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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI FERRARA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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BENVIGNANTE (Delizia di Benvignante)

Dal sito digilander.libero.it/benvignante/   Dal sito digilander.libero.it/benvignante/

  

«Si erge a circa undici chilometri da Argenta, nel piccolo borgo a cui la costruzione stessa ha dato il nome. Fu fatta edificare nel 1464 dal Duca Borso d'Este, che affidò l'incarico all'architetto Pietro Benevenuto degli Ordini. La delizia doveva essere una sontuosa dimora da regalare al fedele segretario del Duca, Teofilo Calcagnini. Ha una struttura rettangolare, sviluppata su due piani, e le grandi finestre rettangolari, distribuite simmetricamente sulla facciata, sono testimonianza della sobria e raffinata eleganza che contraddistingue l'architettura ferrarese in epoca rinascimentale. Pur rientrando nella tipologia delle ville di campagna, per la sua posizione di dominio dei terreni circostanti, ricoprì una non secondaria funzione difensiva e di rappresentanza politica del potere Estense ben rappresentata dalla poderosa torre merlata con volta a padiglioni che si erige al centro dell'edificio. L'ingresso ad arco pieno decorato in cotto, sormontato da stemma, è un ulteriore segno dell'antico splendore. La famiglia Calcagnini mantenne la proprietà della grandiosa villa per tutto il periodo del dominio estense, mettendola anche a disposizione dei nobili dell'accademia dei Filareti, che vi si recavano a svolgere le loro riunioni estive allietandole talvolta con battute di caccia. Nel 1481 soggiornò a Benvignante anche la bella moglie di Ludovico il Moro, nonché figlia di Ercole I, Beatrice d'Este. Con la caduta degli Estensi anche la delizia cadde in sventura, passando per diversi proprietari fino all'800 quando venne acquistata dal Conte Luigi Gulinelli. La famiglia Gulinelli la fece dotare di meravigliose scuderie per allevarvi cavalli da corsa, visitate anche da Vittorio Emanuele II, e modificò anche l'aspetto originale dell'impianto dell'antica delizia, sopraelevando le ali della struttura e rendendo la torre più tozza, conferendo alla costruzione una struttura a pianta quadrata. Rimase tale fino alla Seconda Guerra Mondiale quando con i bombardamenti che colpirono tutta l'area argentana nel 1944, ne venne nuovamente stravolto il profilo. Il complesso non è visitabile ma è circondato da quattro ettari di terreno adibiti a parco, ripristinato dopo gli eventi bellici con alberi e sentiero che conduce alla villa ma soprattutto con un importante intervento negli ultimi anni, dove gli elementi dominanti sono il prato, l'acqua, la geometria dei viali e dei filari d'albero. Dal 1990 la Delizia è stata rilevata dal Comune di Argenta e rientra nel patrimonio di valorizzazione dell'Ecomuseo di Argenta, ed è curata per iniziative dalla locale associazione "Il Torrione della Delizia di Benvignante". L'ampio parco viene infatti utilizzato per attività culturali e feste, in quanto inserito nel programma degli spettacoli estivi promossi dall'Amministrazione provinciale e dai Comuni " Delizie d'Estate". Le prospicienti scuderie e l'essicatoio del tabacco sono invece di proprietà privata. Nel 2000 la Delizia di Benvignante è stata dichiarata dall'Unesco, insieme con altre Delizie, Patrimonio dell'umanità».

http://castelliere.blogspot.it/2012/03/il-castello-di-giovedi-29-marzo.html


BERRA (borgo)

Dal sito www.comune.berra.fe.it   Dal sito www.comune.berra.fe.it

«Tra i centri abitati, quello che ha mantenuto le caratteristiche originarie è la piazza di Cologna sovrastata dalla bella chiesa dedicata a Santa Margherita, con facciata neoclassica in cotto col bel campanile cuspidato, così come in cotto l'elegante canonica e l'asilo. La piazza di Berra è caratterizzata dall'alto campanile che s'innalza isolato al centro della stessa, costruito nel 1864, un tempo affiancato da una modesta chiesa neoclassica abbattuta nei primi anni del 1960 e sostituita in posizione più arretrata da un moderno edificio su progetto dell'architetto Agostini di Ravenna ed inaugurata assieme alla canonica nel 1964. La chiesa è dedicata a San Rocco, patrono del paese, infatti la fiera di Ferragosto, 15/16/17 Agosto, ricalca la sagra del patrono. ... Alcune grandi case appartenute alle famiglie più influenti del passato sorgono in pieno centro, come l'attuale villa Fabbri a Cologna o casa Capatti a Berra, le ville padronali più importanti sorgono invece fuori dai paesi a ridosso del Po inserite in grandi parchi secolari, è il caso di villa Spisani a Cologna ma soprattutto villa Giglioli che sorge tra Serravalle ed Ariano lungo il Po di Goro. Si tratta di una grande villa di stile veneto sistemata nella sua forma attuale tra il XVIII e il XIX secolo con lunga uniforme facciata sormontata da neoclassica cimasa. ...».

http://www.comune.berra.fe.it/patr_artistico.php


BERRA (villa Giglioli)

Foto di faboss99, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.comune.berra.fe.it

«Villa Giglioli è situata su un'ansa del Po di Goro, sulla sponda ferrarese, tra Serravalle ed Ariano lungo la riva del Po di Goro, poco dopo il distacco di tale primo ramo del delta dal grande fiume. Si tratta di una grande villa di stile veneto originaria del XV secolo e ristrutturata nel XVIII e XIX secolo. La costruzione si sviluppa su due piani e, in seguito a varie modifiche, presenta le facciate nord e sud di uguale costruzione. Ai primi dell'ottocento la torre fu demolita quasi per intero. Ad essa si sostituì la "cimasa fronte" di chiaro stile neoclassico. Alle finestre ed ai portali d'ingresso furono apposti i frontini ed aggiunte le scale. C'era anche un piccolo colonnato che sorreggeva il balcone a nord, ma esso poi scomparve, così come risulta da una pittura al piano nobile di Rosa Giglioli. Il pittore ferrarese Francesco Migliari decorò nel 1825 molti dei soffitti; altre sale della villa furono decorate a metà dell'Ottocento dalla stessa Rosa Giglioli la quale provvide anche a collocare all'interno varie sue tele. I mobili sono in prevalenza di chiaro stile veneziano d'epoca settecentesca, molti di essi furono acquistati dal conte Arturo, il quale volle sistemare in modo adeguato la dimora della sua famiglia. Oltre ai due piani sono presenti anche le prigioni ed il sotterraneo. Per ogni camera vi sono ancora oggi delle camere secondarie dove passava la servitù, considerata indegna di passare per i saloni e per le stanze principali della villa. Nel vasto territorio circostante la villa troviamo tutti edifici per il fabbisogno della famiglia come la stalla e il fienile, ora purtroppo in stato di abbandono. Dal punto di vista artistico la Villa è veramente ricca, gli affreschi sono ben conservati e si adattano alla funzione delle stanze dell'epoca. ...».

http://www.comune.berra.fe.it/villagigliolistoria.php


BONDENO (torre di Matilde)

Foto di Lancil8, dal sito www.annuaire-mairie.fr   Dal sito sd2.provincia.fe.it

«L’emblema del centro di Bondeno è la Torre campanaria. Di stile gotico lombardo il manufatto risale al secolo XII con interventi fino al secolo XIV. La costruzione risulta originale fino all’altezza di circa dodici metri. Il secondo e il terzo ripiano sono più tardi , mentre la cella campanaria è tipica della seconda metà del XIV secolo, rivelando i caratteri dell’architettura tardogotica diffusa in area lombarda. La struttura muraria è a doppia cassa con la scala ricavata nella intercapedine. L’impianto è a base quadrata con una porzione interrata per una profondità di circa 1,50 metri. Il tronco è coronato da pilastri angolari e lesene decorative ai fronti intervallate da cornici in cotto ad archetti tondi. Al primo livello è una cornice formata da archetti a pieno centro sostenuti da mensole che risultano complanari ai pilastri angolari e le lesene mediane. Le cornici del secondo e del terzo piano sono più ricche con archetti di minore ampiezza caratteristici del tardo romanico. La cella campanaria tardo-gotica è caratterizzata da archi ogivali per ogni fronte, che racchiudono trifore a sesto acuto, sostenute da pilastri con capitelli cubici smussati agli angoli. Il tutto è sormontato da due oculi circolari. La cornice attigua al tetto è composta da due ordini di archetti sovrapposti di cui il superiore risulta trilobato. Il coperto a quattro falde denuncia il mancato completamento dell’opera, che doveva essere conclusa da una svettante guglia, che però non venne mai realizzata. La tradizione attribuisce la realizzazione delle Torre alla contessa Matilde di Canossa, che per un certo periodo possedette il territorio bondenese».

http://www.comune.bondeno.fe.it/files/relazione-citta--.pdf


CENTO (palazzi del centro storico)

Dal sito www.comune.cento.fe.it   Dal sito ssi.comune.cento.fe.it

«Oltrepassato il Piazzale Bonzagni (adiacente ai giardini pubblici di Via Ugo Bassi, in cui sorge il monumento all'omonimo eroe del Risorgimento) entriamo nel centro storico dove l'arteria principale è corso Guercino (un tempo chiamata Borgo di Mezzo). Le prime due cose che colpiscono il visitatore sono: la pavimentazione del suolo stradale del centro, ovvero lastricata con i sanpietrini ed i lunghi portici che caratterizzano le vie principali. Imboccando Corso Guercino troviamo sulla sinistra la casa natale del pittore Aroldo Bonzagni, a destra, al civico nr. 74 sorge la Casa Pannini del sec. XV, caratterizzata da portici in legno, famosa per un ciclo di affreschi del Guercino e di Lorenzo Gennari. Proseguendo troviamo sulla sinistra una piazzetta dove sorge la Chiesa di San Lorenzo, commissionata nel Settecento (1765-1773) dai Gesuiti, ora utilizzata come auditorium. Terminata la prima parte del Corso, si entra nel cuore della città ovvero nella piazza principale, piazza Guercino. Sul lato lungo della piazza sorge il Palazzo del Governatore, iniziato nel 1502 e modificato in epoche successive, fu sede per alcuni secoli dei governatori estensi e poi dei pontefici che amministravano il territorio. Al centro del Palazzo si trova la Torre dell'Orologio. Il palazzo è profilato da merli ghibellini a coda di rondine. All'interno è allestita la Galleria d'Arte moderna dedicata ad Aroldo Bonzagni. All'ombra del palazzo del Governatore sorge la statua del pittore centese, il Guercino, ad opera di Stefano Galletti (1832-1905 - scultore). Sul lato minore della piazza, si trova il Palazzo del Municipio (o Palazzo Comunale), una costruzione seicentesca con balconata marmorea che occupa tutta la facciata, sotto il porticato sono murate alcune lapidi che ricordano i centesi illustri. Il nostro itinerario prosegue imboccando la via Provenzali che prosegue dal Palazzo del Municipio in avanti. Sulla via Provenzali si affacciano palazzi in stile neoclassico, al civico n 6 si trova la Casa Provenzali (sec. XVI), dove nacque l'omonimo pittore. La via è caratterizzata da negozi e gallerie commerciali, una di queste situata verso la fine della strada, è la zona del piccolo Ghetto, recentemente restaurata. ...».

http://www.vacanzelandia.com/index.php?option=com_flexicontent&view=items&id=1089:il-nostro-territorio-cento-visita-del-centro-storico


CENTO (porta Pieve)

Foto di FloridaKurt, dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.vacanzelandia.com

«Originariamente a Cento erano presenti quattro porte (Porta Pieve, Porta del Giglio o Porta della Rocca, Porta Molina e infine Porta Chiusa così denominata in quanto richiamante l'antica “chiusa” sul Reno che un tempo passava ad ovest dell'abitato) mentre oggi è presente sul suolo Centese, solamente, Porta Pieve. Sorge all'inizio di Via Donati e rappresenta un esempio di architettura fortificata trecentesca; si tratta di una torre avente pianta rettangolare di 7,40 metri 8,50 metri ed un'altezza pari a 13,80 metri (alla sommità della merlatura ed i merli sono del tipo ghibellino con feritoia). Venne edificata tra la fine del 1200 e i primissimi anni del 1300; non ha subito, nel corso dei secoli, rimaneggiamenti o modifiche ad esclusione del tetto di copertura e lo stemma di Cento, in bassorilievo di cemento, murato sopra la chiave risalente agli inizi del 1900. Ai lati della porta sono presenti e ben visibili, tutt'oggi, le fessure per il passaggio dei bolzoni del ponte levatoio, dalla loro altezza si può dedurre la larghezza del fossato che il ponte sorpassava (la stima si aggira attorno ai 4 metri e mezzo circa)».

http://www.centovive.it/section/porta_pieve/569/index.htm


CENTO (rocca)

Dal sito www.archeobo.arti.beniculturali.it   Dal sito www.comune.cento.fe.it

«Questa struttura difensiva sorse alla fine del ‘300, per volontà del vescovo di Bologna, quale freno alle velleità autonomistiche dei centesi. Fu ricostruita e ristrutturata nei secoli per rispondere ai più moderni canoni dell’architettura militare e per reggere i ripetuti assalti di truppe nemiche. L’aspetto attuale, privo però del fossato e dei ponti levatoi, è frutto dell’impronta che volle dargli nel 1483 il cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II. Nel corso dei secoli, perduta la sua originaria finalità, la Rocca ha ricoperto soprattutto una funzione di prigione per i detenuti politici e i banditi. Oggi gli interni, completamente restaurati, presentano stanze degne di interesse, come la cappella, la sala della trifora, le cannoniere o le prigioni, che ci narrano storie di amori tragici, banditi sanguinari, apparizioni miracolose o fughe rocambolesche. Sicuramente però, l’evento più noto accaduto all’interno del castello centese riguarda un’immagine della Madonna, forse risalente al 1597, che, in seguito ad un atto sacrilego, iniziò a perdere sangue dal naso. Questa venerata immagine è oggi custodita nel vicino Santuario della Beata Vergine della Rocca. La Rocca è sede di mostre e manifestazioni culturali e gastronomiche».

http://www.comune.cento.fe.it/sportellicomunali/iat/pagina93.html


CODIGORO (palazzo del Vescovo)

Dal sito www.comune.codigoro.fe.it   Dal sito www.comune.codigoro.fe.it

«Percorrendo il lungo Po di Riviera Cavallotti si incontra un raffinato ed elegante edificio di forte influenza veneta: il Palazzo del Vescovo. Nell'antichità si chiamava Domus Dominicata e fu la sede amministrativa dei Benedettini. Nel 1400, quando i Benedettini lasciarono l'isola pomposiana, il Palazzo del Vescovo diventò sede della Prepositura Pomposiana, per l'amministrazione dei beni patrimoniali; nel 1732 venne restaurato dai Cestari di Chioggia in puro stile veneziano, poi fu assegnato al Vescovo di Comacchio e diventò Palazzo del Vescovo. Negli anni '60 fu acquistato dal Comune di Codigoro e successivamente ristrutturato negli anni '75-'78. Di conseguenza diventò Biblioteca Comunale e centro culturale promotore di manifestazioni e rassegne musicali come "Musica Pomposa". Dal Piano Nobile si gode la vista sul Po di Volano, mentre particolare e bella è la mole del Palazzo guardata dall'opposta sponda del Po».

http://www.comune.codigoro.fe.it/scuole/medie/Codigoro%20e%20dintorni/codi.htm


COMACCHIO (palazzo vescovile)

Dal sito www.turismocomacchio.it   Dal sito www.comacchio.it

«Quasi sicuramente la sua costruzione risale al tardo Cinquecento o ai primi decenni del Seicento. Dimora dei governatori della città, nel 1745 fu ceduto dalla comunità di Comacchio al vescovo Cristoforo Lugaresi, con l'obbligo di erigervi il seminario e le pubbliche scuole. Dal 1748 al 1986 è stata residenza dei vescovi della diocesi di Comacchio. Le sue sale saranno destinate ad accogliere la preziosa documentazione storico-artistica (archivi di curia e parrocchiali, biblioteche del Seminario Vescovile e del Capitolo della Cattedrale, pinacoteca), della più che millenaria diocesi di Comacchio».

http://www.turismocomacchio.it/it/comacchiodascoprire/arteecultura/monumenti...


COMACCHIO (ponte Trepponti)

Foto di Skiwalker79, dal sito www.inemiliaromagna.net   Dal sito www.serravalleweb.com

«Voluto nel 1634 dal Cardinale Giovan Battista Pallotta e progettato dall'Architetto ravennate Luca Danese, è il monumento più conosciuto e visitato del centro storico. è formato da cinque scalinate (tre anteriori e due posteriori) e da cinque archi a tutto sesto sotto i quali scorrevano cinque canali. Con la sua imponenza sovrasta la suggestiva e incantevole omonima piazzetta».

http://www.comacchio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=28&Itemid=9


COMACCHIO (torre dell'Orologio)

Dal sito www.navideldelta.it   Dal sito www.turismocomacchio.it

«La torre dell'orologio di Comacchio fu edificata nel 1330 e crollò nel 1816 dopo quasi 500 anni di fedele servizio. Nel 1824 venne ricostruita ed è ancora presente proprio nel centro di Comacchio, di fianco alla Loggia dei mercanti di grano. La pianta di questa vecchia torre è di forma ottagonale. La struttura è piuttosto alta e conserva in una cavità, la statua della Beata Vergine della Visitazione in terracotta. ...».

http://www.minube.it/posto-preferito/torre-dellorologio-a183421


COPPARO (palazzo Comunale)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://fatiquei.wordpress.com

«Il più antico documento che parla di Copparo sembra risalire all’anno 870 e si tratta di un privilegio di papa Adriano II che conferma a Firminiano e ai suoi fratelli la Corte di Formignana, allora confinante da un lato con "Cuparus et Caput canilis" (Coccanile). Copparo era noto, nella letteratura del tempo, come riserva venatoria e venne per questo costruito un castello adibito a dimora di caccia. Il castello fu distrutto dai Veneziani all'inizio del XVI secolo. Tornata la pace coi Veneziani, sulle rovine del castello Ercole II d' Este, tra il 1540 ed il 1547, fece costruire un palazzo, la Delizia Estense, l'ultima delle diciannove delizie costruite dagli Estensi nel ferrarese. La realizzazione del palazzo venne affidata all'architetto Terzo de Terzi, che progettò un imponente fabbricato composto da cinque torri collegate fra loro, ampi porticati, cortili interni e sale grandiose. A decorare l'edificio furono chiamati alcuni tra i più importanti artisti attivi a Ferrara, fra cui Girolamo da Carpi e Benvenuto Tisi da Garofalo, Battista Dossi e Bastianino. I dipinti vennero distrutti nel terribile incendio del 1808. Nel 1862 il Sindaco Spisani lo acquistò per conto del Comune e nel 1875 lo fece restaurare facendolo diventare sede della Residenza Municipale. L'ultima ristrutturazione dell'edificio risale al giugno 2003».

http://www.comune.copparo.fe.it/nqcontent.cfm?a_id=1781


COPPARO (palazzo di Zenzalino)

Dal sito www.minniti.info   Dal sito www.castelloestense.it

«Nella tenuta di Zenzalino, azienda agricola di 650 ettari a circa tre chilometri dal centro di Copparo, si trova l'omonimo Palazzo, inserito in un parco di circa tre ettari di piante secolari. Il Palazzo risale al XV secolo, venne riedificato nel XIX secolo ed attualmente è dimora privata. Nella tenuta vi è un famoso allevamento di cavalli da trotto dove, nel 1995, è nato Varenne. La proprietà è privata e non accessibile al pubblico».

http://it.wikipedia.org/wiki/Copparo#Architetture_civili


COPPARO (torre della Delizia Estense)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.castelloestense.it

«I documenti confermano la presenza di un palazzo estense a Copparo, probabilmente un castello turrito, già dal 1405. Sulle rovine del primitivo impianto ducale, saccheggiato e distrutto dai veneziani nel 1482, Ercole II d’Este fece edificare tra il 1540 ed il 1547 dall’architetto ferrarese Terzo de’ Terzi un sontuoso palazzo. Si trattava di un imponente complesso a pianta rettangolare, dotato di massicce torri ai quattro angoli e di un quinto torrione al centro del prospetto principale; i principali ambienti di rappresentanza erano disposti nel corpo di fabbrica maggiore, attorno al quale si raggruppava il resto dell’edificio, mentre i locali di servizio erano posti in una corte più bassa e arretrata. Con i suoi ampi porticati che si affacciavano su splendidi giardini e con la sua ricca decorazione interna ed esterna, a cui lavorarono artisti come Girolamo da Carpi, Camillo Filippi, Battista Dossi e il Garofalo, la delizia di Copparo era senza dubbio la residenza suburbana preferita da Ercole II. Passata alla Santa Sede nel 1598, quindi alle famiglie Machiavelli e Barberini, fu pesantemente danneggiata da un incendio nel 1808 ed in parte ricostruita intorno al 1875. Oggi la delizia è quasi interamente perduta; come unica testimonianza del passato estense rimane l’antico torrione, dove, dopo un recente restauro, hanno trovato collocazione la pinacoteca e la biblioteca cittadine».

http://www.sitiunescoadriatico.org/index.php?pg=514


FERRARA (casa di Biagio Rossetti)

Dal sito www.globeholidays.net   Dal sito http://servizi.comune.fe.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«Biagio Rossetti è stato determinante nello sviluppo dell’architettura Ferrarese quattrocentesca, rendendo la città moderna e innovativa. La sua casa è testimonianza del lascito artistico e la sede di importanti eventi. Per molto tempo dimenticato dagli storici dell’arte, la sua rivalutazione è iniziata negli anni ’60 del Novecento. Ancora giovane, iniziò a lavorare al cantiere di Palazzo Schifanoia sotto la direzione di Pietro Benvenuti degli Ordini, cui subentrò nel 1483 nel ruolo di ingegnere militare e architetto ducale. Nel 1492 iniziò la sua impresa titanica voluta dal Duca Ercole I: la progettazione di nuovi quartieri a Nord della cinta muraria, con i quali la città raddoppiava la propria superficie. Questa parte di città è chiamata Addizione Erculea aggiungendo spazi, giardini, edifici. Le sue opere più importanti sono: gli interventi di Palazzo Schifanoia e del Palazzo dei Diamanti, poi costruì le chiese di San Francesco, Santa Maria in Vado, San Benedetto, l’abside della Cattedrale , il Palazzo di Ludovico il Moro, la Chiesa di San Cristoforo nel cimitero della Certosa, il campanile in cotto del monastero di San Giorgio, e l’abside della chiesa di San Nicolò. Il genio di Rossetti, sta nell’avere rifiutato lo schema astratto e perfetto della città ideale, dei trattatisti del Rinascimento, sostituendolo con uno più reale, concreto e nuovo.

La Casa. La sua abitazione, ultimata soltanto dopo il 1502, sorse sulla Via Ghiara (oggi Via XX Settembre), una delle strade più importanti della città, a poca distanza dall’antico corso del Po di Ferrara. Pensata inizialmente come una semplice “casetta” per sé e per la sua famiglia, al termine dei lavori divenne una prestigiosa dimora. L’architetto coinvolse nell’impresa due tra i più valenti artisti attivi presso gli Estensi, Fino e Bernardino Marsili, i quali decorarono e affrescarono l’edificio sia esternamente che internamente. La casa divenne un vero e proprio palazzo signorile con muri esterni merlati e dipinti “a paesi”, un bel giardino con alberi da frutto e siepi, un cortile e una loggia. Gli studiosi assegnano alla dimora Quattrocentesca un ruolo importante nell’ambito dello sviluppo dell’architettura; basti pensare al disegno architettonico del prospetto principale, tutto in mattoni, caratterizzato dalle “finestre binate” sormontate da archivolti in cotto. La facciata rinascimentale assume, inoltre, una particolare valenza urbanistica se la si mette in rapporto con la Via Caprera. Con la sua abitazione, il Rossetti introduce nella città Estense uno schema planimetrico di derivazione Veneta che ancora oggi si può riconoscere visitando le stanze nonostante le trasformazioni operate nel tempo. Lo storico fabbricato rimase di proprietà dei Rossetti fino alla metà del 600; nel 1974 la casa fu acquistata dal Comune di Ferrara, quindi restaurata, mentre dal 1998 e fino a qualche anno fa, ha ospitato il MUSARC (Museo dell’architettura). Oggi è la sede prestigiosa di uffici comunali».

http://www.estense.com/?p=533908


FERRARA (casa di Ludovico Ariosto)

Dal sito www.visitporiver.it   Dal sito www.sbngs.it

«La casa si trova proprio in Via Ariosto ed è qui che il poeta trascorse i suoi ultimi anni di vita, mentre terminava l'Orlando Furioso pubblicato in edizione definitiva nel 1532, anno precedente alla sua morte. Lo scrittore si trasferì a Ferrara nel 1484 e qui svolse i suoi studi, lavorò anche per il cardinale Ippolito d'Este, fratello del duca Alfonso I, fu poi allontanato per qualche anno per incarichi di lavoro e poi tornò definitivamente a Ferrara. Sul marcapiano della casa è iscritta la frase: “parva sed apta mihi, sed nulli obnoxia sed non sordida, parta meo sed tamen aere domus” (piccola ma adatta per me, a nessuno soggetta e fatta col mio denaro). La casa fu venduta a metà del Settecento al municipio di Ferrara dai discendenti dell'Ariosto e fu restaurata agli inizi dell'Ottocento. All'interno la casa appare spoglia: rimane solo qualche tavolo e qualche sedia, ma nel visitarla è suggestivo il pensiero di un grandissimo poeta che lì ha scritto un capolavoro immortale della letteratura italiana».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/ferrara/casa-di-ludovico-ariosto/


FERRARA (casa Romei)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.beniculturali.it

«La casa che Giovanni Romei costruì a Ferrara nel XV secolo, ampliandola e arricchendola nel corso del tempo, rappresenta un classico esempio di dimora signorile in età ducale. La casa fu collegata poi all’attiguo Convento del Corpus Domini. Chi oggi la visita resta subito colpito dall’armonico cortile d’onore, frutto dell’unione di elementi medievali con altri rinascimentali, dominato da un grande monogramma di Cristo in terracotta. Al piano terra le stanze conservano la decorazione originale di gusto gotico: soprattutto nella Sala delle Sibille, dove i ritratti femminili, con in mano i cartigli delle profezie, corrono tutt’intorno, stagliandosi contro il verde di una grande siepe. Originale è anche l’imponente camino. Il primo piano fu trasformato nel ‘500 per volere del cardinale Ippolito II d’Este, nel Salone d’onore è ripetuta più volte, l’aquila bianca, simbolo del cardinale. Lo studiolo di Giovanni Romei ha conservato il soffitto a cassettoni, decorati al centro da disegni stampati su carta: un artificio allora assai comune, ma di cui sono rimasti pochi esempi. Casa Romei ospita un interessante Museo di pittura e scultura le cui opere, provenienti da vari luoghi scomparsi di Ferrara sono sparse in tutte le stanze. Nel Lapidario al piano terra si conservano fregi in marmo e laterizio, sculture e stemmi».

http://www.artecultura.fe.it/index.phtml?id=76


FERRARA (castello Estense)

Dal sito sd2.provincia.fe.it   Dal sito it.wikipedia.org   Da un video youtube

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Mirko Metallo (metallions@libero.it)

«L'origine architettonica del Castello di Ferrara risiede in un'antica torre di avvistamento già esistente all'inizio del XIII secolo ed inserita lungo la cinta muraria difensiva che allora delimitava la città medievale verso nord. Le caratteristiche architettoniche di questa massiccia torre erano molto semplici: aveva pianta quadrata ed era costruita in mattoni. Ogni piano interno consisteva in un solo ambiente ed i solai erano sorretti da volte a botte in muratura. All'esterno le pareti si presentavano con una zoccolatura rastremata e piccole finestre incorniciate in pietra, protette da inferriate. Come le torri duecentesche emiliane e venete, non possedeva un coronamento a beccatelli aggettanti ma le merlature erano direttamente appoggiate sui muri perimetrali; la copertura era a quattro falde in coppi di laterizio su struttura portante a vari ordini in legno. La Torre era situata accanto alla Porta dei Leoni in posizione leggermente avanzata. Dopo che Obizzo II d'Este, nel 1264, fu proclamato signore di Ferrara gli Estensi scelsero di erigere il loro palazzo sui terreni antistanti il Duomo nella zona nord della città. A metà del Trecento erano proprietari di un ampio quartiere che giungeva sino alle mura ed in quegli anni intervennero sulla Torre di avvistamento trasformandola in una Rocca possente a maggior difesa della porta dei Leoni ed anche delle loro proprietà e del loro potere. La trasformazione fu effettuata erigendo un incamiciamento murario che dalle fondamenta saliva fino al primo piano e veniva a costituire attorno alla Torre un anello di spalti adatti ad accogliere artiglierie e macchine belliche. I quattro angoli, rinforzati da un maggior spessore murario, si presentavano come quattro piccole torri collegate tra di loro da un paramento suddiviso in tre arcate cieche. Nell'intercapedine tra la vecchia torre ed il nuovo paramento esterno vennero ricavati corridoi di collegamento orizzontale ed una rampa di servizio adatta alla risalita degli animali utilizzati per il trasporto degli armamenti e delle munizioni. La Rocca era circondata su tutti i lati da un fossato difensivo alimentato dal canale esterno alle mura. La zoccolatura della Rocca era decorata da un cordolo in pietra a torciglione diamantato, che agli angoli mostra ancora piccoli scudi con raffigurate due imprese estensi: l'aquila, emblema araldico della famiglia, e la ruota simbolo del marchese Nicolò II. Gli spalti del primo piano erano protetti da merlature e nei muri si aprivano strette feritoie, tipiche della tecnica militare corrente. Alcune di queste aperture permettevano sia il tiro radente delle bocche da fuoco lunghe sia quello parabolico delle corte, cioè delle bombarde e dei mortai.

L'architetto Bartolino da Novara progettò il maniero partendo dalla preesistente Rocca dei Leoni e la unì a tre nuove torri. Esse vennero disposte a quadrilatero e unite tra di loro da corpi di fabbrica più bassi che racchiudevano un cortile interno. Il castello fu coronato di merli su beccatelli e coperto di spioventi in coppi, come racconta Jacopo da Marano. La costruzione venne dedicata a san Michele, l’arcangelo che cacciò i ribelli dal paradiso, ed i lavori iniziarono il 29 settembre 1385. Bartolino realizzò quattro accessi al Castello, uno per ogni lato, racchiusi in tozzi avancorpi accostati alle torri alti come i corpi di fabbrica e collegati all’esterno ed alla cinta muraria con ponti levatoi e rivellini. Quando i lavori arrivarono al primo cordolo della zoccolatura di base, i cittadini videro le artiglierie estensi puntate anche contro la città. La Torre dei Leoni rispetto al resto della fabbrica conservò il suo carattere di elemento difensivo preminente, la sua mole rimase emergente nella potente massa architettonica del Castello e continuò ad essere circondata da un proprio fossato. La base del Castello fu realizzata con una zoccolatura strombata che partiva dalle profonde fondamenta, poste oltre cinque metri sotto il livello dell’acqua del fossato, ed arrivava al piano terra incorniciata da un cordolo in pietra a torciglione. Il cordolo, alcuni bassorilievi delle torri e semplici dipinti sulle pareti intonacate, nastri o partizioni architettoniche, immagini votive sotto gli archetti dei beccatelli, erano gli unici elementi decorativi di questa macchina militare della fine del XIV secolo. Le finestre del nuovo edificio erano molto piccole, a bifora, e nei piani bassi si aprivano strette feritoie che garantivano la difesa militare. La fortezza non servì mai per fronteggiare nemici provenienti dall'esterno. Un'idea di come si presentava il Castello di San Michele prima dell'epoca ducale, può venire dal Castello di S. Giorgio a Mantova, realizzato dallo stesso Bartolino dieci anni dopo, nel 1395. Per circa settant'anni l'aspetto dell'edificio rimase immutato così come la sua funzione strettamente militare, sede delle milizie estensi e di umide e tetre prigioni: "solitario, chiuso in se stesso, massiccio e compatto come una rupe, tutto spigoli e sproni a sghembo, con tagli netti decisi e frequenti con i propugnacoli e i contrafforti detti rivellini". ... Nel 1874 l'Amministrazione Provinciale per £. 70.000 acquistò all’asta il Castello di cui è tuttora proprietaria. Dagli anni '80 è stata messa in atto una politica di recupero e valorizzazione del monumento che ha portato al restauro di diverse parti sino alla destinazione di tutte le parti artisticamente e stroricamente più interessanti da dedicare al percorso pubblico con la sola eccezione del piano secondo ove si trova ancora la sede della Provincia».

http://www.castelloestense.it/ita/castello/monumento/evoluzione-1.html - evoluzione-2.html - evoluzione-3.html#pontificio


FERRARA (Delizia o palazzo Schifanoia)

Dal sito www.armonics2zero.it   Dal sito www.artecultura.fe.it

«Palazzo Schifanoia fu eretto nel 1385 per volere di Alberto V d’Este, signore di Ferrara fino al 1393. L'edificio costituisce l’unico esempio ancora oggi esistente di dimora destinata alla rappresentanza e allo svago, un tempo denominata "delizia": il termine "schifanoia" deriva infatti da Schifar ovvero Schivar la noia, allontanare il tedio dei pressanti impegni richiesti dal governo. L’edificio, costruito ad un solo piano, venne ampliato nel 1391 ma è sotto la signoria di Borso d’Este (marchese e poi duca di Ferrara tra il 1450 ed il 1471) che il palazzo assume le forme attuali. Nel 1465, infatti, Borso ordina all’architetto Pietro Benvenuti degli Ordini di prolungare il corpo di fabbrica verso oriente e di sopraelevare il fabbricato con un piano nobile destinato ad accogliere gli appartamenti ducali e un ampio salone di rappresentanza: il Salone dei Mesi, terminato, come le altre parti dell'edificio, nel 1469-70. In questo ambiente, Borso chiamerà a raccolta molti fra gli artisti attivi a Ferrara, fra i quali Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti, al fine di creare uno dei più stupefacenti capolavori dell'arte del Rinascimento italiano: la decorazione del salone con il ciclo dei Mesi, celebrazione della sua casata in chiave astrologica e mitologica. Ornata di un coronamento di merli dipinti, la facciata dell’edificio era in origine decorata con motivi geometrici che simulavano rilievi marmorei policromi. Contribuì alla valorizzazione dell'esterno l’imponente portale marmoreo, recentemente restaurato e che gli studiosi attribuiscono ad Ambrogio di Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio, sovrastato dal grande stemma estense e dall’Unicorno, simbolo assai caro a Borso che se ne fregiò a ricordo delle bonifiche delle territorio estense da lui promosse. Sul finire del secolo nel 1493, Schifanoia subisce l’ultimo ampliamento ad opera del celebre autore della Addizione Erculea, il grande Biagio Rossetti che, su incarico di Ercole I – successore di Borso e duca della città fino al 1505 – prolungò di altri sette metri verso est il palazzo al fine di creare un nuovo ambiente. Anche la facciata fu interessata da un rinnovamento: la merlatura di coronamento venne eliminata e sostituita con un cornicione in cotto che, nelle metope, presenta a rilievo l’impresa del diamante, simbolo del duca. ...».

http://www.artecultura.fe.it/index.phtml?id=72


FERRARA (mura)

Foto Archivio Provincia di Ferrara, dal sito http://sartiaulosnc.xoom.it   Dal sito www.artecultura.fe.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Il torrione di San Giovanni, foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)   Il doccile di San Tommaso, foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)   Mura di Ferrara, garitta seicentesca del barbacane di San Giorgio, foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)   Mura di Ferrara, garitta seicentesca del barbacane di San Giorgio, foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«Per chi giunge a Ferrara da alcune direzioni le mura costituiscono il primo approccio alla città: una rossa cortina di mattoni che si staglia contro il verde intenso dei terrapieni alberati. Esse circondano il centro storico per nove chilometri quasi ininterrotti, costituendo uno dei sistemi difensivi più imponenti del Medioevo e del Rinascimento. Per tutta la loro lunghezza possono essere percorse a piedi o in bicicletta, sul terrapieno oppure in basso, nel vallo. Le fortificazioni dell’Addizione Erculea. Le mura settentrionali sono state elevate in gran parte tra il 1493 e il 1505 nell’ambito della realizzazione dell’Addizione Erculea su progetto di Biagio Rossetti. Sono contraddistinte da torricini semicircolari e da un lungo cammino di ronda per le sentinelle. All’estremità nord-ovest si segnala il Torrione del Barco, importante esempio di architettura militare di transizione fra ‘400 e ‘500. Da segnalare a nord la Porta degli Angeli e a est il Torrione di San Giovanni, la cui struttura circolare è tipica dell’architettura rinascimentale. Sul vicino piazzale si trova oggi una statua di Giorgio de Chirico. I baluardi del XVI secolo. Il tratto delle mura a oriente fu concepito da Alfonso I d’Este, tra il 1512 e il 1518. Vi si segnala la collinetta artificiale del Baluardo della Montagna. Le fortificazioni meridionali sono caratterizzate da quattro imponenti baluardi ad ‘asso di picche’, costruiti per volere di Alfonso II fra il 1575 e il 1585. Lungo questo tratto la Porta di San Pietro, che collega la città al fiume Volano. Le difese pontificie. A sud delle mura si trova la Porta Paola, costruita nel 1612 su disegno di Giovan Battista Aleotti dopo il passaggio di Ferrara allo Stato Pontificio. Il tratto delle mura che conduce verso ovest è quello che ha subito le maggiori trasformazioni. Vi si incontrano due bastioni che facevano parte di una grandiosa fortezza pentagonale poi demolita».

«...La folta vegetazione arborea che si vede dai piedi della cinta muraria fa parte del parco della montagna (oggi comunemente conosciuto come il montagnone) che, una volta, era parte integrante della delizia dei bagni ducali comprendeva una grande peschiera, un labirinto e una grande quantità di piante e fiori e venivano allevati varie specie di animali. Proseguendo lungo il percorso si attraversa il lungo spiazzo che porta al baluardo di San Tommaso, che è caratterizzato dalla presenza nell'angolo iniziale dall'apertura del vecchio doccile di scolo delle acque della città. Al di là si intravvede il posizionamento dell'ultimo doccile risalente al XIX sec. Proseguendo il percorso, dopo aver vista la struttura, ancora ben conservata del doccile di San Tommaso si prosegue sino a giungere ad una delle uscite viarie della città. La prospettiva della giovecca, che si può vedere entrando all'interno della cinta muraria. A ridosso delle mura un'ampia scalinata porta alla sommità del terrapieno e guardando verso la città si vede il portale a tre archi eretto tra il 1703 e il 1704 su disegno di Francesco Mazzarelli. Ha la funzione di costituire lo sfondo scenico della lunga via che attraversa la città (V.le Cavour-C.so Giovecca). In origine era costituito da tre archi e decorato di stemmi in marmo. Fu trasformato con aggiunta delle appendici laterali nel '900 quando la strada venne allargata. Ritornando all'esterno delle mura si prosegue il percorso verso Porta Mare Dopo aver attraversato l'asse viario si ridiscende nel vallo delle mura e si segue il percorso verso nord, si incontrano i fornici di S. Rocco che sostituiscono il bastione omonimo andato distrutto. L'ampia area verde ci permette di raggiungere, dopo aver oltrepassato Punta S. Rocco, Porta Mare. La cinta muraria si interrompe per lasciare ampio spiazzo alle strade che portano fuori città. La costruzione che subito notiamo è il Torrione di S. Giovanni, che da il nome alla contrada. Il Torrione di S. Giovanni, realizzato da B. Rossetti, è stato restaurato e destinato ad importanti concerti di Jazz. ...».

http://www.artecultura.fe.it/index.phtml?id=770 - ...id=262 - http://www.prolocoferrara.it/percorsi-turistici/itinerario-mura-estensi...


FERRARA (palazzina di Marfisa d'Este)

Dal sito www.indire.it   Dal sito www.estense.com

«Marfisa (nobildonna da cui proviene il nome della palazzina), figlia di Francesco d’Este sposata in prime nozze ad Alfonsino d’Este e successivamente ad Alderano Cybo-Malaspina, visse in questo palazzo fino alla sua morte. Alla scomparsa di Marfisa, la palazzina divenne sede dell'amministrazione Cybo fino alla metà del XVIII secolo e, da allora cominciò un lento degrado dell'immobile che terminò solo nel 1910, quando cominciarono i restauri per farlo divenire Museo nel 1938. L'interno è decorato da affreschi sui soffitti, in parte rifatti nel restauro del XX secolo dalla bottega del Filippi. Soprattutto le grottesche di notevole inventiva e raffinatezza. Il mobilio, acquistato sul mercato antiquario ferrarese, risale al XVI e XVII secolo. Fra questi si posso ammirare il busto marmoreo del duca Ercole I, opera di Sperandio Savelli del XV secolo e la scultura della Madonna eseguita dalla bottega dei Lombardi nel XVI secolo. Nella loggetta, anticamente aperta sull’esterno, si vedono due ritratti di bambine sulle pareti: si tratta delle due figlie di Francesco d’Este, Marfisa e Bradamante. La Palazzina è suddivisa in sale : Sala delle Imprese, Sala di Fetonte, Sala dei Banchetti, Sala Grande, Sala del Camino, Loggetta dei Ritratti e lo Studiolo. Attraverso ciò che resta del grande giardino, si raggiunge la loggia affrescata a finto pergolato, anticamente usata come sede di concerti e piccoli spettacoli. Sembra che proprio qui sia stata rappresentata per la prima volta l'Aminta di Torquato Tasso».

http://www.prolocoferrara.it/index.php?option=com_content&view=article&id=215:palazzina-marfisa-deste&catid=101:edifici-storici...


FERRARA (palazzo Bevilacqua Costabili)

Dal sito http://stilarhitekturi.livejournal.com/422864.html   Dal sito www.ferraranascosta.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«Palazzo Bevilacqua Costabili è un monumento storico della città di Ferrara, situato in via Voltapaletto. Venne costruito nek 1430 dalla famiglia Bevilacqua-Aldobrandini, trasferita da Verona nel comune emiliano dopo le nozze fra Cristin Francesco Bevilacqua e Lucia Ariosti. Nel 1602 il cardindale Bonifacio Bevilacqua battezzò l’edificio come "Palazzo Bevilacqua" e fece modificare la facciata che fu attribuita all’architetto Giovan Battista Aleotti. Il portone da cui si accede agli interni presenta un balcone con mensole, nelle quali si possono ammirare le sculture della "Concordia" e la "Verità". Nei primi anni del XVIII secolo Ercole Bevilacqua, nominato da poco Giudice dei Savi, fece costruire un enorme scalinata e modificò il cortile interno. Nel 1830 Palazzo Bevilacqua fu acquistato da Giovan Battista Costabili Containi, un marchese di Ferrara, che fece alcune modifiche ai soffitti e collocò all’interno del palazzo una prestigiosa collezione di codici antichi, dipinti e libri. Negli anni successivi alla morte del marchese, venne tutto ereditato dai figli i quali, in situazione di crisi, vendettero tutto per pagare alcuni debiti. Intorno agli anni Venti, il Palazzo fu acquistato dal conte di Ferrara Francesco Mazza, che fece diventare quel palazzo prima un convitto femminile, poi una clinica per malati mentali, ancora un supermercato, un cinema, residenza e ufficio, fino al 2006, quando fu inaugurato come sede della Facoltà di Economia dell'Università di Ferrara».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-ferrara/cartina-monumenti-ferrara/monumenti-ferrara-palazzo...


FERRARA (palazzo Bonacossi)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.ferraraforum.it

«Venne edificato nel 1468 per Diotisalvi Neroni, un esule fiorentino protetto da Borso d’Este, inserito in una zona ricca di giardini e orti fra le vecchie mura medievali lungo la Giovecca a nord e il quartiere di Santa Maria in Vado. L’edificio, semplice ed austero, si distingue per la torre merlata al centro. Il primo ampliamento, la creazione del cortile interno, venne commissionato da Gurone d’Este a Girolamo da Carpi nel 1535. L’aspetto attuale risale alla seconda metà del Cinquecento quando fu unito alla vicina Palazzina Marfisa d’Este. Nel 1643 la proprietà passò ai conti Bonacossi ai quali si deve l’apertura delle finestre attuali e l’inserimento dei balconi oltre alle decorazioni interne di epoca barocca e neoclassica. Il palazzo è sede dei Musei Civici d’Arte Antica. Inoltre all'interno, nell'ambito di un percorso espositivo che dà visibilità al consistente patrimonio storico e artistico conservato presso i musei ed ancora poco conosciuto, è allestita la preziosa collezione Riminaldi che costituisce uno dei nuclei più rappresentativi dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara».

http://195.62.187.11/it/ferrara/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/ville-dimore-teatri-storici/palazzo-bonacossi


FERRARA (palazzo Costabili o di Ludovico il Moro)

Dal sito http://members.virtualtourist.com   Dal sito www.geoplan.it   Dal sito http://members.virtualtourist.com

«Di fattura cinquecentesca, si attribuisce il possesso a Ludovico Sforza detto il Moro, di fatto fu di proprietà di un ambasciatore Estense alla corte del Moro, si tratta di Antonio Costabili. Il progetto iniziale fu dell'architetto Biagio Rossetti, illustre maestro dell’architettura ferrarese Rinascimentale. Il cantiere del palazzo vide all’opera alcuni illustri scalpellini e pittori della corte estense, fra i primi Gabriele Frisoni, Girolamo Pasino e Cristoforo di Ambrogio, fra gli altri Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Ludovico Mazzolino e l’Ortolano. Nel 1500 Biagio Rossetti iniziò la costruzione per lasciarlo nel 1503 alle cure di Girolamo Pasini e Cristoforo di Ambrogio da Milano, ma nel 1504 vennero abbandonati i lavori e l’edificio rimase incompiuto. Di notevole bellezza è la decorazione marmorea delle paraste e dei gradini dello scalone del cortile d'onore, attribuita a Gabriele Frisoni. Al palazzo, pur incompiuto, non mancano però notevoli decorazioni in alcune parti interne. ... Dalla fine del XVI secolo in poi, si succedono diversi proprietari che dividono e modificano l’impianto architettonico finendo per ridurre la struttura ad un stato di degrado molto grave. Nel 1920, grazie all’intervento dell’allora Direttore Generale alle Antichità e Belle Arti, Corrado Ricci, si definisce l’esproprio del Palazzo che viene acquistato dal Demanio dello Stato alla somma di 195mila lire, e, nel 1930 il Ministero decide che il palazzo diventi sede del materiale archeologico proveniente dalla necropoli di Spina. Il 20 ottobre 1935 viene inaugurato il Museo Archeologico Nazionale».

http://www.prolocoferrara.it/index.php?option=com_content&view=article&id=214:palazzo-costabili...


FERRARA (palazzo dei Diamanti)

Dal sito http://viaggi.guidone.it   Dal sito www.ferraralink.com

«Il Palazzo fu innalzato a partire dal 1493, per Sigismondo d'Este, fratello del duca, e rappresenta sicuramente il capolavoro dell'architetto e urbanista di corte, Biagio Rossetti. Agli inizi del Cinquecento i lavori si interruppero per essere ripresi sessant'anni dopo dal cardinale Luigi d'Este. Passato poi sotto proprietà della famiglia Villa, il palazzo subì alcuni ritocchi. La stupenda facciata è composta da pietre sbozzate a diamante inclinate verso il basso nella zona inferiore, verso il centro nella zona mediana e verso l'alto nella parte superiore, creando così un effetto di luce particolare. Naturalmente, il Palazzo prende il nome dagli 8.500 "diamanti" che compongono il bugnato marmoreo dell'originale rivestimento. Posto all'incrocio delle due arterie principali della c.d. “'addizione erculea”, l'edificio simboleggia il prestigio e la gloria degli Estensi, ma è anche inteso a sottolineare l'importanza dell'incrocio stesso. Esso fu progettato per una visione diagonale ed il suo punto focale è quindi l'angolo, impreziosito dalle splendide candelabre scolpite da Gabriele Frisoni e dal grazioso balconcino, di poco posteriore. Il Palazzo dei Diamanti è ubicato in modo da accentuare la direttrice visiva verso Piazza Ariostea. Quest’effetto è potenziato dalla presenza del Palazzo Turchi-Di Bagno e del Palazzo Prosperi-Sacrati: le cui masse imponenti si oppongono al "vuoto" dell'angolo nord-est, sul quale il Palazzo insiste in posizione arretrata. Il motivo angolare del pilastro decorativo è presente in tutti e tre i palazzi: nel Palazzo dei Diamanti e in quello Prosperi-Sacrati è interrotto da un balconcino d'angolo, costituendo così un arresto visuale, mentre nel Palazzo Turchi-Di Bagno l'assenza del balcone è il segno di un invito a procedere. Dopo la mostra avvenuta nel 1933, che vide esposte le opere di Cosmè Tura, Ercole de' Roberti e Francesco del Cossa, il palazzo divenne sede della Pinacoteca Nazionale, che è ospitata al piano nobile. Al pianterreno, il Palazzo ospita la Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, sede di prestigiose esposizioni. è presente anche un laboratorio per le operazioni di restauro».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/ferrara/palazzo-dei-diamanti-ferrara/


FERRARA (palazzo di Giulio d'Este)

Dal sito http://artcitygroup.org   Dal sito www.estense.com

«Il Palazzo fu costruito su progettazione del grande architetto rinascimentale Biagio Rossetti, nell' ambito dei lavori dell'Addizione Erculea, e donato da Ercole I d'Este al figlio naturale Giulio. Il palazzo fu tra i primi a sorgere sulla Via degli Angeli, elegante strada della nuova circonferenza urbana e presenta diversi elementi tipici dell'originalissimo stile architettonico di Biagio Rossetti, quali la mancanza di simmetria della facciata, l'importante portale marmoreo posto fuori asse, la disposizione irregolare delle finestre e il delizioso particolare del balconcino "fuori scala" con la sua piccola finestra ribassata. Alla morte di Ercole I d'Este, avvenuta nel 1505, gli successe il figlio Alfonso. Don Giulio partecipò nel 1506 alla congiura ordita da Ferrante, secondogenito del Duca Ercole I d' Este, contro il fratello Alfonso II ma il complotto fu un fallimento ed egli venne condannato a morte e la pena fu commutata in extremis nel carcere a vita, da cui uscì solo nel 1559. Durante la prigionia don Giulio, forse per vincere la noia ed ingannare il tempo, iniziò a compilare una calendario perpetuo dal 1501 all'anno 2032, conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara. Per ironia della sorte il palazzo di Don Giulio divenne di proprietà del suo più acerrimo nemico, il cardinale Ippolito d'Este. Diversi furono i passaggi di proprietà successivi: appartenne infatti agli antichi signori di Carpi e poi ai principi di Pio di Savoia. ... Negli anni 1918-32 i nuovi proprietari, la famiglia Mantovani, introdussero importanti modifiche che connotano l'aspetto attuale del palazzo. In particolare venne definito lo spazio del cortile interno, centrato dalla vera da pozzo, e innalzata la quinta prospettica che separa il cortile dal giardino con le sette eleganti arcate di sapore neo-estense. ... Dal 1932 il palazzo Giulio d'Este è di proprietà della Provincia di Ferrara ... Attualmente il palazzo è sede della Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo».

http://www.prefettura.it/ferrara/contenuti/5801.htm


FERRARA (palazzo di Renata di Francia)

Dal sito www.unife.it   Foto di Aki, dal sito www.panoramio.com

«Il palazzo deve il suo nome alla moglie del duca Ercole II, Renata, figlia del re francese Luigi XII. La principessa, di fede cattolica al momento del matrimonio con Ercole, nel corso della sua permanenza a Ferrara dette adito a pesanti sospetti di simpatizzare per il calvinismo. Dopo essere stata costretta ad abiurare l'"eresia", volle vivere lontana dal centro politico e religioso cittadino e stabilì qui la propria residenza. Il palazzo nacque nel XV secolo come dimora della famiglia estense, l'architetto della primitiva struttura fu Pietro Benvenuto degli Ordini; in seguito intervenne anche il giovane Biagio Rossetti, ma il suo apporto non è più leggibile nella struttura attuale. Il piano nobile è ricco di saloni con soffitti affrescati, in particolar modo se ne segnalano quattro decorati a metà del ‘700 con scene mitologiche. Retrostante l'edificio, esiste ancora il parco Pareschi, ora pubblico, circondato da alte mura, il cui accesso è situato in Corso Giovecca. Dal 1963 il palazzo è sede dell'Università degli Studi».

http://www.ferraraeventi.com/it/ferrara/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/ville-dimore-teatri-storici/palazzo-di-renata-di-francia


FERRARA (palazzo Massari)

Dal sito www.paesionline.it   Dal sito www.geosearch.it

«Questo Palazzo fu l'ultimo importante edificio costruito in epoca estense: venne infatti edificato a partire dal 1590 per volontà del conte Onofrio Bevilacqua in una posizione urbanistica di grande rilievo, tra il quadrivio degli Angeli e l’antica piazza Nova. A fianco dell'edificio, elegante ma al tempo stesso austero, fu costruita negli ultimi decenni del Settecento la Palazzina Bianca, detta anche Palazzina dei Cavalieri di Malta, di concezione neoclassica, il cui aspetto esterno di modesta dépendance nasconde al piano nobile eleganti sale riccamente decorate e fornita di orti retrostanti trasformati poi in un parco con giardini all'italiana con lunghi viali, statue e fontane. Alla decadenza della famiglia Bevilacqua, seguirono decenni di degrado, fino al 1860 quando il palazzo e le sue adiacenze furono acquistati dalla famiglia Massari che diede vita ad una nuova, breve stagione di splendori. A questo periodo risalgono la costruzione di due scuderie o padiglioni fra cui l'attuale occupati poi successivamente dal Padiglione d'Arte Moderna e Contemporanea, sede espositiva di mostre personali e collettive di artisti contemporanei - e la realizzazione del parco paesistico come oggi lo vediamo. Il Parco Massari, frequentato dai cittadini ferraresi, è il più vasto dei giardini pubblici entro Le Mura della città: esso si estende su circa quattro ettari di superficie. Molti alberi sono più che secolari: oltre ai due cedri del Libano sono presenti alcuni tassi, un imponente ginkgo e una gigantesca farnia. Dal 1975, il Palazzo, attualmente di proprietà comunale, è sede di importanti istituzioni museali civiche».

http://www.prolocoferrara.it/index.php?option=com_content&view=article&id=198:palazzo-massari&catid=101:edifici-storici&Itemid=549


FERRARA (palazzo municipale, ex palazzo ducale)

Dal sito www.ferraralink.com   Dal sito www.tesoridelladriatico.com

«Il Palazzo Municipale di Ferrara fu residenza ducale degli Este fino al XVI secolo, quando la corte si trasferì al vicino Castello Estense. Oggi è sede del comune di Ferrara. La costruzione del Palazzo Municipale, antico Palazzo Ducale, iniziò nel 1245 e venne poi progressivamente ingrandito verso nord, fino a raggiungere le attuali dimensioni alla fine del Quattrocento. Fu residenza degli Estensi fino al XVI secolo. La parte di facciata che si trova di fronte al Duomo è un rifacimento in stile medievale degli anni 1925-28. In quell'occasione si costruì anche la Torre della Vittoria, sotto la quale si trova la scultura La Vittoria del Piave (1918) di Arrigo Minerbi. Originale è il Volto del Cavallo, il grande arco che porta alla Piazzetta Municipale: è fiancheggiato dai due monumenti di Nicolò III d'Este a cavallo e del Duca Borso in faldistorio. Sono originali anche la colonna e l'arco, attribuito a Leon Battista Alberti, che li sorreggono, mentre le statue sono copie che hanno sostituito gli originali distrutti durante l'occupazione napoleonica. Entrando nella Piazzetta, si vede di fronte un loggiato rinascimentale. Il lato destro presenta ancora le finestre marmoree dell'appartamento estense. La Piazza, opera quattrocentesca di Pietro Benvenuto degli Ordini, è dominata dal bellissimo Scalone d'Onore dello stesso architetto. All'interno si possono visitare il Camerino delle Duchesse, un piccolo ambiente concepito forse per Eleonora e Lucrezia d'Este, splendidamente decorato nella seconda metà del '500, e la Sala dell'Arengo, affrescata tra il 1934 e il 1938 da Achille Funi».

http://www.ferraralink.com/?_task=ferrarainfo_detail&id_detail=18&breadcrumb=+%26nbsp%3B+Palazzi%2C+Monumenti


FERRARA (palazzo Paradiso)

Dal sito www.societadidanzaferrara.it   Dal sito www.paesionline.it   Da un video youtube

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

«Il Palazzo Paradiso fu costruito nel 1391 come palazzo di delizia estense e venne decorato con affreschi della vita di corte. Nel 1567 il palazzo venne dato in affitto dal cardinale Ippolito II d'Este al Magistrato dei Savi, affinché vi trasferisse tutte le facoltà universitarie; qui si laureò Paracelso. Nel Seicento a seguito di un intervento di Giovan Battista Aleotti venne costruita la torre dell'orologio e il portale marmoreo e il palazzo assunse il suo aspetto attuale. Nel 1753 il Palazzo divenne sede della Biblioteca Civica, poi intitolata a Ludovico Ariosto. Nel 1801 venne spostata al suo interno la tomba monumentale di Ludovico Ariosto (dell'Aleotti, 1612), proveniente dalla chiesa di San Benedetto nell'Addizione Erculea. L'Università di Ferrara fu spostata nel 1963, mentre la biblioteca vi è tutt'oggi collocata. All'interno è presente inoltre un Teatro Anatomico del Settecento e un interessante scalone d'onore dello stesso periodo.».

http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Paradiso


FERRARA (palazzo Prosperi-Sacrati)

Dal sito www.dapt.ing.unibo.it   Dal sito www.italianvisits.com

«Il Palazzo Prosperi-Sacrati fu costruito intorno al 1493, su un terreno che Ercole I d’Este aveva donato al proprio medico personale, Francesco Castelli (o Francesco da Castello). Quest’ultimo morì nel 1511, prima che la costruzione fosse terminata. Il Palazzo è ben riconoscibile per la splendida pilastrata d'angolo, sormontata da un balconcino "spurio", aggiunto nel 1857, per fare il paio con Palazzo dei Diamanti. L'elemento architettonico dominante in quest’edificio è il magnifico portale, connotato da un'alta trabeazione con ricco fregio, sulla quale siedono i putti che sostengono il balcone. Il portale, forse il più bello del genere in tutta Italia, è generalmente attribuito al Peruzzi ed al Rossetti, ma non è escluso che l’artefice sia stato Cristoforo da Milano. In ogni modo, il Palazzo Castelli passò via via ai conti Giraldi, poi ai marchesi Sacrati. Esso fu chiamato anche palazzo “dei leoni”, dai due leoni di marmo che fiancheggiavano il portale, fino al 1909, quando furono tolti».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/ferrara/palazzo-prosperi-sacrati/


FERRARA (palazzo Roverella)

Dal sito http://members.virtualtourist.com   Dal sito www.ferraraforum.it

«Su progetto di Biagio Rossetti, Palazzo Roverella fu eretto nel 1508 per Gaetano Magnani, segretario del duca Alfonso I. L’edificio passò ai Roverella nel Settecento. è un palazzo di carattere tipicamente ferrarese, nel portale, nei cotti ornamentali, nei pilastri rettangolari. La facciata presenta una ricchissima decorazione in cotto disposta in maniera da ottenere una vera e propria partizione geometrica della superficie. La trifora centrale e le finestre binate addossate alle paraste sono motivi tipicamente rossettiani. Il poggiolo centrale è stato aggiunto nel XVIII secolo. L’interno del palazzo, davvero sontuoso, è frutto di rifacimenti degli anni Venti del Novecento. è certamente singolare il fatto che il Palazzo – ultima opera di Biagio Rossetti – sia sorto in Corso Giovecca, asse ideale che divide la città medievale da quella rinascimentale».

http://terremotoferrara.wordpress.com/larte-sicura/al-sicuro-anche-i-camini-di-palazzo-roverella/


FERRARA (palazzo Turchi di Bagni)

Dal sito http://members.virtualtourist.com   Dal sito www.unife.it

«Palazzo signorile cinquecentesco (1495) progettato dal celebre architetto Biagio Rossetti. Presenta un prospetto lineare in mattoni, connotato dalla parasta angolare in pietra bianca a doppio ordine di capitelli corinzi, unico elemento decorativo di spicco, con il portale di accesso. Venduto dalla famiglia di Bagno al Demanio Militare nel 1933, venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ed in seguito fatto restaurare dall'Università degli Studi di Ferrara. Dal 1962 il cortile del palazzo ospita l'Orto Botanico; nel 1964 venne trasferito all'interno dell'edificio l'allora Istituto di Geologia. è attualmente sede dei Dipartimenti di Scienze della Terra e delle Risorse Naturali e Culturali e del Museo di Paleontologia e Preistoria "Piero Leonardi"».

http://www.museoferrara.unife.it/pages/palazzo_turchi.htm


FERRARA (porta degli Angeli)

Dal sito www.oliviaemarino.it   Dal sito www.portadegliangeli.org

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)   Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«La Porta degli Angeli che ha preso il nome dalla via degli Angeli, antico toponimo quattrocentesco di corso Ercole I d’Este, è un monumento storico della città di Ferrara e come tale va conservato e valorizzato. Nata come torre d’avvistamento al centro delle mura rossettiane, nel 1506 la Porta viene citata dallo storico Zerbinati a proposito dell’esposizione dei corpi squartati di tre traditori: "le teste loro sono poste sopra la Torre della Ragione in cima di tre lanze, e li quarti alle porte di San Giovanni Battista, degli Angeli et di San Benedetto". Solo nel Cinquecento avanzato, con l’aggiunta della casetta del corpo di guardia che ingloba parte del camminamento di ronda, la torre assunse le caratteristiche di un vero e proprio caposaldo armato. Era collegata al rivellino, su cui erano posizionate le artiglierie pesanti di Alfonso I, da un ponte di legno gettato sul vallo allagato e, nei periodi di pace, aveva la funzione di porta di rappresentanza della città. La tradizione vuole che dalla Porta degli Angeli sia uscito Cesare d’Este, l’ultimo duca di Ferrara quando, nel 1598, la città fu devoluta allo Stato Pontificio e che immediatamente dopo, in ricordo dell’evento, i fornici siano stati tamponati. Si tratta solo di una leggenda, dato che Cesare d’Este lasciò Ferrara dalla Porta di San Benedetto e che nel XVIII secolo l’edificio aveva funzione di dogana. Nel XIX secolo la Porta ebbe diverse destinazioni d’uso che ne hanno modificato profondamente l’assetto originario: macello per maiali, magazzino per lo stoccaggio del fieno, polveriera militare e infine abitazione. In seguito alle indagini archeologiche condotte dai Musei Civici di Arte Antica all’interno del progetto Friet-Mura-Parco e al successivo restauro, è stato recuperato in gran parte l’aspetto cinquecentesco della Porta e, per permettere il riuso dell’edificio e ripristinare il rapporto interno/esterno, sono state costruite scale di collegamento e ballatoi di ferro tra le tre quote storiche e un ponte che verso nord collega la Porta al rivellino. Dalla torre lo sguardo spazia a 360°, a sud la città, ad est e ad ovest le mura rossettiane, a nord il Parco Urbano che giunge fino al Po».

http://www.portadegliangeli.org/index.php?id=11


FERRARA (porta Paola)

Dal sito www.geocaching.com   Dal sito www.camminaemangia.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«Il primo monumento che si incontra verso il Centro, provenendo dalla Via Bologna, è “Porta Paola”, dietro cui è posizionata la “Piazza del Travaglio” così denominata dalle pene capitali e corporali che venivano eseguite nel Medioevo. Porta di San Paolo o “Porta Paola”, un tempo era il principale ingresso fortificato delle mura sud della città, e venne realizzata nel 1612 su progetto dell’architetto Gian Battista Aleotti, che la inserì in un sistema difensivo a tenaglia formato dai baluardi di San Lorenzo e San Paolo. Dedicata a Paolo V, allora al soglio pontificio, la Porta è considerata una delle massime espressioni dell’architettura tra il manierismo ed il barocco a Ferrara, basti osservare la facciata seicentesca in pietra verso via Bologna (lavorata a bugnato rustico), arricchita da lesene laterali e coronata da un timpano curvilineo. Nel XVII secolo è documentata la presenza di un rivellino (vedi foto in fondo), cioè di un baluardo a freccia, posto davanti alla Porta a difesa dell’area, distrutto poi nel corso del XIX secolo insieme ad un ponte in legno che collegava le due strutture e consentiva l’attraversamento del fossato difensivo. Nell’Ottocento i prospetti laterali e quello verso la città vennero modificati e la Porta divenne un’importante “ricevitoria daziaria” dotata di pesa pubblica, con diverse guardie ed un custode, ma alla fine di quel secolo fu staccata dalle mura con l’apertura di due varchi, ancora visibili, che la notte venivano chiusi da grandi cancelli. Porta Paola è oggi destinata alla conservazione di documenti del Comune: durante i lavori nel 2003 è emerso, tra l’altro, l’antico basamento aleottiano della bella facciata, ora visibile da vicino anche grazie ad una scalinata e una passerella che garantisce il collegamento tra la piazza e la Porta stessa. ... Sappiamo che per secoli presso alcuni locali della Porta si effettuavano anche le operazioni di pesatura delle merci, come carne, pesce, sale e spezie, sulle quali si esigeva la riscossione del dazio».

http://www.ripagrandehotel.it/ita/descrizione_luoghi_e_personaggi.asp?id=365


FERRARA (porta San Pietro)

Foto di Rapallo80, dal sito https://commons.wikimedia.org   Dal sito www.ferraranascosta.it

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Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«Nel 1451 nell’ambito della costruzione della cinta muraria voluta da Borso d’Este, nella zona sud di Ferrara vennero aperte tre porte: Porta San Giorgio, Porta dell’Amore e Porta San Pietro. Si trova circa a metà di Via Baluardi. Dagli scavi archeologici effettuati sul luogo, risulta che in corrispondenza di questa porta era stata eretta una torre difensiva a pianta quadrangolare, cosi come risulta dalle planimetrie della città della fine del XV secolo (come si può vedere nella carta di Pellegrino Prisciani del 1498). A fianco della torre erano poi presenti alcuni ambienti, forse stanze di servizio con pavimenti in mattoni posti in piano».

http://www.ferraranascosta.it/porta-san-pietro/


FERRARA (torre dei Leuti)

Dal sito http://lanuovaferrara.gelocal.it   Dal sito www.estense.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«La Torre dei Leuti ci osserva dall’alto dei suoi trenta metri da più di mille anni. C’è chi la vuole eretta nel XII secolo, prima sicura epoca comunale (così dicono gli storici), altri invece come noi la fanno risalire al nono secolo dopo Cristo. Non possiamo di certo dire se la famiglia da cui prese il nome, i Leuti appunto, fossero presenti in città all’epoca, ma di certo sappiamo che fu costruita molti secoli fa. ... Quando la famiglia Leuti decadde, alcuni suoi immobili (compresa case e torre) andarono agli Estensi. Sempre in questa breve guida, troviamo scritto che lo spessore dei muri di questo edificio è di 1,45 metri. Pare che le bifore della cella campanaria siano del Rossetti. Oggi è in condizioni apparentemente critiche, in quanto la sua struttura esterna non vige di ottima salute. Pare anche che i suoi interni non siano praticabili» - «La chiesa di San Paolo è definita il pantheon della città poiché ospita le sepolture di illustri personaggi di cultura ferraresi. Dopo vari rimaneggiamenti resi necessari da incendi che distrussero i chiostri, il terremoto del 1570 rese necessaria l’ulteriore ricostruzione dell’intera chiesa, ad esclusione del muro destro adiacente al chiostro, che ancora oggi conserva gli affreschi dell’edificio primitivo. Il campanile della chiesa e di quello che fu il principale monastero carmelitano di Ferrara è la famosa Torre dei Leuti che venne inglobata nel complesso conventuale quando la famiglia decadde e alcuni immobili, compresa la torre, divennero proprietà degli Estensi. La chiesa [è stata] parzialmente restaurata nel corso degli anni 90 ...».

http://digilander.libero.it/ferrariae/leuti.htm - http://www.estense.com/?p=189482


FERRARA (torre dell'Arengo o dell'Orologio)

Dal sito https://estriinlaboratorio.files.wordpress.com   Dal sito http://servizi.comune.fe.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Lorenzo Borianelli (https://www.facebook.com/lorenzo.borianelli)

«C’è chi la fa risalire almeno al XV secolo, ma secondo vari autori la torre dell’Orologio fu eretta nella seconda metà del ‘500, quando vi si collocò la campana della Ragione, predisposta su una struttura lignea che in seguito si degradò. Questo fatto fece decidere al Maestrato dei Savi di offrire un sostegno adeguato a detta campana, così nel 1603 fu incaricato a tale scopo l’architetto Giovan Battista Aleotti, il quale intervenne anche sulla struttura architettonica della torre, donandole l’aspetto che in gran parte tuttora mantiene. Nel 1864 fu predisposto l’orologio col quadrante luminoso. Con l’allargamento di Corso Porta Reno degli anni ’50 del Novecento, la torre venne a trovarsi nel mezzo dell’imbocco della strada e tra due cavalcavia. Quello di origine trecentesca, a destra della torre, fu “restaurato” negli anni Venti del Novecento dall’ing. Carlo Savonuzzi che, tenendo conto dei riferimenti storici, diede l’immagine odierna al cavalcavia; l’altro, invece, fu concepito a seguito della costruzione del nuovo edificio progettato dall’architetto Marcello Piacentini (ex UPIM), realizzato tra il 1954 e il 1956 sulle macerie dell’ex Palazzo della Ragione» (a cura di Francesco Scafuri).

http://servizi.comune.fe.it/8126/torre-dell-orologio


FERRARA (torre della Vittoria)

Dal sito it.vikipedia.org   Dal sito www.ebay.it   Dal sito www.estense.com

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

«Il prospetto [del Palazzo Municipale o Ducale] in fronte alla Cattedrale é il risultato di un radicale rifacimento, eseguito tra il 1924 ed il 1928, quando si riproposero le linee e le architetture di derivazione trecentesca che oggi vediamo. Nell’ambito di questi lavori fu costruita anche la Torre della Vittoria, a completamento della nuova facciata in “stile gotico”. La torre fu dedicata alla memoria dei caduti della grande guerra e contiene all’interno la “Vittoria del Piave”, una statua in bronzo dorato eseguita dallo scultore ferrarese Arrigo Minerbi (Ferrara 1881 – Padova 1960)».

http://www.artecultura.fe.it/index.phtml?id=1618


FOSSADALBERO (Delizia Estense)

Dal sito www.castelloestense.it   Dal sito http://old.ferraraterraeacqua.it

«Fu fatta costruire da Nicolò III, sotto la direzione di Giovanni da Siena, tra il 1424 ed il 1434, nello stesso periodo in sui si costruì la “delizia” di Belriguardo. Secondo la tradizione il palazzo era il luogo di convegno di Ugo, figlio del marchese Nicolò III, e Parisina, giovane moglie del marchese, il cui amore finì tragicamente. Il palazzo fu trasformato in “delizia” da Borso d’Este poco prima della morte (1471). Ha l’aspetto di un castello merlato alla maniera guelfa con rivellini ed avancorpi; conta 44 grandi stanze con alcuni bei soffitti anche a cassettoni, una cappella ed un giardino interno. In seguito appartenne alla famiglia Mosti, quando Alfonso I d’Este concesse loro l’arma ducale ed il cognome “Estense”. Nel Settecento passò per via ereditaria ad Ercole Trotti Mosti Estense, il cui discendente Tancredi - patriota e comandante dei Bersaglieri del Po - nel 1872 ne promosse il restauro. La prima apparizione di un campo da tennis in provincia fu proprio qui, nel 1900, quando lo stesso Tancredi Trotti Mosti ve ne fece costruire uno. Il palazzo passò in seguito al marchese Giovanni Costabili, quindi ad altre famiglie che ne curarono i restauri; attualmente è sede del Country Club».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/delizie/fossadalbero.html


FRANCOLINO (Delizia Estense)

Francolino vista dall'alto, dal sito it.wikipedia.org   Francolino nella foto di Lancil8, dal sito www.panoramio.com

«Sono poche le notizie relative al palazzo in questa località - nei pressi di Ferrara - che era approdo per chi navigava sul Po in direzione della città. Si sa che nel palazzo, individuabile nell'ex villa Costabili, il 16 ottobre del 1476 il duca Ercole I d'Este riceveva il re d'Ungheria Mattia Corvino con la moglie Beatrice d'Aragona, sorella di Eleonora consorte del duca».

http://www.cicloweb.net/itinerari13.htm


GAMBULAGA (Delizia Estense del Verginese e torre colombaia)

Dal sito www.leoccare.com   Dal sito www.castelloestense.it

  

«La denominazione della residenza va presumibilmente collegata con la presenza del canale, o fosso “Verzenese” che lambiva in più parti la tenuta agricola. Ad oggi, non vi sono notizie certe sulla cronologia esatta della fondazione della struttura, dato che le prime testimonianze documentarie si riferiscono all’ultimo trentennio del Quattrocento, quando l’intero possedimento risultava concesso in amministrazione dalla Camera Ducale a Sigismondo Cantelmo di Sora, uno dei nobili più stimati della corte estense: sappiamo, infatti, che tra il 1485 e il 1493 l’architetto Biagio Rossetti vi compariva impegnato in mansioni di sovrintendenza, mentre il pittore Giovanni Bianchini ricevette compensi per dipingere camini con imprese araldiche e un fregio attorno tutto il perimetro esterno della dimora. Dopo la morte di Francesco Cantelmo la villa passò in usufrutto all’allora principe Ercole d’Este (1533), ma è proprio in un atto di donazione rogato il 26 ottobre 1534 che si fa il primo esplicito riferimento ad un “palazzo cum quelle due possessione” concesso da Alfonso I d’Este alla presunta moglie Laura Dianti, da trasmettersi poi ai figli Alfonso e Alfonsino. È probabile, quindi, che ulteriori lavori di miglioria strutturale della casa signorile siano stati compiuti tra gli anni ’20 e ’30 del ’500, mentre è storicamente documentato che fu proprio la Dianti a promuovere rinnovamenti capaci di trasformare l’immobile nell’originale edificio a pianta rettangolare leggermente allungata con quattro torrette ai vertici, svettanti e merlate, ancora oggi visibile, seppur profondamente rimaneggiato durante il XVIII secolo. Il basamento a scarpa, le bugne sui cantonali e il portale rustico costituiscono gli elementi di un impaginato architettonico riconducibile, secondo alcuni studiosi, ad un ipotetico intervento operativo di Girolamo da Carpi: l’attribuzione è del tutto congetturale e non si basa su alcun fondamento documentario. ... L’importanza del contesto naturalistico nelle fonti documentarie ha sollecitato il progetto di sistemazione paesaggistica dell’attuale giardino posto tra la palazzina e la Torre Colombaia (già presente nel 1533), avviato nel 2003 e terminato nel 2006 secondo modalità di carattere museale tese a valorizzare le pratiche orticolo-ornamentali tipiche degli antichi giardini rinascimentali ferraresi. Nel 1590 l’allora principe Cesare d’Este, nipote della Dianti e futuro duca di Modena, cedette la tenuta con “tre possessioni e tutte le terre e fabriche” alla famiglia Picchiati. Ben poche sono le informazioni sulla destinazione d’uso e su possibili alterazioni spaziali compiute durante il XVII secolo. ... Nel 1932 il fabbricato venne messo all’asta e comprato dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, che la vendette due anni dopo alla famiglia Fontana, proprietaria fino al 1972, anno di donazione del complesso edilizio all’Amministrazione Provinciale di Ferrara».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/delizie/verginese.html


GORO (torre Palù)

Dal sito www.mappareilfuturo.it   Dal sito www.serravalleweb.com

«Costruita nel Settecento per ricevere le acque di scolo del Canal Bianco, a sostituzione di Torre dell’Abate, diventata ormai inutilizzabile a causa dell’abbassamento del terreno (subsidenza) e del progressivo allontanamento della linea di costa per via dell’apporto di detriti fluviali da parte del nuovo corso del Po, dopo il Taglio di Porto Viro (1604). La distanza che vi è fra le due torri dà l’idea di quanto fossero avanzati il litorale e la Sacca di Goro in poco più di un secolo. Anche Torre Palù è a cinque conche ad arco ribassato con le tipiche porte vinciane e le paratoie ancora il funzione».

http://www.navideldelta.it/surroundings_po.php?delta=4&osCsid=1ccc24dd413a480cc567c6747e6581fa


Gualdo (villa Navarra e torre di Parisina Malatesta)

Foto di decib, dal sito www.flickr.com   Dal sito http://vlike.wordpress.com

«La torre di Gualdo era tra i beni dotali di Parisina Malatesta, andata sposa al marchese Nicolò III d’Este nel 1418. L’anno dopo la tragica morte di Parisina insieme al figliastro Ugo (1425), la torre passò in dote a Margherita, figlia dello stesso Nicolò, che andava sposa a Galeotto Roberto Malatesta, cugino di Parisina. La torre è probabilmente da individuare in quella incorporata nella villa già della famiglia Navarra, nei pressi del paese lungo la strada provinciale».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/paesaggio/torre_parisina.html


LAGOSANTO (torre dell'Orologio)

Dal sito www.maritv.net   Dal sito www.ferrarainfo.com

«Il centro del paese è caratterizzato dalla presenza della Torre dell'Orologio. Il complesso architettonico di stile neo-rinascimentale, costruito nel 1932 sulle rovine di una chiesa del XIV secolo, conferisce alla piazza una nota di arte e di nobiltà. La Torre è ora sede dell' archivio storico del Comune».

http://195.62.166.245/lagosanto/common/AmvDocumentoInfo.do?ID=96&REV=0&MVSZ=52&MVPD=


MAROZZO (la Tagliata)

Dal sito www.castelloestense.it   Dal sito www.tagliataecorba.it

«La Tagliata sorge presso l’argine sinistro dell’antico alveo del Po di Volano, in un’area un tempo paludosa ma, proprio per questo, ricca di cacciagione. Ed è infatti come casino di caccia che compare nell’ inventario dei beni di Alfonso II d’Este redatto nel 1598. In età post estense la Tagliata passò in proprietà a diverse nobili famiglie sotto le quali perse la sua caratteristica di luogo di svago per assumere una connotazione di tipo dominicale. L’edificio, a pianta rettangolare, era originariamente coronato da quattro torri angolari, due delle quali sopravvivono integre nel prospetto frontale, mentre le due posteriori, parzialmente crollate, sono state recentemente ripristinate ma solo fino al livello della copertura del corpo di fabbrica principale».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/paesaggio/tagliata.html


MASSA FISCAGLIA (torre di Tieni)

Dal sito www.viaggistrani.co   Dal sito www.daltramontoallalba.it

«è l'unico esempio di torre difensiva, con funzioni anche doganali, eretta dagli Estensi in difesa dagli attacchi dei Veneziani. Lungo il Po di Volano, infatti, gli scontri furono frequenti, soprattutto per il predominio del commercio del sale: si ricordano gli scontri del 1405 e del 1482-83, entrambi avvenuti in località Tieni. Pare che sulla sponda opposta esistesse una seconda torre e che tra le due venisse tesa una catena per impedire la navigazione lungo il Po. Non si è in grado di datarla con precisione: alcune fonti le attribuiscono come committente Bonifacio, padre di Matilde di Canossa. La struttura è a pianta quadrata, in laterizio, con base scarpata e coronamento a beccatelli».

http://old.ferraraterraeacqua.it/sito?lang=IT&artecultura=8&nav=3&scheda=68


MEDELANA (Delizia Estense)

Dal sito www.masitorelloinfiera.it   Dal sito www.masitorelloinfiera.it

«Era una delle sedi di soggiorno autunnale della Casa d’Este, durante le cacce con il falco e le reti. Nel novembre del 1499 arrivarono alla delizia per nave il duca Ercole I con il figlio Alfonso, futuro duca di Ferrara. Per Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso I, era un abituale luogo di riposo: proprio a Medelana fu raggiunta dalla notizia della morte del padre, papa Alessandro VI Borgia. Nel 1504 il poeta Pietro Bembo spediva a Lucrezia, a Medelana, il libro de «Gli Asolani». Fu anche la “delizia” preferita da Marfisa, unica estense a rimanere a Ferrara dopo la devoluzione alla Santa Sede (1598). Qui Marfisa, nel 1593, ospitò Torquato Tasso facendolo uscire dalla “prigione” dell’ospedale di Sant’Anna di Ferrara, per farlo riposare e ritemprare. A ricordo di questo soggiorno - ricordato con una lapide - e dell’amore platonico nato tra lui, Marfisa e Tarquinia Molza a Medelana, il poeta compose La Molza. Nel 1972 era proprietaria della “delizia” la famiglia Dal Buono».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/paesaggio/medelana.html


Mercabò (castello non più esistente)

Dal sito http://territoridaesplorare.files.wordpress.com   Il delta padano secondo fra’ Paolino Veneto (Venezia, cod. Marciano Lat. Z 399). Il nord è in basso; dal sito www.bibar.unisi.it/sites/www.bibar.unisi.it/files/testi/testisami/sami1/69.pdf.

«Località all'estremo nord-est della pianura romagnola, fra Sant'Alberto e il ponte di Primaro. Vi sorse un castello, costruito dai Veneziani nel 1260 (o nel 1258) per dominare la navigazione fluviale sul ramo del Po di Primaro. I guelfi di Romagna, alleati alla Santa Sede, conquistarono M. il 24 settembre 1309 (non nel 1308, come sostiene Benvenuto) e lo distrussero. Il nome rimase poi a una zona paludosa, oggi bonificata, compresa tra l'antico corso del Lamone, ora occupato dal canale di bonifica destra del Reno, e l'antico corso del Primaro, ora occupato dal Reno. La fama del castello, importantissimo per i Veneziani, durò a lungo dopo la sua distruzione. Dante lo ricorda in Inferno XXVIII 75, come uno dei limiti della pianura padana: rimembriti di Pier da Medicina, / se mai torni a veder lo dolce piano / che da Vercelli a Marcabò dichina; la citazione è conferma della notorietà e dell'importanza del castello. Forse per una modificazione del linguaggio volgare (Parodi) fu in uso nel Medioevo anche il toponimo Marcamò...» - «La costruzione del castello di Marcabò fu l’atto conclusivo della politica di penetrazione verso il Ferrarese e il Ravennate condotta da Venezia a partire dalla metà del XIII secolo, con i primi patti di Venezia con Ravenna del 1234 e quelli successivi del 1251. Le infrazioni alle rigide norme dei patti da parte di Ravenna portarono Venezia da un lato ad inviarvi rappresentanti, procuratori e poi un visdomini, dall’altro ad erigere il castello di Marcabò fra il 1258 e il 1260 sulla sponda destra del Primaro in territorio ravennate su un terreno affittato per cinquant’anni. Si trattava di un punto essenziale per il controllo dei traffici nel basso delta, in quanto il castello guardava lo sbocco nel Primaro del canale Caput Urcei proveniente da Ravenna. Inizialmente di legno, il castello fu rifatto in muratura dopo che era andato distrutto nel conflitto che tra il 1270 e il 1273 contrappose Ravennati e Bolognesi ai Veneziani. La sua definitiva distruzione avvenne nel 1309 nella guerra tra Ferrara e Venezia scatenatasi all’indomani della cessazione del contratto di affitto del terreno. L’eco del castello, che pesò per lungo tempo sulla vita economica del basso Po, si riflette nel risalto che gli ha assegnato Fra’ Paolino nella sua carta [vedi foto]. Il castello vi appare come una torre in muratura, con merlatura guelfa, su uno zoccolo a scarpa, come è logico per la natura leggera del terreno. Sostituitasi a Venezia nel controllo della bocca del Primaro, Ferrara si affrettò a costruire nello stesso punto, ma sulla opposta riva del Po, cioè nel suo territorio, un’altra struttura fortificata, la bastiglia di Sant’Alberto».

http://www.treccani.it - http://www.bibar.unisi.it/sites/www.bibar.unisi.it/files/testi/testisami/sami1/69.pdf


MESOLA (castello Estense)

Dal sito www.agraria.org   Dal sito http://cittadeltartufo.com

  

«L’origine del territorio su cui sorge Mesola risale all’XI secolo, per opera del deposito alluvionale di rami del Po. Il nome stesso deriverebbe da media insula, cioè l’isola in mezzo a due rami del Po (esistono anche altre ipotesi etimologiche). A metà del XVI secolo quest’area conobbe un notevole interesse da parte dei principi estensi. Tra il 1566 e il 1580 fu attuata una vastissima opera di bonifica di terreni improduttivi ad ovest del territorio mesolano, individuato come punto strategico per il deflusso a mare delle acque provenienti dai terreni bonificati. La Grande Bonificazione Estense portò all’arginatura del Po Grande e del Volano e alla costruzione di una rete di canali per lo scolo delle acque. A conclusione degli ingenti lavori, il duca fece erigere un castello e una corte bassa, una muraglia di oltre 12 miglia dotata di 13 torri e 4 porte, che recintava la riserva di caccia principesca (l’attuale Bosco di Santa Giustina). Questa complessa struttura aveva probabilmente la reale funzione di protegge la Torre dell’Abate, una chiavica importantissima che regolava il deflusso delle acque provenienti dai territori appena bonificati. Inoltre la città fu con ogni probabilità concepita come futuro porto-emporio fluviale lungo il Po di Goro, come porto concorrenziale a quelli della Serenissima. Il castello (opera di M. A. Pasi, 1578-83) presenta una mole massiccia e compatta, a carattere quasi monolitico, alleggerito però da ampie finestre, simmetricamente e regolarmente disposte, dalle eleganti merlature delle torri, che danno l’impressione di svettare nel cielo. Attorno a tre lati, quasi a forma di ferro di cavallo, si sviluppano a corona le basse tettoie adibite allora a scuderie, cantine, abitazioni per il personale di corte e della servitù (ora trasformate in attività commerciali). Il castello può sembrare una costruzione militare, ma assolse unicamente funzione di delizia, tipica costruzione delle corti rinascimentali padane, dove sovrani e signori trascorrevano il loro tempo libero deliziandosi fra svaghi, cacce, giochi, passeggiate e spettacoli. Qui, davanti alla Corte Ducale, Tasso recitò i primi canti della Gerusalemme».

http://www.navideldelta.it/surroundings_po.php?delta=2&osCsid=e85db3d81b012c011d88df44b3f8c68d


MESOLA (torre dell'Abate)

Dal sito www.viaggiaresempre.it   Dal sito http://whotalking.com

«Il piano delle conche risale all'inizio del Seicento e fu realizzato in prossimità dello sbocco a mare del Canal Bianco. Il deflusso delle acque era controllato da un sistema di porte vinciane ancorate a robusti pilastri a cuneo. La parte superiore fu costruita in epoca di poco successiva, probabilmente su progetto di Luca Danese, architetto ravennate cui si deve anche la realizzazione dei Trepponti a Comacchio. La torre è ubicata a est degli abitati di Mesola e Bosco Mesola, non lontana da pinete. boschi e piccoli stagni che rendono interessante la zona anche dal punto di vista ambientale. Pochi chilometri a mare, sul Canal Bianco, sorge Torre Palù e più a Sud, non lontano da Pomposa, è la Chiavica dell'Agrifoglio, importanti testimonianze del sistema di regolazione delle acque nel XVII e XVIII secolo. Nelle vicinanze del Gran Bosco della Mesola, dalla strada della Vecchia Corriera, è visibile l'impianto idrovoro della Balanzetta, realizzato nel XIX secolo».

http://www.parks.it/parco.delta.po.er/punti/PRDP-mes.html


MIGLIARINO (torri e palazzi neomedievali)

Dal sito www.paesionline.it   Dal sito www.paesionline.it

«Nel 1287 "Millarini" era poco più di un borgo di catapecchie in una zona paludosa nel Quattrocento; raggiunse una sua dignità civico urbanistica nel secolo scorso quando con decreto di Umberto I Re d'Italia, divenne Comune il 2 gennaio del 1881. A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta si fece conoscere il fenomeno emigrazione che portò anche tanti ferraresi verso le grandi città industriali del Nord alla ricerca di miglior fortuna. Durante la bonifica ottocentesca che conobbe l'epopea padana degli "scariolanti" (gli operai che a forza di braccia e carriole resero fertile e coltivabile un vasto territorio acquitrinoso), Migliarino conobbe un forte impulso economico ad opera di un'illuminata famiglia dell'agiata borghesia agraria locale: i Pavanelli, dinastia che è stata oggetto di approfonditi studi monografici ad opera dello storico Mantovani, anch'egli di Migliarino. I Pavanelli "inventori" di Migliarino, soprattutto le due figure di Giuseppe, primo sindaco dell'Italia unita (1860-1862) e Carlo, sindaco dal 1878 al 1895 in maniera ininterrotta. Entrambi diedero lustro e decoro al paesaggio urbano, innalzando sette torri, alcune delle quali merlate in stile neomedievale, innalzarono il possente palazzo comunale risalente al 1893 su progetto dell'Ingegner Barbantini, poi furono artefici dell'attuale assetto urbano del centro storico con le due vaste piazze, il neogotico palazzo ex Spini, la centralissima villa Pavanelli-Forti ampliata su una preesistente costruzione dominicale risalente al 1581, spesso sede di importanti mostre e rassegne concessa all'amministrazione comunale dal privato che tuttora la possiede».

http://www.deltacase.it/un_po_di_storia/articolo_524.htm


MIGLIARO (palazzo Rosso)

Dal sito www.meteo-europ.com   Dal sito http://195.62.166.245/migliaro/

«Il Palazzo Rosso, situato in via Ariosto, è il più antico edificio di Migliaro ed il più prestigioso per la funzione che aveva nel Cinquecento per tutta la zona circostante. Era il palazzo della minuta e piccola giustizia, corrispondente all'odierna Pretura. Il tutto si deduce dallo scalone imponente e dalle statue che, appena dopo la guerra, facevano bella mostra nelle nicchie lungo lo scalone. Singolare ed artistica la facciata con le stele che partono dal tetto e le finestre che rispecchiano l'epoca rinascimentale».

http://195.62.166.245/migliaro/common/AmvDocumentoInfo.do?MVVC=amvdocui&ID=33&REV=0&MVPD=0&MVTD=1&MVSZ=6


MIRABELLO (villa Sessa o palazzo Aldovrandi)

Dal sito http://ilmuseodimirabello.wordpress.com   Dal sito http://ilmuseodimirabello.wordpress.com

«Nell'immediata periferia del paese, verso Cento, sorge Villa Sessa, costruita nel Settecento dal Cardinale Aldrovandi, al centro di numerose pertinenze agricole, oggi sede dell'Azienda Agicola Le Pradine. Gli Aldrovandi imposero alla città un modello di sviluppo imprenditoriale che valorizzava il territorio grazie allo sfruttamento delle zone affrancate dalle acque e ai servizi costruiti: pescherie, mulini, forni, botteghe. La villa del cardinale venne eretta a più riprese, in base alle disponibilità di denaro e di mano d'opera, ma ricercando particolari architettonici che denotassero una certa signorilità e decoro per esprimere il prestigio dello stato nobiliare della famiglia. Ristrutturata da Adeodato Monti nel 1746, l'edificio assunse un aspetto barocco ed è fortemente legato alla tipologia edilizia presettecentesca. La facciata è scandita dal ripetersi regolare delle luci rettangolari del piano nobile cui corrispondono quelle quadrate della zona inferiore adibita ai servizi e quelle ancor più piccole della fascia sottostante. Cornici lisce sottolineano la suddivisione orizzontale dell'edificio, mentre la facciata è arricchita da un portoncino centrale seguito da un grande finestrone con balcone. Alla sommità un frontone traforato e arricchito da pinnacoli, imprime all'edificio una spinta verso l'alto. Un lungo viale di pioppi immette nell'area cortilizia in cui sui trovano varie pertinenze. Nel 1878 è stata acquistata dal sig. Carlo Sessa di Milano e da allora è rimasta proprietà della famiglia».

http://bettylafeaecomoda.forumcommunity.net/?t=49130000


OSTELLATO (palazzina Dianti, podere Ca' Matte)

Ostellato verginese, dal sito www.mondodelgusto.it   La campagna di Ostellato, dal sito http://bettylafeaecomoda.forumcommunity.net

«La storia di Ostellato ha origini antichissime, come testimoniano i numerosi reperti archeologici, rinvenuti durante gli scavi e le opere di bonifica. La prima attestazione risale al 997, quando fu citato col nome di "Ustullatum" in una bolla papale emessa da Gregorio V. Appartenne prima a Comacchio, poi all'Abbazia di Pomposa, sotto Guido Monaco, finché venne a far parte dei possedimenti Estensi. In questo periodo fu una frequentata meta di caccia e di svago da parte dei duchi d'Este, che fecero costruire alcune residenze, quali il Palazzo Strozzi, distrutto durante il ducato di Alfonso I d'Este, Villa Tassoni, e la Villa Marfisa, oggi Villa Dalbuono, ancora conservate. Esistono inoltre il podere Ca' Matte e la palazzina Dianti: il primo è situato su un dosso nella valle del Mezzano e fu costruito dagli Estensi nel 1450, come casa di caccia. In origine era affiancato da due torri per l'avvistamento della selvaggina, oggi scomparse. La seconda, invece, posta in località Libolla, appartenne a Laura, la "favorita" del Duca Alfonso I. ...».

http://195.62.166.245/ostellato/common/AmvDocumentoInfo.do?ID=29&REV=0&MVSZ=5&MVPD=


PILASTRI (palazzo Mosti o torre di Pilastri)

Foto di Alessandro 1978, dal sito www.panoramio.com   Dal sito https://it.foursquare.com

«In località Pilastri - frazione così denominata da una serie di pilastri in muratura che costituivano l’antica linea di confine - si eleva Palazzo Mosti, elegante dimora eretta sullo scorcio del XVII secolo come residenza estiva. La palazzina è appartenuta per lungo tempo alla famiglia Mosti. Nel 1628 Agostino Mosti la vendette ad un certo Flavio Torri; da questi passò alla famiglia Menani e successivamente al parroco Don Verri, che la cedette ancora alla famiglia Mosti. Nel 1833 passa ai Bariani e, dopo alcuni brevi passaggi, al Comune di Bondeno. La dimora presenta caratteri distributivi tipici dell’edilizia rurale ferrarese ed è abbellita sull’angolo nord-ovest da una svettante torre che sembra essere l’unica superstite delle quattro che costituivano a Pilastri un castello. Questo castello, nelle proporzioni e nello stile, risultava una copia di quello estense di Ferrara. La torre è marcata da paraste capitellari che si concludono con la cornice di gronda».

http://www.comune.bondeno.fe.it/files/relazione-citta--.pdf


POGGIO RENATICO (castello Lambertini)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.artribune.com   Da un video youtube

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

  

«Fu costruito in epoca medievale dalla famiglia bolognese dei Guastavillani, quindi, nel XV secolo, pervenne ai Lambertini per ragioni di matrimoni e ai quali rimase per diversi secoli. L'edificio fu ricostruito una prima volta nel 1475 per volere di Egano Lambertini. In seguito alle trasformazioni apportate dai Lambertini l'austera struttura perse il suo carattere difensivo per divenire una lussuosa residenza. Una successiva ricostruzione avvenne nel 1584 ad opera dei conti Cornelio e Cesare Lambertini, per uso del governatore del feudo e della comunità di Poggio Renatico, ed è attestata da una lapide posta sotto la torre dell'attuale palazzo. Intorno al 1660 l'antico maniero venne pressoché rifatto. Poco prima, nel 1655, dopo essersi convertita al cattolicesimo, vi soggiornò la regina Cristina di Svezia, lungo il suo viaggio verso Roma. Il castello, come si presentava in passato, non viene mai descritto come un singolo edificio, ma come un complesso che contemplava l'affiancamento del palazzo, della chiesa e di una serie di piccoli edifici o casamenti di pertinenza. La più antica immagine disponibile è in uno schizzo contenuto in un libro manoscritto di disegni del 1578, eseguiti da un autore anonimo. In questa immagine, sul lato destro della torre si ergono la chiesa di foggia romanica e una serie di edifici più bassi a essa addossati. Sul lato sinistro si possono vedere i resti di una seconda torre, con tracce di una finestra ad arco acuto: il solo ordine di finestre evidenzia l'esistenza di un unico piano, mentre le feritoie, poste lungo il basamento, indicano la presenza di piani di servizio, che all'epoca costituivano il piano terra, mentre oggi ne sono il seminterrato. La torre centrale, oggi dell'Orologio, appare di maggiori dimensioni rispetto all'attuale, a filo di facciata con un avancampo più basso che la circonda, munito di merlatura e di un accesso con ponte levatoio. Un percorso in muratura, pure merlato, congiungeva il castello a un rivellino con ponte levatoio che immetteva sulla strada. Il tutto circondato da un fossato. Un terzo piccolo ponte di legno immetteva in quello che doveva essere l'orto. A margine si trovano appena abbozzati alcuni edifici, che dovevano essere situati nelle immediate vicinanze: tra loro una struttura esagonale con colonne e gradini d'accesso, che si ritrova riportata nelle planimetrie catastali dell''800 con la dicitura ‘pavaglione'. Quando la dinastia dei Lambertini si estinse, nel 1822 il castello venne ceduto alla comunità del "Pogio et Uniti" per 4.000 scudi. Verso la fine del secolo al palazzo, che aveva una facciata asimmetrica rispetto alla torre centrale, venne aggiunto un nuovo tratto di otto metri al lato nord: proprio questa parte fu danneggiata dalle alluvioni del 1949 e del 1951 e ricostruita a cura del Comune. Nel 1897 la struttura fu oggetto di un profondo e risolutivo restauro da parte dell'ingegner Ruggero Carini, che modificò, ampliò e sopraelevò parti del castello, modificandone l'immagine e reinventando un castello-palazzo, che conserva solo in alcune parti le tracce della sua origine evidenziando casualmente le trasformazioni, altrettanto profonde, subite nel ‘500 e nel ‘600. Già da prima invece il nucleo abitativo aveva perduto la chiesa, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, a cui si fa riferimento nel manoscritto del 1578, negli inventari delle eredità dei Lambertini e in un manoscritto del 1712 dell'Archivio Gozzadini. Il suo abbattimento avvenne tra il ‘700 e l''800, dal momento che nelle piante catastali del 1835 non figura più. Così come, forse qualche tempo prima dei lavori del 1897, furono eseguite demolizioni di parti del palazzo, perché in pessimo stato di conservazione: allora il grande spiazzo del castello divenne la piazza del paese e gli orti furono trasformati nei giardini municipali. Il castello è oggi sede municipale».

http://castelliere.blogspot.it/2011/03/il-castello-di-giovedi-10-marzo.html


POGGIO RENATICO (torre del Cocenno)

Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it   Foto di Franco Ardizzoni, dal sito www.pianurareno.org

«Sembra esistesse già prima del 1250: pare addirittura se ne trovi traccia nei diplomi di Ottone I, del 962, e del conte Ugo di Toscana, del 970. Scrive il padre Cavicchi della Pieve di Cento: "La Torre del Cocenno si trova nella località dove sicuramente ai primi del 1200 confluivano i seguenti corsi d'acqua: il Cocenno, detto ‘fiume' e ‘canale', proveniente dall'estremo nord del centese, e il Riolo, che decorre in giù nelle valli di Galliera e di lì fino alla Torre del Cocenno. Dal luogo di confluenza dei due fiumi Cocenno e Riolo nel 1297 partiva il Lavino, sfociante nel Po presso la scomparsa Torre di Porotto". Sorta con funzioni di sorveglianza, fu ristrutturata nel XIV secolo, mentre l'abitazione rurale che vi è addossata risale al ‘700. Le finestre a mezza luna sotto la cornice dovevano servire per l'avvistamento e l'uso delle armi da fuoco, mentre la porta e le finestre ad arco sono state aperte più tardi. In un documento relativo alla parrocchia di Santa Maria di Galliera è riportato, in data 1691, che nella Torre di Cocenno vi era un oratorio di proprietà dei Padri di San Michele in Bosco, i quali avevano qui molti beni: questa testimonianza è ora conservata all'Archivio Arcivescovile di Bologna. Dagli scritti di A. Benati si ricava inoltre che la tenuta agricola di Torre Cocenno nel 1806 fu assegnata da Napoleone all'Università di Bologna, allo scopo di migliorare, col ricavato della vendita, il laboratorio chimico, l'orto botanico, gli anfiteatri per le lezioni sperimentali, l'osservatorio e i gabinetti di meteorologia e fisica».

http://www.comune.poggiorenatico.fe.it/index.php?pg=239


POGGIO RENATICO (torre del Poggio, o dell'Ortolano, o Fornasini)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it

«Austera, semplice, ma affascinante, risale al XIII secolo, quando aveva per la famiglia Lambertini funzione di avvistamento dei nemici. Nel 1963 durante alcuni lavori di restauro furono rinvenuti sei affreschi entro le nicchie esterne della struttura, ora custoditi alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Si tratta di un ciclo, del quale spiccano la musa Urania e la Speranza attribuito ad Amico Aspertini, uno fra gli interpreti più alti e originali del Rinascimento maturo, personalità importante della scuola bolognese».

http://www.ferraraterraeacqua.it/it/poggio-renatico/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/castelli-torri-campanili/le-torri


POGGIO RENATICO (torre dell'Orologio)

Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it   Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it   Dal sito it.wikipedia.org

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

«Si eleva imponente al centro del Castello Lambertini, dividendo il corpo orizzontale della facciata. Venne rialzata all'inizio del secolo scorso con la realizzazione di una terrazza merlata in aggetto: la diversa colorazione dei mattoni consente di cogliere distintamente il punto in cui dalla parte originaria si innalza l'aggiunta successiva. La costruzione, alta 25 metri, si sviluppa su quattro piani e un tempo era sede delle prigioni del castello. Salendo le anguste scale si arriva a una prima cella, dov'è conservato il peso che in passato faceva funzionare l'orologio meccanico: due robuste porte di legno, munite di numerosi chiavistelli in ferro, e doppie grate alle finestre assicuravano i prigionieri alla detenzione; in un angolo si conserva anche una primitiva forma di servizio igienico in pietra e mattoni. Un'altra rampa di scale conduce a una seconda cella con soffitto a volta: questo ambiente ospita oggi l'antico meccanismo a ingranaggi dell'orologio, ora sostituito da un congegno più sofisticato, che si trova nella stanza al piano superiore. Da quest'ultima camera si arriva salendo una scala a pioli nel vano che ospita le campane. Infine la terrazza dalla quale si dominano quelle che furono le terre dell'antico feudo dei Lambertini».

http://www.comune.poggiorenatico.fe.it/index.php?pg=242


POGGIO RENATICO (torre dell'Uccellino o dell'Uselino)

Dal sito www.minoltasonyclub.it   Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it

«Era situata in origine lungo un'importante via di collegamento fra i territori di Bologna e di Ferrara. Eretta nel XIII secolo, la sua struttura ricorda le più famose torri bolognesi: pochi fori nel parato murario in cotto a vista, rastrematura nella parte mediana e coronamento a merlatura guelfa. La sua mole massiccia testimonia le ragioni difensive della sua edificazione. Vide fatti di sangue, agguati e uccisioni e subì assalti e invasioni. Dal Diario Ferrarese del gennaio 1499 ci viene a tal proposito una eloquente testimonianza storica: "Vennero da Bologna per l'Oxelino quattro fanti. Come furono a la confina uno de dicti quattro levò la runcha e taiò el colo a uno degli altri tri et tolseli li denari che aveva adosso et ritornasse verso Bologna...". E ancora, Corrado Ricci scrive in un passo di Anime Dannate: "L'ombra della torre dell'Uccellino, sulla strada di Ferrara, è profonda come quando ivi furono trucidati i due figli di Galeazzo Marescotti per l'ira di Giovanni Bentivoglio. Rintoccò dall'alto la campana per raccogliere i villani che inseguissero gli uccisori, ma il suono si disperse per la deserta pianura acquitrinosa". Il presidio perse la sua importanza quando Alfonso d'Este, incurante delle proteste dei bolognesi, ne asportò la campana per ricavarne bronzo per i suoi cannoni (nella stessa fonderia ‘si sciolse' anche la statua di Giulio II, già modellata e fusa da Michelangelo, meno la testa, scomparsa nei sotterranei del Castello Estense). E ancora quando, dopo la bonifica, vennero aperte nuove strade nel territorio e Poggio si poté raggiungere attraverso il Chiesuolo della Dogana, oggi Chiesuol del Fosso, e la Traversa, senza dover fare il giro vizioso per Torre Fossa e San Martino. Un pregevole studio condotto da Alberto Monti getta nuova luce sulla originaria natura dell'attuale Torre dell'Uccellino, che, in realtà, sarebbe stata un vero e proprio castrum, un castello. ...».

http://www.comune.poggiorenatico.fe.it/index.php?pg=238


POGGIO RENATICO (torre Verga, o Vedrega, non più esistente)

Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it   Dal sito www.comune.poggiorenatico.fe.it

«Fu costruita agli inizi del ‘300 dal Comune di Bologna. Le sue porte furono murate per ordine dei bolognesi nel 1306, affinché nessuno potesse assaltarla. Oggi non ne rimane traccia, se non in una lapide murata sull'altana di un pozzo in località Madonna Boschi, al bivio fra la storica strada della Confina e la strada per Mirabello. Nell'iscrizione, posta nel 1883 dal conte Malvezzi per indicare il punto in cui sorgeva la torre, si legge: "Questo è il luogo dell'antica torre Verga, demolita nel 1861. Giovanni Malvezzi, patrizio bolognese, ne volle posta memoria – 1883"».

http://www.comune.poggiorenatico.fe.it/index.php?pg=241


Ponte Rodoni (torre della Crispa)

Nella foto di Walter Castellani, una suggestiva immagine di Ponte Rodoni, dal sito www.estense.com  

«Questa torre fu eretta nel 1585 presso l’attuale frazione di Ponte Rodoni, per volontà di Gian Maria Crispi, nobile ferrarese, come ricorda la targa marmorea posta sulla facciata. La costruzione costituisce un’importante testimonianza dell’antico ruolo e della diffusione delle torri nel territorio. Un tempo vi passava vicino il Po, ma non sembra che essa avesse funzione di faro. L’edificio si presenta disposto su quattro livelli marcati da tre cornici sostenute da leggerissime paraste capitellari e su impianto quadrato. Anche il coronamento è aggraziato da una leggiadra cornice. Il Valenzè, Maestro di campo Generale, combattendo per i Barberini durante la guerra di Odoardo Farnese nel 1642, vi si stabilì trincerando la zona nei pressi dell’Osteria Nuova. Verso il 1800 l’interno della sala inferiore fu dipinto a guazzo con motivi floreali e scorci paesaggistici, tra cui spicca la veduta del Castello di Ferrara».

http://www.comune.bondeno.fe.it/files/relazione-citta--.pdf


PORTOMAGGIORE (castello o Rocca di Porto)

Veduta dall'alto di Portomaggiore, dal sito www.casariposo.org   Piazza Municipale nell'800, dal sito http://portoinrete.com

«...Dopo il 1000 la pieve di Santa Maria in Porto, coinvolta nelle contese tra Ferrara e Ravenna, registra un certo sviluppo in corrispondenza con l’arginatura delle acque che favoriscono la formazione di campi nelle terre alte. Alla fine del sec. XII, con la vittoria su Ravenna riportata dal Comune di Ferrara, Portomaggiore entra definitivamente nella sfera d’influenza del capoluogo e, per accordi successivi, gli Estensi perfezionano la conquista che è mantenuta e difesa da un castello fortificato. Gli Estensi, per meglio definire i propri possedimenti, fecero scavare nel 1277 una Fossa (la Fossa di Porto) che dal Po di Primaro, includendo Portomaggiore, Sandolo, Maiero, Ripapersico, Consandolo e Portoverrara raggiungeva le valli di Comacchio.  Pur con la presenza di queste opere idrauliche tutto il territorio doveva essere continuamente difeso dall’impeto delle acque durante le piene. All’ombra delle mura del castello di Portomaggiore, a riprova dell’importanza assunta dal territorio, attorno al 1353 fiorì una scuola privata, mentre per un’autentica scuola di grammatica, pubblicamente sovvenzionata, bisognerà aspettare il 1732. Altro episodio che ha segnato la storia del territorio risale al 1396 e riguarda la risoluzione della contesa fra gli insorti comandati da Azzo Este contro le forze del Consiglio di Reggenza in nome del legittimo Signore, Nicolò III. Una vera e propria carneficina che lasciò sul campo circa settemila uomini e per seppellirli dovettero accorrere da Ferrara i “Battuti Neri” una specie di croce rossa dell’epoca. Sempre dal Castello di Portomaggiore giunge a noi la prima documentazione certa dell’esistenza nel 1424 della Fiera. Il 12 agosto di quell’anno Parisina Malatesta, la sventurata moglie di Nicolò III d’Este, per timore che il focolaio di peste scoppiato a Ferrara potesse diffondersi a Portomaggiore in occasione della Sagra del 15 agosto (Assunzione della B.V.) dal castello di Porto inviò ai suoi fattori la seguente lettera: “Fati fare una crida per parte de Vicario che, a la pena che pare a lui, non venga alcuno da Ferrara a la festa de Porto”.  Poi nei secoli che seguirono la Sagra divenne sempre più sfarzosa anche in seguito al miracolo della Madonna dell’Olmo nel 1660. Varie testimonianze e documenti parlano dell’importanza per i territori del ferrarese di questa fiera fino al 1896 quando cambiò data e venne spostata al 20 settembre, data della presa di Porta Pia. Del Castello, dopo la devoluzione allo Stato della Chiesa del 1598 da parte degli Este del Ducato di Ferrara, sono nei secoli scomparse le tracce, anche se mappe ritrovate negli archivi di Modena (dove gli Estensi si trasferirono) lo collocano sotto l’attuale Piazza della Repubblica».

http://www.portoinrete.com/cms/pagina.php?id=49


RO FERRARESE (ville patrizie)

Dal sito www.comune.ro.fe.it Dal sito www.comune.ro.fe.it

«Le vicende storiche del territorio sono strettamente collegate al Po ed alle numerose alluvioni e straripamenti del fiume. Fece parte del Ducato Estense e successivamente dello Stato Pontificio. All'unità d'Italia Ro fu inserita nel Comune di Copparo ed ottenne autonomia amministrativa solo nel 1908. Il territorio di Ro è noto per il romanzo Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli, in cui è descritta la storia di una famiglia di fiumaioli. (L'ultimo mulino fu costruito a  Zocca nel 1929 e distrutto dai bombardamenti II guerra mondiale). Numerose nel territorio le ville patrizie: a Ro, Villa Saracco- Riminaldi, Villa Scutellari, Villa Trentini e la Beicamina; a Ruina, il Collegio e la Villa Nagliati Malagoli».

http://www.emiliaromagnacitta.it/comuni/roferrarese.html


Sabbioncello Sanvittore (villa Mensa)

Dal sito www.castelloestense.it   Dal sito www.almoleta.it

«Posta a ridosso della sponda sinistra del Po di Volano, Villa Mensa è uno dei superstiti complessi monumentali facenti parte fin dall’origine del patrimonio immobiliare della sede episcopale di Ferrara (da qui, il tradizionale nome «Mensa»). Costruito probabilmente nel primo decennio del ’300 e pesantemente modificato nel corso del Sei e Settecento, l’edificio presenta tuttora molti caratteri quattrocenteschi, ravvisabili soprattutto nelle forme architettoniche e in diversi dettagli costruttivi e ornamentali. ... Nel 1833 il complesso risulta ancora tra i patrimoni della Mensa Arcivescovile di Ferrara (qui, infatti, morì nel 1834 l’arcivescovo Filippo Filonardi), ma nel 1868 il possesso passa al demanio nazionale e nel 1878 ai conti Scroffa di Ferrara; dopo appena dieci anni subentrarono i fratelli Gustavo e Severino Navarra che inclusero la villa nelle disponibilità della «Fondazione per l’Agricoltura», che ancora oggi porta il loro nome. A partire dagli anni ’40 del secolo scorso furono avviati pesanti lavori di adeguamento interno, necessari prima all’attività di un orfanotrofio, poi agli usi civili di circa trenta famiglie affittuarie di mezzadri, che frazionarono il palazzo trasformandolo nella forma e nell’aspetto. La recente acquisizione (2003) da parte del Comune di Copparo e della Provincia di Ferrara, ha consentito di intraprendere interventi di restauro e consolidamento che, arrestando il processo di degrado e i fenomeni di crollo, hanno restituito l’assetto architettonico del bene monumentale così come configuratosi alla fine del XIX secolo».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/delizie/mensa.html


SANT'AGOSTINO (palazzo delle Quattro Torri)

Dal sito www.prolocosantagostino.it   Dal sito www.protezionecivilesantagostino.it   Dal sito www.protezionecivilesantagostino.it

PRIMA E DOPO IL SISMA DEL MAGGIO-GIUGNO 2012

«Nelle vicinanze sorge il singolare edificio denominato Torri di Corte Palazzo. Interessanti anche le moderate soluzioni liberty di Villa Fenati e Villa Ludergnani. Nella campagna verso Casumaro, il palazzo delle quattro torri è un suggestivo ed insolito esempio di architettura bolognese del XVI secolo, caratterizzato com'è da 4 torrette cilindriche agli angoli. Il Palazzo del Fantino, a ridosso della strada che conduce a Poggiorenatico, rivela ancora l'origine cinquecentesca».

http://www.prolocosantagostino.it/storia.html


SENETICA (torre)

Foto di Lancil8, dal sito www.panoramio.com   Foto di mhl50_bnc, dal sito www.panoramio.com

«In località Senetica, sulla strada Virgiliana per Ferrara, a circa quattro chilometri dal centro di Bondeno, si erge Torre Senetica. ...  Questa torre si presenta molto simile a quella della Crispa, come si evince dagli stessi elementi delle cornici e delle paraste, ma si erge solitaria in mezzo al territorio pianeggiante. Era annessa alla scomparsa Villa Torelli, antica famiglia residente nel territorio. Si tratta di una torre cosiddetta “colombaia”, perché vi si allevavano i colombi, quindi non aveva carattere difensivo. ... Le torri colombaie avevano forma cilindrica o di parallelepipedo. L’interno era stipato di cellette per gli uccelli, disposte su vari piani, spesso in numero di diverse centinaia. Il torriere era l’addetto alla manutenzione della torre ed alle esigenze degli animali ivi dimoranti. Per facilitare il reperimento del cibo molto spesso queste torri erano erette in aree coperte di macchia o bosco o ai margini di esse».

http://www.comune.bondeno.fe.it/files/relazione-citta--.pdf


STELLATA DI BONDENO (Rocca Possente)

Dal sito www.paesionline.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

«è posta a nove km da Bondeno di Ferrara lungo la sponda destra del Po, di fronte all’abitato di Ficarolo che sorge sulla sponda opposta, in un luogo strategico per il controllo della navigazione fluviale e dei pedaggi, ancora oggi punto di confine tra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Il Po costituiva infatti la maggiore arteria di traffico di uomini e merci dell'intera Pianura Padana e fin dall’anno 1000 era stata innalzata una postazione con funzione di scalo o di porto, con le strutture e l´organizzazione per il controllo delle imbarcazioni e l´esazione daziaria. La Rocca Possente nel 1362 fu ampliata e potenziata da Nicolò II d'Este anche allo scopo di respingere le navi nemiche. In diverse occasioni la fortificazione fu decisiva per l’esito di guerre e combattimenti, come nel 1482 in cui la sua resistenza consentì l´arrivo dell´esercito ferrarese e dei suoi alleati, capeggiato da Federico da Montefeltro, duca di Urbino, comandante della lega costituitasi per difendere Ferrara, che riuscì a rovesciare le sorti della guerra contro i Veneziani. Ancora nel 1509 Stellata riuscì ad agganciare delle schiere venete, impedendo loro di raggiungere Polesella, dove si svolse la battaglia decisiva, vinta dai Ferraresi: solo nel dicembre del 1510 i veneziani riusciranno ad occupare la Rocca che, stando a quanto riportato nelle pagine sulla storia di Ferrara del Frizzi, doveva essere munita di ulteriori difese, che venivano rinforzate in occasione di eventi bellici sia nel Po che attorno all'edificio e lungo gli argini. Il passaggio del fiume era poi regolato da un passacatena, che secondo i casi impediva o permetteva il passaggio delle navi. La rocca faceva parte quindi di un'organizzazione difensiva più ampia e complessa, strettamente correlata a quella di Ficarolo. Il quadro delle distruzioni e ricostruzioni di Rocca Possente è piuttosto complesso: fu distrutta dai veneziani agli inizi del Cinquecento; venne riedificata nel 1557 per volere di Ercole II d’Este; pare sia stata nuovamente distrutta nel 1587 per volontà di Alfonso II. Dopo la devoluzione del ducato estense allo stato pontificio, nel 1598 i papi continuarono a prestar attenzione a Stellata, in quanto oggettivamente era un sito strategico importante. Urbano VIII fece eseguire opere fortificatorie nel 1629. Nel 1708 gli Austriaci, durante la guerra di successione, conquistarono Stellata e nei patti con il Legato pontificio vincolarono la cessione del territorio alla demolizione dei bastioni, che fu condotta a termine il primo novembre dello stesso anno, mentre la Rocca, che non costituiva più alcun pericolo, non fu toccata. L’edificio, visto il tipo di costruzione a pianta poligonale, appartiene a quella fase dell’architettura militare “di transizione” che tra il 1500 ed il 1570 segna il passaggio dall’uso delle armi tradizionali all’introduzione dell’artiglieria da fuoco. Attualmente è in buone condizioni dopo gli ultimi restauri ed è sede di buona parte delle attività culturali del Comune di Bondeno. Presenta una pianta a stella a quattro punte inseribile in un quadrato ed è presumibile che da questa configurazione "stellata" abbia preso il nome il paese in cui sorge».

http://castelliere.blogspot.it/2011/04/il-castello-di-mercoledi-20-aprile.html


TRESIGALLO (palazzo Pio)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.castelloestense.it

  

«In località "Palazzi" è visibile un antico edificio che si segnala soprattutto per la sua alta torre: è Palazzo Pio. La sua costruzione risale agli anni 1517 - 1531 e il suo committente fu il "Magnifico e generoso cavaliere e Conte Messer Alessandro Faruffini Capitano delle milizie dell'ill.mo don Alfonso duca di Ferrara e Modena" (da un documento originale dell'epoca). Questo "cavaliere", figlio di Giovanni Luchino e fratello di Adornino, partecipò con coraggio alla famosa battaglia di Polesella del 1509, nella quale fu sconfitta la squadra navale inviata da Venezia contro Ferrara, e per questo meritò di essere ricordato nel XXXVI canto dell'Orlando Furioso da Ludovico Ariosto, che aveva assistito alla battaglia. Prima di accingersi alla costruzione del palazzo, il Faruffini, (come in seguito fu chiamata la sua famiglia) aveva sposato Caterina Machiavelli Dalle Frutta, la cui famiglia proveniva da Firenze ed a Ferrara era entrata nella nobiltà della Corte Estense. Verso la metà del 1600, quando l'Arcivescovo di Ferrara era il Cardinal Carlo Pio, la Famiglia dei Principi Pio di Savoia (proveniente dal Principato di Carpi ed entrata pure essa nella nobiltà estense), acquistò il palazzo, che da allora fu denominato appunto "Palazzo Pio". Sia per i Faruffini che per i Pio questo palazzo costituiva una "delizia" extraurbana, forse anche destinata a punto di partenza per le scorribande e per le puntate di caccia e pesca nella valle attigua. Verso la fine del Settecento alla morte del principe Giberto Pio, il palazzo passò in eredità alla famiglia Valcarcel Pastor, della nobiltà reale spagnola, che poi acquisì anche il nome di Falcò. Nei decenni dal 1870 al 1890 Palazzo Pio fu acquistato dalla Società Bonifica dei Terreni Ferraresi (S.B.T.F.), che ne mantenne la proprietà fino al successivo acquisto da parte della famiglia Monesi, che vi installò un apprezzato mulino».

http://www.comune.tresigallo.fe.it/html/palazzo_pio.html


VIGARANO MAINARDA (Delizia Estense della Diamantina)

Dal sito http://cultura.regione.emilia-romagna.it   Dal sito www.castelloestense.it

«Nella campagna di Vigarano Pieve sorgono i vistosi edifici della “Diamantina”, dall’omonima località nell’antico Polesine di Casaglia che, nella sua parte più bassa, prese il nome da uno degli emblemi della Casa d’Este, il diamante, «quasi caduto ad ingemmare una boscaglia spopolata e grame terre», come scriveva Riccardo Bacchelli. La tenuta, dopo essere stata proprietà collettiva della comunità di Settepolesini, nel 1506 fu venduta al duca Ercole I in cambio di un canone irrisorio. Il popoloso borgo è ricordato dal 1590, come sede di una “castalderia” con case coloniche di epoca estense. Il palazzo, completo di stalle, orto, una bella torre colombaia e di grandi granai, era il centro amministrativo della tenuta. Nel 1870 la Diamantina passò al barone Camerini che la restaurò e vi costruì un oratorio; successivamente si avvicendarono diversi proprietari e grazie alla bonifica meccanica la zona è diventata salubre e ricca di coltivazioni. Appartiene ora al dott. Enzo Cavallari che ha raccolto in alcune sale del palazzo una ricca collezione di macchine, materiali ed oggetti legati al lavoro agricolo».

http://www.castelloestense.it/delizie/ita/delizie/diamantina.html


VOGHIERA (Delizia di Belriguardo o Belingardo)

Dal sito it.wikipedia.org   Foto Fabrizio Pivari, dal sito http://pivari.tuarovigo.org

  

«La Delizia di Belriguardo è una delle 19 prestigiose residenze (chiamate delizie) degli Este. È ubicata nel territorio di Voghiera, Strada Provinciale n. 274 e fu la prima ad essere edificata al di fuori dalla città di Ferrara, da cui Voghiera dista circa 15 km. La Delizia di Belriguardo fu voluta dal marchese Niccolò III d'Este e venne utilizzata come residenza estiva di tutta la corte estense e come villa di rappresentanza. La posa della prima pietra risale al 1435, anche se la struttura subì continue rivisitazioni ed ampliamenti nel corso degli anni, ad opera dei successivi duchi di casa d'Este. Vi soggiornò sovente Lucrezia Borgia. La particolarità della residenza estiva di Belriguardo era di presentare un ingresso stretto (quello presente ancora oggi, sotto il torrione), il primo cortile porticato su tre lati ed il secondo cortile porticato su quattro lati: è la pianta di una villa greco orientale edificata secondo il gusto tardo medievale. Tra palazzi e giardini, Belriguardo aveva una superficie complessiva di almeno quaranta ettari. Nella seconda metà del '500 nella Delizia di Belriguardo ha dimorato anche il poeta rinascimentale italiano Torquato Tasso, il quale visse diversi anni tra questa delizia estense, dove amava ritirarsi, e Ferrara, dove risiedeva la corte. Da notare che proprio in questa residenza estense è ambientata l'opera teatrale di Johann Wolfgang von Goethe chiamata, appunto, Torquato Tasso. La magnificenza della Delizia di Belriguardo subì un brusco arresto quando gli Estensi furono costretti a lasciare Ferrara nel 1598. Belriguardo fu lasciata in enfiteusi a proprietari terrieri del luogo i quali la utilizzarono principalmente come fattoria, trasformando sale affrescate dai maggiori maestri del '500 ferrarese in stalle e granai. Tutto ciò che c'era di prezioso e ormai inutile al nuovo utilizzo del complesso fu venduto. Belriguardo è giunta fino a noi malgrado progressivi crolli, riadattamenti e demolizioni grazie al fatto che venne frazionata in numerose abitazioni private. Ciò che è rimasto di Belriguardo è ancora visibile, ma la lettura del complesso originale risulta talmente compromessa da non essere quasi più individuabile. I resti dell'antica delizia ancora oggi visibili sono i seguenti: la torre al centro, dalla quale gli Estensi osservano gli spettacoli nella peschiera sottostante alimentata dall'acqua del fiume Sandalo; le sei finestre gotiche della fine del '400; la Sala della Vigna, l'unico ambiante che ha restituito qualche testimonianza dell'antico splendore».

http://www.radiocorriere.tv/emilia_romagna/Voghiera_fe.html


VOGHIERA (torre della villa Massari-Ricasoli, ora Mazzoni)

Foto di Davide Benini, dal sito www.flickr.com   Foto di Davide Benini, dal sito www.flickr.com

«Il parco Massari (ora proprietà Mazzoni) era chiamato sino dall' 800 Belpoggio, si estende su una superficie di 22 ettari con oltre 8000 essenze arboree, molte delle quali pregiate e secolari. Il parco era anticamente un'isola sul Po. La bella villa bifronte fu fatta costruire nel 1722 dal cardinale legato Tomaso Ruffo. L'elemento più antico del complesso è la torre, documentata come facente parte di un castello sin dal 513 d.C., ora inglobata negli edifici di servizio».

http://www.voghieraonline.it/202/la-villa-massari-ed-il-suo-parco


VOLANO (torre della Finanza)

Dal sito http://195.62.166.245/codigoro   Dal sito www.maritv.net

«La Torre fu realizzata nei primi del '700 per mantenere la difesa armata del porto ed esercitare il controllo dei traffici commerciali chi si svolgevano alla foce del Po di Volano. L'opera fu commissionata dal Governo Pontificio che dovette far riedificare la Torre di Guardia più spostata ad occidente. Minacciata dalla continua erosione della costa da parte del mare, la prima torre resistette fino al 1729, quando una burrasca la distrusse quasi completamente. Collocata in una posizione più interna rispetto la precedente costruzione, la seconda e attuale Torre, nota come Torre della Finanza, fu iniziata nel 1739 forse su progetto di Giovanni Iacomelli e nel 1741 fu pronta a ricevere i soldati del presidio militare. Adibita a caserma della Guardia di Finanza all'inizio del '900, la Torre appartiene al demanio dello Stato. L'edificio è stato restaurato di recente. La pianta dell'edificio ha base quadrata poggiante su volte a botte, presenta un piano parzialmente interrato con murature esterne a scarpa. In origine era inserito all'interno di un terrapieno a forma di stella».

http://195.62.166.245/codigoro/common/AmvDocumentoInfo.do?MVVC=amvdocui&ID=188&REV=0&MVPD=0&MVTD=1&MVSZ=59


     

      

 

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