Sei in: Mondi medievali ® Chiese, abbazie, monasteri, edifici religiosi italiani ® Sardegna


  a cura di Giuseppina Deligia

pag. 1

Le immagini:  pag. 1    la scheda    testi da consultare


Santa Maria di Oristano: la facciata. In basso: il campanile e il portale.

 

     

  clicca sulle immagini in basso per ingrandirle

Particolare della facciata  Veduta laterale  Particolare della base di una semicolonna del portale

    

 

     

La nostra cattedrale sorge nel sito di un insediamento tardoantico e bizantino, corrispondente all’area della città medievale, oggi centro storico di Oristano.

Si sono recuperate testimonianze archeologiche dell’abitato paleobizantino (V-IV secolo) nel sagrato della cattedrale, interessato da sepolture del VII secolo.

Forse è proprio alla chiesa bizantina che va riferito il frammento di pluteo marmoreo decorato a girali, ascrivibile al IX secolo e riutilizzato nella cappella del Rimedio.

La chiesa, già col titolo di cattedrale, è attestata per la prima volta nel 1131. La fabbrica romanica fu impiantata fra la fine dell’XI secolo e gli inizi di quello successivo e dotata di arredo presbiteriale in marmo, del quale rimangono due plutei frammentari con “leoni che adunghiano cerbiatti e Daniele nella fossa dei leoni”.

Con tutta probabilità doveva trattarsi di un’aula trinavata con abside a sudest, coperta in legname nella navata mediana. L’ipotesi che ogni setto divisorio allineasse otto colonne è confermata dai sedici fusti in marmo grigio, oggi in parte recuperati in un portico moderno ed in parte abbandonati nel cortile dell’episcopio.

Nel seminario adiacente si possono ammirare alcuni capitelli di spoglio di età romano- imperiale ed un capitello romanico.

L’edificio venne almeno in parte ricostruito nel primo trentennio del XIII secolo sotto il giudice Mariano II de Lacon-Gunale.

Il rifacimento del tetto e delle porte lignee fu commissionato dall’arcivescovo Torgotorio de Muru a Placentinus, carpentiere o fonditore, che nel 1228 appose la sua firma nei picchiotti bronzei a forma di protomi leonine, oggi conservati nell’aula capitolare.

È il Delogu (1953, p. 165) a riportare la trascrizione delle due iscrizioni apposte sui battenti di detti portali:

AD HONOREM DEI ET BEATAE MARIAE ET IVDICIS MARIANI PLACENTINVS NOS FECIT ET COPERTVRAM MCCXXVIII

ARCHIEPISCOPVS TROGOTOREVS NOS FECIT ET COPERTVRAM ECCLESIAE

Il rinnovo del paramento litico si può dedurre da una fonte seicentesca che lo descrive in opera bicroma prima della ricostruzione pressoché integrale, attuata tra il 1729 ed il 1745. In quest’occasione furono risparmiate solamente tre delle cappelle che s’affiancavano (due per lato) al presbiterio quadrangolare e come questo appartenevano al transetto gotico aggiunto all’aula trinavata attorno alla metà del XIV secolo.

È sempre il Delogu (1953, p. 222) a proporre una ricostruzione dell’iconografia originaria della nostra chiesa che porterebbe ad uno schema molto simile a quello della cattedrale cagliaritana. Tali analogie, fra l’altro, non si limiterebbero alla pianta, ma riguarderebbero anche le forme dell’alzato rifacendosi in modo particolare a quelle del braccio meridionale.

Nella cappella del Rimedio è murata l’iscrizione funeraria di Filippo Mameli che fissa al 1348 il termine ante quem per la ristrutturazione secondo modi gotico-italiani.

Un termine a quo, invece, potrebbe essere la costruzione della cappella aragonese del Duomo di Cagliari, posto che da essa paiono imitati i peducci pensili prismatici. E quell’epoca, per la presenza delle armi d’Aragona, non può essere anteriore al 1326, anno della conquista della città di Cagliari da parte delle truppe aragonesi (Delogu 1953, p. 223).

La cappella del Rimedio è apprezzabile solo dall’interno; l’arco d’accesso ogivale ha spigoli modanati con semicolonna interrotta da stretti capitelli con decoro fitomorfo.

La crociera della volta è data da costoloni con gemma floreale alla chiave.

Nella testata s’apre una trifora archiacuta, sormontata da rosone ed inquadrata da largo strombo a fitta successione di modanature gotiche.

   

TESTI DA CONSULTARE  

R. Delogu, L’Architettura del Medioevo in Sardegna, Roma 1953;
R. Coroneo, Architettura Romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, Nuoro 1993.

               

   

   

©2007 Giuseppina Deligia, testo e immagini. Vietata la riproduzione non autorizzata.

               


  su

Edifici religiosi: indice

Chiese della Sardegna Home di Storia medievale