un habitat costiero, rurale o urbano. Solo ad esempio, vediamo alcune abitazioni turrite di Salve,dove ne sono state censite ben sette. Protetto da un fortilizio con fossato, il bel villaggio di Salve era munito di quattro porte "collocate con intelligenza", i cui vani erano "superiormente guarniti di parapetti e feritoie". Gli stessi accorgimenti difensivi - tramandano gli storici - si ritrovavano nelle case-torri, provviste di caditoie, e nelle terrazze delle abitazioni che si affacciavano sulle due strade primarie. La torre Veneri, poderosa costruzione in carparo oggi restaurata, adagiata com'è su di un pendio, ricorda la sua posizione strategica rispetto all'entrata nel paese, lì dove si apriva una delle quattro porte. Più in alto domina sulla piazza Concordia l'ampio edificio turrito e fortificato che fa angolo con via Marsini, in fondo alla quale spiccano pure le mensole di un'altra torre, tra la casa a corte Rasciale e palazzo Portaccio. Anche la vicina torre Montano, nota per la orgogliosa difesa degli abitanti di Salve dalle incursioni saracene, rinvia al programma difensivo ed ai collegamenti con masserie fortificate e torri costiere del capo di Leuca. Si tratta di un monumento, la cui originaria architettura di pianta quadrata, in seguito ampliata, è impreziosita da eleganti garitte su beccatelli, da balaustra e piombatoi. Una cornice in stile durazzesco, sottolinea il portone d'ingresso, come in contesti di prestigiosi palazzi e castelli della provincia. Particolarmente curata nei dettagli decorativi è pure la torre di casa Vantaggio, sempre in via Persico. Le tre caditoie finemente scolpite, le mensole e le colonnine testimoniano l'opera dei valenti scalpellini locali. La struttura è scandita nella sua mole dal tipico toro marcapiano, sporgente nella parte sommitale, il cui tetto è coperto con embrici. Dall'alto di questa torre, tra le più antiche di Salve,si possono facilmente distinguere le altre, svettanti a poca distanza: quella inglobata nel palazzo De Donatis, la torre De Notaris dal profilo tipicamente rinascimentale, e infine, quella del "castello", in una panoramica fortemente suggestiva».

http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5343


Salve (torre della masseria fortificata Don Cesare)

Foto Roberto Negro, dal sito www.salveweb.it   Foto di Pantaleo Ciullo, dal sito www.torrepali.info   Foto Serafino, dal sito www.salveweb.it

«...Situata a poche centinaia di metri dal mare, nelle vicinanze della litoranea Gallipoli-S. Maria di Luca tra i siti di Pescoluse e Torre Pali, la masseria fortificata “don Cesare” sovrasta quel tratto di litorale costiero che attualmente viene denominato col termine “la Cabina” per via della presenza di una cabina, costruita verso la fine degli anni ’30, per il controllo della bonifica delle paludi del comprensorio. Questa masseria, infatti, era anticamente conosciuta col termine “delle Paduli”; poi, fu acquistata verso la metà del XVII secolo dal nobile siciliano don Cesare de Franchis, trasferitosi da Palermo a Salve dove, nel 1648 aveva sposato Lucrezia de Notaris e da quel momento cambiò nome, al pari del territorio ricoperto di macchia mediterranea che la circondava. Don Cesare aveva rilevato la masseria dal Principe Gallone di Tricase, a sua volta acquirente del bene nel 1648 dal precedente proprietario avv. Giustiniano Valentini. La masseria doveva consistere di un insediamento rurale precedente alla costruzione della torre e databile al XIV secolo: di questo oggi non rimane nulla. Una immagine degli anni 80 mostra alcune parti di antiche mura, in stato di abbandono, realizzate in pietrame irregolare e terra rossa e ubicate all’interno del cortile. Lo stato attuale dei luoghi evidenzia chiaramente la presenza di opere murarie in conci di tufo molto recenti e successivamente abbandonate, che hanno addirittura rimpiazzato le antiche mura dei vani originari. Uno scempio dopo l’altro fino al definitivo crollo della torre! A parte queste superfetazioni, si è in buona parte conservato il recinto murario in pietrame, che in origine cingeva le costruzioni originarie (fienili e granai, scuderie e stalle, forni, ecc..) alle quali fu affiancata, solo a partire dal XVI secolo, la torre di difesa allo scopo di contrastare il terribile flagello delle scorrerie dei pirati Turchi ed Algerini, nonché i furti di bestiame. ...».

http://www.torrevado.info/news/index.php/2008/11/la-masseria-don-cesare-salve.html (testo dell'architetto Fabrizio Manco; la seconda parte del testo è nella pagina ...seconda-parte.html)


Salve (torre della masseria fortificata Simone o de li Scafazzi)

Dal sito www.ilmiosalento.com   Dal sito www.ilmiosalento.com

«è conosciuta anche con il termine di Masseria “Simone”, in quanto proprietà degli eredi dell’indimenticabile don Aldo Simone, il padre della storiografia salvese. La struttura, che si presenta in buone condizioni statiche, è stata realizzata in tre diverse epoche. La torre, a base quadrata, situata sul lato ovest della masseria, fu realizzata nel XVI secolo in difesa degli attacchi dei turchi. Attraverso una scala a pioli ed una botola si accedeva sul parapetto dal quale, attraverso delle feritoie ancora oggi ben visibili, si faceva fuoco contro i pirati. Alcuni fabbricati rurali vennero costruiti più tardi, mentre le ultime modifiche furono effettuate, dal Simone, nella prima metà del Novecento.  ...».

http://www.salveweb.it/masserie.htm


San Cassiano (palazzo ducale)

 Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.comune.sancassiano.le.it

«La ristrutturazione dall'antico castello di San Cassiano ebbe inizio nel XVIII secolo e comportò la quasi totale eliminazione degli apprestamenti difensivi e militari. Il Palazzo Ducale di San Cassiano doveva essere costruito intorno al 400-500, a seguito delle guerre e della minaccia turca, e invece si vide la realizzazione di un gran numero di postazioni difensive variamente fortificate. In seguito, il Palazzo Ducale di San Cassiano fu costruito con solo una parte di apprestamenti difensivi ed offensivi veri e propri, permettendo l’alloggio della guarnigione. La ristrutturazione dall'antico castello di San Cassiano ebbe inizio nel XVIII secolo e comportò la quasi totale eliminazione degli apprestamenti difensivi e militari, nonché l'eliminazione di qualche corpo a torre ove si pensi che la torre attualmente posta sul prospetto antistante la pubblica piazza non doveva essere l"unica e sola di cui il castello disponeva. Ultimi feudatari di San Cassiano e proprietari del Palazzo Ducale furono i Frisari la cui arme gentilizia compare sul prospetto interno del palazzo, ed in maestà dello altare della cappella, ubicata nello stesso».

http://www.nelsalento.com/guida/id/277/san-cassiano/palazzo.aspx


San Cesario di Lecce (palazzo ducale)

 Dal sito www.italiavirtualtour.it   Dal sito www.salentoviaggi.it   Foto Studio Laudisa, dal sito www.comunesancesariodilecce.it

 

«Il Palazzo Ducale, che si eleva con oltre 25 metri d'altezza, si evidenzia nel rispetto dell'architettura palladiana: due volte in larghezza, una volta in altezza. Ricostruito nella seconda metà del XVII secolo su di una cinquecentesca fortezza (di cui conserva tracce), è a due piani più attico. Il frontale, ricco di statue mitologiche sovradimensionate e di busti degli antenati dei feudatari, si offre allo sguardo con un portale formato da quattro colonne binate sorreggenti un poderoso balcone barocco, la cui chiave di volta è costituita dal leone araldico dei duchi Marulli. La facciata del palazzo è scandita da lesène e paraste, e da una lunga teoria di archetti pensili, aggettante l'impresa araldica dei feudatari, costituita da uno scudo con un leone passante, sormontato da corona ducale e dal Capo dell'Impero: l'aquila di Carlo V. Un androne dalla volta riccamente istoriata conduce al cortile, al cui centro troviamo un pozzetto dalla vera rinascimentale che con quattro semplici colonne sorregge un cupolino settecentesco sormontato dal busto di uno dei Marulli».

http://www.comunesancesariodilecce.it/MonumentiChiese.htm


San Cesario di Lecce (torre cinquecentesca)

  Dal sito www.alambicco.com   Dal sito www.salentoviaggi.it

«Dirimpetto alla Villa Penzini, è presente una grande torre circolare di gusto tardo-cinquecentesco sul cui fronte appare un emblema araldico dell'abate del convento dei Celestini in Lecce. Nelle pertinenze di detta torre insiste la chiesetta extra-moenia di Sant'Antonio».

http://www.comunesancesariodilecce.it/MonumentiChiese.htm


San Donato di Lecce (palazzo baronale)

Foto Antonio Lella, dal sito www.comunesandonatodilecce.it   Dal sito www.salentoviaggi.it

«La terra centuriata di circa 50 ettari, comprendeva la fertile pianura fra la Serra e l'attuale Montefusco, subito a valle della Ferrovia, dove ancora oggi sono visibili i resti della muraglia settecentesca che ne delimitava il lato posteriore. Il lato anteriore coincideva con l'attuale via Corsica sulla quale ci fu la residenza romana, divenuta in seguito il castello normanno compreso nella Contea di Lecce. Il castello venne ristrutturato e trasformato in Palazzo signorile dal Barone Pasquale Maiorana, detto il Caffariello, celebre musico e uomo ricchissimo, che acquistò il feudo e il titolo di duca nel 1759. Gli altri due lati della terra coincidevano con le attuali via Roma e via Vecchia per Lecce. Questa terra, nel secolo XIX venne coltivata a vigna e prese il nome di Vigna del Pozzo, in quanto vi si trovava il principale pozzo artesiano che d'estate dava un poco d'acqua al paese assetato».

http://www.comunesandonatodilecce.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=70&Itemid=237


San Foca (torre costiera)

Dal sito www.salentoviaggi.it   Dal sito it.wikipedia.org

«(Comune di Melendugno, località S.Foca) La torre di San Foca a base quadrata e corpo troncopiramidale, già venne registrata esistente nel 1569, ha tutte le pareti esterne in tufo a conci regolari per anni ridotta a rudere è stata rifatta con criteri discutibili che contrastano con il metodo di restauro conservativo. Alla struttura della torre resta lo scarico delle acque piovane e la immissione nella cisterna sul lato a monte. Attualmente essa è sede della pro-loco e comunica a vista con Torre Specchia Ruggeri a nord e con Torre Roca Vecchia a sud, si giunge seguendo la litoranea S. Cataldo-S. Foca».

http://www.torrevado.info/torri-salento/torre-san-foca.asp


San Pietro in Lama (palazzo De Leo, palazzo Martina)

Dal sito www.valledellacupa.it   Dal sito www.valledellacupa.it

«Palazzo De Leo. Il palazzo cinquecentesco, non più leggibile nei suoi tratti originari, conserva ancora il monumentale portale a bugne, di chiaro gusto rinascimentale, sormontato dallo stemma della famiglia De Leo. Al piano nobile si aprono due finestre impreziosite da architravi sulle quali campeggiano delle epigrafi ormai illeggibili. Il palazzo è stato edificato nel XVI secolo. ... Palazzo Martina. Il nucleo originario del palazzo risale al XVI secolo; i motivi di chiaro gusto rinascimentale sono ancora evidenti sull'imponente facciata sulla quale si apre un grande portale racchiuso da colonne a fascio e sormontato dallo stemma della famiglia Martina. Il piano superiore è arricchito da una finestra coronata da una cornice mistilinea e racchiusa in un'arcata a tutto sesto. Il palazzo prende il nome dalla famiglia proprietaria, i Martina, nobile famiglia di San Pietro in Lama, di cui un ramo passò a Lecce nella seconda metà del XVIII secolo».

http://www.valledellacupa.it/882-opere-minori-s-pietro-in-lama/palazzo-s-pietro-in-lama.html


Sanarica (castello ducale dei Basurto)

Dal sito www.castlecce.it   Dal sito www.salento.com

  

«Il palazzo ducale di Sanarica è ubicato in piazza Martini e risale al XV secolo. Sul largo occupato dal castello e dal suo fossato convergono le principali direttrici a livello territoriale: la vecchia comunale Muro-Sanarica (tratto terminale via SS. Annunziata) e per Giuggianello; la strada che porta a Botrugno (oggi via Malta), che nell'ultimo pezzo (Largo Orsini) costeggia il lato meridionale del castello e si ricongiunge alla precedente; la via per il cimitero, che è, poi, la via vecchia per Poggiardo. Questo è uno schema a raggiera imperniato sul castello, il quale si configura come fulcro dell'organismo urbano. All'origine il castello era circondato e difeso da un fosso, oggi questo è stato convertito in giardino di alberi fruttiferi. Sul terrazzo vi sono alcune colonne di stile dorico e l'attuale ingresso settecentesco è bugnato, con caratteristico coronamento ondulatorio. A destra della porta d'ingresso vi è una cappella, le cui pareti sono coperte da affreschi, risalenti alcuni al XVI secolo, altri al XVIII. Altri quadri decorano le sale del palazzo e raffigurano scene mitologiche, ritratti di famiglia, santi. Attualmente il castello è abitato da privati. La parte est è stata acquisita dal Comune con Decreto del Ministero dei Beni Culturali del 05/01/2001».

http://www.comune.sanarica.le.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=6&i=1&


Santa Cesarea Terme (torre Minervino)

Dal sito www.salentoexplorer.it   Dal sito www.thepuglia.com

«Torre Minervino, così chiamata perché l'Universitas di Minervino partecipò alle spese per la sua realizzazione, è un'opera di fortificazione e di difesa dalla costa orientale salentina situata nel comune di Santa Cesarea Terme. Costruita nel XVI secolo, durante la dominazione spagnola, fu ordinata da Carlo V in seguito agli attacchi dei saraceni. Data per crollata nel 1587 e in buono stato nel 1825, la torre era in collegamento visivo con la Torre di Porto Badisco a nord e con la Torre Specchia di Guardia verso sud. La sua posizione è fondamentale perché permetteva di scrutare il mare fino a Punta Palascia, il punto più orientale d'Italia. Alta base e corpo troncoconico, la torre ha un diametro di 9 metri circa alla base, un modesto cordolo e un coronamento a scarpa minore. I barbacani sono inclinati e realizzati in pietra viva in modo tale da creare delle caditoie in controscarpa. La muratura è costituita da pietrame irregolare con corsi orizzontali e con elementi di tenuta costituiti con pietre più grosse. Lo spazio agibile, cui si accede con la scala ricavata con i ruderi, è ridottissimo, per una vedetta in turno di guardia, forse senza insediamento permanente. Il corpo scala è addossato alla struttura ed è posticcio».

http://www.salentolive.it/index.php?option=com_content&view=article&id=75&Itemid=358


Santa Cesarea Terme (torre Santa Cesarea o Belvedere)

Nella foto di Gpizzuti, la torre dopo il restauro, dal sito it.wikipedia.org   La torre prima del restauro, dal sito www.invacanzanelsalento.com

«Situata all'interno e distante dalla costa, è immersa nella pineta che domina la baia di Santa Cesarea. La torre è a circa 70 m sul livello del mare. Edificata anch'essa nel XVI secolo è in comunicazione con la torre Specchia di Guardia a nord e a sud con Torre Miggiano. Costruita con pietre non squadrate, ha basamento e corpo troncoconici. Nella parte crollata è evidente il restauro eseguito con pietre regolari».

http://www.santacesareavacanze.com/santa_cesarea_terme/le_torri_costiere_santa_cesarea_terme.htm


Santa Cesarea Terme (torre Specchia di Guardia)

Foto di Lupiae, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.projectlab.it

«Torre Specchia di Guardia è una torre di avvistamento posta a centoquindici metri sul livello del mare. Fu costruita nel XVI secolo per la difesa della costa salentina dai Saraceni. Presenta una struttura circolare con uno stile architettonico molto semplice. Ha base troncoconica e presenta un buco di rottura; è realizzata con pietre regolari. Attualmente è ridotta a rudere La struttura non è visitabile ed è difficilmente visibile in quanto posta su un'altura ricoperta da pini e macchia mediterranea. La si intravede percorrendo la litoranea Santa Cesarea Terme».

http://www.projectlab.it/anelp/torre_specchia_di_guardia.htm


Santa Maria al Bagno (le "Quattro Colonne" o torre del Fiume di Galatena)

Dal sito www.salentoreview.it   Dal sito www.nardoweb.it   Dal sito www.365giorninelsalento.it

«La costruzione della torre viene fatta risalire ai maestri neretini Angelo e Giovanni Spalletta, su progetto dell’architetto leccese Giovanni Perulli, che aveva ricevuto mandato dalla Sacra Regia Provinciale Audienza Hidruntina nel 1595. Risulta ultimata nel 1605. Comunemente detta Quattro Colonne, con riferimento ai quattro torrioni superstiti che sorreggevano la parte centrale della torre, rappresenta i resti di una solida fortezza, da difendere dalle incursioni dei saraceni. Vi stazionavano soldati addetti alla sorveglianza, che avevano il compito di segnalare con prontezza l'avvicinarsi dei pirati. Il toponimo è quello di Torre del Fiume, dovuto ad un corso d’acqua dolce che scende dai monti vicini verso il mare, formando una sorgente che sgorga nelle sue immediate vicinanze. Proprio questa sorgente fece sì che l'antica fortezza delle Quattro Colonne venisse costruita in quella zona, allo scopo di controllare la costa dagli sbarchi dei pirati, che certamente conoscevano l'esistenza della sorgente e ne erano attirati. L'antica torre fortificata crollò non molto tempo dopo la sua costruzione, probabilmente in seguito ad incursioni nemiche o al terremoto del 1743. Tuttavia, i quattro torrioni superstiti hanno mantenuto intatta nei secoli la loro maestosità. Sino a qualche decennio fa, le proprietà diuretiche dell’acqua della sorgente erano apprezzate al punto che le popolazioni vicine approfittavano di frequenti gite e vacanze per riempire recipienti da portare a casa… Comunica a sud con Torre dell’Alto Lido (che non appartiene a Nardò) e a nord con Torre Santa Caterina. Ogni torretta è alta sedici metri, ha base pentagonale ed è divisa da due cordoni marcapiano, la prima delle quali segna l’inizio della scarpata».

http://www.prolocosalento.it/santamaria/main.shtml?A=i_smb03  (a cura di Serena Falconieri e Stefano Manca)


Santa Maria di Leuca (Torre dell'uomo morto)

Dal sito it.wikipedia.org   Foto di Marco, dal sito www.paesionline.it/

«(Comune di Castrignano del Capo, località Leuca, m.11 s.m.) Essa risale al XVI sec. E si incontra all’incrocio di una strada di Leuca con la litoranea. Possiede base troncoconica e sopra il còrdolo si sviluppa cilindrica con terrazzo dotato di merloni per la postazione delle artiglierie. Piuttosto in degrado , appare possente per la difesa anche al basamento ove si aprono quattro bocche cannoniere. Tipologicamente essa viene assegnata al genere delle torri martello, ma in rottura al piano terra presenta una caratteristica di torri diverse e cioè una porta al posto della cannoniera. Quanto alla posizione essa comunicava con la Torre di S. Maria di Leuca e con Torre Marchiello».

http://www.torrevado.info/torri-salento/torre-uomo-morto.asp


Scorrano (palazzo ducale dei Guarini, palazzo Veris Delli Ponti)

  Dal sito www.dimorestoricheitaliane.it   Dal sito www.viveresalento.info

  

«Il Palazzo Ducale di Scorrano nasce da un’antica fortificazione. Fu angioina fino al 1399, poi del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463 divenne aragonese e ospitò una discreta guarnigione che fu impegnata anche nella liberazione di Otranto (1481). Dal 1686 Scorrano con il castello fu di pertinenza della famiglia Frisari, che lo acquistò con il titolo di duca, trasformandolo nella forma attuale. Nel 1894 donna Teresa, ultima Frisari, portò il titolo e il palazzo nella famiglia Guarini avendo sposato don Carlo Guarini duca di Poggiardo. Giovan Battista Guarini rappresenta la quarta generazione che possiede e risiede nel Palazzo di Scorrano. I Guarini sono una famiglia di origine normanna, scesi in Puglia durante la conquista del Sud sin dal 1040. Hanno avuto numerosi feudi tra i quali: San Cesario, Alessano, Surano, Acquarica, Caprarica, Poggiardo, Ortelle, Scorrano. Hanno offerto i loro servigi ai vari re ricevendone ricompense, dato numerosi sindaci alla città di Lecce, e molti figli e figlie alla chiesa. Il giardino di 5000 mq su cui si affaccia l’ala interna di Palazzo Guarini ha un impianto ottocentesco, con la particolarità tutta salentina delle aiuole disegnate con pietre informi legate tra loro con malta e pezzi di coccio. L'apice di questo insieme inconsueto è la fontana, che rappresenta una grotta con un mascherone di pietra da cui sgorga l’acqua che, scendendo lungo una cascatella di pietre, si riversa in una vasca circolare decorata a motivi ornamentali disegnati con cocci e vetri policromi,bauxite, pietre laviche e conchiglie fossili. Nel giardino vivono piante antiche, alcune inconsuete e rare, alberi da frutta esotici e agrumi dai frutti giganti. Le aiuole hanno bordure di piante aromatiche e sono fiorite in tutte le stagioni. In questo contesto una vecchia vasca di raccolta dell’acqua è stata trasformata in una piacevole piscina per rinfrescarsi durante i mesi caldi».

http://www.dimoreducaguarini.it/palazzo_ducale.asp


Seclì (palazzo ducale)

a c. di Patrizia Gatto


Soleto (palazzi)

Dal sito www.greciasalentina.org   Dal sito www.trovasalento.it

«La visita di Soleto non può non iniziare dal suo centro antico (La Gorà) dove le viuzze si tagliano ad angolo retto sopra un’area quadrata vasta poco più di 6 ettari e delimitata dalla circonvallazione Raimondello Orsini. Tra le sue strade, case gentilizie quatto cinquecentesche coesistono a rari elementi tardo gotici, portali e palazzi barocchi che danno memorie di quello che fu un esemplare contesto urbanistico. Frequenti, infatti, i preziosi particolari custoditi da una decorazione, un fregio, un architrave, un’iscrizione o uno stemma, testimonianza della presenza di importanti famiglie (Calò, Tafuri, Miccoli, Viva, Pinnella, Carrozzini, Arcudi, Roncella, Attanasi). In via Francesco Arcudi, il palazzetto, erroneamente attribuito all'antica famiglia sacerdotale italo-greca degli Arcudi, ma certamente dei Calò è costituito da un piano basso di linea cinquecentesca e da una struttura superiore barocca nella quale si possono chiaramente notare due finestre balustrate molto eleganti. Su tale struttura sono facilmente individuabili lo stemma della famiglia Carrozzini nel piano di sopra. Nelle vicinanze di Palazzo Calò, si può notare un palazzo dalla semplice facciata al sommo della quale vi sono una serie di mensoloni isolati e slegati che dovettero costituire certamente i sostegni del lungo balcone d’angolo del piano superiore ormai inesistente. Tra via Regina Elena e via XX Settembre si può ammirare palazzo Le Castelle che ha un grazioso portale seicentesco sormontato da uno stemma con castello a tre torri e le lettere L e C. Struttura decisamente più solida ed imponente è il Palazzo Viva, la cui decorazione dello spigolo, che fronteggia il trivio Regina Elena, XX Settembre, e Ospedale Carrozzini, raffigura due putti che sostengono un asse biruote tra due mascheroni. Su di essi uno scudo contenente una fenice che arde sul fuoco e una legenda che riporta:“EX ROGO REVIVAM”. Apprezzabile anche il cornicione e alcuni suoi particolari.

In via XX Settembre si può ammirare una casa cinquecentesca il cui portale da in un atrio dove spazi linee architettura sono dosati con maestria. In via Salomi siamo attratti da un portone con triplice cornice al di sopra del quale una splendida finestra che presenta alla base del davanzale un leone dalla cui bocca dipartono due ramoscelli che sostengono altrettanti piatti di pomi (Palazzo Rizzo). Anche gli stipiti sono decorati con motivi floreali e culminano in un frontone anch’esso riccamente decorato. In via Vittorio Veneto si può scorgere un bel atrio e sempre nella medesima via si può notare una finestra riccamente ornata sul cui fronte è incisa un’iscrizione che potrebbe essere “UMILITAS ET SAPIENTIA”(Palazzo Blanco). In via Orsini si scorge il portale dell’omonimo palazzo. L’accesso da viale Raimondello Orsini al Centro storico può avvenire anche da porta S. Vito, porta muraria situata ad est, nonché unica sopravvissuta delle antiche cinta murarie del paese, in antichità quattro: S. Vito a est, S. Antonio a nord, S. Gaetano a ovest e S. Paolo a sud. L’ampiezza della base ci fa immaginare lo spessore delle antiche mura, che cingevano il paese probabilmente già nel 1269, anche se ufficialmente si fa risalire la loro costruzione attorno al 1334. L’arco che la compone è sovrastato da una statuetta settecentesca, che non è quella di S. Vito, probabilmente rovinata dall’incuria del tempo o da un fulmine, ma quella di una Madonnina che nella mano sinistra, forse reggeva il sole, simbolo di Soleto. Ai piedi della Madonna, un leone dalla criniera fluente e con le zampe rivolte in alto, totalmente estraneo per proporzioni e simbologia al gruppo scultoreo; infatti S. Vito, nell’iconografia ufficiale, ha ai suoi piedi un cane. I materiali edilizi utilizzati per la statuetta della Madonnina sono più recenti rispetto a quelli della porta stessa. Il monumento più bello e rappresentativo di Soleto è la Guglia che il conte Raimondello del Balzo Orsini fece erigere nel 1397 - “niente di uguale v’era nel Salento, e niente di più ardito, simbolico, intrigante e misterioso che principe avesse potuto immaginare e artista eseguire”».

http://www.trovasalento.it/comuni/soleto/palazzi_e_monumenti/index.htm


Specchia (borgo)

Dal sito www.comune.specchia.lecce.it   Dal sito www.tuosalento.com

«Situato in una posizione strategica che domina la pianura sottostante, il centro storico di Specchia è considerato fra i più belli del Salento. Le strette stradine chiuse al traffico e interrotte da rampe di scale racchiudono un nucleo abitativo frutto in larga misura di un'architettura spontanea che ha avuto origine nei secoli XVI e XVII, e che è giunta quasi intatta sino a nostri giorni. Al visitatore che in silenzio e in solitudine si avventura per il borgo, parleranno - ha scritto Antonio Penna -"i semplici e composti portali catalani o barocchi, le cornici di pietra leccese, le iscrizioni in italiano o latino, i beccatelli dei balconi proiettati sulle strade, le logge panciute in ferro battuto, gli archetti pensili, che ancora adornano le facciate di case un tempo signorili, i fregi, le statue, le colonne, le edicole votive con immagini sacre sbiadite dal tempo". Ancora oggi, il centro storico di Specchia rivela un tipico impianto medievale che è cresciuto nel XV sec. - il periodo di ricostruzione delle mura - intorno al primitivo nucleo costituito dal castello. Si ritiene che la data della ricostruzione di Specchia, dopo le devastanti guerre tra Angioini e Aragonesi, sia il 1452, e che il merito vada a Raimondo del Balzo. Ma poiché la strada principale si chiama ancora "rua", il francesismo riporta alla dominazione angioina, cioè al XIV sec., quando doveva già esistere un nucleo organizzato. Delle antiche mura che cingevano il paese rimangono solo alcuni frammenti lungo la via che lo circonda ad occidente, mentre nelle mura di levante si nota uno dei più antichi esempi dello stemma di Specchia riproducente un mandorlo che cresce su un cumulo di pietre. Le mura più recenti risalgono invece a 150 anni fa e sono state da poco ristrutturate. Il centralissimo castello Risolo è una struttura fortificata di impianto cinquecentesco, originariamente isolata e ora congiunta ad altre costruzioni tra le quali emergono due torrioni alti e quadrati posti sugli spigoli dell'antica costruzione quadrangolare. Il fronte orientale su piazza del Popolo è occupato da una cortina settecentesca a due livelli, mentre al centro si apre il portone bugnato sovrastato dallo stemma e da due statue. Appartenuto a importanti famiglie, si devono ai Protonobilissimi, marchesi di Specchia nei sec. XVI e XVII, gli interventi di trasformazione da castello a palazzo marchesale. La parte più suggestiva del borgo è quella dietro il castello, dove tra scalinate e strade brevi e strette, tra i vicoli e le corti, si svolge la vita della gente, quasi sempre all'aperto, lasciando i sogni dietro le finestre socchiuse».

http://www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=782


Specchia (castello Risolo)

redazionale


Specchia (mura, porte, fortino)

Dal sito www.comune.specchia.lecce.it   Dal sito www.tuosalento.com

«Le popolazioni salentine non solo dovevano difendersi dalla crudeltà dei corsari che venivano dal mare, ma non sfuggivano nemmeno alle numerose guerre intestine combattute dai baroni del Regno, per la conquista di un feudo più grande e più ricco ed in assenza di un forte potere centrale. La collina di Specchia era un luogo sicuro. Il nucleo di persone, che avevano trovato facile rifugio nelle numerose grotte di questi luoghi si ingrandiva sempre di più con l'aggiunta di nuovi fuggiaschi. La collina cominciò ad essere cinta di grandi muraglie, torrioni ed altre opere militari. Delle mura oggi rimangono un torrione, un breve tratto di diroccanti mura e nereggianti grandi blocchi parallelepipedi ed anche un conservato isolato fortino a facciata piana, ornato di caratteristici dentelli, come quelli che, a corona, ornano il detto torrione. Il fortino è rimasto intatto fino al 1952 quando è stato demolito per l'ampliamento della piazza del mercato. Sorgeva a pochi passi dalla cappella di S. Vito e vicinissima ad una delle porte della città, chiamata "La Porticella". Oltre a questa porta, c'erano La Porta del Foggiaro, posta in prossimità della chiesa della Assunta e rivolta verso Nord; la Porta Leuca, rivolta verso Sud e posta tra l'antico campanile della Chiesa Madre ed il grande mastio del palazzo Ripa dove ancora oggi si può osservare una protuberanza, unico avanzo delle porte di Specchia. C'era infine, la Porta Falsa, posta in prossimità del Convento dei Francescani Neri. Quest'ultima fu demolita alla fine del secolo scorso. A ricordo delle mura sono rimaste due strade: Via Mura di Ponente e Via Mura di Levante. Delle torri quattrocentesche, sfuggite allo sguardo del Marti, ne restano ancora due anche se sono inglobate in costruzioni successive».

http://www.comune.specchia.lecce.it/Controller?service=FOShow...  (da Antonio Penna, Specchia e la chiesa di S. Eufemia, Schena 1995)


Specchia Gallone (palazzo baronale o castello Basalù)

  Dal sito it-it.facebook.com   Dal sito http://wapedia.mobi/it

«Specchia Gallone, insieme a Cocumola, costituisce frazione di Minervino di Lecce. Anche per questo piccolo centro non vi sono documenti storici che ne attestino le origini. Secondo alcune ipotesi, sul territorio del paese, anticamente, vi era una fortezza costruita dagli otrantini, che aveva funzioni difensive e di vedetta. La prima parte del toponimo deriverebbe, dunque, dal termine latino specola, mentre Gallone si riferisce ad un importante feudatario che governò il centro nel 1618: Gian Battista Gallone. Successivamente il feudo fu acquistato dai Sangiovanni. Gli ultimi feudatari furono i Basalù, che governarono fino al 1806, anno di soppressione della feudalità. Lo stemma della nobile famiglia Gallone, è anche presente nella Chiesa Madre, edificata agli inizi del XVII secolo, e nella Cappella di Sant’Anna. Quest’ultima è una modesta costruzione che vanta la presenza di antichi affreschi, di particolare interesse».

http://www.viveresalento.info/p/specc/i/index.asp


Specchia Torricella ("Motta")

Dal sito www.salogentis.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Area posta nel feudo di Supersano sul confine Sud-Est e confinante con i Comuni di Surano e di Ruffano. Situata lungo la provinciale Surano-Torre Paduli. Si estende complessivamente per mq 24.617. Specchia Torricella, più volte citata da studiosi locali (De Giorgi) come monumento di interesse archeologico, ma variamente datato, consiste in un terrapieno circolare artificiale, con tracce di una torre sulla sommità. Recenti ricerche dell'Università degli Studi di Lecce (Insegnamento di Archeologia Medievale ) hanno dimostrato che si tratta di una Motta di età Normanna, presumibilmente databile alla fase di conquista del territorio nel corso dell'XI secolo. Si erge in un'area già frequentata in età classica, sebbene i vari reperti visibili in superficie si riferiscono al periodo di frequentazione della Motta, che pare sia continuato sino al XIV secolo. Attualmente sono visibili nella parte superiore della Motta le fondazioni della torre e, disseminati sul terreno, abbondanti frammenti di ceramica medievale. La Motta è un tipo di monumento raramente attestato nell'Italia Meridionale, al di fuori dei riferimenti nelle fonti documentarie. Nel Salento molte altre motte dovevano esistere, ma sono state distrutte. Un Casale Torricella è attestato in un documento del 1464, mentre il feudo Torricella figurava in un atto del 1641. La Motta di Specchia Torricella trova numerosi confronti in Francia ed in Inghilterra, dove ne sono state censite a centinaia, molte delle quali sono state sottoposte a vincolo o a diretta tutela statale».

http://www.comune.supersano.le.it/index.php?option=com_content&task=view&id=99&Itemid=195


SPONGANO (palazzo Bacile di Castiglione)

Dal sito www.comune.spongano.le.it   Dal sito www.palazzobacile.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Giuseppe Resta (https://www.facebook.com/giuseppe.resta1)   Foto di Giuseppe Resta (https://www.facebook.com/giuseppe.resta1)   Foto di Giuseppe Resta (https://www.facebook.com/giuseppe.resta1)   Foto di Giuseppe Resta (https://www.facebook.com/giuseppe.resta1)

«Il Castello dei Baroni Bacile di Castiglione reca chiari i segni delle modifiche apportate nel tempo. Il risultato dell'adeguamento, sotto il profilo semantico-formale, presenta interesse per il modo in cui il senso di imponenza e di massiccia severità dell'antico organismo architettonico, viene attenuato ed a volte mutato dall'immissione di partiti decorativi barocchi. Tale impressione è percepibile già quando si osserva la grande facciata dell'edificio, che si erge all'estremità della piazza alberata che porta il nome di Filippo Bacile. Il momento più espressivo di tutto il prospetto è rappresentato dal fastoso portale settecentesco. Disegnato con notevole raffinatezza, con stilemi propri del tardo-barocco napoletano, questo elemento ha un aggetto lievemente convesso ed una luce ad arco spezzato, dalla linea flessuosa, sovrastata da un curioso quanto efficace motivo "a frangia"».

http://www.comune.spongano.le.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=19&i=1&parola_chiave=


Squinzano (palazzo Sansonetti Campa o palazzo baronale)

Dal sito http://censimento.valledellacupa.it   Dal sito http://censimento.valledellacupa.it

«L'antico palazzo baronale, appartenuto un tempo agli Erriquez principi di Squinzano, passò poi ai loro successori i Filomarini che in realtà non vi dimorarono mai. Del prospetto originario conserva solo il portale bugnato che immette nel porticato coperto da volta a botte a cui segue il cortile. Il palazzo ha subito nel corso degli anni una serie di lavori di ristrutturazione che lo hanno portato alla forma attuale. Lo splendido prospetto, rivestito interamente da intonaco rosso ocra, presenta nel piano terra quattro aperture di cui, la seconda da destra, è lo splendido portale cinquecentesco, unica traccia dell'impianto originario. Questo, rivestito da un severo bugnato, sfiora il limite del piano. Il secondo piano ha cinque finestre di cui le prime tre affacciano al balconcino e sono sormontate dal timpano».

http://censimento.valledellacupa.it/gal_r.php?wchben=526&vvv=999__-__999__-__999__-__999__-____-__0---0...


Sternatia (palazzo marchesale Granafei)

Dal sito win.salento.us   Dal sito www.salentoviaggi.it

   http://castelliere.blogspot.com/2011/09/il-castello-di-giovedi-22-settembre.html

«L’edificio è stato costruito nel 1750 (e rimaneggiato nel XIX secolo) sul luogo del trecentesco castello degli Orsini del Balzo, andato distrutto. L’antico maniero fu il fulcro politico-amministrativo dei possedimenti delle numerose famiglie nobiliari che ne ebbero la proprietà. Nel 1480 fu saccheggiato dai Turchi durante la presa di Otranto. Più tardi divenne il quartier generale delle truppe di Giulio Antonio Acquaviva, che morì nel tentativo di riconquistare Otranto. Nel 1734 il castello fu ceduto dalla famiglia dei Cicala a quella dei Granafei, e da questi fu eretto il palazzo baronale. La ristrutturazione, attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri, ne nobilitò il carattere artistico, trasformandolo in una delle più grandi espressioni del barocco leccese. La facciata principale del castello, rivolta verso il paese è decorata ed è architettonicamente di gran rilievo. Il grandioso portale d'ingresso è sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, i proprietari storici della residenza. Al contrario, il lato posteriore del complesso non ha nessun richiamo barocco e presenta una forma austera, priva di qualsiasi armonia decorativa, ma con la peculiarità del basamento scarpato. Gli ambienti, articolati su tre livelli, comprendevano l'abitazione per la famiglia nobiliare, locali di servizio, un carcere ed un'ala di giustizia. Al primo piano alcune stanze sono ornate da affreschi rococò, raffiguranti scene mitologiche e divinità. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela del Fracanzano. Attualmente il piano terra ospita, in una ampia sala a volta, il Centro Studi Chora-ma, che ha curato una raccolta di materiale lapideo decorato, e di antichi attrezzi ed oggetti di uso quotidiano. In un ampio spazio antistante al palazzo sono state rinvenute numerose fosse frumentarie, in parte ripulite, consolidate e dotate di impianto di illuminazione».

http://castelliere.blogspot.com/2011/09/il-castello-di-giovedi-22-settembre.html


Strudà (masseria fortificata Visciglito o Gesuini)

Dal sito www.comune.vernole.le.it   Dal sito www.salentonline.it

«Si racconta che Ottaviano Augusto, di ritorno dall'Albania, prima di entrare nella città di Lupiae (Lecce) si sia accampato a Visciglito, una grande radura e forse già all'epoca fattoria. è una masseria in prossimità dell'abitato di Strudà. Accanto vi passa ancora un antico tracciato viario. Il complesso edilizio puntualizza le varie fasi di sviluppo della masseria che, sin dal XVI secolo, si pone come punto di riferimento di un esteso patrimonio feudale compreso tra i feudi di Specchia Mezzana e di Acaya. Cinquecentesca è la chiesetta posta alle spalle dell'edificio palazziato, che già troviamo registrato nel 1755, quando la masseria apparteneva al Venerabile Collegio della Compagnia di Gesù e consisteva: "in molino, case palazziate e sottane, Chiesa, capanne, pozzo e curti e dentro i suddetti curti vi sono due trappeti uno in ordine e l'altro dirupo e con molte chiusure murate di parieti a fabbrico". La spaziosa scala che porta al piano superiore e l'adozione del colonnato per creare un corridoio di disimpegno esterno, sono elementi che esprimono chiaramente la funzione di dimora rurale per la villeggiatura».

http://www.comunedivernole.it/pagine.php?m0d=Territorio#sei


Strudà (palazzo dei Saraceno)

Dal sito www.thepuglia.com   Dal sito www.comune.vernole.le.it

«Palazzo Esperti-Saraceno. Ubicato nella piazza principale di Strudà, il Palazzo dei Saraceno è un'opera dei secoli XV-XVI, residenza dei Saraceno. Di rara bellezza la balconata che incornicia una finissima ed elegantissima bifora. Al suo interno sono visibili le bellissime sale del '700 ed un ingegnoso sistema di raccolta della acque piovane. Lo stemma nobiliare dei marchesi Saraceno è esposto sulla sommità della balconata con bifora del palazzo che s'innalza nella piazza di Strudà».

http://www.comunedivernole.it/pagine.php?m0d=Territorio&c0n=Struda&s0p=Mappa_Interattiva


Supersano (castello)

  Foto di Lupiae, dal sito it.wikipedia.org   Foto di carlom, dal sito http://rete.comuni-italiani.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.com

  

«Nel 1272 il feudo di Supersano venne concesso da Carlo I d’Angiò a Filippo Montefuscoli, normanno, che possedette il casale di Supersano. Recenti ricerche hanno confermato la presenza dei Normanni nel territorio fin dal secolo XI. Risale probabilmente a questo periodo la costruzione del primo nucleo dell'attuale Castello, il Mastio (la torre centrale ancora esistente, oggi inglobata nelle strutture aggiunte al complesso in successive fasi ed epoche) la cui tipologia e le cui caratteristiche architettoniche riconducono a questa tesi. In origine, il Mastio era una struttura architettonica isolata, come dimostrato da alcuni elementi riconoscibili: al primo piano della torre, al quale oggi si accede dalla sala consiliare, sulla parete est, a circa due metri di altezza, si interrompe una scala, i cui gradini, ne è rimasta traccia,continuano nello spessore della stessa parete. Vi sono poi due aperture, realizzate in momenti diversi che testimoniano tale isolamento almeno a partire dal primo piano: una finestra strombata verso il basso, sulla parete ovest, che oggi guarda nella Sala Consiliare ed un'altra sulla parete nord, oggi porta di comunicazione con gli ambienti successivamente aggiunti. Il feudo ed il castello alla morte di Filippo Montefuscoli, avvenuta senza eredi diretti, vennero incorporati nel Principato di Taranto che nel 1294 venne da Filippo II concesso al figlio Filippo. Estinguendosi questo ramo angioino in Margherita, figlia di Filippo, in quanto nessuno dei due figli, Roberto e Filippo, ebbero eredi, il feudo passò nel XIV sec., per matrimonio di Margherita d'Angiò con Francesco Del Balzo, duca d’Andria, nei possedimenti dei Del Balzo. Il loro possesso fu sottolineato con l'incisione dello stemma gentilizio della casata, rintracciabile sopra la finestra al primo piano della parete nord del Mastio, e con la costruzione di nuovi ambienti. Verso la fine del Quattrocento, con Giovan Paolo Del Balzo, il castello venne dotato di quattro torri angolari di cui resta visibile solo quella esposta a Nord-Est, essendo le altre inglobate nella struttura e quella a Nord-Ovest crollata agli inizi del Novecento. A partire dal XVI secolo, la fortezza non subì più variazioni architettoniche rilevanti nonostante il continuo alternarsi di feudatari. Presenta un prospetto severo con una lunga balconata e finestre di gusto rinascimentale. Superato il portale d'accesso si accede alla scala monumentale che porta al piano nobile. Dal settembre 1984 il castello è di proprietà dall'Amministrazione Comunale che ne ha curato il restauro e vi ha trasferito la sede municipale».

http://castelliere.blogspot.com/2012/02/il-castello-di-giovedi-9-febbraio.html

Per approfondire: http://www.comunedisupersano.gov.it/la-citta/38-turismo/473-il-castello


Surbo (masseria fortificata Barrera)

Dal sito www.salento.com    Dal sito www.masseriamelcarne.com


«Tornando sulla Surbo-Torre Rinalda si svolta per Surbo e sulla sinistra troviamo il complesso della Masseria Barrera che è il risultato di due costruzioni turriformi. La prima torre, databile alla seconda metà del '400, caratterizzata da caditoie affiancate, che difendono rispettivamente la porta d'ingresso del piano terra e la finestra del piano superiore. Il secondo edificio edificato verso la prima metà del '700 è coronato da un parapetto aggettante su mensole è delimitato da un robusto cordone semicilindrico. L’aspetto dell’edificio è imponente e massiccio e dal piazzale antistante ad esso si può scorgere anche la Masseria Pendule anch’essa provvista di torre colombaia cilindrica».

http://www.salentosalento.it/public/articoli/templates/itinerari.asp?articleid=714&zoneid=5


Surbo (masseria fortificata Melcarne)

Dal sito www.masseriamelcarne.it   Dal sito www.masseriamelcarne.it

  

«Costruita tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, la torre è riportata come Masseria Melcarne in un atto di vendita del 1653 nel quale Filippo Prato la cede al napoletano Giulio Pepe barone di Surbo per 1636 ducati. Nel 1741 è così descritta tra i beni della famiglia Severini: Masseria Melcarne consistente in curti, case, capanne, casino e giardini per comodo di detta masseria e con chiusure seminatorie olivate e vigneti. L’aggiunta dei due balconi (XVIII sec.) ne ha cambiato la funzione originaria di difesa in quella di dimora stagionale. Ai lati, due colombaie a pianta quadrata ripetono in scala ridotta il profilo dell’edificio, producendo un singolare effetto scenografico».

http://www.masseriamelcarne.it/web/storia.php


Surbo (palazzo baronale)

 Dal sito http://atlab.linksmt.it   Dal sito http://atlab.linksmt.it

«è il piccolo palazzo vicino la chiesa di San Vito. Nel 1645 Giulio Pepe lo acquistò "per sue comodità" da Fabio Strati. La zona in cui si trova il palazzo era nota anticamente come "piazza del Castello". Dell'antico palazzo, non visitabile perché di proprietà privata, si può vedere ancora un balconcino retto da una mensola con delle figure e lo stemma dei Pepe-Severino, baroni di Surbo. Al di sotto del palazzo vi è un frantoio ipogeo».

http://www.comune.surbo.le.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=8&nome_modulo_corrente=monumento&i=1&parola_chiave=


Surbo (torre dei Cavallari)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.fondazioneterradotranto.it

«La Torre dei Cavallari è situata di fronte alla chiesa di Santa Maria d'Aurio; la strada che separa la torre dalla chiesa segna il confine tra il territorio comunale di Surbo e quello di Lecce. Fu realizzata nel XVI secolo e faceva parte del sistema difensivo che comprendeva le torri costiere e le masserie fortificate. Ha una forma cilindrica leggermente rastremata verso l'alto e termina con un ballatoio. Fu probabilmente sede di una guarnigione di guardie a cavallo (i "Cavallari") che avevano il compito di controllare il territorio dalle incursioni turche».

http://it.wikipedia.org/wiki/Surbo#Torre_dei_Cavallari


Taurisano (palazzo ducale dei Lopez y Royo)

Dal sito www.comune.taurisano.le.it   Dal sito www.sipuglia.com

  

«Il Palazzo, costruito in due riprese (1733 e 1770), sorge su parte delle fondamenta del Castello fortificato dell’epoca angioina, eretto nel XIII secolo dalla famiglia feudataria De Tauresano. Gli unici elementi superstiti del Castello duecentesco sono: l’arco romanico in pietra leccese, arabescato e ornato da foglie d’acanto, elementi vegetali ed animali, incastonato sulla facciata del lato occidentale; e la Torre, della metà del XVI sec., eretta dai feudatari Gattinara Lignani, con funzione di difesa dai turchi, che presenta sui muri degli ultimi tre piani delle piccole finestre con archi a sesto acuto e il parapetto del terrazzo, sporgente su mensole quadrilobate e culminante con una merlatura guelfica. L’edificio è impreziosito da alcuni portali con bassorilievi tardobarocchi raffiguranti soggetti floreali, la croce dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e gli stemmi di altre casate feudali di Taurisano. Degne di nota sono le volte affrescate raffiguranti gli stemmi della famiglia ducale e quelli delle famiglie imparentate con essi, putti, dame e soggetti floreali, risalenti al periodo che va tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Donato alla chiesa e ai cittadini di Taurisano per volontà degli eredi dell’ultimo proprietario, Alessandro Lopez y Royo, il palazzo dal 1957 ospita, l’abitazione del parroco, nella parte sinistra, e gli uffici del Comune».

http://www.comune.taurisano.le.it/monumenti/view.php?id=4&numero_elemento=


Taviano (palazzo marchesale De Franchis o Castelforte)

Dal sito www.piazzasalento.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

  

«Taviano nel 1507 era feudo dei Foggetta e nella prima metà del Seicento fu acquistato dal marchese Giacomo De Franchis. Rimase proprietà di questo casato sino al 1723. Non si conosce la data della costruzione del Palazzo, ma di sicuro era esistente al momento in cui il marchese De Franchis si stabilì a Taviano. Sul portale vi è lo stemma di famiglia ancora ben visibile. Si può presumere che il palazzo risalga al 1600, anche se le notizie storiche documentate risalgono ai primi anni del 1700. I vari nobili che si sono succeduti su questo casale hanno portato a definire il palazzo come "Palazzo De Franchis", dal nome dell'ultimo feudatario. Il primo piano era la residenza del nobile; a piano terra c'erano le stalle e altre attività, diciamo così, meno nobili. I piani ammezzati ospitavano contenitori alimentari, come i granai. Il palazzo marchesale sorge nella parte più antica di Taviano e prospetta sull'attuale piazza del Popolo e su via Nizza. Ai sensi della legge n. 1089 del 1939, è stato dichiarato bene di particolare interesse storico e, come tale, soggetto a tutte le disposizioni di tutela contenute nella stessa legge».

http://www.progettosalento.eu/territorio-e-ambiente/architettura/128-taviano-il-palazzo-marchesale.html


Tiggiano (palazzo baronale Serafini-Sauli)

 Dal sito www.futuratv.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito http://pensieriinvolo.blog.tiscali.it

«La costruzione del palazzo baronale si può far risalire alla metà del XVII secolo, allorquando Angelo Serafino, divenuto feudatario del Casale di Tiggiano nel 1640 ritenne opportuno costruirvi la propria dimora per seguire da vicino le sorti della sua proprietà. Non ci sono notizie certe del progettista né di quanti anni sono stati necessari per il complemento dell'edifìcio. Sicuramente il manufatto ha subito diversi ampliamenti nel corso della storia della famiglia baronale Serafini-Sauli; se in principio l'ingresso principale si trovava sotto l'ornamentale balcone dal quale i feudatari si affacciavano per parlare ai sudditi, successivamente lo stesso è stato spostato più a sud, quasi di fronte all'omonima piazza Castello. Il palazzo ha due ampi cortili interni: dal principale si accede, attraverso una scala, al primo piano, dove si trovano le stanze riservate alla nobiltà, mentre al piano terra si trovano i locali per la servitù, per i magazzini e per la custodia degli animali. La costruzione risente di uno stile tardo rinascimentale; la facciata non presenta particolari rilevanti; tranne un piccolo campanile al di sopra del coronamento dove era sistemata una campana e un segnavento a forma di galletto. L'unico ornamento esterno è il balcone decorato da volti e fregi architettonici, un'iscrizione datata afferma: BEATI OMNES QUI TIMENT D. NI. A. D. MDCCXVI. Due caditoie in alto rappresentano le tracce dell'antico castello. Il piano terra è costituito da circa ventidue ambienti di diverse dimensioni, per una superfìcie coperta di 1770 mq. e circa 500 mq. di cortili. Il piano superiore è composto da diciannove vani di dimensioni diverse con una superficie di 1550 mq. Al termine della scala, a sinistra, si trova l'ampio salone che fungeva da sala per i ricevimenti e le cerimonie, all'interno del quale si trova la cappella. è documentato che vi si celebrava la messa ogni mattina, oltre a battesimi e matrimoni. Il salone era arricchito di tele e di arazzi di notevole pregio che sono stati asportati prima dell'acquisto da parte della municipalità. Adiacente al salone si trova il vano di rappresentanza, l'unico con due lunette affrescate con episodi di vita cavalieresca. Al centro della volta si trova poi lo stemma araldico della famiglia baronale: in campo azzurro quattro serafini a sinistra e un'aquila a destra. L'ala posta a nord è ancora oggi priva di qualsiasi impianto e il pavimento è ancora quello originano m battuto tradizionale. Le ampie stanze del palazzo adibito a residenza signorile sono state pavimentate negli anni cinquanta con cotto porcellanato dipinto a mano. Le terrazze consentono percorsi lungo il perimetro del cortile principale e affacci su quello di servizio. Un ampio giardino adibito a frutteto con una torre colombaia e un parco di alberi di alto fusto con un ricchissimo sottobosco arricchiscono la residenza dei baroni Serafìni-Sauli. Dal 1985 l'edificio è divenuto di proprietà comunale: al piano superiore vi sono gli uffici comunali, al piano terra alcuni locali sono stati assegnati a varie associazioni locali».

http://www.frisella.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1167&Itemid=127


Tiggiano (torre Nasparo)

Dal sito www.ilpaesenuovo.it   Dal sito www.365giorninelsalento.it

«La torre fatta costruire dagli spagnoli a difesa del territorio da loro dominato in quell’epoca (1500), era governata e mantenuta dalla popolazione, tramite l’esazione di tasse, le cosiddette “impositioni”, che ciascun “fuoco” doveva pagare alla Regia Corte. Da uno dei documenti esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli si apprende che il primo torriero della torre Nasparo, fu il caporale spagnolo Gio. Martinez nominato nel 1583. Nel 1595 risulta essere terriero Ludovico Ernandez, nel 1609 il caporale Gio. Garcia. Nel 1727 viene ancora citata in un altro documento esistente sempre nell’Archivio di Stato di Napoli. Dopo aver svolto la sua funzione per la quale venne costruita, nel 1777 viene affidata alla custodia degli invalidi, un’associazione assistenziale, ma la torre è ormai inabitabile perché in parte crollata, e ha perso la funzione di vedetta per la quale era stata costruita. La torre Nasparo ha una base troncoconica, il cui diametro è di 11 metri, dal cordolo in su assume una forma cilindrica. Fu costruita con pietre non squadrate e con dime verticali in conci regolari. Dal cordolo in su esistono conci regolari esterni, almeno per la parte ancora esistente. Dal piano agibile si può vedere all’interno una cisterna di circa mt. 4x4 con una copertura a botte e le tracce di un colatoio. La torre immersa in uno splendido paesaggio e sfiorata dalla litoranea Otranto-Leuca, comunica visivamente con torre Palane a nord e torre Specchia Grande a sud».

http://www.salentu.com/comuni/Tiggiano/monumenti.asp


Torre Chianca (ruderi della torre)

Dal sito www.comune.lecce.it   Dal sito www.lecce360.com

«La località prende il nome dall’omonima torre di avvistamento cinquecentesca, oggi parzialmente diroccata, fatta costruire dagli spagnoli per difendere il Salento dagli attacchi dei pirati saraceni. Nasce come discendente del vicino borgo di Case Simini, località del comune di Lecce appena più nell’entroterra. Fa parte della marina anche un piccolo isolotto antistante la costa denominato dai leccesi “Lu squeiu” (lo scoglio). Guardando verso l’orizzonte, appena di fianco all’isolotto, si intravedono nel mare tra i 5 e i 7 metri di profondità, una serie di colonne di marmo risalenti al 2° secolo a.C. Di particolare interesse naturalistico sono i bacini Idume e Fetida, dove crescono alghe characee e brasca pettinata. Lungo le sponde sono presenti fitti canneti, una “steppa salata” di Salicornia annuale e piante quali il narciso nostrale. Dal bacino Idume proseguendo verso nord sulla costa troviamo il nucleo residenziale estivo di Spiaggiabella, con una splendida spiaggia e acqua cristallina. Nell' immediato entroterra troviamo il Parco Naturale Regionale Bosco e Paludi di Rauccio».

http://www.comune.lecce.it/vivicitta/passeggiandodune/torrechianca


Torre dell'Orso (torre di guardia)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito en.wikipedia.org

«Questo lungo tratto di costa è caratterizzato da ampie insenature con una scogliera sempre alta e le torri che vi si incontrano sono in gran parte dominanti dall’alto e la costa è per larghi tratti inaccessibile per chi proviene dal mare. [La torre] già risulta realizzata nel 1569, essa è tipica del regno con tre caditoie per lato, a base quadrata e corpo troncopiramidale senza controscarpa. è stata costruita con conci regolari di tufo tenero perciò ha subito un facile degrado, tant’è che è ridotta a rudere. Il lato costa nord evidenzia la doppia volta a crociera dallo squarcio murale prodotto dal crollo, e tra le strombature della copertura si scorge una finestrella-feritoia».

http://www.torrevado.info/torri-salento/torre-dell-orso.asp


Torre Pali (masseria fortificata de li Pali)

Dal sito www.scialaba.com   Dal sito www.salveweb.it

«Questa masseria, tra le più antiche del nostro territorio, è posta a poche centinaia di metri dall’abitato della marina di Torre Pali, lungo la strada che congiunge la località marina con la strada Presicce-Lido Marini. I fabbricati del piano terra sono stati edificati nel 1532, mentre la torre ed il piano superiore sono stati costruiti da Nicola Scaglione, feudatario di Salve, a partire dal 1560. La torre è accessibile direttamente dal cortile, mentre il piano superiore, in origine collegato con una scala a pioli attraverso una botola nella volta, è collegato da una scala in muratura nel vano ad essa adiacente. Poco distanti dal complesso si intravedono un pollaio e un'aia. Nella masseria si trova un fienile voltato a botte, una corte interna, un forno ed un recinto per gli animali».

http://www.salveweb.it/masserie.htm


Torre Pali (torre costiera)

Dal sito www.hotelteti.com   Dal sito www.travely.biz

«Venne ultimata nel 1563. Edificata sopra uno scoglio, a poche decine di metri dalla riva ed interamente circondata dall’acqua, era unita alla terraferma da un piccolo ponte in muratura. Del diametro di circa 10 metri, la torre, era costituita da un solo vano da cui, tramite una scaletta, si accedeva alla garitta di guardia delimitata dal parapetto a tamburo. Nel 1576 la Città di Lecce consegnò alla Torre un falconetto, piccolo cannoncino di bronzo, che venne ritirato dall’allora caporale Ippolito de Ippolitis. Le colubrine venivano sistemate nelle cannoniere, piccole feritoie presenti sulle pareti della torre. In quel tempo, quando la zona era ricoperta dalle paludi ed infestata dalla malaria, pochissimi erano i pescatori che abitavano (solo nei periodi più propizi) la località marina. Per questi, furono costruiti gli strazzi, piccole casette con il tetto di tegole rosse e la chiesetta di S. Antonio».

http://www.salveweb.it/pirati.htm


Torre Rinalda (ruderi della torre)

Dal sito www.torrimarittimedelsalento.it   Dal sito www.spiaggedelsalento.it

«L’antica torre di avvistamento, oggi ridotta ad un rudere, presenta una struttura troncopiramidale a base quadrata. Venne innalzata intorno al XVI secolo utilizzando blocchi di carparo regolari. Nonostante il pessimo stato di conservazione sono ancora visibili due finestrelle che fungevano anche da feritoie, poste rispettivamente sul lato che guarda il mare e sul lato nord. Si intravede ancora una parte della volta a botte ormai quasi completamente crollata. A base quadrata, tronco piramidale presenta una leggera scarpatura. La parte superiore è completamente distrutta. Considerando che è stata costruita nello stesso periodo di molte altre che furono erette nella zona, con lo stesso metodo, si può affermare che era divisa in due piani da un toro marcapiano e che avesse dodici caditoie, tre per lato, e nella parte superiore le batterie in barbetta».

http://www.geosearch.it/s_6354/Lecce/siti-storici-culturali/Torre-Rinalda.php


Torre Sant'Andrea (ruderi della torre)

Dal sito www.oltrefreepress.com   Dal video www.youtube.com/watch?v=4j0BSQT0pFQ

«Le spiagge di Sant'Andrea sono piccole e deliziose spiaggette che si susseguono ai piedi delle splendide falesie calcaree a picco sul mare che caratterizzano il tratto costiero tra le località di Torre dell'Orso e Sant'Andrea, a nord di Otranto. Il mare in questa zona è bellissimo, trasparente e cristallino, con colori dal verde smeraldo al blu cobalto, con fondali rocciosi solo vicino alla riva e con i tre maestosi faraglioni, detti Lu Pepe, che rendono il paesaggio unico. Per la presenza di queste falesie, le spiagge diventano ombrose già nel primo pomeriggio. Raggiungere le spiagge di Sant'Andrea è semplice via mare, meno via terra, in quanto dai centri abitati nelle vicinanze si deve poi scendere a riva lungo impervie scalette appena abbozzate nel tufo. La vicina Torre Sant'Andrea è una piccola località il cui aspetto, quasi selvaggio, è di particolare fascino e che conserva ancora nella Grotta di San Cristoforo le iscrizioni augurali dei naviganti greci, romani e spagnoli. Nel 2000 fu scelta come location per uno spot televisivo di una nota compagnia telefonica. A Torre Sant'Andrea sorge il rudere dell’omonima torre cinquecentesca».

http://www.salentolive.it/index.php?option=com_content&view=article&id=52&Itemid=221


Torre Suda (torre costiera)

Dal sito www.comune.racale.le.it   Dal sito www.comune.racale.le.it

«A pochissimi chilometri da Racale si trova Torre Suda, bellissima località estiva, meta di numerosissimi turisti durante il periodo estivo. Torre Suda prende il nome della torre cinquecentesca fortificata, costruita a baluardo delle scorrerie dei turchi. Il mare limpido e pescoso, le piccole baie naturali e la macchia mediterranea ne fanno un piccolo paradiso dove trascorrere una piacevolissima vacanza e dimenticare lo stress accumulato durante l'anno lavorativo. Torre Suda si presenta con una scogliera bassa caratterizzata da scogli liscissimi e bianchi che la rendono particolarmente accessibile e confortevole. A circa 2 km a nord si trovano i primi lidi sabbiosi, tra i quali si annoverano Lido Pizzo e Punta della Suina e a seguire tutte le spiagge libere e attrezzate di Gallipoli. Mentre spostandosi a sud, per circa 7 Km, ci sono le bellissime spiagge libere e attrezzate di Torre San Giovanni (Marina di Ugento). Non mancano, poi, le strutture ricettive come alberghi, ristoranti dove gustare i prelibati piatti locali, centro sportivo, spazi sistemati a verde, passeggiate, farmacia, pronto soccorso e tante villette private presso le quali poter villeggiare tranquillamente. ...».

http://www.comune.racale.le.it/index.php?option=com_content&view=article&id=91&Itemid=70


Torre Vado (torre d'avvistamento)

Dal sito www.silvimmobiliare.com   Dal sito www.torrimarittimedelsalento.it

«Gli venne attribuito questo nome in quanto fu costruita nelle vicinanze di un tratto di costa caratterizzato da acque poco profonde e che, pertanto, veniva utilizzato frequentemente dai pescatori del luogo come “vado”, cioè come un comodo guado di accesso al mare. Per la sua vicinanza con l’abitato di Salve, questa di Torre Vado rivestiva un ruolo di notevole importanza per il nostro paese. Era infatti, una delle "torri cavallare", dotata cioè, di un cavallo utilizzato da un messaggero (il cavallaro) che, in caso di minaccia di uno sbarco di pirati, si recava prontamente ad avvertire i paesi limitrofi. Nell’aprile del 1752 una piccola flotta corsara, composta da sei sciabecchi, comparve presso le nostre coste. Da una di queste imbarcazioni venne calata in mare una lancia di pirati che, immediatamente, iniziarono ad inseguire alcune barche che facevano ritorno dalla pesca. Una di queste, nonostante l’intervento degli uomini di guardia della torre di Morciano, fu raggiunta e depredata, mentre l’equipaggio riuscì a mettersi in salvo. In seguito al disarmo delle torri costiere, Torre Vado divenne, verso la metà dell'800, stazione di controllo doganale. Intorno al 1930 venne poi acquistata da privati. La torre, restaurata e trasformata nel 1935, è a pianta circolare, si sviluppa su due livelli e presenta sul coronamento una caratteristica merlatura».

http://www.salveweb.it/pirati.htm


Trepuzzi (palazzo baronale)

Foto di Lupiae, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.mappeditalia.it

  

«Comunemente chiamato Castello Nuovo, è una residenza fortificata, voluta dai Condò, feudatari di Trepuzzi, agli inizi del XVII secolo e abitata poi nel XVIII secolo dai duchi Carignani. Nel 1887 il palazzo ha subito restauri ed ampliamenti che ne hanno modificato l'aspetto originario. L'edificio, di pianta trapezoidale, si articola intorno ad un cortile quadrangolare, e presenta una struttura a due livelli, coperti da volte a costruzione, dei quali il superiore ad "U" si apre verso il giardino retrostante. La facciata principale, rivolta a nord, presenta un ordine inferiore nel quale si apre un elegante portale bugnato con arco a tutto sesto ed uno superiore caratterizzato da un lungo loggiato, impostato su mensole scolpite e fornito da balaustra retta da colonnine. Tale loggiato viene riproposto anche sulle pareti laterali. L'edificio è dotato di una piccola torre, nata per scopi difensivi, alla quale si giunge da una scala interna, posta al primo piano. L'area retrostante del palazzo è occupata da un grande giardino composto da piante e alberi distribuiti in vialetti secondo l'originaria struttura settecentesca. Di pertinenza del palazzo è la cappella dedicata ai santi apostoli Giacomo e Filippo, eretta per devozione di Gian Domenico Condò di Lecce prima del 1640. La cappella, situata sul lato ovest dell'edificio, venne inglobata all'originario corpo di fabbrica dopo il 1848, a seguito dell'ampliamento del palazzo. La piccola chiesa è chiusa ad ogni forma di culto ed è priva degli originari arredi decorativi. In passato è stata sede della confraternita di Maria SS. Addolorata. L’edificio, utilizzabile per produzioni cinematografiche e televisive, film, fiction, shooting, spot ed eventi, ha anche un suo sito web ufficiale, dove si possono trovare diverse altre sue immagini: http://www.locationcastello.it».

http://castelliere.blogspot.it/2014/11/il-castello-di-domenica-23-novembre.html


TREPUZZI (palazzo Petrucci)

Dal sito www.weagoo.com   Dal sito www.quisalento.it

«Palazzo Petrucci è uno dei maggiori luoghi di interesse di Trepuzzi. La sua costruzione venne avviata dal XVI secolo nel nucleo più antico della cittadina, vicino alla chiesa madre. L’edificio si articola in due corpi. Sulla facciata principale vi è un portale bugnato con arco a tutto sesto, sopra il quale si può osservare lo stemma della famiglia Petrucci-Giugni. Mensole decorate con motivi naturalistici arricchiscono la composizione dell’ingresso alla struttura. Il primo piano è incompleto, ed è caratterizzato da una loggia con una balaustra, impostata su mensole scolpite. All’interno è custodita una preziosa biblioteca privata, con volumi risalenti a un periodo compreso fra il XVI e il XX secolo, di argomento giuridico-legislativo e storico-umanistico. Una stanza, appartenente al nucleo originario dell’edificio, possiede una porta con un cartiglio recante la scritta “Domvs freqventata dvlcescit / et male continvata / taedivm parit / de kempis / 1601” (“La casa quando è frequentata diviene dolce e quando è abbandonata produce noia. Da Kempis, 1601)».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-lecce/cartina-monumenti-trepuzzi/monumenti-trepuzzi-palazzo-petrucci.htm


TREPUZZI (villa Elvira o villa Bianco o castello Sant'Elia)

Dal sito www.salento.it   Dal sito www.affitto.it

«Un muro a secco, alto circa un metro, delimita l'intero perimetro della proprietà e dua ingressi immettono all'interno: quello principale, posto sulla vecchia strada Trepuzzi-Andrano, indicato da due possenti pilastri quadrangolari merlati nella parte superiore, sui quali c'è scritto "Villa Elvira"; l'altro ubicato sulla strada provinciale Squinzano-Campi-Trepuzzi, delimitato da quattro pilastri su due dei quali è scritto "Tenuta Terenzano". Un lungo viale sterrato, costeggiato su entrambi i lati da alberature, conduce fino alla costruzione e si interseca a metà con il viale secondario. Villa Bianco richiama il gusto medievale e goticheggiante che si andava diffondendo verso la fine del XIX secolo, quando vi fu un ritorno nell'architettura romantica alle forme dei castelli medievali. Posta su un'altura che domina tutta la valle del Montedoro e rivolta verso il centro abitato di Trepuzzi, domina sulla vallata come una piccola fortezza. L'edificio, con la sua forma turrita, presenta i prospetti tagliati da una cornice appena aggettante che evidenzia i due ordini architettonici. Ai quattro angoli si sviluppano torri angolari a bugnato liscio orizzontale che poggiano su un alto zoccolo a scarpata. Al centro della facciata principale si apre il portale d'ingresso, ai lati del quale due finestre centinate lo delimitano. Il piano nobile è impreziosito da una bifora racchiusa in un'arcata cieca delimitata da un balconcino balaustrato. Il prospetto posteriore richiama esattamente quello principale, mentre altre porte e finestre si aprono sui prospetti laterali. Un cornicione a sporto, sormontato da una merlatura, corona l'intero edificio. Mentre l'esterno è austero e imponente, caratteristica tipica dei castelli, l'interno è sontuoso e monumentale. Numerosi affreschi, infatti, decorano le pareti e le volte. A causa dei numerosi vandalismi e furti cui è soggetta la villa, porte e finestre del piano terra sono state murate. Si segnala la presenza di numerosi pergolati, gazebi e sedili in pietra immersi nella folta vegetazione del parco che la circonda».

http://89.31.74.204/valledellacupa/index.php/ville-12/826-villa-trepuzzi


Tricase (castello dei principi Gallone)

Dal sito www.leccesette.it   Dal sito http://tricase.meridionalefondiaria.it

  

«Il Castello o Palazzo dei Principi Gallone è il più sontuoso monumento culturale della città di Tricase. Sorto sul sito di un precedente insediamento castellare angioino, è costituito da tre elementi principali: la Torre, il Torrione, che sono le più antiche e conservano ancora le caratteristiche strutture del Trecento e il corpo vero e proprio dell’edificio costruito per volere della famiglia Gallone che ha caratterizzato la storia della città dal XVI secolo in poi. Stefano II, primo principe di Tricase, decise di edificare una residenza degna dell’alto rango raggiunto dalla sua casata e per fare ciò acquistò una serie di abitazioni disposte a ridosso delle mura che andavano dalla Torre Orsiniana al Bastione lanceolato, costruito in seguito ad un programma di riparazione e fortificazione della cinta muraria emanato appositamente per la Terra di Tricase da Carlo V nel 1532. L’imponente struttura principesca, che si affaccia su un lato dell’odierna p.za Pisanelli, venne edificata tra il 1657 e il 1661. La struttura era talmente imponente per il periodo in cui vide la luce, che diede adito alla leggenda delle 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. L’interno è monopolizzato dallo splendore della “Sala del Trono”. Si tratta di un ambiente di forma rettangolare di metri 24,30 x 11,70, tanto grande da contenere più di mille persone, voltato a capriate e pavimentato nel 1661 in stile veneziano, con al centro l’arma araldica dei Principi Gallone realizzata con la tecnica del mosaico. L’ala a sud è interamente occupata dalla sede del Museo Civico, sistemato in collaborazione con il Museo Provinciale di Lecce. Nelle varie stanze, decorate con volte alla leccese, lacerti di affresco e caminetti, sono conservate alcune delle testimonianze della storia di Tricase».

http://castelliere.blogspot.com/2010/10/il-castello-del-giorno_19.html


TRICASE (resti della torre del Sasso o del Mito)

Dal sito www.torrimarittimedelsalento.it   Dal sito www.pernatur.org

«Torre del Sasso (o Torre del Mito) è un'opera di fortificazione e di difesa della costa adriatica salentina, situata nel territorio del comune di Tricase, in provincia di Lecce. Ricade nel Parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. Torre del Sasso, situata sulla cresta della Serra del Mito a 116 metri sul livello del mare, faceva parte di un sistema di torri costruite lungo tutta la costa del Salento, fornite di cannoni, a vista l'una dell'altra, in modo che, in caso di scorrerie da parte dei Turchi o corsari, le popolazioni all'interno potessero essere opportunamente avvisate. La torre, la cui esistenza è accertata al 1584, è parzialmente diruta; presentava una base troncopiramidale e un corpo sovrastante a pianta quadrata. Il vano superiore doveva avere volta a botte e rivestimento in blocchi di tufo regolari, come intuibile dai resti dell'imposta ancora visibili. Comunicava a nord con Torre Porto di Ripa e a sud con Torre del Porto di Tricase».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_del_Sasso


Tuglie (palazzo ducale dei Venturi)

Dal sito www.otranto.biz   Dal sito www.tuglie.com

«Il palazzo ducale edificato nei primi del ‘600 è oggi diviso in due proprietà. Una parte, di proprietà del sig. Antonio Venturi, è destinata a residenza ed una parte è sede del Museo della Civiltà Contadina e delle tradizioni popolari del Salento. Alla residenza si accede attraverso una scalinata interamente in pietra locale (pietra carpara e pietra leccese), recentemente restituita all’antico splendore. L’ingresso permette di accedere a tre diverse zone del palazzo: una centrale destinata a salone, salotto e cucina, e due laterali destinate a zona notte. Il palazzo dispone di due diversi giardini: il primo, su un’ala, destinato a frutteto tipico talentino, accoglie al relax ed al riposo, con un lungo viale centrale e dei viali trasversali. La pavimentazione dei viali è interamente in pietra leccese, e nel centro del giardino sono presenti dei sedili posti al di sotto di una cupola realizzata con piante rampicanti fiorite».

http://www.otranto.biz/salento/it/struttura/tuglie/palazzo-venturi.html


Tutino (castello dei Trane)

Dal sito www.comune.tricase.le.it   Dal sito www.comune.tricase.le.it

«Il castello è tra i pochi nel Salento a conservare ancora parte del fossato originario. Edificato nel XV secolo, costituì nei secoli un rifugio sicuro per gli abitanti del casale di Tutino. Le sue possenti mura, alte 6-7 metri e spesse 1,40 metri, sono realizzate in pietrame e bolo e presentano la parte inferiore scarpata. Delle numerose torri poste lungo il circuito murario, ne rimangono solo cinque, alcune con base a scarpa, collegate sulla sommità da un cammino di ronda visibile ancora in alcuni tratti. Verso la fine del XVI secolo, divenuto obsoleto rispetto ai dettami dell'architettura militare dell'epoca, il castello fu ceduto dal conte di Alessano Andrea Gonzaga a don Luigi Trani. Quest'ultimo ne ampliò e trasformò la struttura per farne una dimora signorile. Sul lato orientale, il fossato lasciò il posto a un'elegante facciata rinascimentale articolata su due livelli con un severo portale sormontato dallo stemma nobiliare: un drago alato e rivoltato, mirante una stella di 8 raggi e sostenente con la branca destra una testa di toro e con quella sinistra un libro. Lungo la facciata un registro con un'epigrafe in latino ne ricorda la costruzione avvenuta nel 1580. Ognuna delle finestre della facciata riporta nella decorazione dell'architrave un motto in lingua latina. Divenuto successivamente di proprietà della famiglia Gallone, ultimi baroni di Tutino, passò poi nelle mani della famiglia Caputo che ne destinò gli ambienti alla lavorazione del tabacco fino agli anni sessanta del secolo scorso».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Tutino


Ugento (castello)

Dal sito http://castelliere.blogspot.com   Dal sito http://castelliere.blogspot.com

«Il corpo dell’edificio architettonicamente si presenta tozzo e austero. Alcuni storici ne fanno risalire l’origine, per la rozzezza delle sue linee e la robustezza delle sue mura, addirittura al periodo romano, mentre il piano superiore, e quindi il suo completamento a mo’ di castello, al periodo normanno. Durante il periodo angioino, il castello fu più volte ristrutturato e Carlo d’Angiò, nel 1273, in occasione di una visita nel Salento, vi soggiornò, ospite del conte Adenolfo XI d’Aquino. Nel 1537, in seguito all’occupazione della città da parte dei barbari, il castello venne gravemente danneggiato: due torri furono distrutte come del resto buona parte dell’ala occidentale, del pian terreno e del primo piano. Il maniero, riedificato nel 1642 ad opera del conte Vaaz De Andrada, ha subito negli anni un degrado costante aggravato da illogiche costruzioni e adattamenti, per poi precipitare in uno stato di completo abbandono. Nel suo interno, inoltre, è dotato di ampi saloni, quasi tutti ornati da pitture e decorazioni di diverse epoche. L’Amministrazione Comunale di Ugento ha attivato, in collaborazione con i proprietari del maniero, una procedura per la richiesta di finanziamenti rivolti al restauro e alla fruibilità del bene che dal luglio 2005 ha aperto le sue porte agli ugentini ed ai tanti turisti desiderosi di ammirarne le splendide sale e non più solo l’eccezionale architettura esterna. Tra l’estremità sud-orientale del Castello di Ugento e la parete settentrionale del Palazzo del Seminario si apriva la cosiddetta c.d. “Porta di Paradiso”, il principale ingresso all’abitato medievale, lungo il lato orientale della cinta muraria; l’apertura è rappresentata nella Veduta di Ugento di G.B. Pacichelli (1703) e nella Pianta di Ugento disegnata nel 1810 da A. Palazzi. Quest’ultima planimetria, conservata nella Collezione Colosso, fornisce un’importante documento della struttura urbana di Ugento in epoca medievale e moderna, prima delle trasformazioni attuate a partire dalla fine dell’Ottocento e prima dell’espansione urbanistica del Novecento. L’abitato, che si era ridotto ad una superficie molto limitata, nella parte più alta della serra, compare difeso da mura fornite di torri quadrate e circolari. Gli accessi erano tre: oltre a “Porta di Paradiso”, “Porta Piccola” sul lato orientale e “Porta di S. Nicola” sul lato occidentale».

http://www.comune.ugento.le.it./monumenti/dettagli.php?id_elemento=10&i=1&parola_chiave=


Ugento (masseria fortificata Torre Vecchia)

Dal sito www.turismo.provincia.le.it   Dal sito www.ilmiosalento.com

«Recinto con all’interno una tipica torre fortificata. Abitata».

http://www.ilmiosalento.com/?p=5698


Ugento (palazzi, centro urbano)

Dal sito agenzie-immobiliari.eurekasa.it   Dal sito www.progettosalento.eu

«Un centro storico tra i più belli e ricchi di fascino che conserva traccia di tutti i popoli che nel corso dei secoli sono passati per questa terra: gli Illiri, i Messapi, i Romani, i Normanni, gli Svevi, i d’Angiò di Napoli, gli Aragonesi e i Turchi. Il centro storico è un piccolo scrigno pieno di tesori: da Piazza Colosso con il Palazzo Comunale si svolta un angolo e attraverso alcuni archi in stile Gotico si arriva alla Torre dell’Orologio. Da lì alla P.zza San Vincenzo dove c’è la Cattedrale, ricostruita alla fine del 1700 sulle rovine di una precedente chiesa distrutta durante un famoso saccheggio per opera dei Turchi nel 1537; all’interno meritano attenzione la serie di tele che sovrasta gli altari minori, i marmi policromi dell’altare maggiore e la tela nell’abside di Corrado Mezzana. ... Tornando nel centro storico, una serie di palazzi si affaccia su via Roma, uno fra tutti Palazzo Gigli, un’antica dimora signorile costruita nel 1500. Tre i Musei presenti nel paese: la Collezione Colosso nell’omonimo palazzo, il Museo Civico e il Museo Diocesano sotto la Cattedrale».

http://www.lameta.net/blogsalento/?p=7


Vanze (masseria fortificata Baglivi)

Dal sito www.comune.vernole.le.it

«Edificata nel sec. XVI è stata ampliata nei secoli successivi. Ubicata ai margini del nucleo antico, il complesso masserizio era posto anche a difesa del centro. Versa in uno stato di conservazione pessimo e non è fruibile».

http://www.salentonline.it/monumenti/dettagli.php?id_elemento=1139&i=4&parola_chiave=&id_categoria=


Vanze (palazzo baronale)

Dal sito www.comune.vernole.le.it   Dal sito www.salentoacolory.it

«Il Palazzo Baronale di Vanze è situato in via Acaya, si accede da un bellissimo portale bugnato del '500».

http://www.pugliaturistica.it/info.php?user=&pw=&luogo=PGLLEVRN00005&cod_luogo=PGLLEVRN00005&cod_pe=3


Vanze (porta monumentale)

Dal sito www.comune.vernole.le.it   Dal sito www.salentonline.it

«La Porta Monumentale segnava l'ingresso di Vanze verso il mare. Sulle origini non si hanno notizie certe, ma sicuramente aveva la funzione di ulteriore difesa ad una serie di "Case-Torre" del '500, che ancora oggi si trovano all'interno del paese».

http://www.comunedivernole.it/pagine.php?m0d=Territorio&c0n=Vanze&s0p=Mappa_Interattiva


Vaste (castello baronale)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.castlecce.it

«L'attuale fisionomia del Palazzo Baronale è il risultato di un'evoluzione planimetrica avvenuta fra il XIV ed il XVIII secolo. Il complesso è composto da due edifici principali, la torre e il palazzo, collegati da un tratto della cinta muraria del borgo quattrocentesco. La prima fase edilizia (XIV secolo) è costituita da una torre quadrangolare isolata a tre piani coronata da un parapetto merlato. Nella prima metà del XV secolo intorno alla torre si forma un piccolo insediamento difeso da cinta muraria; presso l'angolo sud-occidentale delle mura viene edificata una residenza fortificata, costituita da un piano terra ed un primo piano collegati da una scala esterna. Un primo ampliamento del palazzo si data alla metà del XVI secolo, come testimonia l'iscrizione sulla porta di accesso alla struttura che attribuisce l'intervento a Ottavio dei Falconi feudatario di Vaste dal 1560. Nella prima metà del XVII secolo il palazzo viene ampliato verso sud-ovest al di fuori della cinta muraria in disuso. Con l'aggiunta del loggione a destra dell'attuale ingresso al borgo, il palazzo acquista la fisionomia definitiva, corrispondente alla descrizione della metà del Settecento contenuta nei documenti che si riferiscono alla vendita del feudo ad Ippazio de Marco».

http://it.wikipedia.org/wiki/Vaste#Palazzo_Baronale


Vernole (palazzo baronale Bernardini)

Dal sito www.prolocovernole.it   Dal sito www.wikisalento.it

«Il Palazzo Baronale fu edificato tra il 1762 e il 1766, come si evince dalle date riportate su due architravi delle finestre. L'edificio è a due piani, con colonne incastonate agli angoli, fornite di capitello floreale. Sul piano superiore, in posizione centrale, si trova una larga porta con relativo balcone e quattro finestre ai lati, decorate con motivi floreali. Il cornicione è lineare. La sua principale caratteristica è l'ampio portale in bugnato. Il palazzo appartiene alla famiglia Bernardini».

https://it.wikipedia.org/wiki/Vernole#Palazzo_Baronale


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