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       LA MEMORIA DIMENTICATA

a cura di Teresa Maria Rauzino



La copertina del volume.

      

Fresco di stampa l’interessante ed utile volume, per la quantità di notizie fornite, in ristampa anastatica, che ricopre l’arco temporale che va dal 1770 al 1816, di Vincenzo Angiulli, matematico ascolano vissuto nel secolo dei lumi (1747-1819), curato dal prof. Francesco Capriglione ascolano anche lui, dal titolo: Vincenzo Angiulli, opere (pp. 80, ill. b/n, Claudio Grenzi Editore).

Il volume racchiude una serie di scritti dello scienziato che affrontano temi strettamente legati al mondo scientifico con il discorso intorno agli equilibri, pubblicato a Napoli nel 1770, all’elogio funebre in onore di re Carlo III di Borbone, nel quale l’illuminato autore riconosce le qualità del sovrano che operò una serie di riforme risultate propizie per il Regno di Napoli, alle dissertazioni sui coloni enfiteuti circa l’utilizzo delle terre a coltura e delle masserie di portata del Tavoliere di Puglia.

Esaustivo il profilo biografico e l’inquadramento storico nel quale viene collocato il personaggio dal curatore in reazione ai contatti con eminenti personalità del mondo culturale napoletano che lo scienziato ebbe. Il fatto che fosse diventato a soli 23 anni socio dell’Accademia Clementina della Nunziatella di Napoli, favorisce la sua opera prima dal titolo Discorso intorno agli equilibrj , che segna una tappa significativa nell’evoluzione della meccanica razionale tra le teorie di Newton e quelle di Giovan Bernoulli, ma non sono trascurate anche le tesi di scienziati italiani come Galilei e Borrelli; ricco di dimostrazioni matematiche e fisiche, nonché di tavole e formule geometriche e algebriche, l’Autore contrappone le tesi dimostrabili con quelle dimostrate. Un vero e proprio trattato con tutti i crismi, utile a chi voglia cimentarsi con questa materia tanto complessa.

 

Due pagine del volume.

Segue l’elogio funebre in onore di re Carlo III di Borbone del 1789, dedicato alla duchessa Maria Gratimola Filomarino dei duchi della Torre, moglie del duca di Ascoli, che fu molto vicina ai sovrani borbonici.

«Se il pianto fosse mezzo bastevole a riparare le perdite, che noi la Morte gli Eroi dell’Umanità benemeriti togliendo ci reca, vorrei questa mane, Uditori, ogni argomento di tristezza e di lutto presentarvi per esprimere dagli occhi vostri un fiume di pietosissime lacrime, e rinvigorir vorrei i vostri amari singhiozzi ed affannosi sospiri per richiamare in tal guisa l’Augusto, Invitto, Potentissimo Carlo III. […]».

Così l’Autore declara l’elogio funebre affranto dalla scomparsa del sovrano illuminato. Carlo III fu il primo re di un regno indipendente dopo due secoli di vicereame che, affiancato dal pisano Bernardo Tanucci, confermò alla città partenopea i suoi privilegi. La serie di cambiamenti fatti durante il suo regno, migliorarono il sistema legislativo napoletano favorendo lo sviluppo economico del paese.

In tale periodo furono costruite la Reggia di Capodimonte e quella di Caserta, il Palazzo di Portici, il Forte Granatello, la fabbrica di porcellane a Capodimonte, la casina di Persano; a Napoli fu edificato l’obelisco di San Domenico, il teatro San Carlo, l’obelisco della concezione del Gesù e tante altre opere. Era facile dunque piangerne la scomparsa per chi ne aveva saputo apprezzare le doti. Così, in tutto il Regno il compianto sovrano fu celebrato con elogi, sillogi e pocessioni commemorative. Prosegue l’elogio:

«[…] e Tu, eterno Iddio, che l’Universo intero, non che questa bassa terra reggi, e governi e che per tuoi imperscrutabili fini altri popoli affliggi per mezzo di scelerati tiranni, ed altri feliciti, e degli amplissimi tuoi benefici ricolmi, dando loro Re saggi, e d’ogni virtù ornati, e ripieni; poichè per Tua special grazia donasti a noi CARLO, che noi secondo i tuoi precetti reggendo alla massima felicità sollevò, che dagli uomini può godersi in questa vita mortale; e poiché a Te piacque una volta toglierlo a noi per sollevarlo all’alto Trono di Spagna, ed ora sollevandolo a Trono più sublime hai voluto a Te chiamarlo nella Reggia Celeste per coronare le sue virtù, e dargli il premio delle sue fatiche, deh! Degnati, Signore dar lunghi giorni al di lui figlio nostro Re FERDINANDO, e conservalo lungamente tra noi, […]».

L’elogio funebre si conclude con la speranza che anche l’illuminato figlio prosegua l’opera incominciata dal padre.

In ultimo, ma non meno importante, è sicuramente il saggio scritto con Giuseppe De Rogati, sui coloni enfiteuti delle terre a coltura e delle masserie di portata nel Tavoliere di Puglia del 1816, dove gli autori, con eloquenza, trattano questa tematica partendo dallo stato delle terre del Tavoliere prima della censuazione ossia dal regno di Alfonso d’Aragona con tutte le riforme fatte da questi: reintegre dei tratturi, regolamentazione legislativa della Dogana della mena delle Pecore, con l’istituzione del Regio Tribunale prima istituito a Lucera e poi a Foggia, fino alla situazione dopo la censuazione con la creazione dei Reali Siti con l’espulsione dei Gesuiti e la soppressione di alcuni ordini religiosi.

Ampiamente contestano l’opera degli agricoltori che compromettono la stabilità dei pascoli transumanti dall’Abruzzo, fonte primaria per l’economia della Capitanata, per l’utilizzo delle terre al pascolo favorendo l’incremento agricolo: «Il dissodare, e mettere a semina le terre salde a pascolo è un deteriorarle in danno alla proprietà fiscale».

Seguono, poi, altre osservazioni sull’utilità dei pascoli e evidenziando la grave situazione in cui essi versano per mancanza di erbaggi fino alla soluzione catastrofica di destinare i pascoli transumanti ad altre zone come quelle laziali, ciò rappresenta un grave danno per l’economia del paese.

è questo senz’altro un testo interessante ed utile volto alla migliore conoscenza della storia del nostro territorio, curato egregiamente dal prof. Capriglione che, nel suo saggio introduttivo dal titolo I Lumi di Vincenzo Angiulli, descrive in maniera esaustiva le peculiarità delle varie opere evidenziando gli aspetti salienti di una “Cultura”a tutto tondo.

Questo è lo spirito con cui il Centro Culturale Polivalente del Comune di Ascoli Satriano intende divulgare la storia del nostro territorio, quella storia che trova spazio nell’ecumenismo illuminato da menti eccelse che, sempre attuali, pongono alla base della conoscenza i valori universali.  

    
      

©2007 Lucia Lopriore

   


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