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a cura di Danilo Tancini

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Le immagini:  pag. 1    vicende e forme della basilica    forme e vicende del battistero


 

Veduta del battistero

 

     

Forme e vicende del battistero

Le origini del battistero di San Giovanni sono avvolte nel mistero. Le principali ipotesi di datazione del monumento, sulla base dell’analisi stilistica, sono due: l’Annoni (1835), il Garovaglio (1883), l’Argan e il Caramel lo vogliono dell’VIII o IX secolo; il De Dartein e il Porterò dell'XI secolo.

Le murature sono costruite con ciottoli fluviali legati da malta, blocchi di tufo nelle volte ed arricchite esternamente da decorazioni in cotto ad archetti ciechi. L’interno si sviluppa su due piani con usi differenti: al piano terra vi è il Battistero, al primo piano una cappella privata.

L’aula battesimale è a pianta centrale con 4 absidi; al centro la vasca per la somministrazione del battesimo ad immersione, è ricavata da una grossa macina probabilmente usata in una villa romana di cui rimangono tracce archeologiche sotto il monumento.

L’altare, rivolto ad est e realizzato nel 1999, custodisce una pietra sacra del VII secolo detta Chrismon a causa dei simboli cristiani incisi su di essa.

La volta era affrescata, ma l’unica traccia rimasta delle pitture crollate nel XIX secolo, è una piccola mano riutilizzata come riempimento di un buco nella parete che si vede entrando a sinistra.

Altre tracce di affreschi si trovano al piano superiore: nell’abside che volge a ovest.

Osservando attentamente l’interno dell’aula con la vasca battesimale, si nota che i quattro pilastri in muratura che reggono il matroneo si inseriscono nel volume in modo sgraziato e gli arconi soprastanti non hanno legame architettonico e stilistico con gli arconi delle absidi del piano terreno. Questo fa supporre che la costruzione del battistero di San Giovanni si sia svolta in almeno tre momenti successivi.

Come già detto, l’edificio non viene mai menzionato tra le proprietà della famiglia Beretta; si deve supporre, quindi, che sia rimasto in uso come centro di culto anche se, agli inizi del XIX secolo, le sue condizioni non dovevano essere tra le più felici. Le mura apparivano scalcinate e segnate da buche e crepe, mentre il tetto, sconnesso e in parte crollato, lasciava filtrare la pioggia; senza contare che dalle fondamenta fu asportata una grande quantità di materiale da usare nelle fabbriche edili della zona.

La situazione andò sempre peggiorando fino al 1883, quando, in considerazione dello stato di fatiscenza dell’edificio, la Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Milano e Como decise il restauro conservativo.

Le opere consistettero nel consolidamento e nel ripristino della struttura esistente, nel completamento dell’intonaco ed in ricerche archeologiche tese ad individuare tracce delle origini del monumento.

Si procedette, inoltre, al ripristino dell’altare ed a collocare due gradini davanti al pronao per ovviare all’abbassamento del terreno causato dagli sbancamenti operati negli anni precedenti.

Nessun altro intervento sostanziale sarà operato da allora sull’edificio, ad esclusione della posa del pavimento, tuttora esistente, nel periodo del secondo dopoguerra.

 

Riferimento bibliografico: GALLIANO. 1000 anni di storia, Gruppo Arte e Cultura, Cantù 1995; dalla stessa fonte sono tratti i disegni.

       

     

   

©2002 Danilo Tancini

    


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