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SIRE UT... FAMI RE!

Musiche di re e di cialtroni

a cura di Olimpia Amati

musica in sottofondo: il suono della viella


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Premessa - La viella - La ghironda - La tromba marina - Il salterio - La rebecca - 2. Il liuto e l'arpa


Alla memoria del M° Hans Granberg, costruttore di strumenti storici

 

Premessa

Ritengo doveroso, per ciò che scrivo qui di seguito, ringraziare con tutto il mio cuore la Sig.ra Rosa Lionetti, moglie del M° Granberg, per avermi dato accesso alla sua vastissima biblioteca musicale, per le fotografie fornitemi, per i suoi validi consigli, l’aiuto e la pazienza dimostratami.

Senza di lei non sarebbe stato possibile trattare gli strumenti a corde del Medioevo.

Quando ho conosciuto il Maestro ero poco più che ventenne e mi colpì subito l’affabilità della sua famiglia, il fascino del suo laboratorio e l’idea che quella villetta in cima alla collina fosse il fulcro attorno al quale gravitava l’allora sommerso mondo meridionale (e non solo) medievale della musica.

Non intendo raccontare la vita privata del Maestro Granberg, poiché, data la sua recente scomparsa, ritengo giusto affidare al cuore il segreto dei ricordi.

Hans Granberg ha passato parecchi anni qui in Puglia ricordandoci la storia dimenticata, la storia delle nostre corde e della nostra musica, ricostruendo strumenti musicali dal Medioevo al 1600.

«Il teorico della musica Johannes Grocheo (Parigi, intorno al 1300) scrive nel suo trattato “Theoria”: fra gli strumenti, quelli a corde tengono il primo posto e fra questi, il primo posto spetta alla viola (viella) che ha in sé tutte le forme musicali» (Enciclopedia degli strumenti musicali, a cura di Alexander Buchner, edizione italiana Fratelli Melita Editori, La Spezia 1990).

La viella

Quasi tutti gli strumenti a corde medievali trovano le loro radici nei Paesi arabi e solo di alcuni di loro ci è chiara la provenienza (liuto come oud, rebecca come rabab).

Certamente il più rappresentato nell’iconografia sacra è la viella, strumento largamente utilizzato dall’anno 1000 d.C. fino al 1300 ed oltre e spesso da noi confuso con il violino (assolutamente inesistente in quelle epoche!).

Considerato “strumento angelico” è stato spesso confuso nella trattatistica musicale antica con la rebecca e con la lira, e  fu largamente usato anche nelle composizioni profane dei trovieri, data la sua leggerezza nel trasporto e la praticità nell’uso1.

Tanti sono stati i nomi della viella nella storia, il più diffuso è fidula2. Ha la cassa di risonanza piatta (con o senza rientranze ai lati) ed il manico robusto ma corto e può contare da due a sei corde. L’archetto è piccolo (rispetto a quello del violino) e ricurvo, anch’esso di legno. La sua origine, secondo gli studi dei maggiori musicologi, la si deve ad una evoluzione della crotta gallese piuttosto che della rebecca, la cui somiglianza è indiscutibile.

Foto n° 1: crotta, salterio triangolare e due vielle

Nella foto n°1 possiamo vedere la particolarità delle riproduzioni (fedeli alle originali) delle vielle ad opera del M° Granberg ed il loro sviluppo dello strumento nella storia. La prima viella ha quattro corde doppie ma un ponticello bassissimo che non permette un grande volume sonoro, la seconda ha solo tre corde (originariamente di budello) ma il ponticello è simile a quello delle viole.

Riporto qui di seguito un passo tratto dall’enciclopedia della musica (ed. Utet) circa l’accordatura dello strumento: «l’accordatura della fidula ci è stata tramandata da Hieronymus de Moravia (dopo il 1270), che la denomina “viella diritta” (ossia priva di rientranze laterali); secondo il trattatista medievale le 5 corde dello strumento potevano essere accordate in uno dei seguenti modi: RE2-SOL1-SOL2-RE3-RE3 (forse quest’ultima era una corda di bordone, passante a lato della tastiera), oppure RE2-SOL1-SOL2-RE3-SOL3, oppure SOL1-RE2-SOL2-RE3-SOL3, o ancora SOL1-SOL1-RE2-DO3-DO3, o infine, se dotata di sole 4 corde, SOL1-DO2-SOL2-RE3»3.

 

La ghironda

Anche questo particolarissimo strumento, il cui scopo originario era l’interpretazione di musica sacra, ha avuto svariate denominazioni a seconda del periodo storico e del luogo geografico in cui è stato usato, da lyra organica, cinfonìa (nota come symphonia), vielle à roue, fino a lyra mendicorum (largamente utilizzata dai mendicanti per tutto il ‘400).

La ghironda ha una meccanica simile ad un rudimentale strumento a tastiera…per la precisione la mano sinistra spinge dei veri e propri tasti (detti tangenti) che bloccano la corda ad una data altezza, mentre la mano destra gira una ruota (attraverso una manovella) che fa vibrare la corda precedentemente bloccata dal tasto insieme alle altre corde vuote più una per il bordone. Alcune ghironde hanno le meccaniche visibili, altre sono coperte da una cassetta (symphonia)4

Foto n° 2: Glasgow, Hunterien Museum, disegno (1170 circa). Immagine tratta da Enciclopedia degli strumenti musicali, a cura di A. Buchner, ed. ital. Fratelli Melita Editori, La Spezia 1990

L’iconografia europea la ritrae già dal 1100 ed è forse l’unico strumento utilizzato dal Medioevo fino al secolo scorso! (vedi foto n°2).

 

Foto n° 3: ghironda di Granberg; foto n. 4: nyckelharpa di Granberg

La ghironda costruita da Hans Granberg (vedi foto n°3) è una copia di strumento posteriore al 1200, poiché leggero e portatile, a differenza delle precedenti (tanto ingombranti da essere suonate da due musicisti!) e fu proprio la praticità a trasformarla nello strumento “profano”, principe della danza, fino a diventare lo strumento dei cantastorie e degli artisti di strada (in particolar modo nell’Europa settentrionale, in Francia ed in nord Italia). Riprese il suo posto nella musica “nobile” solo nel 1700, rivalutato da grandi autori quali Boismortier, Naudot e Corrette, nonostante abbia continuato il suo lavoro nell’accompagnamento dei cantastorie fino al termine del 1800.


1 Il suo utilizzo variava dal bordone alla riproduzione della melodia stessa e la si poteva imbracciare (viella da braccio) o tenere in verticale fra le gambe (da gamba).

2  «La denominazione compare già in uno scritto del tedesco Otfrid von Weissenburg (IX sec.), ed a quanto sembra proviene dal termine latino “vidula”, derivato dal verbo “vitulari” che significa: saltellare come un vitello: Otfrid si riferirebbe dunque ad uno strumento suonato con l’arco che, appunto, saltella sulle corde»: Dizionario enciclopedico della musica e dei musicisti, Edizioni Utet, Torino 2000, ristampa, vol. II, Il lessico.

3 Hieronymus de Moravia era un frate domenicano ma anche un teorico musicale che riunì in un’unica raccolta (nota come Tractatus de musica), verso la fine del 1200, i più importanti trattati di musica del tempo.  

4  L’unica rappresentazione di ghironda senza il sistema di tangenti (probabilmente usata esclusivamente per i bordoni) la si ritrova nell’Hortus deliciarum di H. Von Landsberg. Differente è invece la ghironda ancora in uso nei Paesi nord-europei, che va sotto il nome di “nickelharpa”: in sostituzione alla ruota c’è l’archetto (vedi foto 4). Per la Svezia è tuttora considerato lo strumento nazionale, viene infatti rappresentato sulla moneta cartacea da 5 corone.

 

©2003 Olimpia Amati

 


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