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     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


       


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Claudio GALENO

Nato a Pergamo (130-200 d.C.), Claudio Galeno26 fondò una teoria della medicina che riformulò i principi ippocratici e si protrasse e perdurò nell’epoca medievale. Medico imperiale a Roma, è considerato il più grande medico dell’Antichità dopo Ippocrate. Dichiarava: «Lo scopo dell'arte medica è la salute, il fine è ottenerla».

A sinistra, fig. 15. Collezione Bertarelli, Milano. Scena clinica. I procedimenti chirurgici descritti da Galeno, riguardanti la testa, gli occhi, le gambe, la bocca, la vescica, ed i genitali erano ancora praticati nel XVI secolo. A destra, fig. 16. Ritratto di Galeno secondo una xilografia (Les oeuvres d’Ambroise Paré, Parigi 1579).

L’istruzione di Galeno fu eclettica e sebbene la sua opera fosse prevalentemente in biologia e medicina, fu anche conosciuto quale filosofo e filologo. In particolare riteneva che la filosofia fosse parte indispensabile degli studi di medicina.

Il medico doveva conoscere il disprezzo del denaro e spesso accusò i colleghi di avarizia. La sua prima attività fu quale chirurgo dei gladiatori a Pergamo. Dopo quattro anni emigrò a Roma dove godette di una brillante reputazione, tanto da divenire il medico dell’imperatore Marco Aurelio, di Lucio Vero e di Settimio Severo.

Galeno descrisse la dottrina dei quattro temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico, bilioso), che influenzerà per molti secoli la medicina, e la dottrina del pneuma (il respiro e il tono) come essenza della vita nelle sue tre forme: psichica, che ha sede nel cervello e percorre i nervi; vitale, che ha sede nel cuore e si dirama nelle arterie; naturale, che risiede nel fegato e circola nelle vene.

Rimase l’autorità medica indiscussa per più di mille anni: infatti da quando morì, nel 203 d.C., seri studi di anatomia e fisiologia si arrestarono. Sebbene non fosse cristiano, nei suoi scritti appaiono il credo in un solo dio ed il concetto che il corpo sia strumento dell’anima.

Egli non fece solamente progredire la conoscenza dei dettagli anatomici, ma valorizzò per primo anche l’esperimento morfologico per l’interpretazione funzionale dei singoli organi. Ampliò e approfondì la metodica fisiologica, ma finì per lasciarsi dominare dalle interpretazioni mitico-speculative dell’epoca, ricorrendo anche a tre ipotetiche forze spirituali (animale, vitale e naturale) per spiegare il finalismo dell’organismo27

Galeno si battè con decisione contro l’imperversare delle scuole che, in ultima analisi, stavano portando la medicina verso un periodo di decadenza ergendosi ad arbitro di tutto lo scibile medico. Dal  momento che diede anche particolare valore alla clinica ed alla patologia, si può certamente dire che fu l’artefice della più completa forma di medicina mai concepita fino a quel momento.

 

 

Fig. 17 - Illustrazione di manoscritto XIV sec. La teoria umorale basata sui principi di Empedocle, con i quattro elementi costitutivi: terra, aria, fuoco e acqua.  Analogamente i quattro umori nell’uomo erano flegma (freddo-umido, che proveniva dal cervello), sangue (caldo-umido, dal cuore), bile gialla (caldo-secco, dal fegato) e bile nera (freddo-secco, dalla milza), che dovevano essere in corretta proporzione fra loro. Altrimenti si determinava un umore predominante: in senso orario: flemmatico, sanguigno,  melanconico e collerico. 

Le parti più minuziosamente trattate furono l’osteologia e la neurologia. Scoprì la differenza tra nervi motori e sensitivi, distinse le lesioni degli emisferi cerebrali da quelle del cervelletto, valutò la funzione escretrice dei reni, la circolazione fetale e si occupò particolarmente degli organi di senso. Si soffermò inoltre a lungo sulla funzione circolatoria che, nonostante grossolani errori, avrebbe formato un caposaldo della fisiologia medievale fino al Rinascimento; i suoi punti fermi erano i seguenti: il fegato è il centro del sangue venoso, il cuore di quello arterioso; il cuore destro e quello sinistro comunicano tra loro; il sangue si esaurisce negli organi; le vene polmonari portano sangue sporco ai polmoni e lo riportano purificato al cuore28.

Il pneuma, che è l’essenza della vita, è di tre qualità: “pneuma psychicòn” (spirito animale) che ha sede nel cervello; “pneuma zoticòn” (spirito vitale) che risiede nel cuore; “pneuma physicòn” (spirito naturale) che ha sede nel fegato. Il corpo non è che uno strumento dell’anima e per tale concezione le sue osservazioni anatomiche furono considerate come canone assoluto e non criticabile. La sua posizione rimase inattaccabile per secoli29.

Galeno inserì peraltro nella sua dottrina una gran quantità di termini astrusi, suddivisioni spesso artificiose, cause e concause, portando talvolta la formulazione della diagnosi in un campo puramente astratto tramite sillogismi aristotelici senza dar luogo all’esame diretto del malato.

Il suo genio fu evidente negli esperimenti condotti sugli animali, allo scopo di comprendere la fisiologia umana. In diciassette libri descrisse le funzioni dei reni, dei muscoli, della spalla, dei nervi del collo e della interruzione della voce dopo resezione del nervo laringeo ricorrente.

Cercò di capire la funzione e la finalità di ogni singola parte dell’organismo, anche se sezionò più che altro corpi di animali (principalmente maiali, cani, bovini e scimmie). Di conseguenza, al confronto con l’uomo riportò incredibili errori ed inesattezze, commessi forse per rispondere ad esigenze razionali, che si perpetuarono fino a Vesalio, l’anatomo del XVI secolo30. Egli non fu un anatomico nel senso moderno del termine, bensì un pratico.

Concepiva l’anatomia e la fisiologia unicamente quali cardini scientifici della medicina. Come tale fu l’ultimo anatomico per oltre un millennio31.

In clinica fu invece assai minuzioso: era in grado di spiegare fatti e fenomeni che sfuggivano ai medici della sua epoca.

Fig. 18. Ippocrate, Galeno e Avicenna. Illustrazione su legno da una edizione veneziana del 1520.

Degna di essere ricordata è la diagnosi differenziale tra emottisi, ematemesi e sputo sanguigno da epistassi; descrisse inoltre vari tipi di febbre, i sintomi dell’infiammazione e sottolineò l’importanza dell’esame delle urine e della valutazione del polso di cui distinse non meno di 40 varietà. Galeno fu poi il primo vero esperto di medicina legale: si occupò di morti vere ed apparenti, iniziò la pratica della docimasia idrostatica polmonare per constatare, in caso di sospetto infanticidio, se il feto avesse o no respirato, e delle simulazioni delle malattie.

Ogni medicamento doveva essere di provata efficacia e prescritto per una ragione plausibile; conosceva quasi 500 sostanze semplici di origine vegetale e una vasta gamma di origine animale e minerale. Tra quelli composti i più famosi erano la picra (purgante amaro a base di aloe) e la hjera (purgante sacro a base di coloquintide). Frequente era anche il ricorso al salasso.


Medicina post-galenica

Generalmente con la morte di Galeno si rappresenta la chiusura del periodo aureo della medicina romana, anche se per almeno altri tre secoli la scienza medica sarebbe stata ancora sulla cresta dell’onda. Dopo Galeno, ad ogni modo, si sviluppò una sorta di dogmatismo e uno sterile canonismo portato avanti da figure a volte degne di nota che tuttavia non aggiunsero nulla di nuovo a quanto già era noto.

Oltretutto iniziò la tendenza allo sconfinamento del conoscibile nel campo dell’inconoscibile, caratteristica peculiare della successiva medicina nel Medioevo. Da ricordare Leonida di Alessandria (studiò la filaria e fu esperto negli interventi su ernia e gozzo), il famoso chirurgo Filagrio e suo fratello Poseidonio (si occupò delle malattie del cervello descrivendo molto accuratamente i deliri acuti, gli stati comatosi, quelli catalettici, l’epilessia e la rabbia).

 

MEDICINA BIZANTINA

La cultura si trasferì ad Oriente, in seguito allo sviluppo dell’Impero Bizantino. Analogamente le arti e la Medicina stessa al loro seguito trovarono nuova e fertile area di diffusione. La Chiesa ebbe parte preponderante ed infatti i primi medici si formarono con tale propensione32.

Si possono ricordare in particolare i fratelli medici COSMA (Cosimo) e DAMIANO che, di origine siriaca e poi operanti in Cilicia, guarivano con l’aiuto della fede.

Fig. 19.  I SS. Cosma e Damiano, che furono martirizzati nel 303 a Ciro (Kyros, in Siria), sotto Diocleziano, da Lisia, governatore della Cilicia, insieme ai loro fratelli Antino, Eupreprio e Leonzio, prima di salire agli altari della santità. Essi sono da allora considerati i Santi protettori di medici, farmacisti. barbieri, parrucchieri, dentisti e chirurgi. Inoltre sono patroni della Boemia.

Molti altri santi ebbero virtù risanatrici e furono (e sono) oggetto di specifica venerazione: san Rocco e san Sebastiano (peste), san Giobbe (lebbra), sant'Antonio Eremita (ergotismo o Ignis sacer o Fuoco di S. Antonio) ed inoltre sant'Antonio da Padova (fratture, affezioni di stomaco e intestino), sant’Apollonia (mal di denti), santa Lucia (occhi).

Per meriti particolari si può ricordare il medico ORIBASIO (nativo di Pergamo, 325-403 d.C.), che divenne accompagnatore dell’imperatore Giuliano. I suoi libri Sinagoghe Mediche e Euporista furono testi di automedicazione ante litteram per lievi malattie o improvvisi accidenti.

Molti altri medici scrissero compendi e trattati, basati sulla cultura esistente e che furono utilizzati per i secoli a venire33. Così EZIO D’AMIDA (VI sec. d.C.); ALESSANDRO DI TRALLES (620 d.C.) per alcuni studi sulla patologia e la terapia delle malattie interne (frenite, malinconia, pazzia, malattie oculari, tratto respiratorio, pleurite, parassiti, gotta, dieta, ecc.); PAOLO D’EGINA (VII sec. d.C.) per malattie tricologiche, cervello, nervi, orecchi, occhi, naso, bocca, lebbra, pelle, ustioni, chirurgia generale (in particolare utero e mammelle), emorragie, veleni, farmacologia, ecc.

La peste si manifestò a Costantinopoli, sotto Giustiniano, nel 542, giungendovi dall’Egitto. Morirono in molte migliaia ogni giorno e si diffuse violentemente in più del 50% dell’Impero Romano d’Oriente. Si considera che tale pestilenza contribuì alla decadenza dell’Impero e quindi anche della medicina34. Il misticismo cristiano predicava la fede e contemporaneamente, a causa delle gravi ripercussioni politiche ed economiche, si ebbe anche il ritorno al culto di Esculapio.

Il dovere religioso ed etico di assistere i malati fu sempre più sentito come dovere del singolo e della comunità.

Iniziarono a fiorire ospedali pubblici ed il primo fu a Cesarea (370 d.C.) e poi a Roma (400 d.C.).

I primi ospizi furono chiamati xenodochia, nosocomia e brephotropia. Analogamente iniziarono a formarsi le prime facoltà mediche di tipo universitario.

La medicina, dopo essere stata mitologica e poi empirica, sacerdotale, sperimentale e filosofica, politica e igiene di Stato, diventa dogmatica sotto l’influsso del cristianesimo. Rimanevano ancora tradizioni teoriche e trattamenti terapeutici, veri o falsi che fossero, fondati su insegnamenti privi  di una valida e diffusamente riconosciuta critica scientifica o sperimentale.

Come tale si affaccia al Medioevo, con alcune certezze, tutte da verificare, e molti dubbi, in attesa di nuove (o ulteriori) verità.

 

(…segue…)  

 


26 Cosmacini, op. cit., p. 78.

27 Rothschuh, op. cit., pp. 1578-1581.

28 E. Hintzsche, L'anatomia galenica, Rivista CIBA, anno II, n. 11, pp. 347-354.

29 Castiglioni, op. cit., p. 199.

30 Tabella, Rivista CIBA, anno II, n. 11, p. 346.

31 Hintzsche, op. cit., pp. 347-354.

32 Castiglioni, op.cit., pp. 223-225.

33 Ivi, pp. 225-230.

34 E. Hintzsche, Vie di trasmissione dell'anatomia galenica, Rivista CIBA, anno II, n. 11, pp. 355-256.

   

   

©2003 Raimondo G. Russo

   


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