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TEGGIANO, CASTELLO MACCHIAROLI O PALAZZO SANSEVERINO

redazionale

scheda    cenni storici


In basso, a sinistra la facciata dell'attuale ingresso e il torrione principale del castello; a destra, l'ingresso originario.

  

Immagini del castello.

 

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Teggiano  Teggiano


Epoca: fine secolo XIII, rimaneggiato nel 1417, poi nel secolo XVII.

Conservazione: discrete.

Come arrivarci: dall'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uscita al casello di Sala Consilina, da cui il Comune dista 9 km, o percorrendo la strada statale 19, che dista 10 km dal bivio di Trinità di Sala Consilina.

   

Cenni storici.

Dal sito http://xoomer.virgilio.it/analfin/teggia4.htm: «Il castello angioino di Teggiano, risalente al 1285 ma ristrutturato ed ampliato dai Sanseverino nel secolo XIV, è situato nella parte più alta del paese. Esso viene ricordato come il luogo ove Antonello Sanseverino, principe di Salerno e Signore dello Stato di Diano, ordì insieme ad altri feudatari la famosa "Congiura dei Baroni", una vera e propria sommossa fiscale contro gli spagnoli e il re di Napoli Ferrante d'Aragona. La storia ricorda che ben 20.000 spagnoli nel 1487 cinsero d'assedio il paese, che non fu sconfitto ma costretto, dopo vari mesi, alla resa. Il castello fu allora tolto ai Sanseverino e concesso in feudo al marchese di Polla e successivamente a Giovanni Villani.

Il castello, dalla forma poligonale e con ben 365 ambienti, era caratterizzato da un ampio corpo principale con quattro grandi torrioni e un grandioso maschio, completato da una cinta fortificata da 25 torri addossate alle mura pelasgiche di cui ancora restano alcune testimonianze. Nel 1860 parte dell'antico castello fu comprato dalla famiglia Macchiaroli che vi apportò numerose trasformazioni alterandone gran parte della primitiva fisionomia. Oggi ben poco resta della costruzione originaria».

Dal sito www.comune.teggiano.sa.it: «Sorto in epoca normanna in seguito al processo di incastellamento degli antichi abitati in atti in tutta Europa, il Castello di Teggiano è fra i più importanti dell'Italia meridionale. Nei primi anni del Quattrocento, quando Diano era stata incamerata nel demanio regio per la cacciata dei suoi feudatari, i Sanseverino, conti di Marsico, il re di Napoli Ladislao di Durazzo dispose un primo restauro del Castello, ordinando che alle spese occorrenti contribuissero tutti i paesi del Vallo di Diano. Un altro restauro è documentato nel 1417, disposto questa volta dai Sanseverino, ai quali si deve perciò l'ampliamento della costruzione che fece assumere al Castello quell'aspetto monumentale che notiamo ancora oggi.

Il Castello è citato nella storia del Regno di Napoli per due fatti memorabili avvenuti in esso:
- la Congiura dei Baroni contro il re Ferdinando I d'Aragona. Nel 1485, sotto la guida del principe Antonello Sanseverino, i baroni della zona, stanchi di contribuire in maniera sempre crescente alle spese militari del re, si ribellarono riunendosi a Diano.
- l'Assedio di Diano del 1497. Nel secondo decennio il Castello fu restaurato da un altro dei suoi proprietari: il marchese Giovanni Villani. Tale restauro è ricordato da una lapide posta all'ingresso principale. Al 1660 circa risale una descrizione fatta da uno storico teggianese, padre Luca Mannelli, il quale dice che la costruzione è circondata da "profondo e largo fosso sì che vi s'entra per due ponti, uno dei quali più vicino alla porta, nell'occorrenza si alza la notte. La fabbrica è molto larga e soda, con otto grandi torri, una delle quali è il maschio dell'antica fortezza di Ladislao, rinchiuso, mentre un'altra chiamata torre della lumaca, alta il doppio delle altre per iscoprire il nemico". Il Mannelli dice infine che il Castello di Diano è giudicato "inespugnabile"
».

   

 

 

©2015. Le prime tre immagini riquadrate sono tratte dal sito www.residenzedepoca.it.

   


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