Medieval Quiz, numero 62, Medioevo e sesso degli angeli

Ogni mese una quaestio, tratta da un codice della Scuola medica salernitana, inedito perché non ancora rinvenuto, che contiene un prontuario di ricette per curare una malattia all'epoca poco frequente, l'inversum obambulare («camminare all'indietro»), ma oggi assai diffusa nella versione zucca pazza. Sintomi principali: continue e irrefrenabili torsioni del collo e della mente verso il Medioevo dei luoghi comuni, e quotidiana declamazione di una frase del predicatore Giacomo da Vitry (secolo XIII): «omnes vergunt in sinistra, quia omnes tendunt ad mortem eternam» («tutti coloro che si dirigono a sinistra tendono alla dannazione eterna»).

è opinione diffusa che nel Medioevo più che in ogni altra età si è discusso sui più minuziosi aspetti della dottrina e della concezione del mondo cristiane, raggiungendo livelli talmente intensi da rasentare il parossismo.

In parte, questo è vero. Non a caso si usa dire che nel Medioevo si discuteva "persino sul sesso degli angeli", un'espressione che oggi ha il valore di discussione oziosa, cavillosa, eccessivamente pedante.

Effettivamente filosofi e intellettuali medievali hanno a lungo dibattuto sugli angeli e sul loro sesso. Erano asessuati? Avevano un sesso maschile o femminile? (Un Concilio decretò che gli angeli erano femmine). Ed è vero che avevano sei ali, due delle quali servivano a coprire pudicamente i loro attributi sessuali?

Lo stesso Tommaso d'Aquino, il grande teologo domenicano (1224/25 - 1275) che fu il maggior esponente della Scolastica, si occupò nella Summa Theologiae della natura e dell'intelligenza degli angeli (al punto da meritarsi, ancor vivo, l'appellativo di "Doctor Angelicus"), concludendo che si trattava di puri spiriti, in quanto tali dotati unicamente di forma e non di materia.

All'Aquinate si attribuisce una delle questioni più accademiche e astratte su quegli esseri immateriali: quanti angeli possono trovarsi e danzare sulla punta di uno spillo?