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VITO RICCI

 

Da Oriente ad Occidente. La leggenda del sacro Graal

   


   
 

Un altro libro che ruota attorno al Graal, questa volta di un autore di casa nostra. Il Graal, uno degli emblemi del Medioevo fantastico nonché argomento sempre di attualità e di grande fascino, è al centro del romanzo di Pino Picciariello, Da Oriente ad Occidente. La leggenda del Sacro Graal (Bastogi) presentato il 21 giugno - data scelta non a caso: era il solstizio d’estate - presso l’hotel Saint Martin nella suggestiva cornice del centro storico di Giovinazzo, località marina a nord di Bari. Oltre all’autore, giovinazzese, erano presenti Michele Marolla, presidente dell’Associazione Comunicaria, che ha intervistato e sollecitato Picciariello, e Franco Martini, Gruppo Teatrale Moduloesse, che ha letto alcune pagine del romanzo.

Quello di Picciariello è un romanzo d’intreccio, un melange storico, esoterico, archeologico e fantasy, con una scrittura leggera, accessibile, agevole, dal tono di un libro per ragazzi. Rispetto ad altri romanzi sul Graal, il lavoro di Picciariello si incentra sul confronto tra Occidente ed Oriente, tra cristianità ed Islam, a partire dall’incontro tra Federico II e il sultano Al Khamil, incontro pacifico e volto al dialogo e alla reciproca conoscenza. Il tema è di grande attualità.

L’ispirazione all’autore è venuta da una lastra che si trova nel palazzo Morula a Giovinazzo raffigurante, secondo il romanziere, un arciere ebreo, ovvero un archeoastronomo, rifacendosi alle teorie esoteriche su Castel del Monte (in particolare quelle di Aldo Tavolaro). Teorie avvincenti e affascinanti, ma che di storico e scientifico hanno ben poco, come evidenziato dal medievista Licinio nel corso di una precedente presentazione del romanzo, ricordato da Marolla. Tali teorie si possono lasciar passare in questa circostanza, essendo l’opera di fantasia. Ed infatti l’autore, più che ad un Medioevo storico, si ispira e si lascia influenzare da un Medioevo fantastico o neotemplare, argomento di un piacevole intervento di Licinio durante una conferenza tenuta a Spinazzola il 17 giugno. Medioevo fantastico che vede protagonisti assieme o alternativamente re Artù, il Graal, la sindone e i Templari, come ricordava il medievista. Tuttavia Marolla ha affermato che il romanzo contiene di storico molto più di quanto possa sembrare. Licinio è stato tirato in ballo anche per la sua posizione attorno a Matteo Spinelli, giovinazzese, cavaliere di Federico II, autore di una cronaca del regno di Napoli dal 1249 al 1268 scritta in volgare e intitolata Diurnali. Matteo Spinelli fa una comparsata nel romanzo e Licinio, in altra sede, ne metteva in dubbio l’esistenza dal punto di vista storico.

La struttura portante del romanzo poggia su un viaggio, una ricerca non soltanto archeologica, un pellegrinaggio mistico e geografico che i protagonisti, l’archeologa Anthea, il professore Arturo e Alberto, compiono passando per Venezia, Palmira in Siria, Gerusalemme e in posti più a noi vicini come Giovinazzo e Sovereto, con la chiesa che fu dei Templari - che non potevano mancare - sebbene senza alcun fondamento storico, per concludersi a Castel del Monte, castello ottagonale che guarda da oriente ad occidente, ove sarebbe custodito da otto secoli il sacro Graal. Il romanzo è pervaso dal tema della religione, della spiritualità, con  venature di misticismo e trascendenza. Oltre al cristianesimo e all’Islam, il romanziere strizza l’occhio anche al buddismo, citandone la filosofia in alcuni passaggi. Dalle pagine del romanzo traspare la grande passione dell’autore, il grande ed intenso afflato lirico e la commozione nel descrivere la sua città (Giovinazzo) e i luoghi familiari. L’auspicio di Piacciarello nel finale apocalittico, onirico, quasi una visione dantesca, è quello di una religione universale che metta assieme i credenti di tutto il mondo ponendo fine a divisioni, guerre, contrapposizioni. È un messaggio forte e di grande respiro come riconosciuto dall’autore, il quale ha affermato di prendersi tutte le responsabilità.

Breve, ma intenso romanzo fantastico, venato di misticismo, scritto bene e di piacevole lettura. L’unico rischio è quello di aver messo troppa roba nel calderone. Sicuramente il romanzo può essere un utile strumento per avvicinare con interesse il lettore ai luoghi descritti con perizia dall’autore, specie quelli della nostra Regione: il meraviglioso centro storico medievale di Giovinazzo, la chiesa di Sovereto con l’antica cripta, l’imponente e affascinante Castel del Monte.

    

Vito Ricci

 
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