Sei in: Mondi medievali ® Medioevo e Medicina ® Per una storia della medicina antica e medievale ® La medicina nell'alto Medioevo ® 5. Le epidemie


     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


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    Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. EPIDEMIE  -  6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà


 

5.2.3 FUOCO DI SANT'ANTONIO [10]

  

Vi furono epidemie gravissime come quella di Parigi nel 944; di qui il bisogno di ricorrere a sant'Antonio, nella chiesa di La Notte-Saint-Didier, dove si trovavano le reliquie di sant'Antonio abate e dove erano guariti alcuni pazienti affetti da fuoco sacro dopo aver pregato sulla tomba del santo.

L’ergotismo era anche conosciuto come ignis sacer (fuoco sacro), o fuoco di Sant’Antonio, poiché sant’Antonio era il santo patrono di un ordine religioso istituito per prestare assistenza alle vittime dell’ergotismo.

In nome di sant’Antonio si intraprendevano così pellegrinaggi per recarsi a pregare nei luoghi del Santo. Le genti, ovviamente, in seguito alle guarigioni, gridavano al miracolo e non si poteva pensare altrimenti.

In realtà, oggi sappiamo che la ragione di tali guarigioni è molto più semplice e molto più naturale: spostandosi dalle proprie zone di residenza i malati si nutrivano con alimenti diversi dai soliti, di conseguenza limitavano o eliminavano totalmente, dalle loro povere diete, l’unica responsabile della malattia, la farina contaminata dal fungo Claviceps purpurea. Si trattava cioè di una "intossicazione di origine alimentare".

L'attacco di questo fungo genera delle sostanze (ergotamina e simili) che provocano un'intensa vasocostrizione periferica che, nei casi più gravi, può portare alla gangrena degli arti. L'intossicazione acuta si manifesta con diarrea, vomito, coliche, cefalea, vertigini, tremori, convulsioni e accelerazione delle contrazioni uterine con conseguenti parti prematuri. L'intossicazione cronica produce difficoltà nel camminare (claudicatio intermittens), dolori muscolari, freddezza, pallore alle dita fino alla necrosi degli arti.  

Inoltre la segale cornuta, contiene alcune sostanze allucinogene, simili al famoso L.S.D., pertanto è quasi certo che l'ingestione di alimenti confezionati con farina contaminata da Claviceps purpurea fosse la responsabile di molte follie e possessioni collettive, narrate da cronisti medievali.

I primi sospetti della responsabilità di tale fungo si ebbero nel 1125 da parte del dottor R. Dumont, ma la conferma definitiva venne soltanto nel XVI secolo da parte dei medici dell'Università di Marburgo. Il primo accenno all’ergot come medicamento si deve al medico tedesco Adam Lonitzer, nel 1582. La causa di queste epidemie non fu scoperta prima del diciassettesimo secolo, e da allora si sono verificate solo sporadiche insorgenze di avvelenamento da questo parassita.

   

Nel Medioevo...

Questa malattia fu nel Medioevo molto temuta, ed i cui sintomi erano veramente spaventosi, oltre che dolorosissimi. Essa aveva un andamento epidemico e mieteva numerose vittime.

Le prime notizie su vere e proprie epidemie di ergotismo sono piuttosto tarde. La malattia si manifestò per la prima volta in Francia (nazione preferita dalla malattia) intorno al 590 dell'era cristiana. Per due secoli non si fa menzione, finché riappare nell'anno 857.

Da allora le intossicazioni a carattere epidemico si susseguirono numerosissime in Francia, in Germania, in Russia, in Inghilterra, ed in altri paesi del Nord Europa fino a tutto l'800: le ultime due gravi epidemie si ebbero in Russia nel 1926 e in Irlanda nel 1929.

L’incidenza delle epidemie aumentò nei tempi di carestia e di pioggie copiose a seguito di inverni particolarmente rigidi. In tali condizioni la segala diventava particolarmente infetta di ergot.

L'undicesimo secolo fu funestato da ben quattro terribili epidemie, rispettivamente nel 1042, nel 1066, nel 1089, nel 1094.

La più terribile fu quella del 1089, quando, come riferisce il cronista Sigiberto di Genbloux [11]

«A molti le carni cadevano a brani, come li bruciasse un fuoco sacro che divorava loro le viscere; le membra, a poco a poco rose dal male, diventavano nere come carbone. Morivano rapidamente tra atroci sofferenze oppure continuavano, privi dei piedi e delle mani, un'esistenza peggiore della morte; molti altri si contorcevano in convulsioni».

Questi choc fisici si lasciavano dietro turbe mentali e sensoriali, quando queste non erano già manifestazioni primarie della stessa malattia. La descrizione del nostro cronista mette a nudo i due quadri nosologici con cui si presenta l'intossicazione cronica da segale cornuta, e cioè la forma gangrenosa (o circolatoria) e la forma convulsiva.

Nel primo caso, le estremità, specie in corrispondenza delle regioni distali, diventano, dopo alcuni giorni, tumefatte, violacee, presentando alterazioni dall'aspetto flogistico e sono sede di furenti dolori.

In seguito la cute di queste regioni assume un colorito sempre più scuro, quasi nero; la parte si fa fredda, si essicca, si raggrinza, sembra mummificarsi, perde ogni sensibilità e può amputarsi spontaneamente in corrispondenza delle articolazioni. che provocava fortissimi bruciori agli arti a seguito del ridotto apporto di sangue con conseguente disseccamento dei tessuti, gangrena e necrosi addirittura di piedi, gambe, mani e braccia, che talvolta venivano amputati per impedire il diffondersi della malattia o si staccavano spontaneamente senza perdita di sangue: si diceva che gli arti erano consumati dal Fuoco Sacro e diventavano neri come il carbone.

     

Assistenza ad inferma; a destra: il compianto

La forma convulsiva invece è caratterizzata da un decorso più cronico. I sintomi assumono più spiccatamente carattere nervoso: si hanno parestesie, atassia, scomparsa dei riflessi profondi.

Dopo alcune settimane compare la sindrome tipica caratterizzata da accessi convulsivi e spasmi tonici, specie degli arti, i quali assumono posizioni particolari, cioè in forte flessione in tutte le articolazioni, da ostacolare la circolazione nelle parti distali, che divengono edematose e cianotiche.

Le crisi, che possono colpire anche il diaframma e i muscoli laringei provocando dispnea e, nei casi gravi, morte per asfissia, si ripetono a intervalli più o meno regolari e sono accompagnati da violenti dolori.

I disturbi psichici, che possono manifestarsi anche tardivamente, sono rappresentati o da una sintomatologia pseudoneurastenica, con difficoltà nell'elaborazione del pensiero e deficienza di iniziativa, o, nei casi gravi e avanzati, da una certa confusione, da uno stato di stupore interrotto spesso da improvvise crisi di agitazione motoria.

Possono essere rappresentati anche da allucinazioni visive e idee deliranti accompagnate da angoscia; in alcuni casi si ha l'esito letale, in altri possono residuare stato ansioso, irritabilità, modificazioni profonde del comportamento, disposizione ad accessi convulsivi.

Le due forme, la gangrenosa e la convulsiva, possono coesistere nella stessa epidemia.

Donne ammalate

Non si conosce la vera causa dell'instaurarsi dell'una o dell'altra forma di ergotismo. Il tipo gangrenoso è sempre stato più frequente in Francia e nei paesi caldi, quello convulsivo in Germania e nei paesi freddi. 

Si può desumere che queste fossero favorite dalle particolari condizioni climatiche e da disvitaminosi legate al tipo di alimentazione e alla stessa carenza alimentare. Il freddo infatti favorisce gli spasmi; il caldo, i disturbi circolatori da stasi. Inoltre, nei paesi nordici noti per l'alimentazione ricca di grassi poteva esistere uno stato di ipervitaminosi A e contemporaneamente uno stato di ipovitaminosi B e C, responsabile dei disturbi neurocircolatori.

Si ha motivo di ritenere che i malati di ergotismo, data la variabilità e la gravità delle manifestazioni morbose, fossero ritenuti lebbrosi o pestosi e perciò ricoverati negli xenodochi dove venivano contagiati proprio dalla peste e dalla lebbra, presentando cosi un quadro morboso dagli aspetti sintomatologici più vari e più atipici.

L'esantema cutaneo, generalmente preceduto da parestesia e talvolta da bruciori e dolori spasmodici, aveva gravità correlata con lo stato generale del paziente, maggiore nei soggetti già immunocompromessi.

Ovviamente nell'alto Medioevo questi sintomi, non conoscendone la vera causa, venivano attribuiti rispettivamente: a punizioni divine (per la forma circolatoria); a vita dissoluta, peccaminosa oppure a possessioni demoniache (per le forme convulsive).

In effetti non si poteva spiegare altrimenti il fatto che intere famiglie o villaggi si ammalassero improvvisamente e con sintomi così terribili. Quindi, in mancanza totale di conoscenze sulle cause reali di tali epidemie, come rimedio, s'invocò, verso il XII secolo, l'aiuto divino di sant'Antonio abate, ritenuto protettore contro il fuoco, l'infiammazione e l'epilessia.

Questo fatto richiamò alla tomba del santo numerosissimi pellegrini e ammalati che invocavano la guarigione dal fuoco che li divorava. Spesso chi si recava in pellegrinaggio otteneva immediati benefici ed anche guarigioni a differenza di chi invocava il santo, restando a casa propria.

 

...Oggi...

Oggigiorno viene stabilita, come un limite di sicurezza, la presenza di ergot tra 0.1 and 0.3% dei grani. Il limite fatale è tra l’8 e il 10%. La più recente epidemia di ergot fu in Francia nel 1951, quando grani infetti furono usati anche per preparare la farina.

L'ergotismo può ormai considerarsi scomparso, almeno come forma diffusa a intere collettività, grazie alla facilità con cui può essere prevenuto.

Attualmente gli alcaloidi della Segale Cornuta vengono normalmente usati in medicina nel trattamento dell'emicrania, del morbo di Parkinson e soprattutto in ostetricia per iniziare o accelerare il travaglio, per ridurre l'emorragia e per far riprendere tono all'utero dopo il parto.

  


10 Contrariamente a quanto si crede, tale malattia non è quella che oggi chiamiamo con questo nome. Oggi con il nome "Fuoco di S. Antonio" si intende la riattivazione del virus della varicella, HZV, in un solo ganglio sensitivo e della successiva progressione lungo il nervo sino all'infezione della zona di pelle interessata da quel nervo. è un'affezione che colpisce le cellule nervose e si manifesta con fenomeni cutanei localizzati lungo il decorso dei nervi dove compaiono, a gettata e in modo irregolare, gruppi di vescicole simili a quelle della varicella, accompagnate da dolore vivo e alterata sensibilità.

11 Nel secolo XI Sigiberto di Gembloux († 1112) descrisse il «miracolo» di san Leone Magno per spiegare l'improvvisa ritirata degli Unni subito dopo l'incontro con il papa. Si raccontava che durante il colloquio del papa con Attila fosse visibile la presenza degli apostoli Pietro e Paolo; questo permette di interpretare la frase «con la presenza minacciosa degli apostoli Pietro e Paolo» («presentia minitabunda»).

  

©2005 Raimondo G. Russo

  


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