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MARCO BRANDO

 

Il primo fu Urbano II

 

Il papa della prima crociata fu il primo papa a visitare Bari, mentre si costruiva la basilica di San Nicola

 

 

Benedetto XVI, ovviamente, non è il primo pontefice che giunge a Bari. Giovanni Paolo II, ad esempio, c'è stato nel 1984 (mentre Paolo VI nel 1966 visitò Taranto e l'Italsider). Ma qual è stato il primo Papa a mettere piede nel capoluogo pugliese? Difficile mettere la mano sul fuoco per quel che riguarda i pontefici precedenti l'anno Mille. Per avere una documentazione certa, dal punto di vista degli storici, bisogna tornare indietro di novecentosette anni.

Ed ecco Urbano II, famoso soprattutto perché nel Concilio di Clermont (25 novembre 1095) proclamò la prima Crociata: per la cronaca, morì il 29 luglio 1099, pochi giorni dopo la presa di Gerusalemme. Egli giunse a Bari due volte, prima del 1089 e poi nel 1098. Due anni importantissimi: l'uno sancì il rapporto strettissimo, e mai interrottosi, tra la città e San Nicola; l'altro vide svolgersi proprio nella Cripta del Patrono un Concilio che evidenziò la profonda spaccatura tra la Chiesa romana e quella greca: un nuovo avvio dello scisma tra cattolici e ortodossi.

Urbano II non era un Papa italiano, come non lo è il nostro Benedetto XVI. Se quest'ultimo è tedesco e si chiama Joseph Ratzinger, egli era francese e si chiamava Ottone di Lagery (o Oddone). Fu papa dal 1088 alla sua scomparsa, il 29 luglio 1099. Nacque intorno al 1040 da una famiglia nobile, a Lagery, nei pressi di Châtillon sur Marne. Era arcidiacono di Reims quando, sotto l'influenza di san Bruno, suo insegnante, lasciò l'incarico ed entrò nel convento di Cluny, dove diventò priore. Nel 1078, Gregorio VII lo convocò in Italia e lo nominò cardinale di Ostia. Ottone fu uno dei maggiori sostenitori delle riforme gregoriane, in particolare come legato pontificio in Germania, durante la controversia con Enrico VI.

Una volta eletto per acclamazione papa a Terracina l'8 marzo 1088, non ebbe vita facile: dovette fare i conti con il potente antipapa Clemente III, che si era appropriato della Cattedra di San Pietro a Roma. Tanto che riuscì a raggiungere Roma solo nel novembre del 1088 e, sebbene scortato dalle truppe normanne, dovette rimanere confinato entro l' Isola Tiberina, a causa dell'antipapa che addirittura gli pronunciò contro la scomunica, nel gennaio 1089. Nell'aprile successivo Urbano II a sua volta scomunicò di nuovo Enrico IV, Clemente III e tutti i loro alleati.

Storie d'altri tempi, in cui il pontificato era conteso in maniera a dir poco esplicita. Fatto sta che Urbano II s'incrociò indissolubilmente con la storia di Bari e con il culto di San Nicola. Come? Ce lo ricorda il professor Raffaele Licinio, docente di Storia medievale nell'ateneo barese e direttore del Centro studi normanno svevi: «Prima che nel 1087 fossero portate a Bari le reliquie di San Nicola trafugate a Myra, in Turchia, da un manipolo di marinai baresi, la cattedrale c'era già. Non c'era invece la basilica. All'epoca Ursone, l'arcivescovo, stava soprattutto a Canosa. E il potere politico e sociale a Bari era conteso tra un ceto di proprietari terrieri, molto legati a Ursone e alla cattedrale, e un ceto emergente di commercianti. È una semplificazione ma rende l'idea».

Poi: « Quando nel 1087 arrivarono a Bari, via mare, le reliquie di san Nicola, i traslatori fecero capire che non sarebbero dovute finire nella cattedrale: era lì, ed è lì che c'è tuttora, la cattedra dell'arcivescovo.
Uno sgarro nei confronti di Ursone, accusato di non aver assolto al ruolo di guida allora attribuito agli arcivescovi».

E lo sgarro come fu risolto? «I traslatori si rivolsero ad Elia, abate del monastero benedettino. Fu il primo conflitto tra la cattedrale e la basilica, sebbene non fosse ancora stata costruita. Ursone cedette all'idea di un nuovo edificio. Quando quest'ultimo morì, nel 1089, Elia fu eletto arcivescovo, diventando il primo elemento di unità, perché era anche il costruttore della basilica». Un successone, che il primo ottobre 1089 fu suggellato proprio da papa Urbano II, che consacrò la cripta di San Nicola, collocando di persona le reliquie nell'urna, sebbene la basilica non fosse stata terminata. Morale: il santo era così forte che persino la Chiesa ufficiale gli rendeva omaggio.

Nel 1098 Urbano II tornò per celebrare proprio nella cripta il Concilio di Bari: il novecentenario è stato celebrato dal 30 settembre al 4 ottobre del 1998, quando era arcivescovo della diocesi barese monsignor Mariano Magrassi.

Dal punto di vista storico, questo avvenimento ha ancor più rilevanza del precedente omaggio a San Nicola. Tuttavia proprio la fama del santo di Myra starebbe dietro la scelta di svolgere quel concilio a Bari. Perché? Ben presto il Santuario, sebbene limitato alla famosa cripta, era divenuto uno dei più celebri del Medioevo cristiano, soprattutto tra le popolazioni dell'Italia centro meridionale e quelle dell'Oriente europeo, ove il patrono dei fanciulli e dei naviganti è tuttora venerato dai cristiani ortodossi. Questa circostanza indusse probabilmente le gerarchie ecclesiastiche a scegliere proprio san Nicola come testimone del Concilio, ove si scontrarono per la prima volta, sul fronte teologico, i sostenitori della Chiesa di Roma e quelli della Chiesa d'Oriente. Uno «scontro» cui partecipò anche il futuro Papa Pasquale II e in cui svolse un ruolo fondamentale il maggiore pensatore del tempo: sant'Anselmo d'Aosta, vescovo di Canterbury. Il Concilio mise a confronto vescovi greci e latini su varie questioni dottrinali, come il cosiddetto «Filioque», cioè l'aggiunta al credo operata dalla Chiesa romana verso il 1022. Così, dinanzi al Santo amato da tutti e diventato nel frattempo patrimonio della città di Bari, dibatterono occidentali e orientali.

L'esito? Non fu un successo, tanto che la divisione delle chiese non si è ancora risolta. Tuttavia, quel Concilio sancì il ruolo assunto da Bari: un ponte fra Oriente e Occidente. Soprattutto grazie a un santo come Nicola, ancora così importante sia per i cristiani dell'Ovest sia per quelli dell'Est.

 

Marco Brando

 
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