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             MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 9


  

  Pianta del castello di Ljubec'

      

La prima menzione che abbiamo di questa cittadina è del tempo di Oleg, principe variago disceso da Novgorod verso Kiev nell'882 d.C. Ljubec' si trova oggi ad un centinaio di km da Gomel' a nord di Kiev in Belorussia.

La cittadina è famosa perché Vladimiro Monomaco quando era principe di Cernìgov vi costruì il suo castello e in questo castello vi fu una famosa assemblea dei principi cugini per cercare di far rientrare le lotte che insanguinavano la Terra Russa dopo la morte di Jaroslav il Saggio, figlio di san Vladimiro l'evangelizzatore dei Russi (988-989).

Nel 1956-1960 il prof. Boris A. Rybakov vi condusse degli scavi sistematici e riuscì a ricavare tutti i dati, affinché si potesse ricostruire un modellino in scala del castello stesso.

Diciamo innanzitutto che il castello fu costruito in legno e non in pietra o mattoni, proprio perché il periodo in cui il castello sorse, 1078-1094, usa ancora e con gran successo nelle Terre Russe il legno come materiale da costruzione. Infatti trovare pietra nella zona è cosa molto costosa e molto difficile a causa della mancanza di montagne vicine, mentre invece la tecnica millenaria della costruzione in legno a quei tempi offriva tutti i vantaggi necessari a rendere la fortezza difficilmente espugnabile.

Fu scelta la collina che fa più o meno da spartiacque ad un'ansa del Dnepr a nord di Kiev, alta più o meno una ventina di metri. La forma della collina è un rettangolo orientato all'incirca coi lati minori che guardano a nord e a sud e i lati maggiori che guardano ovest ed est. Il grande fiume scorre ai piedi della collina sul lato lungo ovest. Le dimensioni dello spazio occupato dal castello sono 30 x 100 m ca. e la sommità è stata spianata per accogliere le diverse costruzioni.

Prima di descrivere il castello e i servizi che esso aveva, è bene sapere come si costruivano le massicce mura che dovevano resistere agli assedi. Parliamo di muro, ma è inteso che si parla di mura di legno.

Una volta disegnato il perimetro del muro sulla terra, il capomastro lo duplicava parallelamente poiché i muri perimetrali da costruire erano due ad una distanza di circa 2-3 metri l'uno dall'altro.

Ad intervalli di 4-5 metri venivano disegnati i posti dove sarebbero stati infitti i rinforzi di sostegno, e negli angoli erano previste delle torri quadrate che servivano non solo come torri di sentinella per avvistare il nemico, ma anche per dare solidità alla struttura. Le torri però non erano solo negli angoli, ma ce n'era anche qualcuna in più lungo il lato lungo.

Quando il piano era pronto disegnato per terra si andava a preparare i tronchi. Di solito venivano scelti i tronchi di quercia che erano resistenti e difficilmente prendevano fuoco o si torcevano col tempo. Sfrondati, portati a diventare pali cilindrici regolari di lunghezza e di diametro, venivano leggermente scavati per la lunghezza su un lato solo. A parte si preparavano pali di 6 e 7 metri che invece venivano appuntiti col fuoco e infissi nei quadrati di rinforzo.Questi quadrati accoglievano in pratica 4 fori agli spigoli del quadrato di 80 cm-1 m di lato, nei quali venivano infitti verticalmente i quattro pali. I tronchi di quercia scavati venivano ora posti orizzontalmente fra un quadrato e l'altro, in modo che il tronco superiore si adagiasse nell'incavo del tronco inferiore e in modo che ogni tronco sporgesse un po' oltre sul lato del quadrato di rinforzo. Si impilavano dunque i tronchi fino a portarli ad un'altezza da terra di ca. 7-8 m.

Completato il muro perimetrale esterno si passava al suo gemello più interno, che risultava leggermente più basso di circa 1,5-2 m. L'intercapedine fra i muri gemelli veniva riempita di terra e detriti fino al colmo, rispetto al muro interno. In questo modo si lasciava libero, dopo averlo ben compattato, un sentiero con un parapetto solo dalla parte esterna del muro. Le pareti a vista del muro erano di solito coperte con fango e argilla e talvolta anche tinte a colori vivaci.

Le torri erano quadrate e il lato esterno era parte del muro perimetrale. Erano costruzioni coperte da un tetto a quattro spioventi posti in ordine piramidale. Nella parte superiore queste torri avevano delle dimensioni leggermente più grandi del resto, in modo da avere una specie di balcone tutt'intorno ai quattro lati cieco e aggettante, con dei fori sul pavimento del balcone per permettere di guardare giù fuori delle mura, senza pericolo. Le porte di entrata (o di uscita) erano ricavate fra due torri affiancate, talvolta anche unite fra di loro (non è il caso di Ljubec') ed erano non porte incardinate, ma a saracinesca, cieche o con grata.

Il Castello di Ljubec' prevedeva un palazzo del principe chiamato più comunemente terem o semplicemente palazzo (dvorez in russo) a più piani, una chiesa, gli alloggiamenti per gli armigeri, il bagno caldo (la banja russa simile alla sauna finlandese, indispensabile per i russi di ieri e di oggi), i depositi per il cibo e per le bevande fermentate, una torre interna che faceva da carcere e gli alloggiamenti per le guardie, le stalle per i cavalli, un orto, un pozzo per l'acqua potabile, un forno per le cucine e vari ambienti per riporre armi, valori etc. Molti ambienti erano anche sotterranei ed erano accessibili, alcuni solo dal terem, altri anche dal cortile interno che veniva tenuto libero per le esercitazioni militari o per le processioni sacre.

Lungo il lato che guarda il Dnepr era prevista una torre mediana oltre le due agli spigoli del rettangolo ed era proprio quella dove si preparava il riscaldamento e quindi con depositi di legna e di acqua e camere quadrate per il bagno collettivo. Questa torre era chiamata istobka ed era alle spalle della chiesa, che invece occupava la posizione centrale della fortezza.

Il lato con la porta verso l'esterno si trovava a sud sul lato corto e qui, oltre le due torri angolari, c'era una torre in più che faceva da contrafforte insieme a quella angolare per sostenere la porta a caduta. Questa parte del muro era un po' più in basso di quota rispetto allo spiazzo centrale e continuava a deprimersi fino a raggiungere il livello del fossato sottostante, che correva lungo il lato lungo interno del castello.

Il cammino dal fossato alla fortezza era anch'esso affiancato da mura, ma semplici e degradanti e paralleli lungo i lati della strada. Questi due muri finivano in una torre più piccola che sosteneva il sistema di argani per manovrare un ponte levatoio che permetteva di passare sul fossato ed entrare nel territorio cittadino. Il ponte veniva aperto all'alba e chiuso all'imbrunire.

Ritorniamo all'interno. Di fronte al terem c'era la chiesa e all'interno di questa, oltre al vestibolo e all'aula delle cerimonie e all'iconostasi, c'era probabilmente un piccolo ospedale. 

L'entrata della chiesa guardava direttamente l'entrata del terem. Questa costruzione era di forma rettangolare e correva lungo il lato lungo est occupando in lunghezza ben 25 m! Al livello del cortile aveva un porticato e sul porticato un balcone coperto con accessi all'interno, nella camera prevista per l'accoglienza degli ospiti d'onore e per le altre cerimonie, come banchetti e feste speciali, che il principe teneva con gli intimi e i suoi famigliari, la gridniza. In fondo alla gridniza c'era una pedana e il trono del principe, e a lato la scala che dava accesso al piano superiore. 

La parte centrale della costruzione poi continuava ad estendersi in altezza fino al terzo piano dove erano gli appartamenti del principe. 

Era prevista anche una scala a chiocciola laterale che portava ai piani, ma dall'esterno.

Il tetto oblungo culminava con pinnacoli sui quali sventolavano le bandiere del principe stesso, che probabilmente dovevano raffigurare dei visi di santi e del Cristo. A pian terreno c'era il gran salone del vestibolo o seni dove si tenevano gli incontri minori.

Alcuni servizi sono da mettere in particolare rilievo: sono stati trovati dei grandi calderoni di rame che venivano messi su fosse fatte nel terreno, nelle quali si accendeva il fuoco per riscaldare fino all'ebollizione olio o acqua da versare sugli assedianti. 

Si sono trovate celle speciali per l'isolamento punitivo fatte come delle buche cilindriche nel terreno alte circa due metri e larghe poco più di 80 cm. In queste buche veniva posto il prigioniero che in pratica non poteva muoversi e doveva stare in piedi. Gli veniva dato da mangiare dal di sopra e poi veniva coperto come una botola. I rifiuti personali ed altro restavano con lui finché non veniva ripulito. 

Ogni ambiente abitato ha la sua stufa in un angolo, la cosiddetta pec'ka

Accanto al palazzo del principe sul lato sud c'era anche una scala nascosta (Vratà Vdonye) che portava direttamente all'acqua del fossato, per le comunicazioni segrete o private e notturne. E non è l'unico passaggio nascosto perché si sono trovati vari passaggi segreti che vanno da un lato all'altro del castello e corrono sotto lo spiazzo centrale. 

Il porticato in fondo al lato sud ha anch'esso una pec'ka perché sul porticato il principe amministrava la giustizia o riceveva gli ospiti che non ammetteva nella gridniza.

Si è calcolato che tutto il castello accoglieva e faceva vivere circa 250 persone, e dalla grandezza dei depositi di bevande e di alimenti si può stimare che senza apporti esterni si poteva vivere per oltre un anno.

Il Castello nel 1147 fu saccheggiato e dato alle fiamme e dimenticato dal tempo fino alla spedizione archeologica di Rybakov.

 


  

     

©2003 Aldo C. Marturano

      


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