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GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE

a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta

 

Fig. 1. Veduta dal basso dei resti della fortezza del Volterraio (Livorno).


Significato

A causa delle numerose e diffuse guerre avvenute in quasi tutta la Penisola, il castello del XIII secolo, pur rivestendo un ruolo amministrativo, si presenta quasi sempre come una fortezza pronta a resistere ad attacchi ed assedi, oltre che a custodire prigionieri, tesori ed armi.


Origini ed evoluzione storica

Nelle città il castello rappresenta materialmente il potere centrale, ma spesso viene valorizzato con la funzione di residenza temporanea del sovrano o della sua Corte, alla quale si sovrappongono, senza soluzione di continuità, la destinazione a sede carceraria, presidio militare o deposito di armi e merci da immettere sui mercati.

Il cosiddetto castello "comunale" (corrispondente, nel Meridione, al castello svevo-angioino) è, invece, il risultato di due generazioni di strutture castellari: una prima anteriore o contemporanea alla conquista longobarda del VI-VII secolo ed una seconda sorta come difesa dal pericolo delle incursioni dei Saraceni e degli Ungheri nei secoli IX e X.


Caratteristiche costruttive

Dal XIII secolo in poi (a parte l'eccezione federiciana) il castello feudale assume una fisionomia caratteristica destinata a perpetuarsi e basata sul vario, ma costante, rapporto di tre elementi fondamentali: 

1) la cortina muraria semplice, doppia o addirittura, in qualche caso, tripla, scandita da torri tradizionali o pensili, arricchita da strutture di punta come il barbacane, circondata da un fossato e dotata di ponte levatoio e di vari espedienti difensivi; 

2) il mastio in posizione quanto più possibile difesa; 

3) il palatium separato dal resto della struttura castellare da una cortina muraria interna e costituente la sempre più ampia e comoda residenza signorile, inizialmente inglobata nel mastio e successivamente collegata a questo mediante opere fisse o ponti mobili.

I castelli costruiti entro la prima metà del secolo mostrano diversità di impianto, di materiali e di tecniche costruttive, frutto evidente di una prevalenza delle particolarità dei siti e delle tradizioni locali sulle direttive conseguenti ad impostazioni di carattere più unitario. Quelli edificati nella seconda metà del secolo, invece, risentono delle vigorose esperienze acquisite sui campi di battaglia e nei cantieri, per cui presentano un minore interesse verso la specificità del luogo in cui sorgono ed una prevalenza di riferimenti espliciti a modelli e regole riconducibili all'autorità centrale con funzione di omogeneizzazione dell'arte costruttiva militare e, non secondario per importanza, di controllo.


Esempi

La diversità di fondo che caratterizza sin dall'antichità la storia dell'Italia settentrionale, centrale e meridionale si concretizza, nel Medioevo, in un panorama costruttivo estremamente vario e legato alle scelte politiche messe in atto nelle diverse Regioni. 

Pertanto, nelle aree in cui la feudalità locale non si presenta frammentaria e non viene assorbita negli impieghi di Corte si possono ammirare esempi quasi intatti di strutture castellari pregevoli, mentre nelle aree soggette al continuo assalto nemico e alla incessante lotta per la conquista del potere centrale, tranne alcuni casi mirabili di architettura militare, resta poco delle originarie costruzioni duecentesche, distrutte da guerre, cause naturali o spesso trasformate completamente per adeguare le preesistenti difese alle nuove tecniche di assalto.

Al primo gruppo appartengono, dunque, il castello visconteo di Pandino (Cremona), il castello dei conti Guidi a Poppi (Arezzo), quello di Padova, di Casale Monferrato, di Fénis (Aosta), di Sirmione (sul lago di Garda, costruito nel 1259 su resti romani) e la fortezza del Volterraio (vedi anche fig. 1) sull'Isola d'Elba, alla quale spetta il primato della inespugnabilità in quanto, costruita a forma di tartaruga avvinghiata alle rocce di un dirupo alto 400 metri, non risulta caduta mai in mano nemica.

Esempi noti e rilevanti rientranti nel secondo gruppo sono, invece, i castelli angioini di Castellamare di Stabia (Napoli) e di Prata Sannita, oltre al castello Orsino di Albe, ma affascinanti sono anche quelli svevi di Castel del Monte (presso Andria, provincia di Bari), Monte Sant'Angelo (Foggia), Lucera (Foggia) e Trani (Bari), tutti con destinazione carceraria. Infatti nell'Italia Meridionale si assiste ad una rara presenza di castelli-residenza, in quanto i nobili non possiedono grandi feudi e spesso il gran numero di terre e città loro attribuite è solamente nominale.


Indicazioni bibliografiche

AA.VV., La Puglia tra Medioevo ed Età Moderna Città e Campagna, a cura di C. D. Fonseca, vol. 3, Milano 1981.

Comba R. - Settia A.A., Castelli. Storia e archeologia, Torino 1984.

Giuffrè M., Castelli e luoghi fortificati di Sicilia XII e XIII secolo, Palermo 1980.

LICINIO R., Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò, Bari 1994.

Santoro L., Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Milano 1982.

Settia A.A., Castelli e villaggi nell'Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza fra il IX e XIII secolo, Napoli 1990 (rist.).

Settia A.A., Comuni in guerra. Armi ed eserciti nell'Italia delle città, Bologna 1993.

Settia A.A., Proteggere e dominare. Fortificazioni e popolamento nell'Italia medievale, Roma 1999.

   

   

©2003 Ester Lorusso; l'immagine di copertina è tratta dal sito http://new.elbalink.it.

   


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