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a cura di Barbara Barletta

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Scutari, le mura della roccaforte

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Scutari

 

Confluenza dei fiumi Buna e Drin  L'entrata del castello  La cinta muraria  Interno della roccaforte  Interno

 

Accesso alla torre  Vista sul lago di Scutari


Cenni storici

Con 120 metri di altezza sopra il livello del mare Adriatico, il castello di Rozafat a Scutari è uno dei più antichi e suggestivi dell'Albania. Il suo spettacolare panorama sull'omonimo lago e sul punto d'incontro tra i fiumi Buna (a destra) e Drino (a sinistra), lo rende davvero unico. La sua superficie è di 3,5 Kmq ed il perimetro delle mura è di 881 m. 

Le sue origini risalgono all'età illirica (IV sec. a. C).

Una leggenda racconta di tre fratelli che lavoravano alla costruzione delle mura della fortezza. Il lavoro che ultimavano durante il giorno si disfaceva nel corso della notte. Un giorno, mentre i tre fratelli contemplavano lo sfacelo del loro lavoro compiuto il giorno precedente, incontrarono un vecchio che passava da quelle parti. Il vecchio saggio, dopo aver sentito il racconto dei fratelli ed aver visto con i suoi occhi le rovine, spiegò loro che per rendere forti quelle mura era necessario un sacrificio umano: una delle loro mogli si sarebbe dovuta immolare per il bene della comunità. Soltanto così il sortilegio sarebbe stato annullato. La scelta della vittima doveva essere del tutto casuale: colei che l'indomani avrebbe portato il cibo ai tre lavoratori sarebbe stata murata viva.

I tre fratelli giurarono di non rivelare nulla alle loro mogli, ma solo il fratello più piccolo rispettò il patto. Infatti fu proprio la moglie del più giovane a presentarsi l'indomani con il pranzo. Quando le fu rivelato del sortilegio ella accettò il sacrificio con dignità e coraggio ma, poiché aveva un figlio piccolo da allattare, chiese che le fossero lasciati scoperti un occhio per guardare, una mano per accarezzare, una mammella per allattare ed una gamba per cullare il suo bambino. Il suo desiderio fu esaudito e la costruzione del castello poté terminare: sempre secondo la leggenda da quelle mura scendono gocce di acqua lattiginosa.

Nel museo del castello possiamo ammirare un bassorilievo in gesso dello scultore Skender Kraja, che rappresenta questa antica leggenda popolare.

Il bassorilievo di Skender Kraja

La roccaforte e la città di Scutari, costruita attorno ad essa nello stesso periodo, conobbero varie invasioni: dopo Genti, l'ultimo imperatore illirico che aveva scelto Scodrinon come capitale del suo impero (181-168 a.C.) ci fu la dominazione romana, seguita da quella bulgara, bizantina e serba. Nel XIV secolo Scutari divenne la capitale del regno dei Balsha, una famiglia molto conosciuta e potente che, stremata dalle continue lotte contro gli invasori turchi, dovette cedere la città alla Repubblica di Venezia (1396). Dal 1479 Scutari conobbe il dominio turco.

Ancora oggi il castello presenta tracce di tutte queste occupazioni, anche se le costruzioni più interessanti risalgono alla dominazione veneziana. 

Le antiche mura di cinta sono intervallate da sette torri e tre porte, che immettono all'interno della roccaforte dove si possono ammirare i resti della chiesa di Santo Stefano (XIII sec.) e l'imponente castello caratterizzato da enormi portoni con ante chiodate, archi, suggestivi passaggi segreti ed antiche cisterne che servivano per la riserva d'acqua in caso di assedio. Dei tre cortili interni al castello, il più importante è l'ultimo nel quale si trovava la residenza del governatore costruita dai Veneziani.
    

    

©2003 Barbara Barletta

   

   


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