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     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


  


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GRECIA

I Greci cercavano di capire l'uomo e la natura con l'osservazione piuttosto che soggiogare e trasformare la natura, conseguendo un miglioramento della qualità della vita. Solo con la medicina si comportarono diversamente. Anche se le opinioni sulle diverse tecniche terapeutiche potevano essere differenti, la guarigione di un malato o di un ferito restava comunque un obiettivo pratico.

La medicina vantava tradizioni che risalivano all'epoca omerica. In generale, però, la conoscenza anatomica dell'uomo rimase limitata perché i costumi e la mentalità religiosa erano contrari a sezionare i cadaveri umani. Per quanto riguarda le funzioni vitali del corpo, l'ignoranza sulle nozioni di chimica organica e della struttura della cellula, non consentivano di dare interpretazioni corrette.

A sinistra, fig. 1. Terracotta greca raffigurante la cura di una ferita.

 

 

 

A destra, fig. 2. Medici greci.

La presenza di tali lacune non impedì comunque di progredire e di sviluppare un metodo empirico fondato esclusivamente sull'esperienza e sul ragionamento: gli apprendisti medici si formavano infatti presso un maestro nell'arte di dare una diagnosi e una prognosi in modo da giungere a formulare una terapia adeguata.

In un primo tempo tutti gli dèi possono essere guaritori1 e più tardi ad alcuni di essi viene attribuito un potere particolare e distintivo. L'inventore dell'arte sanitaria è APOLLO, che allontana tutti i mali. Ma anche ARTEMIDE, PALLADE ATENA, AFRODITE, PAN, PERSEFONE ed altri danno il loro contributo.

Fondatore e maestro della medicina (più propriamente della chirurgia) era il centauro CHIRONE.

Scolaro di Chirone era considerato ASCLEPIO, figlio di Apollo, con il ruolo di guarire le malattie degli uomini. Divenne tanto abile da riuscire non solo a guarire i malati, ma anche a risuscitare i morti. Tale fu però la sua rovina, poiché richiamò alla vita degli eroi condannati a morire dagli stessi dèi e Giove non ebbe altra alternativa che ucciderlo con un fulmine2.

La mitologia greca assegnò ad ASCLEPIO, figlio di Apollo, il ruolo di guarire le malattie degli uomini. è così che ebbe inizio la tradizione che, attraverso il nome latino di ESCULAPIO e tutta la congerie di seguaci ed adepti, si occupò della salute3, della cura, compresi farmaci, guaritori, droghe e quant'altro oggigiorno si possa associare a tale "nobile arte medica"4.

 

 

 

 

Figg. 3 e 4. Asclepio.


Assieme ad HYPNOS (il Sonno) e a THANATOS (la Morte), due gemelli figli della Notte, si possono ricordare una serie di divinità (minori) correlate con la vita umana ed al destino: ILIZIA che presiedeva ai parti, PODALIRIO e MACAONE (il celebrato guaritore di Menelao e Filottete) che erano eroi e valenti medici e parteciparono alla guerra contro Troia; le figlie di Asclepio EPIONE, colei che lenisce, IASO, la guaritrice, IGEA, la salute, PANACEA, che guarisce tutti i mali, ed anche il giovane TELESFORO, colui che conduce a fine, genio della convalescenza.

I sacerdoti di Asclepio curavano i pazienti con mezzi diversi: interventi chirurgici, cataplasmi, pozioni, formule magiche e la cosiddetta incubatio, sonno rivelatore e liberatore entro il recinto sacro: il dio appariva in sogno e consigliava il rimedio
5.

è sicuramente inatteso, ma prevedibile, constatare che anche altre divinità o semidei parteciparono a tale attività, suddividendosi i vari intenti o le varie nomenclature e definizioni che ne fanno parte6.

Analogamente, per uscire dalla "nostra" tradizione, altri miti e leggende si ritrovano presso quasi tutte le popolazioni orientali, medio-orientali o nord-africane e la medicina, spesso prerogativa di una specifica casta sacerdotale, accompagnò la crescita dell'uomo, spiegando o anche apportando benefici o malanni
7 sui quali dei e demoni si avvicendarono, con alterne fortune o disgrazie.

A sinistra, fig. 5. Esculapio.

 

 

A destra, fig. 6. Nascita di Esculapio estratto dal padre Apollo dal ventre della madre Coronide. Incisione in legno. Basilea, a. 1549.

 


Dopo i primi tentennanti approcci di clinica, diagnosi, chirurgia, i medici (dal latino mederi = rimediare) ebbero ad iniziare e a "ricercare" la loro attività, frammista fra tante altre con finalità abbastanza simili
8: fiorirono maghi, esorcisti, guaritori che utilizzarono sempre più spesso rimedi naturali (e quindi abbastanza verificabili e ripetibili) o immaginari o immaginifici per "curare", non sempre senza successo, varie patologie di cui a noi giunge memoria.

Vi furono infatti mutilazioni, vaiolo, tubercolosi, bilharziosi, poliomielite, malaria, splenomegalia, lebbra ed altro9 che si avvalsero di cure mediche. La medicina necessitava però di regole e di certezze10.

«I medici di CROTONE sono i primi nel mondo, secondi sono quelli di Cirene»: così scriveva Erodoto, sul finire del VI secolo a.C., nel terzo libro delle Storie al capitolo 131, parlando di quella che certamente fu la migliore scuola medica dell'intero Occidente antico nei secoli VI e V a.C. Prima della scuola crotoniate, che con ALCMEONE (n. 500 a.C.), diede le prime basi scientifiche alla medicina, si riteneva comunemente che le malattie fossero dovute all'influsso di divinità maligne ed oscure, e le relative terapie consistevano in riti magici, scongiuri e purificazioni eseguite da maghi ciarlatani e sacerdoti. Fondò il concetto dell'"isogonia", cioè del perfetto accordo (= salute) di tutte le sostanze che compongono il corpo umano
11.

I primi scienziati medici, che predicarono l'assoluta dipendenza delle malattie da processi puramente naturali e chimici, furono ALCMEONE e DEMOCEDE, i quali praticarono la dissezione dei corpi umani ed animali per scoprire le cause delle malattie e le relazioni tra queste ed il mondo esterno che circondava il malato. Alcmeone, in particolare, scoprì i nervi ed il funzionamento rudimentale che questi potevano avere, capì che nel cervello stava il motore delle attività umane.

Con questi illustri medici nacque quindi l'anatomia e la fisiologia e sopratutto si originò una scuola medica innovativa che sfornò grandi dottori come FILOLAO, EURIFONE ed EUROFILO che a loro volta fondarono la famosa scuola medica di CNIDO.

Fig. 7. Alcmeone di Crotone (da una illustrazione parigina). Di Alcmeone abbiamo notizie frammentarie. Si sa che nacque a Crotone verso il 560 a.C. da Anfiariao ed Eurifile, 30 anni prima, cioè, che Pitagora vi approdasse. Altri lo crede figlio di Pirito o Piriteo (Diogene Laerzio, VIII, 83). Della sua esistenza Aristotele ci dà piena sicurezza e nella chiara descrizione di Erodoto, traspare anche che la Scuola medica di Crotone fosse giunta ai suoi tempi all'apogeo della sua fama e, comunque, all' avanguardia di ogni altra scuola del mondo allora conosciuto.

Fu EURODICO di Selimbria, uno scolaro di Eurifone, il maestro di Ippocrate di Coo e furono gli anatomisti EROFILO ed ERASISTRATO, i migliori eredi della tradizione ippocratica, attivi nella scuola medica di Alessandria in età ellenistica, a determinare il trionfo della medicina scientifica alcmeoniana. Tale fu contemporanea al sorgere della filosofia greca12. Nacquero così il ragionamento critico e le prime speculazioni filosofiche, basate su studi naturalistici e biologici.


1 A. Castiglioni, Storia della Medicina, A. Mondadori Ed., Milano 1936, pp. 109-116.

2 H. Toolòe, Asclepio, il Dio della salute, Abbotempo, 1: 8-13, 1968.

3 Giacomo Prampolini, La Mitologia nella vita dei popoli, Ed. U. Hoepli, Milano 1954, pp. 54-58.

4 Ivi, pp. 55-56; Giorgio Cosmacini, L'arte lunga, Ed. Laterza, Roma-Bari 2001, pp. 3-14.

5 Prampolini, op.cit., pp. 55-56.

6 Cosmacini, op.cit., p. 15.

7 Ivi, pp. 20-24, 26-27. Presso i Greci, l'esercizio della medicina era severamente regolato e l'altissimo concetto della professione del medico è testimoniato dal fatto che ogni giovane, iniziandosi all'arte, doveva prestare solenne giuramento.

8 Ivi, pp. 33, 35, 39.

9 Ivi, pp. 40-47.

10 Tralascio qui, per contenere la trattazione, di annoverare quello che fu il consistente apporto della cultura medica islamica: tale argomento certamente merita un futuro capitolo.

11 Castiglioni, op. cit., pp. 116-117.

12 Ivi, pp. 121-123.

   

  

©2003 Raimondo G. Russo

   


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