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DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS  a cura di Falco, Girifalco e Metafalco

di Girifalco

 

Bionda riccioluta come un leone sbanda senza coscienza, traballa nel suo passo felino condito di nevrosi, ansia e tic (con qualche tac).

Guarda gli altri che sono in fila dietro di lei a scatti, con silente compiacimento; lei non dovrà aspettare quanto aspetteranno loro, pensa!

è arrivata nel momento giusto, si è messa a correre appena scesa dalla navetta ed ha vinto un posto in.. quarta fila.

In realtà sbircia di continuo, alzando il mento, quasi in segno di sfida, quel gruppetto che è arrivato prima di lei. Chi sono, come hanno fatto a raggiungere il castello prima? Eppure lei ha fatto il possibile, ha corso sotto quel sole rovente delle 10 del mattino, non si è preoccupata della messa in piega (perché lei è una di quelle donne che non hanno bisogno dei borghesi parrucchieri; la natura è stata tanto gentile con lei! Le ha dato in dono una criniera florida, voluminosa anche se appena grassa, ha dovuto solo fare qualche meche per ravvivare il suo viso un po’ ombroso, ma nulla di importante) e non si è preoccupata neanche di consumare, in un lasso di tempo non previsto nei test dermatologici, la dose del suo deodorante e le perle di profumo che si sono “stranamente” sbiadite, svanite, evaporate con la prima espirazione appena fatto il secondo passo.

«Ma chi sono questi che sono in fila davanti?».

«Perché impiegano tanto tempo per fare dei biglietti?».

Sente parole come “riduzioni”, “sconti”, agevolazioni, ed ecco, ha capito, si tratta di raccomandati, di qualcuno che è riuscito a raccogliere qualche favore dal personale. Ecco, la solita Italia, la solita situazione, i soliti favoritismi… che interessano, poi, sempre coloro che non ne hanno bisogno.

Sbuffa e ri-sbuffa, guardando di lato indispettita, si gratta in testa innervosita, fa un passo avanti nonostante la situazione immutata della fila.

«Ma guarda quanta gente sta arrivando, ma guarda quante scolaresche, ma guarda che confusione, che chiasso, ma il servizio d’ordine esisterà qui? Figurati!».

«Ma perché portano tutti questi ragazzi a visitare il castello, secondo loro io dovrei visitarlo mentre questi diavoli circolano liberamente nella stanze, non potrebbero fare entrare questa marmaglia solo per prenotazione?».

«Perché creare delle condizioni di disagio per il resto dei turisti? Io sono venuta qui per stare un po’ tranquilla, ho letto su un libro, sfogliato in libreria, che qui si accumulano delle energie positive, io sono arrivata qui da sola, ho lasciato marito e figli (due) a casa per godermi un po’ di pace e guarda che cosa devo subire».

«Mi sono scocciata, ora mi faccio sentire, non è possibile che la cultura arrechi tutti questi disagi! Mi sono fatta accompagnare da mio marito da Foggia al parcheggio, per venire qui ieri sera ho dovuto cucinare un piatto di legumi per il pranzo di oggi, ho fatto dormire i bambini da mia madre, ho chiesto ad una mia collega di venirmi a prendere verso le 12 (lei insegna ad Andria e quindi non le creo problemi).

«Ma questa gente conosce tutti i miei sacrifici, tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare da sola?».

«è arrivato il momento di ribellarmi?».

Si morde le labbra, spalanca gli occhi ed allarga le narici: ma insomma cosa succede? Possibile che sia in fila da mezz’ora e non sia riuscita ancora ad entrare? Se non riuscite a lavorare bene aprite un’altra cassa… c’è gente che qui allora non lavora?

«In realtà, signora, le risponde la cassiera, la biglietteria è aperta da soli 5 minuti. I signori che sono prima di lei hanno chiesto la cortesia di ripararsi dal sole entrando nel castello e stanno aspettando un amico in difficoltà che ritarda a salire».

«Mi scusi, le chiedo solo un attimo di pazienza… ecco, ora è il suo turno. Ha letto le agevolazioni?».

«No, me le dica lei».

«è per caso un’insegnante o un giornalista?».

«Sono un’insegnante certo, da 12 anni sono una donna impegnata io».

«Ha un documento che lo certifichi?».

«Assolutamente no, secondo lei vado in giro con un certificato da insegnante?

«Guardi che queste agevolazioni sono presenti in tutti i musei statali...».

«A me non è mai capitato (!), comunque mi faccia la riduzione, sono davvero un’insegnante, lavoro a Foggia, sono un’insegnante di sostegno, immagini la pazienza che ho».

«No, mi spiace signora, non posso. Le devo fare un biglietto intero».

«Ma sta scherzando? Pensa che sia una bugiarda?».

«No signora, non posso».

«Allora non entro, non posso subire una ingiustizia del genere, sono un’insegnante e devo avere la riduzione».

«Non entro assolutamente. Datemi anche l’indirizzo per spedire un reclamo. Devo assolutamente andare a fondo a questa storia, sono qui da mezz’ora ho fatto tanta strada per venire qui, ho lasciato la famiglia in balia per visitare il castello e voi non mi fate entrare!».

«Preferisco aspettare la mia amica fino alle 12 al bar, almeno lì avrò qualcosa da sgranocchiare in santa pace».

«Qui c’è tanta confusione …ma almeno avrò il diritto di vedere il cortile, la prima stanza, una torre, c’è per caso una mostra, un depliant, qualche materiale gratis da prendere?».

   

«No, mi spiace signora».

   

  

©2004 Girifalco testo e disegno

    


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