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PROVINCIA DI PISTOIA

Pistoia

La Fortezza di Santa Barbara

a

Istituto di Ricerche storiche e archeologiche di Pistoia

a cura di

  Gianluca Iori e Simone Zini

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Il fortilizio

La fortezza di San Barnaba fu costruita in breve tempo. Aveva forma trapezoidale e racchiudeva una piccola area. La cortina perimetrale aveva un’elevazione di 8,50 m dall’antico piano di calpestio. Se consideriamo pure l’altezza del parapetto e dei merli possiamo ipotizzare un’altezza complessiva di circa 10 m. Lo spessore dei muri perimetrali è di 108 cm, essi sono costituiti da ciottoli di fiume murati con calce aerea, giallastra, di bassa consistenza e con grande quantità di inerti di ghiaia di fiume di piccola pezzatura. Lungo il perimetro un fossato alimentato dal rifiuto della gora di Gora proteggeva la struttura difensiva.

Vista della Torre mastio e Porta “Fiorentina” della prima fortezza.

Sulla sommità dei muri di cortina vi era un ampliamento verso l’interno impostato su beccatelli di foggia triangolare sormontati da archetti a sesto acuto in mattoni. In questo modo il percorso di ronda era abbastanza largo da permettere il passaggio di due armati. Questa soluzione di ampliamento verso l’interno non era molto comune. Lungo la cortina si ergevano due torri angolari con le porte, una a nord-est e l’altra a sud-ovest, due torrioni mastio, uno al centro del lato di sud-ovest che guarda Firenze, e l’altro che si apre lungo il lato opposto al primo che guarda Pistoia, e una garitta angolare di pianta circolare all’angolo di sud-est.

Torre mastio con porta principale su Pistoia (ricostruzione congetturale).

Di questa prima fortezza abbiamo avuto conoscenze vaghe e incerte per molto tempo. Si è ritenuto che fosse intitolata a santa Barbara da sempre e i rari accenni a san Barnaba sono stati liquidati frettolosamente. Eppure la testimonianza del Fioravanti era inequivocabile nel raccontare che «…in questi tempi passasse per la città di Pistoja san Barnaba Apostolo, e ancora spargesse nella medesima i semi della eterna verità; lo che ci fa pensare quale, e quanto fosse il conforto nei nuovi Cristiani; ed è comune opinione, autorizzata da tradizione assai volgata, che la casa ove egli dimorò fosse ridotta a forma di Cappella, o Chiesetta, la quale al di lui nome dedicata, desse la denominazione al Castello, o Fortezza, che i Fiorentini l’anno 1331 edificarono contigua col nome di San Barnaba posta tra levante, e mezzo giorno vicina alle mura sopra il terreno della Porta di San Pietro in cura a Santa Maria Nuova…».

A conferma del racconto del Fioravanti vi sono le ripetute testimonianze d’archivio relative alla nomina di castellani per il «…castro dicto Barnaba sita in civitas pistorii…». La cappella o chiesetta di San Barnaba oggi non è riconoscibile, si può solo ipotizzare che fosse uno dei locali all’interno del fortilizio oggi adibito ad altro uso.

Frammento dello stemma di Piero Alemanni.

Analogamente per molto tempo si è creduto che la prima fortezza fosse stata distrutta dai Pistoiesi nel 1343, in occasione della cacciata del Duca d’Atene da Firenze. È ancora la narrazione del Fioravanti ad avvalorare la tesi della distruzione, infatti la fortezza «…fu poi da’ Pistojesi fazionari fino [dai] fondamenti spianata…». Ma anche il Salvi, qualche decennio prima del Fioravanti aveva scritto che i Pistoiesi «…ottenuto il detto castello, subito lo disfecero, anzi fino da’ fondamenti lo spianarono…». La ricognizione della struttura muraria inglobata nell’attuale fortezza smentisce il racconto dei due eruditi che, probabilmente, intendevano solo accentuare l’aspetto campanilistico a discapito della narrazione storica. Peraltro, i documenti d’archivio testimoniano della nomina dei Castellani della fortezza fra il 1338 e il 1370, essi avevano il compito di provvedere a tutte le necessità e agli approvvigionamenti. In questo modo diviene più evidente l’inesattezza del racconto del Fioravanti e del Salvi, mentre è confermato quanto si osserva nella struttura muraria.

     

Le mura trecentesche e le porte

La costruzione della terza cinta muraria fu avviata probabilmente poco dopo l’acquisto di casamenti e terreni da spianare per far posto alla fortezza nel quartiere di Santa Maria Nuova. La nuove mura racchiusero un’area doppia di quella della seconda cinta includendo sia i borghi che si erano sviluppati lungo gli accessi principali alla città, sia i monasteri degli ordini mendicanti che erano sorti negli ultimi due secoli. Oltre all’edificazione delle mura fu pure deviato per l’ultima volta il percorso del torrente Brana.

I lavori ebbero varie fasi: una prima, molto rapida, alla fine della quale le mura dovevano essere state, sia pure sommariamente, completate, come sembrano suggerire alcuni documenti d’archivio a proposito della custodia diurna e notturna delle porte della città; mentre per lungo tempo proseguirono i lavori di ristrutturazione e modificazione, in particolare nei tratti prossimi agli angoli. Abbiamo notizia di interventi ancora nel 1375 e possiamo ipotizzare che essi si riferissero alle trasformazioni eseguite per saldare le mura della città alla fortezza di San Barnaba.

Questa terza cerchia muraria fu realizzata con ciottoli di fiume e calce aerea, la sezione delle mura è di poco superiore al metro e, nello spessore, è ricavato, in sommità, il camminamento di ronda con lo spalto munito di merli che furono demoliti, nel 1544, nel corso dei lavori per la seconda fortezza diretti dal Sanmarino. La cortina muraria si congiunse con il fortilizio in prossimità e a ridosso delle due torri laterali. Sono ancora visibili le tracce sia sulla torre di nord-est, sia su quella di sud-ovest dove, peraltro, sono evidenti i segni di un tamponamento eseguito nel Quattrocento quando il fortilizio fu staccato dalle mura.

           

Vista della porta trecentesca su Sant’Agostino (destra) e dell’ampliamento e saldatura buontalentiana della fortezza alle mura civiche.

  

La saldatura ebbe come conseguenza la necessità di passare attraverso la fortezza per poter entrare o uscire dalla città per cui, poco dopo, si provvide ad aprire una nuova porta, a fianco della fortezza, che si apre su Sant’Agostino. Di essa abbiamo testimonianza dal passaggio di 80 soldati inviati da Firenze a Pistoia nel 1371. 

Sul finire del Trecento quindi Pistoia ebbe il nuovo perimetro saldato alla fortezza con le rispettive porte principali e le postierle. Il perimetro della cinta muraria andava così a definire lo spazio urbano che, salvo le aggiunte del Cinquecento, sarebbe rimasto pressoché intatto fino agli inizi del Novecento.

Vista della cannoniera Sud-Ovest con torre trecentesca e porta inglobate nell’ampliamento della seconda fortezza.


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©2002 Gianluca Iori e Simone Zini (Istituto di Ricerche Storiche e Archeologiche di Pistoia)

    


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