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RICCIA, TORRE

a cura di M. M.

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La torre superstite del castello (sotto, in una vecchia immagine).

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Riccia

rifinita in alto da beccatelli

L'aspetto attuale della torre angioina dopo l'ultimo restauro  La torre insiste su uno sperone roccioso di grandi dimensioni, ampio e stabile, che ha resistito a numerosi terremoti  L'altezza della torre raggiunge i 20 metri  La torre


 


Epoca: non se ne hanno notizie precise sino alla prima età angioina.

Conservazione: rimangono pochi ruderi ed una torre.

Come arrivarci: percorrendo la statale 645 da Campobasso verso Foggia.

       

Cenni storici.

Dell'origine di questo castello non si hanno notizie precise; comunque, quando nel 1285 Riccia fu assegnata a Bartolomeo di Capua, protonotario di Carlo I d'Angiò, il castello esisteva già, anzi è probabile che costui lo abbia restaurato. In seguito, riconfermando i re di Napoli sempre il feudo di Riccia ai di Capua, l'edificio castellare fu ampliato e rafforzato. Sotto la signoria di Andrea, verso il 1400, esso fu abitato dalla gentile e sventurata Costanza di Chiaromonte, ripudiata da Ladislao di Durazzo e, poi, data in moglie ad Andrea di Capua. Con Bartolomeo III di Capua, astuto ed ambizioso, il castello si ingrandì assumendo carattere militare, come testimoniano i suoi ruderi (l'edificio fu distrutto da una sollevazione popolare nel 1799), rappresentati da poche mura, da qualche scaglione, da un gran serbatoio d'acqua scavato nella torre, la quale si eleva ancora superba dalla viva roccia per una ventina di metri sul lato est. 

Composta di conci rozzi, la torre è costituita da una zona inferiore a scarpa e da una zona superiore cilindrica, rifinita in alto da beccatelli. L'ingresso, un portone arcuato sormontato da tre lastre incorniciate da rilievi, introduce in tre camere sovrastanti collegate tra loro con scale interne a chiocciola e fornite di piccole aperture quadrangolari. Per quanto riguarda i muri, rimangono solo pochi resti, con una sporgenza semicircolare la quale evidentemente doveva proteggere l'ingresso.

   


Approfondimento

Su un'alta roccia calcarea a strapiombo sul torrente Succida si trova il suggestivo castello De Capua con un unico accesso posto in direzione del centro abitato, sul lato sud-ovest. Della sua origine non si hanno notizie precise, anche se si ritiene che sia legata al periodo longobardo; è certo, però, che nel 1285 Riccia fu assegnata a Bartolomeo di Capua, protonotario di Carlo I d'Angiò, e che costui ne volle il restauro. In seguito, con la riconferma da parte dei re di Napoli del feudo di Riccia ai di Capua, l'edificio castellare fu ampliato e rafforzato. Sotto la signoria di Andrea, verso il 1400, esso fu abitato dalla gentile e sventurata Costanza di Chiaromonte, ripudiata da Ladislao di Durazzo e, poi, data in moglie ad Andrea di Capua. Con Bartolomeo III di Capua, astuto ed ambizioso, il castello, che presentava tutte le caratteristiche di una residenza signorile, nel 1515 si ingrandì assumendo carattere militare, con l’introduzione di torrette difensive e di un fossato di cinta, raggiungibile solo attraverso un ponte levatoio. Ai tempi del suo massimo splendore il castello di Riccia occupava un'area di circa mq. 1020 con quasi 40 ettari di parco, delimitato da un muro e utilizzato come riserva di caccia per gli ospiti. La residenza dei principi doveva essere molto confortevole e ampiamente decorata soprattutto dopo il periodo rinascimentale. Una ricca biblioteca, sale affrescate, mobili di pregio e ceramiche d'epoca. Il tutto abbellito da stoffe costose, dipinti di valore e caminetti con lastre in pietra locale scolpita. La ricostruzione degli interni ci viene fornita dallo storico Amorosa, visto che il castello, considerato l'emblema delle oppressioni feudali, fu oggetto dell'odio distruttivo della popolazione riccese nel 1799, senza venire più ricostruito. Dalla devastazione ne uscirono quasi integri solo il portale, il torrione, una cisterna per la raccolta dell’acqua, parte del baluardo e alcuni muri. Il castello fu nuovamente danneggiato con il terremoto del 1805. La torre ammirabile ancora oggi, unica superstite delle otto originarie, è alta quasi venti metri, composta di conci rozzi, costituita da una zona inferiore a scarpa e da una zona superiore cilindrica, rifinita in alto da beccatelli. Aveva come funzione quella di vedetta, data la sua posizione dominante su tutta le valle, e costituiva il mastio principale del castello dei di Capua. Presenta interessanti analogie dal punto di vista architettonico con la torre angioina di Collotorto. L'ingresso, raggiungibile grazie ad una breve scalinata in ferro, è costituito da un portone arcuato sormontato da tre lastre calcaree incorniciate: quelle laterali raffiguranti gli scudi in rilievo dei de Capua e dei Chiaromonte, La lapide centrale reca un'epigrafe latina che ricorda l'impegno profuso da Bartolomeo III De Capua nelle vicende costruttive del castello per la difesa dal nemico. La scritta sulla lapide conclude con un motto: "avvicinati, se vieni come ospite; fuggi, se sei un nemico, affinché non ti colga l'ira di Giove!". L’ingresso introduce in tre camere sovrastanti collegate tra loro con scale interne a chiocciola e fornite ciascuna di una piccola finestra quadrangolare. Particolare è il serbatoio per l'acqua, scavato interamente nella roccia sotto la torre, nella parte più profonda della quale sono conservati i resti delle carceri con relative camere di tortura. Accanto alla torre principale resta anche una torretta secondaria, a difesa dell'entrata e del ponte levatoio. Per quanto riguarda i muri, rimangono solo pochi resti, con una sporgenza semicircolare la quale evidentemente doveva proteggere l'ingresso. I resti del castello sono stati recentemente oggetto di restauro.

http://castelliere.blogspot.it/2012/04/il-castello-di-lunedi-30-aprile.html

  

  

    

© M.M. Le immagini sono tratti da siti internet. Il video (inserito nel 2013) non è stato realizzato dall'autore della scheda.

    


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