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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI BRINDISI

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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ANTOGLIA (torre della masseria Antoglia)

Foto di Michele Miccoli, dal sito http://diavoleggo.com   Dal sito www.itriabarocco.net

«La torre dell'Antoglietta è una torre di età medievale di Antoglia, frazione di Villa Castelli. Fu costruita dalla famiglia Nantolio [1], come parte del complesso sistema difensivo di Oria e Francavilla Fontana. La precedente masseria è stata ristrutturata e adibita a fortificazione costruendo una torre merlata nel 1450 dal principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. Passò quindi al marchese di Oria Giovanni Bernardino Bonifacio, nel XV secolo. La famiglia Imperiali nel XVII secolo acquista la torre dell'Antoglia insieme alla fortezza medievale di Monte Castelli. La Torre passa successivamente al duca di Monteiasi, Gioacchino Ungaro, nell'anno 1793. La torre medievale del XIV secolo è nella frazione dell'Antoglia estesa sino alle sorgenti del Canale Reale, nel territorio meridionale del comune di Villa Castelli, protetta da alte mura di corte dette Paralupi e dotata di merlature e feritoie. Il castello venne poi affidato al castellano Antonio d'Arco. Nel 1797 il feudo passò per successione ai marchesi Carducci Agostini, che lo tennero fino all'emanazione della legge del Regno di Napoli 2 agosto 1806 n. 130, con la quale fu abolita definitivamente la feudalità. Alla fine del XVIII secolo le merlature ed i cannoni furono rimossi. Nel 1822 parte delle scuderie fu utilizzata per la realizzazione di una cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso. Nel 1830 la chiesa venne elevata a parrocchia e consacrata dal vescovo di Oria. Nel 1900 il Castello venne donato come caserma e scuola e oggi è la sede del municipio, museo e galleria d'arte, nell'antico mastio, oggi sede della Sala del Consiglio comunale».

https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dell%27Antoglietta


Brindisi (bastione San Giacomo)

Dal sito www.brindisiweb.com   Dal sito www.terraemaredibrindisi.it

«Il bastione di San Giacomo presenta una pianta pentagonale, con cinque prospetti impostati su altezze diverse per l’adeguamento strutturale al promontorio naturale sul quale è stato edificato. L'interno è diviso in tre ambienti coperti con volta a botte, posti su due ordini: un piano terra all’altezza di via Nazario Sauro e un piano interrato che - con ingresso dalla stessa via ed un accesso tramite una scala realizzata originariamente in pietra - supera un dislivello di oltre dieci metri per congiungersi alla quota stradale di via Bastione di San Giacomo. Sulla facciata sono ancora visibili gli stemmi dell'imperatore Carlo V e del suo architetto militare Ferdinando Alarcon. Il Bastione è stato recentemente restaurato e destinato ad ospitare mostre e manifestazioni culturali».

http://www.viaggiareinpuglia.it/at/2/castellotorre/3366/it/Bastione-di-San-Giacomo-


Brindisi (castello di mare)

a c. di Giovanni Membola


Brindisi (castello di terra) - 1

a c. di Lucia Angelica Buquicchio


Brindisi (castello di terra) - 2

a c. di Giovanni Membola


Brindisi (centro storico, porte)

Dal sito http://brindisif2racing.com   Dal sito www.settemuse.it

«Il centro storico in parte confinato all'interno delle mura aragonesi risalenti alla metà del XV secolo conserva ancora intatti i notevoli resti archeologici. ... Un articolato sistema difensivo cinge la città: oltre ai due castelli, si segnalano Porta Mesagne e Porta Lecce, il Torrione dell’Inferno, il Bastione di Carlo V, il Bastione “Arruinado” e il Bastione di S. Giacomo. La più antica porta d’accesso alla città è Porta Mesagne. Fu aperta nel 1243 nell’antemurale fatto costruire da Marco Antonio per difendere Brindisi dai possibili attacchi nemici sferrati da terra. Il fornice principale a sesto acuto è di epoca federiciana, mentre il più piccolo, della medesima forma, è stato aperto negli anni Trenta del Novecento in occasione del restauro. Porta Lecce fu inglobata dagli aragonesi nella cinta muraria, nel 1464. Il suo accesso è fiancheggiato e difeso, a ponente e a levante, da opposte cortine. All’interno si aprono i locali destinati al corpo di guardia. Sopra l’arco di accesso sono visibili tre stemmi: il centrale è di Carlo V, il sinistro dell’architetto militare Ferdinando Alarcon, il destro della città di Brindisi. Tra i bastioni si segnala quello di S. Giacomo...».

http://www.terraemaredibrindisi.it/comune-brindisi


Brindisi (mura)

Mura difensive, dal sito www.comune.brindisi.it   Tratto di mura messapiche, dal sito www.brindisiweb.it

«Le prime tracce dell’impianto difensivo della città risalgono all’epoca messapica (VIII-III sec. a.C.) riconducibili con i resti della mura presenti nella zona tra corte Capozziello e via Camassa. Il centro urbano era racchiuso in questa cinta muraria sulla collinetta che si affaccia sul seno di ponente. I romani e i bizantini ripresero e rafforzarono queste strutture difensive, le differenti dimensioni dei conci e la tecnica di costruzione permettono di distinguerne le diverse epoche. Oggi queste mura sembrano abbandonate al loro destino, senza una degna illuminazione e utili pannelli informativi che ne evidenzino la presenza ed il valore storico. Con i normanni la città continuava ad essere limitata nel solo pianoro di Ponente, interamente circondata da una fortificazione ad anello quasi perfettamente circolare; una immagine della città tra le mura fu raffigurata nel XIII secolo sulla lastra d’argento sbalzato del reliquiario di San Teodoro. Toccherà a Federico II estendere ed includere nella nuova cinta muraria le altre zone dell’area urbana oramai estesa, un progetto in buona parte rimasto incompiuto ma che mirava all’integrazione della zona a levante. Ricadono in questo piano, oltre al Castello, l’elevazione del torriore di San Giacomo, poi ristrutturato e ampliato nel XVI secolo, e la costruzione di una entrata trionfale, oggi Porta Mesagne, completata nel 1243 e divenuta ingresso principale del centro urbano. Gli Angioini edificarono due torri ai lati di quello che oggi è Canale Pigonati con funzioni di sbarramento all'ingresso del porto: la torre maggiore posta sul lato di ponente era collegata alla minore da una catena di ferro, come si evince in diverse litografie d’epoca. La catena ora è custodita nel tunnel di accesso alla corte interna del Castello Svevo. Il timore di un’invasione turca, soprattutto dopo la presa di Otranto (12 agosto 1480) determinò l’evoluzione e la ricostruzione delle fortificazioni: tra il XV e il XVI secolo, gli Aragonesi allargarono il perimetro del sistema difensivo con nuove mura a sud della città. Nel 1484 furono costruiti il Torrione dell’Inferno e la cortina - originariamente merlata - che lo collega al Castello Svevo. Questo tratto di muro ci è giunto quasi integro, completo di camminamento di ronda e di feritoie, purtroppo l’incombenza di palazzi troppo alti ne limita la valorizzazione.

La diffusione dell’artiglieria moderna portò all’ulteriore ristrutturazione della cinta difensiva, l’imperatore Carlo V nel 1516 inviò a Brindisi l’artefice delle nuove e straordinarie fortificazioni, l’architetto militare Ferdinando di Alarcon. L’abile generale nonché attento studioso di tattica militare progettò e realizzò quello che fu definito un autentico gioiello dell’architettura militare cinquecentesca, rendendo imprendibile la città e in particolare il suo porto, scoraggiando il programmato attacco turco previsto per maggio del 1537. Tra queste opere rientrano la realizzazione dei Bastioni di San Giacomo e di San Giorgio (demolito nel 1865), i fortilizi e le cortine laterali di Porta Lecce. Il bastione che affianca Porta Mesagne fu ripreso e completato nel 1551 dall’ingegnere militare Giovanni Battista Loffredo. Il muro di cinta che collegava detta Porta con il torrione dell’Inferno è oggi visibile solo su un breve tratto di via dè Carpentieri: realizzato nel 1677 con l'innalzamento di un terrapieno ottenuto con il materiale di riporto dello scavo del fossato che correva parallelamente lungo tutto il fronte, attualmente si presenta quasi del tutto integro ma inglobato e sovrastato su entrambi i lati dalle costruzioni che qui si poggiano e ne occludono la visione. Anche le mura tra il Bastione San Giacomo e Porta Lecce sono state interamente soffocate dai fabbricati, edifici postumi che hanno occupato persino lo straordinario spazio di protezione antistante Porta Lecce, un pregevole esempio di architettura militare dove l’ingresso alla città era difeso dalle cortine che avanzano parallele verso l’esterno, rendendo l’area sicura ed imprendibile. Il percorso si completa con l’ultimo tratto di mura che collega l’antico accesso con il Bastione di Levante: la cortina è ben individuabile dalla piazza alta nei pressi della chiesa del Cristo, molto meno dal basso poiché “nascosta” dietro i condomini presenti su via del mare.
Proviamo ad immaginare».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/mura_sistema_difensivo.asp (testo di Giovanni Membola)


Brindisi (palazzo Festa)

Dal sito www.brindisiweb.it   Dal sito www.archeobrindisi.it

«Poco distante [da Piazza Duomo, si trova] il recuperato Palazzo Festa (oggi sede di un ristorante), un edificio ottimamente restaurato la cui parte più antica risale al 1300, appartenuto nel 1600 ad una famiglia di ricchi commercianti, e successivamente acquistato (XIX secolo) dall'ambasciatore piemontese Carlo Stefano Festa, da cui il nome».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/centro_storico.asp


Brindisi (palazzo Granafei Nervegna)

Dal sito www.brindisiweb.com   Dal sito it.wikipedia.org

«Un primo nucleo dell’edificio viene edificato nel 1565 ed appartiene a Nicolò Granafei, che lo acquista da Donato Ferrante. All’epoca viene pagato un canone annuo al Capitolo di Brindisi dovuto per un diritto sul suolo, probabilmente perché poteva trattarsi di area già di pertinenza della basilica di San Pelino. La costruzione ha un prospetto rinascimentale con influenze barocche, in particolare negli elementi dei balconi in pietra. è diviso in tre ordini dalle cornici marcapiano sul quale spiccano quattro aforismi in latino: “la donna sapiente edifica la sua casa; la stolta distrugge con le proprie mani la costruita”, “a che giova allo stolto aver ricchezze se non può comperare la saggezza?”, “chi risponde prima d’aver ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo” e “non amare il sonno per non immiserire”. Sulla facciata principale spiccano inoltre le decorazioni e le finestre, tutte diverse tra loro per i motivi ad intreccio, e il portale che racchiude in una cornice l’arma araldica del casato sorretta da due angeli. Altri due stemmi sono visibili sulle mensole dei balconi laterali e sull’angolo della facciata a sud. La famiglia Granafei è originaria di Costantinopoli, da qui fugge dopo l’invasione dei turchi di Maometto II per giungere ad Oria; nel 1508 si trasferisce a Brindisi sfruttando i vantaggi economici voluti da Ferdinando d’Aragona allo scopo di ripopolare la città, in buona parte abbandonata per le condizioni insalubri del suo porto. I Granafei hanno una rapida ascesa sociale, Nicolò (o Nicola) diviene sindaco della città nel 1534 e nel 1545; gli interessi del casato sono rivolti anche nel settore fondiario, con considerevoli investimenti nelle zone rurali. Lo stemma di famiglia, presente sul portale principale del palazzo, raffigura un leone rampante che ha tra le zampe anteriori un fascio di spighe di grano, rivolto verso una croce in segno di venerazione alla Chiesa; questo simbolo probabilmente allude all’attività originaria dei Granafei nel commercio del frumento, da qui deriverebbe anche il cognome “grana fert”. ... Nel 1749 l’edificio risulta essere costituito da una serie di magazzini per alimenti e stalle al piano terra, mentre al “piano nobile” vi è una “anticamera della tramontana”, quindi tre camere intercomunicanti, una cappella, la “camera dell’alcova” e quella “delle donne”, seguite da altre due camere e la cucina con la dispensa. Il palazzo include inoltre un doppio giardino che si sviluppava lateralmente (lato nord) e posteriormente (lato est) all’edificio, che ingloba poi anche l’area della chiesa-basilica altomedievale di San Pelino, già in rovina nel 1606. Il 19 settembre 1930 l’edificio viene rilevato dal Comune di Brindisi che decide di utilizzarlo come sede del Tribunale; contestualmente nel giardino laterale viene realizzata una nuova costruzione su progetto dell’arch. Telesforo Tachioni, che richiama lo stile rinascimentale del palazzo principale, dove dal 1932 viene ospitata la Corte d’Assise. Sono diverse ed evidenti le manomissioni che vengono compiute al palazzo sia per adibirlo ed adeguarlo alla nuova destinazione che per i danni causati dall’incendio della mattina dell’8 aprile 1946 durante la violenta manifestazione dei reduci. Inoltre è stata demolita un’intera ala a piano singolo sulla parte meridionale del palazzo, probabilmente ritenuta di scarso interesse, dove è stato edificato lo stabile che ha ospitato l’Istituto Case Popolari. Il complesso è stato utilizzato come tribunale sino al 1976. Dopo l’abbandono e il conseguente degrado, il complesso è stato restaurato ed aperto al pubblico, per la parte dell’ex Corte d’Assise, nella notte del 1 gennaio 2008. ...».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/palazzo_granafei.asp


Brindisi (piazza Duomo)

Dal sito www.enel.it   Dal sito http://miw-culturalheritage.blogspot.com

«La piazza più antica della città - oltre che la più bella - è probabilmente quella in cui si trovano la Cattedrale, il Seminario, la loggia del palazzo Balsamo, l'Istituto S. Vincenzo e il Museo Archeologico Provinciale con il portico dei Cavalieri Gerosolimitani. La piazza, che nel 700 era chiamata "atrio dell'Arcivescovado", era al centro dell'abitato messapico e romano: tra il Duomo e le colonne romane si trovava il grandioso tempio di Apollo e Diana, le cui pietre furono utilizzate per la costruzione della Cattedrale. ...

L'attuale Seminario, il secondo della nostra città dopo quello istituito da Mons. Giovanni Falces nel 1608, è il più notevole monumento barocco brindisino, e fu voluto dallo spagnolo arcivescovo mons. Paolo Villana Perlas, che ne affidò la progettazione all'arch. Manieri. La prima pietra fu posta il 26 maggio 1720: per la costruzione furono utilizzate le pietre della prima Cattedrale, quella di S. Leucio, ormai in rovina. Il terremoto del 1743 danneggiò la facciata del Seminario quando ancora non aveva iniziato l'attività, ma l'arcivescovo Antonino Sersale, cui si deve anche l'ultimazione e la riapertura della nuova Cattedrale (2 luglio 1747), lo fece rapidamente restaurare e lo aprì solennemente, con 40 convittori, il 21 novembre 1744. Sul loggiato del secondo piano vi sono otto grandi statue che rappresentano la Matematica, l'Oratoria, l'Etica, la Teologia, la Filosofia, la Giurisprudenza, la Poetica e l'Armonia, opere dello stesso Manieri, che era anche un bravo scultore (sue a Lecce la statua di S. Irene sulla facciata della chiesa omonima, e il rifacimento nel 1737 della statua di S. Oronzo che è sulla colonna). A pianoterra ha sede la Biblioteca Arcivescovile intitolata a Mons. Annibale De Leo (1739-1814), da lui dotata e aperta al pubblico nel 1798. Dal palazzo dell'episcopio, la cui canonica risale al sec. XII, uscì nel 1627 il primo libro stampato a Brindisi (un volume di preghiere di mons. Falces).

La loggia Balsamo, datata XIV secolo, doveva far parte di un grande edificio - che occupava probabilmente l'intero isolato - in cui era allogata la zecca angioina, quando la casa dell'ammiraglio Margarito, sul sito in cui sono ora la chiesa di S. Paolo, la Provincia e la Prefettura, si rivelò insufficiente. Il vicino palazzo, che fu acquistato nel 1887 dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, è la casa natale del giureconsulto Carlo De Marco, che fu Ministro di Grazia e Giustizia di Carlo III e Ferdinando IV di Borbone. Il Museo Archeologico Provinciale fu costruito tra il 1954 e il 1956 nel luogo in cui era l'antico ospedale civile dei poveri (a beneficio dei quali il proprietario dei locali lo aveva espressamente destinato), distrutto dallo stesso bombardamento aereo che danneggiò il Campanile del Duomo».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/piazza_duomo.asp (a cura di Roberto Piliego)


Brindisi (torre Cavallo)

Sui resti della Torre Cavallo una postazione costiera della I Guerra Mondiale, 1966 (BAD, Fototeca Briamo), dal sito www.brindisiweb.it   Ricostruzione di Torre Cavallo, incisione di Giuseppe Maddalena (da Aleph 12 - 1986), dal sito www.brindisiweb.it   Le torri di Brindisi, dal sito www.brindisiweb.it

«La costruzione della Torre Cavallo terminò nel 1301. Fu inizialmente commissionata da re Carlo I d'Angiò, progetto che non ebbe una buon fine, ma i lavori continuarono fino al dominio di Carlo II. La sua struttura fu chiaramente determinata dal Re prima di costruirsi, il quale fece una bozza ben dettagliata del progetto dell'edificio. Sulla facciata furono messi gli stemmi della torre, di Eucarestia e le due Colonne, simbolo della città. Dopo non più di due secoli, la torre si danneggiò».

http://www.visititaly.it/info/953557-torre-cavallo-brindisi.aspx


Brindisi (torre dell'Orologio)

Dal sito www.provincia.brindisi.it   Dal sito www.brindisiweb.it

«Dopo circa due secoli di vita, la Torre dell'Orologio il 13 febbraio del 1956 fu demolita per fare spazio all'attuale palazzo dell'INPS. Di linea barocca, fu realizzata in sostituzione della precedente torre danneggiata con il terremoto del 20 febbraio 1743. Costruita con pietre di carparo dal settembre 1763 all'aprile del 1764, fu realizzata su quattro livelli: al piano terra era esposta l'arme araldica della città su un altorilievo, al primo piano la massoneria locale fece apporre un'epigrafe a Giuseppe Mazzini nel 1889, quindi un secondo piano dove era allocato il quadrante dell'orologio, e sul livello più alto era stata disposta la cella campanaria, sormontata dalla tipica cupoletta a fastigio. I rintocchi delle campane giungevano puntualmente ogni quarto dell'ora. ...».

http://www.brindisiweb.it/storia/torre_dellorologio.asp


Brindisi (torre Mattarelle)

Dal sito www.visititaly.com   Dal sito www.fondazioneterradotranto.it

«Sorge tra Cerano e le Saline Regie di Punta della Contessa che ebbero un intenso sfruttamento tra XIII e XVIII secolo. Sono attualmente un importante zona umida protetta, costituita da paludi salmastre frequentate da numerose specie di uccelli, vegetazione tipica: canneto e macchia mediterranea. Torre Mattarelle è posta in posizione emergente e panoramica, a causa della forte erosione naturale della costa e del suo costante arretramento, risulta in buona parte crollata. La sua costruzione cominciò nel 1567, sotto la guida del maestro muratore brindisino Virgilio Pugliese e continuati nel 1569 da Giovanni Parise, impegnato anche su Torre Penna. Le spese di riparazione in muratura e di falegnameria rimanevano accollate all’Università di Brindisi. Caratteristiche. In origine torre tipica del Regno piccola e media, di pianta quadrata, forma troncopiramidale; Pareti a scarpa all’esterno e verticali all’interno, un tempo tre caditoie scandivano i quattro prospetti; La struttura è in pietra locale di tufo carparo; Comunicava visivamente con Torre Cavallo a nord e con Torre S. Gennaro a sud, di cui rimane attualmente un rudere sommerso in mare».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/torre_mattarelle.asp (testo di Gianluca Saponaro)


Brindisi (torre Penna)

Foto di Francesco Guadalupi, dal sito https://brundarte.wordpress.com   Dal sito www.visititaly.com

«Sorge a Punta Penne o Capo Gallo. Il paesaggio costiero è di tipo roccioso con piccole insenature sedi di lidi sabbiosi, scogliere appiattite, calette ampi tratti di macchia mediterranea, ma fortemente abbandonato e degradato. Fu realizzata dopo le ordinanze di Pietro de Toledo. Nel 1568, quindi con l’editto vicereale di Pedro Afan de Ribera viene ristrutturata, i lavori furono affidati al maestro muratore brindisino Giovanni Parise. Caratteristiche. In origine torre tipica del Regno piccola, di pianta quadrata, forma troncopiramidale, a tre caditoie; Cordolo di coronamento e due locali per piano; La scala è un elemento estraneo all’architettura originale: infatti l’accesso, sempre sopraelevato per motivi di sicurezza, avveniva tramite scale di legno o di corda; Comunica a vista con Torre Testa a nord e con il sistema difensivo di Brindisi a sud. Le spese di riparazione in muratura e di falegnameria rimanevano accollate all’Università di Brindisi. Vicino a Torre Penna, nel 1676 sbarcarono due galere turche e saccheggiarono cinque delle limitrofe masserie spingendosi sino alla Madonna del Casale. Nello stesso anno, una galera turca, sbarcò nella zona compresa tra Torre Penna e Torre Testa, facendovi dodici schiavi dalle vicine masserie. Questi due eventi dimostrano così l’inefficienza della cortina vicereale. Nel corso del 1800 fu costruito affianco anche un faro, adesso non più presente. La torre fu riutilizzata dalla Guardia di Finanza negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale che intervenne rimuovendo buona parte dell’intera struttura, infatti oggi rimane solo la scarpata. Nell’area circostante viene poi realizzata una batteria militare denominata “Menga” con la presenza anche di una polveriera».

http://www.brindisiweb.it/monumenti/torre_penna.asp  (testo di Gianluca Saponaro)


Brindisi (torre Testa del Gallico)

Foto di Francesco Guadalupi, dal sito https://brundarte.wordpress.com   Dal sito www.quotidianodipuglia.it

«Torre Testa del Gallico o Jaddico o ancora Capogallo, è conosciuta a Brindisi meglio come torre di "Giancola" nome del canale di raccolta acque reflue e piovane che sfocia in mare al suo fianco, attualmente importante area umida protetta. Situata a 7 km lungo la litoranea nord da Brindisi, è una torre costiera del Salento della terra d'Otranto. La zona era abitata già all'età del bronzo, attualmente è anche un sito archeologico per il ritrovamento di una importante fornace per la costruzione di anfore in epoca romana. La sua costruzione risale, come le altre torri costiere salentine, ai tempi del Regno di Napoli. Oggi la torre è in uno stato di conservazione pessimo, nonostante da circa 10 anni siano partiti i lavori di restauro, mai terminati».

https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Testa_del_Gallico


Carovigno (borgo)

Dal sito www.cercarcasa.it   Dal sito www.carovigno.com/

«Cinta contrassegnata in quattro punti da due Torri quadrate e due circolari. All'interno della cinta vi è la vecchia Carovigno chiamata in gergo "la terra" caratteristiche case in pietra tinteggiate esclusivamente in calce. In alcuni punti il Castello Dentice di Frasso si scorge maestoso in mezzo a queste antiche case. Nella "terra" vi sono diverse chiese, la più importante è la chiesa matrice che è dedicata all'Assunta, fu ricostruita nei primi dell'800 sulla struttura di un'antica chiesa edificata tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500. Della vecchia fabbrica conserva, sulla facciata, un pregevole rosone e un frammento del portale con angelo in rilievo ...».

http://www.carovigno.com/pubblic/index.php?option=com_content&task=view&id=19&Itemid=48


Carovigno (castello Dentice di Frasso)

a c. di Domenico Basile


Carovigno (torre dei Frascinari)

Dal sito www.carovignoturismo.com   Dal sito www.lalanternadelpopolo.it

«La Torre de li Frascinari è a vista di quella di Morgicchio, dalla quale dista appena 2 Km in direzione Est, e ad 1 Km dal mare. La sua particolare forma circolare, interamente coronata da beccatelli i cui interspazi furono e sono tuttora sfruttati a colombaia, la contraddistingue come l'unica del genere nel territorio carovignese, dato che tutte le altre torri sono a pianta rettangolare. Risulta corredata da una serie di accorgimenti che le garantivano condizioni di ermeticità allo stesso modo di alcune torri anticorsare passate alla storia con l'epiteto di "rifugi blindati". In mancanza di prove sicure, si ipotizza la sua costruzione nel tardo periodo gotico. Sembra che la torre sia stata però rimaneggiata nel periodo aragonese, specialmente per il tipo di beccatelli usati nel coronamento. Corredata di una finestra strombata dal lato del mare e da una scala perimetrale per la sortita esterna, mostra una difesa piombante che merita rilievo. Essa consisteva nel rendere agibile una robusta caditoia posta sopra alla perpendicolare della porta d'accesso tramite il rovesciamento di pece, olio bollente o pietre; ma anche, dallo stesso punto, e sempre al coperto, lasciando scorrere dal primo piano verso terra, attraverso guida nel muro una saracinesca con più ferri appuntiti che, secondo i racconti degli anziani della masseria, ha mietuto molte vittime fra gli uomini della Mezzaluna. La Torre de li Frascinari indica un soprannome degli abitanti, li Frascinari, cioè di coloro i quali avevano in qualche modo avuto a che fare con la frascina che, nel dialetto di Carovigno significa, appunto, un misto di pietrisco minuto usato per la costruzione di case e di strade.

Nell'anno 1621 troviamo che un certo Donato Pilella della città di Brindisi possedeva una masseria sita in località le Frascinale. Tale torre rimase per molto tempo ancora in proprietà a privati cittadini. La torre e quindi la masseria de li Frascinari risultano poi nel 1662 annoverate nei possedimenti del Marchese Castaldo (1659-1665). Nel 1665, in seguito alla morte senza eredi dell'ultimo della famiglia Castaldo, la torre, la masseria ed il suo territorio, vennero devoluti in favore del Reale Fisco Allodiale. Alla data del 1° aprile 1678 il re li aveva già venduti al Marchese di Serranova Scipione Granafei. A quest'ultimo successe il Principe di Francavilla Michele Imperiali che morì senza lasciare eredi. E così la Masseria del li Frascinari venne incamerata, ancora una volta, dal Fisco che ritenne opportuno affittarla ad un certo Nicola Carriero dal 1789 al 1793. Successivamente la torre de li Frascinari venne acquistata dai Principi Dentice di Frasso i quali, ritennero opportuno corredare il portone d'ingresso al complesso masserizio con la loro arma. Sugli inizi del '900, infine, un certo Vita Luigi di Carovigno l'acquistò alienandola poi nel 1937 in favore della signora Anna Zito, passata alla storia come "la massara de li Frascinari", figura colorita da curiosi aneddoti popolari. Attualmente è di proprietà della famiglia Carparelli».

http://www.lalanternadelpopolo.it/Torri%20Carovigno.htm


Carovigno (torre della Regina Giovanna)

Dal sito www.brindisiweb.it   Dal sito www.lalanternadelpopolo.it

«La sua denominazione, secondo la tradizione popolare, è direttamente riferita ad una delle due regine di Napoli, Giovanna I o Giovanna Il, ma la prima ipotesi dovrebbe essere quella più probabile, e dovrebbe stare ad indicare la committenza dell'opera. Dalle memorie tramandate dalla gente vissuta nella zona di tale torre, si parla dell'esistenza al primo piano di tale fortificazione di una statua di una regina detta appunto Giovanna montata da un cavallo una copia della quale la si dice esistente a Palermo, nella piazza detta "della Vergogna". Di quella statua oggi non ne è rimasta traccia. Tale ultima fortificazione, comunque, non ci offre oggi elementi architettonici tali da poter cogliere, con sicuro affidamento, l'epoca di erezione, pare però, che la Torre sia stata eretta, intorno al XV secolo. Ciò si può ricavare agevolmente dalla tipologia angioino-durazzesco, anche se, da un altro lato, potrebbe essere considerata, come forma di arte ritardataria peraltro molto frequente nel Salento. è una torre ubicata a circa 1 km dal mare all’interno del territorio carovignese all'altezza di Torre Guaceto, e molto probabilmente anch'essa serviva a creare un ponte di collegamento visivo con il Castello di Serranova. Questa fortificazione che si staglia in pianura, è ubicata a circa 1 km dal mare all’interno del territorio carovignese, rimane una delle torri interne collegate otticamente col Castello di Serranova sul colle e con la Torre di Guaceto giù alla marina. Le testimonianze hanno segnalato che all'inizio del XIX secolo era ancora visibile un fossato scavato nel tufo, lungo circa mezzo miglio, che potrebbe portarci a credere ancora alla tradizione popolare che addita un camminamento interrato tra il Castello di Serranova e la Torre Regina Giovanna.

La Torre Regina Giovanna si presenta a base quadrata con una parete rivolta a maestrale che si nota ricostruita sugli inizi del '900 dai Principi Dentice di Frasso. Probabilmente a quest'epoca rimane da addebitare l'addossamento di un antemurale di sostegno che si sviluppa lungo la sua parte inferiore sino all'altezza del primo piano, sul punto, cioè, che gli architetti militari e civili antichi usavano delimitare con cosiddetto "cordolo". La torre, nel suo complesso si vede costruita in tufo asportato dalla vicine cave, senza intonacature, e mostrante lungo le pareti al piano terra, ad altezza d'uomo, occhielli un tempo usati per legare le briglie dei cavalli. Il coronamento, poi, che rimane alla guelfa, non si nota poggiante su alcun sistema di beccatelli tradizionali. Va detto, infine, che la Torre Regina Giovanna, già proprietà dei Principi Dentice di Frasso, venne venduta intorno al 1950 al sig. Rocco De Simini di Noicattaro, e da questi passò poi a più proprietari. Attualmente è proprietà di privati ed è adibita ad utilizzo turistico come punto di ritrovo serale estivo per i giovani».

http://www.lalanternadelpopolo.it/Torri%20Carovigno.htm


Carovigno (torre di Giannotti)

Dal sito www.lalanternadelpopolo.it   Dal sito www.terraemaredibrindisi.it

«Prendendo la strada che dalla stazione ferroviaria di Carovigno porta in paese, a 2 Km circa da quest'ultimo, sul lato occidentale della strada, circondata dal verde di millenari ulivi si erge, alla fine di un rustico viale, una costruzione turrita di recente fattura che risente molto delle caratteristiche architettoniche diffuse nel castello di Carovigno. Detta costruzione, quasi a dimostrazione della ripetitività degli eventi storici, si trova eretta sui ruderi dell'antica Torre di Giannotti, a monte, cioè delle ultime propaggini appenniniche che decrescendo verso il brindisino si accasciano ai piedi del Castello di Serranova. Gli ultimi avanzi della torre di Giannotti si vedevano sugli inizi di questo secolo: ed alcuni vecchi cacciatori di Carovigno ne conservano ancora memoria. Da un'indagine riguardante la difesa antica del territorio di questo Comune, si è dedotto che detta fortificazione venne costruita al fine di creare un ponte di collegamento visivo tra il castello di Carovigno con la torre sita nella sua marina, la torre di Santa Sabina, monumento, non a vista fra loro per ovvi impedimenti corografici. Notizie certe della torre di Giannotti le abbiamo già in un documento del 1678 dove risulta elencata tra i beni del marchese di Serranova Scipione Granafei. Più tardi, a partire dal 1682, la torre di Giannotti ha seguito gli sviluppi e le fortune dei feudatari di Carovigno. Nel 1732 passò agli Imperiali e nel 1782 venne devoluta in favore del Reale Fisco Allodiale. Quest'ultimo, pochi anni più tardi, ritenne di darla in fitto unitamente alla zona alberata circostante. Nell'anno 1791, a seguito dell'acquisto del feudo di Carovigno da parte del principe di Gerardo Dentice di Frasso, venne nominato suo speciale procuratore un certo Ignazio Del Prete il quale, prese ad amministrare i beni di Casa Dentice, e fra cui la possessione di Torre di Giannotti. Attualmente la zona dove un tempo esisteva la torre risulta di proprietà della signora De Cillis Colomba che, insieme al marito Francesco Ingrosso, ha ridato a quella terra la costruzione di tipo castellano un tempo esistente».

http://www.lalanternadelpopolo.it/Torri%20Carovigno.htm


Carovigno (torre di Morgicchio)

Dal sito www.lalanternadelpopolo.it   Dal sito www.lalanternadelpopolo.it

«La torre di Morgicchio, che sovrasta l'omonimo complesso masserizio sul lato occidentale, è posta nella fascia interna della marina di Carovigno nello spazio compreso tra la torre di Santa Sabina ed il villaggio della Specchiolla, antica sede di posto marittimo. Essa guarda la torre de li Frascinari ad oriente, quella di Santa Sabina a Nord-Est. Risulta raggiungibile a mezzo di una strada recentemente asfaltata, dopo aver percorso 2 Km dall'incrocio di Santa Sabina, nella direzione di Brindisi. Il complesso masserizio di Morgicchio è dotato di una ben organizzata fortificazione rimasta, in gran parte, allo stato antico. Caratteristici risultano i puntellamenti di protezione a contrafforte della cinta muraria ben visibili nel lato rivolto alla marina. Il complesso si è sviluppato su di una zona pianeggiante e priva di vegetazione che attualmente viene sfruttata per pascolo vaccino. La torre, di forma quadrata, si vede rinforzata agli angoli da blocchi di tufo. La torre è coronata da beccatelli compositi sui quali si erge un parapetto alto più di due metri, da cui era possibile osservare la zona circostante.

 La torre di Morgicchio venne costruita sugli inizi del sec. XVII per difendere il complesso masserizio ad essa facente capo dalle incursioni di pirati e barbareschi che riuscivano ad eludere la vigilanza nel tratto di mare compreso fra le torri di Santa Sabina e Guaceto. Nel 1628 la troviamo di proprietà di Francesco Mezzacapo della città di Brindisi, il quale, successivamente, la alienò in favore dell'Arcivescovo Scipione Costaguti feudatario di Carovigno. Quando costui morì, prima del 1659, la torre e masseria di Morgicchio furono ereditati dai suoi fratelli, il Cardinale Vincenzo e dai Marchesi Luigi e Giovanbattista. Quindi il complesso masserizio passò ai Castaldo, baroni di Carovigno dal 1661 al 1665. Alla morte di Benedetto Castaldo senza eredi, dopo l'incameramento in favore della Corona, e dopo la messa all'asta di tale Torre e Masseria, venne dichiarato aggiudicatario il Marchese di Serranova Giuseppe Granafei nel 1665. A questi subentrò Michele Imperiali ed il feudo di Carovigno, in mancanza di successori legittimi venne reincamerato dalla Corona che ritenne di dare in fitto la masseria di Morgicchio a Giacomo De Milato. Nel 1792, ancora, la masseria di Morgicchio venne acquistata dal Principe di Frasso Gerardo Dentice. La famiglia Dentice tenne la torre di Morgicchio per oltre un secolo, e prima della abolizione della feudalità (1806) era custodita da un suo vassallo al quale successero, quali affittuari, altri privati cittadini. Affinché fosse facilmente riconosciuta come facente parte dei loro possedimenti, fu posto, sul portale d'ingresso l'arma rappresentante la famiglia Dentice. Nel 1964 tale nobile famiglia ha ritenuto opportuno vendere tale masseria al signor Lorusso Donato di Locorotondo che ne è tuttora l'attuale proprietario».

http://www.lalanternadelpopolo.it/Torri%20Carovigno.htm


Ceglie Messapica (castello ducale)

redazionale; con foto di Antonio Federici

Le foto degli amici di Castelli medievali

  Foto di Gianfranco Piemontese (https://www.facebook.com/gianfranco.piemontese.33)  ---  Foto di Tonio Longo (https://www.facebook.com/antonio.longo.31ì  ---  Foto di Antonio Federici (https://www.facebook.com/antonio.federici.39)   Foto di Antonio Federici (https://www.facebook.com/antonio.federici.39)


Cellino San Marco (castello o palazzo baronale)

a c. di Giovanni Membola


Cisternino (torre Amati, torre Capece o del Vento)

redazionale

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Antonio Federici (https://www.facebook.com/antonio.federici.39)     -   Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)

     


Cisternino (torre normanna di Porta Grande)

redazionale

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)


Erchie (palazzo Laviano)

a c. di Domenico Basile


Fasano (centro storico, palazzi)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.radiodiaconia.it

«Il centro storico di Fasano, anticamente chiamato “Terra”, era in origine circondato da alte mura e da quattro possenti torrioni, che lo racchiudevano in un quadrilatero comprendente piccole viuzze e case addossate l’una all’altra, imbiancate con latte di calce. Molte candide abitazioni del centro storico si sono conservate integre. Lo stesso non è accaduto, invece, per le mura e per tre delle quattro torri. Ci resta, purtroppo, solo il Torrione di via S. Francesco (sec. XV), sul lato meridionale della città vecchia, testimone di pietra, muto ma suggestivo, sopravvissuto alle ingiurie del tempo. Risalendo dal verde Parco della Rimembranza, al cui centro è posto il Monumento ai Caduti fasanesi in guerra, e ove anticamente erano le cosiddette “Fogge” (pozzi di acqua piovana usati come riserva idrica del paese), si giunge in piazza Ignazio Ciaia, intitolata al patriota-poeta, presidente e martire della Repubblica Napoletana del 1799. La piazza è il centro vitale della città, punto di riferimento e di ritrovo per tutti i fasanesi. In essa si affacciano i bei palazzi signorili e il Palazzo Municipale, costruito su buona parte dell’antico castello baliale, la cui spettacolare loggia balaustrata con 18 archi fu distrutta agli inizi del ’900 per realizzare l’attuale facciata dalle severe forme neoclassiche. ... Dirimpetto all’ingresso del Comune si può ammirare la Torre dell’Orologio, che si innalza sulla sede dell’Azienda di Promozione Turistica, il cui loggiato dona armoniosità ed eleganza a tutta la piazza. In una grossa nicchia ricavata nella parete del Palazzo Gaito, è sistemata la statua della Madonna del Pozzo, patrona della città, quasi a vegliare idealmente sui suoi protetti. Sul lato opposto va segnalato l’elegante Palazzo Latorre, edificato su due piani nella seconda metà dell’800: caratteristica la sua loggia con balaustra semicircolare lavorata a traforo. ...».

http://www.mensileosservatorio.it/GuidaTuristica/IL%20CENTRO%20STORICO%20DI%20FASANO.pdf


Fasano (fortificazioni di Egnazia)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.comune.fasano.br.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

  Foto di Vito Bianchi (https://www.facebook.com/vito.bianchi.79)

«...La porzione centrale dell’acropoli è sede di un santuario, fondato probabilmente verso il III secolo a. C., e composto da un tempio circondato su tre lati da una stoà (porticato), e aperto sul mare. Alle spalle del Santuario venne edificata, nel XVI secolo, una torre di avvistamento per segnalare le incursioni dei pirati. Si tratta della Torre di Agnazzo o Anazzo, conosciuta anche come torre vicereale perché voluta, come tante altre edificate sulle coste dell’allora Regno di Napoli, dal viceré di Spagna don Pedro da Toledo, e sede, nell’Ottocento, delle guardie doganali. In base alle indicazioni e ai disegni ricostruttivi forniti da Francesco Maria Pratilli nella sua opera Della via Appia del 1745, si intuisce che la torre, non più esistente, aveva una struttura di forma quadrangolare. L’ingresso avveniva dal primo piano tramite una scala a pioli, mentre una cisterna assicurava l’approvvigionamento idrico. A comandare la torre c’era un castellano o torriere (nel 1586 a svolgere questa funzione vi era un certo De Nunzio Gian Martino) a cui era affidata la gestione della fortificazione».

http://www.itriabarocco.net/web/guest/home/articolo...


FASANo (masseria fortificata Pettolecchia)

redazionale

Le foto degli amici di Castelli medievali

  Foto di Vito Bianchi (https://www.facebook.com/vito.bianchi.79)


Fasano (torrione San Francesco o delle Fogge)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.fasano-italy.co.uk   Foto di Nicola Stucci, dal sito www.facebook.com/stucci.nicola

«Pare che in passato Fasano avesse un muro di cinta con undici torri delle quali oggi ne rimane soltanto una: il Torrione delle Fogge, a guardia della porta est della città, che si affacciava sulla vallata delle Fogge. Anticamente la vallata era un laghetto, dove si trovavano profondi pozzi o "Fogge", che costituivano la grande riserva d'acqua del paese. Proprio in questa vallata avvenne lo scontro decisivo tra i Turchi invasori e i fasanesi che si risolse con la vittoria di questi ultimi e la fuga degli infedeli. Attualmente la piccola torre è utilizzato da un mastro fabbro fasanese, che lavora il ferro con gli antichi metodi, ma con risultati unici».

http://it.wikipedia.org/wiki/Fasano#Il_torrione_delle_Fogge


Francavilla Fontana (castello Imperiali)

a c. di Stefania Mola

  


Francavilla Fontana (mura, porte)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

«Mura. La costruzione della prima cinta muraria della città fu concessa dal principe Filippo di Taranto il 16 novembre 1364; anche se il loro tracciato è ignoto, probabilmente si sviluppavano nelle immediate vicinanze della chiesa matrice. Nel 1455, il nuovo feudatario, Giovanni Antonio Orsini Del Balzo decise di sostituire le vecchie mura angioine con mura più solide, grandi ed articolate. Il 16 marzo 1517 la Regina Giovanna IV concesse la costruzione di una nuova cerchia muraria più larga, dato che il feudo si era notevolmente ingrandito. L'ultima cerchia muraria fu costruita nel settecento, durante il dominio degli Imperiali. Nel 1838 si ebbe il primo nucleo urbano costruito al di fuori della cerchia muraria, che nel corso di un secolo fu quasi del tutto abbattuta; oggi dell'antica cinta muraria restano solo pochi tratti intorno al centro storico.

Porte. Erano i punti d'accesso della cinta muraria cittadina, la loro costruzione avvenne tra il XVII secolo e la prima metà del XVIII. Nel corso degli anni l'espansione della città ha portato ad un progressivo abbattimento delle porte, lasciandone ai giorni nostri solo tre. La Porta del Carmine, edificata dagli Imperiali tra il 1630 ed il 1656, è fortemente monumentalizzata e la struttura a tre fornici la avvicina ad un arco di trionfo; è forse quella che riveste la maggiore importanza storica, nel corso dei secoli è stata infatti teatro delle esecuzioni capitali e di scontri armati tra i francavillesi e le popolazioni limitrofi. La Porta della Croce e la Porta dei Cappuccini risalgono invece al XVIII secolo, entrambe costituite da un unico fornice si caratterizzano, la prima, per l'utilizzo del bugnato come rivestimento murario, la seconda, per il timpano semicircolare che la sovrasta.».

http://it.wikipedia.org/wiki/Francavilla_Fontana#Architetture_militari


Latiano (palazzo Imperiali)

redazionale


Latiano (torre Solise)

redazionale


Mesagne (castello)

a c. di Giovanni Membola


Mesagne (masseria fortificata Viscigli)

Dal sito www.cicloamici.it   Dal sito www.funzioniobiettivo.it

«A circa 3 Km da Mesagne sulla provinciale per Torre Santa Susanna, si trova una bella costruzione degli inizi del 900: la masseria Viscigli. Costruita in un sobrio stile neoclassico, la Masseria ha un ampio cortile con diversi vani accessori: stalle, casa del custode. Dalla parte Sud della Masseria sorge un querceto antico con enormi alberi. Tristemente durante la nostra ultima visita abbiamo constatato l'abbattimento di numerose Querce e di altri alberi di pino. L'interno della struttura abitativa è invece soggetto alle deturpazione di ladri e vandali che ne hanno asportato gran parte di fregi e decorazioni. Purtroppo Viscigli è una delle tante belle masserie del territorio della Provincia di Brindisi che, anno dopo anno, vengono saccheggiate e danneggiate. ...».

http://www.cicloamici.it/viscigli.htm


Oria (castello)

a c. di Stefania Mola

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

  Foto di Benedetto Denuzzo (https://www.facebook.com/benedetto.denuzzo)   Foto di Benedetto Denuzzo (https://www.facebook.com/benedetto.denuzzo)   Foto di Benedetto Denuzzo (https://www.facebook.com/benedetto.denuzzo)


Oria (porta degli Ebrei, porta Manfredi)

redazionale


Oria (torre Palomba)

redazionale


Ostuni (borgo, insediamenti rupestri)

Dal sito www.athenaeum.ch   Dal sito www.santarosarelais.it

«Il Comune di Ostuni (circa 33.000 abitanti) sorge sulle ultime propaggini della Murgia meridionale. La sua città vecchia, detta La Terra, è inconfondibile l’accecante monocroma colorazione del suo abitato, rigorosamente di bianco. Le case tinteggiate di calce e la peculiare topografia hanno fatto meritare epiteti fiabeschi, come Città Bianca, Regina degli Ulivi, Città Presepe. Il nucleo antico - probabile supporto dell'acropoli messapica - è infatti arrampicato sui fianchi scoscesi di un colle e presenta una pianta ellissoidale, chiaramente espressa dalla cinta muraria rafforzata dai torrioni aragonesi. Ne rimangono otto dei quindici originari, come pure buone parti dei baluardi che chiudevano la città medioevale. Ostuni è un affascinante groviglio di stradine anguste e tortuose, un susseguirsi di corti, piazzette e vicoli che un tempo facevano capo a cinque porte che si aprivano nella cinta muraria, munite di torri, piombatoi e bertesche. L'unica vera strada che raggiunge il vertice del "cono" e che divide il centro storico in due parti è via Cattedrale, mentre tutte le altre che lo intersecano sono vicoli ciechi o scalinate strette e ripide. Qui si trovano abitazioni cubicolari, spesso scavate nella roccia, unite da archi e semiarchi che fungono da contrafforti e da sostegno; come pure palazzi che, per gli stemmi gentilizi, i portali e la varietà delle linee architettoniche, con macchie d'ocra dorato ombreggiano l'accecante bagliore del bianco labirinto. Sulla sommità del colle, infine, si erge la Cattedrale, mirabile sintesi di elementi romanici, gotici e veneziani, che domina la Piana degli ulivi secolari fino al mare».

http://www.urpcomunediostuni.it/turismo/turismo_003_it.html


Ostuni (castello Giulia)

Dal sito www.ciaoapulia.it   Dal video http://vimeo.com/8140199

Il castel “Giulia” si trova a Ostuni, in contrada Madonna della Nova, verso la città vecchia. Accanto al castello ci sono i caratteristici trulli.


Ostuni (torrioni aragonesi)

Dal sito www.nauticareport.it   Dal sito www.capolavoroitaliano.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lucia Lioi (https://www.facebook.com/lucia.lioi)

«...Gli Angioini costruirono nuove fortificazioni per la città e rifondarono, sulle rovine dell'antica Petrolla, il porto di Villanova (la frazione costiera del paese). La particolarissima conurbazione del borgo medievale, con le case addossate le une alle altre e la presenza di domus palatiate a più piani, risale proprio a questo periodo storico e si spiega sia con esigenze difensive sia col voler sfruttare appieno in larghezza ed altezza tutto lo spazio disponibile all'interno delle mura. Ostuni fu circondata da nuove mura con torrioni circolari in periodo aragonese: furono aperte quattro porte, delle quali oggi si conservano solo Porta Nova risalente al XII secolo e ricostruita nel XV secolo e Porta San Demetrio del XIII secolo. ...  Le mura aragonesi cingono la città vecchia: visibili per lunghi tratti, sono rafforzate da torrioni circolari. A est si apre la porta di San Demetrio (XV secolo), sul lato ovest Porta Nova (XV secolo). Il borgo antico offre molti aspetti pittoreschi dovuti alla eccezionale conservazione delle caratteristiche costruttive del luogo e delle peculiarità urbanistiche. Si incontrano alcuni esempi di dimore signorili: ... nel vico Castello, scarsi avanzi del Castello, eretto nel 1148 da Goffredo III, conte di Lecce e di Ostuni, e demolito nel 1559 per far posto all'episcopio. ...».

http://it.wikipedia.org/wiki/Ostuni


Pilone (torre di San Leonardo)

Foto di Nicola Stucci, https://www.facebook.com/stucci.nicola   Dal sito http://1.bp.blogspot.com   Dal sito www.terredelmediterraneo.org

«Le torri costiere che si innalzano isolate, a distanza pressoché regolare lungo le coste pugliesi, sono un elemento strutturante il territorio pugliese e l’intero territorio di quello che fu il Regno di Napoli. La maggior parte di esse furono costruite dagli Aragonesi tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, quando, dopo la distruzione di Otranto (1480), la minaccia delle incursioni turche in Puglia spinse gli Spagnoli a più efficaci sistemi di difesa. La torre del Pilone fu denominata di San Leonardo in quanto ricadeva nel terreno appartenente all’omonima chiesa, dipendenza dell’importante monastero dei Cavalieri Teutonici di San Leonardo presso Siponto. La struttura difensiva del Pilone si presenta a pianta quadrata e a due piani. In origine quello inferiore era privo di accesso esterno, mentre il piano rialzato si raggiungeva soltanto mediante una scala di legno che poteva essere facilmente ritirata dal guardiano per impedire l’accesso ad eventuali assalitori. Sul terrazzo era abitualmente issata un’antenna alla quale era sospeso un covone di fieno o una bandiera; in caso di pericolo o di avvistamento di nemici provenienti dal mare i guardiani davano l’allarme con l’accensione del covone o con l’ammainamento della bandiera (con il suono delle campane nel caso il pericolo fosse avvistato di notte). Dato l’allarme, i guardiani avevano il tempo di abbandonare la torre e raggiungere le città fortificate dell’entroterra, a dimostrazione di come le torri costiere fossero punti di avvistamento più che postazioni difensive vere e proprie. Nel corso del XVIII e XIX secolo, venute meno le esigenze difensive, le torri furono cedute o date in concessione a privati. Ancora oggi infatti la torre del Pilone risulta di proprietà privata».

http://www.terredelmediterraneo.org/itinerari/morelli_lamac.htm


San Donaci (borgo, castello, Limitone dei Greci)

Dal sito www.terradeimessapi.it   Dal sito www.comune.sandonaci.br.it

«... I Messapi abitarono certamente intorno a San Donaci e forse anche nel luogo ove oggi si estende il paese. Chi abbia ritenuto improbabile la sua antichità, non ha voluto considerare che la presenza di alcune fattorie romane nei dintorni, doveva presupporre un centro comune, quasi civile che sopravvivendo a quelle rurali, ancora si sviluppa e progredisce. Nel 1869 in una frazione della contrada "La Mea", fu segnalata la presenza di una di queste ville prediarie romane con un titolo latino che ricordava il proprietario. Ben noto il casale di Santu Misirino, in contrada Monticello, ove resiste, ancora, alla incuria ed al tempo la più interessante chiesa vetero-cristiana della Regione. In contrada "Cuciulina", anni addietro, sono venute alla luce varie tombe ed alcune epigrafi. Recente, infine, la scoperta di una villa prediaria, in contrada "Palazzo". Questa scoperta, non certo l'ultima, potrà accertare, intorno a San Donaci, la presenza di una florida civiltà, per i tempi antichi preromani e romani. Nel centro di San Donaci vi è la conferma più chiara della sua remota antichità. L'intersecarsi a squadra delle vie Perrone, Parini e Rossini, con via Diaz, Bartolo Longo e Frassaniti, testimonia che là era il cuore della cittadella medioevale, certo impostata sopra un modello urbanistico di età romana con cardini e decumani. Il castello, poi palazzo arcivescovile, e la chiesa, posti all'estremo dell'ovale, che delimitava, e forse, cintava con fossati e mura le case, fa rassomigliare questa cittadina ad altre cittadine medioevali del salento. Feudo della chiesa di Brindisi, San Donaci, non fu, quindi, durante il medioevo, meno importante di tanti altri casali della regione, tenuti da signori feudatari, o liberi e dipendenti dalla corona. Il feudo di San Donaci è attraversato dal cosiddetto Limitone dei Greci. Il termine "Limitone" è di origine bizantina (Limition) e sta ad indicare una frontiera fortificata».

http://www.comune.sandonaci.br.it/territorio/storia.php


San Donaci (masserie fortificate)

Dal sito www.viagginrete-it.it   Dal sito http://vieverdibrindisi.it

Elenco delle masserie nell'agro di San Donaci: http://www.comune.sandonaci.br.it/territorio/itinerario.php


San Michele Salentino (borgo, torre normanna)

Dal sito www.brindisiweb.com   Dal sito http://eneaportal.unile.it

«Situata tra San Vito e Ceglie, a circa 30 km da Brindisi, San Michele Salentino è un piccolo, ordinato e caratteristico paese di 6.500 abitanti che vive principalmente di agricoltura, ma che negli ultimi anni si è molto sviluppato il commercio di automobili. Centro autonomo dal 1928 ha origini medioevali, quando nasce come piccolo borgo di coloni, con ritrovamenti del periodo paleolitico medio. ... Qualche km fuori dal centro abitato, in agro di S. Vito dei Normanni, vi è l'antico borgo S. Giacomo (oggi rinomato punto di ristoro), con la torre normanna (XII sec.) e la chiesetta di Santa Maria sorta su una cripta che conserva un affresco di origine bizantina» - «Torre San Giacomo è un casale di età medioevale, dove storia e suggestione si fondono con ospitalità e sapori. E' testimone della costituzione civica di una comunità oggi rappresentata dai cittadini di San Vito dei Normanni. Attorno alla sua torre merlata e ai casali di Campodonato e Campidistrutto, infatti, si sviluppò l’antico borgo medievale di San Vito degli Schiavoni, i primi abitanti di questo posto, molto probabilmente Croati in fuga dalla furia saracena e attratti dalla fertilità e dalla lussureggiante vegetazione di questo territorio. Il Casale San Giacomo, nel corso dell’età medievale possedimento di diversi feudatari, in età contemporanea è divenuto sinonimo di ospitalità, ricevendo un battesimo storico tra i più singolari. È qui, infatti, che re Vittorio Emanuele III si rifugiò quando nel 1943, all’indomani della firma dell’armistizio, lasciò Roma. Grazie a un’attenta fase di restauro l’antica struttura è stata completamente ripristinata con l’accortezza di chi sa ospitare ogni genere di evento preoccupandosi di non disperdere la memoria della storia e della tradizione».

http://www.brindisiweb.it/provincia/sanmichele.asp - http://castelliere.blogspot.it/2016/01/il-castello-di-lunedi-25-gennaio.html


San PANCRAZIO Salentino (masserie fortificate)

Foto di G. Muscogiuri, dal sito www.sanpancrazio.br.it   Dal sito www.thepuglia.com

«...In zona si trovano numerose masserie fortificate e non fortificate. Alcune cominciano ad essere ristrutturate e a diventare strutture ricettive di grande fascino, altre sono ancora in completo stato di abbandono. Il territorio che ne presenta di più è quello di Nardò con decine di masserie fortificate. Se ne ritrovano di semplici, invece, nei territori di Guagnano, Veglie, Salice Salentino e un po’ ovunque. In età moderna le masserie rappresentarono il tipico insediamento produttivo dell’Italia Meridionale, un paesaggio rurale che adesso sta ritornando prepotentemente al centro dell’attenzione. ...».

http://www.thepuglia.com/2010/06/porto-cesareo-torre-lapillo-punta-prosciutto-guida-allentroterra-darneo/

Elenco delle masserie:


San Pancrazio Salentino (palazzo baronale)

Dal sito www.prolocosps.it   Dal sito www.brindisiweb.it

«Oltre al caratteristico centro storico, a San Pancrazio Salentino possiamo notare delle opere architettoniche di elegante bellezza, iniziamo dalla Chiesa di san Francesco, di antica fondazione, conserva al suo interno numerose opere che furono dipinte o costruite da famosi pittori scultori della zona. Da vedere anche la Torre Vecchia e il Santuario di S. Antonio alla Macchia. Da visitare anche il Palazzo baronale, imponente edificio costruito nel 1221, ma rimaneggiato nel 1510, era la dimore di sacerdoti e vescovi della zona».

http://www.saperlo.it/guida/come-visitare-san-pancrazio-salentino-90920/


San Pietro Vernotico (Torre Quadrata)

a c. di Giovanni Membola


San Vito dei Normanni (castello Dentice di Frasso)

redazionale


Serranova (castello Serra)

a c. di Domenico Basile


Torchiarolo (palazzo o castello baronale)

a c. di Giovanni Membola


Torchiarolo (torre Bartoli e torre Lo Muccio)

a c. di Giovanni Membola


Torre Guaceto (territ. di Carovigno)

a c. di Domenico Basile


Torre Pozzelle (resti della torre)

Dal sito www.pugliaturismo.com   Dal sito www.altosalentorivieradeitrulli.it

Torre di avvistamento databile XVI secolo; è parzialmente crollata e inutilizzata.


Torre Santa Sabina (territ. di Carovigno)

a c. di Domenico Basile

  


Torre Santa Susanna (castello)

redazionale


Tuturano (torre di Sant'Anastasio, masserie fortificate)

Dal sito www.brindisiweb.com   Dal sito www.brundisium.net

«Il monumento più antico è rappresentato dalla Torre di Sant'Anastasio, risalente al XVI secolo, è detta così in quanto in alto, dal lato che guarda la piazza, ha l'immagine del Santo scolpita in rilievo su pietra con una scritta in greco, opera di un artigiano locale dello stesso secolo. La torre rappresentava il simbolo del potere delle suore benedettine sul feudo di Valeriano. Sulla stessa piazzetta, prospiciente la torre, si può ammirare la torre dell'orologio».

http://www.tuturano.com/modules.php?name=Storia__Tuturano

Elenco delle masserie: http://www.tuturano.com/modules.php?name=Masserie


Villa Castelli (palazzo ducale)

redazionale

  


Villanova (castello)

a c. di Lucia Angelica Buquicchio

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Tonio Longo (https://www.facebook.com/antonio.longo.31ì


                

     

      

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