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FRANCO CASSANO

  

L'eterna incompiuta

  

Prefazione al volume di Marco Brando Sud Est. Vagabondaggi estivi di un settentrionale in Puglia

  

   

   

Ormai da decenni la Puglia è sospesa nel limbo. Di essa nel mondo e in Italia si alternano due immagini, quella ottimistica e speranzosa della «California del sud» e quella opposta, di una Puglia risucchiata dalle sue deficienze e patologie. E questa continua oscillazione tiene in sospeso una terra che sembra sempre sul punto di decollare e di accentuare la sua differenza rispetto al Mezzogiorno, ma è costretta, dopo qualche ebbrezza, ad accorgersi che le sue ali sono fragili o bruciate; e sente ritornare il peso di vecchi incubi, la disoccupazione, l’esodo dei giovani più capaci, il peso crescente della malavita, eccetera.

Questo continuo stop and go sembra un destino invalicabile, un limbo nel quale la Puglia è condannata a rimanere per sempre, rifluendo nel ruolo di eterna incompiuta: da un lato essa è troppo diversa dallo stereotipo dominante di un Sud fermo e addormentato, dall’altro il suo dinamismo è pieno di false partenze, e ogni volta dopo uno scatto bruciante, arriva l’affanno.

Quest’alternanza continua non è solo una successione nel tempo di euforie e delusioni, ma, come testimonia il libro di viaggio di Marco Brando, è una dissonanza che si incontra anche nello spazio, perché capita di ritrovare entrambe le facce a pochi metri o chilometri di distanza l’una dall’altra. Il cemento bracca continuamente la bellezza, e non appena la decenza e la legge guardano altrove (e capita troppo spesso), la degrada e la deturpa: le cabine sulla spiaggia diventano case, avviando quella spirale dei condoni che ha saldato piccoli e grandi interessi, società «incivile» e politica in un blocco sociale tanto vorace quanto resistente. Ma accanto all’affollamento distruttivo esistono ancora «bellezze da sogno ignorate»; oppure capita di scoprire che la tutela del Gargano, la sua sottrazione alla ferocia cementizia, la si deve non solo a un ente preposto alla tutela dell’ambiente, ma moltissimo all’Eni, che a prima vista sembrerebbe il suo peggior nemico.

E il libro è pieno di scoperte come queste, di accostamenti sorprendenti. Brando viene dal Nord ed è arrivato in Puglia per ragioni di lavoro. Questo viaggio nasce dal desiderio di conoscere un territorio sconosciuto, di guardare da vicino i luoghi e le persone di cui ogni giorno si parla sulle colonne del giornale. I suoi resoconti ripropongono, nelle descrizioni e negli stati d’animo del viaggiatore, questa alternanza continua tra le promesse e le delusioni, la scoperta della ricchezza insospettata delle storie, della bellezza dei luoghi, dell’intraprendenza delle persone e la delusione per le diserzioni dello spirito pubblico, per un assalto alle coste e al mare, che diventa l’inquietante metafora del rapporto con il bene pubblico e dell’assalto particolaristico alle istituzioni.

Nel libro, che volutamente trascura le grandi città per attraversare la Puglia minore, questo alternarsi di emozioni e di scoperte non fa che accentuare la rabbia. Non si è di fronte a una stasi che uccide lo spirito, recidendo la speranza, ma neanche a un dinamismo stabile, che permette di distogliere lo sguardo, sicuri che poi tutto continui a funzionare per il meglio. La Puglia che Brando attraversa, in questi anni diventata nota nel mondo, è la Puglia del Salento, della Valle d’Itria, del Gargano oppure è la Puglia più riposta della Murgia e dell’Appennino. Ma anche in questa nuova immagine, che, tramite i nuovi strumenti di comunicazione, rende noti nel mondo i nostri luoghi e attira i turisti, torna a riproporsi, come una condanna, l’oscillazione. La riscoperta dei luoghi, del territorio e della tradizione è un nuovo punto di partenza oppure una ritirata, la ricerca di un piccolo lucro alle spalle di un mondo che ci sorpassa e ci sfugge? È l’inizio di un nuovo equilibrio tra modernità e tradizione oppure è un chiudersi nel piccolo cabotaggio, nello sfruttamento feroce del territorio, una vendita all’incanto senza pudore e misura?

Ovviamente Brando non si propone di rispondere a questa domanda, e il suo libro, molto saggiamente, si fa prendere dal ritmo della scoperta, della meraviglia, della cronaca, delle osservazioni di chi è solo di passaggio, e per questo è più sereno sia nei riconoscimenti che nelle critiche. Ma sembra anch’esso alla fine suggerire una morale ai pugliesi: possedete una terra bella e varia, ricca di caratteri e di lingue, di chiese e di mari diversi, in una posizione di collegamento che si respira anche soltanto ripercorrendone la storia. Non fatevela sfuggire dalle mani, sfruttatela, ma con saggezza e gentilezza, non ripiegate sul piccolo cabotaggio, che vi fa rimanere sotto costa, osate un po’ di più. Lo scetticismo non è realismo o prudenza, ma solo mediocrità e paura di volare. Se rinunzierete a rischiare, rimarrete sempre a metà strada, eterni incompiuti, che continuano a oscillare tra grandi racconti ed epiloghi di terz’ordine.

Franco Cassano

    

 

 

 

 

  

 

 

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