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a cura di Felice Moretti


di Felice Moretti

Il basilisco: miniatura in un manoscritto medievale.


Sconosciuta nel regno degli animali striscianti, incrocio fra serpente e gallo, questa bestia partorita dalla spigliata fantasia letteraria e artistica incute piú paura di quelle reali, anche le più feroci. Il basilisco è 1'immagine del potere disastroso del male. Raffigurato in quello scultoreo ciclo di vita e di morte che è il portale bitontino, sembra lì pronto a dare la morte col solo suo sguardo dalla potenza infernale. Re dei serpenti, come il suo stesso nome richiama, il basilisco (da basileus) non ha del vero serpente che la coda; il resto del corpo è quello di un gallo, con piume, becco e cresta dentellata simile ad una corona. «Rex est serpentium basiliscus - afferma sant'Agostino - sicut diabolus rex est daemoniorum» (Enarr. in ps. 90 serm. 2, 9, in P.L. 37, col. 1168).

Il basilisco della Cirenaica era stato descritto da Plinio come un serpente di piccola taglia con una macchia bianca sulla testa a forma di diadema: il suo fiato fa perire i piccoli alberi, brucia le erbe e spacca le pietre. Plinio aggiunge inoltre che se un cavaliere colpisce la bestia con la punta della lancia, muoiono cavallo e cavaliere a causa del veleno che percorre l'asta dal punto di contatto fin verso l'alto, verso 1’impugnatura.

Sin dai tempi di Davide, presso i popoli pagani del bacino del Mediterraneo orientale, il basilisco non ha goduto di buona reputazione. Secondo alcune leggende greche e romane riportate da Plinio, anche i serpenti fuggono dinanzi al basilisco capace di ucciderli col suo solo fiato o col solo suo sguardo. Brunetto Latini ripete, seguendo Plinio, che questo rettile uccide col potente e velenoso sguardo uomini e bestie.

Nato da un uovo covato da un rospo, il basilisco è stato reso iconograficamente più raccapricciante dall'artista medievale per sottolineare la fraudolenta perversità del suo sguardo; lo ha raffigurato con gli organi visuali situati sulla coda, che talvolta assume la forma di testa di serpente. Così, dotato di doppi organi visivi, l'ambigua bestia è capace di dare la morte davanti e da dietro. Trasfigurazione del cristiano pervertito e depravato, sordo ad ogni voce che lo sollevi dal fondo del suo sudiciume, il basilisco non è una figura molto nota nell'arte delle cattedrali romaniche pugliesi, tuttalpiù si confonde con gli altri rettili senza particolari caratteristiche e difficilmente individuabile. Chiaramente identificabile è invece nel portale bitontino, cosí come nelle grandi cattedrali francesi: da Amiens a Sens a Poitiers, a Vezelay.

Cattedrale di Bitonto, portale centrale, particolare dello stipite: il basilisco fra mostro e sirena.

A sottolineare ancora la sua potenza malefica, l'anonimo scultore bitontino ha fornito al rettile un paio di ali membranose a significare il satanico rapporto col principe delle tenebre. Immagine di Satana, il basilisco incarna la lussuria: da qui la comune opinione che la sifilide, che cominciò a flagellare la popolazione europea dalla fine del XV secolo, fosse attribuita al veleno di questo rettile il cui tema trionfa ancora su un capitello della prima colonna della navata sinistra della cattedrale di Bitonto. È il capitello della tentazione diabolica sul quale il basilisco è raffigurato in posizione di movimento, con le ali spiegate, la coda strisciante, la cresta alzata, lo sguardo fisso e il becco semiaperto, pronto a soffiare sulla preda il suo fiato mortale.

Sin dai tempi di David, il basilisco aveva avuto come soci in sporchi e infernali affari l'aspide, il drago e il leone: «super aspidem et basiliscum ambulabis, et conculcabis leonem et draconem», dice il salmo.

   

Da leggere:

E. Mâle, L’art réligiéux du XII siècle en France, Paris 1947.

L. Réau, Iconographie de l’art chrétien, I, Paris 1955.

F. Moretti, Specchio del mondo. I ‘Bestiari fantastici’ delle cattedrali. La cattedrale di Bitonto, pref. di F. Cardini, ed. Schena, Fasano 1995 (da cui è tratta la seconda immagine di questa pagina).

   

    

©2003 Felice Moretti

    


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