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MONTECODRUZZO, CASTELLO

a cura di Renzo Bassetti

scheda    cenni storici


 

La porta ad arco, tra i pochi resti del castello medievale di Montecodruzzo. In basso: la torre, ricostruita nel dopoguerra.

 

  In basso: la chiesa di S. Maria Liberatrice.

 


Epoca: fine XII secolo.

Posizione: N 44° 1' 51 " E 12°14' 26".

Come arrivarci: a 24 Km dal capoluogo per strada in parte sterrata - raggiungibile più facilmente dalla valle del Savio percorrendo la superstrada E45 Ravenna-Orte - uscire a Borello Sud e seguire inizialmente le indicazioni per Sorrivoli. Percorsi circa 500 metri deviazione segnalata a sinistra (da questo punto si trovano anche le indicazioni per Montecodruzzo). Si percorre la stretta e tortuosa strada di Montevecchio per circa 5 Km, per poi immettersi a destra sulla via Garampa che si segue per altri 3 Km.

    

Cenni storici.

Il piccolissimo nucleo situato a 446 metri s.l.m., è il punto più alto di tutto il territorio comunale. Posto su un piccolo colle fra i torrenti Pisciatello e Ansa, dalla sua piazzetta si domina gran parte della vallata del Savio, mentre dal lato opposto lo sguardo si perde nella vicina pianura Cesenate.

All'epoca del censimento del 1341 a cura del card. Anglic vi si contavano "XXXII focularia" (Descriptio Romandiole del Card. Anglic), nell'immediato dopoguerra gli abitanti erano stimati in un migliaio, oggi la popolazione è ridotta a poche unità.

Località amena e tranquilla, è meta specialmente nel periodo estivo di gite "fuori porta" anche per la presenza di due ristoranti tipici romagnoli.

Dell'antico castello resta ormai molto poco, una porta ad arco che immette in una pittoresca piazzetta, a lato una slanciata torre campanaria e una costruzione in sasso a vista recentemente ristrutturata e sede di un'osteria. All'esterno la bella chiesa Malatestiana. 

La costruzione della torre risale al dopoguerra, realizzata sulle fondamenta dell'antico bastione del castello riutilizzando il materiale edile residuo. La torre dispone di campane e orologio.

Le origini sono incerte, alcuni ritrovamenti fanno pensare che la località fosse un quartiere militare in epoca romana per la sua posizione dominante e per la sua posizione lungo la frequentata scorciatoia alle strade consolari che attraversava il monte di Strigara e, per il passo dei Meloni, conduceva a Cesena.

Le prime notizie certe risalgono al 1195 quando tal Ugizo abate di S. Maria in Cosmendin concede l'uso di una casa a Guidone Arce in "castro Montis Cucuruttii". Possedimento degli arcivescovi di Ravenna fino al 1484, anno in cui fu concesso in signoria a Carlo Malatesta, alla cui morte toccò a Leonida Malatesta e poi a Giacomo. Residenza stabile del ramo di questa potente casata che governava anche sui vicini Montiano e Roncofreddo, tanto che fu nominato ramo dei Malatesta di Montecodruzzo e Roncofreddo. Alla morte di Giacomo nel 1602 la famiglia trasferì la residenza a Montiano ed il figlio Carlo Felice cedette il castello al conte Antonio Ruini di Bologna che ne esercitò il potere per un secolo, cedendone il controllo a Rinaldo Albizzi di Cesena nel 1702.

Successivamente il castello passò sotto la giurisdizione della Congregazione dei Baroni di Roma.

Di notevole interesse è la chiesa di S. Maria Liberatrice, costruita come recita un pannello informativo posto all'esterno per volontà di Giacomo Malatesta nel 1572 in riconoscenza alla Madonna per la sua liberazione dai Turchi. La facciata esterna non rimaneggiata conserva sul portale uno stemma partito del 1573, a destra con l'inquartato malatestiano, a sinistra con lo stemma dei Ferretti di Ancona. A lato della chiesa un bel giardino pensile con al centro il pozzo, dal quale si può ammirare il dolce declivio delle colline Cesenati.

     

  

  

© Copyright 2011 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.

     


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