Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Umbria ® Provincia di Perugia

MAGRANO, CASTELLO

a cura di Daniele Amoni

scheda    cenni storici    video


Vedute del castello.

 

 



Epoca: seconda metà XIII secolo.

Conservazione: restaurato, dopo il sisma.

Come arrivarci: percorrendo la provinciale Perugia-Gualdo Tadino, all'altezza di Casacastalda dirigersi verso Carbonesca: il castello è in questa frazione di Gubbio, al numero 104.

        

La storia

Situato all’interno di una tenuta lungo la strada Gualdo Tadino-Perugia, deviazione da Casacastalda a Gubbio, si erge maestoso, circondato da una fitta vegetazione.

Edificato lungo il Chiascio, costituì nel Medioevo il baluardo della difesa eugubina verso Perugia insieme ai castelli di Colpalombo, Torre di Carlo, Caresto e Santo Stefano de Arcellis.

La prima notizia sulla località risale al 1277 quando Nicoluccio di Andrea vende a Rubino e Riguccio, figli di Ubertino Gabrielli, il castello di Portole con la cerchia di mura, la torre e gli edifici, la giurisdizione, il pedaggio e due parti delle terre, entro i confini specificati, al prezzo di 2230 lire, di cui 1180 in contanti e le restanti 1050 di terre di piena proprietà e avute in affitto situate a Magrano, Santa Croce e Isola. In questo anno era classificato come villa, così come lo era nel 1368. In un documento del 27 dicembre 1384, invece, era già stato fortificato.

Il 7 ottobre 1390 Gioacchino (podestà di Cesena nel 1393) e Melchiorre del fu Jacopo Montaini (o Montaiti), originari di Pergola e signori di Magrano, promisero di mantenere fedele il castello e il palazzo al conte Antonio da Montefeltro (1348-1404), divenuto nel 1384 signore di Gubbio. La promessa durò poco: nel 1391 Melchiorre si ribellò insieme ai castelli di Serra Brunamonti, palazzo d’Achille e Santo Stefano schierandosi a favore di Carlo Malatesta (1368-1429). Magrano, per-tanto, subì una dura rappresaglia, ma la difesa approntata fu talmente valida che ai fanti del Montefeltro, guidati dal conte Galasso (1350-1398), fratello di Antonio, non rimase altro che di-struggere il molino. Ugolino di Melchiorre Montaini nel 1433 fu capitano del popolo di Firenze e nel 1435 podestà di Siena.
Nel 1431, sotto la giurisdizione dei duchi d’Urbino, fu inviato con le mansioni di castellano Pietro Bartoli; nel 1462 Perus Betti; nel 1477 Francesco Raffaelli.

Nel 1447, il duca d’Urbino, Federico da Montefeltro (Castello di Petroia, Gubbio, 1422-Ferrara 1482) ne fece signore uno degli uomini più importanti di Perugia, il giurista Benedetto di Paoluccio Barzi, lettore nello Studium perugino. Nel 1411 Benedetto era stato inviato a Napoli come ambasciatore presso re Ladislao d’Angiò (1377-1414) e due anni dopo divenne gonfaloniere di Perugia e giudice nel 1415. Esiliato dopo la morte di Braccio da Montone, del quale era stato consigliere e luogotenente (1418), nonché capitano del popolo e podestà in Todi (1419), si rifugiò a Siena dove ottenne la cattedra di Diritto. Divenuto consigliere dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1368-1437), Benedetto Barzi ebbe nel 1444 la cattedra di Diritto a Ferrara dove morì nel 1459. Fu anche autore di importante testi giuridici: De Guarentigia; De Filijs non legitime natis; De Tutoribus. Il padre Paoluccio Barzi era stato podestà di Gubbio nel 1412.

A partire dal 1508 divenne proprietà di Francesca Bartolini dei conti di Biscina che aveva sposato nel 1526 Giovanni Maria I Della Porta, nobile di Modena, podestà di Massa Trabaria (1519) ed ambasciatore di Francesco Maria I della Rovere. Nel 1530 Giovanni Maria I ottenne l’investitura del ducato di Frontone, castello nelle vicinanze di Cagli, che aveva acquistato alcuni anni prima dal duca di Urbino, al quale necessitavano ingenti somme di denaro per la riconquista del suo Stato occupato da Lorenzo de’ Medici.

Dopo la morte di Giovanni Maria I, Magrano passò all’erede Giulio I Della Porta (Roma 1530 ca-Gubbio 1591), maggiordomo di Francesco Maria II della Rovere (1549-1631) e marito di Francesca di Carpegna e, da questo, al figlio Francesco Della Porta (1578-1654).

Purtroppo la morte di Giulio II (1599-1652), primogenito di Francesco Della Porta, avvenuta due anni prima del padre, cambiò l’asse ereditario, per cui Magrano passò ai conti di Carpegna, parenti dei vescovi eugubini Pietro (1628-30) e Ulderico (1630-38); quest’ultimo era successo al fratello e aveva istituito a Gubbio il tribunale dell’Inquisizione.

Pietro di Carpegna ricoprì l’incarico di prefetto di Norcia nel 1621; Ulderico, figlio del conte Tommaso e di Vittoria Landriani, divenne cardinale nel 1634 e resse la diocesi di Todi (1638-43), Albano (1666), Frascati (1671), Palestrina, Sabina e Porto. Morì a 84 anni nel 1679.  Francesco Maria di Carpegna, fratello dei due prelati, mecenate delle arti, nel bimestre maggio-giugno 1630, fu eletto a Todi Priore del Popolo.

Intanto sul finire del secolo XVII, il castello subì nel suo interno alcuni lavori di restauro. è probabile che i Carpegna si siano affidati al capomastro eugubino Carlo Perugini (Gubbio 1640-Fano 1707) coadiuvato dallo scalpellino Biagio Vantaggi (1639-1713) in quanto i due artigiani stavano lavorando in quel periodo proprio per la famiglia comitale realizzando il grandioso edificio nel borgo di Carpegna. Il Vantaggi, infatti, fornì le pietre squadrate per i pilastri, gli archi dei sotterranei, gli stipiti di tutte le porte esterne ed interne, le cornici delle finestre, gli zoccoli esterni, le bugne degli spigoli e del portale.

In una ricognizione fatta nel castello di Magrano dallo scrivente, possiamo ammirare diverse cornici sulle porte interne di epoca seicentesca che potrebbero suffragare questa ipotesi.

Nel 1751 il conte Antonio di Carpegna Gabrielli (1720-1800), signore di Magrano, figlio di Mario Gabrielli di Roma e di Maria Laura di Carpegna, chiese al vescovo di Gubbio monsignor Giacomo Cingari (1747-68) il permesso di costruire una chiesa dedicata a San Filippo Neri, nella parrocchia di Sant’Angelo di Carbonesca. Il conte Antonio aveva preso il cognome dal nonno Francesco Maria di Carpegna che con testamento del 25 settembre 1747 lo aveva nominato erede universale. Nel 1761 chiese il rinnovo della bandita di caccia e pesca per il castello di Magrano che ospitava durante la stagione venatoria gli esponenti della nobiltà romana ed eugubina per divertenti battute.
Dai Carpegna Gabrielli il cui ultimo discendente Placido Gabrielli (1832-1911) aveva sposato nel 1856 Augusta Bonaparte (1836-1900), Magrano passò ai figli della sorella Giulia Bonaparte (1830-1900) sposata nel 1847 con Alessandro del Gallo di Roccagiovine (1826-1892).

La famiglia Del Gallo, oriunda di Rieti, aveva acquistato il marchesato di Roccagiovine il 12 febbraio 1824 ed aveva aumentato i propri possedimenti per il matrimonio della marchesa Costanza Del Gallo di Roccagiovine con Ugolino III Barnabò (1810-1890) di Foligno il quale la nominò erede testamentaria.

Nel gennaio 1878 il sindaco di Gubbio, Angelico Fabbri (1822-1886), insieme agli assessori Gabriele Stirati e Luciano Del Gallo di Roccagiovine (1853-1917), rappresentò il municipio e la con-gregazione di Carità alla cerimonia funebre del re Vittorio Emanuele II. Luciano di Roccagiovine, sposato nel 1897 con Valeria von Wagner (Stoccarda 1870-Roma 1943), fu un personaggio estroverso, poliedrico, frequentatore dei salotti perugini.

Nel 1879, durante il XII Congresso Alpino Italiano di Perugia, condusse alcuni partecipanti sul monte Cucco, calandoli nella famosa grotta con corde e pulegge. Il 15 settembre 1898, mentre stava transitando per porta San Pietro a Perugia con il calesse, perse una ruota e il cavallo impaurito trascinò il marchese per un lungo tratto a galoppo sfrenato, finché non venne fermato da una guardia municipale. L’anno successivo sul purosangue “Massaua” il marchese vinse una gara dei gentleman riders e una prova di steeple-chase ad ostacoli battendo il conte Tiberio Rossi-Scotti.

Per il matrimonio tra donna Zenaide di Roccagiovine (Roma 1902-San Paolo, Brasile, 1988) e Francesco Giunta (San Pietro a Sieve 1887-Roma 1971), il castello è passato al figlio Luciano Filippo Giunta sposato con Maria Adele Tremi.

La costruzione, al centro di una vasta tenuta agricola e di una riserva di caccia incontaminata, è stata più volte ampliata e riadattata in base alle esigenze abitative delle varie epoche. Oggi si presenta come un massiccio e superbo palazzo residenziale immerso in un parco lussureggiante, su cui svetta una massiccia torre quadrata coperta, dalla quale si domina il percorso che anticamente, attraversando il Chiascio, portava a Perugia.

Oggi tutta la proprietà è diretta dal dottor Remo Luciano Giunta di Fiume che, dopo gli ultimi eventi sismici, ha restaurato il castello con grande capacità nel rispetto della sua secolare vicenda storica.

Nel suo interno, occupato da alcuni eleganti saloni, spiccano tre grandi camini, uno dei primi anni del ‘600 e gli altri due di epoca più tarda. Il primo porta inciso sull’architrave il nome di Cola di Colano Bartoni e potrebbe provenire dall’abitazione di Cola Bartoni (1584-1651) di San Pellegrino, figlio di Cola, e realizzato dai Lucesole, maestri lapicidi del castello di San Pellegrino. Gli altri due, uno dei quali di grande imponenza e ottima fattura, recanti lo stemma dei Marioni, furono realizzati per l’abate Lattanzio Marioni e da questo passati ai Carpegna.

       

        

©2011 Daniele Amoni. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

        


  su Umbria provincia di Perugia Home