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PARRANO, CASTELLO

a cura di Luca Filippetti

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In alto, panoramica del borgo medievale di Parrano, versante Sud-Est. In basso, la passeggiata De Sanctis sotto la torre merlata alla ghibellina.

In basso, nell'ordine: un'inquadratura dal basso di Parrano; il tramonto; una visione intera del castello

 

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Epoca: inizi dell'XI secolo.

Conservazione: buona. Il castello si sviluppa su una struttura di cinque piani. La facciata principale è rivolta alla valle del fiume Chiani. Alle estremità sorgono due torri quadrate, con merlatura ghibellina. Quella più bassa un tempo era cilindrica. Nella parte posteriore, proprio a ridosso della piazza sorge una torre, ora mozza. Il castello ha subìto innumerevoli rimaneggiamenti, i più significativi dei quali si sono avuti nel Seicento, quando la struttura venne adattata a residenza signorile. I lavori interessarono anche tutto l’abitato del borgo. Il corpo principale del castello, che si trovava vicino alla chiesa davanti all’odierna torre dell’orologio, venne spostato più avanti. In quel punto si trovava l’antica piazza. Anche l’accesso principale venne cambiato. Infatti con la creazione di un terrapieno, fu realizzata la piazza attuale e l’arco di accesso, con forme baroccheggianti, in cui il millesimo fu inciso sulla chiave di volta (1693). L’accesso principale quindi venne spostato sulla nuova piazza con un grandioso bugnato a tutto sesto ed un atrio per il passaggio delle carrozze. Internamente, venne realizzata una scala elicoidale a collegamento di tutti i piani dell’edificio. Altri significativi rimaneggiamenti sono avvenuti negli anni Settanta del Novecento, quando il (marchese) Fantauzzi, lo fece restaurare dall’architetto Tommaso Buzi, liberando il castello dalle sovrastrutture apportate nell’Ottocento. Attualmente (2008) il castello è sottoposto ad ulteriori lavori di ammodernamento.

Come arrivarci: dall’autostrada Roma-Firenze (A1), si esce a Fabro e dirigendosi verso la SS71 per attraversarla, si imbocca la provinciale per Parrano. Il paese si trova a 10 km dall’uscita autostradale.

     

Cenni storici.

Il castello di Parrano sorge in posizione strategica fondamentale per il controllo della Valle del Chiani, il torrente che gli sottostà. Il territorio risulta abitato fin dal Paleolitico Superiore (36.000 – 10.000 anni fa). Ne sono testimonianza i numerosissimi reperti ritrovati nelle vicine “Tane del Diavolo”, cavità che si sviluppano lungo le pareti della Forra del torrente Bagno, affluente del Chiani.

Il luogo dove sorge il castello consiste in uno stretto promontorio che scende scosceso e ripido sopra un modesto pianoro, dove scorre il fiume Chiani. Alcuni studiosi ipotizzano che sul sito dove ora sorge il castello, un tempo fosse presente un insediamento romano. Infatti osservando la pianta del borgo, giusto dall’assetto viario emerge una ripartizione dello spazio a scacchiera, tipica degli accampamenti e castra romani. Nei dintorni del paese poi sono state trovate anche delle tombe etrusche, segno evidente della scansione classica del tempo storico romano antico.

Le prime fonti certe dell’esistenza della fortezza risalgono al 1118, anno in cui Guglielmo, vescovo di Orvieto, concede i diritti feudali sul castello di Parrano a Bernardo figlio di Bulgarello, ai suoi fratelli e alla moglie, in cambio del giuramento di fedeltà e della promessa di mai disfarsi di quel possedimento (contratto feudale). L’atto viene siglato in una località limitrofa al castello, esattamente nel luogo denominato “Pragule”, situato nei pressi del fiume Chiani, tra Parrano e Ficulle. Ancor oggi però, non è stato individuato con esattezza questo luogo (Orvieto, Archivio vescovile, B, c. 103v).

Da quell' inizio del XII secolo, i Bulgarelli, una delle casate più potenti della Tuscia, faranno il loro ingresso nella storia del territorio orvietano. Discendenti da una stirpe longobarda, nel giro di pochi anni riuscirono a creare un piccolo “impero”, comprendente i territori ed i castelli di Monteleone d’Orvieto, Montegabbione, Montegiove, Civitella dei Conti, e perfino Castel della Pieve (odierna Città della Pieve). Il capostipite di questa casata nobiliare sarà il conte Bulgarello, il cui figlio, Bernardo, avrà, in concessione feudale appunto, il castello di Parrano. «Parrano fu il primo possedimento umbro dei Bulgarelli e da lì estesero il loro dominio feudale come una grande ragnatela…» - (tratto da Parrano, una terra abitata fin dal Paleolitico, di Franco Milani).

Parrano quindi diventa il fulcro del potere della famiglia Bulgarelli, ormai denominati definitivamente come conti di Parrano, i quali si ramificheranno in tre tronconi: di Parrano, di Marsciano e di Montegiove, nomi dei rispettivi feudi. Nel periodo feudale essi avranno modo di scontrarsi più volte con i vescovi succedutisi ad Orvieto. Ogni nuovo vescovo esigeva infatti un nuovo accordo sulle decime, ovviamente più vantaggioso per la curia e a discapito dei conti. Tuttavia, il feudo parranese a differenza degli altri feudi limitrofi non fu mai soggetto ad Orvieto.

Nell'andare del tempo i Bulgarelli dovettero far fronte a numerose difficoltà finanziarie, legate soprattutto al mantenimento delle proprietà e perciò della loro indipendenza. Stretti come erano tra il nascente Comune di Orvieto e la predominanza di Perugia, i feudatari dovettero scendere a patti e stringere diversi accordi nonché coinvolgersi in atroci faide, circostanze però che gli permisero di resistere e mantenere in qualche modo una certa autonomia per molto tempo.

È ancora possibile osservare gli elementi simbolici dell’antico stemma dei Bulgarelli, posto ora sull’arco sovrastante la porta dell’attuale Ufficio postale: uno scudo sannitico troncato nella parte superiore, in campo libero, e in quella inferiore tre gigli.

I Bulgarelli manterranno il feudo del loro castello fino al 1518, quando il feudo verrà risucchiato nell’orbita dei Baglioni di Perugia. Lavinia, figlia di Ranuccio, conte di Parrano e Marsciano, sposa Galeazzo Baglioni portandogli in dote il castello di Parrano.

Da questo periodo compare sulla scena Ortensia Baglioni, conosciuta come la “Lucrezia Borgia” di Parrano, appellativo che le rimase legato per tutta la vita. Già sposa nel 1531 di Sforza Marescotti, questi le morì in circostanze misteriose. E lo stesso capitò al secondo marito, Girolamo Marsciano. Alla fine Ortensia sposa Ranuccio, figlio di Lavinia Baglioni, il quale la investì del castello di Parrano nel 1549. Fu accusata più volte di aver ucciso o fatto uccidere i suoi mariti, e di essere autrice addirittura dell’avvelenamento di sua figlia, la contessina Elena. Da quella prima metà del Cinquecento una nuova famiglia nobiliare entrerà nel castello parranese, quella dei Marescotti, e vi rimarrà fino al 1740. Nel 1816, a seguito della sistemazione viennese post-napoleonica di Metternich, i nobili proprietari rinunceranno definitivamente al castello di Parrano.

Durante il periodo della signoria dei Baglioni-Marescotti, fu anche riscritto un importante codice, il “Castrum Parrani”, statuto urbano in buono stato di conservazione, composto di 92 carte di cui 83 contenenti il testo dello statuto originale scritto e rogato dal notaio Herminius Dominici Joannis Camosetti da Parrano nel 1559. La lingua usata è il volgare, ovvero l’italiano parlato, che ancora in questi testi giuridici risente molto del latino. Nel Proemio si legge che lo Statuto è stato riscritto perché la copia originale, fino allora in uso era lacera a tal punto da renderne illeggibile il testo, e perciò inapplicabile la legge in esso contenuta. L’iniziativa partì concordemente da un manipolo di nobili, i signori del castello, Ercole Conte di Marsciano e Giulia Baglioni, nipote di Lavinia, rappresentata da Giacomo Adimari, cui si aggiunge Ascanio della Corgna dei Signori di Castiglione del Lago, all’epoca Podestà del castello e quindi del borgo (Proemio del Primo Libro, c. VI; cc. LXXXIIIIr e LXXXVr).

Nel 1773, Papa Clemente XII, eresse con grazia speciale, Parrano a Principato.
Nel 1881 Giancarlo Caviglia diventa proprietario del castello.
Nel 1888 subentrano il marchese Giulio d’Auria e poco dopo il marchese Duval.
Nel 1897 sarà il commendator Giuseppe Florio ad acquistare le proprietà.
Nel 1925, il castello fu acquistato dal commendator Vincenzo Puccinelli, che recriminava il titolo di Principe di Parrano, ma l’istanza non venne accolta.
Nel 1926, il castello passa a don Mario Ruspali, il quale anche lui chiese il riconoscimento del titolo di Principe di Parrano, ma anche questa volta la risposta gli fu negativa.
Nel 1940 il castello e la tenuta vengono acquistati e frequentati in maniera assidua anche dal dott. Vittorio Valletta, direttore generale della Fiat. In seguito l’intera proprietà passerà al suo unico erede maschio, il (marchese) Fantauzzi.
Nel 1980 sarà il signor Mario Cividin a rilevare castello e proprietà fino al 2006.
 

Bibliografia

Franco Milani,  Parrano. Una terra abitata fin dal Paleolitico, 2006.
Don Mario Cecci, Parrano tra storia e preistoria, 1994.
Don Mario Cecci, Parrano ed il suo territorio, 1995.
Augusto Ciuffetti, Una dinastia feudale dell’Italia Centrale. I conti di Marciano, regesto di Mauro Caporali, 2006.

 

    

©2009 Luca Filippetti

     


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