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SECLì, PALAZZO DUCALE

a cura di Patrizia Gatto

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Il palazzo ducale di Seclì.

Altre immagini del palazzo ducale (foto A. Pepe).

 

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Seclì  Seclì  Come arrivare a Seclì


 


Epoca: seconda metà del XVI secolo, su una struttura preesistente.

Conservazione: recentemente restaurato, è in ottime condizioni; è dimora estiva dei discendenti degli ultimi proprietari, la famiglia Papaleo.

Come arrivarci: in auto percorrendo la strada statale 101 (Salentina di Gallipoli), quindi la statale 497 da Galatone a Seclì (che dista circa 25 km da Lecce).

  

Cenni storici. 

Seclì venne infeudato nel 1192 come “casale” dal conte Tancredi di Lecce. Con la dominazione angioina il beneficio feudale venne trasferito ad altre famiglie nobili sino a quando la località venne acquistata nel 1567 da Sigismondo D’Amato, capostipite di una facoltosa famiglia di hidalgos (cavalieri) spagnoli giunti a Napoli a seguito degli Aragonesi. I D’Amato divennero nella seconda metà del XVI secolo i protagonisti di un cambiamento tale da imprimere una svolta radicale alla vita del piccolo casale, inserendo il piccolo comune in un’area fitta di scambi continui sul piano politico-religioso oltre che artistico-culturale.

Il Palazzo si presenta chiaramente stratificato anche se conserva ben visibili e predominanti le tracce dell’intervento realizzato nel Cinquecento. Sembra verosimile supporre che esso sia stato eretto in buona parte dai duchi D’Amato nella seconda metà del XVI secolo, su di una preesistente dimora signorile con prevalente funzione di fortilizio.

Testimonianze della presenza di questa famiglia sono le due sale finemente affrescate che si trovano nell’ala nord del Palazzo fortunatamente scampata al terremoto del 1743 che coinvolse Nardò e i comuni limitrofi, compreso Seclì. Nella sala voltata a spigolo, si trova affrescato al centro della chiave di volta lo stemma dei D’Amato, mentre in quella accanto, coperta da una volta a schifo lunettata, sono rappresentati i cinque duchi D’Amato che si sono succeduti nel possesso del piccolo feudo.

Nel 1692 il feudo fu venduto ai Severino, famiglia nobile napoletana, che ne fu in possesso per circa un secolo, dopo di che passò ai Rossi-Liborio e infine ai Papaleo che a partire dalla seconda metà dell’800 ne sono stati gli ultimi proprietari; a quest’ultima famiglia appartiene lo stemma con i due leoni rampanti che si trova sulla loggetta angolare e che purtroppo è stato tranciato da un fulmine.

Il Palazzo è stato acquistato nel 1998 dal Comune di Seclì che una volta restaurato lo destinerà a nuova sede comunale; inoltre è attualmente sottoposto a vincolo ai sensi della Legge 1.6.1939 N. 1089.

Il Palazzo si sviluppa su due piani e ha un piccolo cortile interno. Il piano inferiore è caratterizzato da ampi locali adibiti a magazzini ma che in passato ospitavano le stalle, gli abbeveratoi e le dispense per la conservazione dei prodotti; esistono però degli ambienti, che avevano funzione probabilmente di ingresso coperto al giardino, che hanno una fattura ben diversa in quanto presentano diverse decorazioni e una cura maggiore dei dettagli.

L’accesso al piano nobile oggi avviene mediante una scala situata nel cortile che probabilmente e posteriore al terremoto del 1743 e che ha sostituito l’originaria forse situata altrove. Elemento singolare è la loggetta angolare datata probabilmente intorno agli anni ‘70 del XVI secolo, oggi del tutto murata, formata da due archi ogivali che si impostano su trabeazione sorretta da colonne con capitelli corinzi. In prossimità dell’angolo le colonne poggiano su una balaustra decorata con fregi, che gira sull’altro lato.

 

   

©2005 ss. Patrizia Gatto; foto di A. Pepe, dal sito www.comune.secli.le.it, tranne la prima immagine riquadrata, che è tratta dal sito www.prolocosecli.altervista.org. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

   


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