Sei in: Mondi medievali ® Medioevo russo

MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 34


     

   

Anche un viaggio di questo genere è affascinante per un amante del panorama antropico di una parte così trascurata del nostro continente che pure conserva e nasconde tantissimi monumenti interessantissimi.

Prima di dare degli itinerari precisi è bene dare qualche informazione sulla natura e sull’evoluzione di queste costruzioni al fine di lasciar scoprire al curioso del mondo costruito con la pietra e col mattone anche il mondo costruito col legno.

Si deve partire naturalmente dall’origine delle migrazioni dei popoli slavi fino a giungere alle loro attuali sedi che oggi costituiscono una vastissima parte dell’Europa.

Sono nominalmente slave le seguenti nazioni:

POLONIA, CECHIA, SLOVACCHIA, SLOVENIA, CROAZIA, SERBIA, MACEDONIA, BOSNIA, ERZEGOVINA, BULGARIA, UCRAINA, BIELORUSSIA, PARTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA e la Regione di KALININGRAD (ex Prussia Orientale). Minoranze slave si trovano in Italia, Austria, Ungheria, Germania, Lituania, Lettonia, Estonia, Grecia.

Questi territori probabilmente furono acquisiti e slavizzati intorno al V-VII secolo. L’ultimo territorio ad essere slavizzato fu la Pianura Russa il cui primo stato si costituì intorno alla città di Kiev e di Novgorod verso la fine del IX secolo.

Gli Slavi che parlano lingue del ceppo Indoeuropeo (e quindi affini al Cingalese, al Nepalese, alle altre numerose lingue ariane dell’India, al Persiano, al Pushtu, Urdu e Tagicco, alle lingue Germaniche, a quelle Latine, al Greco e all’Albanese e all’Armeno) linguisticamente sono più vicini ai Lettoni e ai Lituani e costituiscono il gruppo Baltoslavo di questo ceppo.

In Europa moltissime sono le città d’origine slava benché oggi parte di popoli e nazioni diversi, non più slavi. Alcuni esempi: Lubecca nel nord tedesco, Trieste in Italia, molte città ungheresi e rumene, in Austria ci sono cittadine nel nome delle quali si riconosce ancora chiaramente il nome slavo. I nostri Veneti addirittura sono probabilmente le stesse genti che i Vendi Slavi che abitavano il lontanissimo Mar Baltico!

Secondo gli autori antichi che incontrarono per la prima volta questi popoli, gli Slavi erano fondamentalmente contadini e abitanti delle radure nelle loro grandi foreste del nord.

Da contadini dalla tecnica ancora primitiva che sfruttava quindi la coltivazione finché il terreno non si esauriva e non dava più raccolto, periodicamente emigravano alla ricerca di nuove terre fertili. Fu così che invasero la penisola balcanica fino ad abitare tutto il Peloponneso e l’Isola di Creta.

Naturalmente integravano la loro economia con la raccolta dei prodotti del bosco, principalmente per trafficare e scambiare con i prodotti che non essi stessi non producevano. Ad esempio un prodotto tipico degli Slavi era il miele o la cera, ma nel X secolo si affermarono soprattutto i loro traffici di pelli pregiate (zibellino etc.), oltre a quello dei loro bimbi venduti come schiavi. Quest’ultimo traffico è naturale se si pensa che con un campo coltivato senza concimarlo a dovere si può far vivere solo un numero ben determinato di persone. Ogni persona in più o moriva per insufficiente nutrizione e continuava a vivere solo se venduta (come schiavo o come moglie o in altro modo).

La stessa nostra parola SCHIAVO (Sclavus che era l’etnonimo degli Slavi in generale) si sostituì al latino SERVUS, quando in particolare le terre baltiche e la Bielorussia diventarono un serbatoio “di allevamento” di schiavi per i mercanti del X-XIV secolo come i Veneziani e i Genovesi.

In questo quadro possiamo immaginare il contadino (e la contadina) che lavora il proprio campo e che poi deve aspettare il raccolto e quindi non può avere altre occupazioni e possiamo di conseguenza anche immaginare che gli Slavi nelle loro invasioni non erano dei guerrieri come gli Avari o i Magiari, né sfruttatori radicali come i Romani o guerrieri per necessità come i Germani e i Vichinghi. Naturalmente poi, vivendo in zone forestali di pianura dove i monti e le pietre sono rarissimi o lontanissimi, costruivano quasi tutto con il legno: case, strade, barche, suppellettili, scarpe e parte del vestiario, così come pure elevavano recinti e successivamente fortificazioni. Il legno, non dimentichiamolo, continuò ad essere la materia prima della costruzione navale mediterranea fino a qualche decennio fa e veniva quasi tutto dalle foreste slave!

Quando gli Slavi Orientali, oggi divisi fra Ucraini, Grandi Russi e Bielorussi, furono attaccati dai pirati del nord germanico, specialmente dai Vichinghi dell’Est o Variaghi intorno al IX secolo d.C. dovettero affinare la loro arte di fabbricare fortezze e fortificazioni, sia per difendere le loro comunità sia per aiutare questi nuovi signori invasori a costruire le loro città lungo i fiumi.

Ad esempio i falegnami di Novgorod diventarono famosissimi sia per la costruzione di barche da fiume che per ponti e mura di legno e, successivamente quando arrivò il Cristianesimo, per le chiese!

Mura del Gorod

Tuttavia a noi interessano in particolare castelli e fortezze e per capire come si costruivano le mura fortificate, ecco un estratto dal libro La badessa delle paludi (autore A.C. Marturano, editore Atena, 2004) dove il prof. Rappaport, famoso archeologo russo, spiega:

«Ci si procurava tronchi di quercia ben diritti e questi, una volta sfrondati, erano ben stagionati e tagliati tutti alla stessa lunghezza. Si segnava poi il perimetro lungo il quale le mura dovevano correre con due linee: una interna e l’altra parallela esterna con una distanza fra le due linee pari più o meno a un paio di metri e ad intervalli più o meno regolari, ma soprattutto tenendo conto delle esigenze militari, si segnavano dei quadrati fra le due righe. I quadrati più grandi servivano ad indicare dove dovevano essere erette le torri con le porte e quelli più piccoli invece, dove si sarebbero trovate le torri di garitta. I tronchi poi sono impilati orizzontalmente l’uno sull’altro dopo averli sagomati per un lato di tutta la loro lunghezza in modo che il tronco inferiore s’incastri in quello superiore. Prima di posizionare la pila di tronchi orizzontali, si é avuta l’accortezza di piantare dei tronchi in posizione verticale a distanze regolari lungo le linee parallele del perimetro fissato. In questo modo i tronchi impilati e incastrati orizzontalmente son tenuti in posizione verticale dai tronchi verticali. Si formano così due “muri” che corrono lungo le due linee perimetrali con un’intercapedine. Con l’impilamento si arriva fino a 6-7 metri circa dal suolo e nell’intercapedine è scaricata terra e ciottoli fino alla cima. Si compatta il tutto in modo da avere in cima al muro così ottenuto un camminamento con parapetto. Successivamente si costruiscono le torri di garitta quadrate col tetto a quattro spioventi e sulle basi quadrate più grandi i torrioni delle porte previste. Le torri che alloggiano le porte sono molto alte e a più piani, con una porta che si apre all’interno e un’altra che si apre all’esterno con battenti rinforzati con piastre di metallo. Ora, come vedremo, all’interno il muro di tronchi rimane a vista, mentre all’esterno per impedire l’assalto nemico e l’attacco incendiario, il muro è ricoperto con un terrapieno fino all’altezza di 4 o 5 metri e possibilmente a strapiombo sul fiume. Di solito due lati del Cremlino delle città russe sono sull’acqua dei fiumi e uno, il lato più debole dove si trova la porta principale, dà sulla terra ferma e di qui si comunica con l’hinterland o si fugge in caso estremo. A volte questa é l’ultima via di scampo...».

Nei secoli successivi all’introduzione del Cristianesimo, a partire dal Duecento si introdusse da queste parti la fabbricazione del mattone cotto, quale materiale da costruzione a buon mercato, e le costruzioni fortificate ebbero un incremento fortissimo proprio con l’arrivo e la fondazione degli Ordini Crociati del Baltico e dei loro avamposti e castelli in Estonia, Lettonia e Lituania. L’Ordine Livone dei Portaspada e i Cavalieri Teutonici in particolare furono dei grandi costruttori.

Anche i monasteri ortodossi si fondavano e si moltiplicavano, specialmente dopo la Battaglia di Pian delle Beccacce del 1380 nel nord del paese (Kulikovo Polje) ed essi ebbero l’aspetto e la funzione di fortezze per difendersi dagli assalti dei nomadi o comunque dei popoli vicini gelosi verso i monaci del fatto che costoro con le loro nuove tecniche “rubavano” foresta e campi.

Dunque a partire dal Mare Glaciale Artico fino al Mar Nero fortezze, città fortificate e monasteri fortificati ce ne sono moltissimi. Certamente il passar del tempo, la resistenza al tempo del materiale, l’abbandono ideologico e l’emigrazione, ha molto rovinato questo patrimonio artistico, ma i resti e la possibilità di ricostruzione, ne hanno rimesso in piedi molti e sono sicuramente da visitare.

Qui noi ne nomineremo alcuni perché storicamente più notevoli, senza la pretesa di aver fatto l’unica scelta giusta, naturalmente avendo escluso il Cremlino di Mosca, il famoso complesso di Sergiev Posad di san Sergio di Radonezh, Kiev e Novgorod di cui descrizioni se ne trovano a bizzeffe. Abbiamo anche escluso i diversi Cremlini delle città russe più notevoli come Rostov-la-Grande o Astrakhan di cui si trovano notizie nelle guide più comuni, mentre il Castello di Vladimiro Monomaco, Ljubec’, si trova in una pagina specifica di questa rubrica.

·      BOGOLJUBOVO (dintorni di Mosca)

·      VYBORG (Camelia)

·      IVANGOROD (dintorni di Tallinn)

·      IZBORSK (Lago dei Ciudi)

·      MONASTERO DI SAN CIRILLO SUL LAGO BIANCO (Belo Ozero)

·      KOPORIE (San Pietroburgo)

·      LADOGA LA VECCHIA (Lago Ladoga)

·      LUZK (Ucraina)

·      PORHOV (dintorni di Pskov)

·      TUSTAN’ (nella Volynia carpatica)

·      MIR (Bielorussia)

·      TRAKAI  (Lituania)

·      SARKEL (vicino a Volgogrado)

·      IL VALLO SERPENTINO (a sud di Kiev).

Ed ecco qualche descrizione sommaria.

Bogoljubovo. Cittadina sulla Kljazma fondata da Andrea Bogoljubovo per essere la sua residenza e fu costruito fra il 1158 e il 1165. Qui per una congiura contro di lui, della sua seconda moglie con i fratelli della prima, questo principe fu ucciso nel 1174. Oggi sono ancora visibili le mura fatte di argilla, ma anche i resti della parte coperta di pietra bianca e della facciata della chiesa dedicata alla Vergine di Vladimir oltre alla la torre della scala che conduceva alla camera da letto dove Andrea fu assassinato.

Vyborg (in carelo Viipuri) vicino al confine con la Finlandia a ca. 1340 km da San Pietroburgo. La città fu fondata intorno al XI secolo e solo nel XV fu circondata da un muro di mattoni coperto di pietra bianca. Di tutta la fortezza del XIII secolo è rimasta la torre, ora del Municipio (Ràtuscia). Nel 1293 gli Svedesi costruirono vicino alla città su una specie di isola chiamata Isola del Castello (in carelo: Linnan Saari), appunto un castello a protezione del porto. Si possono ammirare la torre di Sant’Olaf, i resti della fortezza della Corona di Sant’Anna (Annen Kron).

   Ivangorod     La fortezza di Ivangorod

Questa fortezza fu costruita nel 1492 alla foce del fiume Narva, emissario del Lago Peipus, che oggi fa da confine fra la Federazione Russa e l’Estonia. In un certo punto prima della foce il fiume fa un’ansa intorno ad una collina che costituisce un vero e proprio promontorio sopraelevato sulla corrente. Qui fu costruita la fortezza di forma rettangolare con la porta sul lato minore a sudest. Essa ha poche torri di rinforzo in quanto per i mezzi dei tempi era imprendibile se si ricorreva ad assalti, dato che tre lati sono a strapiombo. Tuttavia erano gli anni in cui le bocche da fuoco cominciavano ad essere funzionanti ed efficaci e così la fortezza, alla fine della costruzione, risultò essere ormai fuori moda. Nel 1496 infatti fu conquistata dagli Svedesi e ricostruita secondo nuovi criteri. Dal lato est fu costruita una nuova fortezza quadrangolare attaccata ai muri della vecchia e furono aggiunte altre torri per le bocche da fuoco. è ancora una fortezza da esplorare perché ha un pozzo con passaggio segreto per l’approvvigionamento dell’acqua, ha una torre santabarbara ed altre particolarità. Oggi è possibile visitarla, ma bisogna avere un permesso speciale perché si trova in zona militare confinaria.

  Izborsk     Izborsk com'è oggi

Nella CTP per l’anno 862 quando si parla della “chiamata” di Rjurik dalla Svezia per regnare su Novgorod viene nominata questa città ad ovest del Lago dei Ciudi ed affidata ad uno dei fratelli di Rjurik, Truvor. La città vecchia si trova a ca. 30 km da Pskov sul fiume Obdekh. La città originale dove si trova la cittadella detta di Truvor è a ca. qualche km da quella attuale poiché nel 1303 essa fu abbandonata per una nuova posizione sul colle delle Gru. Quella primitiva era in realtà di pietra (e questa è una cosa nuova per il luogo, sconosciuta fino a qualche decennio fa), mentre la nuova cittadella fu prima di legno e poi ricostruita di mattoni e pietra, nel 1330. Nel XIV secolo con la pressione delle forze ostili alla Lituania (i Cavalieri Teutonici e i Portsapada) essa fu ricostruita e rinforzata con potenti torri, sono ben sei!, ancora in piedi. Una delle torri ha ancora riconoscibili alcune strutture di legno originali. Ha un pozzo per l’acqua accessibile col solito corridoio segreto con gli spalti coperti con tettoia.

         

Il lago Bianco

Lago Bianco

Monastero di San Cirillo su Lago Bianco. Il monastero fu fondato nel 1397 dal vecchio (aveva già 60 anni) venerabile Cirillo del Monastero moscovita di San Simone. Sembra che il santo abbia visto il luogo dove fondare il monastero in una visione. Alla storia di questo monastero sono legati i nomi di due principi in particolare: Basilio lo Scuro e Giovanni il Terribile. Infatti il monastero fu per lungo tempo usato come luogo d’esilio per i nobili moscoviti dei quali il Gran Principe di Mosca voleva liberarsi per sempre o temporaneamente. I monaci si impegnarono a fondo per la propaganda della fede cristiana presso i locali finni, inventando persino un alfabeto per insegnare loro a leggere a scrivere. Il complesso è enorme ed è disposto su una riva del Lago Bianco a nord di Cerepovez, nella regione di Vologda (a ca. 130 km). Il monastero fu completato intorno alla fine del XVII secolo ed è diviso in tre zone con mura e porte di accesso interne. Ha tre porte d’entrata esterne e ben sei torri angolari. Gli spalti sono percorribili (quelli esterni son lunghi ben 6 km) e le torri sono ricostruite e ben tenute, tuttavia a causa di molti anni di chiusura forzata da parte del governo sovietico, il complesso è in manutenzione e molte parti devono ancora essere rimesse in ordine. Fra le torri è notevole quella detta della Città Nuova che ha 8 piani di altezza.

Koporie. Se si prende il treno da San Pietroburgo per Kinghisepp si può scendere alla piccola stazione di Koporie dove ci sono i resti della fortezza difesa da Alessandro Nevskii, oggi a ca. un centinaio di km dalla riva del mare Baltico. Nel 1240 infatti i Portaspada avevano costruito un avamposto alla conquista di Novgorod o almeno al controllo delle vie dei traffici novgorodesi. Il castello era interamente di legno e fu conquistata da Alessandro e trasformata in una vera e propria fortezza a guardia del mare. Il figlio di Alessandro Nevskii, Demetrio, nel 1279 la riprese e nel 1280 la fece rifare in pietra, ma i novgorodesi, per litigi con il principe di Vladimir, la dettero poi alle fiamme. Tuttavia, compresa l’importanza di aver un punto di controllo lungo la riva del mare Novgorod, la fece ricostruire. I resti che oggi si possono vedere si riferiscono però ad una ricostruzione del XVI  secolo, quando la Russia era in guerra contro la Svezia e quindi riadattata con difesa e attacco con bocche di fuoco. Le torri angolari hanno quasi sempre 6 file di feritoie per tirare e la porta è una possente costruzione con due torri dai due lati, garitte e scale per salire in cima, parte di legno e parte di pietra.

         

Ladoga la Vecchia

Ladoga La Vecchia

In questa città si può dire che sia nata la storia della Rus di Kiev. Questa città era originariamente un avamposto finnico costruito subito dopo il salto che il fiume Volkhov fa prima di versarsi nell’immenso Lago Ladoga. Il nome del lago era nell’antichità Nevo, come il nome dell’emissario che oggi attraversa San Pietroburgo, la Nevà. Tuttavia il nome finnico Alode Joghi e cioè Fiume Basso fu subito adottato dai Variaghi che la trasformarono nel norreno Aldeighja e così passò al russo Ladoga. Ad ovest la città non è visibile per chi viene da Occidente perché è nascosta da un grande promontorio e vicino a questo “naso” di terra si costruì la fortezza variaga tutta di legno. Nel 1114 la fortezza venne rifatta in pietra e proprio qui qualche dieci anni dopo arrivarono altri Svedesi ora unificati nel Regno Cristiano di Uppsala che cercarono di impadronirsene per controllare i traffici di Novgorod. Furono sconfitti e per molto tempo non tentarono altri assalti. Almeno fino al 1313, quando la fortezza fu conquistata. Non per molto, perché Novgorod non poteva sopportare una vicinanza così pericolosa, e infatti gli Svedesi dovettero andarsene. Nel 1338 ci fu un altro attacco svedese, senza successo.

Ladoga fu ricostruita nel 1490, dopo la caduta di Novgorod nelle mani di Mosca. è una specie di pentagono con lati arrotondati, da tre lati circondata dalle acque del lago che essa domina da un’altezza di ca. 20 m.

Luzk (antica Lucesk). La cittadina è unita ad occidente di Kiev con una superstrada che dovrebbe poi continuare nel prossimo futuro per Lvov (ucraino Lviv) a ca. 300 km dalla capitale ucraina.

La fortezza dovette essere costruita in pieno territorio Drevljano già nell’VIII secolo d.C. e fu coinvolta nelle spedizioni tatare del 1200 verso la Volynia e la Lituania. Nel 1250 il generale tataro Burundai la fece radere al suolo, ma nel secolo dell’affermazione lituana il suo Cremlino (chiamato qui meglio Detinez) fu circondato da un muro di pietra merlato ed essendo localizzato in cima all’isola circondata dai vari bracci del fiume Styra fu chiamato il Castello di Sopra. I resti di oggi sono dei monconi di torri e parte della città sotto le mura.

Porkhov. La città fortificata era sulla foce della Scelon’, fiume immissario del Lago Ilmen dalla riva sud. Fu costruita intorno al XIII secolo su consiglio di Alessandro Nevskii dai novgorodesi per garantirsi una difesa per le infiltrazioni dei Cavalieri Teutonici da sud. La città fortificata ha una pianta tondeggiante ed è circondata dalle acque del fiume da tutti i lati. Doveva avere tre o quattro torri angolari e due porte con ponte levatoio. C’era anche una chiesa vicino alle mura sul lato nord. I camminamenti sono tutti coperti da tetto continuo a due spioventi e le porte hanno un’avamporta fatta con un doppio muro parallelo in modo che colui che entra deve prima attraversare lo stretto corridoio e solo dopo entra nello spazio interno. Le porte infatti sono opposte. Solo nel XIV secolo fu ricostruita (o meglio rinforzata) in pietra. Nel 1427 resistette ad uno spossante assedio da parte dei Lituani che volevano giungere con la forza a Novgorod.

   Tustan’ Tustan

Vicina a Leopoli (Lvov in russo e Lviv in ucraino) sui declivi dei Carpazi la fortezza sorge per chi giunge sotto di essa in mezzo a grossi sassi morenici coperti di scarsissima vegetazione. Essa riempie con la sua costruzione lignea la “valle” fra le due parti dei contrafforti di pietra. Fu fondata intorno al X secolo. La parte centrale a vista fu chiamata in seguito il Gran Sasso, mentre il Piccolo Sasso si trova sul lato est. La porta naturalmente ha un ponte levatoio e la parte abitata è sul Sasso Grande che finisce in un pinnacolo imbandierato. La fortezza non fu pensata come difesa, data la sua inaccessibilità, quanto invece come punto di osservazione della zona tutt’intorno. Sicuramente ebbe una piccola popolazione di artigiani e contadini ai suoi piedi e per raggiungere la fortezza esiste una strada tagliata nella roccia. Non lontana da Tustan’ ci sono altri resti di forti simili appollaiati sui sassi carpatici, proprio come nella zona svizzero-austriaca dei castelli di montagna.

 

   Mir    Il castello di Mir in una stampa dell'Ottocento

Si trova a pochi km da Minsk, capitale della Bielorussia, non lontana da Novogrudok nel fitto della foresta bielorussa ed è oggi meta di programmi turistici. Esso è stato ricostruito varie volte, cambiando molte volte di fisionomia e di materiale usato per la sua ricostruzione. Naturalmente qui è inutile dire che in principio fu fatto di legno e poi si passò alla pietra. La città fortezza sorgeva  lungo il fiume Mirouk da cui prendeva il nome (antica Mirkh). Esso è specialmente caratteristica perché fu abitata fino a poco tempo fa da zingari con i loro caratteristici costumi. A Mir si diceva che abitasse il loro re. Questi zingari però non erano nomadi, ma contadini e artigiani stabili. Mir rimase famosa per i mercati periodici dei cavallini lituani alle feste di San Nicola del 9 maggio e del 6 dicembre. Il castello conserva ancora ben 4 torri quadrate e merlate con le possenti mura e altri resti di pietra in decadenza.

Trakai (in russo Troki). è situato sul lago Galve poco a nord ovest di Vilnius. Esso rassomiglia moltissimo come concezione strategica al castello di Sirmione sul Garda perché, come questo, sorge in fondo ad una penisoletta legata alla costa del lago la una stretta lingua di terra. In realtà di castelli ce n’è due, uno sulla penisola più larga che racchiude uno specchio d’acqua chiamato lago Totorisku, ed è il più antico, dove risedette il grande Mindaugas intorno al 1200 e, se si prosegue lungo la strada che sottostà il castello antico verso nord (si chiama Strada dei Caraiti perché qui si insediarono gli Ebrei Caraiti che Vytautas, pronipote di Mindaugas, nel XIV secolo portò con sé dalla Crimea, si giunge ad una stretta lingua di terra in fondo alla quale c’è il castello più recente chiamato anche Castello dell’Isola. Questo castello a pianta composta quadrata e con un campo circondato di mura fortificate trapezoidale, è in mattoni a giorno. Il campo fortificato è separato da una motta dal corpo principale che poi è una torre a più piani abitabile, mentre le torri angolari sono a pianta circolare e a pianta quadrata.

 

   Sarkel    Sarkel

La fortezza di Sarkel (in russo Bielaja Vezha ossia Castelbianco) deve esser stata costruita dai Cazari (antico popolo dell’Anticaucaso) al risparmio e abbastanza in fretta poiché è senza fondamenta. Essa misura all’incirca 133x190 m, ed ha un sistema di fossati tutt’intorno. Sotto la fortezza si trova naturalmente il villaggio con i campi coltivati e le diverse officine d’arti e mestieri. Gran parte delle direttive “occidentali” sugli armamenti della fortezza non furono accettate, probabilmente per non spendere troppo e non far durare troppo a lungo i lavori, ma con gli ingegneri greci si trovava sempre un compromesso e così, fra i punti di vista cazari e quelli bizantini, ecco completarsi Sarkel.

Essa guardava il fiume Don, ma soprattutto il sud del suo spartiacque col Volga, dove quest’altro fiume forma la sua famosa grand’ansa, avvicinandosi al massimo, e controllava i traffici sia che passassero lungo la corrente sia che si trasferissero sull’altra riva per proseguire verso sud (o nord).

Nei Bizantini, come abbiamo sempre ripetuto, risiedeva qualche speranza di riuscire a convertire alla religione cristiana, e quindi collegare politicamente la Cazaria, e proprio in quest’occasione, nel piano della fortezza fu costruita anche una chiesa, fuori le mura… pur mai completata!

Cittadella di Zimljanskii

Sulla riva opposta dov’è Sarkel, c’è un’altura chiamata in russo Cittadella di Zimljanskii. Nel 1958 fu permesso dall’autorità sovietica di scavare qui alla prof.ssa Pletnjova che riuscì, sulla base degli scavi fatti, a disegnare chiaramente la pianta e l’impianto costruttivo della fortezza.

Essa si trova appunto su un’altura, circa di forma triangolare, in mezzo alle acque del Don con cadute abbastanza ripide su alcuni lati dove sono (o meglio, erano) situate le torri d’osservazione. Sono rilevabili grossi blocchi di pietra arenaria da base e da difesa esterna delle mura. All’interno della fortezza poi ci sono le tracce (i resti bruciati) delle jurte dei turchi nomadi, dove evidentemente abitavano i cazari ed i loro uomini. Dalle analisi risulta che la “cittadella” non va oltre l’VIII secolo e che, quando Sarkel fu costruita, quest’avamposto ormai non funzionava più.

Il Vallo Serpentino. Esso è una sorta di limes confinario dal tracciato serpentiforme, cominciato verso il II secolo d.C. e completato o ricostruito nel VII, ed usato poi per lungo tempo, fino alle soglie del X.

Il Vallo aveva un’altezza di ca. 12 m. di armature di legno di quercia e il suo scopritore, l’archeologo G. M. Filist, lo descrive come svolgentesi lungo la linea Zhitomir-Kiev-Dnepropetrovsk-Poltava- Mirgorod-Priluki. Un lavoro titanico! Dai reperti c’è la conferma che lungo questo Vallo Serpentino, all’apparizione della prima organizzazione statale kieviana, si armasse addirittura tutto un sistema di segnalazioni ottiche con fuochi accesi alla sommità di torri alte speciali, innalzate sui kurgany esistenti! Non ci sono notizie più precise di questo vallo nella la CTP perché evidentemente, per varie vicissitudini (i nomadi riuscirono a distruggerlo in varie parti) il Vallo decadde già alla fine del IX secolo e non venne più ricostruito, ma fu solo riparato in alcuni tratti, proprio da san Vladimiro.

Nelle Cronache di Bruno di Querfurt infatti si legge: «Quando (Vladimiro) non potè trattenermi oltre … con la sua druzhìna mi accompagnò per due giorni di cammino fino ai confini del suo regno, dove, a causa dell’ostilità delle popolazioni nomadi è rinforzato da tutti i lati con un lungo e possente vallo di legno» (il famoso Vallo Serpentino).

     

 

©2004 Aldo C. Marturano

  


indietro

Torna su

Medioevo russo: indice

Home

avanti