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FINESTRA SUL PASSATO:

Terra di Bari. Bitonto e il suo territorio

     a cura di Pasquale Fallacara


 
 

L'arco del Casino Gallarate come si presenta oggi e, in basso a sinistra, in una foto d'epoca. In basso a destra: Madonna con bimbo.

 

In basso: stemma araldico dei Gallarate.

     

   

Antico complesso villereccio suburbano, un tempo ubicato in aperta campagna, databile al XVII secolo, oggi purtroppo scomparso, sorgeva nella zona attualmente denominata “Borgo San Francesco”. Di vaste dimensioni, caratterizzato presumibilmente da numerosi ambienti adibiti ad abitazione, servizi, depositi, stalle, cucine, dotato di capiente pescara, racchiuso tra alte mura, era varcato da un ampio e caratteristico vano carraio, attualmente unica residua testimonianza del complesso produttivo. Quest’ultimo nel 2004 fu “ruotato in situ” di 90 gradi e traslato su via Gliro.

Centinato da grosse bugne rustiche, inserito in una fronte con conci a corsi regolari, presenta in asse, sovrastante il concio di chiave una bella edicola riportante l’immagine della Madonna col Bimbo, sostenuta da mensole ed incastonata tra eleganti volute, sulla cui trabeazione è inciso

ANNO SALUTIS MDC (1600).

Il complesso agli inizi del XVII secolo apparteneva alla nobile famiglia Gallarate; infatti sotto la piccola edicola una targa lapidea a quattro registri recita:

I(ESUS) H(OMINUM) S(ALVATOR) MARIA FRANCISCUS IAC(OPUS) ANT(ONIUS) EX ANTIQ. GALLARATORUM NOVARUM FAMILIA A FUNDAMENTIS EREXIT 1615.  

I Gallarate, antica famiglia qui giunta nel secolo XVI, dopo l’autonomia comunale, unitamente ai “Calzano” di Bergamo, i “Franco” di Cava, i “De Rosa” dell’Aquila, i “Dellacella” da Santo Stefano in Liguria, ebbero numerose proprietà terriere sia nel contado che nel centro cittadino, dove attualmente si ammirano le case palaziate site in via Sedile e in via della Cattedrale. Su quest’ultima, sul prospetto  svetta l’arma dei Gallarate, caratterizzata da un grande stemma clipeato sormontato da un drago alato, riportante nello scudo due tralci di rose intrecciati sormontati da corona nobiliare e nel motto “Gallaratorum opus”.

Nella “Carta Rullan” (1729), il rustico viene indicato con il toponimo “Casino Ruggiero”, ad indicare nel secolo XVIII il passaggio di proprietà ad altra distinta famiglia bitontina. Da antichi documenti conservati presso l’Archivio Diocesano di Bitonto, inerenti il terribile terremoto che scosse Bitonto nel 1731 apprendiamo che: «La mattina poi del Lunedì in Albio (26 Aprile 1731) un’altra terribile scossa di terremoto…. Il Vescovo per non operare solo chiamò un Congresso di molti Teologi di tutti i Capi delle Religiose, e di Patrizi della città, dalli quali fu concluso che in casi simili così pericolosi poteva il Vescovo dar la licenza a tutte le Monache di uscirsene dai loro Monasteri…; ed in effetto il lunedì stesso dopo pranzo poste tutte in Processione, le giovine a piedi, le vecchie in carrozza, e le inferme in seggia, associate da Monsignore, da tutti i Ministri di detti Monasteri, da molti Sacerdoti e Patrizi della città  furono trasportate nel Casino del Sig. D. Cesare Ruggiero al Campo di San Leone, nel cortile del qual Casino si apparecchiarono due grandi Barracche di tavole capaci di tutte le Monache…con molto scomodo di detto Prelato che per più notti stiede dentro una carrozza, ma poi fu fabbricata la Barracca di tavole per dargli maggior comodo».

Pochi anni dopo, durante la famosa “Battaglia di Bitonto” verificatasi il 25 maggio 1734, molto probabilmente il complesso venne occupato dai soldati austriaci, i quali vi piazzarono una sentinella. A metà ottocento, nella limitrofa chiesa del Crocifisso, i Ruggiero, dopo aver provveduto all’esecuzione di opere minori ed al restauro delle cappelle dei Misteri, ottennero dal Capitolo il permesso di sepoltura. Qui una lastra tombale marmorea ricorda: "DOM. Angelo Antonio Ruggiero per la sua devozione al S. Crocifisso, dopo aver restaurato le cappelle esterne della chiesa e costruito l’altare maggiore, fece costruire il 1845 questo sepolcro per sé e sua moglie nonché per il figlio".

Dai Ruggiero successivamente nel secolo XIX il casino passò alla famiglia Ranieri, come attestato dall’Onciario asburgico e borbonico (1828-1853). Grazie alla tenacia ed al costante impegno dello storico A. Castellano unitamente all’Associazione Pugliese Terre degli Ulivi il portale del “Casino Gallarate”, manufatto architettonico di indubbio valore storico artistico è stato tutelato, sottratto alla ruspa e ricomposto per anastilosi.

           

   

  

©2011 Pasquale Fallacara

    


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