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LA CASA EDITRICE

Mariateresa Fumagalli Beonio, Federico II. Ragione e fortuna, Laterza, Roma-Bari 2004.

Sullo sfondo di un’epoca di grandi mutamenti, la storia di una avventura politica e intellettuale straordinaria: le vittorie e le sconfitte, i progetti, i sogni e i tradimenti di una personalità storica entrata nella leggenda.

«La figura di Federico ha attirato in modo straordinario l’attenzione, affascinata o inorridita, dei suoi contemporanei e di coloro che vissero subito dopo il grande Svevo. Di fronte al cumulo delle fonti, il rischio è dunque quello dei borgesiani cartografi dell’impero cinese che ossessionati dall’assoluta precisione finirono per disegnare una mappa 1:1 del territorio. Resta ancora invece da fare in parte la ricostruzione delle relazioni e del confronto tra Federico e il suo mondo, quel cinquantennio a cavallo fra i due secoli, il XII e il XIII, in cui l’Europa apre gradualmente le sue città e le sue scuole a un ‘sapere nuovo’, a maestri che insegnano “con nuovi modi e nuove ragioni nuove discipline”, a una visione del mondo naturale ed etico che cambia lo stile della vita collettiva e individuale». 

Dalla Premessa


LA PRESENTAZIONE:
Bari, martedì 9 novembre 2004, Libreria Laterza. Intervengono Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Raffaele Licinio, Enzo Quarto.

GIACOMO ANNIBALDIS

 

Federico II

 

Una fortuna conquistata

 

   

Nacque sotto un'ottima stella Federico II, il «puer Apuliae». Basterebbe un episodio a convincerci (se ce ne fosse ancora bisogno!): il colpo di fortuna sotto le mura di Costanza. Il giovane sovrano era andato in Germania per ristabilire il suo potere e la sua autorità contro il rivale Ottone di Brunswick eletto imperatore alcuni anni prima; giunto presso la città tedesca precedendo l'avversario di alcuni giorni, la trova tutta in festa pronta ad accogliere sontuosamente Ottone e sdegnosamente blindata nei suoi confronti. È l'arcivescovo Berardo di Bari a convincere il vescovo di Costanza a ricevere con tutti gli onori il giovane svevo e non Ottone.

Questo incredibile rovesciamento di fronte - uno dei tanti ai quali Federico è già abituato e che ancora gli gioveranno in futuro - ce lo racconta ora Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri nel volume Federico II. Ragione e fortuna (Laterza ed., pp. X-301, euro 19,00). Non a caso il libro punta, già nel titolo, sull'elemento «Fortuna»; e dalle prime pagine ci mostra il ventenne re svevo trionfare contro Ottone nel 1214 a Bouvines senza colpo ferire, perché la battaglia in realtà è vinta dal sovrano francese Filippo Augusto. D'altronde un intero capitolo è dedicato alle vicissitudini del giovinetto, «agnello tra i lupi», miracolosamente sopravvissuto agli intrighi, alle mire di tanti poteri ostili, alle varie insidie occorsegli dopo la prematura morte del padre Enrico VI e quella della madre Costanza d'Altavilla, miracolosamente indenne dopo le ribellioni dei popoli soggetti nonché quelle più pericolose dei baroni recalcitranti al dominio di un «bambino». Soprattutto illeso dopo la presa di Palermo da parte di Marcovaldo von Anweiler, il «pretendente» al trono che pure si impietosì e preferì non eliminarlo. La fortuna è dalla sua parte, ma certo Federico ha anche l'abilità politica di favorirla, con audacia, addirittura mostrando al mondo come vittorie quelle che in realtà erano sconfitte. Tutto ciò richiede una buona dose di «Ragione» (che è appunto l'altro asse su cui si snoda la ricerca della Fumagalli Beonio Brocchieri).

Si sentiva davvero il bisogno di una nuova biografia su Federico II. Non foss'altro che per risistemare tutto il materiale storico accumulatosi intorno al 1994, ricorrenza dell'ottavo centenario della sua nascita. La medievista - nota per le sue pubblicazioni su Eloisa ed Abelardo e, in genere, su un «Medioevo al femminile» - si è sobbarcato il compito, non senza qualche perplessità espressa in un teorico capitoletto finale, intitolato appunto «Scrivere una vita». E ci consegna in realtà - benché milanese, e si sa quanto Milano fosse stata la corifea dell'opposizione a Federico - una biografia simpatizzante, attenta soprattutto a scavare la «mentalità» in cui visse l'imperatore o che egli stesso provvide a mutare con il suo atteggiamento e le sue norme e leggi, acclamate ancora oggi per l'insolita modernità (il volume è corredato da appendici a cura di Claudio Fiocchi sulle crociate, sul potere del papa e il potere dell'imperatore, sul tiranno). Sotto questo aspetto si comprendono allora i capitoli dedicati essenzialmente ad alcuni personaggi che con Federico «convissero»: da Innocenzo III, il papa tutore, al figlio ribelle Enrico che l'imperatore sarà costretto a punire e a imprigionare e che si tolse la vita; dall'alleato e genero Ezzelino da Romano (gli aveva dato in moglie la figlia Selvaggia) raffigurato da una cattiva stampa come crudelissimo e feroce, al grande Pier delle Vigne, il fidato consigliere di una vita caduto infine in disgrazia nel triste tramonto dell'imperatore (che lo aveva fatto imprigionare e accecare, inducendolo infine al suicidio).

Fanno parte dell'ambito «Ragione», i vasti interessi di Federico: dalla caccia all'astrologia, dalle scienze (istituì l'università di Napoli nel 1224) alla poesia, di cui fu anch'egli cultore insieme al figlio Enzo; dai castelli, che ancora oggi celebrano «con un impatto visivo straordinario le idee fondamentali della sua regalità», alle leggi delle «Costituzioni melfitane».

La Fortuna girò drasticamente la sua ruota negli ultimi anni di Federico: il figlio Enzo prigioniero, la seconda scomunica, un nuovo papa avverso, la scomparsa tragica di Pier delle Vigne, e infine una morte alquanto improvvisa a Castel Fiorentino, secondo un temuto oracolo che prevedeva la sua fine «sub flore».

Non tutto poteva essere detto (o ridetto) su Federico, e qualche cultore del mitico sovrano troverà innegabili lacune (a noi sarebbe piaciuto sapere da una studiosa del Medioevo al femminile qualcosa in più sulle donne e le figlie dell'imperatore). Ma la storia - sostiene giustamente Fumagalli Beonio Brocchieri sulla scorta di Montale - è «una rete a strascico con qualche strappo e più di un pesce sfugge». Ovvero è una rete a strascico che a volte coglie oggetti in realtà - o solo apparentemente? - avulsi dal tema: come ci sembra l'iniziale discorso sul concetto di «guerra giusta», elaborato nella cristianità: interessante per noi moderni, ma quanto inerente alla vicenda di Federico?

 

 

Giacomo Annibaldis

 

 

 
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da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 7/11/2004

 

  

 

 

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