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PIETRACUPA, BORGO FORTIFICATO

a cura di Aurora Delmonaco

scheda    cenni storici


 

Immagini del borgo di Pietracupa.

 


Epoca: X-XI secolo.

Conservazione: ne esistono solo tracce.

 

Cenni storici.

Il paese di Pietracupa è sorto su una grande rupe, la Morgia, enorme prima degli scavi secolari per il prelievo delle pietre e altro. È costellata dalle cavità artificiali di un antico abitato rupestre che spiega il toponimo latino di Petra cupa, in cui l’aggettivo non deve intendersi come “scura”, perché la roccia di natura calcarea è chiara, ma “cava” (cupa = botte). La più antica citazione del paese si trova in un privilegio di Anacleto II che nel 1130 lo include nella diocesi di Limosano. Venti anni dopo il Catalogus baronum attribuisce ai “figli di Atenulfo” Berardo,Roberto e Gustaiano i suffeudi di Bagnoli e di Pietracupa - Castelluccio.

Bagnoli, secondo il Registrum Petri Diaconi di Montecassino, sarebbe stato un oppidum già nel 981; da esso proseguendo per Castelluccio, un colle oggi nell’agro di Bagnoli, fino a Pietracupa si individua una linea di alture che separa il fondovalle del Trigno da quello del Biferno. Dietro questa linea, a breve distanza sorge Trivento, castrum al tempo di Carlo Magno secondo Erchemperto, centro di una contea che dal 992 costituiva il margine meridionale della Terra Burrellensis, un vasto e potente agglomerato di feudi. È presumibile, quindi, che tra il X e l’XI secolo sull’asse Bagnoli - Pietracupa i luoghi elevati fossero stati muniti di fortificazioni.

Nell’archivio della Società Napoletana di Storia Patria due manoscritti del gennaio 1269 riportano un doppio elenco di traditores schierati con Corradino di Svevia contro Carlo I d’Angiò. In entrambi c’è il nome di Gugliemo di Pietracupa che fu esiliato e spogliato del “castrum Petrecupae” assegnato poi, con questo nome e in brevi successioni, ad Anselmo de Guardia, Ugone di Brancia e Guglielmo d’Alemagna “Merlotto”, venuti dalla Francia con il re. Due documenti del 1361 e del 1370 attestano poi la signoria di Roberto di Pietracupa, guerriero e patrono di un’abbazia nell’agro.

Sulla cima della Morgia sorgeva dunque un castello che, se agli inizi poteva essere una torre di guardia fortificata dalla natura del luogo, si era poi dotato sulla scarpata del masso di una doppia cinta muraria, rintracciabile oggi in una torre camuffata da una recente, cattiva ristrutturazione e nei toponimi “la Porta”e “Supportico”.

Non si sa quanto il castello fosse stato danneggiato dal terremoto del 1456, ma la famiglia De Regina, che ebbe la baronia di Pietracupa nel 1469, non vi risiedette mai. Questo fatto, e l’aumento della popolazione che nel 1545 contava ottantanove fuochi, spinse ad appoggiare alla vecchia cinta muraria nuove case, a prelevarne pietre, ad aprire varchi. Un secolo dopo l’investitura dei De Regina negli atti notarili non si legge più “il Castello” ma “il luogo chiamato Castello”. Gli ultimi ruderi del mastio sono stati abbattuti per prudenza nel ‘900. Le uniche tracce rimaste sono le scale intagliate nella pietra che salgono sulla cima della Morgia, le profonde cisterne che avevano raccolto l’acqua piovana, la grotta che poteva aver ospitato posti di guardia in cui c’è una feritoia strombata verso l’interno aperta sulla valle

    

    

 

©2014 Aurora Delmonaco. La prima immagine è tratta dal sito www.moliseturismo.eu; la seconda, di Christian del Pinto, è tratta dal sito www.myspace.com/christiandelpinto.

    


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