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FIUMEDINISI, RESTI DEL CASTELLO

a cura di Giuseppe Tropea

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I bastioni murari settentrionali del castello; in basso i resti del mastio, visti rispettivamente dall'esterno e dall'interno.

 

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Fiumedinisi  Fiumedinisi


 


Epoca: fine XII secolo.

Unità di paesaggio: Peloritani orientali, collina a 743 m. s.l.m.

    

Cenni storici.

Attestazioni documentarie raccontano compiutamente la recente storia del castello e dell'annesso borgo sottostante. Il 28 settembre 1197 Enrico VI, padre di Federico II, muore a Fiumedinisi in seguito ad una tragica fatalità (si ritiene a causa di un blocco intestinale causato dall'aver bevuto l'acqua fredda del fiume, subito dopo una movimentata battuta di caccia). Nel 1271 l'abitato è attestato come casale e nel 1296 è già feudo del miles Ruggero de Vallone da Messina. Nel 1354 Flumen Dionisyi, insieme con il castello, viene conquistata dal miles Giovanni Saccamo e l'anno seguente riconquistata dal conte di Aidone. Re Federico IV, nel 1357, concede il casale e la fortezza a Giovanni Mangiavacca capitano e castellano di Francavilla, insieme al casale di Limina. Ancora, in questo interminabile passaggio di consegne, Tommaso Romano Colonna riceve l'abitato dal re Martino e dalla regina Maria nel 1392. Finalmente, l'abitato di Fiumedinisi ed il castello rimarranno in mano ai Colonna Romano sino all'abolizione del feudalesimo.

  
Descrizione unità topografica

Il castello trova posto sulla sommità di una rocca dall'eccezionale posizione strategica. La visuale che si gode dalla vetta è eccezionale; è, infatti, possibile mantenere sotto costante controllo il mare e la costa per una distanza di miglia e miglia. Il castello attualmente giace in stato di avanzata rovina. Il suo equilibrio statico è in parte compromesso, intere sezioni della cinta muraria rischiano concretamente di franare a valle.

La fortezza possiede una pianta poligonale irregolare. Nel suo interno si possono distinguere, presso il lato meridionale, creste murarie inerenti, probabilmente, a pareti divisorie degli ambienti interni. La porzione settentrionale è la meglio conservata: in essa si possono distinguere gli imponenti resti del mastio, nell'angolo nord-orientale, con alcuni ambienti sottomessi, e, a nord occidente, l'ingresso principale del castello. Il lato occidentale risulta per buona parte interrato, mentre quello orientale presenta una grossa porzione della cinta muraria sganciata dalla muratura ed adagiata, alla meno peggio, sul bastione, con conseguente rischio di crollo. Presso il lato meridionale è presente una cisterna di grandi dimensioni e dalla profondità approssimativa di circa m. 5. In ultimo la cinta muraria presenta ancora tracce superstiti dei camminamenti di ronda.

La sommità della rocca offre una conformazione geomorfologica irregolare: in essa, infatti, si aprono caverne di medie e piccole dimensioni solo in parte esplorate. Attualmente, a causa del dissesto idrogeologico, alcuni fori nella roccia apertisi all'interno del castello, provocano una continua tracimazione di materiale edilizio ai piedi della rocca medesima.

La sommità del monte, che ospita la fortezza, ha assunto nei secoli il meritatissimo nome di Belvedere. In realtà il massiccio roccioso compie una brutta discesa in direzione est, dove, tramite un dislivello di circa 200 metri, si stende una ulteriore estesa piattaforma. Essa sorge isolata dal territorio circostante grazie alla presenza di grandi pareti a strapiombo che isolano il luogo lungo i lati orientale e meridionale. Un piccolo sentiero permette di accedervi da nord, evitando così di passare per il Belvedere, posto ad ovest.

Nonostante questo luogo possieda il nome di Castellaccio, non è stato possibile individuare alcuna relazione tra il toponimo e la relativa area. Dalla fortezza di Fiumedinisi non si nota alcuna presenza di ruderi che possano richiamare all'esistenza di una torre o di un piccolo forte secondario. Non si esclude, comunque, l'esistenza di una struttura del genere in tempi passati. Adesso vi è il grande sospetto che la piattaforma rocciosa ai piedi del castello, in tempi di gran lunga più antichi, ospitasse l'antico abitato greco indigeno di Fiumedinisi, la cui acropoli, con buona probabilità, esisteva ove adesso sorge l'imponente fortezza.

    

Bibliografia

Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Gregorio C., I tesori di Fiumedinisi, Messina 1988; San Martino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, 10 voll., Palermo 1924-1941.

   
  
  

© Copyright 2003/2012 Archeoambiente e Giuseppe Tropea, testo e foto; pagina pubblicata nel sito http://www.ipaesaggi.it/castelli.htm, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

     


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