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PROVINCIA DI PISTOIA

Pistoia

La Fortezza di Santa Barbara

a

Istituto di Ricerche storiche e archeologiche di Pistoia

a cura di

  Gianluca Iori e Simone Zini

             pag. 4


La seconda fortezza

Le prime notizie relative alla seconda fortezza datano alla fine del Quattrocento. Jacopo d’Orsino Lanfredini giunse a Pistoia nel 1484 come Provveditore e Castellano della fortezza, la sua nomina è certamente legata alle disposizioni delle magistrature fiorentine di provvedere gli interventi necessari alla manutenzione di alcune fortezze, fra le quali vi era anche Pistoia, dopo che erano state visitate da Niccolò Ridolfi e Lorenzo Carducci incaricati dagli Otto di Pratica. Questi primi interventi furono decisamente modesti, fu ricostruito tutto il fronte murario meridionale della cinta trecentesca, ma l’intervento del Lanfredini servì a riavviare la fortezza e reclutò dei fanti pistoiesi che combatterono in Ungheria.

Iscrizione posta alla base della torre mastio pistoiese (1520-1525).

     

I lavori per la costruzione della seconda fortezza dovettero avere inizio nella prima decade del Cinquecento, se dobbiamo prestar fede ad un documento relativo ad un esproprio. Il nuovo fortilizio si appoggiò al primo utilizzandolo come matrice per il suo sviluppo. La pianta della nuova fortezza doveva essere quadrata secondo i dettami della migliore tradizione castellana, tuttavia lo era in modo molto impreciso perché limitata dall’organizzazione planimetrica della fortezza di San Barnaba che era di forma trapezoidale. L’estensione rimase identica, cosicché anche il nuovo fortilizio era di dimensioni modeste. Le torri laterali furono scapezzate e gli ingressi al castello divennero invece l’accesso alle cannoniere inferiori. I bastioni erano senza orecchioni, con duplice ordine di difesa sul fianco posto su due livelli, erano rinforzati negli spigoli con un apparato in muratura in lastre di arenaria il cui coronamento in sommità era stondato. Nel livello superiore dei puntoni una troniera si apriva sui fianchi e la relativa piazza d'armi aveva lo sporto stondato.

Profilo del puntone Nord-Ovest visto dal fossato.

   

Sulla troniera superiore il pezzo d'artiglieria era arretrato rispetto al profilo superiore del merlone, soluzione geniale architettonicamente perché nello spazio non più occupato era stata realizzata un’apertura che funzionava da camino per la fuoriuscita dei fumi del cannone della cannoniera inferiore. La troniera era carenata da profili in pietra serena. La cannoniera inferiore, cui si accedeva passando dalle vecchie porte laterali della prima fortezza, era ricavata nella convessità del puntone che aveva una volta reale con un’apertura quadrata per la bocca da fuoco anch'essa carenata in pietra serena. Esternamente i puntoni presentavano la scarpa in muratura di altezza di 8 m,  intervallata dal bastone in pietra che cingeva il fortilizio laterale prima dello stacco dell'alzato a 5,5 m, e terminava con il merlone-spalto dove si aprivano le bocche da fuoco per i sagri e i falconetti su staffa. La fortezza presentava un apparato murario a sacco con uno spessore alla base di 4 m, apparato concepito per smorzare le cannonate; all’esterno era completamente rivestito in mattoni. Le mura del perimetro presentavano la stessa altezza di quelle della prima fortezza e seguivano lo stesso profilo del puntone.

Fianco rientrato della fortezza con cannoniere e troniere.

Le due torri mastio furono mantenute, una soluzione comune per molte altre fabbriche, come ad esempio Castrocaro, e raddoppiate intorno al 1525. La porta su Firenze rimase al suo posto, mentre fu aperta una nuova porta su Pistoia sul lato che guarda l’attuale piazza d’armi.

Nell'interno si provvide a costruire i primi annessi al fortilizio specialmente quelli sul lato sud-est, fianco lasciato libero dagli ingressi. Alcuni di questi nuovi vani erano destinati alle scuderie, mentre altri ebbero usi diversi. Nell'interno della fortezza si sviluppa lungo tutto il perimetro il sotterraneo, con uno splendido reticolo di feritoie sguanciate. Il percorso consente l'uscita da due piccole porte, dette della sortita, poste al livello del fossato che doveva essere asciutto e collocate sotto le cannoniere sul lato rientrato dei puntoni nord-est e sud-ovest. Il sotterraneo è coperto con volta a botte, ha una larghezza di 1,10 m e un’altezza di 2,10 con risega in mattoni posta sullo stacco dell'imposta di volta della copertura. Sulla parete esterna si aprono le feritoie sguanciate che presentano una sezione di 30x20 cm e canali di fuoco che si incrociano ad X per sfociare nelle feritoie esterne. Il sistema innovativo delle feritoie per archibugi con il loro  intreccio longitudinale consentiva la copertura di tutti gli angoli esterni. Il sotterraneo presenta sul soffitto un sistema di areatori che si aprono sulla sommità degli spalti della fortezza, a pianta rettangolare e che consentono un ottima ventilazione interna. Esternamente questo splendido sistema di feritoie per archibugi termina in una feritoia riquadrata in pietra serena.

Vista della troniera Sud-Est.

 

Le caratteristiche di questa seconda fortezza sono quelle proprie del modello di fortilizio che raggiunse il suo più alto grado di funzionalità fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Seicento. Tale modello era il frutto dell’adozione di precisi criteri matematici e balistici nella costruzione ed era ritenuto efficace per resistere agli assalti portati con il cannone, la nuova arma da guerra che imponeva di modificare sia l’organizzazione degli eserciti, sia le strutture fortificate. Per questa ragione si modificò il perimetro delle strutture murarie, utilizzando piani inclinati nell'alzato capaci di non offrire un fronte perpendicolare all'impatto della palla del cannone. Negli spigoli delle fortezze o delle cinte murarie, i piani inclinati hanno la loro espressione nel bastione, mentre, nei tratti longitudinali delle fortezze, invece sono realizzati nelle scarpe inclinate a cui si deve aggiungere una muratura spessa ed elastica. La struttura muraria composta da un paramento in laterizio incamicia una muratura a sacco di calce e inerti di media pezzatura, capaci di assorbire l'onda d'urto della cannonata. Questo schema compositivo attraverso il modesto sviluppo in alzato riduce così la superficie esposta, già fortemente ridotta planimetricamente, con l'inserimento di bastioni pentagonali che, con le loro geometrie e traditoie, cioè le troniere che si aprivano sul fianco rientrato del bastione che consentivano di esercitare senza grossi problemi il tiro radente sul nemico, assolvono l'esigenza di nascondere dal punto di osservazione da terra dell’assediante le potenzialità difensive di queste roccaforti.


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scheda - notizie storiche - il fortilizio - le mura trecentesche e le porte - la seconda fortezza - i fatti del 1643 - la fortezza - i bastioni - piante e documenti


©2002 Gianluca Iori e Simone Zini (Istituto di Ricerche Storiche e Archeologiche di Pistoia)

     


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